CRIOTERAPIA: Terapia del freddo, perché fa bene

Che cos’è la Crioterapia

Sottoporsi a docce fredde o a bagni in acque gelide con finalità salutistiche rientra nella cosiddetta terapia del freddo (o crioterapia).

I rischi sono maggiori nelle persone con malattie cardiache o altre condizioni croniche, che ancor più di altre dovrebbero assicurarsi di consultare il medico prima di sperimentare questi trattamenti.

I potenziali benefici delle docce e dei bagni freddi includono l’aumento della combustione dei grassi, il rinforzo del sistema immunitario, il miglioramento dell’umore, la riduzione del dolore e dell’infiammazione, e persino una maggiore durata della vita.


A CHE COSA SERVE

A che cosa Serve

Per secoli, le temperature fredde sono state utilizzate dall’uomo per scopi terapeutici, sanitari e di recupero sportivo.

2.

3.

Altre forme di crioterapia che non tratteremo in questo articolo comprendono la criolipolisi e la criochirurgia.

  • La criolipolisi è un trattamento di medicina estetica che permette di ridurre il grasso localizzato attraverso l’uso del freddo. Per approfondire, leggi il nostro articolo sulla crioterapia estetica »
  • La criochirurgia o crioablazione è una procedura minimamente invasiva, usata per distruggere un tessuto anormale o malato (ad es. verruche o cellule infette e cancerose nei sistemi di organi, specialmente nel rene e nella prostata) 4, 5, 6.

COME FUNZIONA

Come Funziona

Il corpo di un adulto lavora costantemente per mantenere una temperatura interna che varia da 36,4 a 37,1°C 7.

Pertanto, l’esposizione al freddo intenso innesca tutta una serie di reazioni adattative per mantenere la temperatura corporea all’interno di questo range di normalità.

Nel dettaglio, si innescano due tipi fondamentali di reazioni 8:

  • cambiamenti metabolici: che si traducono in un aumento del tasso metabolico per produrre calore extra attraverso reazioni di disaccoppiamento.

sollevano l’umore e riducono la sensibilità dolorifica.

8.


DIMAGRIRE

Docce Fredde per Dimagrire

Come spiegato nel capitolo precedente, l’esposizione al freddo innesca delle risposte adattative per mantenere costante la temperatura corporea interna.

Alcune di queste reazioni comportano un aumento del tasso metabolico per produrre calore. In pratica, l’organismo brucia più calorie e questo si traduce in un’azione dimagrante 9.

Entrando più nel dettaglio, gli esseri umani possiedono piccoli depositi di tessuto adiposo bruno (BAT). A differenza del più abbondante tessuto adiposo bianco, che è deputato a immagazzinare energia, il grasso bruno brucia grassi per generare calore 10, 11.

L’esposizione al freddo aumenta quindi l’attività del tessuto adiposo bruno, che a sua volta porta a un aumento del dispendio calorico.

  • In uno studio, soggetti esposti allo stress da freddo hanno avuto un aumento dell’80% del loro dispendio energetico totale 12.
  • In un altro studio, i ratti esposti al freddo hanno mangiato il 50% in più rispetto ai ratti di controllo, ma hanno mostrato comunque un peso inferiore 13. Inoltre, hanno vissuto il 10% più a lungo.
  • 14.

L’esposizione a basse temperature porta anche a un aumento dei livelli di adiponectina, una proteina che aumenta la combustione dei grassi 15, 16, 17.


BENEFICI

Benefici per la Salute

Longevità

Uno studio ha scoperto che le mosche vivevano il doppio del tempo quando venivano mantenute a 21°C anziché a 27°C 18.

Allo stesso modo, la ricerca sui vermi ha rilevato che un calo della temperatura di 5°C ne ha esteso del 75% la durata della vita 19.

Analoghi benefici sono stati osservati negli studi sugli insetti, evidenziando una relazione negativa tra temperatura e durata della vita 20, 21, 22.

Anche i pesci sembrano vivere più a lungo a temperature più basse. Ad esempio, uno studio ha dimostrato che un calo della temperatura di 6°C ne ha aumentato la durata media della vita del 75% 23, 24.

Un altro studio ha abbassato la temperatura interna dei topi di 0,3°C (maschi) e 0,34°C (femmine), ottenendo un aumento della durata media della vita rispettivamente del 12 e del 20% 25.

Si ritiene che i benefici del freddo sulla longevità derivino da un processo noto come Ormesi.

L’Ormesi è un fenomeno in cui si ottiene una risposta benefica somministrando una bassa dose di una sostanza che a dosi più elevate stressa e danneggia l’organismo.

Altri ricercatori sostengono che una temperatura più bassa promuova la longevità rallentando i vari processi metabolici. Questo si tradurrebbe in una minore generazione di sottoprodotti tossici del metabolismo ossidativo, come le specie reattive dell’ossigeno (ROS) 11.

Un ulteriore teoria sostiene che l’aumento della longevità dovuto all’esposizione al freddo possa dipendere da una modulazione di determinati geni, come TRPA-1 e DAF-16 26. 


INFIAMMAZIONE E DOLORE

Infiammazione e Dolore

La crioterapia locale associata alla compressione fornisce un importante sollievo dal dolore associato a lesioni muscoloscheletriche 27.

Quando il corpo è esposto a un raffreddamento estremo, i vasi sanguigni si restringono e riducono il flusso sanguigno nelle aree infiammate.

Due revisioni della letteratura sulla crioterapia full body supportano le affermazioni secondo cui il freddo può aiutare a ridurre il dolore, l’infiammazione e migliorare il recupero 28, 29.

L’esposizione a basse temperature aumenta anche l’adiponectina, una proteina che combatte l’infiammazione 30.


EMICRANIA

Emicrania

Una doccia fredda potrebbe essere efficace anche nel ridurre il dolore associato agli attacchi di emicrania 31.

A tal proposito, una revisione sistematica e meta-analisi ha rilevato che gli interventi basati sul freddo possono alleviare il dolore acuto dell’emicrania a breve termine (fino a 30 minuti), ma non a medio termine (1-2 ore dopo) e lungo termine (24 ore dopo) 31a.


GLICEMIA

Glicemia

L’Adiponectina è una proteina prodotta dal tessuto adiposo, che svolge un ruolo importante nella protezione contro l’insulino-resistenza, il diabete, l’aterosclerosi e altre malattie legate all’età.

L’esposizione al freddo sembra aumentare la produzione di adiponectina 16.

Ad esempio, uno studio ha rilevato che i livelli di adiponectina aumentano del 70% dopo l’esposizione al freddo 32, 16, 17.

Probabilmente grazie all’adiponectina, le basse temperature possono migliorare la risposta del corpo all’insulina, consentendo un migliore controllo della glicemia 34.

Negli studi sui ratti, ad esempio, l’esposizione al freddo ha aumentato l’assorbimento del glucosio nei tessuti periferici 33.

Anche nell’uomo ripetute immersioni in acqua fredda durante i mesi invernali hanno aumentato significativamente la sensibilità all’insulina 35, 36, 37.


SPORTIVI

Benefici per gli Sportivi

L’esposizione al freddo ha un effetto positivo sugli enzimi legati al danno muscolare (es. creatina chinasi e lattato deidrogenasi) 38.

Nel corso di diversi studi, è stato riscontrato che docce e bagni freddi possono ridurre la percezione della fatica e il dolore muscolare dopo l’allenamento, migliorando il recupero dallo sforzo 39, 40.

Un piccolo studio ha rilevato che ciclisti sottoposti a sessioni di allenamento intense avevano ridotto il dolore post-allenamento dopo essersi immersi in acqua fredda per 10 minuti 41.

In un altro studio, gli atleti che si sono immersi in acqua fredda (da 12°C a 15°C) hanno riportato meno dolori muscolari rispetto a quelli che non hanno seguito l’idroterapia dopo l’esercizio 42.

Quando si considera l’uso della crioterapia nello sport, è tuttavia importante comprendere la distinzione tra recupero soggettivo e recupero funzionale.

In una revisione del 2014, è stato riscontrato che la crioterapia ha portato a una riduzione del dolore e dell’indolenzimento post-esercizio (sensazioni soggettive), mentre esistono poche prove di un suo beneficio nella riparazione effettiva del tessuto e nel miglioramento della performance (funzionale) 38.

Dello stesso parare è anche una recente meta-analisi di 20 studi pubblicata nel 2023 38.

45.


S.IMMUNITARIO

Sistema Immunitario

In uno studio su 15 giovani attivi, 10 sessioni di crioterapia di tutto il corpo hanno aumentato il numero di globuli bianchi (in particolare linfociti e monociti) 46.

Un altro studio clinico ha esaminato gli effetti di 6 settimane di immersione in acqua fredda (14°C per 1 ora) sul sistema immunitario. Dopo il trattamento, i partecipanti avevano livelli aumentati di IL-6, CD3, CD4, CD8 e linfociti T e B attivati, suggerendo un sistema immunitario più attivo 47.

Per testare la teoria secondo cui le docce fredde rafforzano il sistema immunitario, uno studio clinico randomizzato ha arruolato più di 3.000 partecipanti, suddividendoli in 4 gruppi di prova: un gruppo ha fatto solo docce calde, mentre 3 gruppi hanno fatto docce calde e hanno incluso un getto di acqua fredda per 30, 60 o 90 secondi alla fine della doccia.

Alla conclusione dello studio, i ricercatori hanno scoperto che coloro che includevano getti di acqua fredda dopo la doccia avevano una riduzione del 29% dei giorni di malattia rispetto a coloro che facevano solo docce calde 48. 


DORMIRE BENE

Qualità del Sonno

Le fluttuazioni naturali della temperatura giornaliera sono un importante regolatore dei cicli del sonno 49.

La National Sleep Foundation raccomanda di mantenere la temperatura nella camera da letto tra 15,5 e 19°C.

D’altro canto, una revisione sistematica del 2019 ha rilevato che fare una doccia o un bagno caldo (da 40 a 42°C) per almeno 10 minuti da 1 a 2 ore prima di coricarsi migliorava la qualità del sonno dei partecipanti 50.


SALUTE MENTALE

Umore e Salute Mentale

È noto che l’esposizione al freddo attiva il sistema nervoso simpatico e aumenta i livelli di endorfine e noradrenalina nel sangue e nel cervello. In questo modo, docce fredde regolari possono aumentare i livelli di energia, con effetti simili alla caffeina.

In uno studio clinico, è stato dimostrato che fare una doccia fredda (a 20°C per 2-3 minuti, preceduta da un adattamento graduale di 5 minuti), da 2 a 3 volte a settimana, aiuta ad alleviare i sintomi depressivi. È tuttavia importante notare che nessuno dei partecipanti allo studio era affetto da depressione 51.

Un caso studio ha riportato l’esperienza di una donna che soffriva di ansia e depressione dall’età di 17 anni. A 24 anni, iniziò un programma di prova di nuoto settimanale in acque libere. Nel corso del tempo, i suoi sintomi sono diminuiti in modo così significativo che è stata in grado di interrompere l’assunzione di farmaci per curarli 52.

In uno studio preliminare privo di un gruppo di controllo, 23 adulti affetti da depressione hanno ricevuto sessioni di crioterapia per tutto il corpo mentre continuavano il loro piano terapeutico prescritto. Il trattamento ha ridotto tutti i sintomi della depressione, ad eccezione delle fluttuazioni dell’umore giorno-notte 53.

In un altro studio su 60 pazienti, 120-180 secondi di crioterapia a corpo intero (da -110 a -160°C) in ogni giorno lavorativo per un periodo di 3 settimane, hanno migliorato i sintomi di depressione e ansia, e aumentato la soddisfazione generale della vita 54, 55.


EMICRANIA

Suggerimenti e precauzioni

aumentare gradualmente l’esposizione al freddo.

Si potrebbe iniziare abbassando il riscaldamento e facendo brevi passeggiate all’aperto nei mesi freddi con vestiti un po’ più leggeri del necessario.

Quando si vuole passare alle docce o ai bagni freddi, è bene seguire alcune raccomandazioni:

  • gradualità: evitare di sottoporsi immediatamente all’acqua fredda; piuttosto, iniziare con l’acqua calda per poi abbassarne gradualmente verso il basso la temperatura, procedendo a piccoli scatti;
  • breve durata: per ottenere benefici, la doccia fredda dovrebbe essere di almeno 30 secondi; successivamente, è possibile aumentare il tempo, ma in ogni caso è meglio non superare i 2-3 minuti.

38.

La crioterapia a corpo intero (WBC) prevede l’immersione del corpo in una camera fredda, che emette vapori a temperature estremamente basse, che vanno da -110°C a -160°C, di solito per un intervallo da 2 a 4 minuti 56, 57.

Quando si trovano nella camera criogenica, gli individui vengono spogliati ad eccezione di biancheria intima, calze e guanti per proteggere le estremità 58. Il tempo ottimale per ogni sessione dovrebbe essere di circa 2 minuti, ma l’evidenza è debole 59.

Controindicazioni

L’esposizione al freddo restringe i vasi sanguigni e aumenta la pressione e la frequenza cardiaca. In questo modo, sottoporsi a bagni o docce molto freddi può causare aritmie (battiti cardiaci irregolari), specialmente in pazienti con problemi cardiaci.

Per questo motivo, la crioterapia è da ritenersi generalmente controindicata per chi ha seri problemi cardiaci o polmonari, salvo diverso consiglio medico.

Risulta inoltre controindicata nelle donne in gravidanza e allattamento, nei bambini e in soggetti molto anziani.

fonte:

Magaxine X115

“La Forza nel Freddo”
LIBRO

In questo libro descriviamo un metodo che unisce esercizi di respirazione, addestramento al freddo e dedizione.

Il metodo prende il nome da Wim Hof, perché è lui che ha messo assieme queste tre componenti. Prende il suo nome anche per ragioni pratiche: Hof era già molto famoso per le sue apparizioni in televisione, dove mostrava quello che sa fare con il freddo.

Tutti riusciamo a sollevare la mano destra e a grattarci il naso con il dito indice. Tuttavia, nessuno riesce per esempio a combattere dei batteri iniettati nel braccio. Hof ci riesce. È in grado di influenzare e controllare il suo sistema nervoso autonomo. Ed è questo sistema a governare cose come la temperatura corporea, la frequenza cardiaca, la pressione del sangue e il respiro, oltre a determinare se i vasi sanguigni si dilatano o si contraggono. In altre parole, tutto ciò che succede nel corpo senza che noi ne siamo consapevoli.

Nel 2014 è stato dimostrato che aveva ragione. Uno studio scientifico condotto al Radboud University Medicai Centre su 24 soggetti ha rivelato che chi aveva messo in pratica il metodo Hof riusciva a controllare il sistema nervoso autonomo.

Una scoperta che cambierà il mondo

Se davvero dimostriamo di riuscire a controllare il nostro corpo, le possibilità che si profilano sono infinite. Finora abbiamo citato solo malattie gravi, ma secondo Hof il suo metodo può anche essere usato per curare i normali postumi di una bevuta dopo una serata fuori. Può inoltre trasmettere molta più energia. Anche se siamo perfettamente sani.

Con queste parole Hof si riferisce alla capacità fisica che già abbiamo nel nostro corpo. Dobbiamo semplicemente trovare la chiave per riscoprire questo potenziale. Per farlo, non dobbiamo fare che due cose: esercizi di respirazione e addestramento al freddo.

Tuttavia, per svolgerle in maniera adeguata ci occorre una ferma dedizione. Queste tre componenti (esercizi di respirazione, addestramento al freddo e dedizione) costituiscono ciò che chiamiamo il Wim Hof Method (WHM).

Descriviamo le tre componenti in tre capitoli distinti e ovviamente forniamo gli esercizi che potete svolgere da voi. A casa. E potete cominciare subito, oggi.

Vi diamo inoltre qualche informazione di base sugli esercizi. In che modo capirete che stanno funzionando? E come vi influenzano fisiologicamente?

Per questo motivo vi raccontiamo di persone che già usano il WHM. Alcune di loro hanno storie straordinarie da riferire. Per esempio, Marianne Peper in passato assumeva dodici tipi di farmaci per i suoi reumatismi e non riusciva nemmeno a vestirsi da sola dal dolore. Oggi non prende più farmaci e si sente perfettamente in salute.

Ci auguriamo che storie come questa vi stimolino a cominciare con gli esercizi. La semplice combinazione di esercizi di respirazione e addestramento al freddo può produrre risultati incredibili. Inoltre, se siete scettici e increduli di fronte alle nostre strabilianti storie ne siamo felici. Fintanto che rimanete scettici, sarete anche curiosi e vorrete saperne di più.

Hof ha anche dei nemici che non sono scettici, sono cinici. Lo chiamano ciarlatano. Tuttavia, se lo scetticismo si trasforma in cinismo, non sarete più in grado di vedere cosa funziona e cosa è possibile. Pertanto, leggete questo libro con una sana dose di riserva, ma non permettete a voi stessi di diventare troppo cinici.

Conosciuto come “The Iceman”, Wim Hof detiene 20 record mondiali, tra cui quello della più lunga immersione in una vasca di ghiaccio. Ha scalato montagne innevate vestito solo con un paio di pantaloncini, sviluppando attraverso il potere della mente la capacità di regolare a piacimento la sua temperatura corporea. Il Guinness Record per l’immersione più lunga nel ghiaccio è attualmente di due ore, stabilito da Hof.

 




Il Metodo del Ghiaccio

Il Metodo del Ghiaccio

Come attivare al massimo il tuo potenziale fisico e mentale

 

Wim Hof ha imparato non solo a controllare il proprio corpo in condizioni di freddo estremo, sopportando temperature intorno al punto di congelamento, ma ha anche sviluppato un sistema che permette a chiunque di ottenere strabilianti miglioramenti per la salute, grazie alla combinazione di particolari tecniche di respirazione e di esposizione controllata a temperature di poco inferiori ai valori abituali.

Il metodo Wim Hof è stato testato e confermato dalla facoltà di Medicina dell’Università di Rotterdam.

Wim Hof non si ammala mai e non deve far ricorso ad alcuna medicina per mantenersi in salute. Per dimostrare l’efficacia del suo metodo, è in grado di immergersi in vasche colme di cubetti di ghiaccio, correre a piedi nudi sulla neve o nuotare in acque gelide, senza la minima conseguenza per il suo corpo.

Disciplina e forza di volontà possono sconfiggere le malattie del benessere, dovute a un sistema immunitario indebolito, e sono in grado di condurci ben oltre i limiti che ci siamo autoimposti. Tuttavia, per imparare il metodo Wim Hof e ottenere i primi significativi risultati non è necessario praticare sport estremi o dedicarsi a pericolose avventure. Facili esercizi di respirazione, abbinati a una serie di usi controllati dell’acqua fredda in casa propria, sono i primi passi che permettono di acquisire una salute ottimale e una invidiabile resistenza al freddo.

In questo libro: 

  • Rafforzare il sistema immunitario
  • Sentirsi pieni di energia
  • Ottenere un sensibile dimagrimento
  • Risolvere problemi infiammatori
  • Bilanciare gli ormoni in modo naturale
  • Aumentare il livello di serotonina
  • Tornare a dormire come bambini

Il freddo come terapia: è il metodo Wim Hof. A Gubbio un corso per sperimentarlo




D-dimero Alto, cause, sintomi e consigli

IMPORTANTE:

INDICE ARTICOLO

Che Cos’è il D-dimero

Il D-dimero è un frammento proteico che si forma durante la dissoluzione dei coaguli di sangue, o più semplicemente è l’insieme dei prodotti di degradazione della fibrina. La sua presenza è conseguente all’attivazione della coagulazione con formazione di fibrina e successiva lisi del coagulo di fibrina in frammenti solubili liberati nel circolo sanguigno che nel loro insieme sono definiti D-Dimeri. 1, 2, 3.

Tramite una semplice analisi, è possibile misurare i livelli di D-dimero nel sangue, che normalmente sono molto bassi o non rilevabili.

Pertanto, un D-dimero alto nel sangue indica che il corpo sta formando e scomponendo in maniera anomala ed eccessiva dei coaguli di sangue.

Il test del D-dimero non può essere tuttavia usato a fini diagnostici, poiché non riesce a rilevare né le cause del fenomeno né la sede degli eventuali coaguli anomali. Un livello di D-dimero alto può dipendere dalla significativa formazione e rottura di coaguli di sangue nel corpo.

Quando fare l’esame del D-dimero

La misurazione dei livelli ematici di D-dimero consente al Medico di sospettare un’attivazione inappropriata del sistema coagulativo ed in particolare costituisce un importante supporto alla diagnosi di gravi condizioni quali:

  • embolia polmonare (EP)
  • trombosi venosa profonda (TVP)
  • coagulazione intravascolare disseminata (CID)

Si tratta quindi di un esame che trova applicazione soprattutto nell’ambito dell’emergenza-urgenza, o comunque nel contesto di un ricovero ospedaliero, anche in virtù della breve emivita del metabolita misurato.

Con gli strumenti attualmente utilizzati dai laboratori analisi l’esame presenta un’elevata sensibilità, ma una bassa specificità: ciò significa, in termini semplici, che

  • permette di rilevare con precisione tutte le attivazioni del sistema coagulativo (alta sensibilità)
  • ma che una sua positività non va necessariamente ricondotta ad una patologia di natura trombo-embolica (bassa specificità).

In altre parole l’esame è dotato di un elevato valore predittivo negativo:

  • se positivo non fornisce informazioni specifiche sulla patologia sospettata,
  • mentre se negativo tendenzialmente esclude attivazioni della cascata coagulativa.

COSA FARE

Cosa fare in caso di D-Dimero alto?

In caso di D-Dimero alto è opportuno rivolgersi immediatamente a un medico per approfondire la condizione, in modo da verificare se può essere una situazione gestibile oppure se è necessario un ricovero. Non bisogna infatti sottovalutare affatto la presenza di un trombo nel sangue, poiché le conseguenze potrebbero essere decisamente gravi e addirittura mortali.

Dopo essersi sottoposti a uno screening è opportuno stabilire la cura giusta con il dottore che segue il caso, così da scoprire le cause e cercare di curarle in maniera specifica. Essendo infatti queste molteplici non è possibile individuare una cura univoca ma deve essere calibrata in base alla sintomatologia e al motivo scatenante. Potrebbe infatti trattarsi di una condizione esclusivamente transitoria o invece di un’avvisaglia evidente, che è compito dello specialista cogliere e interpretare nella maniera corretta.

Il suggerimento è quello di non ignorare i sintomi secondari sopracitati, anche se si presentano singolarmente, chiedendo un consulto per escludere tutte le possibili implicazioni del caso, dalle più banali a quelle più gravi.


COAGULAZIONE

Come avviene la Coagulazione

La coagulazione del sangue, normalmente, ha lo scopo di arrestare il sanguinamento in caso di lesione di un vaso sanguigno.

Il tappo emostatico è composto principalmente da una proteina filamentosa, chiamata fibrina, che si intreccia per formare una rete che intrappola aggregati di piastrine. Quando la ferita guarisce, un enzima chiamato plasmina si occupa di scomporre il coagulo in piccoli frammenti e uno di questi frammenti è proprio il D-dimero.

Ruolo Biologico del D-Dimero

Le piastrine nel sangue sono collegate a una subunità D (un frammento di fibrina reticolata). In pratica, quando si formano coaguli di sangue, il gruppo D tra due piastrine (P) forma un legame.

Molte piastrine legate insieme tramite D-Dimeri (insieme ad altri fattori, come la fibrina) formano il coagulo 1.

Durante il processo di guarigione del corpo, i coaguli si rompono attraverso la rottura dei loro legami interni. Pertanto, il D-dimero (D==D) si rompe e si separa dalle piastrine (P):

D–P–D + D–P–D → (formazione del coagulo) D–P–D==D–P–D → (dissoluzione del coagulo) D–P + D==D + D–D


VALORI NORMALI

Valori Normali

Il test si basa principalmente su anticorpi contro il D-dimero e dal momento che i kit commerciali sfruttano anticorpi diversi, esiste una certa variabilità nelle misurazioni ottenute 4, 5.

In altre parole, poiché esistono diversi metodi per testare i livelli di D-dimero nel sangue, non esiste un intervallo “normale” universale.

Gli intervalli di riferimento riportati in tabella sono quindi da considerare indicativi.

Unità di Misura Valori Normali 6
Adulti non
in gravidanza
1° trimestre 2° trimestre 3° trimestre
mg/L o µg/mL 0,05 – 0,95 0.32 – 1.29 0,13 -1,7
µg/L o ng/mL 50 – 950 320 – 1290 130 – 1700
nmol/l 0,3 – 5,2 1.8 – 7.1 0,7 – 9,3

CAUSE E SINTOMI

Cause D-Dimero Alto e Sintomi

Se dalle analisi del sangue emerge un valore di D-dimero elevato, è possibile la presenza di una condizione patologica caratterizzata dalla formazione di coaguli, come:

  • trombosi venosa profonda;
  • embolia polmonare;
  • coagulazione intravascolare disseminata;
  • COVID-19;
  • Vaccino anti Sars Cov 2.

Pertanto, il medico può prescrivere l’esame del D-Dimero in presenza di sintomi suggestivi di queste condizioni.


TROMBOSI

Trombosi venosa profonda

Questa malattia consiste nella presenza di un coagulo nel sistema venoso profondo, solitamente delle braccia o delle gambe. Tale coagulo può bloccare parzialmente o completamente il flusso sanguigno attraverso la vena.

I sintomi della trombosi venosa profonda, se presenti, si sviluppano localmente e possono includere:

  • gonfiore;
  • dolore o fastidio;
  • calore;
  • arrossamento;
  • vene vicino alla superficie della pelle più grandi del normale.

Nei pazienti colpiti da questa forma di trombosi, il d-dimero appare generalmente alto. Nei pazienti a basso rischio o “improbabili”, un valore di d-dimero normale permette quindi di escludere la condizione.

Se invece il d-dimero è superiore alla norma si richiedono ulteriori indagini, come un’ecografia.

Nel sospetto di trombosi venosa profonda, verrà richiesto un ecocolordoppler degli arti inferiori. Se è probabile l’embolia polmonare, invece, verrà eseguita una scintigrafia o una TAC polmonare con mezzo di contrasto.


EMBOLIA

Embolia polmonare

L’embolia polmonare è caratterizzata dalla presenza di un coagulo di sangue nei vasi sanguigni del polmone.

Si parla di embolia perché tale coagulo si forma in un’altra parte del corpo (spesso gamba o braccio) e viene poi trasportato attraverso il flusso sanguigno fino ai polmoni.

La presenza di questo tappo determina una diminuzione del flusso sanguigno a valle del coagulo. Se l’ostruzione è severa, può essere fatale. Pertanto, in presenza di sintomi suggestivi è importante allertare immediatamente i soccorsi.

I sintomi di un’embolia polmonare includono:

  • Improvvisa mancanza di respiro (dispnea) o respiro accelerato;
  • Tosse (a volte con catarro o tracce di sangue);
  • Dolore acuto al petto che si aggrava con la tosse o il movimento;
  • Dolore alla schiena;
  • Sudorazione;
  • Battito cardiaco accelerato (tachicardia);
  • Sensazione di vertigini o svenimento.

Anche in questo caso, un esame del D-dimero negativo può ragionevolmente escludere l’embolia polmonare nei pazienti a basso rischio. Nei pazienti ad alto rischio si preferisce invece effettuare direttamente un test di imaging. (Scintigrafia o una TAC polmonare con mezzo di contrasto.)


CID

Coagulazione intravascolare disseminata (CID)

La coagulazione intravascolare disseminata (CID) provoca la formazione di numerosi coaguli di sangue nel corpo, che possono causare danni agli organi e altre gravi complicanze.

I sintomi della CID includono:

  • Gengive sanguinanti;
  • Nausea e/o vomito;
  • Forte dolore muscolare e dolore addominale;
  • Convulsioni;
  • Oliguria (fare pipì meno del solito).

I livelli di D-dimero appaiono significativamente elevati nei pazienti con coagulazione intravascolare disseminata. Inoltre, la misurazione del D-dimero permette di monitorare nel tempo l’efficacia del trattamento nei pazienti colpiti.


COVID-19

COVID-19

La malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) è una patologia infettiva altamente contagiosa causata dal virus SARS-CoV-2.

Lo spettro clinico della COVID-19 varia da forme asintomatiche o paucisintomatiche (pochi sintomi) a gravi malattie cliniche caratterizzate da insufficienza respiratoria acuta (che richiede ventilazione meccanica), shock settico e insufficienza multiorgano.

Diversi studi hanno dimostrato le proprietà prognostiche del D-dimero in pazienti con malattia COVID-19 7, 8, 9. In particolare, esiste un legame tra alti valori di D-dimero, infiammazione elevata e prognosi infausta 10, 11, 12.

E lo stesso problema si riscontra nelle persone plurivaccinate contro sars Cov2

Inoltre, malattie sottostanti come diabete, cancro e ictus possono innescare un aumento dei livelli di D-dimero nei pazienti con COVID-19 13.


FALSI POSITIVI

Esistono diversi stati fisiologici o condizioni mediche che possono far sì che i pazienti abbiano un D-dimero elevato in assenza di embolia polmonare, trombosi venosa profonda o coagulazione intravascolare disseminata.

Le varie condizioni e situazioni che possono causare livelli di D-dimero superiori al normale includono:

  • Gravidanza;
  • Malattie cardiache;
  • Chirurgia recente;
  • Trauma;
  • Infezione o sepsi;
  • Fumo di sigaretta;
  • Malattie Autoimmuni, come la sindrome da anticorpi antifosfolipidi;
  • Malattie epatiche.

I livelli di D-dimero tendono anche ad aumentare nelle persone anziane e dopo lunghi periodi di immobilità. Inoltre, possono verificarsi risultati falsi positivi se si soffre di artrite reumatoide.

Secondo uno studio su oltre 30.000 statunitensi, Il D-dimero è più alto con l’aumentare dell’età, il sesso femminile, il diabete, l’ipertensione, le malattie cardiovascolari pre-esistenti e l’elevata proteina C-reattiva (CRP) 14.


MORTALITA'

D-Dimero Alto e Mortalità

Livelli elevati di D-dimero possono essere associati a un aumento dell’infiammazione 9.

A sua volta, l’infiammazione cronica di basso grado svolge un ruolo importante nell’insorgenza e nella gravità di malattie cardiache, cancro, sindrome metabolica, obesità, morbo di Alzheimer e varie altre malattie degenerative 15, 16, 17, 18.

Livelli elevati di D-dimero sono stati associati a:

  • un aumento del rischio di malattia coronarica 23, 24;
  • un rischio più elevato di ictus ischemico 25;
  • aumento della mortalità nei pazienti con insufficienza cardiaca 26 e cardiopatia ischemica 27, 28;
  • un aumento della mortalità totale 29;
  • prognosi sfavorevole nei pazienti con:
    • sindrome coronarica acuta e cronica 30, 31, 32, 33;
    • fibrillazione atriale 34;
    • cancro 22, 35, 36:
    • infezione 21;
    • malattia vascolare periferica 37;
    • dissezione aortica 38;
    • ictus 25, 14.

Il meccanismo esatto secondo il quale il livello di D-dimero può prevedere la mortalità non è comunque chiaro.


COME ABBASSARLO

Come Abbassarlo

In assenza di malattie della coagulazione, i livelli del D-dimero aumentati sono spesso associati a una condizione di salute sfavorevole. Uno stile di vita sano, insieme a moltissimi altri benefici, può anche ristabilire normali livelli di D-dimero.

Dieta

La dieta mediterranea tradizionale è legata a una minore mortalità e un ridotto rischio di gravi malattie croniche 39.

Questi benefici si devono anche al suo ruolo antitrombogeno, in parte ascrivibile al suo alto contenuto di antiossidanti, fibre e acidi grassi monoinsaturi e polinsaturi 39.

In uno studio su 24.325 uomini e donne molisani di età pari o superiore a 35 anni, una maggiore aderenza alla dieta mediterranea è risultata associata a minori livelli di D-dimero 40.

Un altro studio ha osservato livelli di D-dimero più bassi in Italia e in altri paesi del Mediterraneo, coerenti con il possibile effetto protettivo della dieta mediterranea 41.

Inoltre, una dieta dimagrante con conseguente perdita di peso può ridurre i livelli di D-dimero nelle persone obese 42.

Integratori

Uno studio crossover RCT su 41 fumatori maschi sani ha testato gli effetti dell’assunzione di polvere di aglio microincapsulata, estratto di pomodoro, una miscela di entrambi o il placebo 43.

L’assunzione dell’estratto di pomodoro da solo o in associazione all’aglio ha ridotto i livelli di D-Dimero e diversi indici di coagulabilità del sangue.

In uno studio su 213 individui svedesi con livelli non ottimali di questi nutrienti, l’integrazione per 48 mesi con selenio (200 µg/giorno) e coenzima Q10 (200 mg/giorno) ha prodotto una significativa riduzione dei livelli di D-dimero rispetto al gruppo placebo 44. Inoltre, nei partecipanti con un livello di D-dimero superiore alla mediana al basale, l’integrazione ha comportato una mortalità cardiovascolare significativamente inferiore rispetto ai soggetti trattati con placebo.


Fonte


 

 




Hericium erinaceus, il fungo per la salute di intestino e cervello

LHericium erinaceus è un fungo medicinale che fa parte dell’antico sapere della Medicina Tradizionale Cinese.

È particolarmente indicato per la prevenzione e il trattamento di patologie del sistema nervoso centrale (cervello) e periferico (nervi), in quanto promuove la formazione e la riparazione delle cellule nervose, danneggiate a causa di una malattia, o per il naturale logorio dovuto dalla vecchiaia.

Ed è estramamente efficace anche nella cura delle problematiche gastrointestinale. Rigenera la mucosa gastrica, ha proprietà antibatteriche nei confronti del tanto temuto Helicobacter, nutre la flora batterica intestinale e combatte la disbiosi.

Indice dell’articolo

  1. Che cos’è l’Hericium?
  2. Proprietà dell’Hericium erinaceus
    • Principi attivi
    • Usi terapeutici
  3. Utilizzo
  4. Dove si compra?
  5. Controindicazioni
  6. Hericium, l’opinione del dott. Ivo Bianchi

Che cos’è l’Hericium?

Si tratta di un fungo estremamente raro,  che cresce nelle zone montane dei territori dell’emisfero nord, in Europa, in Asia e in Nord America. Cresce per lo più su alberi di latifoglie morti, o morenti come il noce, il faggio e la quercia.

Si presenta come un fungo color bianco, con filamenti molto simili a dei ghiaccioli che pendono da una struttura dalla consistenza gommosa.

In Asia, per via di questa sua forma strana, l’Hericium erinaceus è stato soprannominato con diversi nomignoli, come testa di scimmia, criniera di leone, barba di vecchio, barba bianca, ecc..

In Giappone è invece conosciuto come “Yamabushitake“, il cui nome deriva dall’unione della parola “take”, che significa fungo, e “yamabushi”, che indica i monaci eremiti giapponesi che vivevano sulle montagne.

Oltre ad essere estremamente importante in micoterapia, si tratta anche di un fungo molto buono da usare in cucina, con un sapore tendenzialmente dolce, secondo alcuni esperti molto simile al sapore della polpa di granchio.

Proprietà dell’Hericium erinaceus

hericium proprietà

In micoterapia l’Hericium viene impiegato principalmente per le sue proprietà benefiche nei confronti del sistema gastrointestinale e dei centri nervosi.

Questo soprattutto grazie alla sua particolarissima composizione chimica. Ecco alcuni dei principi attivi più importanti presenti nel fungo

Principi attivi

  • Polisaccaridi: erinacina H (un diterpenoide);
  • Amminoacidi essenziali;
  • Sali minerali: zinco, potassio, ferro, germanio, selenio e fosforo;
  • Beta-d-glucani ad azione antitumorale;
  • Fattori neutrofici che stimolano il fattore di crescita neuronale (NGF)
  • Acido sialico;
  • Steroli (ergosterolo e beta-sitosterolo);
  • Vitamine del gruppo B (B1,B2 e B3), precursori dellavitamina D (D2 e D3);
  • Superossido dismutasi;

Usi terapeutici

Vediamo ora nello specifico i principali benefici dell’Hericium e in quali casi può essere impiegato, sia a scopo preventivo che terapeutico:

Benefici dell’Hericium

  1. Protezione del sistema nervoso
  2. Trattamento della Sclerosi multipla
  3. Benessere gastrointestinale
  4. Proprietà antibatteriche
  5. Proprietà antitumorali
  6. Protegge il cuore
  7. Proprietà immunostimolanti

1 – Protezione del sistema nervoso

hericiuim sistema nervoso

Questa azione è legata alla presenza dell’erinacina H, la quale stimola la sintesi dell’NGF e della mielina da parte delle cellule nervose.

L’NGF è una sostanza importante presente soprattutto a livello della corteccia frontale, ipotalamo e midollo spinale la cui sintesi viene regolata da ormoni endogeni quali quelli tiroidei, corticosterodi, neuropeptidi e citochine.

Svolge un’azione neuropotettiva ed antinfiammatoria prevenendo il danno cerebrale da ischemia, riducendo l’accumulo dei radicali liberi causa di stress.

Inoltre riduce l’attivazione dell’enzima iNOS e la produzione di nitrotirosina, un prodotto rilevato in alcune patologie dove è causa di stress ossidativo dipendente dall’ossido nitrico.

In tale ambito l’Hericium erinaceus può essere utilizzato per la prevenzione e il trattamento di:

  • stati d’ansia;
  • depressione;
  • forte stress;
  • deficit della memoria;
  • deficit di concetrazione (utile per gli studenti);
  • insonnia;
  • morbo di Alzheimer;
  • morbo di Parkinson;
  • demenza senile;
  • migliora la comprensione e la comunicazione.
  • Salute del Cervello

    I funghi Hericium erinaceus contengono composti – come ericenoni ed erinacini – che possono stimolare la crescita delle cellule cerebrali 15.

    In questo modo hanno il potenziale per favorire il recupero da lesioni neuronali, ad esempio stimolando la crescita e la riparazione delle cellule nervose dopo traumi o ictus 16, 17.

    Allo stesso tempo, questi funghi sembrano proteggere i neuroni dai danni associati all’invecchiamento e alle malattie neurodegenerative. In effetti, la criniera di leone ha migliorato la crescita e la rigenerazione dei nervi nei modelli animali, sia nel cervello che in tutto il resto del corpo 16, 3, 18, 19.

    Secondo studi preliminari sui topi, Hericium erinaceus può prevenire i danni neuronali causati dalle placche di beta-amiloide, che si accumulano nel cervello durante la malattia di Alzheimer 20, 21, 22. In queste circostanze, può anche migliorare la memoria e la funzione cognitiva 6, 21.

    In un modello murino di malattia di Parkinson, il trattamento con criniera di leone ha ridotto la perdita di cellule dopaminergiche e attenuato i deficit motori, suggerendo un possibile beneficio nel rallentare la progressione della malattia 23.

    Uno studio clinico è stato condotto su donne giapponesi di età compresa tra 50 e 80 anni con diagnosi di decadimento cognitivo lieve. La ricerca ha rilevato che l’integrazione con 1 g di fungo criniera di leone al giorno per 49 settimane ha migliorato significativamente i punteggi cognitivi rispetto a un placebo 5.

    Tuttavia, la funzione cognitiva è diminuita nuovamente al termine del trattamento, quindi può essere necessaria un’assunzione continua.

    Ansia e Depressione

    Un piccolo studio di 4 settimane è stato condotto su donne in menopausa, che sono state istruite a mangiare biscotti contenenti funghi Hericium erinaceus ogni giorno per 1 mese.

    Grazie al trattamento, le donne hanno riferito una riduzione di sintomi come perdita di concentrazione, irritabilità, palpitazioni e ansia 24.

    In un altro studio su 77 persone in sovrappeso od obese, l’assunzione per 8 settimane di 3 capsule al giorno da 400 mg di Hericium erinaceus ha contribuito ad alleviare la depressione, l’ansia e i disturbi del sonno 25.

    Tutti questi risultati sono corroborati dalla ricerca sugli animali e in vitro.

    Ricerche preliminari hanno infatti scoperto che l’estratto di criniera di leone ha effetti antinfiammatori che possono ridurre i sintomi di ansia e depressione nei topi 26. Un componente di questo estratto (chiamato amicenone) ha in effetti prodotto effetti antidepressivi nei topi 27.

    Altri studi sugli animali hanno scoperto che l’estratto di criniera di leone può aiutare a rigenerare le cellule cerebrali e migliorare il funzionamento dell’ippocampo (una regione del cervello che elabora i ricordi e le risposte emotive) 28, 6.

    2 – Sclerosi multipla

    Il fungo Hericium migliora i processi di mielinizzazione a livello del sistema nervoso e si è quindi rivelato utile nei pazienti con sclerosi multipla.

    A livello cerebrale questo fungo esercita un’azione anti infiammatoria, interferendo quindi sulla flogosi immuno mediata che si verifica nel sistema nervoso di questi pazienti.

    L’azione di neuroprotezione sembra attribuibile ad Hericenoni che preservano le struttura nervose dalla morte legata a stress reticolo endoteliale od a tossici chimici.

    3- Benessere gastrointestinale

    problematiche gastroenteriche

    Il fungo Hericium svolge un’importante azione protettiva ed antinfiammatoria nei confronti delle mucose di tutto l’apparato digerente.

    Pertanto il suo impiego è molto utile in tutte le problematiche gastrointestinali, come:

    • bruciore e acidità gastrica.

    La capacità di questo fungo di rigenerare la mucosa intestinale e di ripristinare una corretta flora intestinale, lo rendono utile nel trattamento delle disbiosi intestinale con conseguenti alterazioni infiammatorie della mucosa, oltre che nella Leaky Gut Syndrome (sindrome di permeabilità intestinale).

    4 – Proprietà antibatteriche

    L’Hericium erinaceus possiede anche delle interessanti proprietà antibatteriche, e viene usato in micoterapia soprattutto nelle infezioni da Stafilococcus aureus resistente agli antibiotici classici.

    L’Hericium è utile anche in caso di infezione da Salmonella, dato che ne riduce la moltiplicazione. Non ha azione diretta contro questi batteri, ma è in grado di stimolare l’attivazione delle cellule immunitarie innate, stimolando l’assorbimento dei batteri nelle cellule macrofagiche e mostrando una maggiore attività contro i batteri.

    5 – Antitumorale

    L’Hericium contiene polisaccaridi solubili immunomodulanti, per i quali sono stati descritti effetti anti-metastatici nei confronti di cellule di carcinoma polmonare (in vitro e in vivo) ed effetti anti-mutageni in vitro si sono evidenziati da parte di composti termo-labili, preferenzialmente presenti nell’estratto alcolico del micelio e del corpo fruttifero.

    6 – Protezione del cuore

    La presenza dell’ericenone B fa sì che il fungo abbia un’azione antipiastrinica ed antinfiammatoria in grado di bloccare l’acido arachidonico con conseguente formazione dei fattori pro infiammatori.

    riduce il colesterolo cattivo (LDL) mentre aumenta quello buono (HDL) prevenendo così l’ostruzione dei vasi sanguigni con conseguenti eventi aterosclerotici.

    7 – Immunostimolante

    I polisaccaridi contenuti nell’Hericium stimolano l’attività macrofagica e la produzione di TNF-α e di IL1-β. Il fungo determina un aumento netto del numero di macrofagi e linfociti T.

    8 – Infiammazione e Stress Ossidativo

    53.

    I funghi Hericium erinaceus contengono potenti composti antinfiammatori e antiossidanti che possono aiutare a ridurre l’impatto di queste malattie 54.

    A tal proposito, uno studio del 2012 che esaminava le capacità antiossidanti di 14 diverse specie di funghi ha scoperto che la criniera di leone aveva la quarta più alta attività antiossidante e raccomandava che fosse considerata una buona fonte alimentare di antiossidanti 55.

    Negli studi su animali, la criniera di leone o i suoi attivi hanno:

    • ridotto diversi marcatori di infiammazione e stress ossidativo 33, 56, 57.

    9 – Glicemia

    Il fungo criniera di leone può essere utile per la gestione del diabete, migliorando il controllo della glicemia e aiutando a proteggere dalle complicanze della malattia. Infatti, studi preliminari hanno evidenziato come Hericium erinaceus possa ridurre i livelli di glucosio nel sangue di quasi il 50%, sia nei topi normali che in quelli diabetici 3.

    Un modo in cui la criniera di leone abbassa lo zucchero nel sangue è bloccando l’attività dell’enzima alfa-glucosidasi, fondamentale per digerire i carboidrati nell’intestino tenue 45. Livelli di zucchero nel sangue cronicamente elevati alla fine causano complicazioni come malattie renali, danni ai nervi delle mani e dei piedi, e perdita della vista.

    Nei topi con danni ai nervi (neuropatia diabetica), 6 settimane di integrazione con estratti di Hericium erinaceus hanno ridotto significativamente il dolore, abbassato i livelli glicemici e aumentato i livelli di antiossidanti 46.

    Utilizzo

    Dell’ Hericium erinaceus si può acquistare nella forma di polvere, o come estratto secco (contenuto in capsule, o compresse), oppure l’estratto liquido da assumere col conta gocce.

    Dove si compra?

    Puoi acquistare l’Hericium erinaceus in polvere, certificato di origine biologica, direttamente sul sito web dell’azienda agricola Erbe di Mauro. Clicca qui per ordinare.

    Controindicazioni

    In generale l’Hericium erinaceus è un rimedio naturale sicuro e ben tollerato. In rari casi il fungo può dare effetti collaterali quali il prurito cutaneo, legato alla presenza dell’NGF.

    Data la presenza di fattori di crescita neurologica, alcuni esperti sconsigliano l’uso dell’Hericium in caso di cancro al cervello.

    L’Hericium è un integratore alimentare utilizzabile anche nel periodo della gravidanza e dell’allattamento. Tuttavia è sempre meglio prima chiedere il parere del proprio medico.

    Modo d’uso

    Attualmente, Hericium erinaceus viene ampiamente utilizzato come integratore alimentare. Tuttavia, la mancanza di standardizzazione degli estratti e l’assenza di una sperimentazione clinica adeguata impediscono di definire una dose efficace.

    Sulla base dei pochi studi clinici realizzati, sembra adeguata una dose di circa 400-1.000 mg al giorno 5, 25

    Effetti Collaterali

    La criniera di leone è un fungo commestibile, considerato relativamente sicuro se cucinato e assunto in piccole quantità. Tuttavia, a parte la lunga tradizione d’uso nella medicina popolare cinese, mancano dati sulla sicurezza dei suoi estratti assunti come integratore.

    Negli studi sui ratti non sono stati osservati effetti avversi, nemmeno a dosi elevate (fino a 5 grammi per kg di peso corporeo al giorno per 1 mese o dosaggi inferiori per 3 mesi) 63, 64, 65. Negli esseri umani, sono state documentate reazioni allergiche, con difficoltà respiratorie o eruzioni cutanee dopo l’esposizione a questi funghi 66, 67.

    Nei pochi studi clinici condotti, Hericium erinaceus è risultato ottimamente tollerato e privo di effetti collaterali.

    Hericium: l’opinione del dott. Ivo Bianchi

    Intervistato da Telecolor, in questo video spezzone il dott. Ivo Bianchi – esperto di micoterapia ed editore del libro “Guarire con i Funghi Medicinali” – ci da la sua opinione sulle proprietà più interessanti dell’Hericium e sul suo corretto utilizzo.

    Guarire con i Funghi Medicinali

    Guarire con i Funghi Medicinali

    Bibliografia

    1. Neurohealth Properties of Hericium erinaceus Mycelia Enriched with Erinacines;
    2. Hericium erinaceus (Bull.: Fr.) Pers., a medicinal mushroom, activates peripheral nerve regeneration.
    3.  Neuroprotective Metabolites of Hericium erinaceus Promote Neuro-Healthy Aging.
    4. The influence of Hericium erinaceus extract on myelination process in vitro;
    5.  An endoplasmic reticulum (ER) stress-suppressive compound and its analogues from the mushroom Hericium erinaceum.
    6. Gastroprotective Effects of Lion’s Mane Mushroom Hericium erinaceus (Bull.:Fr.) Pers. (Aphyllophoromycetideae) Extract against Ethanol-Induced Ulcer in Rats;
    7.  Anti-Gastric Ulcer Activity of Polysaccharide Fraction Isolated from Mycelium Culture of Lion’s Mane Medicinal Mushroom, Hericium erinaceus (Higher Basidiomycetes);
    8. Polysaccharide of Hericium erinaceus attenuates colitis in C57BL/6 mice via regulation of oxidative stress, inflammation-related signaling pathways and modulating the composition of the gut microbiota;
    9.  In vitro anti-Helicobacter pylori effects of medicinal mushroom extracts, with special emphasis on the Lion’s Mane mushroom, Hericium erinaceus (higher Basidiomycetes);
    10.  Antibiofilm activity and bioactive phenolic compounds of ethanol extract from the Hericium erinaceus basidiome;
    11. Production of cyathane type secondary metabolites by submerged cultures of Hericium erinaceus and evaluation of their antibacterial activity by direct bioautography;
    12. Anticancer potential of Hericium erinaceus extracts against human gastrointestinal cancers;
    13.  Hericium erinaceus (Lion’s Mane) mushroom extracts inhibit metastasis of cancer cells to the lung in CT-26 colon cancer-tansplanted mice;
    14. Inhibitory effect on in vitro LDL oxidation and HMG Co-A reductase activity of the liquid-liquid partitioned fractions of Hericium erinaceus (Bull.) Persoon (lion’s mane mushroom);
    15. Immunomodulatory effects of Hericium erinaceus derived polysaccharides are mediated by intestinal immunology.

    Fonti:




    L’Acido Folico e le implicazioni con la Mutazione MTHFR

     

    Gli alimenti con maggior contenuto in vitamina B9 sono il fegato, il lievito di birra (cereali), asparagi, verdure a foglia verde (bietole, broccoli…), legumi (ceci, fagiolini, arachidi…), fegato di vitello, tuorlo d’uovo, germe di grano, alcuni alimenti processati che sono stati arricchiti con la vitamina (cereali per la colazione o biscotti di cereali). L’alimentazione è chiave per includere questa vitamina nel nostro organismo.

    Ruolo biologico

    L’Acido Folico o vitamina B9, è una vitamina idrosolubile del gruppo B. Si trova negli alimenti in varie forme chimiche, note come Folati, mentre il termine Acido Folico andrebbe riservato alla vitamina B9 sintetica, utilizzata negli integratori e negli alimenti fortificati.

    Il nostro corpo ha bisogno dei Folati per produrre DNA e altro materiale genetico. Questa vitamina svolge quindi un ruolo essenziale nella crescita e nella divisione cellulare.

    FUNZIONI

    A che Cosa Serve l’Acido Folico

    La funzione biologica dell’Acido Folico è quella di trasferire unità carboniose tra substrati diversi.

    Grazie a tale caratteristica, la vitamina B9 interviene:

    • nella maturazione dei globuli rossi;
    • nel metabolismo degli acidi nucleici, in particolare nella regolazione dell’espressione genica e nella divisione cellulare;
    • nella detossificazione da Omocisteina (un importante indicatore di rischio per patologie cardiovascolari e neurodegenerative);
    • nel metabolismo di alcuni aminoacidi, come Metionina, Cisteina, Glicina, Serina e Istidina.

    L’attività biologica dei Folati risulta biologicamente potenziata dall’interazione con altre vitamine, come la B6, la B12 e la vitamina C. In numerosi studi di laboratorio, l’Acido Folico ha esibito un’attività antiossidante paragonabile a quella delle vitamine C ed E 1, 2.

    Il nome Acido Folico deriva dalla parola latina “folium”, che significa foglia. In effetti, le verdure a foglia sono tra le migliori fonti alimentari di Folati.


    BENEFICI

    Benefici per la salute dell’Acido Folico

    L’assunzione di Acido Folico è consigliata nei seguenti casi:

    • Prima e durante la gravidanza, per prevenire i difetti nella formazione del tubo neurale
    • In caso di anemia da carenza di Acido Folico
    • Quando si ha carenza di Acido Folico dovuta all’assunzione di medicinali
    • In caso di disturbi nell’assorbimento di Folato nell’intestino (sindrome di mal assorbimento, consumo eccessivo di bevande alcoliche, intestino infiammato)
    • In caso di malattie cardiovascolari, quando vi è il rischio di trombosi, ictus ed infarto
    • In caso di disfunzione cerebrale (perdita di memoria, demenza, depressione ed Alzheimer)
    • Per migliorare il processo di cicatrizzazione delle ferite
    • In caso di rischio di infezioni
    • Per prevenire la degenerazione cellulare

    CARENZA

    Carenza di Folati

    La carenza di Folati è piuttosto comune. In particolare, alcune popolazioni, tra cui gli anziani e le donne in gravidanza, hanno difficoltà ad ottenere l’assunzione dietetica raccomandata di Folati attraverso la dieta 5.

    Cause

    Carenza di Folati avviene per scarso apporto dietetico o per malattia

    La carenza di Folati può avere molteplici cause, tra cui:

    • scarso apporto dietetico
    • malattie o interventi chirurgici che influenzano l’assorbimento dei Folati nel sistema digestivo, tra cui la celiachia, il bypass gastrico e la sindrome dell’intestino corto
    • acloridria o ipocloridria (acido dello stomaco assente o basso)
    • farmaci che influenzano l’assorbimento dei Folati, compresi metotrexato e sulfasalazina
    • alcolismo
    • gravidanza
    • anemia emolitica
    • dialisi.

    Le fonti naturali degli alimenti di Folato sono suscettibili di essere instabili e ossidati (perdendo il loro valore in vitamine), perdendo parte del loro valore nutrizionale, a causa del processo di produzione, cosicché la loro biodisponibilità può variare dal 25 al 50%, a seconda del tipo di alimento.

    La conservazione o la cottura riducono il contenuto di Folato.

    Ovviamente, il comportamento e le abitudini delle persone condizioneranno la disposizione di Folato. Inoltre, anche altri fattori contribuiscono a questo deficit vitaminico, come farmaci, tabacco, alcool, disturbi alimentari, mancanza di fonti alimentari come le verdure o una dieta rigorosa o restrittiva per un lungo periodo.

    Conseguenze

    La vitamina B9 è coinvolta in una serie di processi metabolici vitali e la carenza porta a una serie di risultati negativi sulla salute, tra cui 6:

    • anemia megaloblastica;
    • aumentato rischio di malattie cardiache e alcuni tumori;
    • difetti alla nascita nei figli di madri carenti di Folati.

    I Folati sono necessari per la replicazione e la divisione dei globuli rossi e la loro carenza può portare all’anemia megaloblastica (una condizione caratterizzata da globuli rossi scarsi e di grandi dimensioni) 7.

    L’anemia megaloblastica è reversibile e prevenibile attraverso il trattamento con Acido Folico (100 mcg-5 mg al giorno), compresi i gruppi a rischio come le donne in gravidanza 8, 9.

    Nell’uomo e negli animali carenti di Folati, è stata anche osservata una maggiore suscettibilità alle infezioni 10.

    Analisi del Sangue

    Quando il medico sospetta una carenza di Acido Folico, può prescrivere un esame che misura i livelli di Folati nel sangue. I livelli sierici di Folati sono considerati normali quando ricadono nel range compreso tra 2 e 20 ng/ml (o 4,5 – 45,3 nmol/l).

    Laboratori diversi possono comunque adottare range di normalità più o meno ampi 1. Livelli inferiori a 2 ng/ml indicano una carenza di Acido Folico, ma già valori inferiori a 4 ng/ml richiedono approfondimenti 2.


    DOSAGGI

    Dosi consigliate di Acido Folico

    400mcg (microgrammi). Nel caso delle persone che vogliano ridurre il proprio livello di Omocisteina nel sangue, la dose consigliata è di 0,8- 1 mg (milligrammi al giorno). Abbiamo già visto alcuni alimenti che possono fornire questa vitamina.

    Fabbisogno

    Dato il prezioso ruolo biologico dei Folati nella salvaguardia della funzionalità dell’organismo umano, la dose d’assunzione raccomandata per la popolazione italiana è stata recentemente rivalutata.

    Se negli adulti, sia di sesso maschile che femminile, i 400 mcg giornalieri costituirebbero la quantità ottimale, nelle gestanti l’apporto di Folati alimentari andrebbe aumentato a 600 mcg/die.

    Incremento che in realtà andrebbe esteso anche alla popolazione generalmente a rischio di carenza, come quella dei fumatori, degli anziani o dei grandi obesi. I dosaggi andrebbero ulteriormente adeguati in presenza di particolari polimorfismi genici o in seguito alla contestuale presenza di patologie cardiovascolari e neurologiche.

    Pertanto, la determinazione delle quantità di Acido Folico ottimali, andrebbe valutata caso per caso, considerando attentamente la storia clinica del paziente. Le quantità medie giornaliere raccomandate di Folati equivalenti nella dieta (DFE)° sono elencate nella seguente tabella.

    Età Maschi Femmine
    Nascita fino a 6 mesi * 65 mcg * 65 mcg *
    7-12 mesi * 80 mcg * 80 mcg *
    1-3 anni 150 mcg 150 mcg
    4-8 anni 200 mcg 200 mcg
    9-13 anni 300 mcg 300 mcg
    14-18 anni 400 mcg 400 mcg
    19+ anni 400 mcg 400 mcg
    Gravidanza 600 mcg
    Allattamento 500 mcg

    * AI: livello di assunzione adeguato

    Biodisponibilità e Folati equivalenti

    ° La sigla DFE (Folati equivalenti nella dieta) è stata introdotta perché il corpo assorbe più Acido Folico dagli alimenti fortificati e dagli integratori alimentari rispetto ai Folati naturalmente presenti negli alimenti.

    Rispetto ai Folati che si trovano negli alimenti, è quindi sufficiente meno Acido Folico dagli integratori per coprire le dosi giornaliere raccomandate.

    Si ritiene che l’Acido Folico sintetico abbia un’assorbibilità del 100% se assunto a stomaco vuoto, mentre l’Acido Folico presente negli alimenti fortificati avrebbe solo l’85% di assorbibilità. Per i Folati naturalmente presenti nella dieta si stima un’assorbibilità di circa il 50%.

    A causa di questa variabilità nell’assorbimento, i DFE sono stati sviluppati secondo le seguenti equivalenze 3:

    • 1 μg di Acido Folico assunto come integratore a stomaco vuoto fornisce 2 μg di DFE.

    Quali INTEGRATORI

    Tipi di Integratori

    Nel corpo umano, la forma biologicamente attiva della vitamina B9 è un Folato noto come 5-metiltetraidrofolato (5-MTHF). Nel sistema digestivo, la maggior parte dei Folati alimentari viene convertita in 5-MTHF prima di entrare nel flusso sanguigno 11.

    Tra i supplementi di Folati più utilizzati nell’integrazione vi è l’Acido Folico, nonostante nell’ultimo periodo sia cresciuta esponenzialmente la disponibilità di alimenti fortificati, ossia di alimenti artificialmente arricchiti con Acido Folico.

    A differenza dei Folati alimentari, non tutto l’Acido Folico assunto viene convertito nella forma attiva (5-MTHF) nel sistema digestivo, per cui si richiede l’intervento del fegato 11, 12. Tuttavia, il processo di attivazione epatica è lento e inefficiente in alcune persone.

    In molti casi l’uso di Folati è combinato a quello di altre vitamine del gruppo B. Uno studio suggerisce che l’assunzione di Acido Folico insieme ad altre vitamine del gruppo B, in particolare alla vitamina B6, rende l’attivazione epatica più efficiente 13.

    L’Acido Folico è la forma supplementare più comune di vitamina B9. Altri integratori contengono 5-metiltetraidrofolato (5-MTHF), noto anche come levomefolato, considerato un’alternativa adeguata all’Acido Folico 14, 15, 16, 17.

    Acido Folico e Folato sono la stessa cosa?

    Molte persone, e anche i professionisti della salute, sostengono che il Folato sia essenzialmente lo stesso nutriente. Mentre l’Acido Folico è spesso considerato una forma supplementare di Folato o vitamina, esiste un’importante distinzione tra questi due diversi composti.

    È abbastanza comune usare entrambi i termini, quando vogliamo riferirci alla vitamina B9, ma la verità è che corrispondono a due sostanze distinte

    • Il Folato è il termine utilizzato per chiamare la vitamina B9 (forma biodisponibile) che si trova naturalmente negli alimenti.
    • L’Acido Folico si riferisce al composto sintetico ossidato utilizzato negli integratori alimentari (prenatali…) e nella lavorazione (arricchimento) di alcuni alimenti, tutti utilizzati per migliorare la salute.

    METIL-FOLATO

    • Folato metabolicamente attivo
    • Elevata biodisponibilità
    • Fornisce 1.000 mcg di Folato per porzione

    MODO D’USO: Assumere 1 compressa al giorno durante un pasto.

    l’acido folico ad alte dosi può mascherare la carenza di vitamina B-12. Consultare il medico in caso di gravidanza/allattamento, assunzione di farmaci (in particolare fenobarbital, fenitoina, primidone e metotrexato) o patologie mediche (in particolare qualsiasi condizione che coinvolga malassorbimento di nutrienti).


    Qual’è la Differenza tra Acido Folico e Folato?

    LEGGI QUI

    Il Folato è comunemente chiamato semplicemente “Acido Folico” e nell’uso comune i termini “Folato” e “Acido Folico” sono considerati intercambiabili. Tuttavia, ci sono importanti differenze tra le forme naturali e sintetiche di Folato.

    Folato è un termine generico per questa vitamina solubile in acqua del complesso B, che funziona in reazioni di trasferimento di un solo carbonio ed esiste in diverse forme chimiche

    L’Acido Folico, la forma di Folato utilizzata nella fortificazione degli alimenti e nella maggior parte degli integratori, è una forma sintetica: pteroilmonoglutammato o pteroilmonoglutammico.

    Differenze tra acido folico e folato

    Possiamo trovare come integratori alimentari anche le forme di acido folinico e l-metilfolato (che è direttamente la forma attiva 5-MTHF).

    Eccesso di Acido Folico

    In quelle persone che non elaborano correttamente l’Acido Folico a causa di una mutazione genetica, come abbiamo visto, possono tendere ad accumularlo ed è quindi conosciuto come “Acido Folico non metabolizzato”.

    Una delle precauzioni da considerare è che, tale eccesso, può portare a “mascherare” una possibile carenza di vitamina B12 (può passare più tempo senza che venga diagnosticata).

    Integratori di l-metilfolato

    Il beneficio dell’integrazione per ridurre i problemi del tubo neurale è innegabile e ilruolo vitale del Folato per la salute generale è evidente.

    Tuttavia, i potenziali rischi associati all’Acido Folico sintetico fanno si che altre forme di Folato siano un’opzione prudente, come quelle che presentano la forma direttamente assorbibile dal corpo (l-metilfolato):

    • Forma più biodisponible (supera anche gli alimenti)
    • Evita il problema della mutazione MTHFR e l’inefficienza nella conversione enzimatica
    • Evita il problema di mascherare la carenza di vitamina B12
    • Evitare interazioni con farmaci che possano ridurre l’attività enzimatica

    Le persone con un difetto di MTHFR non devono assumere nessuna fonte di Acido Folico dato che può essere molto tossico. Si prenderebbe in considerazione solamente la forma L-MTHF, che è la forma metilata che l’organismo va ad utilizzare.

    Effetti collaterali dell’l-metilfolato

    Tuttavia, il consumo della forma naturale di Folato può portare anche a qualche alterazione dell’umore e di altre condizioni come: irritabilità, insonnia, dolori muscolari e articolari, ansia, palpitazioni, nausea, mal di testa, emicrania…

    Uno dei modi di mitigare questi sintomi è ingerire contemporaneamente all’integratore di Folato, una fonte di niacina.


    Mutazione MTHFR

    Cos’è la mutazione del gene MTHFR?

    Come abbiamo visto in precedenza, lMTHFR si riferisce ad un enzima che permette di ottenere la forma attiva della vitamina B9 (aggiunge un gruppo metilico). Converte anche l’Omocisteina in metionina, contribuendo al corretto metabolismo e alla creazione di glutatione.

    La mutazione genetica fa sì che questo enzima perda parte della sua attività, influenzando i processi fisiologici associati, inibisce la capacità dell’organismo di metilare (eliminare le tossine) e converte l’Acido Folico degli alimenti che mangiamo nel metabolita di cui abbiamo bisogno, L-5-Metilten-tetraidrofolato

    Le persone con un gene MTHFR difettoso hanno una capacità alterata di produrre l’enzima MTHFR, per cui avranno difficoltà nell’elaborazione dell’Acido Folico, con conseguente accumulo nell’organismo e quindi rischio di tossicità. Si includono anche altre sostanze come i metalli pesanti.


    Casi con alto Fabbisogno

    L’integrazione di Folati porta Benefici nelle seguenti condizioni:

    • Omocisteina alta
    • Ipertensione
    • Gravidanza
    • Depressione e Schizofrenia
    • Infertilità
    • Vitiligine

    Omocisteina

    Un livello troppo alto di Omocisteina nel sangue è chiamato iperomocisteinemia. L’iperomocisteinemia è collegata a vari problemi di salute, con un aumentato rischio di malattie cardiovascolari, aterosclerosi, demenza, malattia di Alzheimer, depressione e aumento della mortalità per qualsiasi causa 18, 19, 20.

    Il trattamento con Acido Folico, da solo o in combinazione con vitamina B12 e vitamina B6, si è dimostrato efficace nel ridurre i livelli di Omocisteina. Meno certi risultano i benefici nella riduzione del rischio di malattie cardiache 21, 22, 23.

    Una revisione che ha incluso 30 studi e oltre 80.000 persone ha dimostrato che l’integrazione con Acido Folico ha portato a una riduzione del 4% nel rischio complessivo di malattie cardiache e a una riduzione del 10% nel rischio di ictus 24. 

    Ipertensione

    Secondo una meta-analisi di 12 studi clinici, l’integrazione di Acido Folico ad alte dosi (min. 5 mg/die per 6 settimane) può abbassare leggermente la pressione arteriosa sistolica (il valore più alto) e migliorare la funzione dei vasi sanguigni 25. 

    Gravidanza

    (Meglio nella forma naturale: Metil Folato)

    I Folati svolgono un ruolo essenziale nello sviluppo del feto durante la gravidanza. Questa vitamina è infatti coinvolta nella divisione cellulare e nella crescita dei tessuti, che nella fase intrauterina sono particolarmente attive.

    Anche il cervello e la colonna vertebrale del bambino (tubo neurale) hanno bisogno di Acido Folico per svilupparsi correttamente. Per questo motivo, l’assunzione di Acido Folico sia prima che durante la gravidanza aiuta a prevenire le irregolarità del tubo neurale, come l’anencefalia e la spina bifida.

    Poiché le fasi di sviluppo fetale più sensibili alla presenza dell’Acido Folico sono quelle iniziali, in genere si incoraggiano le donne in grado di rimanere incinta (in età fertile e impegnate in attività sessuali che potrebbero portare a una gravidanza) ad assumere un integratore di Acido Folico.

    Infatti, molte gravidanze possono essere non pianificate e identificate in una fase troppo tardiva per beneficiare a pieno dell’effetto protettivo dell’Acido Folico contro i difetti del tubo neurale 6.

    L’Acido Folico svolge un ruolo critico nella crescita cellulare durante la fase embrionale dello sviluppo fetale 26. Bassi livelli di Folati nelle donne in gravidanza sono collegati ad anomalie fetali, come difetti del tubo neurale (spina bifida e anencefalia) 27.

    Per questo motivo, in genere alle donne che stanno pianificando una gravidanza o che possono rimanere incinte si raccomanda l’integrazione quotidiana con 400-800 mcg di FOLATI a partire da almeno 1 mese prima del concepimento fino ai primi 2-3 mesi di gravidanza.

    Gli integratori di FOLATI possono anche aiutare a prevenire le complicanze legate alla gravidanza, inclusa la preeclampsia 28.

    Depressione e Schizofrenia

    Le persone con depressione hanno dimostrato di avere livelli ematici di Folati inferiori rispetto alle persone senza depressione 29.

    Una revisione sistematica ha dimostrato che, quando usato insieme ai farmaci antidepressivi, il trattamento con integratori a base di Folati, tra cui Acido Folico e metilfolato, è associato a una riduzione significativamente maggiore dei sintomi depressivi (rispetto al solo trattamento con farmaci antidepressivi) 30.

    Una revisione di 7 studi ha scoperto che il trattamento con integratori a base di Folati insieme a farmaci antipsicotici ha comportato una riduzione dei sintomi negativi nelle persone con schizofrenia (rispetto all’uso dei soli farmaci antipsicotici) 31.

    L’aumento dei livelli di Folati in 22 persone con disturbi alimentari ha portato a significativi miglioramenti dei sintomi depressivi 32. 

    Fertilità

    In uno studio su 211 partecipanti, gli uomini con problemi di fertilità hanno registrato un aumento del 74% del numero di spermatozoi dopo il trattamento combinato con Acido Folico e zinco 33. Nelle cavie è stato riscontrato che una carenza a breve termine di Folati può ridurre drasticamente le prestazioni riproduttive 34.

    Una maggiore assunzione di Folati supplementari (oltre 800 mcg al giorno) è stata associata a tassi più elevati di nascite vive in donne sottoposte a tecniche di riproduzione assistita. Un livello adeguato di Folati è inoltre essenziale per la qualità, l’impianto e la maturazione delle cellule uovo 35.

    Vitiligine

    In due studi condotti su 115 pazienti con vitiligine, l’integrazione a lungo termine con vitamine B9 e B12 ha migliorato significativamente la pigmentazione cutanea. Gli autori hanno sottolineato l’importanza dell’esposizione al sole 36, 37.


    DOSAGGI

    Dosi

    Nella maggior parte degli studi, le dosi di FOLATI utilizzate raramente superano i 500 mcg giornalieri.

    Tuttavia, esistono protocolli di supplementazione, previsti soprattutto in alcune categorie di pazienti a rischio, come i cardiopatici, con dosaggi superiori al grammo. In questi casi, è necessaria la prescrizione e la supervisione medica.

    Come accennato, la RDA per l’Acido Folico è di 400 mcg di DFE al giorno per gli adulti, 600 mcg di DFE per le donne in gravidanza e 500 mcg di DFE per le donne che allattano.

    Alcune persone nascono con mutazioni genetiche che riducono la capacità di conversione dell’Acido Folico nella forma attiva 5-MTHF.

    Per queste persone, l’integrazione con 5-metil-THF potrebbe essere più vantaggiosa rispetto a quella con Acido Folico.

    Gli integratori di Acido Folico possono essere acquistati senza prescrizione medica e sono generalmente considerati sicuri se assunti in dosi normali 46. I dosaggi quotidiani di solito vanno da 400 a 800 mcg.

    Limite superiore di sicurezza

    Il Tolerable Upper Intake Level (UL) rappresentsa il più alto livello di assunzione giornaliera cronica di un nutriente che probabilmente non comporta alcun rischio di effetti negativi sulla salute di quasi tutti (97,5%) gli individui della popolazione generale.

    Il Livello di Assunzione Superiore Tollerabile per FOLATI è riportato nella seguente tabella.

    Fascia di età UL (μg/giorno)
    Bambini 1-3 anni 300
    Bambini 4-8 anni 400
    Bambini 9-13 anni 600
    Adolescenti 14-18 anni 800
    Adulti dai 19 anni in su 1.000

    EFFETTI COLLATERALI

    Effetti Collaterali

    L’uso di Acido Folico si è rivelato generalmente sicuro a dosaggi non superiori al milligrammo giornaliero. Disturbi gastrointestinali, immunologici e neurologici potrebbero realizzarsi in seguito all’assunzione di Acido Folico a dosaggi superiori al milligrammo giornaliero.

    Poiché l’Acido Folico è solubile in acqua, viene facilmente rimosso dal corpo attraverso l’escrezione urinaria, rendendo il rischio di tossicità relativamente basso. In quantità adeguate, gli integratori di Acido Folico sono sicuri e ben tollerati 48.

    Alte dosi di Acido Folico possono avere un effetto mascherante sulla diagnosi di anemia causata da carenza di vitamina B12. Per questo motivo, alcuni esperti suggeriscono di integrare entrambe le vitamine 47.

    Sarebbe inoltre opportuno considerare che l’uso di certi farmaci, tra i quali gli antinfiammatori non steroidei (FANS), può interferire con il normale metabolismo dei Folati.


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Aglio Nero invecchiato: tanta salute a prova di bacio

Credit immagine: Erbe di Mauro

Che cos’è l’aglio nero, invecchiato o fermentato?

L’aglio nero invecchiato, noto anche come aglio stagionato o aglio fermentato, è apparso per la prima volta in Giappone negli anni 2000 ed è molto apprezzato dagli asiatici.

Contrariamente a quanto potrebbe suggerire il nome, l’aglio nero non è una varietà particolare di aglio: si tratta di un aglio bianco invecchiato (Allium sativum) o, più precisamente, di un aglio bianco fermentato. La fermentazione è un processo di trasformazione naturale utilizzato fin dalla notte dei tempi.

Un certo mistero circonda la scoperta e la produzione dell’aglio nero: sembra che sia stato creato per la prima volta in Giappone, utilizzando l’acqua di mare.

Il processo di fermentazione (più precisamente, una reazione di Maillard) avviene utilizzando solo bulbi d’aglio freschi posti in uno spazio chiuso con un’umidità superiore al 70% e una temperatura compresa tra i 60°C e gli 80°C per almeno 45 giorni.
È durante la fermentazione e a causa dell’ossidazione he la polpa dell’aglio assume un colore nero ebano, mentre la buccia esterna diventa marrone e il suo sapore pungente lascia il posto a una dolcezza che ricorda la salsa di soia o l’aceto balsamico, con un leggero retrogusto di liquirizia, molto apprezzata nella cucina orientale.

In termini di benefici per la salute, la fermentazione decuplica i benefici dell’aglio fresco: dal punto di vista nutrizionale l’aglio nero concentra vitamine e vari composti antiossidanti.

Questo accade perché il processo di invecchiamento che trasforma l’aglio bianco in aglio nero comporta una diminuzione del composto allicina (responsabile dell’odore unico dell’aglio) e un aumento di altri composti, come la S-allil-cisteina (SAC) solubile in acqua.

La SAC è un potente antiossidante, facilmente assorbibile e meno tossico di altri composti comunemente presenti nell’aglio. Molti dei benefici dell’aglio nero si basano sulla SAC, che diventa del resto il componente più abbondante dopo il processo di invecchiamento.

L’aglio bianco e l’aglio nero hanno quindi la stessa forma ma si distinguono per il colore e la consistenza: l‘interno dell’aglio nero è di colore nero intenso, la sua buccia è di colore marrone scuro e la sua consistenza complessiva è molto più morbida di quella dell’aglio bianco e ricorda quella di una prugna o di un’albicocca secca.

Come l’aglio bianco, l’aglio nero può essere utilizzato in cucina, ma la sua complessità aromatica, che combina dolcezza e acidità, non è gradita a tutti e deve essere attentamente bilanciata.

Da sinistra: Sezione visibile di Aglio a 3, 10, 20, 30 giorni.

È meglio l’Aglio Nero o Bianco?

Ci sono notevoli differenze tra l’aglio bianco e l’aglio nero che menzioneremo. Il contenuto inferiore di allicina significa che non emana quel forte odore.

L’allicina nell’aglio nero viene convertita in composti antiossidanti come la S-allilcisteina, alcaloidi bioattivi e composti flavonoidi.

Cioè, non solo ci liberiamo di quell’odore forte (che è attraente per alcune persone), ma convertiamo l’allicina in altre sostanze utili.

Le proprietà fisico-chimiche dell’aglio nero, ottenute nella sua lavorazione, lo rendono dotato di una bioattività superiore rispetto all’aglio bianco.

L’aglio nero contiene oggettivamente un numero maggiore di composti funzionali come il SAC rispetto all’aglio bianco.

Ma attenzione, questo dipende direttamente dalle condizioni termiche nella lavorazione dell’aglio bianco (temperatura e umidità controllate).

Quali sono i benefici dell’aglio nero per la salute?

L’aglio fresco contiene diverse vitamine, come la vitamina A, le vitamine del gruppo B e la vitamina C. Possiede anche riconosciute proprietà antisettiche e l’inulina, una fibra prebiotica che favorisce la salute dell’apparato digerente.

L’aglio nero invecchiato presenta la stessa ricchezza nutrizionale, ma amplificata e con effetti benefici più duraturi.
Contiene una serie di principi attivi, tra cui:

  • fenoli,
  • flavonoidi,
  • piruvato,
  • S-allil-cisteina (SAC),
  • 5-idrossimetilfurfurale (5-HMF).

Una delle principali proprietà dell’aglio nero è l’alta concentrazione di antiossidanti naturali che aiutano a proteggere dall’invecchiamento cellulare e a combattere i radicali liberi. In questo senso i suoi benefici sono simili a quelli dell’aglio comune, anche se numerosi studi hanno dimostrato che la quantità di antiossidanti è molto più elevata nell’aglio nero, rendendolo un alimento salutare o un integratore alimentare a tutti gli effetti.

L’aglio invecchiato infatti contribuisce a:

  • ridurre il colesterolo cattivo e i trigliceridi nel sangue e aumentare il colesterolo buono;
  • combattere batteri, virus e funghi patogeni;
  • sostenere il sistema immunitario;
  • combattere lo stress ossidativo causato dai radicali liberi grazie al suo elevato contenuto di antiossidanti;
  • “fluidificare” il sangue;
  • abbassare la pressione sanguigna.

L’aglio nero invecchiato è molto utile come integratore per mantenere una buona salute cardiovascolare e non dà alito cattivo, in quanto non contiene più allicina.

È un potente antiossidante che può aiutare a proteggere l’organismo dai radicali liberi e a ridurre la pressione sanguigna.

Gli integratori di aglio nero stimolano il sistema immunitario a combattere più efficacemente le infezioni batteriche e virali, favorendo al contempo una migliore circolazione sanguigna grazie ai bassi livelli di colesterolo cattivo.
Aiutano inoltre ad alleviare i sintomi associati ai dolori articolari e favoriscono una migliore qualità del sonno, altamente benefica per il sistema nervoso centrale e il cervello.

Infine, l’estratto di aglio nero contribuisce a migliorare la digestione e ad aumentare l’efficienza metabolica.

L’integrazione con estratto di aglio nero è decisamente benefica per la nostra salute generale.

Come dovrebbe essere consumato l’Aglio Nero?

Puoi consumarlo direttamente, spalmato su pane tostato o come condimento in diverse ricette. Se hai abilità culinarie puoi preparare un aioli all’aglio nero o un risotto all’aglio scuro.

A che ora assumerlo?

Puoi prenderlo in qualsiasi momento della giornata: colazione, pranzo o cena.

È meglio prenderlo a stomaco vuoto?

L’aglio nero è preferibilmente consumato con il cibo, per migliorarne l’assorbimento e la biodisponibilità.

Per quanto tempo assumerlo?

Non è necessario un numero minimo di settimane per raccogliere i benefici dell’aglio nero. Neanche un massimo.

Controindicazioni dell’Aglio Nero

Finora nella letteratura scientifica non è stata descritta alcuna controindicazione o problema derivante dal consumo di aglio (bianco o nero).

Tuttavia, in alcune persone, l’aglio causa o peggiora il reflusso gastroesofageo. La conclusione logica è che se soffri di questo problema, sii più cauto con le quantità di aglio che consumi.

Riduzione del colesterolo LDL

L’aglio nero contiene grandi quantità di SAC (S-allil-cisteina), un composto organosolforico derivato dall’aminoacido cisteina, che agisce nell’organismo come le statine, i principi attivi dei farmaci prescritti per mantenere normali i livelli di colesterolo nel sangue.

La SAC stimola la sintesi del colesterolo buono (HDL) e inibisce la produzione di quello cattivo (LDL) e la sua azione sui lipidi va oltre: l’aglio invecchiato contribuisce anche a ridurre i livelli di trigliceridi nel sangue.

Gli studi confermano i suoi effetti benefici nella regolazione del colesterolo cattivo, ed ecco i principali condotti finora.

  1. In uno studio, a sessanta volontari è stato somministrato aglio nero o un placebo due volte al giorno per 12 settimane. I ricercatori hanno riscontrato che nel gruppo che ha assunto aglio nero i livelli di lipoproteine ad alta densità (il colesterolo “buono”) sono aumentati in modo significativo e hanno ipotizzato che l’aglio nero possa avere effetti benefici sul sistema cardiovascolare.
  2. In un altro esperimento, l’aglio nero è stato somministrato contemporaneamente a una dieta ad alto contenuto di grassi, per verificare se avesse un qualche impatto sui livelli di colesterolo nel sangue. I risultati hanno rispecchiato ampiamente quelli dello studio precedente: i livelli di colesterolo buono sono aumentati, mentre quelli di colesterolo cattivo sono diminuiti. Anche i livelli di colesterolo totale sono diminuiti nei soggetti a cui è stato somministrato l’estratto di aglio.
  3. Un’ultima prova proviene dalla Corea, dove gli scienziati hanno cercato di valutare i potenziali benefici dell’aglio nero sui ratti obesi. Hanno scoperto che l’aglio nero riduceva i livelli di trigliceridi e di colesterolo totale rispetto al gruppo di controllo.

Benefici riconosciuti per la salute cardiovascolare

Oltre all’effetto di riduzione dei lipidi e all’azione benefica nella lotta contro l’arteriosclerosi, l’aglio nero possiede interessanti virtù per la salute cardiaca e vascolare in generale.

Ha un’azione anticoagulante che aiuta a fluidificare il sangue ed è utile per chi soffre di ipertensione, in quanto contribuisce ad abbassare la pressione sanguigna.

Eccezionali proprietà antiossidanti

L’aglio bianco è noto per il suo elevato contenuto di antiossidanti ma, grazie all’invecchiamento accelerato in un’atmosfera confinata, l’aglio nero presenta una concentrazione ancora maggiore di antiossidanti, in particolare polifenoli, flavonoidi e selenio.

Ma a cosa servono esattamente gli antiossidanti? Gli antiossidanti sono sostanze in grado di combattere i radicali liberi responsabili dello stress ossidativo. Questo fenomeno causa l’invecchiamento precoce delle nostre cellule, in particolare della pelle e del cervello. Inoltre, favorisce la formazione di placche aterosclerotiche nelle vene e nelle arterie attraverso l’ossidazione del colesterolo.

Integrare antiossidanti protegge il sistema cardiovascolare e il sistema nervoso.

L’aglio nero rafforza il sistema immunitario

Stimolando la produzione di globuli bianchi, l’aglio nero rafforza il sistema immunitario.

Il suo effetto immunostimolante è stato oggetto di uno studio: a soggetti sani è stata somministrata una o l’altra delle due sostanze prima di sottoporli a un’analisi del sangue. Gli esperti hanno poi valutato gli effetti dell’estratto di aglio sui globuli bianchi. Hanno scoperto che l’estratto di aglio nero “mostrava attività immunostimolanti più forti rispetto all’aglio crudo”.

Particolarmente utile come integratore durante i mesi invernali, ha proprietà antibatteriche, antivirali e antimicotiche che aiutano a prevenire e accelerare la guarigione di infezioni batteriche, virus e funghi.

Attività antinfiammatoria e altre proprietà dell’aglio nero

Il piruvato e il 5-idrossimetilfurfurale sono due antinfiammatori naturali presenti nell’aglio nero. Sono in grado di inibire i mediatori dell’infiammazione e possono quindi contribuire a combattere alcuni processi infiammatori di origine patologica.

Ma l’aglio nero non ha ancora svelato tutti i suoi segreti, come dimostrano i diversi studi scientifici condotti su questo alicamenrto. Negli ultimi anni, i gruppi di ricerca hanno dimostrato che l’aglio invecchiato potrebbe avere :

  • un’azione lipidica, con evidenza di un miglioramento del profilo lipidico.

Referenze

  1. Per alicamenti si intende uno specifico genere di alimenti particolarmente indicati per il loro alto contenuto nutritivo e la loro azione benefica. Sono alimenti puri, completamente privi di sostanze nocive (come metalli pesanti, aflatossine, pesticidi, microbi), di manipolazioni genetiche e, inoltre, contengono un bassissimo indice glicemico. L”etimologia di “alicamento” deriva dalla crasi tra “alimento” e “medicamento”, per l’influsso benefico che hanno sulla nostra salute.
  2. Tanvir Ahmed , Chin-Kun Wang – Black Garlic and Its Bioactive Compounds on Human Health Diseases: A Review – Molecules – 2021 Aug ; 26(16): 5028.
  3. A.W. Ha, Tian Ying, Woo Kyoung Kim – The effects of black garlic (Allium sativium) extracts on lipid metabolism in rats fed a high fat diet Nutr Res Pract – 2015 Feb; 9(1): 30–36.
  4. Technological Centre of Nutrition and Health, Spain – Effect of a Black Garlic Extract on Cholesterol LDL Levels – February 28, 2022
  5. Dan Brennan – Health Benefits of Black Garlic – WebMD Editorial Contributors – August 22, 2020
  6. Leyla Bayan, Peir Hossain Koulivand and Ali Gorji – Garlic: a review of potential therapeutic effects – Avicenna J Phytomed. 2014 Jan-Feb; 4(1): 1–14.
  7. J. Hyeon Ryu, D. Kang, Physicochemical Properties, Biological Activity, Health Benefits, and General Limitations of Aged Black Garlic: A Review, Molecules, June 2017, 22(6): 919.
  8. Y.M. Jung, et al., Fermented garlic protects diabetic, obese mice when fed a high-fat diet by antioxidant effects, Nutr Res, 2011, 31: 387–396.
  9. Kimura, S., Tung, Y. C., Pan, M. H., Su, N. W., Lai, Y. J., & Cheng, K. C. (2017). Black garlic: A critical review of its production, bioactivity, and application. In Journal of Food and Drug Analysis.
  10. Wang, X., et al., (2012). Aged black garlic extract induces inhibition of gastric cancer cell growth in vitro and in vivo. Molecular Medicine Reports.
  11. Zhang, X., et al., (2016). Effects of temperature on the quality of black garlic. Journal of the Science of Food and Agriculture.

FONTE: NATURLAB e HSN StoreBlog


Aglio Nero Italiano, fermentato, 100-500g

Erbe di Mauro

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(-10% su tutti i prodotti non in promozione)

rating (59)

coltivato in ambiente sano prodotto 100% naturale, senza conservanti 100% vegan

Prodotto: Nero di Voghiera in bulbi

  • Origine Italia, Voghiera (FE)
  • Materia prima utilizzata: “Aglio di Voghiera D.O.P.” ortaggio a bulbo della specie Allium sativum L. tipico riconosciuto come prodotto DOP
  • Mantenere in luogo fresco e asciutto
  • Peso totale: 100g e 500g
  • Consigli d’uso

    Basta pelare lo spicchio (la pelle viene via con grande facilità) e sminuzzarlo o anche solo schiacciarlo con la lama del coltello usata di piatto: infatti, con la fermentazione avrà perso ogni fibrosità diventando morbidissimo, quasi cremoso.

    Avvertenze

    L’Acido Butirrico nutre le cellulle del colon ed è adatto agli intolleranti al latte

     

    L’acido butirrico
    È utile specialmente in queste patologie:

    • Malattie Infiammatorie intestinali
    • Cancro al Colon
    • Sindrome dell’intestino irritabile
    • Glicemia e insulina
    • Diverticolosi del Colon
    • Sovrappeso e Obesità

    Che Cos’è l’Acido Butirrico

    L’acido butirrico è un acido grasso a corta catena, talvolta indicato come acido butanoico. Si trova in piccole quantità in alcuni alimenti (soprattutto latticini) e nel corpo umano viene prodotto nell’intestino crasso dai batteri residenti.

    Nonostante il cattivo odore, rancido e pungente, l’acido butirrico è un prezioso alleato della salute umana. Rappresenta infatti un’importante fonte di energia per i colonociti (le cellule del colon) e tende a migliorare il sistema immunitario e la salute generale dell’intestino.

    Le ricerche suggeriscono che l’acido butirrico e gli altri acidi grassi a corta catena potrebbero anche ridurre il rischio di malattie intestinali, diabete di tipo 2, obesità, malattie cardiache e altre condizioni 1.

    Alimenti Ricchi di Acido Butirrico

    altri prodotti lattiero-caseari in minori quantità, così come gli oli vegetali.

    Quando l’alimento invecchia o è mal conservato, i gliceridi vengono idrolizzati con liberazione di acidi grassi liberi ed è proprio la liberazione di acidi grassi a corta catena (quali l’acido propionico e l’acido butirrico) a conferire all’alimento irrancidito un odore e un sapore molto sgradevoli.

    probiotici) metabolizzano la fibra alimentare. Facendo un paragone, la quantità di acido butirrico prodotta nell’intestino è di gran lunga superiore a quella introdotta con la dieta.

    Pertanto, il consumo di alimenti ricchi di fibre, come frutta, verdura e legumi, è collegato a un aumento degli acidi grassi a corta catena nell’intestino 2.

    Integratori

    Butirrato

    L’acido butirrico è disponibile come integratore sottoforma di butirrato di sodio o di calcio. La moderna tecnologia di microincapsulazione consente al principio attivo di raggiungere l’intestino tenue e crasso, dove si dissocia facilmente in sodio (o calcio) e acido butirrico.

    Per espletare al meglio le sue funzioni, è preferibile che l’acido butirrico si trovi nella forma legata al sodio (butirrato di sodio), grazie all’elevata lipofilicità e capacità di scambio cellulare.

    Prebiotici

    Alcuni tipi di fibre sono più efficaci di altri nell’aumentare la produzione di acidi grassi a catena corta nel colon 3, 4.

    Quali sono gli alimenti più indicati da cui ricavare gli acidi grassi a corta catena?

    Gli alimenti naturalmente ricchi di acidi grassi a corta catena sono quelli ricchi in fibra come la frutta, la verdura e i legumi. Ovviamente anche i prodotti a base di grassi come il burro, ma ancor meglio il Ghee, sono un ottimo modo di introdurre questi nutrienti. Ad ogni modo ecco gli alimenti che contribuiscono di più alla loro sintesi:

    • Inulina: ne contengono quantità importanti carciofi, aglio, topinambur, porri, cipolle, frumento, segale e asparagi.
    • Fruttooligosaccaridi (FOS): i FOS si trovano in vari frutti e verdure, tra cui banane, cipolle, aglio e asparagi.
    • Pectina: buone fonti di pectina includono mele, albicocche, carote e arance.
    • Gomma di guar: la gomma di guar può essere estratta dai fagioli di guar (Cyamopsis tetragonoloba), che sono legumi.
    • Tutti i tipi di aceto non pastorizzato;
    • Grassi: i grassi vengono convertiti in acidi grassi a corta catena nell’intestino tenue. Il migliore veicolo per gli SFCA è il Ghee, naturalmente ricco di acidi grassi a catena corta, immediatamente disponibili.

    A Cosa Serve

    La fermentazione delle fibre prebiotiche nel colon produce acidi grassi saturi a corta catena (SCFA), in particolare acido butirrico, acido acetico e acido propionico. Questi acidi grassi rappresentano il principale substrato energetico per le cellule che costituiscono la mucosa del colon, di cui contribuiscono a mantenere l’integrità funzionale. I principali benefici per la salute dell’acido butirrico e degli altri SCFA dipendono proprio dalla capacità di fornire energia alle cellule del colon.

    L’acido butirrico fornisce alle cellule del colon circa il 70% del loro totale fabbisogno energetico 5.

    Perché la Salute della Mucosa Intestinale è Importante

    La mucosa intestine presenta numerosissime estroflessioni a forma di dita, note come villi intestinali, importantissime per aumentare la superficie assorbente dell’organo.

    stretta coesione tra queste cellule. Nella mucosa intestinale, le cellule dell’epitelio (strato più esterno) risultano strettamente unite le une alle altre da tight junctions e desmosomi.

    In una mucosa intestinale sofferente, possono crearsi delle brecce (aumento della permeabilità) e attraverso queste aperture possono penetrare nell’organismo proteine dal forte potenziale antigenico, tossine e patogeni. Una mucosa intestinale efficace e sana rappresenta quindi un presupposto fondamentale per la buona salute non solo dell’intestino, ma dell’intero organismo.

    In effetti, numerose ricerche scientifiche hanno chiamato in causa le alterazioni della mucosa intestinale e della flora batterica locale per spiegare l’origine di svariate patologie intestinali ed extraintestinali.

    Tra queste malattie rientrano sindrome del colon irritabile, malattie infiammatorie intestinali, allergie alimentari, intolleranze specifiche, asma, malattie autoimmuni, obesità, sindrome metabolica, atopia e allergie di varia natura.

    Benefici, Studi, Proprietà

    Il butirrato esercita effetti potenziali su una varietà di funzioni della mucosa del colon, come l’inibizione dell’infiammazione e della carcinogenesi, rinforzando la barriera intestinale e riducendo lo stress ossidativo.

    Inoltre, il butirrato può promuovere la sazietà.

    Malattie Infiammatorie intestinali

    A causa delle sue proprietà anti-infiammatorie, il butirrato è potenzialmente utile per trattare la colite ulcerosa e la malattia di Crohn, che sono i due principali tipi di malattia infiammatoria intestinale.

    Studi sui topi hanno dimostrato che gli integratori di butirrato riducono l’infiammazione intestinale e che gli integratori di acetato hanno benefici simili.

    Inoltre, livelli più bassi di acidi grassi a catena corta sono stati collegati a un peggioramento della colite ulcerosa 6, 7.

    Anche gli studi sull’uomo suggeriscono che gli acidi grassi a catena corta, specialmente il butirrato, possono migliorare i sintomi della colite ulcerosa e del morbo di Crohn 8, 9, 10, 11.

    • Uno studio condotto su 22 pazienti ha rilevato che il consumo di 60 grammi di crusca d’avena (corrispondente a 20 g di fibre alimentari), ogni giorno per 3 mesi ha aumentato la concentrazione di butirrato fecale del 36% e ha migliorato i sintomi della colite ulcerosa 8.
    • In un altro piccolo studio, i ricercatori hanno dato a 13 pazienti con malattia di Chron 4 grammi di acido butirrico al giorno per 8 settimane. Alla fine del, 9 dei 13 partecipanti avevano migliorato i sintomi della malattia 9.
    • Nei pazienti con colite ulcerosa, un clistere di acidi grassi a catena corta, due volte al giorno per 6 settimane, ha contribuito a ridurre i sintomi del 13% 12.
    • Cancro al Colon

      Gli acidi grassi a catena corta possono svolgere un ruolo chiave nella prevenzione e nel trattamento di alcuni tumori, principalmente il cancro del colon 13, 14, 15.

      D’altronde, diversi studi osservazionali suggeriscono un legame tra diete ricche di fibre e un ridotto rischio di cancro al colon. Gli esperti suggeriscono che la produzione di acidi grassi a catena corta potrebbe essere parzialmente responsabile di questo effetto protettivo 16, 17.

      La maggior parte della ricerca sulla capacità dell’acido butirrico di prevenire o curare il cancro al colon è stata condotta su animali o cellule isolate.

      In uno studio, i ricercatori hanno scoperto che il butirrato di sodio ha bloccato la crescita delle cellule tumorali del colon-retto. Lo stesso studio ha anche scoperto che il butirrato ha aumentato il tasso di morte cellulare 18.

      In uno studio, i topi con una dieta ricca di fibre, il cui intestino conteneva batteri produttori di butirrato, hanno ottenuto il 75% in meno di tumori rispetto ai topi che non avevano i batteri 19.

      È interessante notare che la sola dieta ricca di fibre – in assenza di batteri che producono butirrato – non ha effetti protettivi contro il cancro del colon 19.

      I topi con una dieta ricca di fibre che avevano batteri produttori di butirrato nelle loro viscere hanno infatti avuto il 75% in meno di tumori del colon rispetto ai topi alimentati con la stessa dieta ma privi di batteri.

      Sindrome dell’intestino irritabile

      Alcune ricerche suggeriscono che l’assunzione di integratori di acido butirrico può essere utile nel trattamento della sindrome dell’intestino irritabile (IBS).

      In uno studio RCT, 66 adulti con sindrome dell’intestino irritabile hanno ricevuto una dose giornaliera di 300 mg di butirrato di sodio o un placebo. Dopo 4 settimane, i partecipanti hanno riportato un dolore addominale significativamente inferiore rispetto al placebo 30.

      31.

      32.

      I pazienti sono stati divisi in due gruppi: il gruppo di controllo (29 pazienti) è stato assegnato al trattamento standard, mentre il gruppo di studio ha ricevuto butirrato di sodio (300 mg al giorno) in aggiunta al trattamento standard. Dopo 6 settimane, è stato osservato un miglioramento statisticamente significativo nel gruppo di studio per i sintomi del colon irritabile (come gravità del disagio e del dolore, dei disturbi dell’alvo, gravità della flatulenza e altri sintomi gastrointestinali e associati). Inoltre, è stato ottenuto un miglioramento significativo nella valutazione soggettiva della qualità della vita in tutti i pazienti trattati con butirrato di sodio.

      Glicemia e insulina

      Le persone con diabete di tipo 2 hanno spesso basse concentrazioni di batteri che producono acido butirrico nell’intestino 33.

      Studi sugli animali hanno dimostrato che l’aumento dell’assunzione di fibre alimentari può migliorare la sensibilità all’insulina e ridurre il rischio di obesità 34.

      Anche numerosi studi sull’uomo hanno riportato associazioni tra assunzione di fibre fermentabili e miglioramento del controllo della glicemia e della sensibilità all’insulina 35, 36.

      Negli studi sugli animali, gli integratori di acetato e propionato hanno migliorato i livelli glicemici nei topi diabetici e nei ratti normali 37, 38, 39.

      Uno studio clinico ha scoperto che gli integratori di propionato hanno ridotto la glicemia, ma in un altro studio gli integratori di acidi grassi a catena corta non hanno influenzato in modo significativo il controllo della glicemia nelle persone sane 40, 41.

      Uno studio di revisione ha comunque rilevato che il butirrato ha aiutato a controllare la glicemia sia negli animali che negli esseri umani con diabete di tipo 2 11.

      Diverticolosi del Colon

      In uno studio clinico prospettico randomizzato, 73 pazienti con diverticolosi sono stati assegnati al gruppo di controllo e a quello di studio.

      Il gruppo di studio ha ricevuto butirrato di sodio alla dose di 300 mg/die (2×150 mg), con un esame di follow-up dopo 12 mesi.

      I pazienti nel gruppo di studio hanno dichiarato una diminuzione della frequenza dei sintomi clinici della diverticolosi e una riduzione significativa della sensazione di disagio e dolore addominale rispetto al gruppo placebo 42.

      Sovrappeso e Obesità

      Studi su animali e in provetta indicano che gli acidi grassi a catena corta possono aiutare a prevenire e curare l’obesità.

      Ad esempio, dopo un trattamento di 5 settimane con butirrato, i topi obesi hanno perso il 10,2% del loro peso corporeo iniziale, mentre il grasso corporeo si è ridotto del 10% 43.

      Nei ratti diabetici, gli integratori di acetato hanno ridotto l’accumulo di lipidi nel tessuto adiposo, protetto il fegato dall’accumulo di grasso e migliorato la tolleranza al glucosio 44.

      In uno studio condotto su 118 persone in sovrappeso, gli integratori di fibre che producono butirrato hanno portato a una riduzione del peso corporeo e del BMI 51.

      In una ricerca su 12 uomini, gli acidi grassi a corta catena somministrati direttamente nel colon hanno aumentato la quantità di grasso bruciato e l’energia spesa 52.

      Sono comunque necessari ulteriori studi sull’uomo.


      Dosi e Modo d’Uso

      Al momento, non ci sono linee guida sulla quantità di acido butirrico da usare come integratore. Le attuali dosi standard di acido butirrico vanno da 150 a 300 mg al giorno 53. Si consideri a tal proposito che nell’intestino umano vengono prodotti quotidianamente da 1 a 10 grammi di butirrato 53.

      Risultati clinici molto buoni con alte dosi di butirrato (2.000 mg/die) sono stati ottenuti in pazienti con malattia di Crohn da lieve a moderata 9. Anche a dosi elevate (fino a 4 grammi al giorno) non sono state osservate reazioni avverse o effetti collaterali ed è stata sottolineata una buona tolleranza al butirrato orale.

      Effetti Collaterali e Controindicazioni

      Non sono noti fenomeni di ipersensibilità o interazione con altri medicinali. In caso di sintomatologia avversa consultare il medico.

      Fonte Magazine X115

      Una ottima fonte di Acido Butirrico è il Burro Ghee conosciuto anche come burro chiarificato, ma hanno una differenza nella preparazione, anche se entrambi hanno la caratteristica di avere eliminato la caseina ed il lattosio, quindi indicato per gli intolleranti ai latticini.

      Se volte un buon Ghee biologico  prodotto in Italia con latte proveniente da mucche al pascolo, di ottima qualità consiglio Veroghì

      VEROGHì

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      Gli acidi grassi a corta catena (SCFA) sono prodotti dalla flora batterica dell’intestino.

      Essi sono la principale fonte di nutrimento per tutte le cellule che lo costituiscono.

      Essi possono contribuire a ridurre il rischio di disturbi infiammatori importanti come il diabete di tipo 2, l’obesità, le malattie cardiache e molte altre patologie.

      Cosa sono gli acidi grassi a corta catena?

      Sono molecole caratterizzate da meno di 6 atomi di carbonio (C). Vengono prodotti attraverso la fermentazione della microflora batterica partendo dai macronutrienti e donano forza e resistenza a tutto il tessuto che riveste l’intestino. Sono così importanti e fondamentali per l’organismo che, anche se prodotti in eccesso, sono una delle riserve energetiche sulle quali esso può contare (10% circa del fabbisogno calorico giornaliero). Gli SCFA sono disinfiammanti e sono coinvolti anche nella metabolizzazione di importanti nutrienti come i carboidrati e i grassi. Il 95% degli acidi grassi a corta catena sono rappresentati da:

      • Acido Valerico (5 atomi di carbonio).

      Il Propionico è coinvolto principalmente nella produzione di glucosio nel fegato, mentre l’Acetico e il Butirrico sono incorporati negli altri acidi grassi e nel colesterolo. Il quantitativo di acidi grassi a disposizione dipende da molti fattori, tra cui il numero dei microorganismi presenti nell’intestino (microbiota intestinale), la qualità cibo e il tempo che quest’ultimo impiega per viaggiare lungo il digerente.

      Acidi grassi a corta catena e i disturbi della digestione

      Gli SCFA possono contribuire a migliorare alcuni disturbi legati al processo digestivo dei nutrienti.

      Ad esempio il butirrato, come detto sopra, ha un effetto antinfiammatorio sull’intestino, rendendo più efficaci tutte le azioni volte a demolire e a trasformare il cibo.

      I batteri intestinali convertono l’amido e la pectina in acidi grassi a corta catena: è dimostrato, infatti, che assumerli riduce, ad esempio, la diarrea nei bambini.

      Anche la celiachia, la colite ulcerosa, il morbo di Crohn e la Sindrome dell’Intestino Permeabile, principali patologie intestinali croniche di natura infiammatoria (MICI – in inglese IBD Inflammatory Bowel Disease), vengono trattate, con ottimi risultati, attraverso l’impiego dell’acido butirrico.

      Studi su animali hanno dimostrato che sia il butirrato che l’acetato riducono l’infiammazione dell’intestino.

      Per contro, bassi livelli di acidi grassi a corta catena vengono relazionati con il peggioramento di coliti ulcerose e celiachia.

      Anche sull’uomo, studi recenti, hanno dimostrato e confermato che gli SCFA, in particolar modo il butirrato, possono migliorare i sintomi della colite ulcerosa, della celiachia e del morbo di Crohn.

      In particolare si è scoperto che gli alimenti ricchi di butirrato, unitamente a integrazione di particolari probiotici, portano a miglioramenti clinici e remissione nel 53% dei pazienti affetti dal morbo di Crohn.

      Per i pazienti con colite ulcerosa e celiachia, un enteroclisma di acidi grassi a corta catena, due volte al giorno per 6 settimane, aiuta a ridurre i sintomi del 13%.

      Acidi grassi a corta catena e cancro al Colon

      Gli acidi grassi a corta catena hanno un ruolo chiave nella prevenzione e nel trattamento di alcuni tipi di cancro, principalmente in quello del Colon.

      Studi di laboratorio dimostrano che proprio il butirrato aiuta le cellule del colon a rimanere sane, impedendo la crescita delle cellule tumorali e incoraggiando la distruzione delle cellule cancerogene.

      Numerose osservazioni scientifiche trovano una connessione diretta tra alimentazione e ridotto rischio di cancro al Colon.

      Molti esperti presuppongono che la produzione di acidi grassi a corta catena possa essere, in buona misura, responsabile di tale fenomeno.

      Processo riscontrato e verificato anche sugli animali.

      I topi con una dieta ricca in fibre un intestino colonizzato da batteri che producevano butirrato, ad esempiohanno avuto il 75% in meno di tumori rispetto ai topi che non ne avevano.

      Tali ricerche hanno dato modo di giungere ad un’importante e fondamentale conclusione:

      • la sola dieta ricca di fibre (senza i batteri che le trasformano) non ha effetti protettivi contro il cancro al Colon.
      • Allo stesso modo una dieta povera in fibre (anche in presenza di batteri che favoriscono la produzione di acidi grassi) è anch’essa inefficace.
      • In altre parole è la “sinergia” tra alimentazione ricca di fibre e corretta qualità di batteri intestinali a rendere l’organismo molto più forte e sano.

      Fonte Veroghì Blog




    Niacina ed Omega3 per 12 settimane ha abbassato la Lipoproteina(a)

    In esame oggi lo studio sugli effetti della Niacina a rilascio prolungato in combinazione con integratori di acidi grassi Omega 3 nel trattamento delle lipoproteine elevate (a)

    Obbiettivo.
    Sfondo.
    La lipoproteina (a) si accumula nelle lesioni aterosclerotiche e promuove la crescita delle cellule muscolari lisce ed è sia aterogenica che trombogenica. Non sono stati precedentemente riportati studi clinici sulla terapia di combinazione per la riduzione della Lp(a).

    Metodi.
    Risultati.
    Conclusioni.
    Le Fasi del Metodo:

    • I pazienti hanno inizialmente iniziato il trattamento con niacina a rilascio prolungato (Niaspan) a 500 mg al giorno e titolato con incrementi di 500 mg a settimana fino al raggiungimento della dose target di 2 g.
    • Ai pazienti è stato chiesto di mangiare un piccolo spuntino a basso contenuto di grassi e di assumere aspirina con rivestimento enterico 325 mg 30-45 minuti prima di assumere niacina per contribuire a ridurre al minimo i sintomi delle vampate di calore.
    • Dopo aver titolato il niaspan a 2 g al giorno, ai soggetti è stato fornito materiale di lettura relativo alla dieta mediterranea e sono stati incoraggiati a implementare il più possibile lo stile alimentare mediterraneo.
    • omega 3FA, una compressa per via orale, tre volte al giorno. Le capsule di olio di pesce contenevano 600 mg di EPA e 240 mg di DHA per capsula. (totale 3.200 mg/giorno)
    • Dopo 12 settimane di terapia con 2 g di niacina a rilascio prolungato, integratori di omega 3FA e implementazione della dieta mediterranea, sono state ottenute le concentrazioni sieriche finali di Lp(a).
    • Discussione

      Questo studio serve come primo passo nella valutazione dell’efficacia della terapia combinata niacina/olio di pesce sulla riduzione dei valori di Lp(a). Abbiamo dimostrato una riduzione significativa della Lp(a) utilizzando un regime combinato di niacina a rilascio prolungato, omega-3FA e la dieta mediterranea. Sulla base del nostro studio pilota, potrebbe esserci una relazione lineare tra il livello basale di Lp(a) e il beneficio osservato nella terapia di combinazione, con livelli basali di Lp(a) superiori a 200 nmol/L che ottengono il beneficio maggiore.

      Inoltre, ci sono alcuni pazienti che non sono in grado di tollerare questa terapia, come evidenziato dal ritiro di due pazienti dallo studio. Nonostante queste limitazioni, lo studio ci ha fornito una visione dell’efficacia della terapia con olio di pesce con niacina nel trattamento della Lp(a) oltre i dati aneddotici.

      Conclusioni

      Il nostro studio pilota dimostra che una riduzione statisticamente significativa dei livelli di Lp(a) può essere ottenuta con la terapia di combinazione. Ciò funge da base per futuri studi prospettici randomizzati più ampi per affrontare in modo specifico la riproducibilità dei nostri dati e la correlazione di tale riduzione con gli esiti cardiovascolari.

      Fonte Hindawi Febbraio 2010


      Come agisce la Niacina per abbassare Trigliceridi e Colesterolo?

      inibisce la lipolisi, riducendo in questo modo la mobilizzazione degli acidi grassi liberi e il loro trasporto al fegato. Il tutto si traduce in una ridotta disponibilità degli acidi grassi necessari per la sintesi epatica di trigliceridi cui consegue una minor produzione di lipoproteine destinate al loro trasporto (le VLDL). Poiché le VLDL sono le precorritrici delle LDL (anche note come colesterolo cattivo), grazie alla riduzione della sintesi delle prime, la niacina porta ad una diminuzione della sintesi delle seconde.

      incremento dei livelli di queste lipoproteine cosiddette “colesterolo buono”.


      Niacina: Le Meravigliose Proprietà Curative della Vitamina B3

       

       


       




    Diventa medico di te stesso
    Il falso mito del colesterolo cattivo e la carenza di vitamina C

     

    Il dr Nacci scrive in un linguaggio molto semplice ed alla portata di tutti per arrivare a più persone ed in merito al colesterolo, ritiene importante sottolineare quanto segue.

    Ma tutto ciò non avviene mai.
    la carenza cronica di vitamina C nell’uomo e nella scimmia .


    LA MINACCIA DELLE STATINE

    TRATTO DAL LIBRO : DIVENTA MEDICO DI TE STESSO di Giuseppe Nacci


    Diventa Medico di Te Stesso — Libro

    Giuseppe Nacci

    Premio quale miglior libro a tema scientifico dell’anno 2006. Vedi attestato

     

    • Come rafforzare il proprio sistema immunitario,
    • quali cibi mangiare e quali invece evitare,
    • imparare a leggere le etichette apposte sugli alimenti,
    • porre la propria attenzione sulla provenienza dei cibi,
    • imparare a difendersi dalla malattie:
    • sono questi alcuni dei temi trattati dall’Autore in questo suo lavoro.

    Un volume dedicato a quanti vogliano approfondire l’argomento salute, ponendosi l’Autore l’obbiettivo di fornire una guida alla conoscenza di quelli che sono gli elementi necessari all’organismo perché possa mantenersi in perfetta efficienza, ma una volume utile anche ai medici di base ed agli operatori sanitari, che debbono confrontarsi ogni giorno con i loro pazienti e con le loro rispettive patologie.

    Le conclusioni, cui l’Autore perviene, sono il frutto di anni di ricerca e di studio basato non solo su migliaia di studi scientifici – condotti, a livello mondiale e sin dall’inizio del XX secolo, da ricercatori di fama internazionale –, ma anche sui risultati di attente ricerche svolte in campo farmaceutico ed erboristico: l’Autore, puntuale nell’osservare finanche i rimedi utilizzati nelle tradizioni popolari di diverse culture – orientali ed occidentali –, si è prefissato lo scopo di cogliere quegli elementi d’unione tra scienza medica e medicina popolare che possano rappresentare una base dalla quale muovere al fine di ottenere un rimedio efficace anche contro il cancro.


    Siamo abituati a sentire solo le cose cattive sul colesterolo. Ma la verità è che il nostro corpo ha…

     

    Le statine, noti farmaci con diversi nomi commerciali, non abbassano i rischi di avere attacchi cardiaci ed ictus. Lo evidenziano…

     

     

    Per conoscere il rapporto tra Colesterolo Totale e Colesterolo HDL basta dividere il colesterolo totale per il valore del colesterolo…

     

    Colesterolo e suicidio articolo del Dr David Grimes La falsa idea che il colesterolo sia cattivo si è radicata nella…

     

    Gli effetti della supplementazione di vitamina C sui valori del colesterolo LDL sono stati ben indagati nel corso di una metanalisi già nel 2008.

    Confrontando i risultati di 13 studi clinici pubblicati tra il 1970 e il 2007 e condotti su persone con ipercolesterolemia, la ricerca ha dimostrato che la somministrazione di 500 milligrammi di acido ascorbico per un periodo minimo di 4 settimane produce una riduzione dei livelli di colesterolo LDL.

    ricerca apparsa su The American Journal of Clinical Nutrition che aveva verificato l’associazione di elevati livelli di vitamina C nel sangue ad alti valori di colesterolo HDL.

    La vitamina C riduce il colesterolo | Luca Avoledo – Salute, alimentazione e rimedi naturali

     


     




    È proprio necessario assumere vitamina K2 quando si integra Vitamina D?

    Sul Blog Myhdiet

    il Dr.Michael Donaldson, PhD scrive:

    La scienza della nutrizione può creare confusione e, come consumatori, siamo costantemente bombardati da messaggi provenienti da ogni parte. Ci sono così tanti blogger e punti di vista diversi sulla nutrizione. E ognuno ha diritto alla propria opinione e alcuni sono più bravi di altri a sembrare autorevoli.

    Di chi ti fidi?

    Ora la scienza ha dimostrato che la vitamina D e la vitamina K sono piuttosto correlate.

    Esaminiamo queste affermazioni per non utilizzare un integratore di vitamina K2 una alla volta per tutte:

    1. Assumiamo molta vitamina K nella nostra dieta.
    2. I nostri corpi producono vitamina K per noi.
    3. Nessuno è carente di vitamina K.
    4. La vitamina K è pericolosa.
    5. La vitamina D è sicura senza vitamina K.

    Quindi se mangiamo verdure a foglia verde, sì, c’è molta K1 nella nostra dieta, ma c’è pochissima vitamina K2 in una dieta a base vegetale. E la vitamina K1 e K2 sono diverse e non sono completamente intercambiabili. Questo è molto importante da capire.

    2. I nostri corpi producono abbastanza vitamina K per noi?

    Ci sono ancora poche prove che la vitamina K del nostro microbiota intestinale ci faccia molto bene. Un team investigativo del Centro di ricerca sulla nutrizione umana sull’invecchiamento della Tufts University, nel 2017, ha trovato una quantità significativa di menachinoni prodotti nell’intestino ma ha affermato:

    “I menachinoni (la forma della vitamina K2) non sono stati rilevati nel siero, e nemmeno le concentrazioni fecali di i singoli menachinoni né il gruppo menachinone erano associati ad alcun marcatore di infiammazione”.

    Non ci sarebbero problemi di mancata attivazione delle proteine dipendenti dalla vitamina K se i nostri corpi producessero veramente la vitamina K2 per noi. Ma questi problemi influiscono sulla salute delle ossa e contribuiscono alla calcificazione delle arterie cardiache e dei tessuti molli, oltre ad altri effetti di cui stiamo ancora imparando.

    3. Nessuno è carente di vitamina K2?

    L’osteocalcina attivata dalla vitamina K è il rinforzo delle ossa. Proprio come il cemento a base di calcio è fragile senza armatura, così le ossa senza osteocalcina attivata dalla vitamina K sono fragili e soggette a fratture, indipendentemente da quanto dense sembrino essere su una scansione DEXA.

    Ciò è stato dimostrato in uno studio condotto su oltre 7.500 donne anziane sane che vivono in modo indipendente. L’osteocalcina sottocarbossilata è un fattore di rischio accertato e spesso ricorrente per le fratture ossee osteoporotiche.

    Anche i bambini sono sensibili. Quando 20 bambini con fratture a bassa energia sono stati confrontati con un gruppo di controllo di bambini senza fratture, i bambini con bassi livelli di osteocalcina attivata dalla vitamina K avevano un rischio di frattura 78 volte maggiore. (Studio)

    Quindi, un basso livello di vitamina K2 è un enorme fattore di rischio sia per i giovani che per gli anziani.

    Uno studio condotto nei Paesi Bassi, PREVEND, ha dimostrato che circa il 30% della popolazione aveva livelli funzionali insufficienti di vitamina K. Ma era peggio se una persona era già malata. Circa il 50% delle persone che avevano malattie cardiovascolari, diabete o malattie renali croniche non avevano livelli sufficienti di vitamina K2.

    Quindi, concludiamo che l’insufficienza di vitamina K2 è più probabilmente la regola, non l’eccezione, tra coloro che sono anziani o affetti da malattie.

    4. La vitamina K è pericolosa?

    L’interazione tra farmaci anticoagulanti e vitamina K è stata fraintesa. I medici ci dicono di interrompere l’assunzione di vitamina K in modo che non interferisca con i loro farmaci. Ma in realtà sono i farmaci ad essere antagonisti della vitamina K. La vitamina K è ciò che appartiene al corpo e i farmaci interferiscono con tutta l’attività della vitamina K, non solo con la sua attività di coagulazione.

    5. La vitamina D è sicura senza vitamina K?

    Nel 2017 è stato ipotizzato che, poiché la vitamina D provoca un aumento della produzione di proteine dipendenti dalla vitamina K, questa interazione potrebbe portare a una relativa carenza di vitamina K2 in una persona, soprattutto quando si assumono grandi dosi di vitamina D. Ora nel 2019 abbiamo avere la prova. In uno studio randomizzato, controllato con placebo (RCT) su persone con sintomi depressivi, a 66 persone di età compresa tra 60 e 80 anni sono state somministrate 1200 UI di vitamina D3 al giorno per 6 mesi e confrontate con 65 persone che assumevano un placebo. Quando l’analisi ha preso in considerazione l’uso di multivitaminici e antagonisti della vitamina K, è stata riscontrata una differenza significativa nei livelli funzionali di vitamina K a 6 mesi. Il danno sarebbe probabilmente stato peggiore con una quantità utile di vitamina D, come 5000 UI al giorno. Così il gioco è fatto.

    In uno studio randomizzato è stato dimostrato che la vitamina D causa una relativa insufficienza di vitamina K2.
    In realtà non è sicuro assumere grandi dosi di vitamina D senza una buona fonte di vitamina K2.
    Anche se stai assumendo vitamina D per benefici non ossei, dovresti considerare di assumere insieme ad essa la vitamina K2. Quindi, riassumiamo ciò che abbiamo imparato qui:

    1. Assumiamo molta vitamina K nella nostra dieta?
      No. Otteniamo molta vitamina K1, ma non abbastanza vit.K2. E non sono la stessa cosa.
    2. I nostri corpi producono vitamina K per noi?
      La vitamina K del nostro microbiota intestinale non sembra aiutarci molto.
    3. Nessuno è carente di vitamina K2?
      Circa il 30% della popolazione adulta di una città dei Paesi Bassi aveva livelli insufficienti di vitamina K2. Se una persona aveva una malattia cronica, la percentuale era più vicina al 50%. L’insufficienza è molto comune.
    4. La vitamina K è pericolosa?
      I farmaci sono pericolosi e hanno effetti collaterali. La vitamina K è sicura e ha benefìci collaterali.
    5. La vitamina D è sicura senza vitamina K2?
      La vitamina D supplementare senza vitamina K2 provoca una carenza funzionale di vitamina K, dimostrata in un RCT.

    References:

    1. Karl JP, Meydani M, Barnett JB, Vanegas SM, Barger K, Fu X, et al. Fecal concentrations of bacterially derived vitamin K forms are associated with gut microbiota composition but not plasma or fecal cytokine concentrations in healthy adults. Am J Clin Nutr . 2017 Oct ;106(4):1052–61. Available from: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5611782/
    2. Vergnaud P, Garnero P, Meunier PJ, Breart G, Kamihagi K, Delmas PD. Undercarboxylated osteocalcin measured with a specific immunoassay predicts hip fracture in elderly women: the EPIDOS Study. J Clin Endocrinol Metab . 1997 Mar;82(3):719–24. Available from: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/9062471/
    3. Popko J, Karpiński M, Chojnowska S, Maresz K, Milewski R, Badmaev V, et al. Decreased Levels of Circulating Carboxylated Osteocalcin in Children with Low Energy Fractures: A Pilot Study. Nutrients . 2018 Jun 6 ;10(6):734. Available from: http://www.mdpi.com/2072-6643/10/6/734
    4. Riphagen IJ, Keyzer CA, Drummen NEA, De Borst MH, Beulens JWJ, Gansevoort RT, et al. Prevalence and Effects of Functional Vitamin K Insufficiency: The PREVEND Study. Nutrients . 2017 Dec ;9(12):1334. Available from: https://www.mdpi.com/2072-6643/9/12/1334
    5. van Ballegooijen AJ, Pilz S, Tomaschitz A, Grübler MR, Verheyen N. The Synergistic Interplay between Vitamins D and K for Bone and Cardiovascular Health: A Narrative Review. Int J Endocrinol . 2017;2017:7454376. Available from: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29138634
    6. van Ballegooijen AJ, Beulens JWJ, Schurgers LJ, de Koning EJ, Lips P, van Schoor NM, et al. Effect of 6-Month Vitamin D Supplementation on Plasma Matrix Gla Protein in Older Adults. Nutrients . 2019 Feb ;11(2):231. Available from: https://www.mdpi.com/2072-6643/11/2/231




    Nattochinasi – A Cosa Serve, Benefici, Dosi, Controindicazioni

    Da Magazine X115 e da HSN Store Blog

    INDICE ARTICOLO

    Colesterolo e Trigliceridi

    Oltre ai suoi effetti anti-aterosclerotici, l’estratto di natto ha un effetto favorevole sui lipidi.

    • 27, 28, 29, 30, 31, 14.
    • 12.
    • 12.
    • In uno studio clinico, 47 soggetti con livelli elevati di colesterolo (iperlipidemia) hanno ricevuto solo nattochinasi, nattochinasi ed estratto di riso rosso fermentato o placebo per 6 mesi. Il trattamento con nattochinasi ha iniziato a ridurre i livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue solo nell’ultimo mese dello studio. Tuttavia, la terapia combinata (nattochinasi e riso rosso fermentato) ha ridotto i livelli di LDL, colesterolo totale e trigliceridi, e aumentato l’HDL dal primo mese in poi 32.
    • 33.
    • Altri studi non hanno ottenuto una riduzione significativa dei livelli di colesterolo o hanno mostrato solo una diminuzione dei livelli di trigliceridi, probabilmente a causa dell’impiego di dosi insufficienti 32, 20. 

    Per il sistema nervoso

    La nattokinasi, grazie alle sue proprietà fibrinolitiche, ha dimostrato di avere un effetto positivo per combattere l’apparizione di fibrille amiloidi nelle terminazioni nervose dei neuroni.

    Le fibrille amiloidi vengono create per difetti genetici e vengono potenziate da cause ambientali, per la maggior parte ancora da determinare, generando l’apparizione di amiloidosi, una condizione associata a un’alterazione proteica anormale di amiloide con importanti effetti negativi sulla salute, soprattutto legati a una patologia tra le più conosciute come l’Alzheimer.

    È possibile che la nattokinasi sia un agente preventivo dello sviluppo dell’Alzheimer in persone predisposte a presentare una condizione amiloide anormale.

    Dosi e Modo d’uso

    La Nattokinasi è un enzima che può essere usato in qualunque momento del giorno come integratore, non presenta un momento né un modo d’uso migliore di un altro.

    Tieni presente che prima di isolare le sue proprietà, esercitava i propri effetti positivi attraverso il consumo del Nattō, assunto con altri alimenti durante i pasti.

    Allo stesso modo, esitono studi che somministrano la nattokinasi a digiuno, soprattutto per evitare di contaminare con altri nutrienti i risultati da misurare, non perché tale momento della giornata sia superiore a un altro.

    In definitiva, puoi usare la nattokinasi quando vuoi, la mattina o la sera, durante o lontano dai pasti, basta che l’uso sia giornaliero e a lungo termine.

    Per quanto riguarda la dose, non esiste una raccomandazione assoluta, ma è stata accettata la quantità di nattokinasi raccomandata in funzione alla sua attività fibrinolitica:

    2000 Unità di Degradazione di Fibrina (o UF).

    Per quanto tempo si può assumere?

    Devi considerare che gli studi scientifici realizzati per dimostrare gli effetti positivi a breve termine del nattokinasi sono durati fra 1 e 7 mesi e che gli effetti più notevoli della nattokinasi sono stati estratti a partire da studi osservazionali della popolazione giapponese che consuma Nattō durante tutta la vita. Pertanto, una raccomandazione buona e sensata, sapendo che la nattokinasi non ha effetti avversi riportati sul consumo a lungo termine, è usare nattokinasi quotidianamente durante tutto il tempo possibile, per anni se possibile.


    Non ci sono prove sufficienti per suggerire una dose ottimale di nattochinasi orale. L’attività della nattochinasi è misurata in FU, sigla che indica il numero di unità fibrinolitiche (FU).

    In genere, gli studi sugli esseri umani tendono a utilizzare circa 5.000 FU al giorno, solitamente suddivise in due dosi separate assunte durante i pasti.

    • Sulla base di alcuni studi sull’uomo, 2.000 FU/die hanno prodotto i maggiori benefici cardiovascolari e antitrombotici 23, 11, 34.

    Tuttavia, è ormai noto che è necessaria un’elevata dose di nattochinasi per ottenere effetti ipolipemici 3.

    • Ad esempio, in uno studio a lungo termine, dosi inferiori a 3.600 FU al giorno sono risultate inefficaci nell’abbassare i lipidi e sopprimere la progressione dell’aterosclerosi, mentre la dose di 10.800 FU/giorno è risultata sicura e ben tollerata 24.
    • In un recente rapporto volto a determinare l’effetto di NK sulla progressione dell’aterosclerosi subclinica, si è concluso che l’integrazione di nattochinasi alla dose di 2.000 FU non ha alcun effetto sulla progressione dell’aterosclerosi subclinica in individui sani a basso rischio cardiovascolare 35.
    • Come Agisce

      La nattokinasi ha un’elevata stabilità gastrointestinale (anche per quanto riguarda le variazioni di pH e temperatura) e presenta un discreto assorbimento nel tratto intestinale 12, 36.

      Nonostante il suo nome, non è un enzima chinasi ma appartiene alla famiglia di enzimi della serina proteasi, che lavorano per degradare altre proteine.

      L’attività fibrinolitica della nattokinasi è correlata a un complesso meccanismo d’azione 5, 6, 37:

      • aumenta l’attivatore tissutale del plasminogeno (t-PA, che scompone la fibrina) 36 .

      29, 12, 38.

      I prodotti di degradazione della nattokinasi, in seguito alla distruzione da parte del calore o dell’acido, possono abbassare la pressione sanguigna riducendo l’attività della renina e dell’angiotensina II.

      Alcuni Autori hanno proposto che l’estratto di natto sopprima l’ispessimento intimale attraverso un effetto sinergico attribuito alle sue proprietà antiossidanti e anti-apoptotiche 39.

      Un altro studio ha dimostrato che la nattochinasi ha prevenuto l’arteriosclerosi mediante l’azione antiossidante diretta, portando a una ridotta perossidazione lipidica e a un miglioramento del metabolismo lipidico (inibizione dell’ossidazione delle LDL) 38.

      Controindicazioni e Avvertenze

      Poiché la nattochinasi può fluidificare il sangue, non dev’essere associata ad altri agenti fluidificanti del sangue come l’aspirina o il warfarin. Ciò può aumentare il rischio di emorragia, come il sanguinamento cerebrale nei pazienti con malattia dei piccoli vasi 40.

      Inoltre, l’associazione di nattochinasi ed eparina ne aumenta significativamente l’attività fibrinolitica 41.

      Secondo un rapporto, esiste anche il rischio di coagulazione delle valvole cardiache meccaniche se la nattochinasi viene usata in sostituzione del warfarin 42.

      La nattochinasi ha effetti farmacologici che potrebbero aumentare il rischio di sanguinamento quando somministrata con farmaci anticoagulanti e antipiastrinici.

      Più in generale, è caldamente sconsigliato intraprendere l’integrazione di nattochinasi in aggiunta (o peggio ancora in sostituzione) del trattamento farmacologico prescritto dal medico, a meno che non sia specificamente consigliato dallo specialista.

      I pazienti trattati con warfarin dovrebbero evitare di consumare natto perché può diminuire l’INR, a causa dell’elevato contenuto di vitamina K2. Inoltre, il natto contiene B. subtilis vivente, che continua a sintetizzare la vitamina K2 nell’intestino per diversi giorni dopo l’assunzione 43, 44.

      Infine, si consiglia di evitare l’uso di nattochinasi in gravidanza e allattamento, considerata l’assenza di dati sulla sicurezza e l’efficacia.

      Effetti Collaterali

      Il natto è considerato generalmente sicuro da assumere come alimento. Ciò si basa sulla mancanza di effetti collaterali segnalati da studi clinici sull’uomo e sul fatto che fa parte della dieta giapponese da migliaia di anni 23, 20, 46.

      Inoltre, è stato dimostrato che non vi è alcuna preoccupazione per la tossicità quando gli adulti assumono 1.000-14.000 FU di nattochinasi al giorno 46.

      Nei ratti non sono stati osservati effetti collaterali utilizzando dosi significativamente più elevate, pari a 22.000 FU/kg/giorno (equivalenti a 1,43 milioni di FU al giorno nell’uomo) 46.

      Riferimenti bibliografici


      NATTOKINASE – 90 capsule

      Marca: Good Health Naturally

      Nattokinase è un potente enzima fibrinolinico estratto in una forma altamente purificata dal natto, un alimento tradizionale giapponese.

        • Un enzima potente estratto dal natto, un alimento tradizionale giapponese 
        • Nattokinase agisce nel processo di dissoluzione dei coaguli sanguigni
        • La rutina favorisce la fisiologica permeabilità dei capillari sanguigni
        • Nattokinase migliora la circolazione sanguigna

    PRINCIPI ATTIVI: Nattokinase, Rutina

    IL NATTO

    Il natto è un alimento tipico dell’alimentazione giapponese fatto a partire da fagioli di soia fermentati. È un alimento dall’odore pungente e dalla consistenza particolare “che fila” che “o si ama o si odia” anche tra i giapponesi, proprio per le sue particolarità organolettiche. 
    Come molti alti prodotti tipici della cucina giapponese, tra cui il miso, la salsa di soia o il sakè anche il natto è un alimento fermentato, viene cioè trasformato dall’attività di un batterio chiamato bacillus subtilis natto. Come gran parte dei cibi fermentati il natto è un cibo dalle importanti qualità terapeutiche, ha un’importante funzione regolatrice sulla flora e sulle funzioni intestinali, migliora il sistema immunitario ed è l’elemento di partenza per l’estrazione della nattokinasi.

    EFFICACIA

    La fibrinolisi è il meccanismo fisiologico che concorre al mantenimento della normale fluidità del sangue all’interno dei vasi. Il questo processo la fibrina, in forma di coagulo o di trombo, è enzimaticamente degradata in prodotti solubili. Il corpo umano produce diversi enzimi per la creazione di trombi ma solo un’importante enzima è responsabile per la dissoluzione di questi coaguli, la plasmina. Le proprietà di nattokinase agiscono similmente all’azione della plasmina [1].
    La nattokinase favorisce la naturale abilità del corpo nella dissoluzione dei coaguli sanguigni dissolvendo direttamente la fibrina ed è utile, inoltre, nel promuovere la produzione della plasmina.
    Le capsule NattokinaseTM contengono un altro principio attivo, la rutina, un bioflavonoide presente in diverse piante, tra cui quelle appartenenti alla famiglia delle Rutaceae, da cui la sostanza prende il nome. La più importante proprietà associata alla rutina è la capacità di favorire la fisiologica permeabilità dei capillari sanguigni migliorando la circolazione [2] e favorendo la cura dei sintomi dei disturbi connessi

    INDICAZIONI

    Nattokinase è stato usato da secoli in Giappone e negli ultimi anni ha richiamato l’attenzione della scienza che attraverso numerose pubblicazioni ha confermato le qualità terapeutiche di questo enzima. L’impiego principale di Nattokinase è consigliato nei disturbi cardiovascolari [3] che richiedono una terapia atta alla fluidificazione del sangue.

    CONTROINDICAZIONI

    È consigliato consultare il proprio medico se sottoposti a terapia anticoagulante con farmaci o integratori naturali che potrebbero interagire con il meccanismo d’azione di nattokinase.

    USO: 1 capsula 2 volte al giorno 1 ora prima dei pasti o come indicato da un medico competente.

    (*) Non indicato in gravidanza, allattamento o con disordini della coagulazione del sangue o a chi è allergico alla soia. Se si sta seguendo una terapia con anticoagulanti consultare il proprio medico prima di assumere questo prodotto.

    Riferimenti Bibliografici

    1. Kurosawa Y, Nirengi S, Homma T, et al. A single-dose of oral nattokinase potentiates thrombolysis and anti-coagulation profiles. Scientific Reports. 2015;5:11601. doi:10.1038/srep11601.(vedi fonte)
    2. Jun-Hui Choi, Dae-Won Kim, Se-Eun Park, Hyo-Jeong Lee, Ki-Man Kim, Kyung-Je Kim, Myung-Kon Kim, Sung-Jun Kim, Seung Kim. Anti-thrombotic effect of rutin isolated from Dendropanax morbifera Leveille. Journal of Bioscience and Bioengineering, Volume 120, Issue 2, Pages 181-186
      (vedi fonte)
    3. Sumi, H.; Hamada, H.; Nakanishi, K. and Hiratani, H. (1990). Enhancement of the fibrinolytic activity in plasma by oral administration of Nattokinase.Acta.Haematol. 84, 139-143.(vedi fonte)