NAC, non solo mucolitico

 

RIEPILOGO:

  • NAC NELLA BPCO (Broncopneumopatia Ostruttiva Cronica)
  • ALTRE AZIONI DELLA NAC
    • ANTIDOTO DDI INTOSSICAZIONI DA PARACETAMOLO
    • ANTIVELENO
    • CHELANTE DI METALLI PESANTI E MEZZI DI CONTRASTO
    • COADIUVANTE NELLA DIPENDENZA DA NICOTINA
    • POTENZIAMENTO DEL SISTEMA ANTIOSSIDANTE (GLUTATIONE)
  • AZIONE MUCOLITICA
    • FAVORISCE LA FLUIDIFICAZIONE DEL MUCO E DEL MATERIALE PURULENTO
    • ATTENUA I RISCHI DELLE COMPLICANZE DELLA BPCO
  • AZIONE ANTINFIAMMATORIA
  • AZIONE NEUROPROTETTIVA
    • PARKINSON
    • ALZHEIMER
    • DOLORE NEUROPATICO
    • ICTUS
    • REGOLA LA PERCEZIONE DEL DOLORE
  • AZIONE SULL’INFERTILITA’
  • AZIONE SULLA PELLE
  • AZIONE ANTIBATTERICA SUL BIOFILM INTESTINALE
    • DISBIOSI
    • MALATTIE DELL’INTESTINO
  • AZIONE SUL SISTEMA CARDIOVASCOLARE

Da un post pubblico della dr.ssa M.C. Nocerino

PRINCIPALI AZIONI DELLA N-ACETIL CISTEINA (NAC), NON SOLO MUCOLITICO

L’Acetilcisteina o N-Acetil Cisteina (NAC) è un derivato N-acetilato dell’amminoacido “solforato” cisteina ed è impiegata come mucolitico e coadiuvante nella cura dei pazienti affetti da infiammazioni acute e croniche delle alte e basse vie respiratorie.

La NAC infatti è un mucolitico sulle secrezioni mucose o mucopurulente delle vie respiratorie in quanto essa è in grado di ridurre e scindere i ponti di solfuro (-S-S-) responsabili dell’aggregazione delle proteine e quindi dell’alta viscosità del muco.

L’attività della NAC sull’eventuale componente purulenta delle secrezioni è invece, dovuta alla sua capacità di depolimerizzare gli acidi nucleici. La NAC, modificando positivamente le caratteristiche qualitative e quantitative delle secrezioni delle vie aeree e favorendo il trasporto muco- ciliare, influisce efficacemente sullo stato e sulla evoluzione della broncopneumopatia.
Questo effetto terapeutico clinico è stato supportato da vari studi.

Nelle infezioni delle alte e basse vie respiratorie è stata dimostrata la capacità della NAC, anche in sinergia con gli antibiotici, di inibire la produzione di biofilm da parte di vari ceppi batterici e rinforzare l’azione battericida degli antibiotici.

Altre azioni della NAC

Nel corso degli ultimi decenni la NAC è stata sempre più studiata in vari contesti patologici con il risultato che sono state individuate altre possibili utilità terapeutiche della molecola.

I tossicologi la conoscono come antidoto all’avvelenamento

  • del paracetamolo
  • amanita phalloides,
  • da metalli pesanti,
  • paraquat,
  • acetaldeide,
  • cumarina,
  • interferone

e quindi come salvavita, utilizzata a dosi massicce.

Grazie al suo effetto antiossidante con l’aumento del Glutatione ridotto endocellulare, la NAC presenta effetti protettivi contro

  • la nefrotossicità indotta da mezzi di contrasto,
  • come agente chelante del metil- mercurio
  • in ambito tabaccologico, contro lo stress ossidativo da fumo di tabacco con riduzione delle alterazioni geniche del DNA nel polmone, cuore, reni e aorta.

anti infiammatoria, anti angiogenica ed effetti immunologici.
Relazione della drssa Maria Cristina Nocerino dalla pagina di Pneumologia

Domande e risposte della dottoressa:

Domanda:

Questo farmaco sembra avere una grande importanza per chi soffre di BPCO (e non solo); ma proprio per questo, gentile dott.ssa Maria Cristina Nocerino, può essere usato per lunghi periodi? Anche quando non c’è un discreto espettorato? La ringrazio anticipatamente per la sua cortesia (come sempre!) Buona giornata.

Drssa Nocerino:

Può usarlo tranquillamente in cicli mensili di 15/20 giorni senza problemi e anche per periodi più lunghi, proteggono dal rischio di riacutizzazione della BPCO.

Domanda:

Buonasera, molti anni fa feci un aereosol con fluimucil ed essendo asmatica mi provocò un attacco d’asma molto forte da allora non l’ho più usato. Recentemente mi è stato prescritto da prendere saltuariamente per bronchiettasie ed enfisema, dicendomi che in bustine non dovrei avere problemi. Ma ho molta paura che mi venga un alto attacco. Potrei avere una sua conferma? Grazie molte!

Drssa Nocerino:

Certamente i mucolitici per aerosol sono controindicati negli asmatici. Meno rischiosa è la somministrazione orale perciò può seguire la prescrizione consigliata.


N-ACETIL CISTEINA (NAC) NON SOLO UN MUCOLITICO

NAC rientra, insieme al glutammato e alla glicina, nella sintesi del più potente antiossidante a nostra disposizione: il Glutatione.

Già di per sé, la NAC assume proprietà antiossidanti, ma la capacità dimostrata di incrementare i livelli endogeni di Glutatione fa di questo integratore uno dei più efficienti combattenti del danno ossidativo.

neurodegenerative e tumorali, oltre che alle proprietà antinfluenzali e mucolitiche.
AZIONE MUCOLITICA E NELLA MPCO (MALATTIE POLMONARI CRONICO OSTRUTTIVE)

un mucolitico derivato da un amminoacido naturale “solforato” ad azione fluidificante sulle secrezioni mucose o mucopurulente delle vie respiratorie.
evoluzione e la risoluzione delle broncopneumopatie attenuando il rischio di complicanze da diminuzione di secreto e da insufficiente aerazione del polmone.

antiossidante rappresentato dal tripeptide Glutatione (GSH), uno dei più importanti meccanismi di difesa intracellulare.

effetti immunitari, particolarmente desiderabili in caso di malattie respiratorie sostenute da virus e batteri. Nei confronti di questi ultimi, l’Acetilcisteina è in grado di ridurre significativamente l’adesività alle cellule della mucosa e, promuovendo la sintesi cellulare del Glutatione, è anche in grado di inattivare composti istolesivi quali le polveri e gli inquinanti atmosferici che vengono frequentemente inalati.

proteggere l’apparato respiratorio.

I ricercatori del Kwong Wah Hospital di Hong Kong hanno raccolto 120 pazienti con MPCO in fase stabile, somministrando loro 600 mg di NAC o un placebo 2 volte al giorno per 1 anno.
Nel corso dello studio i soggetti che avevano assunto NAC hanno sperimentato minori episodi di peggioramento (50 contro 96 del placebo), un minor numero di ricadute (0.5 contro 0. e di giorni di ricovero in ospedale (1.8 contro 4.2).
Questi risultati sembrano essere correlati a una riduzione della resistenza delle piccole vie aeree, evidenziata dal cambiamento del flusso espiratorio forzato (25%-75%), che è passato dallo 0.7 allo 0.8 nel gruppo della NAC, ma che è rimasto invariato nel placebo.

AZIONE NEUROPROTETTIVA

La letteratura più recente indica la possibilità della NAC di contrastare malattie degenerative e mentali grazie al suo potenziale neuroprotettivo.
Come antiossidante la NAC è in grado di neutralizzare i radicali liberi prima che possano danneggiare la cellula e aumenta il livello di cisteina/Glutatione nelle cellule.
La sua azione consiste nel ristabilire il potenziale antiossidante nelle cellule, colmando la perdita di GSH causata dall’eccessiva produzione di radicali liberi e spazzando via le specie reattive dell’ossigeno (ROS).

Grazie a queste promettenti qualità, la NAC ha suscitato un crescente interesse per valutare i suoi effetti nelle malattie neurodegenerative. In questo studio l’attenzione si focalizza sui potenziali effetti e applicazioni nel morbo di Parkinson e di Alzheimer, nel dolore neuropatico e nell’ictus.

I suoi effetti sulla neurotrasmissione indicano che la NAC è in grado di modulare alcuni neurotrasmettitori chiave, come il glutammato, che ha funzione eccitatoria, che sono coinvolti nello sviluppo di alcuni disturbi neuropsichiatrici, come la schizofrenia e le dipendenze, in cui le disfunzioni del glutammato hanno un ruolo preponderante.

Approfondendo queste tematiche, il risultato suggerisce che la NAC possa regolare direttamente e indirettamente la neurotrasmissione glutammatergica. Ricordiamo che il glutammato è estremamente importante per il sistema nervoso centrale perché regola la percezione del dolore, il controllo del tono dell’umore, dell’apprendimento, della memoria e della funzione motoria. Questo fa sì che alla NAC possa essere attribuita un’azione curativa, considerando il ruolo cruciale del glutammato nelle malattie neuropsichiatriche e neurodegenerative.

Negli USA sono stati condotti recentemente alcuni studi clinici, qualcuno già completato, altri in tuttora corso, che possono confermare il ruolo coadiuvante della N-acetil L-cisteina in disturbi come il morbo di Parkinson e di Alzheimer (600-6000 mg/die) e il dolore neuropatico (2400 mg/die).

AZIONE SULL’INFERTILITA’

Lo studio clinico condotto da Jannatifar e colleghi ha approfondito gli effetti della supplementazione con NAC sulla qualità spermatica, sull’integrità della cromatina e sui livelli di stress ossidativo negli uomini infertili.

Quanto emerso dallo studio è decisamente promettente: la supplementazione con NAC, dopo 3 mesi, ha significativamente migliorato i parametri spermatici (conta, motilità e normale morfologia) rispetto ai valori definiti prima del trattamento. Il miglioramento ha riguardato anche il profilo ormonale e la capacità antiossidante.

I pazienti hanno quindi tratto beneficio dall’integrazione con NAC, probabilmente a causa dell’effetto positivo della sostanza sulle difese antiossidanti. Sembra quindi che la terapia antiossidante sia un valido aiuto nell’ambito dell’infertilità.

Nella riflessione finale, gli studiosi sottolineano che tale disturbo è spesso associato ad un ridotto consumo di alcuni nutrienti antiossidanti, tra cui emergono, oltre alla NAC, anche le vitamina A, C ed E, la carnitina, i folati, lo zinco e il selenio.

BELLEZZA DELLA PELLE

AZIONE ANTIBATTERICA

https://parafarmaciaovf.it/7099-ovf-nac-regular-60-cps.html

DR Fabrizio Marrone
Farmacista esperto in Nutraceutica





Hericium erinaceus, il fungo per la salute di intestino e cervello

LHericium erinaceus è un fungo medicinale che fa parte dell’antico sapere della Medicina Tradizionale Cinese.

È particolarmente indicato per la prevenzione e il trattamento di patologie del sistema nervoso centrale (cervello) e periferico (nervi), in quanto promuove la formazione e la riparazione delle cellule nervose, danneggiate a causa di una malattia, o per il naturale logorio dovuto dalla vecchiaia.

Ed è estramamente efficace anche nella cura delle problematiche gastrointestinale. Rigenera la mucosa gastrica, ha proprietà antibatteriche nei confronti del tanto temuto Helicobacter, nutre la flora batterica intestinale e combatte la disbiosi.

Indice dell’articolo

  1. Che cos’è l’Hericium?
  2. Proprietà dell’Hericium erinaceus
    • Principi attivi
    • Usi terapeutici
  3. Utilizzo
  4. Dove si compra?
  5. Controindicazioni
  6. Hericium, l’opinione del dott. Ivo Bianchi

Che cos’è l’Hericium?

Si tratta di un fungo estremamente raro,  che cresce nelle zone montane dei territori dell’emisfero nord, in Europa, in Asia e in Nord America. Cresce per lo più su alberi di latifoglie morti, o morenti come il noce, il faggio e la quercia.

Si presenta come un fungo color bianco, con filamenti molto simili a dei ghiaccioli che pendono da una struttura dalla consistenza gommosa.

In Asia, per via di questa sua forma strana, l’Hericium erinaceus è stato soprannominato con diversi nomignoli, come testa di scimmia, criniera di leone, barba di vecchio, barba bianca, ecc..

In Giappone è invece conosciuto come “Yamabushitake“, il cui nome deriva dall’unione della parola “take”, che significa fungo, e “yamabushi”, che indica i monaci eremiti giapponesi che vivevano sulle montagne.

Oltre ad essere estremamente importante in micoterapia, si tratta anche di un fungo molto buono da usare in cucina, con un sapore tendenzialmente dolce, secondo alcuni esperti molto simile al sapore della polpa di granchio.

Proprietà dell’Hericium erinaceus

hericium proprietà

In micoterapia l’Hericium viene impiegato principalmente per le sue proprietà benefiche nei confronti del sistema gastrointestinale e dei centri nervosi.

Questo soprattutto grazie alla sua particolarissima composizione chimica. Ecco alcuni dei principi attivi più importanti presenti nel fungo

Principi attivi

  • Polisaccaridi: erinacina H (un diterpenoide);
  • Amminoacidi essenziali;
  • Sali minerali: zinco, potassio, ferro, germanio, selenio e fosforo;
  • Beta-d-glucani ad azione antitumorale;
  • Fattori neutrofici che stimolano il fattore di crescita neuronale (NGF)
  • Acido sialico;
  • Steroli (ergosterolo e beta-sitosterolo);
  • Vitamine del gruppo B (B1,B2 e B3), precursori dellavitamina D (D2 e D3);
  • Superossido dismutasi;

Usi terapeutici

Vediamo ora nello specifico i principali benefici dell’Hericium e in quali casi può essere impiegato, sia a scopo preventivo che terapeutico:

Benefici dell’Hericium

  1. Protezione del sistema nervoso
  2. Trattamento della Sclerosi multipla
  3. Benessere gastrointestinale
  4. Proprietà antibatteriche
  5. Proprietà antitumorali
  6. Protegge il cuore
  7. Proprietà immunostimolanti

1 – Protezione del sistema nervoso

hericiuim sistema nervoso

Questa azione è legata alla presenza dell’erinacina H, la quale stimola la sintesi dell’NGF e della mielina da parte delle cellule nervose.

L’NGF è una sostanza importante presente soprattutto a livello della corteccia frontale, ipotalamo e midollo spinale la cui sintesi viene regolata da ormoni endogeni quali quelli tiroidei, corticosterodi, neuropeptidi e citochine.

Svolge un’azione neuropotettiva ed antinfiammatoria prevenendo il danno cerebrale da ischemia, riducendo l’accumulo dei radicali liberi causa di stress.

Inoltre riduce l’attivazione dell’enzima iNOS e la produzione di nitrotirosina, un prodotto rilevato in alcune patologie dove è causa di stress ossidativo dipendente dall’ossido nitrico.

In tale ambito l’Hericium erinaceus può essere utilizzato per la prevenzione e il trattamento di:

  • stati d’ansia;
  • depressione;
  • forte stress;
  • deficit della memoria;
  • deficit di concetrazione (utile per gli studenti);
  • insonnia;
  • morbo di Alzheimer;
  • morbo di Parkinson;
  • demenza senile;
  • migliora la comprensione e la comunicazione.
  • Salute del Cervello

    I funghi Hericium erinaceus contengono composti – come ericenoni ed erinacini – che possono stimolare la crescita delle cellule cerebrali 15.

    In questo modo hanno il potenziale per favorire il recupero da lesioni neuronali, ad esempio stimolando la crescita e la riparazione delle cellule nervose dopo traumi o ictus 16, 17.

    Allo stesso tempo, questi funghi sembrano proteggere i neuroni dai danni associati all’invecchiamento e alle malattie neurodegenerative. In effetti, la criniera di leone ha migliorato la crescita e la rigenerazione dei nervi nei modelli animali, sia nel cervello che in tutto il resto del corpo 16, 3, 18, 19.

    Secondo studi preliminari sui topi, Hericium erinaceus può prevenire i danni neuronali causati dalle placche di beta-amiloide, che si accumulano nel cervello durante la malattia di Alzheimer 20, 21, 22. In queste circostanze, può anche migliorare la memoria e la funzione cognitiva 6, 21.

    In un modello murino di malattia di Parkinson, il trattamento con criniera di leone ha ridotto la perdita di cellule dopaminergiche e attenuato i deficit motori, suggerendo un possibile beneficio nel rallentare la progressione della malattia 23.

    Uno studio clinico è stato condotto su donne giapponesi di età compresa tra 50 e 80 anni con diagnosi di decadimento cognitivo lieve. La ricerca ha rilevato che l’integrazione con 1 g di fungo criniera di leone al giorno per 49 settimane ha migliorato significativamente i punteggi cognitivi rispetto a un placebo 5.

    Tuttavia, la funzione cognitiva è diminuita nuovamente al termine del trattamento, quindi può essere necessaria un’assunzione continua.

    Ansia e Depressione

    Un piccolo studio di 4 settimane è stato condotto su donne in menopausa, che sono state istruite a mangiare biscotti contenenti funghi Hericium erinaceus ogni giorno per 1 mese.

    Grazie al trattamento, le donne hanno riferito una riduzione di sintomi come perdita di concentrazione, irritabilità, palpitazioni e ansia 24.

    In un altro studio su 77 persone in sovrappeso od obese, l’assunzione per 8 settimane di 3 capsule al giorno da 400 mg di Hericium erinaceus ha contribuito ad alleviare la depressione, l’ansia e i disturbi del sonno 25.

    Tutti questi risultati sono corroborati dalla ricerca sugli animali e in vitro.

    Ricerche preliminari hanno infatti scoperto che l’estratto di criniera di leone ha effetti antinfiammatori che possono ridurre i sintomi di ansia e depressione nei topi 26. Un componente di questo estratto (chiamato amicenone) ha in effetti prodotto effetti antidepressivi nei topi 27.

    Altri studi sugli animali hanno scoperto che l’estratto di criniera di leone può aiutare a rigenerare le cellule cerebrali e migliorare il funzionamento dell’ippocampo (una regione del cervello che elabora i ricordi e le risposte emotive) 28, 6.

    2 – Sclerosi multipla

    Il fungo Hericium migliora i processi di mielinizzazione a livello del sistema nervoso e si è quindi rivelato utile nei pazienti con sclerosi multipla.

    A livello cerebrale questo fungo esercita un’azione anti infiammatoria, interferendo quindi sulla flogosi immuno mediata che si verifica nel sistema nervoso di questi pazienti.

    L’azione di neuroprotezione sembra attribuibile ad Hericenoni che preservano le struttura nervose dalla morte legata a stress reticolo endoteliale od a tossici chimici.

    3- Benessere gastrointestinale

    problematiche gastroenteriche

    Il fungo Hericium svolge un’importante azione protettiva ed antinfiammatoria nei confronti delle mucose di tutto l’apparato digerente.

    Pertanto il suo impiego è molto utile in tutte le problematiche gastrointestinali, come:

    • bruciore e acidità gastrica.

    La capacità di questo fungo di rigenerare la mucosa intestinale e di ripristinare una corretta flora intestinale, lo rendono utile nel trattamento delle disbiosi intestinale con conseguenti alterazioni infiammatorie della mucosa, oltre che nella Leaky Gut Syndrome (sindrome di permeabilità intestinale).

    4 – Proprietà antibatteriche

    L’Hericium erinaceus possiede anche delle interessanti proprietà antibatteriche, e viene usato in micoterapia soprattutto nelle infezioni da Stafilococcus aureus resistente agli antibiotici classici.

    L’Hericium è utile anche in caso di infezione da Salmonella, dato che ne riduce la moltiplicazione. Non ha azione diretta contro questi batteri, ma è in grado di stimolare l’attivazione delle cellule immunitarie innate, stimolando l’assorbimento dei batteri nelle cellule macrofagiche e mostrando una maggiore attività contro i batteri.

    5 – Antitumorale

    L’Hericium contiene polisaccaridi solubili immunomodulanti, per i quali sono stati descritti effetti anti-metastatici nei confronti di cellule di carcinoma polmonare (in vitro e in vivo) ed effetti anti-mutageni in vitro si sono evidenziati da parte di composti termo-labili, preferenzialmente presenti nell’estratto alcolico del micelio e del corpo fruttifero.

    6 – Protezione del cuore

    La presenza dell’ericenone B fa sì che il fungo abbia un’azione antipiastrinica ed antinfiammatoria in grado di bloccare l’acido arachidonico con conseguente formazione dei fattori pro infiammatori.

    riduce il colesterolo cattivo (LDL) mentre aumenta quello buono (HDL) prevenendo così l’ostruzione dei vasi sanguigni con conseguenti eventi aterosclerotici.

    7 – Immunostimolante

    I polisaccaridi contenuti nell’Hericium stimolano l’attività macrofagica e la produzione di TNF-α e di IL1-β. Il fungo determina un aumento netto del numero di macrofagi e linfociti T.

    8 – Infiammazione e Stress Ossidativo

    53.

    I funghi Hericium erinaceus contengono potenti composti antinfiammatori e antiossidanti che possono aiutare a ridurre l’impatto di queste malattie 54.

    A tal proposito, uno studio del 2012 che esaminava le capacità antiossidanti di 14 diverse specie di funghi ha scoperto che la criniera di leone aveva la quarta più alta attività antiossidante e raccomandava che fosse considerata una buona fonte alimentare di antiossidanti 55.

    Negli studi su animali, la criniera di leone o i suoi attivi hanno:

    • ridotto diversi marcatori di infiammazione e stress ossidativo 33, 56, 57.

    9 – Glicemia

    Il fungo criniera di leone può essere utile per la gestione del diabete, migliorando il controllo della glicemia e aiutando a proteggere dalle complicanze della malattia. Infatti, studi preliminari hanno evidenziato come Hericium erinaceus possa ridurre i livelli di glucosio nel sangue di quasi il 50%, sia nei topi normali che in quelli diabetici 3.

    Un modo in cui la criniera di leone abbassa lo zucchero nel sangue è bloccando l’attività dell’enzima alfa-glucosidasi, fondamentale per digerire i carboidrati nell’intestino tenue 45. Livelli di zucchero nel sangue cronicamente elevati alla fine causano complicazioni come malattie renali, danni ai nervi delle mani e dei piedi, e perdita della vista.

    Nei topi con danni ai nervi (neuropatia diabetica), 6 settimane di integrazione con estratti di Hericium erinaceus hanno ridotto significativamente il dolore, abbassato i livelli glicemici e aumentato i livelli di antiossidanti 46.

    Utilizzo

    Dell’ Hericium erinaceus si può acquistare nella forma di polvere, o come estratto secco (contenuto in capsule, o compresse), oppure l’estratto liquido da assumere col conta gocce.

    Dove si compra?

    Puoi acquistare l’Hericium erinaceus in polvere, certificato di origine biologica, direttamente sul sito web dell’azienda agricola Erbe di Mauro. Clicca qui per ordinare.

    Controindicazioni

    In generale l’Hericium erinaceus è un rimedio naturale sicuro e ben tollerato. In rari casi il fungo può dare effetti collaterali quali il prurito cutaneo, legato alla presenza dell’NGF.

    Data la presenza di fattori di crescita neurologica, alcuni esperti sconsigliano l’uso dell’Hericium in caso di cancro al cervello.

    L’Hericium è un integratore alimentare utilizzabile anche nel periodo della gravidanza e dell’allattamento. Tuttavia è sempre meglio prima chiedere il parere del proprio medico.

    Modo d’uso

    Attualmente, Hericium erinaceus viene ampiamente utilizzato come integratore alimentare. Tuttavia, la mancanza di standardizzazione degli estratti e l’assenza di una sperimentazione clinica adeguata impediscono di definire una dose efficace.

    Sulla base dei pochi studi clinici realizzati, sembra adeguata una dose di circa 400-1.000 mg al giorno 5, 25

    Effetti Collaterali

    La criniera di leone è un fungo commestibile, considerato relativamente sicuro se cucinato e assunto in piccole quantità. Tuttavia, a parte la lunga tradizione d’uso nella medicina popolare cinese, mancano dati sulla sicurezza dei suoi estratti assunti come integratore.

    Negli studi sui ratti non sono stati osservati effetti avversi, nemmeno a dosi elevate (fino a 5 grammi per kg di peso corporeo al giorno per 1 mese o dosaggi inferiori per 3 mesi) 63, 64, 65. Negli esseri umani, sono state documentate reazioni allergiche, con difficoltà respiratorie o eruzioni cutanee dopo l’esposizione a questi funghi 66, 67.

    Nei pochi studi clinici condotti, Hericium erinaceus è risultato ottimamente tollerato e privo di effetti collaterali.

    Hericium: l’opinione del dott. Ivo Bianchi

    Intervistato da Telecolor, in questo video spezzone il dott. Ivo Bianchi – esperto di micoterapia ed editore del libro “Guarire con i Funghi Medicinali” – ci da la sua opinione sulle proprietà più interessanti dell’Hericium e sul suo corretto utilizzo.

    Guarire con i Funghi Medicinali

    Guarire con i Funghi Medicinali

    Bibliografia

    1. Neurohealth Properties of Hericium erinaceus Mycelia Enriched with Erinacines;
    2. Hericium erinaceus (Bull.: Fr.) Pers., a medicinal mushroom, activates peripheral nerve regeneration.
    3.  Neuroprotective Metabolites of Hericium erinaceus Promote Neuro-Healthy Aging.
    4. The influence of Hericium erinaceus extract on myelination process in vitro;
    5.  An endoplasmic reticulum (ER) stress-suppressive compound and its analogues from the mushroom Hericium erinaceum.
    6. Gastroprotective Effects of Lion’s Mane Mushroom Hericium erinaceus (Bull.:Fr.) Pers. (Aphyllophoromycetideae) Extract against Ethanol-Induced Ulcer in Rats;
    7.  Anti-Gastric Ulcer Activity of Polysaccharide Fraction Isolated from Mycelium Culture of Lion’s Mane Medicinal Mushroom, Hericium erinaceus (Higher Basidiomycetes);
    8. Polysaccharide of Hericium erinaceus attenuates colitis in C57BL/6 mice via regulation of oxidative stress, inflammation-related signaling pathways and modulating the composition of the gut microbiota;
    9.  In vitro anti-Helicobacter pylori effects of medicinal mushroom extracts, with special emphasis on the Lion’s Mane mushroom, Hericium erinaceus (higher Basidiomycetes);
    10.  Antibiofilm activity and bioactive phenolic compounds of ethanol extract from the Hericium erinaceus basidiome;
    11. Production of cyathane type secondary metabolites by submerged cultures of Hericium erinaceus and evaluation of their antibacterial activity by direct bioautography;
    12. Anticancer potential of Hericium erinaceus extracts against human gastrointestinal cancers;
    13.  Hericium erinaceus (Lion’s Mane) mushroom extracts inhibit metastasis of cancer cells to the lung in CT-26 colon cancer-tansplanted mice;
    14. Inhibitory effect on in vitro LDL oxidation and HMG Co-A reductase activity of the liquid-liquid partitioned fractions of Hericium erinaceus (Bull.) Persoon (lion’s mane mushroom);
    15. Immunomodulatory effects of Hericium erinaceus derived polysaccharides are mediated by intestinal immunology.

    Fonti:




    L’Amido Resistente è utile per diabetici ed aiuta a dimagrire

    pane

     

    L’amido resistente è un tipo di carboidrato che per la sua struttura molecolare presenta una serie di proprietà e benefici per la salute interessanti

    Sembra che quando parliamo di carboidrati scattino gli allarmi, e questo macronutriente è stato classificato come “cattivo” in numerosi casi e patologie.

    Tuttavia, questo fatto infondato serve abitudini e bisogni piuttosto soggettivi, così che, come nella maggior parte delle situazioni, eccessi o estremi non danno buoni risultati.

    Che cos’è l’Amido?

    L’amido è un idrato di carbonio complesso, cioè una moltitudine di unità di glucosio legate da legami glicosidici.

    Si trova nel regno vegetale, infatti è la fonte di energia per le piante.

    Tra le fonti di amido più comunemente usate ci sono patate, grano o mais

    Il nostro corpo immagazzina l’energia da queste fonti sotto forma di glicogeno. È utilizzato in misura maggiore nelle attività fisiche intense.

    Che cosa sono le Fibre?

    La fibra è un altro elemento che ha alcune proprietà di digestione. Nello specifico, non può essere digerita dagli enzimi nel nostro stomaco e successivamente essere assorbito come glucosio.

    Passa attraverso l’intestino e aiuta ad assistere i movimenti gastrointestinali.

    Benefici delle Fibre

    Esistono due tipi di fibra: solubile e non solubile

    Quest’ultima passa intatto, mentre la prima può essere fermentata dai batteri nel nostro intestino crasso, contribuendo a mantenere la salute del microbiota.

    Che cos’è l’Amido Resistente?

    È un tipo di amido che non viene digerito nello stomaco o nell’intestino tenue, raggiungendo intatto il colon.

    Il termine “resistente” è dato proprio perché resiste al processo digestivo.

    Tra le sue proprietà c’è quella di non aumentare la glicemia (non genera “picchi di insulina”). Oltre a nutrire la nostra flora intestinale, ridurre l’appetito, oltre a contribuire ad aumentare la salute in termini generali.

    Patate e Amido Resistente

    L’amido resistente ha una funzionalità molto simile alla fibra solubile. Le patate, cotte e poi raffreddate, sono fonte di amido resistente

    Mentre la maggior parte degli amidi viene digerita (gli enzimi del corpo “scompongono” le molecole di amido) e successivamente convertita in glucosio, trasportata nel flusso sanguigno e trasportata alle cellule, esiste un certo tipo di amido che non può essere assorbito

    Tipi di Amido Resistente

    Esistono 4 tipi di Amido Resistente:

    1. Quello che resiste alla digestione perché è intrappolato dalle pareti intatte delle cellule vegetali (legumi, cereali e semi)
    2. Quello che può essere “reso” digeribile solo dagli enzimi digestivi umani dopo essere stato cotto (patate crude, banane verdi e banane crude)
    3. Quello noto come ”amido retrogrado”, che si forma quando alcuni cibi ricchi di amido vengono raffreddati dopo la cottura (patate, riso e altri cereali)
    4. Amidi modificati chimicamente che non si trovano in natura, ma sono creati per resistere alla digestione

    L’amido di tipo 3 lo possiamo ottenere da riso, pasta, patata lasciata raffreddare una volta cotta

    Quanto Amido Resistete dobbiamo Ingerire? Si raccomanda circa 6 g ad ogni pasto

    Importanza dell’Amido Resistente

    Il modo in cui funziona l’Amido Resiste sarà che può raggiungere aree non digerite dell’intestino tenue e del colon dove servirà per la nutrizione dei batteri che formano la flora intestinale, per mantenere il tuo livello di salute e condizioni perfette.

    Alcuni fattori essenziali per la nostra salute dipenderanno da questo stato di salute: assorbimento dei nutrienti, regolazione metabolica e sistema immunitario

    Probiotici

    Il consumo di probiotici che mantengono naturalmente la coltura dei batteri, come l’amido resistente,
    è un meccanismo per mantenere la salute del corpo

    Amido Resistente e Flora Intestinale

    Quindi, l’apporto dell’Amido Resistente e la sua azione sulla flora intestinale possono portare a:

    • Mantenere la normale funzione del microbiota: eliminazione dei residui metabolici, sintesi degli acidi biliari o aumento dell’assorbimento degli elettroliti
    • Rafforzare il sistema immunitario (circa l’80% delle cellule che forniscono supporto sono in questa zona) e l’intestino, essendo la principale barriera di difesa contro batteri o agenti patogeni esterni
    • Appoggio della produzione di vitamine, come biotina, folato o K.

    Benefici dell’Amido Resistente

    Salute Intestinale

    La flora intestinale è costituita da un’immensa quantità di batteri, buoni e cattivi, con un peso totale di questa colonia di circa 2 kg.

    La nostra salute generale dipende dallo stato di salute del microbiota e influisce sul nostro senso di benessere. La principale proprietà dell’amido resistente è quella di poter stimolare i “batteri buoni” nell’intestino, mantenendone il corretto equilibrio e sostenendone lo stato di salute.

    L’amido resistente serve come “alimento” per nutrire i batteri

    Acido butirrico

    In questo processo di fermentazione, hanno origine gli acidi grassi a catena corta: acetato, butirrato e propionato, che producono un effetto vantaggioso sulla salute del colon.

    Il butirrato, che può essere aumentato aggiungendo amido resistente, è solitamente la fonte energetica preferita per le cellule del rivestimento del colon.

    Flora Intestinale

    Il butirrato agisce come un potente agente antinfiammatorio, migliora l’integrità dell’intestino, diminuendo la permeabilità intestinale, che manterrà le tossine fuori dal flusso sanguigno

    Controllo del Peso

    L’aumento delle fibre solubili può fare un lavoro “extra” sul sistema digerente. Oltre a generare un effetto saziante, riduce la fame e le “voglie” fuori dai pasti durante la giornata.

    Questo al massimo, attiverà automaticamente un importantissimo potere di controllo calorico

    Controllo del Peso

    Non stiamo parlando di mangiare questi alimenti se si perde peso, ma possiamo ridurre un apporto calorico che altrimenti lo causeremmo

    Sensibilità all’Insulina

    Gli alimenti con amido resistente hanno un indice glicemico basso, quindi l’insulina viene rilasciata gradualmente.

    Tuttavia, l’IG Indice Glicemico) può essere modificato in vari modi. Anche così, queste fonti alimentari hanno la caratteristica di ridurre i livelli di glucosio postprandiale (livelli 2 ore dopo aver mangiato), quindi potrebbero essere i più consigliati per i diabetici.

    Anche in persone con sindrome metabolico, è possibile osservare questi miglioramenti

     

    Queste sono caratterizzati da un’elevata resistenza all’insulina. Oltre a vari fattori, come l’obesità, il rischio di malattie cardiache,…

    Alimenti con Amido Resistente

    Pasta e Amido Resistente

    Anche con un’insalata di pasta fredda possiamo sfruttare i benefici di questo amido

    La maggior parte del contenuto di amido resistente viene perso più il cibo è cotto. Pertanto, se intendiamo consumare riso o patate, una buona opzione sarebbe mangiarli freddi. Le fonti principali o più comuni sono:

    • Patate e Batate
    • Fagioli
    • Riso
    • Tapioca
    • Fiocco di mais non cotti
    • Platano e la sua farina

    Articolo di HSN Store Blog


    Articolo di Anna Londero su Sbilanciati

     

    Articolo di Riccardo Borgacci

    Resistant starch -HuffPost


    Le patate lessate e consumate il giorno dopo fanno male?




    Depurazione profonda con Il Lavaggio Epatico secondo Andreas Moritz

    Pubblicato dal dr Stefano Limontini sul sito Medicina Cellulare

    Depurare il fegato e la colecisti dalla presenza di calcoli epatici costituisce uno dei più importanti e potenti approcci che potete mettere in atto per migliorare il vostro stato di salute.

    La pulizia epatica richiede 6 giorni di preparazione, seguiti da 16-20 ore di lavaggio effettivo.

    Per procedere alla rimozione dei calcoli biliari è necessario procurarsi quanto elencato di seguito:

    • succo di mela 6 confezioni da 1 litro
    • sale inglese* 4 cucchiai da tavola disciolti in 3 bicchieri d’acqua da 240 ml circa l’uno (per un totale di 720 ml)**
    • olio extravergine di oliva spremuto a freddo 1/2 bicchiere (ca. 120 ml)
    • succo di pompelmo (meglio quello rosa) o spremuta fresca di limone e arancia*** Abbastanza da riempire 3/4 di bicchiere di succo (180 ml)
    • 2 brocche da 1/2 litro circa, di cui una munita di coperchio
    • *Procuratevi i Sali di Epsom o sale inglese (magnesio solfato eptaidrato) per USO orale. Alcune etichette lo descrivono come lassativo naturale. Se non lo trovate, usate il citrato di magnesio.
    • ** Ho optato per il “bicchiere” invece della tazza come unità di misura allo scopo di evitare confusione sul significato che il termine “tazza” prende nei diversi continenti.
    • ***Se non tollerate il succo di pompelmo o se questo tende a darvi nausea, potete utilizzare quantità equivalenti di succo di arancia e limone appena spremuti. L’effetto è lo stesso.

    PREPARAZIONE

    Bevete un litro di succo di mela confezionato (oppure vedi le altre opzioni descritte più avanti) al giorno per un periodo di sei giorni (è possibile berne in quantità maggiori se la cosa non infastidisce). L’acido malico presente nel succo di mela ammorbidisce i calcoli e ne semplifica il passaggio attraverso i dotti biliari. Il succo di mela ha un forte effetto depurativo: alcuni soggetti particolarmente sensibili potrebbero accusare gonfiore e, a volte, diarrea nei primissimi giorni. La maggior maggior parte dei casi di diarrea, in realtà, rappresentano bile stagnante rilasciata dal fegato e dalla cistifellea (contraddistinta da un colore marrone giallognolo). Gli effetti di fermentazione del succo aiutano ad allargare i dotti biliari: se questo risulta in qualche modo fastidioso, è possibile diluire il succo di mela con acqua o usare le altre opzioni descritte più avanti. Sorseggiate il succo di mela lentamente durante il giorno, tra i pasti (evitate di berlo durante o appena prima dei pasti, per due ore dopo gli stessi e la sera), oltre alla quantità di acqua normalmente consumata (da sei a otto bicchieri).

    Attenzione: utilizzate preferibilmente succo di mela biologico, sebbene qualsiasi buona marca di succo di mela in commercio, concentrato di mela o sidro siano adeguati per gli scopi del lavaggio epatico.

    Può essere utile sciacquarsi la bocca con bicarbonato di sodio e/o lavarsi i denti più volte al giorno per evitare che l’acido li danneggi. (Nel caso siate intolleranti o allergici al succo di mela, vedi le altre opzioni al paragrafo “difficoltà con il lavaggio” al temine di questo capitolo).

    Raccomandazioni dietetiche

    Durante l’intera settimana di preparazione e lavaggio evitate di consumare cibi o bevande freddi o gelati in quanto raffreddano il fegato e, di conseguenza, riducono l’efficacia del lavaggio stesso. Tutti i cibi e le bevande dovrebbero essere caldi o almeno a temperatura ambiente.

    Il momento migliore per il lavaggio

    La parte principale e finale del lavaggio epatico viene eseguita al meglio durante il fine settimana, quando non siete sotto pressione e avete tempo per riposarvi.

    Sebbene il lavaggio sia efficace in qualsiasi momento del mese, il periodo dovrebbe preferibilmente coincidere con un giorno compreso tra la luna piena e la luna nuova.

    Il periodo di preparazione di sei giorni può iniziare cinque o sei giorni prima della luna piena.
    Il giorno di luna nuova è il più indicato per la pulizia e la guarigione.

    Se assumete farmaci

    Mentre vi sottoponete a un lavaggio epatico, evitate di assumere farmaci, vitamine o integratori che non siano assolutamente necessari. È importante non sovraccaricare il fegato con lavoro extra che possa interferire con il tentativo di depurazione.

    Assicuratevi di svuotare il colon prima e dopo un lavaggio epatico

    Avere movimenti intestinali regolari non è necessariamente una indicazione del fatto che il vostro intestino non sia ostruito.

    Inoltre, se sospettate o vi hanno diagnosticato una contaminazione intestinale da parte di parassiti e/o batteri e/o funghi (candida), vi consiglio di fare prima del lavaggio epatico, un trattamento vermifugo e ricondizionante dell’intestino, come indicato in questo sito: cliccando qui.

    La pulizia del colon, eseguita qualche giorno prima o, meglio ancora, nel sesto giorno di preparazione, contribuisce a evitare o ridurre al minimo qualsiasi forma di malessere o nausea che possa insorgere durante l’effettivo lavaggio epatico: impedisce il reflusso della miscela di oli o di prodotti di scarto dal tratto intestinale allo stomaco e assiste il corpo nella rapida eliminazione dei calcoli biliari.

    L’irrigazione del colon (idrocolonterapia) è il metodo più veloce e semplice per preparare il colon a un lavaggio epatico. L’irrigazione con la tavola da colema è il secondo metodo preferito (vedi i dettagli in “Mantenete pulito il colon”, Capitolo 5).

    Cosa dovete fare il sesto giorno di assunzione del succo di mela

    • Se sentite fame al mattino, fate una colazione leggera con cereali caldi: la farina di avena è la scelta migliore.
    • Evitate gli zuccheri o altri dolci, spezie, latte, burro, olio, yogurt, formaggio, prosciutto, uova, noci, paste e cereali crudi, ecc.
      Frutta e succhi di frutta sono l’ideale.
    • A pranzo mangiate verdura cotta o al vapore con riso bianco (preferibilmente riso Basmati) e insaporitelo con poco sale marino o salgemma non raffinati.
    • Ripeto: non consumate cibi proteici, burro o olio, o potreste sentirvi male durante il lavaggio.
    • Non mangiate o bevete nulla (eccetto l’acqua) dopo le 13.30, altrimenti avrete difficoltà a espellere i calcoli!

    Seguite l’esatto programma descritto di seguito.

    IL VERO E PROPRIO LAVAGGIO

    La sera

    • Ore 18:00
      Aggiungete quattro cucchiai di Sali di Epsom (solfato di magnesio) a tre bicchieri da 240 ml l’uno di acqua filtrata (per un totale di 720 ml) in una brocca: in questa avrete così quattro porzioni da 180 ml (3/4 di bicchiere).

      • Quindi bevete la prima porzione (3/4 di bicchiere): potete bere qualche sorso di acqua subito dopo per eliminare l’amaro in bocca oppure aggiungere un po’ di succo di limone per migliorare il sapore.
      • Uno dei compiti principali dei Sali di Epsom è quello di dilatare (allargare) i dotti biliari rendendo più semplice il passaggio dei calcoli. (Se siete allergici ai Sali di Epsom o non I riuscite a ingerirli, potete usare le stesse dosi di citrato di magnesio).
      • Togliete dal frigorifero gli agrumi che userete successivamente, di modo che possano scaldarsi a temperatura ambiente.
    • Ore 20:00
    • Ore 21:00
      • Se non avete avvertito alcun movimento intestinale fino a ora e non avete completato lo svuotamento del colon durante le ventiquattro ore trascorse, fate un clistere di acqua che darà il via a una serie di movimenti intestinali.
    • Ore 21:45
      • Lavate bene i pompelmi (o i limoni e le arance). Spremeteli con le mani e rimuovete la polpa. Avrete bisogno di 3/4 di bicchiere di succo: versate il succo e 1/2 bicchiere di olio di oliva nella brocca da mezzo litro circa, chiudetela bene e scuotetela forte per una ventina di volte o fino a quando la soluzione non sarà ben diluita.
        L’ideale sarebbe bere questa miscela alle 22:00, ma se avvertite ancora la necessità di andare in bagno, potete ritardare questa fase di altri 10 minuti.
    • Ore 22:00
      • Posizionatevi al fianco del letto (non sedetevi) e bevete il preparato, se possibile, tutto di un fiato.
        Alcune persone preferiscono berlo utilizzando una grande cannuccia di plastica. Pare che il metodo più efficace consista nel berlo tappandosi il naso.
      • Se necessario, assumete un po’ di miele tra un sorso e l’altro per aiutarvi a ingerire la miscela. La maggior parte delle persone, tuttavia, non ha problemi a berlo tutto d’un fiato: comunque non impiegateci più di 5 minuti (solo le persone anziane o deboli potranno impiegarci di più).
      • SDRAIATEVI IMMEDIATAMENTE
        Questa azione è fondamentale per aiutare il rilascio dei calcoli biliari!
        Spegnete la luce e rimanete distesi sulla schiena con uno o due cuscini sotto la testa affinché questa sia leggermente rialzata rispetto all’addome.
        Se questa posizione vi risulta scomoda, giratevi sul fianco destro con le ginocchia piegate verso la testa.
      • Rimanete sdraiati perfettamente immobili per almeno 20 minuti e cercate di non parlare! Concentrate l’attenzione sul vostro fegato. Alcune persone trovano beneficio nell’applicare un impacco di olio di ricino sul fegato.
        Probabilmente sentirete i calcoli passare lungo i dotti biliari come delle biglie.
      • Non avvertirete alcun dolore poiché il magnesio presente nel sale inglese tiene ben aperte e rilassate le valvole dei dotti biliari e la bile espulsa insieme ai calcoli mantiene i dotti biliari ben lubrificati (la situazione è ben diversa in caso di un attacco alla colecisti senza l’intervento del magnesio e della bile).
        Quindi, se potete, dormite.
      • Se in qualsiasi momento della notte avvertite l’assoluta necessità di defecare, fatelo.Controllate se vi sono già dei piccoli calcoli biliari (di color verde pisello o marrone chiaro) che galleggiano nel water.
        Potreste avvertire un senso di nausea durante la notte e nelle prime ore della mattina: questo è dovuto soprattutto a una forte e improvvisa espulsione di numerosi calcoli biliari e tossine dal fegato e dalla colecisti che spingono di nuovo la miscela di olio nello stomaco.La nausea passerà col trascorrere della mattinata.

    Il mattino dopo

    • Ore 6:00 – 6:30
      • Appena svegli, ma non prima delle 6.00, bevete la terza porzione di Sali di Epsom (se avete molta sete bevete un bicchiere di acqua tiepida prima di assumere il sale).
      • Ore 8:00 – 8:30
      • Ore 10:00 – 10:30
        • Continuate a consumare pasti leggeri durante i giorni seguenti e ricordate: il vostro fegato e la vostra cistifellea hanno subito un importante intervento chirurgico senza effetti collaterali dannosi e senza costi.

          N.B.:

          bevete acqua ogni volta che avete sete, ma non subito dopo aver bevuto i Sali di Epsom e nelle prime due ore successive all’assunzione della miscela oleosa.

          I RISULTATI CHE VI POTETE ASPETTARE

          Durante le ore della mattina (e forse del pomeriggio) successive al lavaggio avvertirete numerosi movimenti intestinali liquidi che inizialmente consisteranno di calcoli biliari mescolati a residui di cibo e poi solo di calcoli misti ad acqua.

          La maggior parte dei calcoli è di colore verde pisello e galleggia nel water in quanto contiene componenti biliari.

          I calcoli presentano diverse tonalità di verde e possono essere di colore vivace o lucidi come pietre preziose. Solo la bile secreta dal fegato può conferire questo colore verde.

          Si possono contare a dozzine e, a volte, perfino a centinaia (di dimensioni e colori diversi) che vengono espulsi in una volta sola.

          Fate attenzione anche ai calcoli di color marrone chiaro e bianco, perché alcuni tra quelli più grandi possono depositarsi sul fondo del water insieme alle feci: si tratta di calcoli biliari calcificati che sono stati rilasciati dalla cistifellea e contengono sostanze tossiche più pesanti con solo piccole quantità di colesterolo.

          Tutti i calcoli di colore verde e giallastro sono soffici come stucco grazie  all’azione del succo di mele.

          Potreste anche rilevare uno strato di scarto color marrone chiaro o bianco oppure di “schiuma” nel water: la schiuma è costituita da milioni di piccolissimi cristalli di colesterolo molto appuntiti e di color bianco che possono facilmente danneggiare i dotti biliari e la cui espulsione è ugualmente importante.

          Cercate di fare una stima approssimativa di quanti calcoli avete eliminato. Per curare in modo permanente borsiti, dolori di schiena, allergie e altri problemi di salute, e quindi prevenire l’insorgere di ulteriori malattie, è necessario rimuovere tutti i calcoli.

          Questa operazione potrebbe richiedere almeno da otto a dodici lavaggi da eseguirsi a intervalli di tre settimane oppure mensilmente (non eseguite il lavaggio con una frequenza superiore a quella indicata!).

          L’intervallo di tre settimane fra un lavaggio e l’altro può includere i sei giorni di preparazione, ma l’ideale sarebbe ricominciare dopo che sono trascorse le tre settimane.

          Se non riuscite a eseguire i lavaggi con questa cadenza, potete lasciar passare un po’ più di tempo tra una operazione di pulizia e l’altra.

          E importante ricordare che una volta iniziato il lavaggio del fegato, dovrete proseguire fino a quando per due lavaggi consecutivi non verranno più espulsi calcoli.

          Lasciare il fegato semi-depurato per un lungo periodo di tempo (tre o più mesi), infatti, può causare malesseri maggiori di quanti si avrebbero se il fegato non fosse mai stato sottoposto a depurazione.

          Il fegato, nel suo complesso, inizierà a funzionare più efficacemente subito dopo il primo lavaggio e potrete notare immediatamente improvvisi miglioramenti, a volte addirittura nel giro di poche ore.

          I dolori diminuiranno, l’energia aumenterà e la lucidità mentale migliorerà notevolmente.

          Tuttavia, nell’arco di qualche giorno i calcoli posizionati nella parte posteriore del fegato si sposteranno “in avanti” verso i due maggiori dotti biliari che si dipartono dal fegato, e ciò potrebbe dare l’impressione di accusare alcuni dei sintomi di malessere provati in precedenza. Potreste infatti sentirvi delusi perché la ripresa sembra di breve durata, ma tutto questo indica semplicemente che sono rimasti dei calcoli pronti per essere rimossi con il prossimo ciclo di lavaggio.

          Nondimeno, le risposte di depurazione e autoriparazione del fegato aumenteranno notevolmente aggiungendo sempre maggiore efficacia a questo importantissimo organo del corpo.

          Finché ci saranno ancora calcoli in movimento all’interno dei dotti biliari più piccoli verso quelli più grandi, essi si potranno combinare dando origine a calcoli di dimensioni ancora maggiori per riprodurre i sintomi già precedentemente accusati, tra cui mal di schiena, mal di testa, mal di orecchie, problemi digestivi, gonfiore, irritabilità, rabbia, ecc., sebbene in forma più leggera rispetto a prima.

          si raccomanda di ripetere il lavaggio epatico ogni sei o otto mesi: ogni procedura darà nuovi stimoli al fegato ed eliminerà le tossine o i nuovi calcoli accumulati nel frattempo.

          Attenzione

          Non sottoponetevi mai a un lavaggio epatico se soffrite di una patologia in fase acuta, anche se si tratta di un semplice raffreddore.

          Tuttavia, se soffrite di malattie croniche, depurare il vostro fegato può essere la cosa migliore che possiate fare per voi stessi.

          Importante! Leggere attentamente

          Il lavaggio epatico è un metodo incomparabile e assolutamente efficace per recuperare il proprio stato di salute: se seguirete le istruzioni alla lettera, non correrete alcun rischio.
          Per favore, prendete le istruzioni molto seriamente: alcune persone che hanno eseguito il lavaggio epatico eseguendo la procedura suggerita da amici o trovata su Internet hanno avuto delle complicazioni inutili perché non avevano una conoscenza completa della procedura stessa e di come funziona, mentre ritenevano che la sola espulsione dei calcoli dal fegato e dalla cistifellea fosse sufficiente.

          irrigazione del colon, da eseguirsi preferibilmente il secondo o terzo giorno dopo il lavaggio epatico.

          Se i calcoli epatici rimangono  nel colon, possono causare irritazione, infezione, mal di testa e malessere addominale, problemi tiroidei, ecc.. e alla fine, diventare addirittura una fonte di tossiemia nell’organismo.

          Se non sono disponibili preparati per il colon nel luogo dove risiedete, potete fare un clistere di caffè (secondo Max Gerson) seguito da uno di acqua, oppure due clisteri di acqua consecutivi: tuttavia, questo non garantisce la rimozione di tutti i calcoli rimasti.

          Non esiste un vero sostituto all’irrigazione del colon, eseguire un clistere usando la tavola da colema, tuttavia, costituisce il modo migliore per avvicinarsi molto a una procedura di irrigazione del colon professionale.

          Se decidete di optare per una soluzione di compromesso che non sia una vera irrigazione del colon, mescolate un cucchiaino di Sali di Epsom con un bicchiere di acqua tiepida e bevetelo appena alzati il giorno in cui deciderete di sottoporvi allo svuotamento del colon.
          NB:
          Per acquistare una tavola da colema e ricevere una dimostrazione video di come utilizzarla, fare riferimento al capitolo “Elenco dei fornitori” in fondo al libro del Lavaggio Epatico.

          Vedi anche Jensen, Bemard, Intestino libero, Macro Edizioni, Cesena, 2002.

          oppure scegli il libro dello stesso autore Disintossicati e Recupera la Salute in 11 Giorni — Libro

          Importanza del lavaggio di colon e reni

          Sebbene il lavaggio epatico sia, di per sé, in grado di produrre risultati davvero impressionanti, l’ideale sarebbe effettuarlo successivamente a un lavaggio del colon e dei reni.

          Lo svuotamento del colon (vedere anche la sezione “Preparazione”) garantisce che i calcoli biliari espulsi vengano facilmente rimossi dall’intestino crasso, mentre il lavaggio renale assicura che le tossine provenienti dal fegato durante il lavaggio epatico non pesino su questi organi escretori vitali.

          Tuttavia, se non avete mai avuto problemi renali, calcoli renali, infezioni alla vescica, ecc., potete procedere con la sequenza lavaggio del colon/lavaggio epatico/lavaggio del colon. Assicuratevi, comunque, di sottoporvi anche a un lavaggio renale in un momento successivo, trascorso qualche tempo dopo i primi 2-4 lavaggi epatici e di nuovo, dopo che il vostro fegato sarà stato completamente depurato (vedere anche “Il lavaggio renale” nel Capitolo 5). Altrimenti potete bere una tazza di tè per i reni (vedi la ricetta nella sezione “Il lavaggio renale”) per due o tre giorni successivi a ogni lavaggio epatico.

          Seguite le stesse istruzioni indicate per il lavaggio renale principale. Il lavaggio renale e quello epatico possono essere praticati contemporaneamente, ma assicuratevi di non bere il tè renale il giorno in cui praticate il lavaggio del fegato.

          I soggetti il cui colon è gravemente congestionato o che presentano un’anamnesi di costipazione, dovrebbero considerare l’idea di effettuare almeno due o tre lavaggi del colon prima di sottoporsi al primo lavaggio epatico.

          Inoltre, se sospettate o vi hanno diagnosticato una contaminazione intestinale da parte di parassiti e/o batteri e/o funghi (candida), vi consiglio di fare prima del lavaggio epatico, un trattamento vermifugo e ricondizionante dell’intestino, come indicato in questo sito: cliccando qui e scaricando, gratuitamente, la guida per un intestino sano.

          Ricordate, quindi, che è molto importante svuotare il colon entro tre giorni dal completamento di ogni lavaggio epatico, perché la rimozione di calcoli biliari dal fegato e dalla colecisti può lasciare alcuni residui di calcoli e tossine nel colon, che vanno eliminati completamente per giovare al vostro stato di salute.

          Quando bere acqua durante il lavaggio

          Ancora una volta, ricordatevi che potete bere acqua in qualsiasi momento del lavaggio epatico, tranne immediatamente prima e dopo l’assunzione dei Sali di Epsom (lasciate passare circa 20 minuti). Evitate di bere acqua anche dalle 21,30 alle 2 del mattino (nel caso in cui vi alzaste). In tutti gli altri casi potete bere ogni volta che avete sete.

          AVETE DIFFICOLTA CON IL LAVAGGIO?

          Intolleranza al succo di mela

          Se per qualche motivo non tollerate il succo di mela (o le mele), potete sostituirlo con le erbe Gold Coin Grass (erba lisimachia) e Bupleurum (bupleuro) in tintura, vendute con il nome Gold Coin Grass (GCG), 250 ml al prezzo di 16,00 dollari e disponibili da Prime Health Products (vedi l’elenco dei fornitori in fondo al libro).

          L’acido malico presente nel succo di mela è particolarmente efficace per dissolvere parte della bile stagnante e rendere i calcoli più morbidi (vedi qui di seguito i dettagli relativi all’acido malico).

          Anche le erbe sopra menzionate si sono rivelate efficaci per ammorbidire i calcoli e possono quindi essere utilizzate nella fase preparatoria del lavaggio epatico, anche se potrebbe essere necessario un periodo di tempo leggermente più lungo rispetto a quanto richiesto in caso di utilizzo del succo di mela.

          Il dosaggio esatto per la tintura è 1 cucchiaio da tavola pieno (circa 15 ml) una volta al giorno da assumere a stomaco vuoto circa 30 minuti prima di fare colazione.

          Questo regime dovrebbe essere mantenuto per otto o nove giorni prima di effettuare il lavaggio epatico.

          Intolleranza ai Sali di Epsom

          Se siete allergici o intolleranti ai Sali di Epsom, potete usare il citrato di magnesio (anche se non è efficace come il sale inglese), che potete trovare facilmente in farmacia.

          Intolleranza all’olio di oliva

          Se siete allergici o intolleranti all’olio di oliva, potete usare l’olio puro di macadamia, l’olio di semi di uva spremuto a pressione o a freddo, l’olio di semi di girasole o altri oli spremuti a pressione. Non usate l’olio di canola, l’olio di soia o altri oli estratti con procedimenti analoghi (per ulteriori informazioni sugli oli e i grassi sani e nocivi vedi il libro dell’autore Timeless Secrets of Health and Rejuvenation). Tenete presente che l’olio extravergine di oliva sembra ancora il più efficace per il lavaggio epatico.

          Disturbi alla colecisti o la colecisti è stata asportata

          Se soffrite di disturbi alla colecisti o se questa è già stata asportata, potrebbe essere necessario assumere succo di mirtillo palustre o erba lisimachia per 2-3 settimane (circa 1 bottiglia) prima del lavaggio epatico.

          Per ulteriori dettagli fare riferimento alla sezione precedente.

          Come raccomandazione generale, potreste prendere in considerazione la possibilità di prendere un integratore biliare. La maggior parte di questi prodotti è a base di bile di bue. Se vi è stata asportata la cistifellea, potreste non riuscire più ad avere la quantità di bile necessaria alla corretta digestione dei cibi. In presenza di sintomi di diarrea riducete il dosaggio o interrompete l’assunzione.

          Consultatevi con il vostro naturopata per scegliere il prodotto più indicato.

          Soggetti che non dovrebbero utilizzare il succo di mela

          Esistono persone che potrebbero incontrare difficoltà bevendo il succo di mela nelle quantità richieste per il lavaggio epatico, ma non ne sono consapevoli: tra queste annoveriamo coloro che soffrono di diabete, ipoglicemia, infezioni da lievito (Candida), cancro e ulcere allo stomaco.

          In tali casi il succo di mela può essere sostituito con acido malico in polvere. Cercate di evitare di assumerlo in capsule, soprattutto se queste contengono altri ingredienti. L’ideale è sciogliere bene l’acido malico prima di ingerirlo.

          Il periodo di preparazione è identico a quello indicato per l’assunzione del succo di mela. Eccetto per il fatto che il litro di succo di mela al giorno viene sostituito da 1/2 o 1 cucchiaino di acido malico disciolto in 4-6 bicchieri da 33 ml di acqua tiepida, da bere in piccole quantità durante il giorno.

          L’acido malico in polvere per uso alimentare (non mescolato al magnesio o ad altri ingredienti) costa pochissimo e può essere acquistato in Internet o nei negozi di alimentazione naturale.

          Tutte le aziende vinicole lo usano per produrre il vino (vedi la sezione “Informazioni sui prodotti” in fondo al libro).

          Un’alternativa è l’erba lisimachia (gold coin grass). Seguite le istruzioni già riportate per quanti sono intolleranti al succo di mela: potete provare l’acido malico o il succo di mirtillo palustre durante un lavaggio e l’erba lisimachia in quello successivo, e vedere quale di questi funziona meglio.

          Una quarta alternativa è rappresentata dall’aceto di mele: miscelatene 1 o 2 cucchiai in un bicchiere di acqua e bevetene quattro porzioni al giorno per sei giorni.

          Mal di testa o nausea nei giorni successivi al lavaggio epatico

          Alcune tossine rilasciate da questi calcoli possono allora penetrare nel sistema circolatorio e provocare malessere.

          In questo caso, una volta concluso il lavaggio epatico, può essere utile bere circa mezzo bicchiere di succo di mela per sette giorni consecutivi o finché i disturbi non passano.

          Il succo di mela andrebbe bevuto almeno mezz’ora prima di colazione.

          Potrebbe anche essere necessaria una ulteriore pulizia del colon per eliminare i calcoli “ritardatari”.

          Come già accennato, anche il metodo di pulizia dei tessuti (acqua ionizzata) contribuisce alla rimozione delle tossine in circolo.

          Mettete un pezzetto di zenzero fresco nei thermos: bevendo quest’acqua bloccherete rapidamente la nausea.

          Malessere durante il lavaggio

          Se avete seguito scrupolosamente tutte le istruzioni fornite nelle pagine precedenti ma continuate a sentirvi male mentre praticate il lavaggio epatico, non allarmatevi pensando che qualcosa sia andato storto.

          Pur essendo una eventualità rara, è possibile vomitare o provare nausea durante la notte: questo succede quando la cistifellea espelle la bile e i calcoli biliari con una forza tale da far riaffiorare l’olio nello stomaco.

          Quando l’olio mescolato alla bile ritorna nello stomaco, è probabile provare una sensazione di nausea. In questo caso dovreste riuscire a sentire l’espulsione dei calcoli: non sarà un dolore acuto, ma solo una contrazione lieve.

          Nel corso di uno dei dodici lavaggi epatici a cui mi sono sottoposto ho passato una gran brutta notte ma, nonostante abbia vomitato la maggior parte della miscela oleosa, il lavaggio o è andato bene come tutti gli altri.

          Quando ho vomitato, l’olio aveva già compiuto il suo lavoro, cioè aveva stimolato il rilascio dei calcoli biliari.

          Se vi dovesse capitare, ricordatevi che è solo una notte di disagio, mentre per riprendersi da un intervento chirurgico convenzionale ci vogliono diverse settimane o mesi, e non è detto che negli anni a venire non si debbano provare un dolore e una sofferenza maggiori.

          II lavaggio epatico non ha dato i risultati previsti

          In alcuni casi, sebbene rari, il lavaggio epatico non dà i risultati previsti. I due motivi principali e i rimedi per tali difficoltà sono elencati di seguito.

          1. È probabile che una grave congestione nei dotti biliari epatici (dovuta alla struttura estremamente densa dei calcoli) abbia impedito al succo di mela di penetrare completamente durante il primo tentativo di lavaggio.

            Per alcuni soggetti possono essere necessari due o tre lavaggi epatici prima che i calcoli comincino a fuoriuscire.
            Anche l’olio enterico di menta piperita sotto forma di capsule è molto utile per sciogliere i calcoli biliari calcificati o ridurne le dimensioni, ma può essere difficile trovarlo puro. Spesso, infatti, è combinato con altri ingredienti e la sua efficacia può risultarne ridotta.
            Un altro metodo efficace per aiutare fegato e cistifellea durante il lavaggio e favorire il rilascio di una maggiore quantità di calcoli consiste nell’intingere un panno nell’aceto di mele caldo e applicarlo sulla zona di fegato/cistifellea durante i 20-30 minuti in cui si sta sdraiati.
            Alcune persone hanno trovato beneficio nell’uso di olio di ricino.

            Le erbe genziana cinese e bupleuro aiutano a dissolvere parte della congestione e possono preparare il fegato a un lavaggio più efficace.
            Queste erbe sono preparate sotto forma di tintura, comunemente nota come “amaro cinese” e prodotta da Prime Health Products (vedi l’elenco dei fornitori alla fine del libro).
            Il dosaggio esatto per questa tintura è da 1 cucchiaino (circa 5 ml) una volta al giorno da assumere a stomaco vuoto circa trenta minuti prima di fare colazione.
            Questo regime dovrebbe essere seguito per tre settimane prima di bere il succo di mela (o prima di utilizzare le altre alternative presentate nel paragrafo precedente).Qualsiasi reazione sgradevole legata al lavaggio scompare, solitamente, dopo tre o sei giorni e può essere ridotta al minimo seguendo il metodo di lavaggio dei tessuti che utilizza acqua calda ionizzata e tenendo il colon pulito mediante capsule di Oxyflush, Oxypowder, Colosan, o eseguendo un colema o un clistere (vedi Capitolo 5).

            Un altro metodo consiste nel bere ogni giorno per una settimana tre cucchiai di succo di limone non diluito e non zuccherato da 15 a 30 minuti prima di colazione. Il succo di limone stimola la cistifellea e la prepara a un lavaggio ancora più efficace.

          2. In molti soggetti, per esempio, il lavaggio epatico non funziona a meno che l’intestino crasso non venga prima svuotato, perché l’accumulo di prodotti di scarto e di gas impedisce alla miscela di olio di spostarsi facilmente all’interno del tratto gastro-intestinale.Nelle persone con una forte costipazione la cistifellea potrebbe aprirsi appena durante il lavaggio.
            Il momento migliore per procedere a una irrigazione del colon o per un metodo alternativo è il giorno in cui viene eseguito effettivamente il lavaggio epatico.

          Tratto dal libro “Guarire il fegato con il lavaggio epatico” di Andreas Moritz – Edizioni Macro

          Si stima che il 20% della popolazione mondiale sviluppi un certo numero di calcoli biliari nella cistifellea nell’arco della propria vitae che gran parte di queste persone scelga di fare l’asportazione chirurgica di questo importante organo.

          Leggete questo libro e capirete che la risposta è: Assolutamente sì!

          Come faccio a sapere se ho i calcoli?

          Un vecchio detto recita: «L’esperienza val più della scienza», di conseguenza l’unico modo per scoprire da soli se soffrite di calcoli biliari è sottoporvi a un lavaggio epatico: vi accorgerete che rimuovendo tutti i calcoli i sintomi della malattia andranno scomparendo e il vostro stato di salute tornerà normale.

          Il lavaggio del fegato e della cistifellea, tuttavia, non è una panacea per tutti i mali: ci sono altre cause di cattiva salute, come un’alimentazione inadeguata, abitudini irregolari legate al sonno, insufficiente esposizione alla luce del sole per ottenere la vitamina D e così via.

          Benché la maggior parte di queste cause conducano alla formazione di calcoli biliari nel fegato, occorre prendersene cura anche separatamente, altrimenti il lavaggio epatico agisce soltanto come rimedio provvisorio e non migliora significativamente la salute (vedi da pag 111).

          “Preparatevi a stare bene. Questo è molto più di un semplice libro: è un potente strumento di autoguarigione.”

          Ecco rivelata la causa di una patologia molto frequente ma poco riconosciuta: la presenza di calcoli che congestionano i dotti biliari nel fegato.

          Il fegato è l’organo responsabile della distribuzione e del mantenimento costante di “carburante” a tutto l’organismo. Agisce come una vera e propria stazione di depurazione che neutralizza gli effetti nocivi di tutto quello che ogni giorno ingeriamo.

          I calcoli biliari, formando delle ostruzioni al suo interno, possono ridurre in maniera considerevole il funzionamento del fegato ed è per questo che la loro presenza impedisce un buono stato di salute e vitalità, oltre che essere una delle maggiori cause di malattia.

          Oltre a illustrare le procedure pratiche per la pulizia di fegato, cistifellea, reni e intestino, Moritz spiega nei minimi dettagli l’origine di tutte le patologie più comuni e come prevenirle o farle regredire naturalmente.


           




    La Curcuma

    Quando si parla di Curcuma ci si riferisce comunemente alla Curcuma longa, una pianeta perenne appartenete alla famiglia delle Zingiberacee. 

    Si è rivelata estremamente utile per migliorare la sintomatologia legata a disturbi del ciclo mestruale.

    Risulta inoltre un ottimo coadiuvante nel donare benessere alle articolazioni e nell’alleviare gli stati dolorosi associati a contusioni, slogature e dolori muscolari, nonché a artrosi, osteoartriti e artrosi.

     Se associata al pepe nero, che ne amplifica l’assorbimento, il suo effetto risulta potenziato.

    Biodisponibilità della curcumina

    Tratto da ARTOI

    Nonostante tutti i benefici che apporta alla salute e le numerose proprietà farmacologiche della spezia, una delle principali critiche che il mondo scientifico rivolge alla curcumina è la sua scarsa biodisponibilità. Molti studi, sia sull’uomo che sui topi, hanno confermato che dopo l’assunzione orale di una certa quantità di curcuma, la concentrazione dei suoi metaboliti attivi misurata nel sangue o nei tessuti extraintestinali era scarsissima o praticamente nulla.

    Le ragioni di questa ridotta biodisponibilità sono:

    • il suo scarso assorbimento a livello intestinale
    • la rapida eliminazione per via fecale: circa il 60% della curcumina ingerita viene eliminata con le feci
    • il suo rapido metabolismo: anche se somministrata per via endovenosa, viene rapidamente metabolizzata e i prodotti del suo metabolismo eliminati con la bile.

    Ciò ostacola notevolmente l’applicazione clinica della sostanza (11).

    Per assimilarla meglio e potenziarne gli effetti, sono stati studiati numerosi metodi tra i quali l’uso di adiuvanti che ne migliorano l’assorbimento intestinale e ne riducono l’eliminazione. I più noti sono la piperina (alcaloide presente nel pepe nero) e i grassi dell’olio. Accompagnando la curcuma a questi ingredienti è possibile aumentarne la biodisponibilità (12).

    Meccanismo d’azione della piperina:

    • La piperina agisce andando ad inibire la glucuronidazione della curcumina nel fegato e nell’intestino. La glucuronidazione è una delle più importanti reazioni mediante le quali l’organismo si disintossica da composti estranei favorendone l’eliminazione. Bloccando questo processo, la curcumina non viene eliminata e può andare in circolo ad esplicare i suoi effetti.

    Meccanismo d’azione dell’olio:

    • Poiché la curcumina è una sostanza di natura idrofoba, scarsamente solubile in acqua ma altamente solubile nei lipidi, associandola all’olio di oliva (o qualsiasi altro tipo di grasso) aumenta notevolmente la sua solubilità e ne viene facilitato l’assorbimento.

    Altri metodi prevedono l’uso della curcumina liposomiale e di nanoparticelle (13),(14):

    • Nanoparticelle: si tratta di particelle altamente solubili che legano la curcumina e la trasportano dall’intestino alla circolazione sanguigna. Ne aumentano quindi l’assorbimento e ne impediscono l’eliminazione con le feci.
    • Liposomi: sono vescicole a doppio strato fosfolipidico (come le membrane cellulari) che possono trasportare farmaci idrofobici, come in questo caso la curcumina, all’interno delle cellule dove la sostanza viene rilasciata e può esplicare la sua funzione.

    Proprietà farmacologiche della curcumina

    La curcuma è la spezia più studiata al mondo, in particolare il suo principio attivo curcumina. Un ampio spettro di studi ha infatti dimostrato la capacità della curcumina di indurre numerosi effetti biologici e farmacologici:

    • La curcumina è un potente antiossidante: è in grado di attivare diverse proteine antiossidanti attraverso la via Nrf2. La via Nrf2 è un sistema di difesa cellulare che si attiva in presenza di stress ossidativo, inducendo l’espressione di proteine ad azione antiossidante. La curcumina è in grado di potenziare questo sistema e quindi è molto utile nella prevenzione e trattamento delle patologie caratterizzate da stress ossidativo (invecchiamento, diabete, patologie cardiovascolari, malattie neurodegenerative, cancro. A differenza di molti altri antiossidanti, la curcumina ha una duplice attività in quanto è in grado sia di prevenire la formazione di radicali liberi sia di neutralizzare i radicali liberi già esistenti (1). La proprietà antiossidante è molto superiore rispetto a quella della vitamina E, della vitamina C e del beta-carotene..
    • La curcumina è un potente antinfiammatorio: è in grado di bloccare il fattore di trascrizione NF-kB e quindi la produzione di molecole che aumentano i processi infiammatori (citochine proinfiammatorie) come il TNF e varie interleuchine. Anche in questo caso, la curcumina è molto utile nella prevenzione e trattamento di malattie su base infiammatoria (colite, pancreatite, malattie neurodegenerative, malattie cardiovascolari, malattie autoimmuni, malattie infiammatorie intestinali come il morbo di Crohn, obesità, diabete, malattie respiratorie tipo asma e bronchite, psoriasi, cancro) (2)
    • Secondo un recente studio del 2019, la curcumina assunta per via orale, una volta raggiunto l’intestino, viene trasformata dai microbi che lo popolano in una serie di metaboliti molto più attivi della curcumina stessa. Questi metaboliti sembrerebbero avere un ruolo neuroprotettivo. La tetraidrocurcumina è il derivato più studiato nella neuroprotezione: sembrerebbe ridurre lo stress ossidativo e i processi di apoptosi nei neuroni, riduce la neuroinfiammazione e migliora la funzione neurocomportamentale. Inoltre, sempre la tetraidrocurcumina, può prevenire la neurodegenerazione tipica della malattia di Parkinson. Sembrerebbe anche essere utile nel morbo di Alzheimer in quanto mantiene normale la struttura e funzione dei vasi cerebrali e delle sinapsi (3).
    • La curcumina, dopo ingestione per via orale, può esercitare effetti regolatori sul microbiota intestinale, le cui alterazioni sono collegate a numerose malattie metaboliche e non. In uno studio comparativo sul microbiota intestinale di topi ai quali viene somministrata curcumina, è stata osservata una variazione significativa della composizione del microbiota rispetto ai topi di controllo ai quali non è stato somministrato nulla. In particolare, nei topi che hanno ricevuto la curcumina, si è verificata una riduzione di batteri appartenenti alla famiglia Prevotellaceae, Bacteroidaceae e Rikenellaceae, spesso coinvolti nell’insorgenza di diversi disturbi sistemici (4).
    • L’integrazione con curcumina può essere utile anche nel trattamento del diabete mellito di tipo 2: uno studio del 2019 ha mostrato che trattando topi diabetici con curcumina si assiste ad un miglioramento della sensibilità insulinica, riduzione della glicemia e ad un miglioramento della dislipidemia (5).
    • La curcumina è molto efficace nel trattamento delle malattie cardiovascolari attraverso diversi meccanismi: riduzione dei lipidi plasmatici, aumento dei livelli di HDL, riduzione della perossidazione lipidica, riduzione delle lesioni aterosclerotiche e miglioramento della funzione endoteliale (6).
    • Come confermato da uno studio del 2018, la curcumina ha mostrato un miglioramento dei sintomi e dei processi infiammatori in topi affetti da artrite reumatoide (7).

    Riferimenti bibliografici:

    1. Int J Mol Sci.2020 Feb 7. Evaluation of Antioxidant Activity of Spice-Derived Phytochemicals Using Zebrafish. Endo Y, Muraki K, Fuse Y, Kobayashi M.
    2. Eur Cardiol.2019 Jul 11. Anti-inflammatory Action of Curcumin and Its Use in the Treatment of Lifestyle-related Diseases. Shimizu K, Funamoto M, Sunagawa Y, Shimizu S, Katanasaka Y, Miyazaki Y, Wada H, Hasegawa K, Morimoto T.
    3. Nutrients. 2019 Oct. Curcumin, Gut Microbiota, and Neuroprotection. Francesco Di Meo,Sabrina Margarucci, Umberto Galderisi, Stefania Crispi, and Gianfranco Peluso
    4. Food Nutr Res. 2017. Regulative effects of curcumin spice administration on gut microbiota and its pharmacological implications. Liang Shen,Lu Liu, and Hong-Fang Ji
    5. Nutrients. 2019 Aug. Curcumin and Type 2 Diabetes Mellitus: Prevention and Treatment. Francesca Pivari,Alessandra Mingione, Caterina Brasacchio, and Laura Soldati.
    6. Nutrients. 2013 OctPolyphenols: Benefits to the Cardiovascular System in Health and in Aging. Sandhya Khurana,Krishnan Venkataraman, Amanda Hollingsworth, Matthew Piche, and  C. Tai
    7. Drug Des Devel Ther.2018 Dec 3. Curcumin alleviates rheumatoid arthritis-induced inflammation and synovial hyperplasia by targeting mTOR pathway in rats. Dai Q, Zhou , Xu L, Song X
    8. Med Sci (Basel). 2017 Dec. Regulation of Polyamine Metabolism by Curcumin for Cancer Prevention and Therapy. Tracy Murray-Stewartand Robert A. Casero, Jr.
    9. Nutrients. 2019 Oct 5. Curcumin and Cancer. Giordano A, Tommonaro G.
    10. Front Pharmacol. 2018. Preventive Effect of Curcumin Against Chemotherapy-Induced Side-Effects. Zhijun Liu,Pengyun Huang,Siukan Law, Haiyan Tian, Wingnang Leung, and Chuanshan Xu
    11. Cancer Res Treat. 2014 Jan 15. Recent Developments in Delivery, Bioavailability, Absorption and Metabolism of Curcumin: the Golden Pigment from Golden Spice. Sahdeo Prasad, PhD, Amit K. Tyagi, PhD, and Bharat B. Aggarwal, PhD
    12. Planta Med.1998 May. Influence of piperine on the pharmacokinetics of curcumin in animals and human volunteers. Shoba G, Joy D, Joseph T, Majeed M, Rajendran R, Srinivas PS.
    13. Int J Nanomedicine.2019 Dec 10. Evaluation of Intestinal Absorption Mechanism and Pharmacokinetics of Curcumin-Loaded Galactosylated Albumin Nanoparticles.Huang Y, Deng S, Luo X, Liu Y, Xu W, Pan J, Wang M, Xia Z
    14. Int J Nanomedicine.2017 Aug 21. Liposomal curcumin and its application in cancer. Feng T, Wei Y, Lee RJ, Zhao L.

    Da un commento di Corrado Penna riporto fedelmente

    Curcuma e Proprietà Antivirali

    Anche la curcuma, da millenni utilizzata in India, è stata scientificamente comprovata per le sue virtù anti-virali, anti-infiammatorie, anti-ossidanti e anti-tumorali.
    i coronavirus sono per l’appunto dei virus incapsulati, come possiamo leggere nell’articolo Coronavirus envelope protein: current knowledge[2].

    L’articolo Anti-infective Properties of the Golden Spice Curcumin[3] mostra che la curcuma è attiva anche contro il virus dell’influenza e quello dell’epatite C, ma anche contro alcuni ceppi di batteri come Staphylococcus, Streptococcus e Pseudomonas.

    Questo pone le basi scientifiche per la “ricetta” anti-infettiva a base di miele (il più naturale possibile), curcuma e un poco di pepe nero (che massimizza l’attività della curcumina presente nella curcuma)[4].

    Anche lo zenzero possiede proprietà antivirali, ma finora ho trovato solo un articolo che ne descrive l’efficacia contro il virus respiratorio sinciziale umano[5].

    Come per i farmaci, anche per i rimedi naturali è sempre meglio non utilizzare dosi esagerate, e consultare preventivamente il proprio medico di base o altro professionista.

    1. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3641039/ .
    2. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31133031 .
    3. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6509173/.
    4. https://www.alfemminile.com/dieta-dimagrante/curcuma-e-miele-s2476610.html.
    5. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23123794.

    Interazione tra microbiota intestinale e curcumina:
    una nuova chiave di comprensione per gli effetti sulla salute della curcumina

    Astratto

    Curcumina, un polifenolo lipofilo contenuto nel rizoma della Curcuma longa (curcuma), è stata usata per secoli nella medicina tradizionale asiatica, e oggi è ampiamente utilizzata negli alimenti come spezia alimentare in tutto il mondo.

    Ha ricevuto notevole attenzione per le sue attività farmacologiche, che sembrano agire principalmente attraverso meccanismi antinfiammatori e antiossidanti. Per questo motivo è stato proposto come strumento per la gestione di molte malattie, tra cui malattie gastrointestinali e neurologiche, diabete e diversi tipi di cancro.

    principalmente nel tratto gastrointestinale, dove sono state rilevate alte concentrazioni di questo polifenolo dopo somministrazione orale.

    Di conseguenza, si potrebbe ipotizzare che la curcumina eserciti direttamente i suoi effetti regolatori sul microbiota intestinale, spiegando così il paradosso tra la sua bassa biodisponibilità sistemica e la sua ampia attività farmacologica.

    È noto che il microbiota ha diversi ruoli importanti nella fisiologia umana e la sua composizione può essere influenzata da una moltitudine di fattori ambientali e di stile di vita. Di conseguenza, qualsiasi perturbazione nel profilo del microbioma intestinale o disbiosi può avere un ruolo chiave nella progressione della malattia umana.

    È interessante notare che la curcumina e i suoi metaboliti hanno dimostrato di influenzare il microbiota.

  • la regolazione della microflora intestinale da parte della curcumina
  • Questa recensione riassume gli studi più recenti su questo argomento, evidenziando la forte connessione tra curcumina e microbiota intestinale, con l’obiettivo finale di aggiungere nuove informazioni sui potenziali meccanismi con cui la curcumina esercita i suoi effetti.

    FONTE

    Curcuma Su Ecosalute -20% sconto usando questi link – Codice sconto: Vitamineral

    CURCUMA INTEGRATA IN COMPRESSE

    Curcuma in compresse con aggiunta di Piperina (Pepe Nero) ci da una formula potenziata e a maggiore biodisponibilità: il pepe nero infatti amplifica l’assorbimento della curcumina. La Curcuma sostiene la funzionalità digestiva, epatica, articolare e contrasta i disturbi del ciclo mestruale. Il Pepe nero può essere utile per la sua azione antiossidante e tonico-adattogena. La Curcuma attualmente è considerata un integratore alimentare antiossidante per eccellenza. Le sue proprietà sono note da tempi remoti, per tanto vanta una storia ricca e affascinante.
    CONFEZIONE: 100 compresse da 500 mg Prodotto notificato al ministero della salute n°53359

     

    CURCUMA INTEGRATA IN POLVERE

    Curcuma (Curcuma longa L.) rizoma polvere: 97%, pepe nero (Piper longum) frutti polvere.

    Molto conveniente il PACCHETTO A TUTTA CURCUMA

    1 confezione di Curcuma integrata in compresse, 100 compresse da 500 mg.

  • 1 confezione di Curcuma integrata in polvere, 150 g.

 

CURCUMA TINTURA OFFICINALE

Confezione: 100 ml Concentrazione: 1 : 5 Prodotto notificato al ministero della salute n°53529
Estratto idroalcolico (acqua, alcol, parte di pianta in rapporto D:E di 1:5) di Curcuma (Curcuma Longa L.), rizoma 6ml
Assumere 50 gocce due o tre volte al giorno in acqua, tè o succo.

Confezione: Utilizzo per 15 giorni.


Note sulle normative ministeriali che regolano la commercializzazione degli integratori

Curcuma con curcumina al 95%, Ministero: è novel food, non utilizzabile in integratori

Integratori alimentari: Curcuma longa con curcumina al 95% sono “novel food” e non commercializzabili senza autorizzazione specifica

A conclusione di un’indagine e di una ulteriore consultazione a livello europeo sugli integratori contenenti estratti e preparati di piante di Curcuma è stato stabilito che gli ingredienti denominati “estratto di Curcuma longa con curcumina al 95%” non possono essere impiegati in quanto novel food (nuovi alimenti ex reg. 2015/2283), e pertanto “gli integratori alimentari che li contengono non sono commercializzabili”. Lo ha comunicato una nota del ministero della Salute che ha condotto una ulteriore ricognizione con gli Stati Membri per valutare l’eventuale uso significativo in Unione Europea e lo status di “nuovo alimento” dell’ingrediente.

Dati raccolti in Italia e consultazione con stati europei

In data 31 dicembre 2022 si era conclusa la raccolta dei dati indetta dal Ministero della Salute, coinvolgendo anche i farmacisti, riguardo il consumo significativo, precedente al 1997, degli estratti di Curcuma longa e spp relativa a curcumina 95% per verificarne la storia alimentare. Sulla base dei dati raccolti tali estratti, sembravano configurarsi come “novel food”, non impiegabili negli alimenti senza una preventiva autorizzazione.

Il Ministero scrive, infatti, che non avendo sufficienti dati che attestassero l’uso significativo in campo alimentare tali da escludere l’applicazione del Regolamento “novel food” dell’estratto di rizoma di Curcuma longa L con curcumina al 95% – ingrediente indicato nella composizione di diversi integratori alimentari – è stata effettuata una ulteriore ricognizione con gli Stati Membri per valutare l’eventuale uso significativo in Unione Europea e lo status di nuovo alimento dell’ingrediente in questione.

“Anche in questo caso, non è stato dimostrato un uso significativo in campo alimentare per l’estratto di rizoma di Curcuma longa L titolato al 95% in curcumina. È, invece, risultata una storia di consumo significativo negli integratori alimentari per ‘l’estratto del rizoma di Curcuma longa L, contenente fino al 95% di curcuminoidi (detti anche curcumine), i cui costituenti principali sono la curcumina e, in misura minore, la demetossicurcumina e la bisdemetossicurcumina, in proporzione uguale a quella naturalmente presente nella C. longa. Qualsiasi processo che aumenti la solubilità o la biodisponibilità potrebbe tuttavia essere soggetto al regolamento sui nuovi alimenti'”.

Da qui ne consegue che “ingredienti denominati “estratto di Curcuma longa con curcumina al 95%” non possono essere impiegati perché nuovi alimenti ex reg. 2015/2283, e pertanto gli integratori alimentari che li contengono non sono commercializzabili”.

Novel food: che cosa sono

La sezione dedicata all’alimentazione della Commissione europea definisce i “novel food” come “alimenti che non erano stati consumati in misura significativa dalle persone nell’UE prima del 15 maggio 1997, quando è entrato in vigore il primo regolamento sui nuovi alimenti. I “nuovi alimenti” possono essere alimenti innovativi e di nuova concezione, alimenti prodotti utilizzando nuove tecnologie e processi di produzione, nonché alimenti che sono o sono stati consumati tradizionalmente al di fuori dell’UE“. Ad esempio, i nove food possono essere nuove fonti di vitamina K o estratti di alimenti esistenti (i fosfolipidi derivati da olio di krill antartico di Euphausia superba), prodotti agricoli di paesi terzi (semi di chia, succo di frutta di noni) o alimenti derivati ​​da nuove produzioni (alimenti trattati con raggi UV come latte, pane, funghi e lievito). È necessario che siano sicuri, che vengano correttamente etichettati ed è necessaria un’autorizzazione pre-commercializzazione.

Fonti:


 




Microbiota e prevenzione, probiotici utili

Luca Speciani

Articolo del dr Luca Speciani

Da molto tempo è noto il valore di una ricca e variata flora microbica intestinale per la salute dell’intestino di un individuo. Da qualche tempo, però, si è sviluppata un’importante branca della gastroenterologia che studia gli effetti del microbiota (cioè dell’insieme di tutte le microscopiche forme viventi) sulla nostra salute generale. Esistono profonde interazioni tra il nostro organismo e quei circa 100.000 miliardi di batteri, virus, protozoi, funghi presenti normalmente nel nostro intestino. Il numero di queste forme di vita in simbiosi con noi è davvero enorme. E altrettanto enorme è la variabilità genetica che le contraddistingue.

Un vero e proprio organo con funzioni essenziali

Se pensiamo, semplificando il problema, a uno strato batterico alto circa un micron (un millesimo di millimetro) che riveste i 7 metri lineari di tubo digerente (pari però a 400 metri quadri di superficie, considerando tutti i villi), otteniamo una massa batterica del peso di circa 1 chilogrammo, cioè grande all’incirca come un cervello, un fegato, una milza. Mentre però questi ultimi organi hanno anche capsule, cellule di rivestimento ecc, la massa batterica è tutta metabolicamente attiva, e modifica, incorpora, assimila, detossifica qualunque sostanza, naturale o innaturale, che arrivi a tiro.

La massa batterica (detta microbiota se intesa come associazione di specie in equilibrio, e microbioma se intesa come somma dei DNA presenti) rappresenta dunque un vero e proprio “organo” di altissimo valore metabolico, che esercita funzioni essenziali:

  • esercita un filtro importante per bloccare gli effetti tossici di molti alimenti (additivi, conservanti),
  • mette in circolo importanti peptidi e molecole segnale,
  • protegge dalla tossicità dei metalli pesanti,
  • difende la mucosa intestinale dagli “insulti” del cibo,
  • stimola e modula il sistema immunitario,
  • controlla la crescita di eventuali microrganismi patogeni producendo sostanze antibiotiche naturali,
  • e infine produce neurotrasmettitori in grado di orientare il nostro organismo verso l’accumulo o il consumo.

Microbiota come ecosistema

Se noi pensassimo al nostro microbiota come a un habitat naturale, dovremmo pensare (in un intestino intatto) a un bosco maturo con tanti tipi di piante diverse, dal muschio alle felci, dai cespugli agli alberi di alto fusto. In questo bosco troverebbero spazi vitali grandi mammiferi, piccoli roditori, rane, insetti, lombrichi, funghi, alghe. Ogni specie sarebbe in equilibrio e interagirebbe con le altre, impedendo ad altre specie nocive di colonizzarne vaste aree.

Dopo il passaggio di un antibiotico l’intero bosco con i suoi abitanti verrebbe bruciato, lasciando sul terreno solo ceneri fumanti. Nei mesi successivi nuove specie ricomparirebbero, ma di piccole dimensioni: alghe, funghi, erbe basse, qualche cespuglio. Nulla a che vedere con il bosco maturo di prima dell’antibiotico, che potrà riformarsi, forse, in qualche decina d’anni, ma mai più con la ricchezza e complessità di cui disponeva in precedenza. Caprioli e scoiattoli non torneranno più. Al posto loro, magari, cani randagi, piccioni, topi, vespe. E al posto di abeti e betulle, rovi ed erbacce. Chi da quel bosco traeva vita e nutrimento oggi trae solo sopravvivenza, e il bosco immaturo sarà alla mercé di ogni pianta o animale nocivo che possa insediarvisi. 

L’utilizzo sistematico fin dalla nascita di antibiotici (un adolescente moderno, in media, assume nella sua vita 17 cicli di antibiotici ad ampio spettro) altera in modo irreversibile il microbiota naturale, che è in simbiosi con il nostro organismo da un milione di anni e più. E sul quale il nostro intestino conta per svolgere una serie di funzioni indispensabili alla nostra salute. Vespe, piccioni, topi e gatti randagi non riusciranno assolutamente a svolgere le preziose funzioni di lombrichi, api, aironi e stambecchi.

Il senso della singola forma vivente ci può sfuggire, ma il loro insieme protegge l’intestino e lavora per noi regalandoci salute ed equilibrio. Un’alterazione del sistema microbico intestinale può trasformarsi in un colossale boomerang per la nostra salute. Non solo permettendo a specie nocive di insediarsi e di fare danno, ma anche orientando verso l’ingrassamento i processi assimilativi in essere dipendenti dai microbi che si siano insediati al posto di quelli previsti dalla nostra evoluzione. Ecco perché parlando di alimentazione dello sportivo o di segnale si parla del microbiota come di un fattore di primaria importanza per regolare ingrassamento, dimagrimento, assimilazione, detossificazione.

Batteri detox

Le funzioni svolte dai batteri del nostro intestino, come abbiamo visto, sono le più svariate. Una, importantissima, è la detossificazione. Se pensiamo all’incredibile quantità di inquinanti (metalli pesanti, additivi e conservanti alimentari, veleni chimici, pesticidi agricoli) che inavvertitamente ingeriamo ogni giorno, è quasi sorprendente prendere atto del fatto che siamo ancora vivi. Una gran parte di questo merito la dobbiamo ai batteri intestinali.

Una grande varietà di microrganismi garantisce la presenza di specie o di ceppi che sono in grado di utilizzare per il proprio nutrimento, coniugare e rendere innocue le aggressive sostanze ingerite: 

  • altre volte la tossina, una volta resa innocua dal metabolismo batterico, può essere assimilata dal corpo senza più rischi.

Nello sportivo le funzioni detossificanti sono preziosissime. Provate a fare sport dopo aver bevuto due litri di vino. Il fegato sarà tutto impegnato a eliminare l’alcol etilico, e la prestazione sarà pessima. Se pensiamo alla quantità di tossine ambientali o alimentari che incontriamo ogni giorno è facile capire che un microbiota malfunzionante può rendere un atleta più stanco e fragile.

Un sistema immunitario ricco

Un’altra preziosissima funzione del microbiota è la modulazione e stimolazione del sistema immunitario. Le risposte del nostro sistema immunitario, infatti, sono stimolate in modo naturale dalla presenza di un gran numero di batteri diversi, che devono essere riconosciuti, identificati come innocui o pericolosi, ed eventualmente tenuti sotto controllo perché non facciano danno. Quando i microrganismi sono numerosi, e di tante diverse specie, il sistema immunitario è impegnato a controllarli, e continua a stimolare l’attività delle cellule T-reg (T regolatrici), responsabili delle risposte di tolleranza nei confronti degli allergeni con cui il nostro corpo entra in contatto. Una buona attività delle cellule T-reg mantiene controllato il livello di reattività del sistema e lo protegge da risposte esagerate e incongrue come food sensitivities, allergie e malattie autoimmuni. Recenti ricerche documentano infatti con chiarezza come l’impoverimento del microbiota, quale che ne sia la causa, predispone proprio a questo tipo di patologie:

  • Si tratta di dati che non possono essere ignorati ogniqualvolta si scelga di somministrare un antibiotico: il medico di segnale dovrà sempre soppesare con attenzione le possibili conseguenze e non considerare la classica “settimana di antibiotici” come una passeggiata o come una terapia priva di conseguenze. Ogni riduzione della varietà e della qualità dei nostri microrganismi intestinali ci espone in misura maggiore o minore ad altre patologie che potrebbero essere in alcuni casi di gran lunga più pericolose e meno curabili di quelle che stiamo combattendo con l’antibiotico.

    Attività ad ampio spettro

    Ma non è solo verso le patologie allergiche e autoimmuni che un buon microbiota ci protegge. La ricchezza e varietà genetica dei nostri simbionti si autocontrolla attraverso la produzione di sostanze biologiche, di fattori di crescita e anche di antibiotici naturali, che impediscono a batteri nocivi di attecchire e svilupparsi, facendo danni. Un ricco microbiota è, come già si è detto, paragonabile a un bosco molto fitto con migliaia di specie che vi convivono.

    L’ingresso di pochi esemplari di specie nocive (vespe, topi, serpenti, erbe velenose) non può fare danno più di tanto perché tali specie sono controllate da tante specie buone (ricci, rapaci, insetti di ogni tipo, erbe buone che occupano le stesse nicchie ecc.). Se però arriva l’incendio, o alcune specie vengono sistematicamente eliminate, l’equilibrio salta e alcune delle specie nocive, che nocive non erano perché in minima quantità, iniziano a fare danni.

    Ecco allora che in un intestino, privato dei fattori microbici naturali di controllo, può svilupparsi una maggiore sensibilità a infezioni intestinali, che possono poi trasformarsi, a breve, in cistiti recidivanti o emorragiche, diarree ricorrenti, candidiasi resistenti ai trattamenti e via elencando. Il tentativo (disfunzionale) di cura di tutte queste infezioni è ancora un trattamento antibiotico o antifungino, con aggravamento ulteriore del problema e impoverimento sempre più spinto della varietà e qualità batterica.

    Siamo molto più complessi di quanto vorrebbero farci credere. Seguiamo le poche sane regole che madre natura ci insegna e non dovremo mai pentircene.

    Resistenza agli antibiotici la nuova epidemia

    Entrambe queste conseguenze sono deleterie per l’essere umano, che oltre ad esporsi a gravi rischi (come la presenza di ceppi resistenti, come il Clostridium difficile o il MRSA, methicillin resistant Staphylococcus aureus) non si rende conto di quanto l’utilizzo di antibiotici possa rallentare o anche bloccare una serie di preziosi processi interni, con gravi conseguenze anche dal punto di vista prestazionale.


    Proponiamo Il protocollo pulizia intestinale Bromatech
    è uno dei più efficaci per pulire in profondità l’intestino e aiutarlo a raggiungere una condizione ideale. Il kit prevede l’utilizzo in sequenza dei probiotici Enterelle, Bifiselle, Ramnoselle, Serobioma.

    Il protocollo Bromatech è utile per il trattamento delle principali problematiche intestinali (disbiosi, gonfiore, colon irritabile). Le fasi del protocollo agiscono con un’iniziale pulizia ed eliminazione dei batter “nocivi”, seguita da un reimpiando dei batteri “buoni”.

    Come funziona Bromatech Kit Fermenti Lattici Per la Salute Intestinale?

    Bromatech ha sviluppato un consiglio di utilizzo dei loro prodotti per favorire un’azione di benessere intestinale con possibile miglioramento a livello di gonfiore intestinale, difficoltà digestive, irregolarità intestinale (diarrea o stitichezza). Il protocollo prevede:

    1. Enterelle Plus: favorisce il riequilibrio della flora batterica intestinale in caso di disbiosi dovuta a viaggi, scarsa igiene alimentare, uso di antibiotici, alimentazione non regolare. Enterelle Plus è un integratore di microorganismi capaci di inibire numerosi batteri opportunisti e patogeni. Attua una pulizia, prima del reimpianto della normale flora probiotica.
    2. Bifiselle: favorisce il riequilibrio della flora batterica intestinale e i processi metabolici ad essa collegata. Elimina le tossine alimentari e riduce la formazione di gas intestinali, ideale per avere un intestino sempre giovane e in buona salute.
    3. Ramnoselle: probiotico che esplica la sua attività preferenzialmente al livello del colon, è utile per ripristinare la flora batterica intestinale e i processi metabolici ad essa collegati.
    4. Serobioma: associato a un prodotto specifico favorisce la scomparsa di colite, acne, candide, reflusso gastrico. Le sua funzione principale è quella di disinfiammare e nutrire nuove colonie. proseguimento= restauro e disinfiammazione

    Modo d’uso

    Il kit contiene tutti i prodotti necessari per il ciclo di regolarità:

    Enterelle Plus: si consiglia l’assunzione di 1 capsula dopo colazione e cena, da deglutire con un’adeguata quantità di acqua, per 12 giorni, proseguire con
    Bifiselle: si consiglia l’assunzione di 1 capsula dopo colazione e cena, da deglutire con un’adeguata quantità di acqua, per 15 giorni, proseguire con
    Ramnoselle: si consiglia l’assunzione di 1 capsula dopo colazione e cena, da deglutire con un’adeguata quantità di acqua, per 15 giorni, proseguire con
    Serobioma: si consiglia l’assunzione di 1 capsula dopo colazione, da deglutire con un’adeguata quantità di acqua, per 3 mesi.

    Enterelle Plus - Integratore Alimentare con Fermenti Lattici - 24 capsule

    Enterelle Plus – Integratore Alimentare con Fermenti Lattici – 24 capsule

    I fermenti lattici favoriscono l’equilibrio della flora intestinale

     

     

    Bifiselle – Integratore Alimentare con Fermenti lattici

    Favorisce l’equilibrio della flora intestinale, elimina le tossine alimentari e riduce la formazione di gas

     

     

     

    Ramnoselle

    Per ripristinare la flora batterica intestinale e i processi metabolici ad essa collegati

     

     

     

    Serobioma

    Serobioma

    Integratore alimentare con L-Teanina, L-Cistina, vitamina B2 e fermenti lattici. per riequilibrare la flora intestinale

     


     




Infiammazione Cronica Sistemica
La dieta antinfiammatoria

Articolo dal sito della drssa Rita Mellace- Biologa e Nurtrizionista

La dieta antinfiammatoria è un regime alimentare in grado di contrastare l’infiammazione cronica sistemica, principale responsabile dell’insorgenza delle patologie croniche del nostro secolo

Quando si parla di infiammazione si pensa subito ad un’infiammazione acuta, ovvero una manifestazione dolorosa che colpisce un distretto specifico del nostro organismo (es. un mal di gola, un mal di testa).

È un meccanismo naturale ed innato che il nostro corpo mette in pratica per far fronte ad un “evento infettivo, virale o batterico, traumatico o tossico, di origine esogena o endogena”.

È riconosciuto come un evento positivo e benigno per il nostro organismo, la cui funzione è richiamare cellule del sistema immunitario, preposte alla sorveglianza ed alla protezione, ad attaccare e distruggere gli agenti perturbanti, ripulire le cellule danneggiate e riparare i tessuti fino a ripristinare l’equilibrio o, perlomeno, a ridurre al minimo il danno.

Il discorso cambia quando parliamo di “infiammazione cronica sistemica” (ICS)nota anche come infiammazione cronica sistemica di basso grado o chronic low-grade inflamation.

La comunità medico scientifica definisce l’infiammazione cronica sistemica come l’nsieme dei processi cellulari che sottendono l’insorgenza delle principali malattie cronico degenerative”, un meccanismo insidioso e silente che riguarda una fetta sempre più ampia di popolazione.

I quadri clinici più comuni, risultato dell’avanzamento dell’infiammazione cronica sistemica, sono:

  • obesità
  • cancro
  • patologie metaboliche quali diabete di tipo 2 e dislipidemie (es. colesterolo elevato,
    ipertrigliceridemia)
  • patologie cardiovascolari (es. ipertensione, infarto acuto del miocardio, cardiomiopatie)
  • sindrome metabolica (es. ipertensione + glicemia elevata + ipertrigliceridemia + bassi
    livelli di HDL + eccesso di grasso addominale)
  • patologie dell’apparato gastro-enterico (es. morbo di Crohn, sindrome del colon irritabile
    – IBS)
  • patologie neurodegenerative (es. morbo di Alzheimer, morbo di Parkinson, sclerosi
    multipla)
  • patologie autoimmuni (es. tiroiditi, psoriasi, fibromialgia, artrite reumatoide)
  • depressione e disturbi dell’umore
  • infertilità
  • allergie, intolleranze, dermatiti, cellulite, emicrania, asma bronchiale ecc.

Le cause principali della larga diffusione dell’ICS sono da ricercare negli stili di vita errati occidentali ed in particolar modo ad:

  • diete ricche di zuccheri semplici, farine raffinate, glutine, proteine animali, grassi saturi e omega 6, spesso ipercaloriche  (con un’eccessiva assunzione di calorie giornaliere)
  • scarsa attività fisica e tendenza alla sedentarietà
  • abuso di farmaci (es. antibiotici)
  • esposizione ad inquinanti ambientali (es. fumo, pesticidi)
  • stress psico-emotivi prolungati
  • alterazione dei ritmi fisiologici (es. insonnia).

Stili di vita così caratterizzati, protratti per mesi o anni porta gradualmente all’instaurarsi di uno stato infiammatorio cronico con sintomi tipici, spesso ignorati o, al contrario, sottostimati ed associati al fisiologico processo d’invecchiamento. I sintomi più comuni sono:

  • malessere generale
  • dolori articolari
  • astenia (costante sensazione di debolezza/stanchezza)
  • difficoltà di concentrazione
  • sonnolenza diurna
  • insonnia notturna
  • gonfiore addominale
  • alterazioni del transito intestinale
  • intolleranze alimentari.

 

Senza entrare troppo nel dettaglio dei meccanismi biochimici, è bene sottolineare come l’infiammazione cronica sistemica si instauri a partire da un’alterazione del nostro intestino. L’organo riconosciuto come il nostro secondo cervello rappresenta la più ampia interfaccia del nostro organismo con il mondo esterno, le cui funzioni principali, mediate da sofisticati meccanismi, sono l’assorbimento dei nutrienti ed il blocco del transito e la conseguente eliminazione di molecole potenzialmente nocive.

È l’organo nel quale risiede l’80% del sistema immunitario ed il microbioma intestinale, “un organo nell’organo”. Localizzato soprattutto nel colon e dal peso di circa un chilogrammo, il microbioma è un grande ecosistema costituito da migliaia di miliardi di microrganismi con i quali viviamo in uno stretto rapporto di mutualistico scambio. Attraverso la dieta forniamo al microbioma i substrati nutritivi necessari alla sua proliferazione ed, in cambio, la comunità di microrganismi:

  • scompone ed elabora diversi residui alimentari (come fibre e composti proteici) e produce sostanze come gli acidi grassi a catena corta (short chain fatty acids – SCFA) che rappresentano la principale fonte di nutrimento per le cellule del colon
  • produce vitamine
  • scompone farmaciagenti cancerogeni
  • contrasta la proliferazione di batteri patogeni
  • contribuisce allo sviluppo e alla maturazione del sistema immunitario, tenendolo in costante allenamento.

Un equilibrio naturalmente ben strutturato ma estremamente fragile e facilmente alterabile. Un
microbioma alterato è un microbioma nel quale si creano le condizioni di proliferazione ottimali
per microrganismi patogeni, ovvero microrganismi che normalmente sono presenti in piccole
concentrazioni ma che appena si creano le condizioni ottimali iniziano a riprodursi in modo
esponenziale. Tali microrganismi producono una serie di sostanze tossiche in grado di indebolire il
sistema immunitario che finisce per “impazzire”, generando una serie di reazioni caotiche che si
ostacolano vicendevolmente e che culminano con un danneggiamento dell’epitelio intestinale.
L’alterata integrità dell’epitelio intestinale causa:

  • il malassorbimento di elementi essenziali, con relativa carenza organica (Vitamina B12, Vitamina D, magnesio, ferro ecc.)
  • il riassorbimento di esotossine ed antigeni alimentari
  • il riassorbimento di sostanze tossiche, dovuto al ristagno di rifiuti alimentari,
  • il passaggio di molecole pro-infiammatorie tra i quali i radicali liberi nel circolo sanguigno, e la conseguente migrazione nei vari distretti dell’organismo.

 

L’alterazione della permeabilità intestinale prende il nome di “Leaky gut syndrome” o “sindrome da intestino gocciolante”. Il termine non indica una lacerazione della membrana intestinale (come invece avviene nella rettocolite ulcerosa o nel morbo di Chron), ma un cedimento strutturale della barriera che questa membrana rappresenta. L’insieme di questi meccanismi generati dall’alterata permeabilità intestinale avviano il processo di infiammazione sistemica cronica.

Qualora i sintomi non siano evidenti o non si abbia la piena consapevolezza di riuscire a cogliere i segnali che il nostro corpo è in grado di inviare,  e si voglia valutare la gravità dello stato infiammatorio, è
possibile con un prelievo di sangue dosare alcuni parametri ematici quali:

  • PROTEINA C REATTIVA (PCR): è una proteina prodotta dal fegato che funge da marker biologico stabile per la rilevazione dell’nfiammazione in una fase precoce.
  • INSULINA: oltre ad essere campanello d’allarme per resistenza insulinica e pre-diabete, valori d’insulina superiori a 10 uIU/ml rappresentano un indice di stato infiammatorio sistemico silente.  L’insulina è un ormone prodotto dal pancreas in risposta all’assunzione di cibo che permette un’adeguata distribuzione di glucosio nelle cellule tissutali. La quantità di insulina prodotta è direttamente proporzionale alla quantità di carboidrati ingeriti ed in particolare alla concentrazione di glucosio nel sangue (maggiore è la quantità di zuccheri semplici introdotti durante un pasto – con alto indice glicemico – e maggiore sarà il picco d’insulina).
  • OMOCISTEINA: è un aminoacido che, quando supera i valori di riferimento, si associa a un quadro infiammatorio grave e ad un rischio significativamente aumentato di patologie cardiovascolari (è un indice predittivo di infarto e ictus di gran lunga superiore al colesterolo), osteoporosi e patologie neurodegenerative.
  • CORTISOLO:  è “l’ormone dello stress”, prodotto in risposta ad uno stress acuto (es. un esame, un colloquio di lavoro, un pericolo), è sempre molto elevato nei soggetti stressati cronici o sotto tensione continua. Risulta essere pericoloso in caso di stress cronico,
    poiché inibisce la risposta immunitaria e attiva la produzione di molecole proinfiammatorie.
  • RAPPORTO omega6/omega3 o ACIDO ARACHIDONICO/ACIDO EICOSAPENTAENOICO (rapporto ω6/ω3 o AA/EPA) : è il rapporto tra la quantità di acido arachidonico (AA) e acido eicosapentaenoico (EPA) presenti nelle membrane cellulari. L’AA è il capostipite dei grassi omega 6 (proinfiammatori), mentre l’EPA è il capostipite e la forma attiva degli omega 3 (antinfiammatori). Il rapporto ottimale (4:1) è “1,5” che corrisponde al valore riscontrato nella popolazione giapponese, quella più longeva al mondo (gli americani hanno un valore medio di 11). Un rapporto AA/EPA troppo elevato indica un livello infiammatorio elevato.

Ignorare i sintomi o sottovalutare parametri ematici alterati significa accelerare l’invecchiamento

cellulare ed aprire la strada all’insorgenza delle patologie croniche precedentemente accennate.

Ricorrere ad antinfiammatori (aspirina, ibuprofene ecc.) dà un aiuto istantaneo ma non nel lungo periodo, tenendo conto anche degli effetti collaterali connessi all’abuso di tali farmaci.

“Esiste infatti un modo per curare quello stato di malessere generale che pervade e dal quale sembra non esserci scampo. Esiste un modo per prevenire l’insorgenza di patologie legate all’invecchiamento fisiologico. Esiste un modo per tenere sotto controllo i sintomi della patologia cronica che vi affligge, rendere il corpo più ricettivo alle cure.”

Esiste ed è la dieta antinfiammatoria.

Una dieta antinfiammatoria bilanciata sulle caratteristiche personali è in grado di:

  • ridurre lo stress ossidativo mitocondriale
  • stimolare il fegato a rigenerarsi e ripulirsi dai rifiuti metabolici
  • modulare il rilascio dei mediatori dell’infiammazione (es. prostaglandine, citochine)
  • inibire l’azione dei radicali liberi
  • modulare la risposta ormonale
  • favorire la perdita di peso, ove necessario.

La perdita di peso è estremamente importante per amplificare il processo antinfiammatorio della dieta. Il tessuto adiposo è infatti un organo endocrino che rilascia molecole bio-attive note come adipochine in larga parte ad attività pro-infiammatoria.

Una dieta antinfiammatoria si costruisce puntando sulla riduzione dell’assunzione di alimenti pro-infiammatori e sull’aumento alimenti anti-infiammatori.

Tra gli alimenti antinfiammatori è importante privilegiare:

  • FRUTTA E VERDURA: rigorosamente di stagione, di tutti i colori ed, ove possibile, km “0” e biologica. Oltre ad essere una grande fonte di fibra e minerali, un vegetale coltivato senza l’impiego di pesticidi o selvatico (es. frutti di bosco, cicoria, tarassaco) contiene elevate quantità di antiossidanti – carotenoidi, polifenoli, catechine, isocianati, vitamina C e vitamina E – in grado si ridurre i radicali liberi. Inoltre,assumendo i vegetali freschi abbiamo la possibilità di fornire al nostro organismo i cofattori vitaminici e minerali utili alla produzione dei nostri antiossidanti endogeni (es. superossido dismutasi, il glutatione, il coenzima Q10) che scarseggiano in presenza di un’infiammazione cronica sistemica.
  • CEREALI INTEGRALI: in chicco o sottoforma di farina, preferendo i cereali antichi recentemente rivalutati, alternando quelli con glutine (frumento, farro, orzo, segale) e quelli senza glutine (riso, mais, avena, grano saraceno, quinoa, amaranto e miglio). Garantiscono stabilità glicemica ed impediscono i picchi insulinici, oltre ad aumentare il transito intestinale e fornire un substrato di crescita per il nostro microbioma “sano”.
  • LEGUMI: ceci, lenticchie, fagioli, piselli, lupini ma anche soia (e derivati – tempeh e tofu-) rappresentano le cosiddette proteine vegetali, fonte di fibra, acido folico e minerali come magnesio, ferro, zinco e potassio. Da preferire quotidianamente alle proteine animali (carni fresche e trasformate – salumi ed affettati – latte, formaggi ecc.)
  • Fonti di OMEGA 3: come precedentemente accennato, la valutazione del rapporto ω6/ω3 è un ottimo indicatore del grado di infiammazione cronica sistemica. In una dieta antinfiammatoria, aumentare notevolmente il consumo di omega 3, sbilanciando notevolmente il rapporto ω6/ω3, significa favorire la produzione di prostaglandine e leucotrieni a sostegno delle reazioni antinfiammatorie. Perciò via libera a:
    • FRUTTA SECCA e SEMI:in particolare noci e semi di lino (ed olio di semi di lino spremuto a freddo) rappresentano una fonte di proteine, fibra alimentare, grassi monoinsaturi e omega-3, acido eicosapentaenoico (EPA), acido docosaesaenoico (DHA) e acido alfa linolenico(ALA). Non fermatevi alle tante calorie: una porzione di 20-30 g è indicata quotidianamente all’interno di un regime alimentare equilibrato.
    • ALGHE: ottima fonte di omega 3 (meglio se di origine europea).
    • PESCE: se gradito, pesce azzurro selvatico di piccola taglia ( alici, sogliole, sarde, acciughe, sgombri ecc.) 2-3 volte alla  settimana può essere sufficiente. Magari introducendo di tanto in tanto, del pesce crudo precedentemente abbattuto per evitare contaminazioni batteriche e garantirsi un maggior assorbimento di ω3 (estremamente termolabili).
  • OLIO EXTRAVERGINE D’OLIVA: costituito per più dell’85% da acidi grassi monoinsaturi (acido oleico) e polinsaturi (acido linoleico ω6 e acido α-linolenico ω3), l’olio extravergine vanta molte micro-molecole essenziali come le vitamine liposolubili, i tocoferoli ed il β-carotene,  dall’alto potere antinfiammatorio, come fitosteroli e polifenoli. Meglio se aggiunto “crudo” dopo la cottura e senza esagerare (ogni cucchiaio di 10 g equivale a circa 100 kcal).
  • TÉ VERDE: ricchissimo di epigallocatechine, potenti antiossidanti, soprattutto se in foglie sfuso.
  • CIOCCOLATO FONDENTE: ricco di antiossidanti, ma deve essere fondente almeno al 70% e di buona qualità. Agli estimatori, consiglio di provare le fave di cacao crude tostate.
  • SPEZIE ED ERBE AROMATICHE: un prezioso supporto antiossidante da usare in cucina, riducendo il consumo di sale. Per le erbe aromatiche alternare quelle fresche da vaso a quelle essiccate (es.origano, rosmarino, basilico, prezzemolo, salvia). Preferire quelle confezionate biologiche e non sfuse (sulle quali spesso non si hanno garanzie di contaminazione e di purezza ). Via libera anche a spezie di tradizione orientale ma che continuano a trovare grande spazio nella cucina mediterranea per il loro potere antiossidante quali zenzero, cannella e curcuma.

Tra gli alimenti pro-infiammatori, da limitare ed evitare:

 

  • ZUCCHERO: bianco, di canna o grezzo integrale cambia poco. Sempre di un prodotto dall’alto indice glicemico si tratta,  a rapido assorbimento e dal grande potere infiammatorio. Da limitare.
  • CEREALI RAFFINATI: in chicco (perlati) o sottoforma di farina 0 e 00 o derivati (pasta, pane e prodotti da forno) sono alimenti poveri di fibra e micronutrienti, ad alto indice glicemico e decisamente pro-infiammatori.
  • CIBI INDUSTRIALI: cibi ricchi di grassi saturi ed omega 6 – margarine, oli vegetali, olio di girasole, olio di mais, olio di soia -, zuccheri, sale, additivi, coloranti, dolcificanti, esaltatori di sapidità ecc., con un basso valore nutrizionale ed un alto potere infiammatorio. Biscotti, torte, merendine, gelati, snack, patatine, ma anche caramelle, cibi in scatola e precotti, processati o lavorati ad alte temperature quali affettati, insaccati, sottaceti e sottoli, ecc.
  • SOLANACEE e AGRUMI: in caso di un alto livello d’infiammazione sistemica cronica, tra i vegetali solanacee – peperoni, pomodori, melanzane e patate – ed agrumi – arance, pompelmi, mandarini – andrebbero limitati per il loro elevato contenuto di poliammine.
  • LATTE E DERIVATI: qualora lo stato infiammatorio sia elevato, andrebbero limitati il più possibile. Pur non innalzando la glicemia, richiedono una cospicua produzione di insulina e contengono lattosio, ormoni, fattori di crescita ecc.
  • CARNE ROSSA E CARNE PROCESSATA: l’International Agency for Research on Cancer (IARC) ha definito la carne rossa come probabilmente cancerogena (classe 2A) e la carne rossa lavorata (insaccati e salumi) come sicuramente cancerogena (classe 1). Oltre al rischio cancerogeno, è dimostrato l’alto potere acidificante e infiammatorio, strettamente connesso sia alle quantità ingerite sia al modo con cui alcune componenti interagiscono con l’organismo ed in particolar modo:
    • la lavorazione delle carni per la loro conservazione (salumi ed affettati)
    • le modalità di cottura modificano le molecole presenti o ne generano di nuove (nitrosammine)
    • eccessiva presenza di grassi saturi e di ferro del gruppo “eme” (ad alto potere ossidante)

Se si soffre di dermatite, prurito, gonfiore addominale, manifestazioni tipiche in soggetti molto infiammati, è bene limitare anche gli alimenti ricchi di istamina e gli alimenti istamino-liberatori.

È bene prestare attenzione anche alle cotture, preferendo quelle più semplici e “dolci” (es. vapore, forno), che non depauperano gli alimenti ma ne preservano le qualità. Quindi niente temperature elevate, cotture alla brace o alla griglia o a contatto diretto con il fuoco.

Ove necessario, per potenziare l’effetto antinfiammatorio della dieta è possibile prevedere l’impiego  di integratori di qualità come dei probiotici per ripristinare l’equilibrio del microbioma e correggere le disbiosi intestinali, oppure a base di omega 3 o di antiossidanti (vitamina C, E, curcumina, selenio, carotenoidi, coenzima Q10 ecc.).

Scegliere una dieta antinfiammatoria è possibile a tutte le età, associandola ad uno stile di vita attivo che preveda:

  • della sana attività fisica di tipo aerobico (es. cammino a
    passo sostenuto, corsa, bici ecc.), puntando a coprire quotidianamente i 10.000 passi (un’ app “contapassi” sullo smartphone può tornare utile),
  • attenzione nell’assunzione di farmaci, soprattutto all’ “automedicazione”,
  • coltivare interessi personali,
  • praticare tecniche di rilassamento per combattere lo stress (es. meditazione).

La dieta antinfiammatoria, alla base di ogni mio trattamento dietetico nutrizionale, ha lo scopo di “curare”  un’infiammazione sistemica di basso grado ma anche di prevenirla. È un regime alimentare da instaurare sin dall’infanzia e consigliabile a tutti coloro i quali siano interessati al benessere del proprio corpo e vogliano prevenire l’insorgenza di malattie.

“Fa’ che il cibo sia la tua medicina e la medicina il tuo cibo”

Per approfondire:

  1. Longo VD et al., Interventions to Slow Aging in Humans: Are We Ready? Aging Cell 2015; 14, pp497–510.
  2. Fontana L et al., Effects of 2-year calorie restriction on circulating levels of IGF-1, IGF-binding proteins and cortisol in nonobese men and women: a randomized clinical trial. Aging Cell 2016: 15, pp22–27.
  3. Sinha R, Cross AJ, Graubard BI, et al. Meat intake and mortality: a prospective study of over half a million people. Arch Int Med. 2009; 169(6):562-571.
  4. Julia C, Assmann KE, Shivappa N et al., Long-term associations between inflammatory dietary scores in relation to long-term C-reactive protein status measured 12 years later: findings from the Supplémentation en Vitamines et Minéraux Antioxydants (SU.VI.MAX) cohort. Br J Nutr. 2017 Jan;117(2):306-314. doi: 10.1017/S0007114517000034. Epub 2017 Feb 7.
  5. Cavicchia PP, Steck SE et al., A New Dietary Inflammatory Index Predicts Interval Changes in Serum High-Sensitivity C-Reactive Protein 1–3 J Nutr. 2009 Dec; 139(12): 2365–2372.
  6. Kaluza J et al., Questionnaire-Based Anti-Inflammatory Diet Index as a Predictor of Low-Grade Systemic Inflammation. Antioxid Redox Signal. 2018 Jan 1;28(1):78-84. doi: 10.1089/ars.2017.7330. Epub 2017 Oct 12.
  7. Kamada N et al., Control of Pathogens and Pathobionts by the Gut Microbiota, Nat Immunol. 2013 Jul; 14(7): 685–690.
  8. Orchard TS et al., Clearing the fog: a review of the effects of dietary omega-3 fatty acids and added sugars on chemotherapy-induced cognitive deficits– Breast Cancer Res Treat. 2017
  9. Ruiz-Canela M et al., The Role of Dietary Inflammatory Index in Cardiovascular Disease, Metabolic Syndrome and Mortality– Int J Mol Sci. 2016 Aug
  10. Amiot MJ et al., Effects of dietary polyphenols on metabolic syndrome features in humans: a systematic review– Obes Rev. 2016 Jul 
  11. http://www.reumatoide.it/1/infiammazione_da_cibo_e_ruolo_dell_intestino_10182694.html
  12. http://www.ilcibodellasalute.com/dieta-anti-infiammatoria-per-la-prevenzione-del-cancro/

 




Glutammina
Muscoli e benessere intestinale

La glutammina a cosa serve?

Si tratta di una sostanza molto particolare, che si può utilizzare sia a scopo curativo, sia per incrementare la massa muscolare. La reazione di glutamminasi infatti funge da anticatabolico: ovvero, serve a prevenire l’eccessiva formazione di acido lattico dopo l’attività sportiva molto intensa. Viene utilizzata anche come antiossidante, poiché è in grado di proteggere la struttura cellulare della pelle e dei muscoli.

Infine, si può impiegare per la cura delle malattie infiammatorie intestinali, come la leaky gut syndrome, il colon irritabile o altre patologie causate da disbiosi, per ripristinare e proteggere la mucosa di tale apparato.

Cos’è la glutammina?

Si definisce glutammina un amminoacido non essenziale perché prodotto dall’organismo, ma nello specifico lo si considera condizionatamente essenziale perché la sua sintesi avviene a partire dagli aminoacidi essenziali. (1)

In alcune situazioni patologiche o semplicemente cataboliche, avviene un consumo eccessivo di glutammina, non compensato dalla normale produzione organica. Dunque risulta necessario un’introduzione extra, attraverso la dieta o l’utilizzo di integratori specifici che verranno approfonditi nel corso della guida.

La glutammina oltre a svolgere l’importante ruolo di aminoacido è coinvolta in molti processi metabolici attivi nell’organismo. Questo perché è il principale trasportatore di azoto, fonte di energia fondamentale per le cellule del corpo, in particolar modo dei neuroni.

Infine è bene ricordare che la glutammina funge da substrato e precursore per la sintesi di: arginina, proteine in generale, nucleotidi e neurotrasmettitori come il GABA (acido gamma-aminobutirrico) con funzioni inibitorie e il glutammato con funzioni eccitatorie.

Di seguito approfondiremo le funzioni della glutammina, portandola su un piano prettamente atletico e di integrazione a favore delle prestazioni sportive, per poi analizzare gli effetti positivi e negativi che può portare ad un fisico più o meno allenato.

Principali funzioni della glutammina

La glutammina costituisce l’aminoacido semi-essenziale più abbondante del corpo umano, dunque il suo fabbisogno può variare sensibilmente se si è soggetti a stress psicofisico o si praticano allenamenti ad alta intensità.

Oltre alle funzioni generali, accennate in precedenza, la glutammina ricopre ruoli di fondamentale importanza per il mantenimento delle prestazioni sportive tra cui: la protezione del sistema immunitario, la salute dell’intestino e la produzione di effetti benefici sulla crescita muscolare. Approfondiamo meglio questi tre aspetti.

Protezione del sistema immunitario

Studi sul sistema immunitario (2) hanno rilevato un bisogno effettivo di glutammina da parte delle cellule deputate alla difesa immunitaria, quali: macrofagi, neutrofili e linfociti. Un buon apporto di glutammina infatti, permette a queste cellule di svolgere al meglio la loro funzione di difesa dalle infezioni, venendo utilizzata come substrato energetico nel momento della proliferazione.

Studi sul sistema immunitario (2) hanno rilevato un bisogno effettivo di glutammina da parte delle cellule deputate alla difesa immunitaria, quali: macrofagi, neutrofili e linfociti. Un buon apporto di glutammina infatti, permette a queste cellule di svolgere al meglio la loro funzione di difesa dalle infezioni, venendo utilizzata come substrato energetico nel momento della proliferazione.

Risulta dunque evidente che una bassa concentrazione di glutammina compromette l’attività immunitaria, esponendo il corpo a rischi più o meno gravi.

Per questo la glutammina fa parte tutt’ora dei protocolli medici sia per la riabilitazione in persone immunodepresse, sia in atleti professionisti (3) che si sottopongono ad allenamenti debilitanti in grado di compromettere il buon recupero e la risposta immunitaria.

Salute dell’intestino

In modo similare al sistema immunitario anche per le cellule intestinali la glutammina ricopre il ruolo di substrato energetico anche quantitativamente più rilevante rispetto al glucosio.

Volendo fare un quadro generale del ruolo della glutammina sulla salute intestinale, possiamo dire che interviene attivamente nella: crescita cellulare e nel mantenimento della barriera intestinale, favorendo un miglior transito ed assorbimento dei nutrienti derivanti dall’alimentazione, grazie anche all’aumento di volume dei villi intestinali (4).

Infine è bene citare l’azione detossificante della glutammina, essenziale nel momento in cui si sta seguendo un regime alimentare iperproteico in cui il corpo deve essere in grado di espellere al meglio i residui della digestione dei protidi.

Crediti immagine a Vivereinmovimento

 

Interviene con effetti positivi sulla massa muscolare

Quando si parla di crescita muscolare la prima cosa a cui si pensa sono gli aminoacidi ramificati e la creatina, ma occorre tenere in considerazione anche la glutammina come aminoacido naturale. Quest’ultima infatti è in grado di limitare la degradazione delle fibre muscolari durante le sessioni di allenamento, quindi di produrre un effetto anticatabolico.

Inoltre lavorando come substrato cellulare, stimola la sintesi proteica consentendo un recupero ottimale nel post work out, soprattutto se associata alla creatina, nelle quantità giuste per il proprio fisico.

Studi sull’effetto della glutammina a livello muscolare (5) hanno dimostrato che interviene nel prevenire la sindrome da sovrallenamento, limitante dal punto di vista della massa muscolare. Dunque assumere glutammina in associazione ad aminoacidi ramificati, diventa essenziale per poter eseguire lunghi ed intensi allenamenti senza rischiare di distruggere i muscoli.

Referenze

  1. Cruzat V, Macedo Rogero M, Noel Keane K, Curi R, Newsholme P. Glutamine: Metabolism and Immune Function, Supplementation and Clinical Translation. Nutrients. 2018;10(11):1564.
  2. Newsholme P. Why is L-glutamine metabolism important to cells of the immune system in health, postinjury, surgery or infection? J Nutr. 2001 Sep;131(9 Suppl):2515S-22S; discussion 2523S-4S.
  3. Souba WW, Smith RJ, Wilmore DW. Glutamine metabolism by the intestinal tract. JPEN J Parenter Enteral Nutr. 1985 Sep-Oct;9(5):608-17.
  4. Kim MH, Kim H. The Roles of Glutamine in the Intestine and Its Implication in Intestinal Diseases. Int J Mol Sci. 2017;18(5):1051.

Come assumere la glutammina?

I principali organi che utilizzano la glutammina sono i muscoli, l’intestino tenue, i reni e il fegato. Anche se siamo in grado di produrre glutammina in autonomia, molte volte il fabbisogno richiesto dai distretti corporei è maggiore e deve sopperito da una compensazione extraorganica.

Perciò di seguito verranno prese in considerazione le fonti alternative di glutammina a cui attingere quotidianamente per mantenere in equilibrio le funzioni fisiologiche svolte dal corpo umano.

Alimenti che contengono glutammina

La glutammina si trova facilmente in molti alimenti, tuttavia sempre in dosi scarse per garantire l’opportuno fabbisogno giornaliero pari ai 2,5/5gr.

Esistono però delle vere e proprie riserve di glutammina contenute in tre categorie di cibi (8):

  • Le carni, come ad esempio il manzo con una % in gr pari al 1,2%, dunque in 100% di carne avremo 4,8% di glutammina assimilabile in grado da sola di sopperire al fabbisogno giornaliero.
  • Il siero del latte
  • I cereali e più nello specifico il glutine con uno 0,6% in gr. Tuttavia in quest’ultimo caso, l’alto contenuto glutammico non va di pari passo con l’apporto proteico, decisamente inferiore.

Anche se il fabbisogno di glutammina richiesta dal corpo è alto e non assumiamo abbastanza cibi che contengono glutammina, nessun problema il corpo è in grado di sintetizzarla a partire dai suoi precursori BCAA (aminoacidi a catena ramificata) e dall’acido glutammico (NEAA aminoacido non essenziale).

Crediti immagine a La scienza in palestra

Gli integratori di glutammina

La domanda che ci si pone nel momento in cui si decide di integrare aminoacidi semi essenziali attraverso l’uso di integratori è sempre la stessa:

“Che vantaggi ottengo nell’utilizzare un integratore di glutammina?”

La risposta sta negli obiettivi che come atleta ti poni dal momento che decidi di migliorare la prestazione sportiva, e vanno dal:

 

  • Voler ridurre i dolori alle articolazioni
  • Migliorare le difese immunitarie in previsione di uno sforzo intenso
  • Velocizzare il recupero dopo un eventuale infortunio
  • Massimizzare la crescita muscolare
  • Proteggere la salute intestinale e aumentare l’assorbimento di macronutrienti

Sommati tutti questi motivi permettono di migliorare visibilmente la performance sportiva (6), perché il corpo è messo in condizione di poter sopportare svariati tipi di stress, reagendo nel miglior modo possibile.

Come e quale glutammina assumere

Chiarito il motivo per cui si dovrebbe utilizzare un integratore di glutammina si passa alla modalità di assunzione.

Anche se piuttosto presente a livello organico, quella della glutammina è una molecola decisamente delicata, perché:

  • sensibile all’acqua,
  • alle alte temperature
  • e alle variazioni di Ph, mostrando un basso assorbimento a livello intestinale.

Per questi motivi è consigliata l’integrazione di glutammina incrociata ad amminoacidi come glicina e alanina, capaci di favorire una maggior stabilità e capacità di assorbimento, riducendo il catabolismo metabolico (7).

Una prima modalità di impiego della glutammina prevede l’assunzione della quota d’integrazione giornaliera, pari a 5gr negli adulti, suddivisa in due momenti:

  1. La prima metà: 20-30 minuti prima dell’allenamento
  2. La seconda metà: subito dopo al post work out

La seconda modalità di assunzione della glutammina considera gli effetti che si vogliono ottenere (9):

  • Pre allenamento: glutammina + carboidrati, per ridurre i danni ossidativi indotti dai radicali liberi durante l’esercizio fisico
  • Post allenamento: glutammina + zuccheri + BCAA (aminoacidi a catena ramificata) per promuovere il recupero muscolare
  • Prima di dormire: possibilmente a stomaco vuoto per stimolare la secrezione di GH (ormone della crescita) per una migliore sintesi proteica

Glutammina e buon sonno

La glutammina è uno dei 20 aminoacidi che incorporiamo attraverso la nostra dieta.
La glutammina è considerata condizionatamente essenziale, questo significa che in certe situazioni la sua presenza è vitale, come nei periodi di deficit calorico, esercizio intenso e prolungato e anche per lesioni fisiche.

L’amminoacido glutammina ha una moltitudine di funzioni, come la prevenzione del degrado muscolare, l’aumento della funzione immunitaria, il miglioramento del recupero muscolare e persino l’aumento della combustione dei grassi. Inoltre, la glutammina aumenta l’ormone della crescita che indica cambiamenti favorevoli nella composizione corporea e nell’umore.

Anche se la glutammina dovrebbe essere assunta immediatamente dopo la sessione di allenamento, l’aggiunta di altri 10 grammi o meno prima di andare a letto farà effettivamente una notevole differenza nella velocità del processo di recupero.

Dosi di Glutammina
Dovresti prendere 5 grammi di glutammina prima di andare a letto


 

Glutammina in Polvere Prinfit

1 misurino 2,5 grammi di Glutammina

Usa il codice sconto: Vitamineral

Spedizioni gratis

 

Glutammina in Capsule

1 capsula 1 grammo di glutammina

Usa il codice sconto: Vitamineral

Spedizioni gratis

 


Glutammina: possibili effetti collaterali

L’adozione di integratori a base di glutammina viene indicata e consigliata per rifornire le scorte dell’organismo di questo importante aminoacido semi-essenziale.

L’assunzione di glutammina per via orale è considerata sicura negli adulti, fino ad un massimo di 40 grammi al giorno, mentre nei bambini e ragazzi tra i 3 e i 18 anni di età non dovrebbero essere superati gli 0,7 grammi per chilo di peso corporeo al giorno (10).

Alcune controindicazioni potrebbero essere indicate nel caso di malattie epatiche, sensibilità al glutammato monosodico e casi di convulsioni. Mentre per quanto riguarda la sicurezza dei prodotti a base di glutammina in gravidanza, non si hanno informazioni sufficienti per certificare la sicurezza.

In ogni caso è consigliabile, prima di assumere qualsiasi tipo di integratore alimentare, consultare il proprio medico.

Considerazioni finali

La glutammina è un aminoacido semi-essenziale che svolge molti ruoli a livello dell’organismo e che si suddivide in due tipologie: L-glutammina e D-glutammina.

La forma che prevale nel corpo umano è la L-glutammina, prodotta in modo naturale a partire da precursori ben noti come BCAA e l’acido glutammico. Inoltre si trova in numerosi alimenti, specie se di origine animale.

La dose giornaliera consigliata per una persona adulta che svolge attività fisica regolare va dai 5 gr ai 55 gr al giorno.

La funzione della glutammina è quella di fornire carburante al sistema immunitario e alla cellule intestinali.

Tuttavia nei momenti in cui l’organismo non è in grado di produrre sufficienti quantità di glutammina, come ad esempio durante uno sforzo eccessivo o un infortunio, l’utilizzo di integratori alimentari a base di L-arginina, associati agli aminoacidi essenziali può apportare notevoli benefici al sistema immunitario, velocizzando il recupero fisico e muscolare.

La glutammina, anche se assunta in dosi elevate, non mostra potenziali effetti collaterali nel breve periodo. Sono necessari invece ulteriori studi per chiarire le possibili conseguenze per un’assunzione prolungata e sull’assunzione durante la gravidanza.


L-Glutammina: è efficace nel trattamento della permeabilità intestinale?

Dal sito Pazienti

L’intestino permeabile può causare problemi alla tiroide (pensiamo al morbo di Hashimoto), facilitare lo sviluppo dell’artrite e provocare problemi alla pelle, come la psoriasi.

L-glutammina è uno dei tre integratori più consigliati per il trattamento dell’intestino permeabile. È efficace anche nella cura del morbo di Crohn, della colite ulcerosa, della diverticolite e di altre malattie autoimmuni. La persona che ha scoperto il ciclo di Krebs è stata anche la prima a raccomandare lassunzione della L-glutammina nei casi di disturbi all’intestino, in quanto ne migliora la risposta immunologica.

Inoltre, riduce i sintomi delle infiammazioni intestinali e aiuta a guarire dalla sensibilità ad alcuni alimenti. 

Quali sono gli effetti benefici della L-Glutammina?

Tra i benefici della L-Glutammina
  1. Migliora la salute gastrointestinale
  2. Aiuta a curare le ulcere
  3. È un neurotrasmettitore essenziale del cervello e aiuta memoria e concentrazione
  4. Migliora la sindrome dell’intestino irritabile e previene gli episodi diarroici bilanciando la produzione di muco
  5. Promuove la crescita muscolare e diminuisce la perdita di massa muscolare
  6. Migliora la performance atletica e il recupero dall’esercizio fisico
  7. Migliora il metabolismo e la disintossicazione cellulare
  8. Frena la voglia di zuccheri e alcool
  9. Migliora i livelli degli zuccheri nel sangue

Riferimenti bibliografici

  1. https://www.chimica-online.it/composti-organici/glutammina.htm
  2. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32877810/
  3. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6266414/
  4. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/17024034/
  5. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/25740264/
  6. https://www.my-personaltrainer.it/GLUTAMMINA.htm
  7. https://www.my-personaltrainer.it/integratori/glutammina-allenamento.html
  8. https://magazine.x115.it/x115/glutammina-alimenti/
  9. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/18806122/
  10. https://www.humanitas.it/enciclopedia/integratori-alimentari/glutammina/

 




L’Acido Butirrico contenuto nel GHEE come nutrimento per l’intestino e molto altro

Attenzione parliamo di GHEE e non di burro chiarificato.

Dr. Pankaj Naram
Medico Ayurveda 

Si ritiene che un cucchiaio di Ghee costituisca il fabbisogno giornaliero di vitamine.

Questi nutrienti sono importanti per mantenere l’equilibrio ormonale, la salute del fegato, la resistenza e la fertilità di una persona.

Con il Ghee il corpo riesce ad assorbire rapidamente tutto ciò che un cibo può fornire.

Contiene acido butirrico, uno dei più importanti acidi grassi a catena corta che gode di straordinarie proprietà:

    • guarisce il rivestimento intestinale.

Il Ghee è ricco di acido linoleico coniugato (CLA), ed è per questo che aiuta a perdere peso.

Facilmente digeribili e assorbiti dall’organismo, i grassi presenti nel Ghee, forniscono anche un buon colesterolo.

Una delle caratteristiche più tipiche del Ghee è che può essere conservato per molto, molto tempo e, se mantenuto correttamente, può durare anche per anni.

Invece di usare altri olii per cucinare, inizia a usare il Ghee e sperimenta subito i suoi numerosi benefici.

Il ghee (conosciuto anche come ghi o ghe) è un alimento dalle straordinarie qualità, utilizzato già nell’antica India come meraviglioso nettare di lunga vita.

È una speciale “crema” ricavata attraverso un particolare procedimento di chiarificazione del burro vaccino, secondo l’antica tradizione della medicina naturale Ayurvedica (la più antica del mondo insieme a quella Tradizionale Cinese).

Sembra che proprio in quelle zone siano conservati ghee che hanno più di cento anni!

Hai capito bene!!

I pochi fortunati ad averlo lo custodiscono come uno degli oggetti più preziosi da continuare a tramandare.

Infatti una delle caratteristiche che rende speciale questo nobilissimo alimento è che più “invecchia”, più è benefico per il nostro organismo.

Il ghee gode, infatti, di una qualità che non gli permette di deteriorarsi nel tempo.

Puoi riconoscere la qualità di un buon ghee dalla sua capacità di restare perfettamente integro anche (e soprattutto) temperatura ambiente.

Se il ghee è prodotto secondo l’autentica procedura di cottura, esso mantiene tutte le sue qualità anche fuori dal frigorifero.

Piuttosto che un condimento, fin dall’antichità, è stato sempre considerato come una vera e propria “medicina”.

Depurato completamente da caseina e lattosio, il ghee è composto esclusivamente da grassi saturi a catena corta e media, aumentando così la sua digeribilità, il suo potere purificante e donando indratazione e forza.


Proprietà del GHI è un potente antiossidante e ricostituente, ma non solo:

  • aiuta a perdere peso;
  • riequilibra il colesterolo;
  • è fonte di vit. A, D, E e K;
  • dona subito energia;
  • nutre in profondità;
  • favorisce la detossinazione;
  • accompagna piatti dolci e salati;

 

QUANTO ASSUMERNE

Il Ghee aumenta il fuoco digestivo, ovvero la forza che lo stomaco e la milza hanno per scaldare, sminuzzare e trasformare il cibo ingerito.

In generale, se non hai particolari esigenze, puoi consumarne dai 4 agli 8 cucchiaini al giorno* (2 cucchiaini a pasto) senza problemi, ricordandoti di non assumere altri grassi.

ATTENZIONE: anche se il Ghee è un ottimo presidio per una buona salute, consumarne in eccesso potrebbe generare appesantimento e rallentamento della digestione.

Ecco i casi in cui GHIPURO dovrebbe essere assunto quotidianamente:

    • Digestione lenta ed inefficace.

(*) Per una posologia più accurata e personalizzata consulta il tuo medico o il tuo nutrizionista.

Riferimenti scientifici


Vitamineral consiglia VEROGHÍ Ghee 100% italiano da latte crudo biologico.

SCOPRI VEROGHÍ




Morbo di Crohn e carenza di Vitamina D

La vitamina D è importantissima per la nostra salute.

Oggi, grazie a nuovi studi, sappiamo che la vitamina del sole può giovare a chi è affetto dal Morbo di Crohn.


Redazione Web Macro

Il Morbo di Crohn, chiamato anche malattia di Crohn, è una malattia autoimmune.

Si tratta di una patologia recidivante-remittente cronica dell’intestino, come la colite ulcerosa, ma a differenza di questa, può colpire qualsiasi altra area dell’apparato digerente, ovvero dalla bocca all’ano.

Tra i fattori ambientali, gli studi dicono che il fumo di sigaretta aumenta la probabilità di sviluppare la malattia. Una diagnosi della malattia e un consulto con un medico specialista sono quindi le prime cose da fare. 

John A. McDougall nel libro Guarisci il tuo Apparato Digerente che i pazienti affetti dalla malattia di Crohn traggono benefici evitando i prodotti di origine animale.

 

Morbo di Crohn e carenza di Vitamina D

I sintomi del Morbo di Crohn variano, ma possono includere diarrea (frequente o no, con o senza sanguinamento), sanguinamento rettale, dolore addominale cronico persistente e ricorrente, fatica, dolori e stati di malessere che possono condizionare in negativo la qualità della vita.

carenza di Vitamina D è comune nei pazienti con la malattie di Crohn, e che questa Vitamina del Sole può apportare benefici in chiave di prevenzione e di miglioramento dei sintomi del Morbo di Crohn. Vediamo bene cos’è questa vitamina del sole, e per quale motivo è chiamata così.

Vitamina D e malattia di Crohn 

La Vitamina D è in realtà un ormone, un ormone importantissimo per la nostra salute.

La Vitamina D è così chiamata perché si compone di 5 diverse vitamine: la vitamina D1, D2, D3, D4 e D5.

La Vitamina D: il Sole

esposizione al sole. Infatti per beneficiare di questa vitamina dovremmo esporci a una radiazione solare corta e molto calda, ovvero quella ultravioletta B, quando cioè il sole si trova allo Zenit, sopra di noi.

Ovviamente non dobbiamo scottarci né prendere il sole alla leggera! Il segreto per ottenere i benefici del sole senza danni e rischi risiede nella giusta dose.

Si tratta di guarire con il sole!

L’importanza della Vitamina D

SCARICA UN ESTRATTO GRATUITO DEL LIBRO

Per sapere tutto sulla Vitamina D compra il libro intero

I Poteri Curativi della Vitamina D
Soram Khalsa

Vitamin D Revolution – Come prevenire e curare: osteoporosi, diabete, rachitismo, sclerosi multipla, influenza, cancro, dolore cronico, asma, deterioramento cognitivo senile, fibromialgia… e molto altro
Le informazioni contenute in questo libro sono essenziali per chi vuole prendere decisioni positive in materia di salute e sopperire alle carenze di vitamina D dovute principalmente allo stile di vita moderno e alla mancanza di esposizione al sole.

È cominciata diversi anni fa in laboratori di ricerca nascosti.
ha iniziato ad approdare su tutti i giornali,le riviste e i siti web del mondo.
E io vi dico che non passerà molto tempo prima che tutti sulla terra divengano consapevoli
Questa rivoluzione è il risultato di nuove ricerche sulla potenza della vitamina D: consente di migliorare la nostra salute e favorisce la longevità.