Post di Giandomenico Partipilo
Un recentissimo studio dell’Università di San Francisco stima che circa il 5% dei futuri tumori potrà derivare dall’esposizione a radiazioni mediche, in particolare quelle prodotte dalle tomografie computerizzate (TAC).
Sebbene questi esami siano spesso irrinunciabili, i rischi a lungo termine impongono una riflessione sulle contromisure possibili.
Numerose evidenze precliniche e cliniche confermano l’efficacia radioprotettiva della vitamina C, specialmente quando somministrata in modo farmacologico, ossia per via endovenosa oppure a elevate dosi orali.
Vari studi hanno infatti evidenziato la sua capacità di ridurre i tipici danni ossidativi post-esposizione radioattiva a livello cellulare e sistemico, con un’efficacia proporzionale ai livelli plasmatici. Agendo come potente scavenger di radicali liberi, la vitamina C protegge il sangue e le cellule dai danni genotossici, contribuendo inoltre al mantenimento dell’integrità mitocondriale e della stabilità cromosomica, senza tuttavia esprimere rilevanti effetti collaterali anche quando somministrata ad alte dosi.
In un’epoca di medicina preventiva avanzata, affiancare una strategia antiossidante mirata all’uso delle radiazioni diagnostiche appare non solo una scelta scientificamente fondata e clinicamente prudente, ma anche un’opzione ampiamente supportata prima di tutto in chiave logica.
Chi volesse approfondire l’argomento, può trovare in “Logicamente C” – oramai prossimo al lancio nel panorama internazionale – un’intera sezione dedicata alla radioprotezione mediata dalla vitamina C.
Lo studio:
Traduzione:
Astratto:
La chemioradioterapia è il cardine del trattamento del carcinoma pancreatico localmente avanzato, borderline resecabile. L’ascorbato farmacologico (P-AscH-, ovvero infusioni endovenose di acido ascorbico, vitamina C), ma non l’ascorbato orale, produce elevate concentrazioni plasmatiche capaci di citotossicità selettiva per le cellule tumorali.
A dosi ottenibili nell’uomo, il P-AscH- riduce la vitalità e la capacità proliferativa del carcinoma pancreatico attraverso un meccanismo mediato dal perossido di idrogeno (H₂O₂ ). In questo studio, dimostriamo che il P-AscH- radiosensibilizza le cellule tumorali pancreatiche ma inibisce il danno indotto dalle radiazioni alle cellule normali.
Nello specifico, la riduzione indotta dalle radiazioni della sopravvivenza clonogenica e delle rotture del DNA a doppio filamento nelle cellule tumorali, ma non in quelle normali, è stata aumentata da P-AscH-, mentre il danno intestinale indotto dalle radiazioni, la deposizione di collagene e lo stress ossidativo sono stati ridotti anche nei tessuti normali con P-AscH-.
Presentiamo inoltre il nostro primo studio di fase I sull’uomo che ha infuso P-AscH- durante la fase di radioterapia “beam on”. Nello specifico, il trattamento con P-AscH- ha aumentato la sopravvivenza globale mediana rispetto alla media del nostro istituto (21,7 vs. 12,7 mesi, P = 0,08) e allo studio E4201 (21,7 vs. 11,1 mesi).
Anche la sopravvivenza libera da progressione nei soggetti trattati con P-AscH- è stata superiore alla media del nostro istituto (13,7 vs. 4,6 mesi, P <0,05) e allo studio E4201 (6,0 mesi).
I risultati hanno indicato che P-AscH in combinazione con gemcitabina e radioterapia per l’adenocarcinoma pancreatico localmente avanzato è sicuro e ben tollerato, con possibili effetti collaterali.
Data la potenziale entità dell’effetto e la minima tossicità, i nostri risultati suggeriscono che sia giustificata la valutazione dell’efficacia di P-AscH in uno studio clinico di fase II.
SIGNIFICATO:
Questi risultati dimostrano che l’ascorbato farmacologico migliora la citotossicità delle radiazioni sulle cellule tumorali pancreatiche, oltre a offrire una potenziale protezione dai danni da radiazioni nei tessuti circostanti sani, rendendolo un agente ottimale per migliorare il trattamento dell’adenocarcinoma pancreatico localmente avanzato.
©2018 Associazione americana per la ricerca sul cancro.
Che cos’è una radiazione ionizzante e perché è dannosa per la salute?
Le radiazioni ionizzanti sono un tipo di energia che è in grado di rimuovere gli elettroni dagli atomi, creando ioni. Questo tipo di radiazione può causare danni ai tessuti viventi, aumentando il rischio di cancro, malattie cardiache e altre patologie.
Le radiazioni ionizzanti possono essere emesse da fonti naturali come il sole, ma anche da attività umane come l’uso di materiali radioattivi in medicina o in industria. Le fonti più comuni di radiazioni ionizzanti sono i raggi X, le radiazioni gamma e le particelle beta.
Il nostro corpo è in grado di gestire una certa quantità di esposizione alle radiazioni ionizzanti senza subire danni permanenti. Tuttavia, l’esposizione a dosi elevate può essere estremamente dannosa per la salute.
I tessuti del nostro corpo sono composti da cellule che possono essere danneggiate dalle radiazioni ionizzanti. Quando le cellule subiscono danni al DNA, questo può portare alla formazione di mutazioni genetiche che possono causare malattie come il cancro.
L’esposizione alle radiazioni ionizzanti può anche influire sul sistema immunitario e sul sistema cardiovascolare, aumentando il rischio di malattie cardiache e altre patologie.
Per ridurre i rischi associati all’esposizione alle radiazioni ionizzanti, è importante prendere precauzioni appropriate quando si lavora con materiali radioattivi o si eseguono procedure mediche che coinvolgono l’uso di raggi X o altre fonti di radiazione.
Come agiscono le radiazioni ionizzanti e quelle non ionizzanti?
Le radiazioni sono un tipo di energia che si propaga nell’ambiente sotto forma di onde o particelle. Esistono due tipi principali di radiazioni: ionizzanti e non ionizzanti. Le radiazioni ionizzanti sono in grado di rimuovere elettroni dagli atomi del corpo umano, causando danni alle cellule e ai tessuti. Questo tipo di radiazione può essere prodotto naturalmente (da rocce radioattive per esempio) o artificialmente (da centrali nucleari, armi atomiche).
Le radiazioni non ionizzanti non hanno abbastanza energia per rimuovere gli elettroni dagli atomi del corpo umano. Questo tipo di radiazione può essere prodotto da fonti naturali (come il sole) o artificiali (come i telefoni cellulari). Le radiazioni non ionizzanti possono comunque causare danni alla salute, ad esempio il surriscaldamento dei tessuti corporei.
In generale, le persone sono maggiormente esposte alle radiazioni non ionizzanti rispetto a quelle ionizzanti: l’esposizione alle onde radio emesse dai telefoni cellulari è molto più comune dell’esposizione alle radiazioni prodotte dalle centrali nucleari.
Che cosa sono le radiazioni ionizzanti
La radiazione ionizzante può essere suddivisa in due categorie: particelle alfa e beta e raggi gamma e X. Le particelle alfa e beta sono costituite da particelle di materia che si muovono a velocità estremamente elevate. I raggi gamma e X sono invece costituiti da onde elettromagnetiche ad alta energia.
Le radiazioni alfa sono costituite da particelle cariche di due protoni e due neutroni (nucleo di elio) che vengono emesse da alcuni nuclei atomici instabili. A causa della loro massa elevata, hanno una bassa capacità di penetrazione nei materiali e possono essere bloccate da uno strato sottile di carta o tessuto.
Le radiazioni beta sono costituite da particelle cariche (elettroni o positroni) che si muovono ad alta velocità. Sono emesse da alcuni nuclei atomici instabili durante il decadimento radioattivo. Le radiazioni beta hanno una capacità maggiore di penetrazione rispetto alle radiazioni alfa, ma ancora limitata. Possono essere bloccate da uno spessore maggiore di materiale rispetto alle radiazioni alfa, come ad esempio un foglio di alluminio.
Le radiazioni gamma sono costituite da fotoni ad alta energia che non hanno carica elettrica. Sono prodotte dal decadimento dei nuclei atomici instabili e possono penetrare in profondità nei materiali. Le radiazioni gamma sono le più pericolose per la salute umana, poiché possono causare danni al DNA e aumentare il rischio di cancro.
Oltre ai tre tipi principali di radiazione ionizzante, esiste anche la radiazione neutronica, che è costituita da neutroni liberi ad alta energia. Questa forma di radiazione è prodotta durante alcune reazioni nucleari e ha una capacità elevata di penetrazione nei materiali.
L’effetto della radiazione ionizzante sul corpo umano dipende dalla quantità di energia assorbita e dalla durata dell’esposizione. L’esposizione a dosi elevate di radiazione ionizzante può causare danni ai tessuti, inclusa la mutazione delle cellule.
Come si misurano le radiazioni ionizzanti?
Ci sono diversi strumenti utilizzati per misurare le radiazioni ionizzanti. Il più comune è il dosimetro, che viene indossato dalle persone esposte alle radiazioni in modo da rilevare la quantità di radiazione a cui sono stati esposti. Questo strumento può essere utilizzato in ambienti di lavoro come centri medici o impianti nucleari dove il rischio di esposizione alle radiazioni è maggiore.
Un altro strumento utilizzato per misurare le radiazioni ionizzanti è il radiometro. Questo strumento viene utilizzato per rilevare la quantità di radiazione presente nell’ambiente circostante. È dotato di un sensore che rileva le particelle ionizzanti e di un display che mostra l’intensità della radiazione in tempo reale.
Esistono anche strumenti più sofisticati come i contatori Geiger-Muller, utilizzati soprattutto in ambito scientifico e industriale. Questi strumenti sono in grado di rilevare anche le particelle più piccole e possono essere utilizzati per monitorare la radioattività del suolo o dell’acqua.
Inoltre, è possibile misurare le radiazioni ionizzanti attraverso l’analisi di campioni biologici come il sangue o l’urina. Questa tecnica viene utilizzata soprattutto in ambito medico per monitorare l’esposizione a radiazioni ionizzanti da parte dei pazienti che si sottopongono a terapie radioterapiche.
Esposizione a radiazioni ionizzanti e protezione
Le radiazioni ionizzanti sono presenti in diversi ambienti e situazioni: nelle centrali nucleari, nei laboratori di ricerca o nelle industrie che utilizzano materiali radioattivi. Queste radiazioni sono prodotte da fonti come il plutonio, l’uranio o il cesio-137 e possono causare danni alla salute se non gestite correttamente.
Altri luoghi in cui si può essere esposti a radiazioni ionizzanti sono gli ospedali. Qui vengono utilizzate per diagnosticare e trattare alcune malattie, attraverso l’utilizzo di raggi X, tomografia computerizzata (TC) o radioterapia. Anche se queste tecniche possono salvare vite umane, la loro esposizione ripetuta può comportare rischi per la salute.
Anche gli ambienti esterni possono contenere radiazioni ionizzanti, ad esempio a causa di eventi naturali come le eruzioni vulcaniche o i terremoti. Inoltre, i raggi cosmici provenienti dallo spazio possono penetrare nell’atmosfera terrestre e causare esposizioni alle radiazioni ionizzanti.
Anche gli oggetti che ci circondano possono emettere radiazioni ionizzanti. Ad esempio, alcuni tipi di minerali contengono elementi radioattivi come il torio o l’uranio. Anche le lampade a basso consumo elettrico emettono radiazioni ionizzanti, sebbene in quantità molto ridotte.
Le radiazioni ionizzanti sono un rischio potenziale per la salute e per questo esiste una serie di misure di protezione e prevenzione per ridurre l’esposizione. In primo luogo, è importante limitare l’esposizione alle fonti di radiazione. Ad esempio, se si lavora in un ambiente in cui si utilizzano macchinari che emettono radiazioni ionizzanti, è importante indossare dispositivi di protezione come schermi protettivi o tute apposite.
In secondo luogo, è importante monitorare l’esposizione alle radiazioni ionizzanti. Questo può essere fatto attraverso la misurazione della dose di radiazione ricevuta dal corpo. Esistono strumenti specifici per questo scopo che possono essere utilizzati per monitorare l’esposizione alle radiazioni.
Fonte informativa su radiazioni:
- Ringrazio Tecno Energia per l’articolo.
VITAMINA C – DOMANDE FREQUENTI
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