Mascherine all’aperto, servono davvero?

Alberto Donzelli:”Valutare scientificamente se l’uso delle mascherine comporta più danni o benefici”

Mascherine all’aperto, servono davvero?

Le mascherine, secondo le attuali disposizioni nazionali vanno usate fuori casa in pratica sempre (salvo che “sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi”). Ciò sembra basato sull’assunto che siano efficaci nel ridurre la trasmissione del virus SARS-COV-2 anche all’aperto e che non abbiano effetti dannosi, salvo la scomodità. Purtroppo le cose non stanno così.

Una misura di sanità pubblica, per essere imposta come universale e obbligatoria, dovrebbe rispettare almeno tre condizioni: che ci siano prove forti dei suoi benefici, che i benefici attesi sovrastino eventuali danni e, in mancanza di queste condizioni ma sotto la pressione di un’emergenza sanitaria, che ci siano almeno indiscutibili ragionamenti logici a sostegno dei forti benefici netti di questa misura. Purtroppo queste tre condizioni mancano del tutto nel caso delle mascherine all’aperto.

Il dott. Alberto Donzelli (medico specialista in Igiene e Medicina Preventiva) sull’ultimo numero de L’altra medicina mostra come, stando alla letteratura scientifica esistente, non ci siano evidenze sul fatto che le mascherine all’aperto diano riduzioni nette di infezioni virali respiratorie.

Premesso che le ricerche scientifiche di maggior validità sono quelle randomizzate controllate, ci sono poche ricerche con questo disegno sulle mascherine a livello di comunità (cioè non in contesti sanitari o lavorativi, e comunque soprattutto “al chiuso”) e grandi revisioni che le hanno combinate hanno concluso che non ci sono prove adeguate di un’efficacia delle mascherine.

I suggerimenti del dott. Donzelli sarebbero:

  • niente a domicilio (salvo che in presenza di un positivo alla PCR-RT, quando non è in una stanza da solo e interagisce con i familiari).

In altri ambienti al chiuso, in presenza di altre persone, soprattutto in spazi affollati e poco aerati, una chiara raccomandazione di indossare mascherine è ragionevole. L’importante è restarci lo stretto necessario, e non essere obbligati a tenerle molto a lungo. Ad es. il Governo danese ha stabilito l’uso di mascherina durante grandi raduni, oppure se una persona che sa di essere infetta deve uscire di casa, o se ci si avvicina a persone con alto rischio di sviluppare in forma grave la COVID-19.

I problemi per chi indossa la mascherina in modo prolungato vanno ben oltre la CO2

L’OMS enumera alcuni danni/svantaggi potenziali con l’uso di maschere da parte del pubblico generale:

    • La reinalazione dell’anidride carbonica espirata è anch’essa indiscutibile, benché il suo significato clinico in soggetti sani resti da stabilire.

      Il problema maggiore, però, è la reinalazione nelle vie respiratorie di germi in moltiplicazione. A ogni espirazione non schermata si esala una parte di tali germi, ma con la mascherina parte di questi è reinalata alla successiva inspirazione, che si verifica 10-15 volte al minuto! Le prove della capacità delle mascherine di schermare goccioline potenzialmente infette sono chiare, ma occorre considerare anche l’effetto opposto descritto, che può controbilanciare i benefici.

      Se si schermano le goccioline potenzialmente infette, è ovvio che si trattengono anche i germi in proliferazione. E la salute degli infetti può peggiorare, se la resistenza all’espirazione, prodotta dalla maschera, fa aumentare la carica cumulativa e la fa scendere in profondità nei polmoni.

      Le difese immunitarie innate di cui le vie respiratorie superiori sono ben dotate servono a prevenire la diffusione nel corpo di germi patogeni. L’efficacia delle difese dipende molto dalla carica virale cumulativa. Se le mascherine la fanno aumentare, si può avere un aumento/aggravamento delle infezioni. La reinalazione dei propri virus aumenta la carica cumulativa e questa può raggiungere gli alveoli polmonari, povere di difese legate all’immunità innata (proprio perché di regola i microbi sono fermati prima, e fino a lì non dovrebbero arrivare in quantità!). Negli alveoli i virus si possono moltiplicare molto e quando dopo circa 10 giorni dall’infezione arrivano finalmente gli anticorpi delle difese adattative, trovando troppi virus scatenano una violenta risposta infiammatoria, con le conseguenze descritte in casi di COVID-19 a evoluzione grave.

      Per questo il dott. Donzelli insiste nel dire che proprio per il principio di precauzione non si dovrebbe pretendere l’uso di mascherine in condizioni di rischio minimo (tipicamente all’aperto, salvo condizioni di prossimità non breve/occasionale con altri), e in generale si dovrebbe far passare il messaggio che andrebbe evitato un uso prolungato di mascherine quando non necessario (mentre oggi non pochi hanno interpretato che siano protettive “sempre e a prescindere”).

      Come dice anche il dott. Donzelli, non chiediamo a nessuno di violare le regole ma chiediamo alle autorità preposte di intervenire tempestivamente per rispettare le evidenze scientifiche.

      Trovi l’articolo completo del dott. Alberto Donzelli sul numero 102 de L’altra medicina in edicola fino al 20 febbraio.


La virologa Gismondo: “Le mascherine all’aperto? Un’idiozia”

Covid, Tarro: «Le mascherine in estate fanno male. L’allarmismo del governo ci porta alla rovina»

https://www.facebook.com/mauro.grimolizzi/videos/3731438433585621

https://www.ecdc.europa.eu/sites/default/files/documents/COVID-19-use-face-masks-community.pdf

A parte quei casi in cui come abbiamo visto è raccomandato l’uso delle maschere facciali, visto che nessun dispositivo di barriera garantisce la sicurezza assoluta e visti i rischi e svantaggi associati al loro utilizzo, soprattutto prolungato, la precauzione migliore è sempre quella di mantenere l’assoluta igiene delle mani e degli ambienti e il distanziamento fisico la dove sono presenti dei sintomi.

L’uso di maschere per il viso nella comunità dovrebbe essere considerato solo come una misura complementare e non come una sostituzione di misure preventive come ad esempio il distanziamento fisico, l’igiene ed il lavaggio delle mani e l’attenzione di non toccarsi il viso, il naso, gli occhi e la bocca.

La persona sintomatica dovrebbe autoisolarsi ed evitare di entrare in contatto con altre persone. Anche una volta passata l’epidemia, in presenza di qualche linea di febbre o tosse, non è né saggio né responsabile prendere un’aspirina e andare comunque al lavoro o mandare il proprio figlio a scuola.

Ad oggi è ancora necessario quantificare le complesse interazioni che possono operare tra effetti positivi e negativi associati all’utilizzo delle maschere chirurgiche nella popolazione. Non è tempo di agire senza prove. 

Quando le prove di sicurezza ed efficacia mancano, o peggio, quando vi sono prove di non sicurezza e inefficacia, è nostro compito informare noi stessi e gli altri e non acconsentire a ordini non etici, illegali o incostituzionali che violano la nostra salute e libertà.

Bibliografia:

  1. The risks vs benefits off face masks is there an agenda? – By Dr. Alan Palmer – Children’s Health Defense
  2. Advice on the use of masks in the context of COVID-19 – OMS Interim guidance 5 june 2020
  3. Zhu JH et al. Effects of long-duration wearing of N95 respirator and surgical facemask: a pilot study. J Lung Pulm Resp Res 2014:4:97-100.

  4. Wu Y et al. Nervous system involvement after infection with COVID-19 and other coronaviruses. Brain Behavior, and Immunity, In press.
  5. Rapporto ISS COVID 19 nr. 25/2020 Istituto Superiore di Sanità – Raccomandazioni ad interim sulla sanificazione di strutture non sanitarie nell’attuale emergenza COVID-19: superfici, ambienti interni e abbigliamento
  6. Jones TC, Mühlemann B, Veith T, et al. An analysis of SARS-CoV-2 viral load by patient age – German. Research network Zoonotic Infectious Diseases website: Charité – Universitätsmedizin Berlin, 2020.
  7. Ludvigsson JF. Systematic review of COVID-19 in children shows milder cases and a better prognosis than adults. Acta Paediatr 2020 doi: 10.1111/apa.15270
  8. Benjamin Lee and William V. Raszka. COVID-19 Transmission and Children: The Child is Not to Blame. Pediatrics May 2020,
  9. Munro, A. The missing link? Children and transmission of SARS-CoV-2, Don’t Forget the Bubbles, 2020
  10. Mark Nicas. A Study Quantifying the Hand-To-Face Contact Rate and Its Potential Application to Predicting Respiratory Tract Infection, J Occup Environ Hyg.2008
  11. R.J. Roberge, Jung-Hyun Kim, Aitor Coca, Protective Facemask Impact on Human Thermoregulation: An Overview The Annals of Occupational Hygiene, Volume 56, Issue 1, January 2012, Pages 102–112,

 




Empatia, la porta d’accesso per sentire la felicità e il dolore dell’ altro

 

 

 

 

 

da un post pubblico di Anna Bruno

Ho letto commenti indignati e carichi di odio nei confronti dei ristoratori che ieri hanno aperto nonostante i divieti.

Ognuno di quei ristoratori potremmo essere noi
Buona giornata a tutti





Tutto il 2020 di 5LB Magazine, inseguendo Covid-19

Riporto il lavoro uscito su 5LB Magazine il 31

Tutto il 2020 di 5LB Magazine, inseguendo Covid-192020 anno Covid con 5LB Magazine

 

Il 2020 volge al termine.

Un anno che non può essere altro che sinonimo di COVID.
È un periodo cruciale di opportunità straordinarie e le coglieremo tutte.
Ringraziamo tutti i lettori del grande sostegno, del riconoscimento quotidiano per il nostro lavoro, ve ne siamo grati.
FEBBRAIO 2021 (aggiornato)
Covid19: messaggio di Maria Fida Moro al ministro e dott. Pasquale Aiese sui conti che non tornano
DICEMBRE
https://magazine.5lb.eu/2020/12/capodanno2021-Covid-5LeggiBiologiche-5378.html#ixzz6odM51ljw



 L’importante è non morire di Corona Virus

Poi se uno muore di depressione per mancanza di sole,

se uno muore di solitudine perché non ha nessuno in casa con cui scambiare due chiacchiere,

se uno muore per mancanza di ossigeno perché si sente soffocare,

se uno muore perché scannato dal consorte reso ancora più violento da questa reclusione forzata,

se uno muore di follia perché esasperato dall’essere costretto a vivere in un appartamento di 40m quadri,

se uno muore di fame perché la sua attività è stata chiusa e rischia il fallimento.

Se uno muore di rabbia perché non può dare il suo estremo saluto a un caro che muore nell’indifferenza,

se uno muore di angoscia perché vive una situazione difficile che senza “prese d’aria” non può più sostenere,

se uno muore perché non può più praticare lo sport che lo faceva sentire vivo,

se uno muore perché ha troppo bisogno di un abbraccio o di un contatto fisico,

se uno muore denigrato e seppellito dalla cattiveria della gente perché non indossava una inutile mascherina.

Se uno muore perché non ha nemmeno più il conforto della sua pratica religiosa,

se uno muore perché ha perso la cosa più preziosa che è la libertà,

se uno muore di panico perché l’informazione ufficiale non fa che sollecitarlo e nutrirlo e accrescerlo…

ecco se uno muore di altro che non sia il Corona Virus non ha alcuna importanza.

Non gliene importa un fico secco a nessuno.

di Ely Yum


Si può non vivere per non morire?

 

 

 


Tristezza: l’importanza di essere tristi