La vitamina D è un elemento essenziale per la nostra salute. Da sempre abbiamo legato la vitamina D solo con il rafforzamento delle ossa.
Oggi sappiamo invece che interviene nel funzionamento di quasi tutti gli organi e i tessuti, e che il suo apporto è essenziale per i processi metabolici di intestino, cervello, cuore, pancreas, pelle e linfociti.
L’apporto di vitamina D è cruciale, quindi, non solo per mantenere ossa e denti forti e sani, ma anche per prevenire la comparsa di diverse malattie, come le malattie cardiovascolari, i tumori, il rachitismo, la psoriasi e altre patologie come la sindrome premestruale, il mal di schiena e alle ossa, l’osteoporosi, l’ipertensione, il diabete di tipo I, l’ Alzheimer, l’artrite reumatoide, la depressione, i disturbi neurologici e del sistema immunitario (sclerosi multipla).
In definitiva, una carenza di vitamina D conduce, alla lunga, all’insorgenza di qualche malattia.
Effetti della vitamina D sulla salute
La vitamina D è coinvolta in molteplici funzioni e processi metabolici dell’organismo tra cui:
-
- Funzionamento di ossa e articolazioni
- Rafforza i denti
- Controllo dell’apporto di calcio nell’intestino
- Mantenimento di un sistema immunitario sano e prevenzione delle infezioni
- Sintesi degli antibiotici endogeni
- Preservazione di un ottimo funzionamento dei muscoli
- Funzionamento della divisione cellulare
- Riduzione delle infiammazioni nel corpo
- Equilibrio ormonale
- Riduzione dello stress ossidativo
- Trasmissione ottimale del segnale tra le cellule
- Calma interiore e qualità del sonno
- Maggiore adattamento alle situazioni di stress
- Migliore rendimento intellettuale
- Concentrazione e benessere
- Vitamina D e Rendimento Sportivo
Come è possibile che la vitamina D possa avere una così ampia gamma di benefici terapeutici in relazione alla salute?
La risposta si trova nel fatto che i VDR (i recettori della vitamina D) sono presenti nella maggior parte delle cellule e dei tessuti del corpo intestino tenue, colon, osteoblasti, linfociti T e B attivati, le cellule beta pancreatiche e la maggior parte degli organi del corpo, compreso il cervello, il cuore, la pelle, le gonadi, la prostata, la mammella e le cellule mononucleate, come si può vedere dal disegno qui sotto.
La vitamina D, il poderoso scudo protettore
Secondo uno studio dell’Università di Oxford, i geni di tutto il corpo necessitano un apporto adeguato di vitamina D per prevenire la comparsa di malattie. I nostri geni hanno bisogno di vitamina D per funzionare correttamente. I recettori genetici del corpo hanno bisogno di ricevere sufficiente quantità di vitamina D per prevenire l’insorgenza di malattie e funzionare in maniera ottimale.
La carenza di tale vitamina può provocare malattie gravi, per cui è essenziale la sua assunzione per mantenere la salute.
Studi clinici dimostrano come tale carenza sia correlata a diversi dolori, disturbi e malattie gravi.
La vitamina D protegge la salute e previene l’insorgenza delle seguenti malattie:
-
- Malattie autoimmuni
- Raffreddori
- Malattie delle ossa (incluso il rachitismo)
- Osteoporosi
- Dolore a ossa e spalle
- Depressione
- Diabete
- Malattie cardiovascolari
- Ipertensione
- Infiammazione cronica
- Disturbi del sistema immunitario
- Fragilità muscolare
- Psoriasi
- Artrite reumatoide
- Malattie neurologiche
- Alzheimer
- PMS
- Cancro
Protegge contro i raffreddori
Bassi livelli di vitamina D aumentano più del 40% il rischio di raffreddore e malattie del tratto respiratorio. Questo dato è il risultato di un test su 19000 persone che presentavano in media un valore di vitamina D 25(OH) da 10 a 29 ng/ml.
La correlazione è particolarmente evidente nei soggetti affetti da asma. Sebbene non si è potuta dimostrare la relazione diretta, si è dimostrato che la vitamina D previene i raffreddori.
Riduce il rischio di soffrire Diabete
La vitamina D protegge le cellule che producono l’insulina nel pancreas. Aumenta anche la sensibilità all’insulina, visto che contribuisce a che lo zucchero venga trasportato molto più velocemente dal sangue alle cellule con una riduzione generale del rischio di sviluppare il diabete.
Rafforza le ossa
La vitamina D fa in modo che il calcio venga assorbito dal corpo tramite l’intestino. Insieme alla vitamina K2 gioca un ruolo chiave nel metabolismo osseo e, in particolare, nella formazione della nuova massa ossea e nella conservazione di una struttura ossea solida. Per questo motivo una carenza di tale vitamina può aumentare la probabilità di soffrire di osteoporosi o di procurarsi fratture ossee.
Aumenta il rendimento intellettuale
Gli individui con elevati livelli di vitamina D presentano una maggiore concentrazione, attenzione e velocità nell’elaborazione delle informazioni rispetto ai pazienti con carenza di vitamina D. Si è giunti a questa conclusione grazie ad uno studio europeo dei ricercatori dell’università britannica di Manchester realizzato su 3000 soggetti tra i 40 e i 79 anni.
In definitiva, le persone che hanno un alto livello di vitamina D possono concentrarsi meglio e hanno maggiore rapidità mentale per elaborare le informazioni.
Rafforza i muscoli
La carenza di vitamina D produce debolezza muscolare e può ridurre il funzionamento della muscolatura e che provoca anche un maggior rischio di fratture e a cadere con più frequenza.
Studi clinici dimostrano che le persone anziane con bassi livelli di vitamina D hanno più probabilità di cadere. Assumere un integratore alimentare di vitamina D riduce fino al 22% il rischio di subire una frattura ossea in seguito a una caduta.
Protegge contro altre malattie
La vitamina D regola molteplici funzioni genetiche che aiutano a ridurre la proliferazione cellulare. Infatti, molti studi indicano che alti livelli nel sangue possono ridurre fino al 40 o 50% il rischio di sviluppare vari tipi di tumore, come il tumore del colon-retto o quello al seno.
Questo è dovuto al fatto che la vitamina D contrasta la degenerazione cellulare e pertanto, la formazione di tumori. Anche assumendone piccole quantità (400 UI) si può ridurre il rischio d’insorgenza del cancro al seno fino al 24 per cento, ma in certi studi recenti viene consigliato di tenere i livelli di vitD 25(OH) nel sangue ad almeno 80 ng/ml per una migliore copertura dei rischi oncologici.
Uno studio basato sulla posizione geografica ha trovato una correlazione tra alcuni tipi di cancro e la zona geografica dove vive il paziente. In determinati tipi di cancro si produce una relazione diretta tra la malattia e il grado di esposizione al sole delle persone colpite.
Come si soddisfano le necessità giornaliere di vitamina D?
La vitamina D3 può essere ottenuta in vari modi:
-
- Mediante l’esposizione al sole. Affinchè abbia effetto, la maggior parte della nostra pelle (viso, braccia e gambe) devono essere esposte al sole per un determinato periodo di tempo (circa venti minuti al giorno) ed anche in funzione delle latitudini geografiche.
- Prendendo integratori alimentari
- Attraverso la dieta. Tuttavia la quantità di vitamina D3 che contengono gli alimenti è troppo bassa per soddisfare le necessità giornaliere che il corpo richiede. Come media, le persone assumono solitamente da 80 a 160 UI (2 a 4 mcg) di vitamina attraverso la propria dieta giornaliera.
Consulta gli alimenti con vitamina D
- Mediante l’esposizione al sole. Affinchè abbia effetto, la maggior parte della nostra pelle (viso, braccia e gambe) devono essere esposte al sole per un determinato periodo di tempo (circa venti minuti al giorno) ed anche in funzione delle latitudini geografiche.
La Vitamina D e il Sole
Come produciamo vitamina D attraverso la radiazione solare? Questa è l’unica vitamina il cui l’approvvigionamento principale non avviene attraverso il cibo, ma attraverso i raggi del sole. La radiazione elettromagnetica del sole, quando cade direttamente sulla pelle, e con una angolazione di 45°, produce vitamina D. L’intensità della radiazione solare UV-B è la responsabile dell’abbronzatura.
Anche se potremmo pensare che sia molto facile accedere alla quantità necessaria di vitamina D, poiché è sufficiente l’esposizione alla luce, purtroppo nella società di oggi non è così. Uno dei motivi è l’accentuata paura del cancro della pelle.
Inoltre, a causa dello stile di vita delle grandi città e delle lunghe ore di lavoro in spazi chiusi, la maggior parte delle persone non riceve abbastanza luce solare, per cui soffrono di una carenza di vitamina D.
Questo problema è ancora più grave nei paesi situati a nord o in aree altamente industrializzate.
Il sole è la più importante fonte di vitamina D, poiché si forma quando esponiamo il corpo ai raggi UVB. In estate, il processo avviene molto rapidamente. Prima che la pelle si arrossi, è già stata assorbita dall’organismo. Durante questo periodo, non vi è alcun rischio di scottature.
La quantità di vitamina D prodotta dal corpo dipende da molteplici fattori; tipo di pelle, ubicazione, stagione dell’anno, ora del giorno di esposizione al sole, nuvolosità e quantità di pelle esposta al sole. Anche l’età gioca un ruolo essenziale perché è più difficile per il corpo produrre vitamina D con l’invecchiamento.
Durante i mesi estivi, per ottenere l’apporto necessario di vitamina D, si consiglia, ad una persona con la pelle bianca, di realizzare una esposizione solare diretta alle 10 del mattino, in costume da bagno e senza protezione solare da 10 a 20 minuti (a seconda del tipo di pelle). Questa routine per tre giorni alla settimana fornisce la quantità ottimale di vitamina D di cui il corpo ha bisogno.
Le persone con la pelle scura producono meno vitamina D, a causa della loro pigmentazione e, pertanto, devono restare esposte al sole per un periodo più lungo rispetto alle persone con la pelle chiara.
È importante sapere che quando applichiamo la crema solare, non si produce vitamina D, poiché il protettore blocca i raggi UVB. Si ritiene che una protezione con indice 8 blocchi già la vitamina D fino al 95%. Pertanto, si consiglia di applicare la protezione solare dopo 10-20 minuti di esposizione al sole.
Inoltre, tutti i paesi situati a nord del parallelo 40 (sopra la città di Roma) nei mesi da ottobre a marzo, non ricevono un adeguato apporto di vitamina D, per cui è necessario prendere integratori alimentari di vitamina D durante l’inverno. Durante questo periodo, neanche camminare con il viso, braccia e gambe esposte al sole non è sufficiente.
Si consiglia di applicare la protezione solare dopo 10 o 20 minuti per evitare ustioni e problemi alla pelle. Una volta che la pelle è già abbronzata, puoi passare più tempo al sole senza protezione, poiché la melanina che si forma sulla pelle funge da protezione solare naturale.
Anche alti livelli di calcio nel sangue riducono la produzione di vitamina D.
I depositi di vitamina D che l’organismo riceve durante l’estate si esauriscono in circa due mesi se non viene eseguita una nuova esposizione al sole, o se non si assumono integratori alimentari di vitamina D. L’assunzione di vitamina D attraverso la dieta non copre il fabbisogno quotidiano dell’organismo.
Fattori che influiscono sulla produzione della vitamina D attraverso il sole
Durante l’estate, all’aria aperta o in costume da bagno, il corpo può produrre in meno di un’ora una quantità di vitamina D equivalente a 10.000 o 20.000 UI (unità internazionali).
La produzione della vitamina D attraverso la luce è molto più alta che l’assunzione della vitamina D tramite l’alimentazione, dato che i livelli nel sangue si mantengono per molto più tempo di quando si assume per via orale.
Tuttavia, la quantità di vitamina D che il corpo può produrre a partire dalle radiazioni elettromagnetiche dipende da vari fattori:
Fattori esterni
- Latitudine o luogo di residenza
- Stagione dell’anno
- Ora del giorno
- Nuvolosità
- Altitudine
Fattori personali
- Tipo di pelle
- Età
- Vestiti/Zona dell’epidermide esposta alle radiazioni
- Uso di protezioni
- Posizione di esposizione al sole: sdraiato/in piedi
Come si forma la vitamina D sulla pelle?
I raggi invisibili UV-B, con una lunghezza d’onda di 290-315 nanometri, sono i responsabili della formazione della vitamina D nell’epidermide.
Questa luce passa attraverso lo strato superiore del tessuto cutaneo e si converte, mediante fotolisi, nella cosidetta previtamina D, una forma di colesterolo (7-deidrocolesterolo) che, in una seconda fase, per effetto del calore si converte in vitamina D.
Se dopo che la previtamina D3 si è generata continuiamo ad esporci alla luce, le nuove molecole diventano inattive, come protezione contro una sovraddosaggio di vitamina D.
Per questo motivo, non è possibile che si produca un sovraddosaggio di vitamina D a causa della esposizione al sole, dato che il corpo ha un meccanismo di protezione con la quale si difende dalla eccessiva sintesi di vitamina D.
Tramite diverse tappe, la vitamina D si trasforma nel fegato, en in primo luogo, in 25-OH-vitamina D,il cui livello si può osservare tramite un’analisi del sangue. Tuttavia, questa non è la vera forma della vitamina D.
La forma autentica della vitamina D è 1,25-didrossi-vitamina D, che si forma nell’organismo quando il corpo ne ha bisogno.
La vitamina D e la luce del sole: l’influenza dell’ora del giorno e della latitudine alla quale si prende il sole
La quantità della radiazione UV-B del sole che arriva fino a noi dipende tanto dalle nubi come dall’angolazione della luce. Quanto più orizzontale è questo angolo, più ampio è il percorso che i raggi solari devono percorrere attraverso lo strato di ozono, fino a produrre la radiazione UV assorbita dall’epidermide.
Se l’angolo delle radiazioni è minore di 45 gradi, non si produce nessun assorbimento dei raggi, né si genera la vitamina D. Questo è quello che succede all’imbrunire, durante la notte, e nei mesi invernali, dato che l’intensità delle radiazioni UV è molto bassa affinché si produca la vitamina D.
Al nord dei 40 gradi di latitudine, all’altezza di Roma, la produzione di vitamina D è estremamente limitata nei mesi compresi tra ottobre e marzo. In questo periodo, la posizione delle radiazioni è piuttosto bassa per garantire l’assunzione adeguata di vitamina D.
La regola d’oro per confermare se si genera vitamina D consiste nel controllare l’ombra del corpo: se l’ombra è più larga che alta, quasi non si produce vitamina D.
Differenza fra i raggi UV-B e UV-A
Solamente i raggi UV-B producono la vitamina D. Questo rappresenta solamente tra il 2-10% della radiazione ultravioletta. La maggioranza dei raggi UV sono composti dalle radiazioni UV-A, che penetrano con maggior profondita nell’epidermide ecausano anche più danni. Le due forme di luce ultravioletta sono molto diverse nelle loro caratteristiche:
I raggi UV-A
- Abbronzatura diretta, però l’abbronzatura dura soltandto alcune ore
- Non produce vitamina D
- Produce l’invecchiamento della pelle
- Non causa scottature
- Produce grandi quantità di radicali liberi
- Non protegge il tessuto cutaneo mediante la pigmentazione
- Aumenta il rischio di soffrire di un melanoma maligno
I raggi UV-B
- Abbronzatura lenta e duratura
- Protegge il tessuto cutaneo mediante la pigmentazione
- Produce vitamina D
- Produce ustioni
- Non causa l’invecchiamento della pelle
- Bassa produzione di radicali liberi
- Aumenta il rischio di cancro della pelle bianca (carcinoma delle cellule basali e carcinoma delle cellule squamose)
I raggi UV-A sono quelli che portano rischi per la salute, mentre i raggi UV-B possono causare scottature, però nello stesso tempo producono anche vitamina D.
la produzione della vitamina D per le radiazioni UV-B è maggiore tra le 11 e le 15, nelle “ore con le radiaizoni più intense”, per la quale basta una lieve esposizione al sole per generarla.
Tuttavia, non sempre vi è una correlazione tra l’intensità dei raggi UV e la produzione di vitamina D, per la quale non sempre si produce la stessa quantità di vitamina D. Sebbene, come regola generale, il sole del mezzogiorno produce il doppio di vitamina D che quello del pomeriggio.
Angolo di incidenza del sole sul tessuto cutaneo
Anche la produzione di vitamina D dipende dall’angolo in cui le radiazioni cadono sulla pelle: in piedi o camminando la produzione di vitamina la D è molto minore che se lo si prende da sdraiati. Il miglior modo per generare la vitamina D consiste nel prendere il sole stesi sulla spiaggia o in piscina.
La vitamina D, il sole e il tipo di pelle
La quantità di radiaizoni di cui si ha bisogno per generare la vitamina D può cambiare molto in funzione delle condizioni esterne. Tuttavia, di fronte alle medesime condizioni esterne, dipende anche dai fattori individuali di ogni persona.
La quantità di vitamina D che ogni persona produce dipende inizialmente dal suo tipo di pelle. A questo livello, la quantità di vitamina D generata è simile alla suscettibilità della persona alla bruciatura: nelle persone con la pelle pallida e nelle persone rossicce, la produzione di questa vitamina si produce più rapidamente che nelle persone di pelle più scura. Queste persone devono stare particolamente attente con il cancro della pelle, ma possono sempre assumere misure al rispetto per poter beneficiare delle radiazioni solari senza rischi.
Attualmente si pensa che la capacità di produrre vitamina D sia stata uno dei fattori decisivi per lo sviluppo evolutivo della pelle pallida. Questa teoria considera che l’uomo si sia adattato nella sua migrazione alle zone del nord con il fine di ottimizzare la produzione della vitamina D.
Di quanto sole si ha bisogno per generare la vitamina D?
I seguenti sono i tempi, in un giorno soleggiato, sdraiato, con vestiti corti (braccia e gambe scoperte) e senza protezione solare, di cui i rispettivi tipi di tessuto cutaneo hanno bisogno per produrre circa 2.000 IU di vitamina D.
In piedi, camminando o correndo, il tempo di esposizione deve essere il doppio. Allo stesso modo che nel caso delle persone con obesità grave o età avanzata.
La capacità dell’organismo di produrre la vitamina D attraverso l’epidermide diminuisce in età avanzata, per questo le persone anziane spesso soffrono di una deficienza di vitamina D.
All’età di 70 anni, la capacità del tessuto cutaneo di realizzare la sintesi della vitamina D si riduce approssimativamente di un 75 per cento.
La ragione è che dipende tanto sia dalla condizione dell’epidermide stesso, quanto al fatto che la quantità di 7-deidrocolesterolo diminuisca drasticamente con l’età.
A causa di questa capacità limitata, le radiazioni solari continuano ad essere la fonte più importante di vitamina D anche in età avanzata. Tuttavia, ogni volta è più difficile per l’organismo produrla, dato che gli integratori alimentari di vitamina D durante l’inverno sono imprescindibili per ristabilire i livelli adeguati di vitamina D e evitare una carenza acuta.
La vitamina D e la protezione solare
Le radiazioni UV sono importanti per la produzione di vitamina D e, pertanto, per la salute. Tuttavia, paradossalmente è anche potenzialmente dannoso, dato che un’abbronzatura eccessiva può causare l’invecchiamento prematuro del tessuto cutaneo e lo sviluppo del cancro dello stesso.
La divulgazione di questo rischio è stata eccessiva, facendo sì che molte persone abbiano paura di esporsi a radiazioni solari per paura di contrarre il cancro, rinunciando, con esso, ai suoi effetti positivi.
Questo ha spinto molte persone ad usare protezioni ad alte percentuali. Questo filtro impedisce che la longitudine dell’onda attraversi l’epidermide per produrre la vitamina D nell’organismo.
Con un fattore di protezione di livello 8 già non si genera vitamina D.
Il problema della protezione solare
I protettori solari, oltre ad impedire la sintesi della vitamina D, hanno anche molti effetti secondari negativi. Impregnare lo strato superiore della pelle con sostanze chimiche che reagiscono con le radiazioni produce radicali liberi aggressivi che attaccano le cellule dell’epidermide e le danneggiano. In questo senso, sono particolarmente nocivi i protettori che includono nella loro composizione prodotti chimici come il diossido di titanio e l’ossido di zinco.
Anche i prodotti chimici inclusi nei protettori entrano nel flusso sanguigno e influiscono sull’equilibrio ormonale. In generale, influiscono sugli estrogeni, gli ormoni sessuali femminili. Queste sostanze chimiche possono influire anche sul latte materno e sullo sviluppo del bebè nel periodo dell’allattamento.
Per questo motivo, se si utilizzano protettori, bisogna assicurarsi che nella loro composizione ci siano solamente prodotti naturali, con lo scopo di ridurre al massimo gli effetti secondari negativi delle protezioni.
Per quanto sia possibile, si raccomanda l’uso di vestiti come la miglior protezione possibile contro i raggi UV.
Paura esagerata del sole
In condizioni normali, i protettori non sono necessari perché il tessuto cutaneo ha già un’eccellente protezione contro l’esposizione eccessiva alle radiazioni. La melanina della pelle, responsabile della sua abbronzatura, è già un fattore di protezione efficace contro le radiazioni.
La cosa più importante per la protezione dai raggi UV è che la pigmentazione dell’epidermide si produca lentamente. Questa pigmentazione deve prodursi dall’interno all’esterno in vari strati, in modo che gli strati superiori dell’epidermide abbiano sufficiente melanina.
Un’esposizione in maniera lenta e progressiva è la forma più efficace di protezione del tessuto cutaneo. Al contrario, l’eccessiva esposizione alle radiazioni in maniera rapida e intensa crea un gran rischio e può causare gravi danni. Un lento adattamento è il fattore più importante per proteggere l’epidermide dal sole.
Con una esposizione lenta, il tessuto curaneo avrò tempo a sufficienza per adattarsi agli effetti dei raggi UV, in modo che il sole non abbia nessun effetto negativo sull’epidermide.
La correlazione tra le radiazioni e il cancro della pelle si crea quando vi sono elevate radiazioni. Con un’esposizione lenta e progressiva, e un’abbronzatura moderata, i benefici per la salute sono maggiori dei pericoli per la salute. Questo non influenza soltanto la produzione della vitamina D, dato che la luce del sole ha altri effetti fisiologici positivi.
L’avvertenza contro l’impatto delle radiazioni di mezzogiorno e il consiglio di usare protezioni solari chimiche devono essere prese sul serio, tuttavia bisogna anche mantenere un punto di vista critico, dato che si tratta di trovare un equilibrio, dato che evitare di prendere il sole impedisce la formazione della vitamina D, che conduce all’insorgenza di diverse malattie.
Qual’è il modo più adeguato di prendere il sole?
Questi sono i punti chiave per prendere il sole in maniera ottimale e generare la vitamina D nell’organismo:
1. Determinare in ogni caso la protezione individuale
Quando appare il primo arrossamento, l’epidermide è protetta, in maniera ottimale, contro gli effetti negativi dei raggi UV. Questo tempo è chiamato dose minima di eritema (MED) e dobbiamo determinarlo individualmente, notando il momento specifico in cui la pelle diventa rossa dopo l’esposizione al sole. Il tempo in cui prendiamo il sole senza protezione non deve superare mai il 50 percento del periodo MED. Il MED si incrementa in modo che aumenti l’abbronzatura, a seconda del tipo di epidermide.
2. Esposizione progressiva
È più raccomandabile esporsi alle radiazioni in maniera progressiva. Se è possibile, bisogna cominciare ad assumere radiazioni a partire dalla primavera. L’esposizione al sole deve essere per poco tempo se la si prende senza protezioni. Se lo si prende solo durante il fine settimana, non bisogna eccedere con il tempo di esposizione.
3. Prendere il sole tutti i giorni
Quando il tempo lo permette, bisogna pianificare l’assunzione di radiazioni solari tutti i giorni, per poco tempo.
4. Prendere il sole sulla maggior parte possibile della pelle
L’abbronzatura del viso e delle braccia non è sufficiente per la produzione di vitamina D. L’ideale sarebbe prendere il sole con il costume da bagno o nudi, e quando non è possibile, con maglietta e pantaloni corti.
5.Prendere il sole con prudenza e senza protezioni
Durante la metà del periodo MED l’esposizione deve essere fatta senza protezioni. A partire da questo momento, si può cominciare ad usare il protettore o vestiti che coprano la maggior parte del corpo.
La vitamina D e l’inverno
Durante l’invierno, in zone situate al nord di Roma, l’assunzione adeguata di vitamina D può essere fatta solo in tre modi:
- Con il consumo di alimenti che contengono vitamina D (pesce, funghi)
- Con l’assunzione di integratori di vitamina D
- Andando in un solarium
L’assunzione di alimenti per generare la sufficiente vitamina D suppone una dieta molto squilibrata, come le diete degli “inuit”(indigeni abitanti dell’artico). Questa dieta non può essere seguita da tutti e, inoltre, risulta un problema per i vegetariani e i vegani.
Gli integratori di vitamina D sono la forma più facile, economica e affidabile per soddisfare le necessità di vitamina D durante l’inverno. Oggigiorno esistono anche integratori adeguati per vegetariani e vegani.
Conclusione
Il sole è la nostra fonte principale di vitamina D. Se è possibile, dobbiamo prenderlo il più possibile in estate, però sempre in maniera prudente.
In inverno, o quando non è possibile prendere il sole a causa delle condizioni di vita o delle ore di lavoro, gli integratori dietetici di vitamina D sono il metodo più utile e pratico per garantire l’assunzione adeguata di vitamina D nell’organismo.
Durante l’invierno tutte le persone dovrebbero assumere integratori dietetici di vitamina D, dato che, man mano che finisce l’inverno, le riserve vitamina D già sono esaurite ed esiste un alto rischio di contrarre malattie.
La vitamina D e il solarium
La vitamina D presenta una peculiarità rispetto ad altre vitamine, visto che è l’unica che non deve essere assorbita attraverso gli alimenti, ma che può produrre il corpo prendendo il sole.
La catena di produzione per generare vitamina D comincia con il colesterolo 7-deidrocolesterol, che si trova nello strato più superficiale della pelle o nell’epidermide.
Questo colesterolo assorbe la radiazione solare con una lunghezza d’onda di 290-315nm, cioè nel range di radiazione UVB. Usando la radiazione UV, il colesterolo si converte in previtamina D3, un precursore della vitamina D3. A partire da qui, è necessario il calore della radiazione UV per realizzare il seguente passo e sviluppare la vitamina D3.
Un ingegnoso meccanismo di protezione impedisce che, di fronte ad una eccessiva esposizione al sole, produciamo troppa vitamina D3. Il corpo può produrre fino a 20,000 UI di vitamina D3 e arrivato a questo limite, l’eccesso di vitmina D3 si scompone in fotoprodotti inattivi.[1]
La vitamina D3 prodotta nella pelle passa, attraverso il sangue, ai tessuti del corpo, dove si converte nell’ormone della vitamina D calcitriol. Un’altra parte del deposito della vitamina D3 si trasporta al rene e al fegato, dove si usa per determinare il livello di vitamina D nell’organismo.
Uno studio clinico dimostrò che le sedute quotidiane in un solarium garantiscono livelli stabili di vitamina D di 48 ng/ml, mentre i livelli nel gruppo di controllo di persone che non andavano al solarium erano ridotti a 14 ng/ml.
La vitamina D ingerita tramite gli alimenti può risolvere diversi disturbi, come la cattiva assunzione di grassi, sindrome di Crohn, fibrosi cistica o bypass gastrico.
Il solarium può produrre vitamina D?
Il solarium fu creato per imitare l’abbronzatura che produce il sole. Tuttavia, il solarium non utilizza tutto lo spettro della luce solare.
Il solarium produce meno radiazioni UVB del sole, ma genera anche vitamina D.
Per comparare l’attività del solarium con la potenza del sole dobbiamo misurarlo con l’unità di radiazione solare, in MED, che è la dose minima di eritema.
Un MED si definisce come la luce del sole che si ottiene durante una esposizione di 30 minuti ad Oslo, a mezzogiorno e in piena estate. Un MED produce un arrossamento facilmente visibile sulla pelle.
Quelli che preferiscono non essere esposti al sole possono compensare una dose equivalente in una sessione di solarium di 20 minuti. In questo caso, si forma la stessa quantità di vitamina D3 che si produrrebbe sotto l’esposizione alla luce del sole, approssimativamente 10,000 a 20,000 UI. Questa è la quantità che si deve produrre , tra 2 e 3 volte a settimana, per mantenere un livello adeguato[1]. Pertanto, anche il solarium genera vitamina D, come il sole.
Il solarium: è salutare o pericoloso?
Il solarium fa sorgere un dilemma, mentre può essere buono per produrre la vitamina D, che ci protegge contro il cancro, l’osteoporosi, l’Alzheimer e altre malattie, dobbiamo domandarci se può causare cancro della pelle.
Sebbene la luce del sole possa essere pericolosa, il rischio di sviluppare cancro della pelle dipende dal tipo di luce solare. Il melanoma del cancro dipende dal tipo di radiazione ricevuta. Quando la radiazione è di alta intensità, aumenta il rischio di sviluppare un melanoma maligno.
Per questo è così importante evitare le scottature solari! Tuttavia, l’esposizione al sole, in modo uniforme e con minore intensità ha un effetto protettivo.
Non bisogna dimenticare che la lice del sole è assolutamente necessaria per produrre la vitamina D. Inoltre, il sole agisce sulle endorfine e serotonina e produce un effetto di rilassatezza e benessere. Per questo, dobbiamo sfruttare il sole, ma con precauzione. Dobbiamo prenderlo in modo moderato affinchè la radiazione UV ci benefici, senza arrivare ad essere pericolosa.
Nel il 2011 entrò in vigore la normativa sui solarium e sulla protezioni dai raggi UV, in modo che oggi siano equipaggiati con dispositivi molto più leggeri, il cui spettro di luce è più vicino a quello normale. Con un uso moderato, i rischi sono, perlopiù, minori.
Vi è il rischio di sviluppare il cancro se ci abbronziamo nel solarium?
Per molto tempo si è creduto che la radiazione UVB, che causa eruzioni cutanee, fosse la responsabile dello sviluppo sel melanoma maligno del cancro della pelle. Ciò ha comportato la riduzione delle radiazioni nel solarium, con l’obiettivo di ridurre il rischio di contrarre il cancro della pelle.
L’abbronzatura e la pigmentazione della pelle si raggiunge principalmente dalla radiazione UVA.
Tuttavia, ricerche recenti hanno scoperto che la radiazione delle lunghezze d’onda UVA delle cabine abbronzanti può causare alcuni tipi di cancro della pelle, che mette in dubbio la sicurezza del solarium.[1]
Alcuni studi hanno affrontato il rischio del cancro della pelle nelle cabine abbronzanti, anche se le loro conclusioni non sono mai state esaustive. Tuttavia, vi sono indizi che l’uso del solarium aumenti leggermente il rischio di soffrire di cancro della pelle. Ma bisogna valutare questo rischio con i benefici che produce rispetto alla vitamina D. Ancora una volta, la moderazione è la chiave.
Un fatto rivelatore è la relazione esistente tra la vitamina D e il cancro della pelle. Se il melanoma viene diagnosticato durante l’estate, il tasso di sopravvivenza è maggiore rispetto a quando si verifica in inverno. I ricercatori sospettano che ciò avvenga perché livelli più elevati di vitamina D in estate forniscono una protezione parziale contro il cancro della pelle. Sulla base di questo, l’uso abituale del solarium potrebbe estendersi durante tutto l’anno a quella tipica “protezione estiva” per un maggiore apporto di vitamina D durante questo periodo.[1]
Lo svantaggio del solarium è che le radiazioni UVA possono causare l’invecchiamento della pelle più rapidamente. Coloro che vogliono evitare questo inconveniente e vogliono mantenere livelli ottimali di vitamina D durante tutto l’anno, possono assumere un supplemento dietetico di vitamina D sotto forma di barrette, capsule o gocce.
L’assunzione di vitamina D attraverso integratori dietetici
La migliore alternativa per apportare all’organismo i livelli di vitamina D di cui ha bisogno è prendere integratori dietetici. Questa è l’opzione più sicura, soprattutto nei casi delle persone che non ricevono sufficiente luce solare o non vogliano esporre la pelle al sole. Si possono prendere integratori di vitamina D in diversi formati: capsule, gocce o barrette.
A chi è consigliata l’assunzione di integratori dietetici di vitamina D?
-
- Persone che abbiano una carenza di vitamina D
- Persone che vogliano mantenere i normali livelli di vitamina D nel sangue 25 (OH)
- Per prevenire l’osteoporosi (perdita di massa ossea)
- Soggetti predisposti alla depressione
- Per prevenire il rachitismo nei bambini
- Soggetti che presentano ipertensione
- Per prevenire alcuni tipi di tumore, come quello al seno, ai reni o del colon
- Anziani che soffrono giá di osteoporosi
- Per prevenire e curare le malattie delle vie respiratorie
- Per prevenire le malattie autoimmuni
Vitamina D3 o D2: qual’è la migliore?
Gli studi clinici hanno rivelato che la vitamina D3 è molto più efficace che la vitamina D2. L’assunzione di vitamina D3 aumenta i livelli di vitamina D nell’organismo.[2]
Le persone che prendono vitamina D3 ottengono il doppio del livello di vitamina D nel proprio corpo, rispetto a quelle che prendono vitamina D2.
Fino a quel momento si era creduto che entrambe le forme di vitamina D fossero simili. Tuttavia, le prove cliniche hanno dimostrato che è molto meglio la vitamina D3.
L’arricchimento degli alimenti con vitamina D
Negli ultimi anni molti operatori dell’industria alimentare hanno integrato i loro prodotti con vitamina D2 ritenendo di soddisfare le esigenze quotidiane dei consumatori. Tuttavia, studi clinici hanno dimostrato che la vitamina D3 è molto più efficace della vitamina D2.
I ricercatori avvertono che non dobbiamo sottovalutare l’importanza della vitamina D per il corpo. Ci sono aree geografiche in cui la vitamina D non può essere generata perché non c’è abbastanza radiazione solare. Pertanto, deve essere somministrata attraverso la dieta o attraverso integratori alimentari.
Tuttavia, studi clinici dimostrano che la vitamina D3 aumenta, più del doppio, i livelli di vitamina D nel corpo. Le persone che consumano cibi che contengono vitamina D3, come pesce, uova o integratori di vitamina D3, aumentano i loro livelli di vitamina D molto più delle persone che mangiano cibi che contengono vitamina D2, come pane o latte fortificato con vitamina D2 o integratori alimentari di vitamina D2.
I nutrizionisti hanno sottolineato che questa scoperta rivoluzionerà il settore sanitario e l’industria alimentare. La carenza di vitamina D è un problema serio ma, grazie a questa scoperta, le persone possono essere informate meglio su cosa devono fare per aumentare i loro livelli di vitamina D.
Come possiamo misurare i livelli di vitamina D
L’unico modo di misurare i livelli di vitamina D è facendo delle analisi del sangue. Le analisi, in realtà, non misurano in modo attivo la propria vitamina D, ma la concentrazione di 25 (OH)D (25-idrossivitamina D) nel sangue.
Il valore 25(OH) D è un precursore della vitamina D che si trasporta nel sangue. Questo livello è assimilabile alla forma attiva di vitamina D (calcitriolo).
Il valore di 25 (OH) D mostra la somministrazione che ha l’organismo di vitamina D nel momento in cui si realizza la prova, ma non fornisce nessuna informazione sulla provenienza di questa somministrazione. Cioè, non possiamo sapere se si è ottenuta attraverso l’esposizione alla luce del sole, all’alimentazione o all’assunzione mediante integratori dietetici.
La vita media di 25 (OH) è di due mesi approssimativamente. Passato questo tempo, il livello di riduce alla metà, sempre che non si sia ricevuto un nuovo apporto di vitamina D.
Qual’è il livello ottimale di 25 (OH)
Nessuno può dire con certezza quale sia il valore ottimale di 25 (OH) D. In generale, ci sono raccomandazioni di diversi tipi. Analizzando le raccomandazioni più frequenti, siamo giunti alla seguente conclusione:
- Con livelli inferiori a 20 ng/ml, si verifica una carenza di vitamina D e vi è il rischio di rachitismo, osteoporosi e carenza di calcio.
- Quando il livello è compreso tra 21 e 40 ng/ml, possiamo parlare di un livello corretto, che tuttavia può mostrare sintomi di carenza a lungo termine.
- Quando il livello è compreso tra 41 e 60 ng/ml, abbiamo un rifornimento ottimale, perfetto per mantenere la salute.
- Tra 61 e 80 ng/ml, siamo in condizioni da normali ad alti livelli di vitamina D, ancora entro il range normale.
- Tra 81 e 100 ng/ml, i valori sono leggermente superiori al normale ma non comportano alcun rischio per la salute. Questi livelli sono generalmente raggiunti solo attraverso integratori dietetici di vitamina D.
- Tra 101 e 150 ng/ml, c’è un surplus di vitamina D, ma nemmeno questi valori sono dannosi.
- Se i valori sono superiori a 151 ng/ml, ci troviamo di fronte a un avvelenamento da vitamina D, quindi è necessario interrompere immediatamente l’assunzione ed evitare l’esposizione al sole.
- Se il valore supera i 280 ng/ml, può verificarsi una disfunzione nel metabolismo del calcio.
Le persone che vivono nei paesi meridionali passano molto tempo esposte al sole e spesso hanno livelli di 100 ng/ml o più, ma non mostrano segni di sovradosaggio. Le persone con la pelle scura hanno bisogno di un’abbronzatura da 5 a 10 volte più lunga rispetto a quelli dalla pelle chiara per produrre la stessa quantità di vitamina D.
Il livello di vitamina D può variare molto da una persona all’altra
La capacità di aumentare i livelli di vitamina D mediante l’esposizione al sole o prendendo integratori viaria considerevolmente da una persona all’altra e dipende da molti fattori. Fra questi fattori si includono l’età, il peso corporeo, il colore della pelle, l’intensità dell’esposizione solare, lo stile di vita, i livelli particolari di vitamina D e la capacità del suo assorbimento da parte dell’organismo.
Questo significa che non tutte le persone possono raggiungere o mantenere lo stesso valore di 25 (OH) prendendo la stessa dose di vitamina D.
Pertanto, le linee guida consigliate per calcolare le dosi ottimali sono approssimate.
Che differenza esiste tra il valore di 25 (OH) in ng/ml o in nmol/l?
In Europa normalmente il valore di 25 (OH) D si da in ng/ml. Ma in alcuni laboratori forniscono anche questo valore in nmol/l.
- Per convertire un risultato di prova in nmol/l in un valore dell’unità di misura ng/ml, bisogna dividere il valore nmol/ per 2,5. Per esempio, 50nmol/l è uguale a 20ng/ml (50 ÷ 2,5).
- Al contrario, per convertire un risultato di prova in ng/ml in un valore dell’unità di misura nmol/l, bisogna moltiplicare il valore ng/ml per 2,5. Per esempio, 20ng/mol è uguale a 50nmol/l (20 x 2,5).
Capsule di vitamina D, compresse di vitamina D o gocce di vitamina D, quale formato di integratore di vitamina D è il migliore?
Se vuoi acquistare un integratore di vitamina D, puoi trovarlo in diversi formati: capsule, compresse o gocce.
Capsule di vitamina D
Le capsule di vitamina D contengono un poco di polvere e non possono essere compattate ad alta pressione come può invece verificarsi con le compresse, per cui si dissolvono completamente e in pochi minuti nello stomaco e garantiscono quindi un rapido assorbimento della vitamina D.
Quando si comprano capsule, assicurati sempre che non contengano coloranti o altri additivi, come il lattosio.
Le capsule sono normalmente abbastanza piccole. Tuttavia a volte ci sono persone che non possono inghiottirle. In questo caso si può scegliere di aprirle e prendere il contenuto direttamente con un cucchiaio.
Compresse di vitamina D
Un altro dei formati più ricorrenti sono le compresse. Tuttavia, hanno lo svantaggio di contenere spesso altri ingredienti indesiderati, come stearato di magnesio, diossido di silicio, saccarosio, talco, ecc.
Gocce di vitamina D
Le gocce di vitamina D generalmente contengono solo olio di vitamina D. Si tratta di un olio base composto da olio d’oliva, olio di cocco, olio di canapa, olio di cartamo o olio di girasole e vitamina E come antiossidante. A volte viene aggiunto un gusto fruttato per migliorare il risultato. Tuttavia, questo non è necessario perché l’olio, sebbene sia grasso, ha un sapore del tutto neutro.
Le gocce hanno il vantaggio che possono essere dosate alla perfezione, secondo le necessità di ogni persona. Sono solitamente disponibili in formati da 200 UI fino a 5000 UI per goccia.
Softgels o capsule molli di vitamina D
Le capsule di gelatina molle sono ripiene di vitamina D e sono relativamente facili da deglutire. Le capsule di gelatina di solito non contengono additivi indesiderati. L’involucro della capsula è di solito di gelatina, quindi non indicato per vegetariani o vegani.
Vitamina D in sticks
I bastoncini di vitamina D sono molto pratici perché possono essere presi ovunque. Vengono preparati anche in diversi gusti e, per questo, sono i preferiti dei bambini. Tuttavia, le barrette possono contenere additivi indesiderati, agglomeranti e aromatizzanti. Per questo si consiglia di leggere sempre la composizione.
Conversione della vitamina D: da mcg a UI (IE)
Il tasso di conversione è 1:40. Di conseguenza un mcg (microgrammo) di vitamina D corrisponde a 40 UI (unità internazionali) o UI.
Ecco alcuni esempi:
- 5 mcg di vitamina D equivalgono a 200 UI
- 25 mcg equivalgono a 1,000 UI
- 125 mcg equivalgono a 5,000 UI
- 250 mcg equivalgono a 10,000 UI
Di cosa è fatta la vitamina D?
Si presenta in due forme differenti:
- Come Vitamina D3 (colecalciferolo)
- Come Vitamina D2 (ergocalciferolo)
Vitamina D3:
Si considera la forma attiva, poiché è presente nella maggior parte degli integratori sul mercato.
La vitamina D3 si ottiene generalmente dalla lanolina (grasso della pelle della pecora situato sul vello). Ma si può ottenere anche dall’olio di fegato di merluzzo. In questo caso, dovrebbe quindi essere presente sull’etichetta del prodotto.
Se nell’etichetta di vitamina D3 figura il colecalciferolo, esso proviene di solito dalla lanolina. Essa viene considerata vegetariana (ma non vegana), poiché non prevede alcun processo dannoso per l’animale, ma solo la tosatura.
Di recente si è riusciti ad ottenere vitamina D3 vegana dall’estratto di licheni.
Questa vitamina D è ricca di proprietà proprio come la vitamina D3. È molto apprezzata soprattutto dai vegani, che hanno ora un’alternativa alla vitamina D2.
La vitamina D3 rappresenta la più alta forma di vitamina D. Gli studi hanno dimostrato che è 1,7 volte più efficace rispetto alla vitamina D2 ad aumentare i livelli di vitamina D, 25 (OH) nell’organismo.
Vitamina D2:
È contenuta principalmente in alcuni tipi di funghi ,sottoforma di ergosterolo con funzione di provitamina D. Sotto l’influenza dei raggi UV, la vitamina D2 (ergocalciferolo), si genera nella pelle.
La vitamina D e il sistema immunitario
La vitamina D ha una funzione essenziale per la salute, poiché protegge da molte malattie, come l’osteoporosi, le malattie respiratorie, l’Alzheimer, l’infiammazione cronica e il cancro.
Questa vitamina agisce in due modi: come difesa immunitaria a livello generale e come difesa specifica, acquisita o adattativa. Entrambe le funzioni si combinano per proteggere il corpo da virus, batteri, funghi e altri agenti patogeni.
Questa grande versatilità è dovuta al fatto che ogni cellula del nostro corpo ha la capacità di produrre vitamina D. Per questo, è sufficiente, ricevere abbastanza luce solare e la radiazione UVB che contiene. Nelle aree geografiche situate a nord, non vi è abbastanza luce solare per produrre vitamina D in modo ottimale. In questo caso, gli integratori di vitamina D sono la soluzione.
Un primo segno della cooperazione tra vitamina D e sistema immunitario si manifesta nella capacità di ciascuna cellula immunitaria di produrre vitamina D, oltre al fatto che ogni cellula ha un recettore di vitamina D sulla sua superficie. Pertanto, viene utilizzata dalle cellule per scambiare informazioni, al fine di attivare rapidamente una difesa immunitaria il più ampia possibile.
Il sistema immunitario innato e la vitamina D
Il sistema immunitario innato risponde con una rapida difesa contro l’invasione di tutti i tipi di agenti patogeni, come i batteri che penetrano nelle ferite o nelle mucose. La risposta immunitaria innata è, quindi, generale ed efficace contro una vasta gamma di germi. Questa reazione di difesa avviene localmente e in breve tempo, ad esempio, i batteri delle ferite vengono riconosciuti e combattuti nel giro di poche ore.
All’interno del sistema immunitario innato figurano le barriere esterne formate dalla pelle e dalle membrane mucose, alcuni globuli bianchi (leucociti), varie sostanze del sangue e altri fluidi corporei. Quando batteri e i virus entrano nel corpo, possono essere eliminati dai fagociti in combinazione con il sistema immunitario acquisito, fra cui si includono i macrofagi dei tessuti e i granulociti neutrofili del sangue e dei tessuti.
Da oltre 30 anni si stà studiando il ruolo della vitamina D nel sistema immunitario innato, in seguito alla scoperta da parte degli scienziati che è necessario per la maturazione dei macrofagi. Quando si verifica un attacco al sistema immunitario, la vitamina D attiva questi fagociti per abbattere ed eliminare gli invasori batterici attraverso il sistema di eliminazione cellulare.[3]
Il ruolo chiave della vitamina D per coordinare la difesa del sistema immunitario innato
Le cellule immunitarie si attivano unendosi con i recettori della vitamina D (VDR) sulla superficie delle cellule. Attraversoquesta unione regolano direttamente il DNA. In uno studio di laboratorio si è scoperto che la vitamina D attiva 291 geni situati nei globuli bianchi del sistema immunitario.
Questi geni sono stimolati dalla vitamina D per produrre proteine e peptidi importanti (proteine proteiche molto corte) che agiscono come difesa del sistema immunitario di fronte agli attacchi. Da qui, l’importanza della vitamina D all’interno del sistema immunitario.[4]
Una assunzione eccessivamente alta di vitamina D può provocare un sovraddosaggio. In questo caso, ci troviamo di fronte ad una intossicazione da vitamina D. Questo può avvenire quando la concentrazione di 25 (OH) D nel sangue eccede i 250ng/ml.[37]
Tuttavia, per arrivare a questa concentrazione così elevata, sarebbe necessario prendere dosi molto alte di vitamina D per molto tempo. L’intossicazione con vitamina D può avvenire solamente se si prendono più di 10,000 UI al giorno per un periodo di 3 mesi o più.
Ciò nonostante, la cosa più probabile è l’intossicazione si produca solo nel caso di prendere una dose giornaliera di 40,000 UI per almeno 3 mesi di seguito.[38]
Cause e sintomi del sovradosaggio di vitamina D
Una delle funzioni della vitamina D sulla pelle è la regolazione dell’equilibrio el calcio nel corpo, come dimostra l’effetto benefico della vitamina D sulla densità ossea. L’intossicazione con vitamina D produce lo squilibrio dell’assunzione di calcio e causa ipercalcemia. Questo significa che la concentrazione di calcio nel siero sanguigneo eccede il valore normale di 2,6mmol/l. Una crisi ipercalcemica può produrre una concentrazione di 3,5mmol/l di calcio nel sangue.
I sintomi più frequenti di ipercalcemia e, pertanto dell’intossicazione con vitamina D, sono nausea e vomito, aumento dell’urina, eccessiva sede, febbre e perdita di liquidi. Altri sintomi includeranno anche la perdita di appetito, diarrea, costipamento, debolezza o dolore muscolare, dolore delle ossa e fatica.[39]
Trattamento dell’intossicazione con vitamina D
Se sperimenti i sintomi descritti e sospetti di aver sofferto una intossicazione da vitamina D, vai subito dal medico per determinare i livelli nel sangue di vitamina D e calcio. Se i livelli di calcio non sono elevati, l’intossicazione non è pericolosa.
Il trattamento di una intossicazione da vitamina D ha come obiettivo eliminare il calcio e la vitamina D eccedente dal corpo il prima possibile. Questo si ottiene sospendendo l’assunzione di vitamina D, seguendo una dieta bassa in calcio e applicando una soluzione salina introvenosa per diminuire la perdita di liquidi. In casi estremi, può essere necessario praticare una dialisi (lavaggio del sangue). La normalizzazione dei livelli di calcio può durare vari mesi visto che la vitamina D si immagazzina nel tessuto grasso del corpo ed è poco solubile.
Conclusione
La vitamina d è totalmente sicura se prendiamo una dose giornaliera fino a 10,000 UI. In questo caso, non vi sono effetti collaterali. Una dose di 40,000 UI o più al giorno per parecchi giorni può provocare una intossicazione da vitamina D e produrre ipercalcemia. Nel caso di soffrire di ipercalcemia, si consiglia di consultare urgentemente il medico.
***Di solito i megadosaggi sono competenza dei Medici che praticano il Protocollo Coimbra – alti dosaggi di vitamina D per le malattie autoimmuni. Questo protocollo è fatto sotto stretta sorveglianza medica e richiede integrazione di altri nutrienti personalizzati, una dieta priva di calcio, una notevole idratazione ed attività fisica costante. (No-Fai-da-te)
Protocollo Coimbra a cura del Dr Paolo Giordo
Fonti bibliografiche:
- 1. Cicarma E, Porojnicu AC, Lagunova Z. Sun and sun beds: inducers of vitamin D and skin cancer. Anticancer Res. 2009; 29 (9): 3495-500.
- 2. Laura Tripkovic, Louise R Wilson, Kathryn Hart y otros. Daily supplementation with 15 μg vitamin D2 compared with vitamin D3 to increase wintertime 25-hydroxyvitamin D status in healthy South Asian and white European women: a 12-wk randomized, placebo-controlled food-fortification trial. The American Journal of Clinical Nutrition.
- 3. Jo EK. Innate immunity to mycobacteria: vitamin D and autophagy. Cell Microbiol. 2010; 12 (8): 1026-35.
- 4. Hossein-nezhad A, Spira A, Holick MF. Influence of vitamin D status and vitamin D3 supplementation on genome wide expression of white blood cells: a randomized double-blind clinical trial. Boston University Medical Center
- 5. Zittermann A, Mushroom S, Hoffmann H. Vitamin D and airway infections: a European perspective. Eur J Med Res. 2016; 21: 14.
- 6. Lemire JM, Archer DC. 1,25-dihydroxyvitamin D3 prevents the in vivo induction of murine experimental autoimmune encephalomyelitis. J Clin Invest. 1991; 87 (3): 1103-7.
- 7. Jordanes. The Origin and deeds of the goths. Mierow, CC, Ed Princeton University Press: Princeton, NJ, EE. UU., 2012; pp. 19-21.
- 8. R. Anglin, Z. Samaan, S. Walter. Vitamin D deficiency and depression in adults: systematic review and meta-analysis. Br J Psychiatry. 2013; 202: 100-7.
- 9. Eyles DW, Smith S, Kinobe R. Distribution of the vitamin D receptor and 1 alpha-hydroxylase in human brain. 2005; 29 (1): 21-30.
- 10. Vaziri F, S Nasiri, Tavana Z. A randomized controlled trial of vitamin D supplementation on perinatal depression: in Iranian pregnant mothers. BMC Pregnancy Childbirth. 2016; 16: 239a
- 11. Kaur H, Bala R, Nagpal M. Role of Vitamin D in urogenital health of geriatric participants. J Midlife Health. 2017 ene-mar; 8 (1): 28-35.
- 12. Walker RE, Bartley J, Camargo CA Jr. Higher serum 25(OH)D concentration is associated with lower risk of chronic otitis media with effusion: a case-control study. Acta Paediatr. 2017 Sep;106(9):1487-1492. doi: 10.1111/apa.13908.
- 13. Traven SA, Chiaramonti AM, Barfield WR. Fewer Complications Following Revision Hip and Knee Arthroplasty in Patients With Normal Vitamin D Levels. J Arthroplasty. 2017 Sep;32(9S):S193-S196. doi: 10.1016/j.arth.2017.02.038.
- 14. Manion M, Hullsiek KH, Wilson EMP. Vitamin D deficiency is associated with IL-6 levels and monocyte activation in HIV-infected persons. PLoS ONE. 2017; 12 (5): e0175517.
- 15. Martineau AR, Jolliffe DA, Hooper RL. Vitamin D supplementation to prevent acute respiratory tract infections: systematic review and meta-analysis of individual participant data. MJ. 2017; 356: i6583.
- 16. Prof. Dr. Ingrid Gerhard. Effects of vitamin d
- 17. Grimm MO, Mett J, Hartmann T. The Impact of Vitamin E and Other Fat-Soluble Vitamins on Alzheimer´s Disease. Int J Mol Sci. 2016; 17 (11).
- 18. Bhatti AB, Usman M, Ali F. Vitamin D, cognition, and dementia: a systematic review and meta-analysis. J Clin Diagn Res. 2016; 10 (8): OE07-11.
- 19. Balion C, Griffith LE, Strifler L. Vitamin D, cognition, and dementia: a systematic review and meta-analysis. Neurology. 2012; 79 (13): 1397 – 1405.
- 20. Wang L, Hara K, Van Baaren JM. Vitamin D receptor and Alzheimer’s disease: a genetic and functional study. Neurobiol Aging. 2012; 33 (8): 1844.e1-9.
- 21. Annweiler C, FR Herrmann, Fantino B. Effectiveness of the combination of memantine plus vitamin D on cognition in patients with Alzheimer disease: a pre-post pilot study. Cogn Behav Neurol. 2012; 25 (3): 121-7.
- 22. Cannell JJ, Hollis BW, Sorenson MB. Athletic Performance and Vitamin D. Med Sci Sports Exerc. 2009 de mayo; 41 (5): 1102-10.
- 23. Visser M, Deeg DJ, Lips P. Low vitamin D and high parathyroid hormone levels as determinants of loss of muscle strength and muscle mass (sarcopenia): the Longitudinal Aging Study Amsterdam. J Clin Endocrinol Metab. 2003; 88: desde 5766 hasta 5772.
- 24. Okuno J, Tomura S, Yabushita N, y col. Low vitamin D and high parathyroid hormone levels as determinants of loss of muscle strength and muscle mass (sarcopenia): the Longitudinal Aging Study Amsterdam. Arch Gerontol Geriatr. En 2009.
- 25. Foo LH, Zhang Q, Zhu K, y col. Low Vitamin D Status Has an Adverse Influence on Bone Mass, Bone Turnover, and Muscle Strength in Chinese Adolescent Girls. J Nutr. 2009; 139: 1002-1007.
- 26. Mehran N, Schulz BM, Neri BR. Prevalence of Vitamin D Insufficiency in Professional Hockey Players. Orthop J Sports Med. 2016; 4 (12): 2325967116677512.
- 27. Koundourakis NE, Androulakis NE, Malliaraki N. Vitamin D and Exercise Performance in Professional Soccer Players. PLoS ONE. 2014; 9 (7): e101659.
- 28. Tomlinson PB, Joseph C, Angioi M. Effects of vitamin D supplementation on upper and lower body muscle strength levels in healthy individuals. A systematic review with meta-analysis. J Sci Med Sport. 2015; 18 (5): 575-80.
- 29. Boland R. Role of Vitamin D in Skeletal Muscle Function. Endocr Rev. 1986; 7: 434-448. [PubMed: 3536463]
- 30. Sorensen OH, Lund B, Saltin B, y col. Myopathy in bone loss of ageing: improvement by treatment with 1 alpha-hydroxycholecalciferol and calcium. Clin Sci (Londres). 1979; 56: 157-161.
- 31. Sato Y, Iwamoto J, Kanoko T, Satoh K. Low-Dose Vitamin D Prevents Muscular Atrophy and Reduces Falls and Hip Fractures in Women after Stroke: A Randomized Controlled Trial. Cerebrovascular Dis. 2005; 20: 187-192.
- 32. Endo I, Inoue D, Mitsui T, y col. Deletion of Vitamin D Receptor Gene in Mice Results in Abnormal Skeletal Muscle Development with Deregulated Expression of Myoregulatory Transcription Factors. Endocrinología. 2003; 144: 5.138-5.144.
- 33. Tak YJ, Lee JG, Kim YJ. Serum 25-hydroxyvitamin D levels and testosterone deficiency in middle-aged Korean men: a cross-sectional study. J Androl. 2015; 17 (2): 324-8.
- 34. Mushroom S, Frisch S, Koertke H. Effect of vitamin D supplementation on testosterone levels in men. Horm Metab Res. 2011; 43 (3): 223-5.
- 35. Angelis C, Galdiero M, Pivonello C. The role of vitamin D in male fertility: A focus on the testis. Rev Endocr Metab Disord. 2017 1 de julio.
- 36. Wentz LM, Eldred JD, Henry MD. Clinical relevance of optimizing vitamin D status in soldiers to enhance physical and cognitive performance. J Spec Opera Med. 2014; 14 (1): 58-66.
- 37. Jones G. Pharmacokinetics of vitamin D toxicity. Toxicidad. En J Clin Nutr 2008; 88 (suppl): 582S- 6S.
- 38. Vieth R. Vitamin D supplementation, 25-hydroxyvitamin D concentrations, and safety. En J Clin Nutr 1999; 69: 842-56.
- 39. Ozkan B, Hatun S, Bereket A.Vitamin D intoxication. Turk J Pediatr. 2012 Mar-Abr; 54 (2): 93-8.
Disclaimer di Vitamineral
La fonte di questo articolo proviene da un sito che vende integratori con cui non abbiamo alcun rapporto commerciale
Liberatoria (Disclaimer)
Dichiarazione di non responsabilità: questo articolo non è destinato a fornire consulenza medica, diagnosi o trattamento.
Vitamineral non si assume responsabilità per la scelta degli integratori proposti eventualmente nell’articolo.