La carenza di bile e i calcoli

La cistifellea, anche chiamata colecisti, è un organo a forma di pera posizionato sotto al fegato; normalmente ha una lunghezza di circa 8-9 cm e una larghezza massima di 2-3 cm e si occupa di conservare la bile, un fluido prodotto dal fegato ed in grado di contribuire alla digestione dei grassi; durante il processo digestivo la cistifellea rilascia la bile attraverso un canale che prende il nome di dotto biliare comune, un condotto che collega la cistifellea e il fegato all’intestino tenue. Può essere interessata da diversi disturbi come calcoli o infiammazione della sua mucosa interna.

Parliamo dei calcoli

I calcoli alla colecisti, detti anche calcoli biliari, si formano quando i componenti della bile non sono ben bilanciati. Questo porta alla formazione di cristalli che si solidificano e diventano calcoli.

Il dr. Martino Giorgini ci spiega come avviene la formazione di calcoli a causa della carenza di bile.

Come riconoscere la carenza di bile

Nell’intestino tenue, per completare la digestione, sono necessari la bile e il succo pancreatico.
Questi, essendo in soluzione di bicarbonato di sodio, prima neutralizzano l’acido cloridrico e poi creano un ambiente debolmente alcalino, richiesto dagli enzimi digestivi prodotti dal pancreas e dall’intestino tenue.

La lecitina, prodotta dal fegato e riversata con la bile, agevola la digestione dei grassi e dei nutrimenti liposolubili emulsionandoli con la lipasi.
Per scoprire quando non si produce sufficiente bile, partiamo, questa volta, dai sintomi, facilmente riconoscibili.

I calcoli alla cistifellea sono il sintomo più facile da riconoscere. Se si sono formati dei calcoli vuol dire che la produzione di bile è cronicamente molto scarsa.
Poiché la bile è necessaria per l’assorbimento dei grassi, se questa è carente i grassi non vengono assorbiti e fanno galleggiare le feci (steatorrea). Per verificare è sufficiente osservarle prima di tirare l’acqua.
In un primo tempo, si può pensare: bene così non ingrasso.

Ma insieme ai grassi saturi non vengono assorbite le vitamine liposolubili (A, D, E, K), gli acidi grassi essenziali, i carotenoidi, i flavonoidi e tutte le altre sostanze solubili negli oli e nei grassi.

I sintomi digestivi della carenza (o mancanza) di bile sono facilmente rilevabili:

  • reflusso gastro-esofageo (rigurgiti acidi in gola)
  • eruttazioni
  • ernia iatale,
  • digestione molto lenta, difficile di alcuni cibi che “tornano”

Questi sintomi digestivi non sono causati da un cattivo funzionamento dello stomaco (anzi l’acido cloridrico c’è e talvolta si sente eccome in gola), ma sono causati da una carenza, o mancanza, di bile!

Fra lo stomaco e il duodeno, infatti, è situata una valvola (piloro) che rimane chiusa con l’acidità e si apre con l’alcalinità del succo biliare (che, come si è ricordato, è in soluzione di bicarbonato di sodio, come il succo pancreatico).
Così, quando arriva un po’ di bile il piloro si apre e passa un po’ di cibo predigerito acido (chimo). Quindi si richiude. Arriva altra bile, si riapre e così via fino allo svuotamento del contenuto gastrico.

Bisogna sottolineare che, in questo modo, quando la bile arriva nell’intestino crasso, non è più alcalina, proprio perché il bicarbonato si è combinato con l’acido cloridrico per formare sale, acqua e anidride carbonica.

In mancanza di acido cloridrico, la digestione delle proteine fino a peptoni dipende dagli enzimi proteolitici prodotti dal pancreas (tripsina e chimotripsina), a condizione che la bile sia presente a garantire il pH alcalino a loro necessario.

La bile esplica direttamente anche altre azioni:

  • antiputrida
  • conservazione della mucosa intestinale
  • sedativa sul cuore e sulla respirazione
  • stimolante le fibre muscolari striate dei muscoli scheletrici e quelle lisce dell’intestino per la peristalsi

COME AUMENTARE LA PRODUZIONE DI BILE

Per aumentare la bile sono necessarie le piante coleretiche e colagoghe (che aumentano cioè la produzione e la secrezione della bile), come:

  • le foglie di Boldo (Peumus boldus),
  • le foglie di Carciofo (Cynara scolymus),
  • la corteccia di Crespino (Berberis vulgaris),
  • i semi di Cardo mariano (Silybum marianum),
  • le radici e le foglie di Tarassaco (Taraxacum officinalis),
  • l’erba con fiori di Fumaria (Fumaria officinalis).

La bile, si può affermare, è il miglior digestivo e perciò lo sono anche le piante che ne aumentano la produzione.
La Fumaria, va notato, ha proprietà anfocoleretiche, cioè aumenta o diminuisce la produzione di bile a seconda delle esigenze e se non vi è necessità non agisce.

La struttura degli acidi biliari è il colesterolo, dal quale si formano l’acido colico e chenodesossicolico. Questi vengono coniugati con gli aminoacidi Glicina e Taurina che sono presenti nella bile sotto forma di sali di sodio o di potassio.

Nei carnivori i sali biliari sono coniugati in particolare con la Taurina, negli erbivori con la Glicina, negli onnivori con Glicina e Taurina in parti uguali.
Glicina e Taurina sono necessarie per la produzione di bile (necessaria anche la vitamina C), ma poiché servono anche per la detossificazione di Fase II e la glicina compone un terzo del collagene può essere necessaria la loro integrazione.

La scarsa produzione di bile è associata, perciò, all’aumento dei livelli di colesterolo nel sangue, in quanto è il principale componente della bile.
Aumentando la produzione di bile, si abbassa il livello di colesterolo nel sangue!

Talvolta, lo stomaco che non si svuota può far pressione sul diaframma causando un’apnea notturna.
Infine, la bile esercita un’azione stimolante sulle fibre muscolari sia striate che lisce. La contrazione dei muscoli striati si fa più ampia e l’eccitabilità diviene maggiore. Come conseguenza sulla muscolatura liscia si accentua la peristalsi, cioè il movimento naturale dell’intestino per fare avanzare il contenuto e favorire il transito del materiale fecale.
Movimento che solitamente scompare nell’anziano e nel vecchio e si dice allora che l’intestino non ha più tono.

CI SONO ALCUNE PIANTE CHE TONIFICANO LE PARETI DELL’INTESTINO:

  • le foglie e i fiori di Assenzio (Artemisia absinthium),
  • la corteccia di Crespino (Berberis vulgaris),
  • le foglie di Damiana (Turnera diffusa),
  • le foglie di Malva (Malva sylvestris),
  • le foglie di Salvia (Salvia officinalis),
  • le foglie e i fiori di Origano (Origanum vulgare),
  • la radice di Genziana (Gentiana lutea).

Queste piante si possono usare indifferentemente per tonificare l’intestino (scegliendole in base alle altre proprietà che possiedono).

INOLTRE, ANCHE GLUTAMMINA E BUTIRRATO DI SODIO o meglio l’acido butirrico TONIFICANO LE PARETI INTESTINALI, FORNENDO LORO L’ENERGIA NECESSARIA.

FONTE:
Documenti del Dr Martino Giorgini liberamente consultabili sul web.


I CALCOLI BILIARI

La patologia più frequente a carico della cistifellea è la calcolosi biliare, o colelitiasi (dal greco lìthos = pietra), che affligge l’umanità da millenni e di cui abbiamo testimonianza per il ritrovamento di una mummia egiziana, vissuta circa nel 1000 a.C., che ne era affetta.
Anche attualmente la calcolosi biliare è una patologia molto frequente nel mondo occidentale.

Il termine calcolosi indica la presenza nella cistifellea, (ma i calcoli si possono formare direttamente anche nei dotti) di una formazione solida simile a sassolini; infatti, il termine calcolo deriva dal latino “calculus” che significa piccola pietra (termine che indicava i piccoli sassi usati dagli antichi per contare).
Essi originano dalla concrezione di sali biliari, colesterolo, sali di calcio, bilirubina, quando intervengono fattori che possono alterare la loro normale fisiologia.

I più frequenti sono i calcoli di colesterolo, quando esso è prodotto in eccesso dal fegato, o l’alimentazione ne è troppo ricca: si forma perciò una soluzione sovra-satura che la bile non è più in grado di emulsionare e solubilizzare, con la conseguente formazione di cristalli di colesterolo, i quali, accumulandosi nella cistifellea si aggregano producendo i calcoli, che possono essere isolati, o numerosi, e talvolta anche piuttosto voluminosi, raggiungendo talora le dimensioni di alcuni centimetri.

Se i calcoli rimangono all’interno della Cistifellea risultano solitamente asintomatici, non danno cioè segno della loro presenza, che generalmente si scopre in modo occasionale per accertamenti effettuati per altri motivi, ad esempio durante una ecografia.

Se invece il calcolo, o i calcoli, formatisi nella Cistifellea si spostano e migrano verso i dotti biliari, possono ostruirli impedendo alla bile di fluire liberamente e provocando così una colica epatica, un evento infiammatorio solitamente piuttosto doloroso, scatenato spesso nelle ore notturne, in particolare dopo una lauta cena molto ricca di cibi grassi ed elaborati, e assunzione di alcool.
L’evento, col tempo e se trascurato, può andare incontro a complicazioni, come ittero, pancreatite acuta, infezioni della colecisti, o altre complicanze di stretta pertinenza medica.

La causa della calcolosi della Cistifellea può essere favorita da un’alimentazione particolarmente ricca di grassi, dall’obesità e dalla presenza di malattie metaboliche, dal sesso (in quello femminile è più frequente), da numerose gravidanze, dall’età, dal ristagno di bile densa nella cistifellea (il cosiddetto “fango biliare”), dall’etnia (alcune popolazioni, come quella indiano-americana e scandinava, ne sono più colpite); sembrerebbe accreditata anche l’ipotesi che vi sia una componente ereditaria, o familiare.

La colecistite può diventare cronica e richiedere, a parere del medico curante e in presenza di gravi complicanze, un intervento chirurgico di asportazione della colecisti.
In tale evenienza l’organismo, privato del serbatoio di accumulo della bile, va incontro ad un processo di adattamento progressivo alla nuova situazione, mettendo in atto entro alcuni mesi un meccanismo di compenso, continuando a produrre come di consueto la bile da parte degli epatociti, ma, non essendoci più la cistifellea in cui la bile veniva immagazzinata, essa si accumulerà leggermente durante le fasi inter-digestive in tutto l’albero biliare, da cui fluirà nel duodeno al giungere del bolo alimentare dallo stomaco.

Sarà opportuno perciò nei primi mesi adottare alcuni accorgimenti alimentari per scongiurare disturbi e difficoltà digestive, evitando i cibi ricchi di grassi ed elaborati (formaggi, uova, insaccati, ecc.), e riprendendo molto gradualmente una normale alimentazione, con l’avvertenza di evitare pasti eccessivi come quantità, in particolare della componente lipidica, e preferendo diversi piccoli pasti, distribuiti nella giornata.

Tenuto conto di queste osservazioni, è palese che sia preferibile cercare di prevenire la formazione dei calcoli biliari, innanzi tutto mediante uno stile di vita salutare, che eviti l’instaurarsi di patologie che possono favorirne la formazione, come le malattie metaboliche (ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, diabete di tipo 2).

Inoltre, è consigliabile suddividere, come abitudine di vita, l’introito alimentare quotidiano in più pasti sobri ed equilibrati, anche se più frequenti, piuttosto che concentrare i cibi in uno o due pasti sovrabbondanti, per evitare di sovraccaricare il lavoro del fegato e della cistifellea, costretti l’uno a produrre bile in quantità eccessiva, l’altra a riversarne una grande quantità (spesso non disponibile), tutta in una volta.

I pasti frequenti provocano un più costante e graduale svuotamento della cistifellea, che subisce una sorta di “allenamento” che impedisce il ristagno del suo contenuto e la tendenza a formare il fango biliare, che è spesso il precursore dei calcoli biliari, riducendo perciò il rischio di formare calcoli.

CONTRASTARE I CALCOLI BILIARI CON LE ERBE AMARE E DEPURATIVE

Oltre a ciò, si può attuare una proficua prevenzione con l’assunzione assidua di integratori fitoterapici specifici, contenenti piante dalle proprietà coleretiche e colagoghe come Carciofo, Fumaria, Tarassaco, Cardo mariano, Rosmarino, Rabarbaro, Boldo, Cicoria, Curcuma: queste piante depurative e disintossicanti, definite “erbe amare” per il loro particolare sapore amarognolo, sono percepite dal nostro sistema gastro-intestinale, particolarmente sensibile al gusto amaro, che reagisce liberando varie molecole che accelerano il tempo di transito degli alimenti, favoriscono la secrezione della bile, che è la via mediante la quale il fegato si disintossica eliminando le tossine, e il rilascio dei sali biliari, facilitando perciò la digestione, in particolare dei grassi contenuti nel bolo alimentare proveniente dallo stomaco.

L’azione delle erbe amare mantiene una bile fluida e abbondante, ne evita gli ispessimenti contrastando la formazione del “fango biliare” e di conseguenza anche dei calcoli, stimola le contrazioni peristaltiche della cistifellea, ostacolandone le discinesie (disordine della motilità delle vie biliari), benefici che si manifestano inoltre col miglioramento della digestione, in particolare dei grassi, e con un miglioramento del fisiologico transito intestinale.

Questi integratori erboristici, per molti versi utilissimi e salutari, devono essere utilizzati con una certa sicurezza soprattutto come prevenzione, quando si è certi che non siano già presenti calcoli.
Se al contrario vengono somministrati a individui che presentano già calcoli biliari nella cistifellea, la maggior produzione di bile, abbondante e fluida per l’azione delle piante coleretiche e colagoghe, può aumentare il rischio di scatenare una colica, se essi sono posizionati in modo da ostruire i dotti escretori, che non potranno lasciar fluire liberamente l’abbondante bile prodotta, causando la contrazione delle vie biliari escretrici che tenderanno a svuotare la cistifellea, la quale risultando “troppo piena” tenderà in tutti i modi a svuotarsi aumentando i suoi movimenti peristaltici, generando forti dolori, e talvolta anche nausea o vomito.

Diverso è il caso di chi ha la bile densa e la cistifellea parzialmente riempita dal deposito definito fango biliare, oppure se sono presenti piccolissime concrezioni di cui si può agevolare l’escrezione: in tal caso si potranno assumere alcune di queste piante, inizialmente con cautela e a basso dosaggio, scegliendo quelle che svolgono un’azione più moderata, come il Carciofo e la Fumaria, piante caratterizzate da un’azione anfocoleretica, cioè regolatrice del flusso biliare, che è stimolato se deficitario, frenato se eccessivo.

Fumaria - Estratto Idroalcolico

 

Col tempo, diversi mesi, una volta “ripulita” e svuotata la cistifellea dal fango biliare, il dosaggio potrà essere aumentato e successivamente si potrà passare a piante dall’azione colagoga e coleretica più decisa, come il Rosmarino, il Tarassaco, la Curcuma, o il Cardo mariano che ha inoltre proprietà anti-epatotossiche, e tutte le altre piante a “tropismo epato biliare” (hanno cioè una particolare propensione per il fegato e le vie biliari).

Questo favorirà una costante “pulizia” della cistifellea con una grande probabilità, se l’assunzione è ripetuta periodicamente e di frequente, di evitare di incorrere nella formazione di calcoli, e verosimilmente ne favorirà l’escrezione se ci fossero già concrezioni di piccole dimensioni, necessariamente inferiori al lume dei dotti escretori.

La prevenzione con tali piante antiepatotossiche, coleretiche e colagoghe, depuratrici e disintossicanti epatiche, è consigliata per tutti, vista anche la grande diffusione di queste problematiche spesso ignorate, poiché il loro uso periodico in prevenzione migliora la funzionalità epatica, disintossica il fegato favorendo l’espulsione delle tossine e delle scorie metaboliche migliorandone il metabolismo, esercita un’azione epatoprotettrice intervenendo in particolare nel metabolismo delle scorie azotate che sono trasformate in urea (più facilmente eliminabile attraverso i reni).

Evitando la stasi della bile inoltre facilita in generale la digestione, scongiura la pesantezza e la sonnolenza post-prandiale, e il gonfiore addominale.

Dott.ssa Marina Multineddu

 


Liberatoria (Disclaimer)

Dichiarazione di non responsabilità: questo articolo non è destinato a fornire consulenza medica, diagnosi o trattamento.
Vitamineral non si assume responsabilità per la scelta degli integratori proposti eventualmente nell’articolo.


image_pdfsalva articolo in PDFimage_printstampa articolo o scarica contenuti