Alcuni studi rivelano come l’Ashwagandha, una pianta adattogena molto utilizzata nella Medicina Ayurvedica, può venirci in aiuto per il trattamento di alcuni disturbi della tiroide, potenziando l’attività della ghiandola tiroidea.
ricerche a cura di Erbe di Mauro
Ashwagandha (nome botanico Withania somnifera ) nota anche come ginseng indiano, è un rimedio che fa parte dell’antico dispensario di erbe medicinali della medicina Ayurveda, nonché della medicina tradizionale africana.
La medicine tradizionali come l’Ayurveda utilizzano la radice di questa pianta per trattare una vasta gamma di condizioni di salute e la ricerca moderna sta trovando prove a sostegno di alcuni di questi usi. Uno di questi è il suo impiego per stimolare l’attività della tiroide.
Nell’Ayurveda l’ashwagandha è tenuta in alta considerazione come rimedio adattogeno, il che significa che può aiutare l’organismo ad affrontare e sopportare meglio vari tipi di stress, sia che si tratti di stress cronico da lavoro, o stress fisico da un allenamento estenuante, o dovuto a un repentino cambio di clima.
Ci sono inoltre studi che ne dimostrano l’efficacia dell’ashwagrandha per combattere l’invecchiamento cellulare, per rafforzare la muscolatura, per prevenire e fronteggiare disturbi di tipo neurologici e per alleviare i sintomi dell’artrite reumatoide (1, 2, 3, 4, 5, 6, 7).
Oggi però ci interessa soffermarci su ciò che l’ashwagandha può fare per sostenere la funzionalità della tiroide e in quali disturbi potrebbe venirci in aiuto.
I vari disturbi della tiroide
La tiroide è un organo a forma di farfalla situato alla base del collo. Svolge un ruolo chiave nel metabolismo , nella salute delle ossa, nella crescita e nello sviluppo.
I tre principali ormoni importanti per la salute della tiroide sono:
- ormone tireostimolante (TSH)
- triiodotironina (T3)
- tiroxina (T4)
Il TSH è controllato dalla ghiandola pituitaria, una piccola ghiandola delle dimensioni di una nocciolina situata vicino alla base del cervello. Quando i livelli di T3 e T4 sono troppo bassi, il TSH viene rilasciato per stimolare la produzione di T3 e T4.
Uno squilibrio di questi ormoni è considerato il primo segnale che è presente un disturbo della tiroide..
Le principali disfunzioni della tiroide sono: ipotiroidismo e ipertiroidismo.
L’ipotiroidismo si verifica quando la tiroide non produce abbastanza ormone tiroideo.
Può essere un disturbo associato alla dieta, alla carenza di iodio, all’uso di alcuni farmaci, o alla presenza di un infiammazione alla tiroide, come la tiroidite di Hashimoto, una malattia autoimmune in cui i nostri stessi anticorpi attaccano la ghiandola tiroidea.
I sintomi più comuni dell’ipotiroidismo includono aumento di peso, affaticamento, costipazione, gozzo e pelle secca.
Al contrario, l’ipertiroidismo è caratterizzato dalla sovrapproduzione di ormone tiroideo.
Le persone con questa condizione di solito hanno difficoltà a respirare, battito cardiaco irregolare, affaticamento, perdita di capelli e perdita di peso involontaria.
Nei paesi occidentali, l’1-2% e lo 0,2-1,3% della popolazione soffre rispettivamente di ipotiroidismo o ipertiroidismo.
Entrambe le condizioni sono generalmente trattate con farmaci sintetici. Tuttavia, non sono da escludere alcune alternative naturali, come l’ashwagandha.
L’ashwagandha può migliorare la salute della tiroide?
Dagli studi svolti finora e che presenteremo tra poco, che bisogna dirlo sono ancora incompleti, l’ashwagandha mostra delle buone potenzialità come alternativa naturale per stimolare l’attività della tiroide. Ciò significa che può essere da supporto per chi soffre di ipotiroidismo.
Come vedremo è invece da escludere il suo utilizzo in persone affette dalla condizione clinica opposta, ovvero ipertiroidismo.
L’ashwagandha può aiutare a trattare l’ipotiroidismo?
Dai risultati degli studi che seguono, l’ashwagandha sembra promettere molto bene, quanto meno come rimedio alternativo, o complementare, per il trattamento dell’ipotiroidismo.
Uno studio di 8 settimane condotto su 50 persone affette da ipotiroidismo, ha rilevato che l’assunzione giornaliera di 600 mg di estratto di radice di ashwagandha ha portato a miglioramenti significativi dei livelli tiroidei, rispetto all’assunzione di un placebo.
Quelli nel gruppo ashwagandha hanno mostrato aumenti significativi dei livelli di triiodotironina (T3) e tiroxina (T4) rispettivamente del 41,5% e del 19,6%. Inoltre, i livelli di ormone tireostimolante (TSH) sono diminuiti del 17,5%.
Secondo gli studiosi il responsabile di questo miglioramento, è il ruolo adattogeno svolto dalla pianta, capace di ridurre i livelli di cortisolo (ovvero l’ormone dello stress).
Infatti lo stress cronico fa impennare i livelli di cortisolo e ciò provoca un abbassamento dei livelli di ormone T3 e T4. L’ashwagandha sembra stimolare il sistema endocrino, aumentando i livelli di ormone tiroideo e riducendo il cortisolo.
Un ulteriore studio sembra confermare l’attività stimolante dell’ashwagandha sulla tiroide. Il test in questione è stato condotto su topi da laboratorio, che sono stati indotti chimicamente a ipotiroidismo tramite propiltiouracile.
Dopo 1 mese di trattamento con estratto di ashwgrandha gli studiosi hanno notato un netto miglioramento della funzione tiroidea, un aumento degli ormoni tiroidei T3 e T4 e una riduzione dello stress ossidativo.
Un successivo studio condotto su persone con disturbo bipolare, ha evidenziato che gli integratori di ashwagandha somministrati ai partecipanti, sono stati in grado di aumentare i loro livelli di ormoni tiroidei T3 e T4.
Naturalmente sono necessari ulteriori studi per comprendere meglio gli effetti a lungo termine dell’ashwagandha sull’ipotiroidismo, ma questi studi preliminari fanno già ben sperare
E per quanto riguarda l’ipertiroidismo?
Nessuno studio sull’uomo ha esaminato gli effetti di estratti di ashwagandha su persone affette da ipertiroidismo.
Detto questo, per quello che sappiamo fin’ora si pensa che l’ashwagandha può stimolare eccessivamente la tiroide e aumentare quindi i sintomi legati all’ipertiroidismo aumentando i livelli di T3 e T4, portando potenzialmente a una grave forma di ipertiroidismo chiamata tireotossicosi (condizione che si verifica quando l’organismo ha livelli estremamente alti di ormoni tiroidei circolanti, ma bassi livelli di TSH).
Pertanto, in caso di ipertiroidismo è sconsigliata l’assunzione di ashwagandha, o quanto meno è preferibile prima parlarne con il proprio medico curante.
Controindicazioni ed effetti collaterali
In linea generae l’ashwagandha è considerato un rimedio sicuro (8, 9).
Tuttavia è sconsigliato alle donne in allattamento e in gravidanza, inoltre, dato che stimola l’attività della tiroide è controindicato a persone affette da ipertiroidismo.
Interazioni farmacologiche
L’ashwagandha, può interagire con diversi farmaci, per cui se stai assumendo dei farmaci è preferibile chiedere prima un consulto da parte del proprio medico curante.
I farmaci con cui può interagire sono:
- farmaci per il diabete;
- farmaci per la pressione;
- farmaci per disturbi psicoattivi;
- farmaci per la tiroide;
- farmaci immunosoppressivi.
Pertanto, in questi casi, è meglio consultare il proprio medico prima di utilizzare l’Ashwagandha.
Come usare l’Ashwagandha
L’shwagandha viene solitamente assunto sotto forma di polvere.
Si può assumere la polvere di ashwagandha aggiungendola ad acqua, tè o tisane tiepide, latte vegetale, succhi, estratti, o frullati. Alcune persone lo mescolano nelle zuppe, o lo aggiungono allo yogurt, o al kefir. Inoltre, puoi preparare il tè di ashwagandha.
Dove comprare l’ashwagandha
Sul sito dell’azienda italiana Erbe di Mauro puoi acquistare purissima polvere di radice di ashwagandha, certificata da coltivazione biologica.
Ashwagandha in polvere biologica 100g
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- Confezione in vetro da 100g;
- Origine: India
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Aggiungo uno studio recente sulle piante utili in caso di Ipotiroidismo il quale conclude che alcuni rimedi erboristici, tra cui Nigella sativa L., Ashwagandha e Mentha x Piperita L., possono migliorare i segni e i sintomi dell’ipotiroidismo primario.
Ricerca sul sito de L’Erborista
Risultati nel trattamento dell’ipotiroidismo con la fitoterapia: una revisione sistematica di studi randomizzati e controllati
TRADUZIONE DELLO STUDIO
Astratto
Background: L’ipotiroidismo è una malattia endocrina comune nel mondo che causa morbilità e mortalità a causa della sua associazione con malattie metaboliche, soprattutto in età avanzata, e il trattamento a lungo termine con levotiroxina provoca molti effetti collaterali per i pazienti. Il trattamento con la fitoterapia può regolare gli ormoni tiroidei e prevenire gli effetti collaterali.
Obiettivo: Lo scopo di questa revisione sistematica è la valutazione dell’effetto della fitoterapia sui segni e sintomi dell’ipotiroidismo primario.
Metodi: sono state effettuate ricerche su PubMed, Embase, Google Scholar, Scopus e Cochrane Central Register of Controlled Trials fino al 4 maggio 2021. Abbiamo selezionato studi clinici randomizzati (RCT) che hanno valutato l’effetto della fitoterapia sull’ipotiroidismo.
Risultati: su 771 articoli, sono stati inclusi 4 studi con 186 partecipanti. In uno studio, Nigella sativa L. ha causato una significativa diminuzione del peso (P=0,004) e dell’indice di massa corporea (BMI) (P=0,002). È stato riportato che i livelli di TSH erano diminuiti e quelli di T3 aumentati nel gruppo di trattamento (P = 0,03) (P = 0,008), rispettivamente. In un altro studio su Nigella sativa L., i risultati non hanno mostrato una differenza significativa tra i due gruppi (p=0,02). Una diminuzione significativa del colesterolo totale (CHL) e dello zucchero nel sangue a digiuno (FBS) è stata segnalata nei partecipanti con anticorpi anti-perossidasi tiroidea (anti-TPO) negativi. Nei pazienti con anticorpi anti-TPO positivi, è stato osservato un aumento significativo del colesterolo totale e dell’FBS nel gruppo di intervento (p=0,02).
Nel terzo RCT, il T3 nel gruppo Ashwagandha a 4 e 8 settimane è aumentato significativamente del 18,6% (p=0,012) e del 41,5% (p <0,001), rispettivamente. È stato riscontrato un notevole aumento del livello di T4 rispetto al basale del 9,3% (p= 0,002) e del 19,6% (p < 0,001) rispettivamente a 4 e 8 settimane. I livelli di TSH sono diminuiti notevolmente nel gruppo di intervento rispetto al placebo rispettivamente a 4 settimane (p <0,001) e 8 settimane (p <0,001).
Nell’ultimo articolo selezionato, Mentha x Piperita L. non ha mostrato differenze significative nei punteggi di fatica tra i gruppi di intervento e di controllo a metà (giorno 7), mentre i punteggi di fatica sono migliorati nel gruppo di intervento in tutte le sottoscale rispetto al gruppo di controllo al giorno 14. .
Conclusione: alcuni rimedi erboristici, tra cui Nigella sativa L., ashwagandha e Mentha x Piperita L., possono migliorare i segni e i sintomi dell’ipotiroidismo primario, ma l’utilizzo di una metodologia più estesa e avanzata ci fornirà risultati più completi.
Parole chiave: ipotiroidismo; botanica; fitoterapia; pianta medicinale; fitoterapia; medicina tradizionale.
FONTE: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/37013429/
Cosa significa Ashwagandha?
La parola Ashwagandha deriva dal sanscrito e può essere tradotta approssimativamente come “odore di cavallo”. Questo fa riferimento all’odore distinto della radice fresca, ma dà anche un’indicazione delle sue caratteristiche: il cavallo, infatti, è un simbolo di forza e vitalità. Anche il nome latino dell’erba, Withania somnifera (letteralmente induzione al sonno) suggerisce uno dei suoi numerosi effetti. Ma scopriamoli uno ad uno!
Contro lo stress
Nella medicina ayurvedica l’Ashwagandha è classificata come adattogeno. Il termine deriva dal latino adaptare e dal greco γένης e significa letteralmente “che genera adattamento”. Le sostanza adattogene sono infatti dei composti vegetali che aiutano il corpo ad affrontare meglio lo stress fisico e mentale.
I risultati di uno studio del 2019 con 60 volontari sani hanno dimostrato che l’assunzione di Ashwagandha per un periodo di 2 mesi ha portato a una significativa riduzione dello stress e degli stati d’ansia. Allo stesso tempo l’umore dei volontari è migliorato. Questo effetto sembrerebbe essere dovuto alla capacità della pianta di diminuire i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress [1].
Per supportare le funzioni cognitive
Nelle persone con lievi disturbi cognitivi, l’assunzione di estratto di Ashwagandha ha dimostrato di migliorare significativamente la memoria, la durata dell’attenzione e l’elaborazione delle informazioni [2]. Questo miglioramento cognitivo è da attribuire ai conanolidi che, come dimostrato in alcuni studi sulla cultura cellulare, promuovono la crescita delle cellule nervose. Nei ratti, i conanolidi hanno aumentato la densità delle sinapsi neuronali, strutture nel cervello che trasmettono i segnali nervosi. Un certo withanolide (withanolide A) è già considerato un potenziale candidato per un farmaco contro l’Alzheimer [3].
Per il sistema immunitario
Anche il nostro sistema immunitario può trarre beneficio dalla questo rimedio ayurvedico. I conanolidi contenuti nella pianta aumentano infatti il numero e l’attività di alcune cellule immunitarie [4]. Tra queste vi sono cellule killer naturali (cellule NK), che svolgono un ruolo importante nella lotta contro le malattie virali, e un certo gruppo di cellule T, che regolano la risposta immunitaria attivando altre cellule immunitarie.
Per l’equilibrio ormonale
L’Ashwagandha sembra avere anche un’influenza positiva su vari sistemi ormonali. Gli uomini possono gioire a sapere che la pianta viene utilizzata con successo per il trattamento della disfunzione erettile e dei problemi ormonali. In alcuni studi, l’assunzione di questa radice ha dimostrato di aumentare la conta e la motilità degli spermatozoi, oltre che e migliorare i livelli di testosterone [5].
L’Ashwagandha sembrerebbe avere anche un grande potenziale nel trattamento dei problemi tiroidei. Alcune persone affette da ipotiroidismo o ipertiroidismo hanno mostrato un netto miglioramento dei livelli di ormoni tiroidei dopo l’assunzione di un estratto di radice di Ashwagandha rispetto al gruppo placebo. E questo dopo solo 8 settimane [6].
Altri campi di applicazione
Ci sono molti altri studi che hanno studiato gli effetti, i benefici e le modalità d’azione dell’Ashwagandha e dei principi attivi in essa contenuti [7] e molti altri seguiranno probabilmente negli anni a venire.
Una cosa è chiara: ci sono già diversi approcci per potenziali applicazioni terapeutiche della medicina tradizionale indiana.
Fonti:
- Lopresti et al., An investigation into the stress-relieving and pharmacological actions of an ashwagandha (Withania somnifera) extract: A randomized, double-blind, placebo-controlled study. Medicine (Baltimore). (2019)
- Choudhardy et al., Efficacy and safety of Ashwagandha (Withania somnifera (L.) Dunal) root extract in improving memory and cognitive functions. J Diet Suppl. (2017)
- Kuboyama et al., Effects of Ashwagandha (roots of Withania somnifera) on neurodegenerative diseases. Biol Pharm Bull. (2014)
- Mikolai et al., In vivo effects of Ashwagandha (Withania somnifera) extract on the activation of lymphocytes. J Altern Complement Med. (2009)
- Sengupta et al., Role of Withania somnifera (Ashwagandha) in the management of male infertility. Reprod Biomed Online. (2018)
- Sharma et al., Efficacy and safety of Ashwagandha root extract in subclinical hypothyroid patients: A double-blind, randomized placebo-controlled trial. J Altern Complement Med. (2018)
- Mishra et al., Scientific basis for the therapeutic use of Withania somnifera (Ashwagandha): a review. Altern Med Rev. (2000)
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