Farmaci Bioidentici a confronto con Fitoestrogeni ed il mito della soia

MENOPAUSA

Nel corso della propria vita, la donna vede il suo corpo cambiare molte volte. Intorno ai 45 anni, si verificano dei cambiamenti ormonali che possono alterare la normale fisiologia femminile: la riserva ovarica si esaurisce ed estrogeni e progesterone, due tipi di ormoni, diminuiscono la loro produzione.

I medici offrono di sostituire gli ormoni mancanti con terapie farmacologiche:

  1. Ormoni sintetici (farmaci)
  2. Ormoni Bioidentici (farmaci)

VITAMINERAL *Zero farmaci* propone di usare le vie davvero naturali: I FITOESTROGENI

BIOIDENTICI COSA SONO

ORMONI BIOIDENTICI: COSA SONO E QUALI SONO

Il nostro organismo riconosce come propri gli ormoni bioidentici, proprio perché si tratta di ormoni con struttura chimica e funzionalità identiche a quelle degli ormoni prodotti naturalmente dal corpo umano. Producono le stesse risposte fisiologiche degli ormoni endogeni.

Sono solitamente indicati nell’ambito di una terapia ormonale sostitutiva (TOS), dunque nel trattamento di patologie e condizioni caratterizzate da una riduzione o da una mancata produzione di determinati tipi di ormoni. Sono personalizzati e vengono somministrati solo su prescrizione medica.

Gli ormoni sono molecole che non si trovano in natura, e che si creino di sintesi, o si modifichino sostanze naturali, resta sempre il fatto che vengono manipolati per diventare farmaci, con tutte le conseguenze ed effetti collaterali.

I principali farmaci noti come “ormoni bioidentici” sono:

  • progesterone
  • estradiolo
  • estriolo
  • DHEA
  • keto-DHEA
  • pregnenolone
  • cortisolo
  • testosterone
  • ormoni tiroidei
  • levotiroxina.

Gli ormoni bioidentici sono naturali?

Dr Buonarroti

Spesso il termine “bioidentici” è motivo di confusione e viene utilizzato in modi non troppo corretti. Alcuni, ad esempio, utilizzano la dicitura “ormoni bioidentici” per indicare ormoni ottenuti in laboratorio a partire da piante o loro componenti, quindi per indicare ormoni che si potrebbero definire di origine vegetale.

In questo contesto, inoltre, “ormoni bioidentici” e “ormoni naturali” vengono utilizzati in modo interscambiabile.

Tuttavia ci sono delle differenze. Il fatto che un prodotto o un principio attivo siano di origine vegetale non implica che si tratti di sostanze naturali al 100%.

Gli ormoni che vengono sintetizzati a partire da sostanze vegetali, per diventare “bioidentici” subiscono comunque alcune modificazioni.

Per questo non possono essere definiti “naturali”, in quanto costituiscono il risultato di trasformazioni avvenute in laboratorio.

Leggi => Menopausa, una fase della vita promossa a malattia – I Rischi della TOS

FITOESTROGENI

FITOESTROGENI

I fitoestrogeni sono composti vegetali strutturalmente simili agli ormoni estrogeni prodotti dal corpo umano. Grazie a questa somiglianza, una volta assunti possono imitare (seppur debolmente) gli effetti degli estrogeni nell’organismo 1.

In questo modo l’assunzione di fitoestrogeni può avere dei benefici per la salute.

Ad esempio, alcuni studi collegano l’assunzione di fitoestrogeni dopo la menopausa a livelli ridotti di colesterolo, minori sintomi climaterici (come le vampate di calore), una pelle più bella e un rischio inferiore di osteoporosi e alcuni tipi di cancro, incluso il cancro al seno 2, 3, 4.

È comunque doveroso precisare che gli effetti benefici dei fitoestrogeni possono essere soggettivi e piuttosto modesti; inoltre, servirebbero ulteriori studi per comprenderne pienamente i benefici e la sicurezza a lungo termine 4.

Dal punto di vista chimico, i fitoestrogeni appartengono alla grande famiglia dei polifenoli e si possono classificare in più categorie. Quella degli isoflavoni è la più nota e studiata.

I fitoestrogeni si trovano nella maggior parte degli alimenti di origine vegetale in quantità variabili. Ad esempio, gli isoflavoni abbondano soprattutto nella soia e in altre leguminose, compreso il trifoglio rosso 5, 6, 7.

Funzioni dei Fitostrogeni

I fitoestrogeni svolgono varie funzioni nelle piante, dove possono avere un ruolo nella difesa da infezioni e stress ossidativo 8, 9.

Gli effetti dei fitoestrogeni nell’organismo umano dipendono dalla loro somiglianza strutturale agli estrogeni (nell’immagine sottostante possiamo trovare il confronto tra la struttura del fitoestrogeno daidzeina e quella dell’ormone estrogeno 17-β-estradiolo).

Gli estrogeni prodotti dall’organismo sono delle molecole di segnalazione (cioè degli ormoni) che esercitano i loro effetti legandosi a specifici recettori all’interno delle cellule. La somiglianza strutturale con gli estrogeni fa sì che i fitoestrogeni possano interagire con questi recettori, producendo risposte analoghe a quelle indotte dagli estrogeni 10.

Tuttavia, in generale, l’attività estrogenica dei fitoestrogeni è molto più debole e, a seconda della tipologia e delle concentrazioni, possono aumentare od ostacolare gli effetti di questi ormoni in alcuni tessuti 11, 12.

Ciò significa che alcuni fitoestrogeni hanno effetti simili agli estrogeni, mentre altri ne bloccano gli effetti 13.

BENEFICI

Possibili benefici per la salute

Diversi studi dimostrano che gli alimenti e gli integratori ricchi di fitoestrogeni possono fornire benefici per la salute, tra cui:

  • riduzione dei sintomi della menopausa: gli isoflavoni di soia e trifoglio rosso possono aiutare a combattere alcuni sintomi della menopausa come le vampate di calore 14, 15.
  • Riduzione della pressione sanguigna: gli integratori di resveratrolo e quercetina possono ridurre la pressione sanguigna 16, 17.
  • Migliore controllo della glicemia: il resveratrolo, i lignani dei semi di lino e gli isoflavoni della soia possono favorire il controllo della glicemia 18, 19, 20.
  • Rischio ridotto di cancro alla prostata: gli integratori di isoflavoni possono ridurre il rischio di cancro alla prostata, ma non è possibile raggiungere conclusioni solide senza ulteriori ricerche 21.
  • Abbassare i livelli di colesterolo: gli integratori di isoflavoni di soia possono abbassare i livelli di colesterolo totale e LDL 22.
  • Riduzione dell’infiammazione: gli isoflavoni della soia e i lignani possono ridurre i livelli di Proteina C reattiva (un marcatore infiammatorio) nelle donne in postmenopausa con alti livelli di PCR 23, 24.

Menopausa, una fase della vita promossa a malattiaI Rischi della TOS

Come Funzionano i Fitoestrogeni

APPROFONDISCI

Attività estrogenica e antiestrogenica

A seconda delle concentrazioni e del tessuto considerato, i fitoestrogeni possono avere proprietà estrogeniche agoniste o antagoniste (cioè potenziare o ridurre gli effetti degli estrogeni).

Secondo una teoria, gli effetti dei fitoestrogeni possono dipendere dai livelli di estrogeni dell’individuo.

Poiché questi composti vegetali sono attivatori in qualche modo più deboli dei recettori degli estrogeni rispetto agli ormoni prodotti dall’organismo, si ipotizza che aiutino a 1:

  • aumentare l’attività degli estrogeni quando i loro livelli sono bassi (occupando i recettori degli estrogeni vuoti e stimolandoli, seppur parzialmente). I livelli di estrogeni diminuiscono dopo la menopausa, motivo per cui a volte alle donne in postmenopausa viene consigliato di mangiare più soia e altri alimenti ricchi di fitoestrogeni per combattere disturbi come le vampate, rafforzare le ossa e migliorare la pelle.
  • Ridurre l’attività degli estrogeni quando i loro livelli sono alti (prevenendo il legame degli estrogeni ai loro recettori e stimolandoli solo debolmente).
    Questo effetto potrebbe aiutare a ridurre il rischio di tumori associati agli ormoni (tumori al seno, all’utero, alle ovaie e alla prostata).

Tuttavia, il quadro appare molto più complesso.

Una caratteristica interessante dei fitoestrogeni è stata rivelata alla fine degli anni ’90 quando alcuni, come la genisteina, sono stati segnalati per legarsi con un’affinità maggiore al recettore degli estrogeni di tipo β (ERβ) rispetto a quello di tipo α (ERα) 25.

Mentre ERβ è distribuito a basse concentrazioni in molti tessuti corporei, i livelli di ERα sono più alti e specifici nei tessuti riproduttivi femminili.

Gli scienziati sono interessati a queste attività selettive dei fitoestrogeni perché gli effetti anti-estrogenici nel tessuto riproduttivo potrebbero aiutare a ridurre il rischio di tumori associati agli ormoni (mammella, utero e prostata), mentre gli effetti estrogenici in altri tessuti potrebbero aiutare a mantenere la densità minerale ossea e migliorare i profili lipidici nel sangue.

La misura in cui i fitoestrogeni esercitano effetti estrogenici e anti-estrogenici negli esseri umani rimane ancora oggi al centro di una considerevole ricerca scientifica.

Attività indipendenti dal recettore degli estrogeni

A complicare ulteriormente la questione contribuisce il fatto che alcune azioni biologiche dei fitoestrogeni possono essere indipendenti dalle loro interazioni con i recettori degli estrogeni.

Ad esempio, gli isoflavoni possono alterare l’attività biologica degli estrogeni e degli androgeni deprimendo o stimolando l’attività di alcuni enzimi (come l’aromatasi) coinvolti nel metabolismo di questi ormoni 26, 27, 28, 29 o delle proteine che li trasportano nel sangue (SHBG) 30.

È stato anche dimostrato che diversi fitoestrogeni, come gli stilbeni e i lignani, mostrano attività antiossidanti e antinfiammatorie che possono concorrere ai loro effetti sulla salute 31, 32.

Inoltre, i fitoestrogeni possono avere attività antiproliferative e antitumorali indipendenti dalla segnalazione degli estrogeni 33, 34, 35.

Infine, il fatto che gli estratti vegetali ricchi di fitoestrogeni apportino varie altre categorie di sostanze farmacologicamente attive complica ulteriormente le questione, poiché i benefici riscontrati negli studi possono dipendere anche da altri princìpi attivi o dalla loro particolare sinergia.

FITOESTROGENI E FLORA INTESTINO

Importanza della flora intestinale

La composizione del microbiota intestinale può influenzare pesantemente il destino metabolico e gli effetti biologici dei fitoestrogeni.

Ad esempio, si ritiene che l’entità di alcuni potenziali benefici per la salute derivanti dall’assunzione di soia dipenda dalla capacità di convertire gli isoflavoni in metaboliti chiave durante la digestione 36, 37.

In particolare, alcuni batteri del colon possono convertire l’isoflavone della soia daidzeina in equolo, un metabolita che ha una maggiore attività estrogenica rispetto alla daidzeina.

A tal proposito, è stato calcolato che solo tra il 40 e il 60% delle persone ha una flora intestinale in grado di produrre equolo dalla daidzeina 38.

Oltre all’equolo anche gli enterolignani enterolattone ed enterodiolo vengono generati durante il metabolismo dei lignani (una classe di fitoestrogeni) grazie alla cooperazione di gruppi di batteri intestinali che non sono presenti in tutte le persone 39, 38.

Quali sono

I fitoestrogeni si possono classificare in quattro principali categorie di composti fenolici:

  • isoflavoni,
  • stilbeni,
  • lignani,
  • cumestani.

Le molecole più studiate sono gli isoflavoni, in particolare genisteina, daidzeina, gliciteina, formononetina e biocanina A. Questi fitoestrogeni sono contenuti soprattutto nei semi di soia e nel trifoglio rosso.

Tra gli stilbeni, la molecola più nota è il resveratrolo, che si trova nell’uva e nelle arachidi. Questo fitoestrogeno ha una debole attività estrogenica, maggiore per l’isomero trans rispetto al cis-resveratrolo.

I lignani sono la principale fonte di fitoestrogeni nella dieta tipica occidentale 45, 46. Le principali fonti alimentari sono i semi di lino, ma anche la farina di frumento integrale, le arachidi, la frutta, le bacche, la verdura, il tè e il caffè.

I lignani, generalmente, non possiedono un’attività estrogenica diretta, ma vengono convertiti dai microbi intestinali in composti che la possiedono. In particolare, possono essere metabolizzati in enterolignani (enterodiolo ed enterolattone) nel lume intestinale 44.

Un esempio è dato dal matairesinolo (dimero non estrogenico), che può essere convertito dai microbi intestinali in enterolattone (che è facilmente assorbito e ha un importante attività estrogenica) 40, 41, 42, 43.

Nel gruppo dei cumestani, si ricorda il potente fitoestrogeno cumestrolo. Questa sostanza può essere trovata nell’erba medica (Medicago sativa L.), nel trifoglio bianco, negli spinaci e nei germogli di soia.

Fonte articolo Magazine X115


EQUILIBRIO

LE PIANTE AMICHE DELLA MENOPAUSA

Le piante toniche dell’utero sono quelle che hanno un effetto nutritivo (trofico) sul sistema riproduttivo femminile. La loro azione è dovuta in gran parte al contenuto di vari Fitoestrogeni e alle proprietà di migliorare la circolazione del sangue negli organi femminili.
Le piante contenenti Fitoestrogeni sono state usate da millenni per le stesse situazioni per cui oggi si prescrivono estrogeni. Mentre gli estrogeni, sia sintetici che naturali, comportano dei rischi (tumori) i Fitoestrogeni non hanno effetti collaterali.

«Dati epidemiologici e studi su animali hanno dimostrato che i Fitoestrogeni sono estremamente efficaci nel prevenire il tumore alla mammella, non solo perché competono con i recettori per gli estrogeni, ma anche con altri meccanismo anti-cancro (7-8).

I Fitoestrogeni sono in grado di esercitare effetti estrogenici, ma la loro attività è al massimo pari all’1-2% dell’attività dell’estrogeno (9). Tuttavia, a causa della loro attività, i Fitoestrogeni sono in grado di riequilibrare gli effetti estrogenici.
Se i livelli di estrogeni sono bassi, dal momento che i Fitoestrogeni hanno una qualche attività estrogenica, determinano un aumento dell’effetto estrogenico.

Se i livelli di estrogeni sono alti, dal momento che i Fitoestrogeni legano i recettori degli estrogeni e quindi competono con loro, ci sarà una diminuzione dell’effetto estrogenico (10).
A causa di questo bilanciamento dei Fitoestrogeni sugli effetti dell’estrogeno, è frequente che la medesima pianta sia indicata in condizioni sia di eccesso di estrogeni (per esempio, nella sindrome premestruale) sia di difetto di estrogeni (per esempio, nella menopausa e nelle anomalie mestruali)» (11).

Dr. Martino Giorgini

Bibliografia

  • (7) Adlercreutz H., Mazur W., , Ann, Med 1997; Phyto-oestrogens and Western diseases 29: 95-120
  • (8) Rose D.P., , Nutrition 1992; 8: 47-51 Dietary fiber, phytoestrogen and breast cancer
  • (9) Elghamary M.I., Shihata I.M., , Planta Medica, Biological activity of phytoestrogens 1965; 13: 352-357
  • (10) Tamaya T., et.al.,Inhibition by plant herb extracts of steroid bindings in uterus, liver and serum of the rabbit, Acta Ob Gyn Scand 1986; 65: 839-842
  • (11) J.E. Pizzorno Jr., M.T. Murray, op. cit.

Integratori utili per la Menopausa

  • Soia e Isoflavoni
  • Trifoglio Rosso
  • Cohosh nero – Cimicifuga
  • Collagene
  • Calcio e Vitamina D
  • Olio di Enotera
  • Dong Quai
  • Maca
  • Semi di Lino
  • Ginseng
  • Agnocasto
  • Valeriana
INTEGRATORI UTILI
Salvia - Estratto Idroalcolico

Salvia – Estratto Idroalcolico

Agisce favorevolmente nel periodo della menopausa e aiuta a mantenere in buona salute il cavo orale


Trifoglio Rosso Bio - Estratto Idroalcolico

Trifoglio Rosso Bio – Estratto Idroalcolico

Utile per i disturbi della menopausa


Menopausa Control PlusMenopausa Control Plus

Dr. Giorgini – 80 pastiglie

Si consiglia l’assunzione di 4 pastiglie una o due volte al giorno in qualunque momento (da 4 a 8 pastiglie al giorno).

Il prodotto contiene:
Cimicifuga (Cimicifuga racemosa) rizomi E.S., Cardo Mariano (Silybum marianum) frutti E.S. (titolato all’80% in silimarina), (L-)istidina, Glutatione ridotto, SAMe (S-adenosil metionina disolfato tosilato), soia (Glycine max) semi E.S. (titolato al 40% in isoflavoni), GammaOrizanolo, Potassio Ioduro.


Pausanorm Forte Salugea – Integratore per la Menopausa

Pausanorm Forte Salugea – Integratore per la Menopausa

Con Trifoglio Rosso, Kudzu, Dioscorea Villosa, Verbena e Angelica Sinensis per contrastare i fastidi della menopausa


Wild Yam 300 - Integratore di Dioscorea

Wild Yam 300 – Integratore di Dioscorea

Natural point

Utile per i disturbi della menopausa e del ciclo mestruale


Menopausa

Menopausa

Herbalgem

Aiuta a contrastare i fastidi tipici della menopausa

L’integratore è a base di:

  • Mirtillo rosso (Vaccinium vitis idaea L.),
  • Ribes nero (Ribes nigrum (L.) Jacq.),
  • Biancospino (Crataegus oxyacantha auct.),
  • Trifoglio rosso (Trifolium pratense L.).

Holos Medica

Sostegno durante il periodo della menopausa. Contiene:
Lampone (Rubus idaeus L.) gemme, Pino mugo (Pinus montana turra) gemme, Mirtillo rosso (Vaccinium vitis idaea L.) gemme.


Farmaderbe

  • Cimicifuga e Trifoglio rosso, i cui estratti ricchi di fitoestrogeni sono efficaci nella gestione dei sintomi della menopausa sia legati al sistema vascolare, come le vampate di calore, ma anche psicologici, come un eccesso di irritabilità, ecc.;
  • vitamina B6, vitamina importante per il buon funzionamento del sistema nervoso, ha un ruolo nella regolazione dell’attività ormonale e nel tono dell’umore;
  • vitamina B5,
  • Kudzu, chiamato anche arrowroot, è una pianta di origine orientale il cui estratto è utile al sistema cardiovascolare e per sintomi comunemente associati alla menopausa come le vampate di calore;
  • Vitamina D, a supporto di muscoli, ossa e articolazioni.

Sant’Egle

Integratore alimentare a base di:

  • Salvia, che favorisce la regolarità sul processo di sudorazione, 
  • Kudzu, che favorisce la regolarità del transito intestinale e la funzionalità articolare, 
  • Trifoglio rosso, che aiuta a contrastare i disturbi della menopausa, 
  • Luppolo, che favorisce il rilassamento e il sonno, anche in caso di stress, 
  • Finocchio, che favorisce il drenaggio dei liquidi corporei, 
  • Reishi, che sostiene le naturali difese dell’organismo.

L’integratore è composto da solo piante di origine naturale e biologiche, coltivate in Maremma Toscana ed in Italia, titolate e con principi attivi efficaci. 


Nutriva

  • Salvia officinalis, ricchi in polifenoli, tannini, flavonoidi, triterpeni, perossidasi e ossidoreduttasi, svolgono un’azione antiossidante. La proprietà antisudorifere della Salvia sono dovute alla azione antidopaminergica grazie presenza di un monoterpene, il tuione, che agisce sulle terminazioni nervose periferiche delle ghiandole sudorifere inibendo l’eccesso di sudorazione.
  • Rhodiola, la pianta dall’azione tonico-adattogena aiuta l’organismo ad adattarsi velocemente a fasi di cambiamento e stress emotivo.
  • Cimicifuga, è molto efficace nell’alleviare le vampate e la secchezza vaginale e contribuisce a contrastare anche le alterazioni dell’umore.
  • Miscela di oligoelementi (Calcio, Cloro, Fosforo, Zolfo, Magnesio, Potassio, Sodio, Ferro, Manganese, Zinco, Rame, Selenio)

Miscela pronta di fiori di Bach utile per gli sbalzi del tono dell’umore durante la menopausa

Laboratorio Erboristico Di Leo

Contiene questi fiori di Bach: 

  • Walnut, è il fiore che aiuta  a gestire il cambiamento, donando la serenità di accettare la nuova situazione, senza ansie o stress, 
  • Honeysuckle, indicato quando si rimpiange la propria giovinezza e ci si lascia andare, 
  • Scleranthus, aiuta a gestire le emozioni associate alle vampate di calore,
  • Mustard, utile per attenuare gli sbalzi di umore,
  • Chicory, indicato per problemi legati all’apparato genitale femminile,
  • Vervain, per le tensioni che la nuova situazione può generare a livello fisico e mentale.

Hifas da Terra

Contiene: estratti puri di Ganoderma lucidum (Reishi), Hericium erinaceus (Hericium), Cordyceps sinensis, (Cordyceps), funghi che aiutano a supportare il benessere psicologico e fisico durante i cambiamenti ormonali.

Contiene AshwagandhaTè verde (titolato al 95 % in polifenoli) e una miscela di probiotici utili a supportare il benessere generale della donna.

Inoltre, la sua formula è arricchita con vitamina B6, che aiuta a regolare l’attività ormonale e contribuisce al benessere psicologico; vitamina D e zinco, che sostengono la salute delle ossa; e vitamina A, dal ruolo antiossidante, che supporta la normale funzione delle mucose.


Fitoestrogeni nella Dieta

Tra gli alimenti più ricchi di fitoestrogeni ricordiamo 1 40, 43:

  • Soia;
  • Semi di lino;
  • Cereali integrali;
  • Semi di sesamo;
  • Verdure a foglia verde, frutta e verdura;
  • Germogli di erba medica e trifoglio;
  • Legumi.

In genere, la fonte più importante di fitoestrogeni è data dagli isoflavoni presenti nei semi di soia e nei loro prodotti trasformati.

Sulla base degli studi, la quantità di isoflavoni necessaria per produrre effetti sulla salute è di circa 40-70 mg/giorno o una media di 50 mg/giorno.

L’assunzione giornaliera media di fitoestrogeni nell’Asia orientale e sud-orientale è stimata tra 20 e 50 mg al giorno. Al contrario, l’assunzione media di fitoestrogeni negli adulti negli Stati Uniti è di soli 0,15-3 mg al giorno, e in Europa è molto più bassa, intorno a 0,49-0,66 mg al giorno 41.


Il mito della soia

Gli integratori di isoflavoni non influenzano la funzione tiroidea nelle donne in postmenopausa

Come si evince dai prossimi due studi, la soia risulterebbe sicura per chi soffre di ipotiroidismo, a patto che non ci sia una carenza di Iodio.

Dimostrabile anche dal fatto che non si riscontrano alti tassi di ipotiroidismo nella popolazione giapponese, che è da sempre una popolazione con elevato consumo di soia, specie delle forme fermentate.

I problemi con la soia sorgono in relazione all’assorbimento del farmaco ormone della tiroide e non alla tiroide stessa. Seguono due studi tradotti.

Aggiornamento sulla soia e sulla salute: valutazione della letteratura clinica ed epidemiologica
Link allo studio

TRADUZIONE

Funzione tiroidea

Le preoccupazioni sugli effetti antitiroidei della soia si basano principalmente su ricerche in vitro [395,396] e studi su roditori a cui sono stati somministrati isoflavoni isolati [397,398].

Sebbene diversi casi di gozzo siano stati attribuiti all’uso di latte artificiale di soia, questo problema è stato eliminato a metà degli anni ’60 con l’avvento della fortificazione dello iodio della formula [399.400,401].

Una revisione completa pubblicata nel 2006 che includeva 14 studi clinici ha rilevato che la totalità delle prove ha dimostrato che né gli alimenti di soia né gli isoflavoni influenzano negativamente la funzione tiroidea negli uomini o nelle donne eutiroidi [402].

Gli studi pubblicati da questa revisione [403,404,405,406,407], che includono due che erano di tre anni di durata [408,409], sostengono questa conclusione così come la conclusione dell’EFSA secondo cui gli “integratori di isoflavoni non influenzano la funzione tiroidea nelle donne in postmenopausa [108].
Risk assessment for peri- and post-menopausal women taking food supplements containing isolated isoflavones” – EFSA Panel on Food Additives and Nutrient Sources added to Food (ANS)

I cibi di soia possono aumentare la quantità di farmaci tiroidei necessari ai pazienti ipotiroidei, non a causa di un effetto sulla tiroide, ma perché le proteine della soia possono interferire in una certa misura con l’assorbimento della levotiroxina [410,411,412,413].

La soia non è unica a questo proposito, tuttavia, poiché molte erbe e farmaci e integratori di fibre e calcio hanno effetti simili [414,415,416,417,418,419,420,421,422].

In ogni caso, non è necessario che i pazienti con tiroidite (ad eccezione dei bambini con ipotiroidismo congenito) evitino i cibi di soia poiché i farmaci tiroidei vengono assunti a stomaco vuoto e i dosaggi possono essere facilmente regolati per compensare qualsiasi effetto della soia [423].
Infine, c’è la preoccupazione che la soia possa peggiorare la funzione tiroidea in coloro la cui funzione tiroidea è compromessa, come i pazienti ipotiroidi subclinici e quelli il cui apporto di iodio è marginale.
La preoccupazione per quest’ultimo si basa sul potenziale di isoflavoni piuttosto che sull’amminoacido tirosina da iodare, inibendo così la sintesi dell’ormone tiroideo [424].
Tuttavia, la ricerca clinica pubblicata nel 2012 indica che la iodazione degli isoflavoni è trascurabile e clinicamente irrilevante [425].

Un piccolo studio britannico ha rilevato che una modesta esposizione agli isoflavoni (16 mg/giorno) ha aumentato la probabilità di progredire dall’ipotiroidismo subclinico a quello aperto [166].
Questi risultati sono sorprendenti perché la progressione dell’ipotiroidismo da subclinico a palese tra i pazienti giapponesi non è elevata [426] né sono i tassi di ipotiroidismo elevati in Giappone [427].

È degno di nota che nello studio britannico l’esposizione agli isoflavoni ha causato riduzioni marcate e statisticamente significative della pressione sanguigna sistolica e diastolica, della resistenza all’insulina e della CRP.

Link agli studi numerati

Conclusione

Poiché i livelli degli ormoni liberi della tiroide non sono stati influenzati, proponiamo che l’uso di integratori alimentari di fitoestrogeni non sia associato allo sviluppo di disturbi della tiroide in soggetti con un’adeguata assunzione di iodio.

Link allo studio


Revisione sistematica e meta-analisi sull’effetto della soia sulla funzione tiroidea

Link allo studio

TRADUZIONE

Astratto

Gli alimenti a base di soia hanno avuto un importante ruolo dietetico nei paesi asiatici per secoli e negli ultimi anni sono diventati sempre più popolari nei paesi occidentali a causa dei loro benefici per la salute suggeriti.
Tuttavia, ci sono alcune preoccupazioni sul fatto che la soia possa avere un effetto negativo sulla funzione tiroidea e possa alterare i livelli di ormoni tiroidei.

Lo scopo di questa revisione sistematica era quello di indagare il legame tra il consumo di soia o di prodotti di soia e la funzione tiroidea attraverso la misurazione dei livelli di ormoni tiroidei.

Una revisione sistematica e una meta-analisi sono state intraprese su tutti gli studi randomizzati controllati di studi tra cui la soia come intervento e in cui sono state misurate la triiodotironina libera (fT3), la tiroxina libera (fT4) e l’ormone stimolante la tiroide (TSH).

La ricerca includeva PubMed, MEDLINE, EMBASE, Cochrane e fonti per la letteratura grigia. La sintesi quantitativa dei dati è stata eseguita utilizzando un modello di effetti casuali, con differenza media standardizzata (SMD) e intervallo di confidenza del 95% come statistiche di sintesi.

Un totale di 18 articoli erano adatti per la revisione.
La meta-analisi non ha mostrato cambiamenti significativi nei livelli di
🔹fT3 (WMD: 0,027 pmol/L, 95% CI: -0,052, 0,107, p = 0,499; I2: 55,58%),
🔹fT4 (WMD: -0,003 pmol/L, 95% CI: -0,018, 0,011, p = 0,656; I2: 87,58%)
🔹mentre è stato osservato un aumento dei livelli di TSH (WMD: 0,248 mIU/L, 95% CI: 0,001, 0,494, p = 0,049; I2: 80,31%) livelli con integrazione di soia.
Non c’erano prove di pregiudizi di pubblicazione.

L’integrazione di soia non ha alcun effetto sugli ormoni tiroidei e aumenta solo molto modestamente i livelli di TSH, il significato clinico, se del caso, dell’aumento del TSH non è chiaro.


Dal sito Menopausa.com leggi:

Falso mito sulla soia: La soia non è consigliata a chi soffre di disfunzioni alla tiroide

Falso. Si tratta di una falsa credenza. Uno dei timori più diffusi riguardo alla soia è che possa avere un effetto negativo sulla funzionalità della tiroide, in particolare nelle persone con ipotiroidismo. Questo falso mito nasce dal fatto che in alcuni studi in vitro e su animali si è visto che alcune sostanze presenti nella soia sembravano inibire la sintesi di ormoni prodotti dalla tiroide. Più precisamente, sono considerati responsabili di questo effetto gli isoflavoni, composti di origine vegetale classificati anche come fitoestrogeni, aventi una struttura chimica e alcune funzioni simili a quelle degli estrogeni prodotti dal nostro organismo.

Dall’analisi della letteratura scientifica sul tema, però, si è visto che la soia non ha effetti sulla funzionalità della tiroide , sia in chi soffre di ipotiroidismo che negli individui senza questo disturbo. Come riporta l’Associazione Medici Endocrinologi, non vi sono prove per sconsigliare l’assunzione di soia nei pazienti affetti da patologie tiroidee. Lo stesso vale per le verdure appartenenti alla famiglia delle Crucifere o Brassicaceae (come cavolfiori, broccoli, cavoletti di Bruxelles, rucola), il cui consumo è stato in passato correlato a un rischio maggiore di anomalie alla tiroide e di sviluppare il gozzo.

Come riferisce la Società Italiana di Endocrinologia, non esistono in generale alimenti dannosi per la tiroide e che devono essere eliminati dalla dieta. 

Per le persone che soffrono di ipotiroidismo e che assumono levotiroxina, vi è solo un’unica importante accortezza da osservare:

  • è opportuno evitare il consumo di soia e derivati solo nelle 2-4 ore successive all’assunzione del farmaco.

In ogni caso alimenti come caffè, latte, crusca e tè devono essere consumati circa 30-60 minuti dopo l’assunzione di levotiroxina. Questo perché le proteine della soia potrebbero interferire con l’assorbimento della L-tiroxina, riducendo quindi l’efficacia del medicinale.

Per la salute della tiroide la raccomandazione è di integrare iodio nella forma inorganica (Tipo Lugol: Ioduro di Potassio). Lo iodio è importante perché serve alla tiroide per produrre gli ormoni – tiroxina (T4) e triiodotironina (T3) – che regolano importanti processi fisiologici. 

Fra i prodotti di soia consiglio quelli fermentati:

Shoyu - Salsa di Soia

Shoyu – Salsa di Soia

Preparato con i migliori metodi tradizionali soia, grano e sale marino (fermentati 18 mesi in barili di legno)

Natto Starter - Polvere di soia e Riso per Preparare l'Antipasto Natto

Natto Starter – Polvere di soia e Riso per Preparare l’Antipasto Natto

Mugi Miso con Orzo

Mugi Miso con Orzo

Pasta di soia e orzo fermentata 12 mesi


Liberatoria (Disclaimer)

Dichiarazione di non responsabilità: questo articolo non è destinato a fornire consulenza medica, diagnosi o trattamento.
Vitamineral non si assume responsabilità per la scelta degli integratori proposti eventualmente nell’articolo.


image_pdfsalva articolo in PDFimage_printstampa articolo o scarica contenuti

Esegui l'accesso per Commentare

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.