Terapie chelanti dei metalli pesanti e Vitamina C

Chelazione letteralmente significa “formare un artiglio”. Le sostanze chelanti quando trovano dei metalli pesanti tossici e pericolosi gli si aggrappano come avessero degli artigli e il corpo è in grado di eliminare le due sostanze combinate. Oltre allistidina, sono eccellenti chelatori:

  • metionina,
  • cisteina,
  • glicina,
  • acido glutamico,
  • glutatione,
  • carnitina
  • cofattori:
    • vitamine del gruppo B,
    • specialmente B6,
    • magnesio,
    • manganese,
    • zinco
    • e ascorbato di sodio.

Metalli Pesanti | Pericoli, Sintomi Avvelenamento, Cure

I metalli pesanti sono elementi chimici aventi un peso atomico elevato e una densità almeno 5 volte maggiore di quella dell’acqua 1.

Un’altra caratteristica dei metalli pesanti è l’effetto negativo che hanno sull’ambiente e gli organismi viventi, quando presenti in quantità eccessive 2.

A causa del loro alto grado di tossicità, alcuni metalli pesanti rappresentano più di altri un potenziale pericolo per la salute pubblica. Tra questi ricordiamo:

  • arsenico,
  • cadmio,
  • cromo,
  • piombo,
  • mercurio.

Nell’ampio gruppo dei metalli pesanti rientrano anche alcuni elementi essenziali per l’organismo umano, come ferro, zinco, rame e manganese.

Tuttavia, anche questi elementi chiave possono diventare tossici se assunti a concentrazioni sufficientemente elevate.

Sono stati individuati 23 metalli pesanti preoccupanti, a causa dell’esposizione residenziale o professionale: antimonio, arsenico, bismuto, cadmio, cerio, cromo, cobalto, rame, gallio, oro, ferro, piombo, manganese, mercurio, nichel, platino, argento, tellurio, tallio, stagno, uranio, vanadio e zinco 2.

Dove si trovano

Molti metalli pesanti – come mercurio, piombo, cadmio e arsenico – si trovano nel suolo, nell’acqua, nel cibo e in alcuni prodotti per la casa di uso comune.

I metalli pesanti sono quindi presenti nell’ambiente e provengono da fonti sia naturali che umane, come eruzioni vulcaniche, agenti atmosferici, combustione di carbone ed estrazione di minerali dal sottosuolo 3.

Avvelenamento

L’avvelenamento da metalli pesanti è piuttosto raro. Tuttavia, considerata la gravità delle manifestazioni associate e i potenziali rischi di un’esposizione cronica, è necessario adottare precauzioni idonee 3.

1.

La tossicità dei metalli pesanti è spesso secondaria all’esposizione professionale, come l’estrazione mineraria e la metallurgia o il contatto con rifiuti industriali (direttamente o attraverso fonti di cibo e acqua contaminati) 4.

44.

Fattori di Rischio

I seguenti fattori aumentano il rischio di avvelenamento da metalli pesanti 1.

Fattori di Rischio Professionali

  • Esposizione a sostanze chimiche come insetticidi, erbicidi, fungicidi, algicidi, bagni medicati per le pecore, conservanti del legno e sostanze coloranti nelle fattorie (arsenico).
  • Lavorare nell’industria mineraria o in fonderia (cadmio) o in grandi fabbriche (cromo).
  • Lavorare sulla produzione di batterie, pigmenti, stabilizzanti e leghe (cadmio)
  • Lavori di costruzione con cemento (cromo).
  • Lavorare sulla produzione di batterie al piombo, munizioni e prodotti in metallo (piombo).
  • Lavorare nell’industria elettrica (interruttori, termostati, batterie) (mercurio).

Fattori di Rischio Individuali e domestici

  • Fumo di sigaretta (cadmio).
  • Vecchie amalgame dentali (mercurio).
  • Mangiare pesce pescato in zone ad alto contenuto di mercurio. Anche i molluschi pescati in prossimità di scarichi industriali possono essere di particolare preoccupazione 1, 5.
  • 6.
  • Esposizione ad antiche pitture domestiche in deterioramento.
  • Vivere in parti del mondo che hanno livelli elevati di metalli pesanti nel suolo o nell’acqua (Bengala occidentale, Bangladesh, Thailandia, Mongolia interna, Taiwan, Cina, Messico, Argentina, Cile, Finlandia e Ungheria) (arsenico).
  • Vivere in aree ad alto insediamento industriale (miniere, fonderie, acciaierie, raffinerie, centrali nucleari e linee ad alta tensione, industrie delle vernici e altre attività industriali basate sui metalli).

Sintomi

I metalli pesanti tendono ad accumularsi nell’organismo, interagendo con il normale metabolismo delle cellule e alimentando lo stress ossidativo.

I metalli pesanti vanno quindi a compromettere molte funzioni cellulari, attraverso interferenze enzimatiche, metaboliche e mitocondriali 7.

La gravità di tale danno e la relativa sintomatologia dipendono dall’entità dell’accumulo e dalla sua durata nel tempo, dal tipo di metallo pesante coinvolto e dalla via di esposizione (es. orale o inalatoria).

I sintomi comuni ai diversi tipi di avvelenamento da metalli pesanti includono:

  • debolezza, stanchezza, mal di testa, depressione, scarso appetito.

Nei casi più gravi di avvelenamento cronico da metalli pesanti, potrebbero verificarsi sintomi tra cui:

  • paralisi.

I bambini con avvelenamento da metalli pesanti possono avere ossa insolitamente formate o indebolite, mentre le donne incinte corrono un maggior rischio di aborto spontaneo o parto prematuro.

Sintomi dell’avvelenamento

  • febbre, problemi respiratori, dolore muscolare,

Conseguenze

La tossicità da metalli pesanti può abbassare i livelli di energia e danneggiare il funzionamento del cervello, dei polmoni, dei reni, del fegato, delle cellule del sangue e di altri organi importanti.

L’esposizione a lungo termine può portare a processi degenerativi fisici, muscolari e neurologici progressivi, che imitano malattie come la sclerosi multipla, il morbo di Parkinson, il morbo di Alzheimer e la distrofia muscolare.

Le osservazioni in studi epidemiologici e sperimentali hanno dimostrato che un certo numero di metalli pesanti può anche influenzare negativamente il sistema immunitario 8.

Inoltre, l’esposizione ai metalli pesanti in dosi non abbastanza elevate da causare sintomi di tossicità cronica, può comunque risultare dannosa, specie in caso di esposizione multipla 8.

Ad esempio, studi recenti collegano l’esposizione a metalli pesanti, come il mercurio, a condizioni come l’Alzheimer, il Parkinson, l’autismo, la depressione e l’ansia 8.

L’esposizione al mercurio sembra anche legata all’ipertensione, a un aumento del rischio di attacchi di cuore e a un colesterolo LDL “cattivo” più alto 9, 10, 11, 12, 13.

Molti metalli pesanti (come arsenico, cadmio, cromo, piombo e mercurio) sono inoltre classificati come cancerogeni per l’uomo (noti o probabili) 1.

Diagnosi

I medici possono valutare l’avvelenamento da metalli pesanti attraverso esami del sangue e delle urine.

Questi test non vengono eseguiti di routine, in quanto la tossicità da metalli pesanti è rara e non giustifica uno screening di massa sull’intera popolazione.

In caso di segni da avvelenamento, il medico eseguirà anche una serie di esami di approfondimento, come: esami radiologici, test di funzionalità epatica o renale, esami cardiologici e analisi dei capelli e delle unghie.

Trattamento

Per i casi lievi di avvelenamento da metalli pesanti, può essere sufficiente eliminare la fonte di esposizione.

A seconda della causa sottostante, ciò potrebbe significare:

  • smettere di fumare.

Per i casi più gravi, il trattamento standard è la terapia chelante. Ciò comporta la somministrazione di farmaci che si legano ai metalli pesanti nel corpo facilitandone l’eliminazione renale.

Terapia Chelante

Alcuni chelanti comuni includono:

  • calcio disodico EDTA (CaNA2EDTA),
  • acido dimercaptosuccinico (DMSA)
  • dimercaprolo.

I chelanti agiscono legandosi ai metalli nel flusso sanguigno. In questo modo, sequestrano i metalli pesanti in un complesso che viene poi filtrato attraverso i reni e rilasciato nelle urine.

Dieta e Integratori

Vitamina C

Diversi studi osservazionali evidenziano una relazione inversa tra le concentrazioni di vitamina C e piombo nel sangue.

Questo significa che i soggetti con alti livelli di piombo nel sangue tendono ad avere bassi livelli di vitamina C, e viceversa 14, 15.

Allo stesso modo, la concentrazione di piombo nel sangue tende a essere più alta in coloro che assumono poca vitamina C con la dieta, rispetto ai soggetti con assunzioni di vitamina C più elevate 16.

Uno studio di intervento su 75 fumatori maschi adulti ha rilevato che l’integrazione con vitamina C (1.000 mg/die per 4 settimane) ha ridotto la concentrazione di piombo nel sangue rispetto al placebo 17.

Tuttavia, uno studio clinico su 52 maschi adulti ha rilevato che 3 mesi di integrazione di vitamina C non hanno avuto alcun impatto sui livelli di cadmio, piombo e mercurio nel sangue e nei capelli 18.

Da un paio di studi sui conigli emerge il potenziale beneficio della vitamina C nel ridurre la tossicità da cadmio e mercurio 18a, 18b.


La terapia chelante è un metodo per la rimozione dei metalli pesanti, come il mercurio, il piombo e altri metalli dal sangue.

È uno dei trattamenti standard per molti tipi di intossicazione da metallo.

Negli ultimi anni, alcune persone hanno sostenuto che la terapia chelante può anche aiutare a trattare molte altre condizioni, tra cui malattie cardiache, autismo, malattia di Alzheimer e diabete.

Come funziona la terapia chelante

I benefici provati della terapia chelante

La terapia chelante è un modo molto efficace per rimuovere diversi metalli pesanti dal sangue, tra cui:

Poi c’è l’iniezione di vitamina C per via endovenosa come disintossicante durante la rimozione delle amalgamente dentali a base di piombo.

In Messico la vitamina C rientra ufficilamente proprio in un protocollo per la rimozione sicura delle amalgame

 

 

 

 


In Italia chi meglio del dr Paolo Giordo che la utilizza nei casi richiesti da anni, può parlarci della Terapia Chelante ?

Leggi quanto vi riporto dal suo sito ed in caso di bisogno contattalo per informazioni sulle terapie.

TERAPIA CHELANTE

dr Paolo Giordo

Prima di iniziare la Terapia Chelante, è opportuno che sappiate alcune informazioni di carattere generale e specifico circa le finalità ed i benefici derivanti da questo trattamento.

La Terapia Chelante si avvale dell’infusione per via endovenosa di EDTA (acido etilen-diamino-tetracetico), vitamine, aminoacidi e minerali quali il magnesio, il potassio ed altri, secondo la necessità specifica del caso.
Questa terapia non è stata ancora ufficialmente approvata nel nostro paese per la cura specifica delle malattie cardiovascolari. L’uso dell’EDTA per infusione, è universalmente e scientificamente riconosciuto per la cura delle intossicazioni da piombo, minerali tossici, da digitale e nella ipercalcemia. In questi casi, l’uso dell’EDTA risulta essere la terapia di elezione.

Nel 1950, per la prima volta, fu usata per la cura specifica di lavoratori intossicati dal piombo. Si rilevò, statisticamente, che molti di questi lavoratori, i quali erano anche affetti da angina pectoris (dolore retrosternale di origine cardiovascolare), ebbero un beneficio anche sui sintomi della malattia vascolare.

Poiché l’evento clinico aveva rilievo scientificamente significativo, molti studiosi del settore, cominciarono ad usare questo trattamento (la chelazione con EDTA) per la cura e la prevenzione delle malattie cardiovascolari. Pertanto, al fine di poter esprimere un sereno consenso circa l’accettazione di questo trattamento, si spiegheranno di seguito i principi e la natura del trattamento stesso.

L’EDTA, è una sostanza chimica che rimuove i metalli indesiderabili, attraverso la chelazione (legame elettrochimico) dai liquidi o tessuti con i quali viene a contatto. Alcuni metalli, quali piombo, mercurio e cadmio, risultano essere tossici per l’organismo se i loro livelli eccedono la norma. La Terapia Chelante si basa sul principio che tutti i metalli, se in eccesso, risultano essere tossici per la salute dell’individuo. Infatti L’EDTA normalizza la distribuzione di molti elementi metallici nell’organismo, riduce il metabolismo del calcio e del colesterolo mediante l’eliminazione dei loro cataboliti (prodotti chimici finali) che risultano essere la causa della loro tossicità per il danno che consegue alle membrane cellulari, con un rischio terapeutico accettabile.

La terapia chelante è applicata al fine di ridurre l’indurimento delle arterie, meglio conosciuta come arteriosclerosi. Questa malattia risulta essere causata da molteplici fattori, tra i quali appunto, l’accumulo abnorme di metalli.

L’arteriosclerosi risulta poi essere, a sua volta, la causa principale degli accidenti vascolari: infarto del miocardio, ischemia cerebrale, insufficienza vascolare periferica.

Le alternative alla Terapia Chelante possono essere di seguito raggruppate:

A tutt’oggi in tutto il mondo, U.S.A. in testa, sono state effettuate milioni di infusioni con EDTA.

La Terapia Chelante è il trattamento di scelta per la rimozione dei metalli tossici e per la prevenzione dei danni da radicali liberi da loro provocato.
Questo trattamento è una delle migliori possibilità per il rallentamento del processo di invecchiamento cellulare.

1. Trattamento Classico

Questo trattamento trova un’indicazione nei soggetti i quali, oltre che di un sovraccarico da minerali tossici, già soffrono di una sintomatologia legata a lesioni vascolari maggiori non operabili, quali stenosi od ostruzioni multiple dei vasi centrali o periferici od abbiano già subito interventi di rivascolarizzazione nei vari distretti.
Tutte le patologie legate ad un aumento dei radicali liberi, possono beneficiare del trattamento. Le sedute durano mediamente da 1,5 a 3 ore, secondo i casi.
Durante l’infusione si può leggere o fare conversazione o, se si preferisce, dormire, mentre si sta seduti in una comoda poltrona. è preferibile non scrivere, soprattutto con il braccio interessato dalla flebo, in quanto questo deve restare il più possibile immobile. Se necessario ci si può muovere nella stanza o anche uscire per andare alla toilette, l’importante è mantenere sempre la bottiglia della flebo sopra la testa ed il braccio con l’ago verso il basso.
Occorrerà prelevare un piccolo campione di urine o di sangue prima di iniziare i trattamenti endovenosi, in modo tale che si possano fare dei controlli le volte successive.
La Terapia Chelante, va effettuata 1 o 2 volte la settimana, raramente di più, a meno che non ci sia una necrosi dei tessuti degli arti inferiori o un’angina severa. In realtà, è più utile, in vista del risultato finale, prolungare il periodo di trattamento. Questo permette di poter cambiare le proprie abitudini alimentari e lo stile di vita. Tali correzioni, richiedo anche un follow-up a lungo termine.
Un ciclo di terapia consiste, abitualmente in 20-30 infusioni, alle quali possono seguire, richiami mensili. In casi particolari possono essere necessari ulteriori cicli di richiamo o un prolungamento del primo ciclo.

2. Trattamento Rapido

Il trattamento endovenoso rapido dura da 10 a 20 minuti ed è indicato per il trattamento da sovraccarico di minerali tossici rilevati con il mineralogramma sul capello o con l’esame delle urine.
È fondamentalmente un trattamento di prevenzione, pertanto soggettivamente si percepirà solo una sensazione di benessere e di aumento di tono se non sono presenti dei sintomi specifici da intossicazione cronica quali, per esempio, anemia cronica refrattaria ai trattamenti abituali, dolori e stanchezza muscolari, stato di “fatica cronica”, insonnia, etc…

Un soggetto che ha già una sintomatologia importante, quale per esempio la claudicatio degli arti inferiori od una angina pectoris potrà invece, durante il trattamento classico, notare un aumento della propria autonomia deambulatoria.

3. Trattamento Orale

La terapia orale con EDTA da sola è poco efficace, pertanto, viene potenziata con l’associazione nello stesso prodotto di altri aminoacidi e sostanze naturali chelanti, può essere considerata un terapia chelante “morbida” con una buona compliance per il paziente (una-due assunzioni die) e le cui indicazioni principali sono:

  • prevenzione a lungo termine dell’intossicazione da inquinanti ambientali.

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Un invito a guardare alla malattia con occhi diversi spostando l’attenzione dai sintomi alla sua reale comprensione.

Le patologie sono, infatti, squilibri di un sistema complesso per cui l’utilizzo di farmaci convenzionali è solo un modo per spegnere i segnali in maniera parziale e temporanea.


fra i relatori era presente anche il prof Giulio Tarro


 


dalla rivista italiana di Igiene Dentale consigli ed informazioni dei chelanti naturali a base di erbe che lavorano in sinergia

Solidago o Virga aurea, Quercitrina, Rutina, Isoquercitrina, Astragalina, Poria, Karkadè, Mango, Dattero, Ribes rosso e Schisandra, Clorella, Equiseto, Ortica,   Curcuma, 

 


 

 

 

 

 

 

Protocollo Huggings