A proposito delle “obiezioni” sulle Megadosi di vitamina C

Domande e risposte sulla Vitamina C

Di Andrew Saul

(OMNS 12 ottobre 2010)

Molte persone quindi si chiedono, di fronte a dichiarazioni come queste, perché le professioni mediche non abbiano abbracciato la terapia con vitamina C a braccia aperte e riconoscenti.

Tuttavia, per alcuni, le domande rimangono. Ecco un esempio di ciò che i lettori hanno chiesto a OMNS sulla vitamina C:

  • 2.000 mg / giorno di vitamina C sono un megadose?
    • No. Decenni fa, Linus Pauling e Irwin Stone hanno dimostrato che la maggior parte degli animali produce almeno quel tanto (o più) per peso corporeo umano al giorno. (3,4)
  • Allora perché il governo ha fissato il “limite superiore tollerabile” per la vitamina C a 2.000 mg/giorno?
    • la vitamina C (e l’uso di qualsiasi altro integratore alimentare) non uccide nessuno. (5)
  • La vitamina C danneggia il DNA?
    • No. Se la vitamina C ha danneggiasse il DNA, perché la maggior parte degli animali produrrebbe (non mangia, ma produce ) tra 2.000 e 10.000 milligrammi di vitamina C per peso corporeo equivalente umano al giorno?
      L’evoluzione non favorirebbe mai così tanto qualcosa che danneggiasse il materiale genetico vitale. I globuli bianchi e fluidi riproduttivi maschili contengono quantità insolitamente elevate di ascorbato. I sistemi viventi produttori di vitamina C, amano la vitamina C.
  • La vitamina C causa bassi livelli di zucchero nel sangue, carenza di B-12, difetti alla nascita o infertilità?
    • Gli operatori sanitari dovrebbero riconoscere che la vitamina C non produce questi effetti”. (6)
  • La vitamina C incrementa la libido?
    • Uno studio di 14 giorni randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo di 3.000 mg al giorno di vitamina C ha riportato una maggiore frequenza di rapporti sessuali. Anche il gruppo vitamina C (ma non il gruppo placebo) ha sperimentato una diminuzione quantificabile della depressione.
      Ciò è probabilmente dovuto al fatto che la vitamina C “modula l’attività catecolaminergica, diminuisce la reattività allo stress, si avvicina all’ansia e al rilascio di prolattina, migliora la funzione vascolare e aumenta il rilascio di ossitocina. Questi processi sono rilevanti per il comportamento sessuale e l’umore”. (7)
  • La vitamina C causa calcoli renali?
    • 25.000 pazienti a dosi massicce di vitamina C e nessuno ha sviluppato calcoli renali. Due pazienti che avevano ridotto le dosi a 500 mg al giorno hanno sviluppato calcoli renali di ossalato di calcio. le loro dosi risalirono alle dosi più massicce e aggiunsero magnesio e B-6 al loro programma e non più calcoli renali. Penso che abbiano sviluppato i calcoli renali perché non stavano assumendo abbastanza vitamina C. “
  • Perché Linus Pauling è morto di cancro se ha preso tutta quella vitamina C?

    La medicina nutrizionale è la medicina ortomolecolare

    La medicina ortomolecolare utilizza una terapia nutrizionale sicura ed efficace per combattere le malattie. Per ulteriori informazioni: http://www.orthomolecular.org

    Il servizio di notizie di medicina ortomolecolare peer-reviewed è una risorsa informativa senza scopo di lucro e non commerciale.


    Le 10 strategie della manipolazione attraverso i mass media di Noam Chomsky

    Traduzione di Scriptavolant.
    Noam Chomsky ha elaborato la lista delle 10 strategie della manipolazione attraverso i mass media.

     

     

    Noam Chomsky

    1. La strategia della distrazione
      L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti.
      La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza.
      Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).
    2. Creare problemi e poi offrire le soluzioni.
      Questo metodo è anche chiamato “problema- reazione- soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che il pubblico sia chi richiede le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.
    3. La strategia della gradualità.
      Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E’ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni ‘80 e ‘90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta.
    4. La strategia del differire.
      Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato. Prima, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.
    5. Rivolgersi al pubblico come ai bambini.
      La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Quando più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno” (vedere “Armi silenziosi per guerre tranquille”).
    6. Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione.
      Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità.
      Far si che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù.
      “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori”.
    7. Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità.
      Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti …
    8. Rafforzare l’auto-colpevolezza.
      Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e s’incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l’inibizione della sua azione. E senza azione non c’è rivoluzione!
    9. Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscono.
      Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti. Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca. Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su sé stesso.

    Fonte:

    http://www.vocidallastrada.com/

    http://www.visionesalternativas.com

    www.disinformazione.it

    Noam Chomsky

    Noam Chomsky nel 2017


    Firma di Noam Chomsky

    Avram Noam Chomsky (Filadelfia, 7 dicembre 1928) è un linguista, accademico, anarchico, scienziato cognitivista, teorico della comunicazione, attivista politico e saggista statunitense.

    socialista libertaria. La costante e aspra critica nei confronti della politica estera di diversi paesi, in particolar modo degli Stati Uniti, così come l’analisi del ruolo dei mass media nelle democrazie occidentali, lo hanno reso uno degli intellettuali più celebri e seguiti della sinistra radicale statunitense e mondiale.[1]

     

     

     

     




Le ragazze fantasma – The Radium Girls

 

https://www.facebook.com/upsoclrita/videos/4005807579437786


https://www.youtube.com/watch?v=Vow58PfDBfA

La storia dimenticata delle ragazze del radio, le cui morti salvarono migliaia di lavoratori

Non vengono mai ricordate, ma le ragazze che morirono a causa del radio durante la prima guerra mondiale sono le anticipatrici dei diritti dei lavoratori

Durante la prima guerra mondiale, centinaia di giovani donne andarono a lavorare nelle fabbriche di orologi, dipingendone i quadranti con della vernice luminosa al radio. Ma presto le ragazze, che letteralmente scintillavano nel buio dopo il proprio turno, cominciarono a sperimentare effetti collaterali spaventosi.

Per loro ebbe infatti inizio una lotta tremenda contro la giustizia. Una lotta che però cambiò per sempre la legge sul lavoro negli Stati Uniti d’America.

Il 10 aprile 1917, una ragazza di 18 anni, Grace Fryer, iniziò a lavorare come pittrice di quadranti presso la United States Radium Corporation (USRC) di Orange, New Jersey. Ciò avvenne esattamente quattro giorni dopo che gli Stati Uniti erano entrati in guerra.

Con due fratelli soldati, Grace voleva fare tutto il possibile per dare una mano agli sforzi bellici. Non aveva idea del fatto che il suo nuovo lavoro le avrebbe cambiato la sua vita per sempre. E con essa anche i diritti dei lavoratori americani.

Con la dichiarazione di guerra, centinaia di donne si trovarono a lavorare per dipingere orologi e quadranti con il nuovo elemento del radio, scoperto da Marie Curie poco più di 20 anni prima. La pittura dei quadranti, considerata “il lavoro elitario per le ragazze povere”, veniva pagato il triplo rispetto al lavoro medio in fabbrica. Le donne che erano impiegate in questo tipo di lavorazione potevano quindi considerarsi fortunate. Il lavoro dava infatti alle donne la propria libertà finanziaria, in un momento di grande crescita del lavoro femminile.

Molte di loro erano ancora adolescenti, con le piccole mani perfette per il lavoro artistico. Le ragazze diffondevano il messaggio del loro nuovo lavoro attraverso l’amicizia e le reti familiari. Spesso, in questo modo, molte donne della stessa famiglia si trovavano a lavorare insieme nella medesima fabbrica.

La luminosità del radio faceva parte delle sue caratteristiche. Tanto che le “pittrici di quadranti” presto vennero chiamate le “ragazze fantasma“. Esse infatti si illuminavano letteralmente al buio dopo la fine di ogni turno. Grace e le sue colleghe seguivano pedissequamente la tecnica che gli era stata insegnata, ovvero la minuziosa mansione di dipingere i minuscoli quadranti degli orologi. Alcuni di questi erano grandi solo 3,5 centimetri. Le ragazze si impegnavano a dipingere i quadranti con solerzia. E ogni volta che alzavano i pennelli usati in vicinanza delle loro bocche, inghiottivano un po’ della vernice verde brillante.

Verità e bugie

La prima cosa che abbiamo chiesto era: fa male questa cosa?“. Mae Cubberley, che insegnò a Grace la tecnica di pittura, raccontò più tardi quanto segue. “Naturalmente non volevamo mettere niente in bocca che ci avrebbe fatto male. Il sig. Savoy [il direttore della fabbrica] ci disse che il radio non era pericoloso. Non dovevamo avere paura“. Ma questo non era vero. Fin dal primo momento in cui l’elemento incandescente era stato scoperto, esso fu noto anche per i suoi potenziali danni. Marie Curie stessa aveva subìto delle ustioni da radiazioni del radio.

Altra gente era morta per avvelenamento del radio prima ancora della vicenda di queste ragazze. Ecco perché gli uomini che maneggiavano il radio indossavano grembiuli di piombo e manipolavano il materiale con delle pinze d’avorio. Tuttavia le pittrici di quadranti non ebbero mai tali protezioni, né nessuno le avvertì che ne avrebbero potuto aver bisogno. A quel tempo si riteneva infatti che una piccola quantità di radio, come quella che le ragazze si trovavano a manipolare, non era ritenuta dannosa, ma anzi quasi salutare. Si beveva acqua al radio come tonico e si compravano anche cosmetici, burro, latte e dentifricio contenenti tale elemento. I giornali riferivano addirittura che il suo utilizzo avrebbe “aggiunto anni alla vita!”.

Ma questa credenza era fondata sulla base di ricerche condotte dalle stesse imprese di radio che avevano costruito l’industria lucrativa attorno all’elemento. Esse ignoravano del tutto i segnali di pericolo che riguardavano tale elemento. Quando gli fu chiesto, i dirigenti di tali fabbriche dissero alle ragazze che la sostanza avrebbe “messo rose nelle loro guance”.

La prima vittima del radio

Nel 1922 una delle colleghe di Grace, Mollie Maggia, dovette uscire dalla fabbrica perché si sentiva poco bene. Quello che sarebbe diventato il suo tremendo travaglio iniziò con un dente dolorante. Il dentista glielo tirò via, ma un altro dente cominciò a cariarsi e dovette essere anch’esso estratto. Al posto dei denti mancanti, la povera Mollie fu dilaniata da ulcere agonizzanti con sangue e pus. La ragazza iniziò poi a soffrire di atroci dolori alle gambe, talmente forti da renderla incapace di camminare. Il medico pensava che fossero reumatismi e la mandò a casa prescrivendole della semplice aspirina.

Nel maggio del 1922 Mollie era completamente disperata. A quel punto aveva già perso la maggior parte dei suoi denti e la misteriosa infezione si era diffusa. Tutta la mascella, la bocca e anche alcune delle ossa del cranio erano infette. Ma il peggio doveva ancora venire. Quando il dentista toccò delicatamente la sua mascella, con il suo orrore vide che essa di spezzava sotto le dita. In pochi giorni, Mollie perse l’intera mascella inferiore. La ragazza stava letteralmente scomparendo. E non era nemmeno l’unica. Anche Grace Fryer aveva problemi con la sua mascella e provava dolori sofferenti ai piedi, così come altre ragazze.

La copertura

Il datore di lavoro delle giovani donne negò ogni responsabilità per tutte le morti avvenute nel corso di quasi due anni. Dopo una crisi economica causata da quello che sembrava un semplice pettegolezzo, nel 1924 egli incaricò un esperto per esaminare la connessione tra la loro mansione in fabbrica e la morte delle giovani donne.

Quando l’esperto confermò il legame tra il radio e le malattie, il presidente dell’azienda venne oltraggiato. Invece di accettare i risultati, pagò nuovi studi che giunsero alla conclusione opposta. Egli mentì anche in merito al verdetto della relazione inviata al Dipartimento del Lavoro, che aveva iniziato a indagare sui fatti. Denunciò pubblicamente le donne additandole come speculatrici che tentavano di affibbiare le loro malattie alla ditta.

Fu Grace a dare inizio alla lotta, decisa a trovare un avvocato anche dopo le numerose infamie che non credevano a quanto raccontato da lei e dalle altre donne. Tutti i legali a cui si erano rivolte scappavano spaventati a causa delle potenti implicazioni che poteva portare il caso. Non volevano infatti prepararsi a combattere una battaglia legale che richiedeva il ribaltamento della legislazione esistente. A quel tempo, l’avvelenamento del radio non era una malattia comprensibile. Non era neppure stata scoperta, fino a quando appunto le ragazze non si ammalarono. Le donne stesse furono bloccate dagli statuti di legge, che stabilivano che le vittime da avvelenamento professionale dovevano presentare i loro casi legali nel giro di due anni a partire dai primi sintomi della malattia.

Intanto l’avvelenamento del radio risultava sempre più insidioso. La maggior parte delle ragazze manifestarono i primi sintomi da avvelenamento anche cinque anni dopo aver iniziato a lavorare nella fabbrica di orologi. Si trovavano quindi intrappolate in un circolo giuridico vizioso. Ma Grace era figlia di un delegato sindacale ed era determinata a tenere teste a una società chiaramente colpevole.

La luce che non mente

La sfida più grande delle donne avvelenate dal radio stava dunque nel dimostrare il legame tra le loro misteriose malattie e l’elemento incriminato. Quello stesso elemento, appunto, che avevano ingerito centinaia di volte al giorno durante le ore di lavoro. Le ragazze si trovarono a combattere anche contro la diffusa convinzione che il radio fosse sicuro. Solo quando il primo impiegato maschio della ditta morì, gli esperti cambiarono finalmente opinione. Nel 1925, un brillante medico di nome Harrison Martland elaborò un test che dimostrò una volta per tutte come il radio avesse effettivamente provocato l’avvelenamento delle donne.

Martland spiegò anche cosa stava accadendo all’interno dei loro corpi. Già nel 1901 era evidente che il radio poteva danneggiare gli esseri umani quando veniva inalato. Pierre Curie stesso aveva dichiarato di non voler restare in una stanza con un chilo di radio puro, perché questo gli avrebbe bruciato tutta la pelle dal corpo, distrutto la vista e “probabilmente ucciso”. Martland scoprì che quando il radio veniva usato internamente, anche in piccole quantità, il danno era migliaia di volte maggiore.

Il radio ingerito dalle lavoratrici si era quindi insediato nei loro corpi. Ed emetteva radiazioni costanti e distruttive per le loro ossa. Vi erano letteralmente dei buchi all’interno delle loro ossa mentre erano ancora in vita. Il radio attaccò le donne in tutto il corpo. La colonna vertebrale di Grace Fryer risultava “schiacciata” e la donna dovette indossare una gabbia contenitiva in acciaio. La mascella di un’altra ragazza fu divorata come un pezzo di legno al fuoco. Anche le gambe delle donne si ridussero spontaneamente e si fratturano.

I bagliori al buio

Spesso le donne si rendevano conto di essere state avvelenate dal radio perché vedevano il loro bagliore riflesso in uno specchio al buio. Come delle ragazze fantasma, esse si rifletteva brillando con una luminosità innaturale. Martland aveva capito che l’avvelenamento da radio era fatale. Ora che l’elemento era stato assorbito dal loro organismo, non c’era modo di rimuovere il radio dalle ossa dalle ragazze.

Nel 1938, Catherine Wolfe sviluppò un tumore a una gamba. Come Mollie prima di lei, anche lei perse i denti e pezzi della mascella. Era costretta a tenere un fazzolettino sulla bocca per assorbire il pus che continuava a sgorgare. Aveva anche visto che altre sue colleghe stavano morendo davanti ai suoi occhi e decise di fare qualcosa. Quando Catherine iniziò la sua lotta per la giustizia, si era intorno alla metà degli anni ’30. L’America era alle prese con la Grande Depressione. Catherine e le sue colleghe venivano evitate dalla comunità per aver denunciato una delle poche aziende rimaste ancora in piedi nonostante la crisi.

Sebbene ormai vicina alla fine quando il suo caso entrò in tribunale nel 1938, Catherine ignorò i consigli medici e fece dichiarazioni anche dal suo letto di morte. In tal modo, e con l’aiuto del suo avvocato Leonard Grossman, finalmente la donna ebbe giustizia. Non solo per sé stessa, ma per tutti i lavoratori. Se le altre donne non morirono in modo tremendo come successe a Mollie, esse comunque soffrirono di micidiali sarcomi.

L’eredità del caso

Il caso delle ragazze del radio è stato uno dei primi in cui un datore di lavoro fu ritenuto responsabile della salute dei dipendenti della propria società. Il caso ha portato alla costituzione dei regolamenti nei luoghi di lavoro. In ultimo, diede il via anche alla costituzione dell’Amministrazione per la Sicurezza sul Lavoro. La quale ora opera a livello nazionale negli Stati Uniti per proteggere i diritti di tutti i lavoratori.

Prima dell’istituzione dell’OSHA, ogni anno 14.000 persone morirono sul posto di lavoro. Oggi tale numero ammonta a poco più di 4.500 persone all’anno. Le ragazze del radio hanno lasciato un’eredità alla scienza davvero preziosa.Nonostante ciò, non leggerete spesso i loro nomi nei libri di storia. Perché oggi le ragazze del radio sono state dimenticate. Attraverso le parole delle donne ricavate dai loro diari, dalle lettere e dalle loro testimonianze in tribunale, il libro The Radium Girls tenta di rimediare a questo torto. Perché è attraverso la loro forza, la sofferenza e il sacrificio di queste giovani vite che i diritti dei lavoratori sono stati presi in considerazione. Tutti, in fin dei conti, beneficiamo del loro coraggio.

Grace Fryer e Catherine Donohue, per citarne solo due, sono donne che dobbiamo onorare e salutare come eroine senza paura. “Brillano” nella storia per tutto quello che hanno realizzato nella loro vita troppo breve. E brillano anche in altri modi… Perché il radio ha un’età media di 1.600 anni … ed è ancora incorporato nelle loro ossa. Le ragazze fantasma luccicheranno ancora nelle loro tombe per un bel po’ di tempo…


AFTER THE GLOW: RADIUM GIRLS (8.2)

Questo progetto esplora le donne che lavoravano nelle fabbriche di quadranti di Flint, MI durante la prima guerra mondiale, gli ambienti pericolosi in cui lavoravano e le conseguenze a lungo termine di questo lavoro. A seguito di una panoramica e di un commento storici, questo progetto collega le esperienze delle Radium Girls con quelle delle persone colpite dalla crisi del Flint Water, per porre la domanda: cosa è cambiato in termini di come le aziende percepiscono e trattano le persone impiegano e servono?

 


Era il 1914, il 28 Luglio ebbe ufficialmente inizio la 1° Guerra Mondiale e mentre molti soldati partirono in guerra, le donne rimaste a casa cercavano di aiutare la famiglia trovando impiego in lavori di fabbriche e negozi. Ed alcune di queste fabbriche appartenevano alla United States Radium Corporation.

Le fabbriche collocate negli stati del Conneticut, Pensilvanya, New Jersey e California producevano orologi particolari e fa anche tenerezza che le donne applicassero sugli orologi una pittura al radio che rendeva i quadranti luminosi per la visione notturna proprio destinati ai soldati in trincea.

La pittura al radio era fosforescente e trasmetteva luminosità quindi gli orologi a cui veniva applicata erano visibili anche di notte e fu fatta anche una campagna pubblicitaria allo scopo di venderli.

La tragedia delle “ragazze fantasma”: ingerivano il Radio e brillavano, ma perdevano denti e mandibole

Una radium girl affetta da cancro alla mandibola 

 Isolato come elemento puro nel 1902. La particolarità era la luminescenza verdognola e il calore dei suoi sali. Nel 1914 la Us Radium Corporation che fabbricava orologi con quadranti fluorescenti assunse giovani minorenni che per dipingere le lancette dovevano leccare i pennelli 

La mano pesante della legge sulle cure Naturali

Legiferare per renderle illegali

Ma i farmaci?
Quanti ne immettono sul mercato senza autorizzazioni?
Quanti ne ritirano ritenendoli pericolosi dopo averli fatti provare alla popolazione per anni?
Un certo numero di anni fa, la FDA chiese alle farmacie galeniche, ai professionisti della medicina naturale e ai professionisti della medicina integrativa di nominare sostanze per un processo di revisione delle stesse.
udienza imparziale.
Tuttavia, la motivazione della FDA era che se una qualsiasi di queste sostanze non avesse avuto una cosiddetta monografia federale USP-NF (una combinazione di due compendi: la farmacopea degli Stati Uniti e il formulario nazionale), indipendentemente dal fatto che la sostanza fosse un normale farmaco, un farmaco off-label o una sostanza naturale, allora sarebbe diventata illegale.
udienze per sostanze farmaceutiche sfuse per compounding farmaceutico” ai sensi dell’articolo 503A della Federal Food, Drug and Cosmetic Act.
ridotto da 310 a circa a circa 68 sostanze ritenute degne di essere esaminate.
Esempi di alcune delle sostanze elencate nella categoria 3 che diventerebbero illegali nei composti sono:
  • Lactobacillus acidophilus,
  • erba medica,
  • semi di anice,
  • alcuni tipi di rame,
  • alcuni tipi di magnesio,
  • molti minerali,
  • un certo numero di sostanze a base di erbe che potrebbero essere usate in senso composto e tutta una serie di cose nominate dai farmacisti che non sono usati come medicinali ma sono usati come leganti o eccipienti (come il latte in polvere) e diventerebbero illegali da usare per una farmacia secondo questo elenco.
  • alcune forme di glutammina,
  • condroitina,
  • D-ribosio
  • e un numero di altre cose che in realtà non possiamo vivere senza.
  • artemisinina,
  • Boswellia,
  • MSM (metilsulfonilmetano),
  • glicirrizina
  • e alcune vitamine del gruppo B come la nicotinamide.
  • Il modo in cui sono organizzate le udienze della FDA, se queste sostanze non hanno alcune indicazioni mediche molto chiare per le quali sono gli unici trattamenti, la FDA essenzialmente dice al comitato che non dovrebbero approvarlo.
    https://www.regulations.gov/document?D=FDA-2015-N-3534-0001
    regulations.gov
    www.regulations.gov
    Normative europee su integratori

    INTEGRATORI SEMPRE SOTTO ATTACCO
    Il colesterolo serve, ed anche molto.
    ___________________________________
    Su questo tema è intervenuta Federsalus, con una nota indirizzata alla Commissione Europea, all’interno della quale ha indicato le evidenze attualmente disponibili a supporto della monacolina K ed ha evidenziato tutti gli aspetti normativi che negli ultimi anni hanno regolamentato e approvato l’uso dei claim per la monacolina K e la commercializzazione di questa tipologia di integratori alimentati.
    In particolare, Federsalus ha sottolineato come nel documento di EFSA non siano stati considerati numerosi studi scientifici e i dati di vigilanza sugli integratori con 3 mg di monacolina inviati all’Agenzia a seguito della richiesta della Commissione Europea e della conseguente “consegna dati” agli stati membri.
    Federsalus ha inviato alla Commissione Europea, a ulteriore supporto, una nuova meta analisi di studi clinici controllati randomizzati realizzata dall’Università di Bologna in agosto, finalizzata ad analizzare dati sulla sicurezza della supplementazione di riso rosso fermentato, dalla quale è emerso che questa tipologia di supplementazione è sicura e non associata all’incidenza di effetti collaterali sul sistema muscolo-scheletrico, e con una riduzione del rischio di eventi avversi gravi.
    Tra le evidenze scientifiche a supporto, Federsalus ha inoltre citato nella nota le “Linee Guida per il trattamento delle dislipidemie” pubblicate dalla European Society of Cardiology e dalla European Atherosclerosis Society, in cui si raccomanda l’utilizzo di integratori a base di riso rosso fermentato, con evidenza clinica A, per i soggetti con rischio cardiovascolare basso-moderato.
    Nella nota, l’Associazione ha infine richiesto alla Commissione di archiviare la procedura sulla monacolina K, non riscontrando, alla luce delle evidenze fornite a supporto e del più generale contesto normativo, i requisiti necessari richiesti dal quadro normativo europeo per bandire o limitare l’uso di una sostanza.

    ALCUNE PIANTE PROIBITE O A DOSAGGIO LIMITATO
    Potrebbe sembrare un paradosso o un cortocircuito logico, ma in realtà esistono un’infinità di piante in grado di curare le patologie che ci affliggono, come e spesso meglio di quanto non facciano i farmaci sintetici tradizionali, ma la loro coltivazione, commercializzazione e diffusione è in varia misura vietata o limitata dai governi nazionali e sovranazionali in quanto potrebbe nuocere ai profitti delle multinazionali farmaceutiche. Le più note sono la cannabis e la stevia, al cui riguardo esiste un’ampia letteratura scientifica che ne comprova le qualità, ma accanto ad esse se ne possono annoverare molte altre dalle proprietà non certo meno sorprendenti.
    • L’Artemisia Annua, originaria della Cina e criminalizzata dall’industria farmaceutica fino al punto che l’OMS dal 1995 raccomanda ai governi del mondo di non diffonderla alla popolazione, è unpotente antibiotico che può essere usato contro la malaria e funziona molto meglio di quelli costosi che vengono venduti dalle multinazionali, dal momento che a differenza dei farmaci non riduce le difese immunitarie dell’organismo e al contrario vanta anche interessanti proprietà antitumorali.
    • L’Epilobium parviflorum cura i problemi della prostata e vanta un’ampia letteratura di successi anche in casi di tumori alla prostata considerati senza speranza dalla medicina ufficiale.
    • La Cassia obtusifolia è una pianta eccezionale che può venire usata per la cura del Parkinson e dell’Alzheimer.
    • La Celidonia maius è un potente antibiotico, brucia le verruche, cura la cataratta e le infiammazioni agli occhi, semplicemente sfregandoli con il suo succo giallo.
    • La Lippia dulcis è uno zucchero dolcissimo, usato nell’antichità dagli aztechi, che le case farmaceutiche hanno già brevettato benché non lo usino ancora preferendo guadagnare sull’aspartame che è cancerogeno, cura anche la tosse i crampi addominali ed i vermi intestinali.
    • L’Hypericum perforatum combatte la depressione molto meglio del Prozac.
    • La Tormentilla dissolve e secca le emorroidi.
    • Il Lepidium latifolium dissolve i calcoli renali, anche quelli più grandi dopo un solo mese d’infusioni.
    • La lattuga virrosa risolve i problemi d’insonnia.
    • La Vitex agnus – castus è un arbusto che si racconta debba il suo nome al fatto di venire usato in antichità nei monasteri per abbassare la libido. I suoi rametti si tagliano per fare delle infusioni depurative che sono utili per combattere i problemi della menopausa, del fegato e dell’acne ed inoltre aiutano a dimagrire.
    • Il fiore e la foglia del Sambuco sono utili per espettorare quando si hanno la tosse e il raffreddore, calmano i problemi agli occhi e sono anche diuretici.
    • La Achillea o minerama è indicata per tutti i problemi mestruali.
    • La Perilla frutescens che ha origini giapponesi viene da sempre usata nella preparazione del sushi per evitare allergie alimentari. I suoi semi sono un grande antistaminico che cura ogni tipo di allergie, comprese riniti ed asma. Inoltre è efficace nella cura del cancro al seno, riduce l’ipertensione e contiene molti omega3.
    • Il Jambu è un ottimo anestetico per le ulcere della bocca, riduce l’obesità perché brucia i grassi, cura la candida ed è un antibatterico.
    • Il tulsi sanctum (o basilico sacro) combatte l’acne, protegge contro il diabete, ha proprietà antitumorali, ha potere antibiotico, cura la tosse e le bronchiti, combatte la carie ed allieva le emicranie. In India ne esiste praticamente una pianta in ogni casa.
    • Alcune varietà di Kalanchoe sono efficaci nella cura del cancro arrivando a dissolvere a poco a poco i tumori. Utilizzate su persone alle quali la medicina ufficiale aveva dato pochi mesi di vita hanno portato alla guarigione molte di loro dopo che la chemio e la radio avevano fallito.

    La prospettiva di curarsi con le piante, come l’uomo ha fatto per millenni, potrebbe aprire orizzonti inimmaginabili a tutti noi “farmaco dipendenti”, basterebbe la volontà di provarci e non soggiacere ai dettami delle multinazionali farmaceutiche che troppo spesso ci avvelenano, con la compiacenza dei governi e di buona parte della classe medica.

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    Vendere la malattia: come le aziende farmaceutiche ci stanno trasformando in pazienti

    Questo articolo è tratto dal libro Selling Sickness. How Drug Companies Are Turning Us All Into Patients, Allen & Unwin, Crows Nest (Australia), 2005.

     

    Ancora un altro trucco è la denominazione di nuovi disturbi

    Appunti

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    Gli alti e bassi della vita di tutti i giorni sono diventati problemi mentali, disturbi tutto sommato comuni vengono trasformati in morbi spaventosi e sempre più persone normali subiscono la metamorfosi in pazienti. La “vendita” di malattie si basa su diverse tecniche di marketing, ma la paura resta la più diffusa.

    Di Ray Moynihan e Alan Cassels 

    Le nuove tecniche pubblicitarie nel settore farmaceutico

    Il metodo aveva già a suo tempo fatto la fortuna del Dottor Knock di Jules Romains: qualunque persona sana entrasse nel suo ambulatorio ne usciva malata e pronta a sborsare per essere guarita. Sulla stessa falsariga, alcune case farmaceutiche, avendo ormai esaurito il mercato dei malati, si rivolgono ora ai sani per continuare a crescere. E, per far ciò, utilizzano le più avanzate tecniche pubblicitarie.

    Trent’anni fa, il dirigente di una delle più grandi società farmaceutiche del mondo aveva espresso dei commenti molto illuminanti. Vicino alla pensione, il dinamico direttore della Merck, Henry Gadsden, confidò alla rivista Fortune la propria disperazione nel vedere il mercato potenziale della sua azienda limitata ai soli malati. Spiegando che avrebbe preferito che Merck diventasse una sorta di Wrigley (produttori e distributori di gomme da masticare), Gadsden dichiarò di aver sognato da tanto tempo di produrre farmaci…per i sani. Perché così Merck avrebbe la possibilità di “vendere a tutti”. Trent’anni dopo, il sogno del fu Henri Gadsden è diventato realtà.

    Le strategie di marketing delle maggiori case farmaceutiche ora mirano ai sani in maniera aggressiva. Gli alti e bassi della vita di tutti i giorni sono diventati problemi mentali, disturbi tutto sommato comuni vengono trasformati in morbi spaventosi e sempre più persone normali subiscono la metamorfosi in pazienti. Attraverso campagne promozionali, l’industria farmaceutica, che vale circa 500 miliardi di dollari, sfrutta le nostre paure più profonde: della morte, del decadimento fisico e della malattia, letteralmente trasformando così il senso di cosa sia essere umano. Giustamente ricompensati quando salvano delle vite e riducono la sofferenza, i giganti del settore farmaceutico non si accontentano più di vendere a coloro che ne hanno bisogno. Per la semplice e buona ragione, ben nota a Wall Street, che convincere i sani di essere malati rende molto bene.

    Nel momento in cui la maggior parte degli abitanti dei paesi avanzati gode di una vita più lunga, più sana e più dinamica di quella dei loro antenati, il rullo compressore delle campagne pubblicitarie o di sensibilizzazione, condotte con grande efficienza, trasformano i sani attenti alla loro salute in ansiosi malaticci. Problemi minori sono rappresentati come altrettante gravi patologie, per cui la timidezza diventa un “disturbo d’ansia sociale” e la tensione premestruale una malattia mentale chiamata “Disturbo Disforico Premestruale”. Il semplice fatto di essere un soggetto «a rischio» suscettibile di sviluppare una patologia diventa una patologia in sé.

    L’epicentro di questo tipo di vendita si trova negli Stati Uniti, sede di molte aziende farmaceutiche multinazionali. Con meno del 5% della popolazione mondiale, questo paese rappresenta già quasi il 50% del mercato dei farmaci da prescrizione. Le spese per la salute continuano a salire più di ovunque nel mondo, con un incremento di quasi il 100% in sei anni, e questo non solo perché i prezzi dei farmaci hanno registrato drastici aumenti, ma anche perché i medici hanno cominciato a prescriverne sempre più.

    Dal suo ufficio nel cuore di Manhattan, Vince Parry rappresenta il non plus ultra del marketing globale. Esperto in pubblicità, si è ormai specializzato nella forma più sofisticata della vendita di farmaci: è impegnato, di concerto con le aziende farmaceutiche, a creare nuove malattie. In un incredibile articolo intitolato “L’arte di catalogare uno stato di salute”, il signor Parry ha recentemente rivelato i trucchi utilizzati da queste imprese per “favorire la creazione” di disturbi medici (1). Talvolta si tratta di un disturbo poco noto che gode di una nuova attenzione, altre volte si ridefinisce una malattia nota da tempo dandole un nuovo nome, altre ancora si crea un disturbo ex novo. Tra i preferiti da Parry si trova la disfunzione erettile, il disturbo da deficit di attenzione negli adulti e la già evocata sindrome disforica premestruale, tanto controversa che i ricercatori ritengono che non esista.

    Con una rara franchezza, Perry spiega il metodo utilizzato dalle case farmaceutiche per catalogare e definire i loro prodotti di successo come il Prozac o il Viagra, ma anche per catalogare e definire le condizioni di creazione del mercato per tali farmaci.

    Sotto la guida dei responsabili del marketing nell’industria farmaceutica, esperti medici e guru come Perry si siedono intorno ad un tavolo per “trovare nuove idee su malattie e stati di salute”. Lo scopo, dice, è quello di garantire che i clienti di queste aziende in tutto il mondo percepiscano queste cose in un modo nuovo. L’obiettivo essendo sempre quello di stabilire un collegamento tra stato di salute e farmaco, in modo da massimizzare le vendite.

    L’idea che le multinazionali del settore aiutino a creare nuove malattie sembrerà strana a molti, ma è normale amministrazione nel settore. E infatti, un recente rapporto di Business Insights destinato ai dirigenti dimostra come la capacità di “creare mercati di nuove malattie” si traduca in vendite calcolabili in miliardi di dollari. Una delle strategie di maggior successo, secondo questo rapporto, è quello di modificare il modo in cui la gente considera i propri disturbi minori. Bisogna “convincerli” che “problemi finora accettati dalla maggior parte come una piccola seccatura” sono, d’ora in avanti “degni di un intervento medico”. Accogliendo il successo dello sviluppo di mercati redditizi legati a nuovi problemi di salute, il rapporto mostra un bel ottimismo per il futuro finanziario dell’industria farmaceutica: “I prossimi anni saranno i testimoni privilegiati della creazione di malattie sponsorizzata dall’azienda“.

    Se le definizioni di malattie sono ampie, le cause di queste sedicenti epidemie sono, invece, descritte il meno possibile. Nell’universo di questo tipo di marketing, un problema sanitario importante, come le malattie cardiovascolari, può essere affrontato attraverso la stretta lente del tasso di colesterolo o della pressione arteriosa. La prevenzione delle fratture dell’anca tra gli anziani si confonde con l’ossessione della densità ossea di donne di mezza età in buona salute. Il disagio personale deriva in gran parte da uno squilibrio chimico della serotonina nel cervello.

    Il fatto di concentrare l’attenzione su una parte fa perdere di vista questioni più importanti, a volte a scapito di individui e comunità. Ad esempio: se l’obiettivo primario è il miglioramento della salute, alcuni dei milioni investiti in costosi prodotti anti-colesterolo destinati a persone sane potrebbero essere utilizzati più efficacemente in campagne di lotta al tabagismo, per promuovere l’attività fisica e per migliorare l’equilibrio alimentare.

    La “vendita” di malattie si basa su diverse tecniche di marketing, ma la paura resta la più diffusa. Per vendere alle donne in menopausa l’ormone sostitutivo si è giocato sulla paura dell’attacco cardiaco. Per vendere ai genitori l’idea che la più piccola depressione richiede un trattamento impegnativo, si è giocato sulla paura del suicidio giovanile. Per vendere la prescrizione automatica di farmaci anti-colesterolo, si gioca sulla paura di una morte prematura. Eppure, ironia della sorte, i farmaci oggetto di queste intense campagne a volte causano essi stessi i danni che dovrebbero evitare.

    La terapia ormonale sostitutiva (HRT) aumenta il rischio di ictus tra le donne, mentre sembrerebbe che gli antidepressivi aumentino il rischio di pensieri suicidi tra i giovani. Almeno uno dei farmaci anti-colesterolo di successo è stato ritirato dal mercato in quanto aveva portato alla morte di “pazienti”. In uno dei casi più gravi, il farmaco assunto per curare banali problemi intestinali ha causato una costipazione di tale gravità da portare alla morte dei pazienti. Eppure, in questo caso come in molti altri, le autorità di regolamentazione nazionali sembrano più interessate a proteggere i profitti delle aziende farmaceutiche che la salute dei cittadini.

    L’allentamento negli Stati Uniti nella regolamentazione della pubblicità alla fine degli anni novanta ha provocato un attacco senza precedenti del marketing farmaceutico nei confronti del Signor Tutti-noi, ora soggetto a una decina e più di spot al giorno. I telespettatori della Nuova Zelanda subiscono la stessa sorte. Altrove, la lobby farmaceutica vorrebbe imporre lo stesso tipo di deregolamentazione.

    Più di trent’anni fa, un cane sciolto chiamato Ivan Illich lanciava l’allarme, sostenendo che l’espansione dell’istituzione medica stava cercando di “medicalizzare” la vita stessa, minando la capacità delle persone di affrontare la realtà della sofferenza e della morte e trasformando un numero fin troppo imponente di comuni cittadini in malati. Criticava il sistema medico “che pretende avere autorità su persone non ancora malate, su persone dalle quali non ci si può ragionevolmente pretendere un miglioramento, su persone per le quali i rimedi medici dimostrano di essere efficaci quanto quelli delle nonne. (2)”.

    Più recentemente, una redattrice medica, Lynn Payer, descriveva a sua volta un processo da lei chiamato la “vendita delle malattie”: vale a dire il modo in cui medici e aziende farmaceutiche ampliavano senza una reale necessità le definizioni di malattie per avere più pazienti e commercializzare più medicine (3). Questi scritti sono diventati sempre più pertinenti man mano che monta il ruggito del marketing e si va consolidando la presa delle multinazionali sul sistema sanitario.

     

    Alan Cassels : Ricercatore in politiche del farmaco (Università di Victoria, Canada).

    Ray Moynihan : Giornalista, esperto di salute (British Medical Journal, The Lancet, The New England Journal of Medicine).

    (2Cf. Ivan Illich, Nemesi medica, BE Editore, 2005

    Traduzione dal francese di Giuseppina Vecchia per Pressenza

    Testo originale in inglese