L’Intervista al dr Marco Moia Direttore dei centri TAO (terapia anticoagulante orale) in Italia nel maggio 2016 chiarisce in maniera inequivocabile che le verdure a foglia verde e quindi anche la Vitamina K2 è spesso ingiustamente sospesa a chi fa la terapia anticoagulante con farmaci di tipo warfarinici (o cumarinici) che servono a tenere il sangue scoagulato nei casi cardiologici richiesti (stent, aritmine ecc).
I pazienti che devono tenere il sangue leggermente più fluido, per impedire coaguli dovuti a variazione di flusso del sangue negli atri e ventricoli cardiaci, sanno che devono spesso essere sottoposti ad esami di controllo dei fattori della coagulazione e che i valori devono stare entro range piccolissimi.
Per tale motivo spesso, i medici dei centri TAO non amano che i pazienti prendano altre sostanze che influiscano su tali valori, e danno l’indicazione di mangiare poche o zero verdure a foglia verde per far si che la Vitamina K1 contenuta nei vegetali e successivamente la K2 (che si sintetizza dall’intestino) non vada a modificare i valori della coagulazione.
Ma i dosaggi del farmaco potrebbero essere benissimo impostati sulla base di una alimentazione che contenga anche verdure e se la dieta rimane costante, anche l’effetto dei farmaci sarà costante e con esso i valori della coagulazione.
Come spesso accade in medicina, si assite ad una linea generale di comportamento dettata più da comodità per il personale che non per effettiva esigenza nutrizionale e terapeutica.
Infatti con il seguente articolo si fa notare che la Vitamina K1 contenuta nei vegetali a foglia verde è necessaria per tantissime funzioni, ed è un peccato che venga vietata ai malati cardiaci che usano il Coumadin.
Il dr Marco Moia dice che è sbagliato eliminare verdure, ma quello che ci chiediamo è perché tali autorevoli dichiarazioni non siano seguite dai medici che si occupano di gestire le terapie con anticoagulanti?
Ma leggiamo l’intervista
Un pieno di vitamina K aiuta a proteggere la memoria e le ossa
Nuove indicazioni: via libera a spinaci e, in generale ai vegetali a foglia verde, anche se si usano gli anticoagulanti. Sono un aiuto anche contro le malattie cardiovascolari
Di Carla Favaro, nutrizionista
Una vitamina, forse meno nota di altre, la K (il cui nome deriva dal ruolo che ha nei processi di coagulazione del sangue, in tedesco “Koagulation”) è ultimamente al centro di diversi studi. In uno dei più recenti, pubblicato sulla rivista scientifica Maturitas, condotto su 160 adulti con più di 65 anni, ricercatori dell’Università di Angers, in Francia, hanno osservato un’associazione fra elevate assunzioni di vitamina K nella dieta e minori problemi di memoria.
Come funziona la vitamina K
Queste osservazioni, preliminari, potrebbero trovare una spiegazione nel fatto che da poco si è scoperto che la vitamina K è coinvolta nella protezione del sistema nervoso, oltre che nella regolazione del metabolismo osseo e nella prevenzione delle malattie cardiovascolari (attraverso la sua capacità di inibire i processi di calcificazione delle arterie).
Poiché le verdure, soprattutto quella a foglia verde, sono la principale fonte di vitamina K, prevederle nella dieta è importante anche per queste ragioni.
Ma chi segue una terapia con anticoagulanti cumarinici dovrebbe evitare il consumo di cibi ricchi di questa sostanza?
«I cumarinici — spiega Marco Moia, presidente dei Centri di terapia anticoagulante italiani — sono anticoagulanti orali, usati da quasi un milione di italiani, che contrastano l’azione della vitamina K impedendo l’attivazione di alcuni fattori della coagulazione».
«Contrariamente a quanto alcuni medici continuano a suggerire, il consumo abituale di verdura a foglia verde non va sconsigliato a chi segue queste terapie — chiarisce Moia — tanto è vero che nel nostro centro seguiamo vegetariani e vegani senza imporre loro cambiamenti dietetici. Importante è controllare la coagulazione periodicamente: se necessario sarà il medico ad adeguare la terapia».
«Non dimentichiamo — precisa Moia— che alimentarsi in modo sano riduce il rischio di molte malattie e questo è ancora più importante per i meno giovani, quali sono, nella maggioranza dei casi, i pazienti in terapia con anticoagulanti».
Studio tradotto
Astratto
Ai pazienti che iniziano il trattamento con antagonisti della vitamina K (VKA) vengono spesso forniti consigli educativi. Viene data grande enfasi alle informazioni nutrizionali.
La credenza comune è che l’assunzione di vitamina K con la dieta potrebbe contrastare l’effetto anticoagulante degli AVK e per molti anni i pazienti sono stati scoraggiati a consumare cibi ricchi di vitamina K, come le verdure a foglia verde. L’obiettivo di questo studio è riassumere le prove attuali supportando la presunta interazione tra l’assunzione di vitamina K nella dieta e le variazioni dell’INR con gli AVK. Le fonti di dati sono MEDLINE tramite PubMed e il database Cochrane.
- Sono stati inclusi tutti gli studi clinici che hanno indagato la relazione tra vitamina K alimentare e misure di anticoagulazione.
- Abbiamo escluso tutti gli studi sull’integrazione della sola vitamina K.
- Abbiamo eseguito una revisione sistematica della letteratura fino a ottobre 2015, cercando una combinazione di “cibo”, “dieta”, “vitamina K”, “fillochinone”, “warfarin”, “INR”, “coagulazione” e “anticoagulante Sono stati inclusi due studi interventistici dietetici e 9 studi osservazionali.
- Abbiamo trovato prove contrastanti sull’effetto dell’assunzione alimentare di vitamina K sulla risposta della coagulazione.
- Alcuni studi hanno trovato una correlazione negativa tra l’assunzione di vitamina K e le variazioni di INR, mentre altri hanno suggerito che è necessaria una quantità minima di vitamina K per mantenere un’adeguata anticoagulazione.
L’assunzione dietetica mediana di vitamina K1 variava da 76 a 217 μg / giorno tra gli studi e un effetto sulla coagulazione può essere rilevato solo per quantità elevate di assunzione di vitamina (> 150 μg/giorno).
La maggior parte degli studi ha incluso pazienti con varie indicazioni per la terapia con VKA, come fibrillazione atriale, protesi valvolari cardiache e tromboembolia venosa. Pertanto, il target INR era disomogeneo e non sono state condotte sottoanalisi per popolazioni specifiche o diversi anticoagulanti.
- Le misure utilizzate per valutare la stabilità anticoagulante erano variabili.
- Le prove disponibili non supportano i consigli attuali per modificare le abitudini alimentari quando si inizia la terapia con AVK.
- La restrizione dell’assunzione alimentare di vitamina K non sembra essere una strategia valida per migliorare la qualità dell’anticoagulazione con i VKA.
Sarebbe forse più rilevante mantenere un’abitudine alimentare stabile, evitando ampi cambiamenti nell’assunzione di vitamina K.
Studio tradotto
Astratto
Background:
gli antagonisti della vitamina K (VKA) sono stati utilizzati per decenni per prevenire eventi tromboembolici, ma possono essere gravosi per i pazienti in base a numerosi fattori che influenzano il controllo anticoagulante. È stato teorizzato che l’integrazione di vitamina K a basso dosaggio migliori il controllo anticoagulante nei pazienti con AVK che potrebbero essere carenti di vitamina K. L’obiettivo di questa revisione della letteratura è quello di proporre criteri per l’implementazione di un’integrazione di vitamina K a basso dosaggio in pazienti con VKA.
Revisione della letteratura:
le linee guida antitrombotiche CHEST 2012 raccomandate contro l’uso di routine della supplementazione di vitamina K nei pazienti con AVK. Sono stati valutati uno studio osservazionale e tre studi randomizzati controllati relativi a questa raccomandazione. Una revisione della letteratura è stata eseguita anche su altri studi che esaminano l’impatto della supplementazione di vitamina K a basso dosaggio sul controllo dell’anticoagulazione attraverso una ricerca in PubMed e nel Cochrane Database of Systematic Reviews. Sono stati esaminati uno studio retrospettivo e due prospettici. Sei dei sette studi hanno dimostrato una tendenza non statisticamente significativa nei dati che supportano il miglioramento del controllo anticoagulante con l’integrazione di vitamina K a basso dosaggio.
Conclusione:
Sebbene molti degli studi non abbiano ottenuto risultati significativi, la maggior parte ha dimostrato una tendenza a sostegno del miglioramento del controllo anticoagulante con l’integrazione di vitamina K a basso dosaggio nei pazienti in trattamento con VKA.
- Prima di assumere vitamina K2 con terapia anticoagulante in corso,
- CHIEDI AL TUO MEDICO,
- se è d’accordo Cerca l’integratore di vitamina K2 più adatto
La Vitamina K2 essendo liposolubile va assunta con un pasto generalmente condito di grassi (olio ev di oliva, ecc)
Per chi fa anticoagulanti viene consigliato il dosaggio più basso di 40-50 mcg.
Non sempre è facile trovare tale dosaggio, pertanto si può
- se avete la dose di una capsula da 100 mcg., assumerla a giorni alterni
- se avete la compressa da 100 mcg può essere divisa in due e presa giornalmente
- se avete la dose in capsula da 200 mcg. assumetela solo una volta alla settimana
Questa forma di vit K2 in gocce è piu’ facilmente gestibile per creare dosaggi bassi adatti a chi fa anticoagulanti o per bambini
1 goccia=20mcg
2 gocce=40mcg
Vitamina K2 Nutriva in compresse da 105 mcg
Le compresse di solito possono essere divise in due e quindi prendere metà dose
Vitamina K2 200 mcg Prinfit in capsule
K2-MK7 (Menaquinone)
1 capsula al giorno con un pasto (lontano dalla vitamina D3)
1 capsula la settimana se assumete Anticoagulanti e solo se il medico è d’accordo
Codice sconto Vitamineral – spedizione gratuita
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Dichiarazione di non responsabilità: questo articolo non è destinato a fornire consulenza medica, diagnosi o trattamento.
Vitamineral non si assume responsabilità per la scelta degli integratori proposti eventualmente nell’articolo.