Ashwagandha nell’Ipotiroidismo

Alcuni studi rivelano come l’Ashwagandha, una pianta adattogena molto utilizzata nella Medicina Ayurvedica, può venirci in aiuto per il trattamento di alcuni disturbi della tiroide, potenziando l’attività della ghiandola tiroidea.

ricerche a cura di Erbe di Mauro

Ashwagandha (nome botanico Withania somnifera ) nota anche come ginseng indiano, è un rimedio che fa parte dell’antico dispensario di erbe medicinali della medicina Ayurveda, nonché della medicina tradizionale africana.

La medicine tradizionali come l’Ayurveda utilizzano la radice di questa pianta per trattare una vasta gamma di condizioni di salute e la ricerca moderna sta trovando prove a sostegno di alcuni di questi usi. Uno di questi è il suo impiego per stimolare l’attività della tiroide.

Nell’Ayurveda l’ashwagandha è tenuta in alta considerazione come rimedio adattogeno, il che significa che può aiutare l’organismo ad affrontare e sopportare meglio vari tipi di stress, sia che si tratti di stress cronico da lavoro, o stress fisico da un allenamento estenuante, o dovuto a un repentino cambio di clima.

Ci sono inoltre studi che ne dimostrano l’efficacia dell’ashwagrandha per combattere l’invecchiamento cellulare, per rafforzare la muscolatura, per prevenire e fronteggiare disturbi di tipo neurologici e per alleviare i sintomi dell’artrite reumatoide (1, 2, 3, 4, 5, 6, 7).

Oggi però ci interessa soffermarci su ciò che l’ashwagandha può fare per sostenere la funzionalità della tiroide e in quali disturbi potrebbe venirci in aiuto.

I vari disturbi della tiroide

La tiroide è un organo a forma di farfalla situato alla base del collo. Svolge un ruolo chiave nel metabolismo , nella salute delle ossa, nella crescita e nello sviluppo.

I tre principali ormoni importanti per la salute della tiroide sono:

  • ormone tireostimolante (TSH)
  • triiodotironina (T3)
  • tiroxina (T4)

Il TSH è controllato dalla ghiandola pituitaria, una piccola ghiandola delle dimensioni di una nocciolina situata vicino alla base del cervello. Quando i livelli di T3 e T4 sono troppo bassi, il TSH viene rilasciato per stimolare la produzione di T3 e T4.

Uno squilibrio di questi ormoni è considerato il primo segnale che è presente un disturbo della tiroide..

Le principali disfunzioni della tiroide sono: ipotiroidismo e ipertiroidismo.

L’ipotiroidismo si verifica quando la tiroide non produce abbastanza ormone tiroideo.

Può essere un disturbo associato alla dieta, alla carenza di iodio, all’uso di alcuni farmaci, o alla presenza di un infiammazione alla tiroide, come la tiroidite di Hashimoto, una malattia autoimmune in cui i nostri stessi anticorpi attaccano la ghiandola tiroidea.

I sintomi più comuni dell’ipotiroidismo includono aumento di peso, affaticamento, costipazione, gozzo e pelle secca.

Al contrario, l’ipertiroidismo è caratterizzato dalla sovrapproduzione di ormone tiroideo.

Le persone con questa condizione di solito hanno difficoltà a respirare, battito cardiaco irregolare, affaticamento, perdita di capelli e perdita di peso involontaria.

Nei paesi occidentali, l’1-2% e lo 0,2-1,3% della popolazione soffre rispettivamente di ipotiroidismo o ipertiroidismo.

Entrambe le condizioni sono generalmente trattate con farmaci sintetici. Tuttavia, non sono da escludere alcune alternative naturali, come l’ashwagandha.

L’ashwagandha può migliorare la salute della tiroide?

Dagli studi svolti finora e che presenteremo tra poco, che bisogna dirlo sono ancora incompleti, l’ashwagandha mostra delle buone potenzialità come alternativa naturale per stimolare l’attività della tiroide. Ciò significa che può essere da supporto per chi soffre di ipotiroidismo.

Come vedremo è invece da escludere il suo utilizzo in persone affette dalla condizione clinica opposta, ovvero ipertiroidismo.

L’ashwagandha può aiutare a trattare l’ipotiroidismo?

Dai risultati degli studi che seguono, l’ashwagandha sembra promettere molto bene, quanto meno come rimedio alternativo, o complementare, per il trattamento dell’ipotiroidismo.

Uno studio di 8 settimane condotto su 50 persone affette da ipotiroidismo, ha rilevato che l’assunzione giornaliera di 600 mg di estratto di radice di ashwagandha ha portato a miglioramenti significativi dei livelli tiroidei, rispetto all’assunzione di un placebo.

Quelli nel gruppo ashwagandha hanno mostrato aumenti significativi dei livelli di triiodotironina (T3) e tiroxina (T4) rispettivamente del 41,5% e del 19,6%. Inoltre, i livelli di ormone tireostimolante (TSH) sono diminuiti del 17,5%.

Secondo gli studiosi il responsabile di questo miglioramento, è il ruolo adattogeno svolto dalla pianta, capace di ridurre i livelli di cortisolo (ovvero l’ormone dello stress).

Infatti lo stress cronico fa impennare i livelli di cortisolo e ciò provoca un abbassamento dei livelli di ormone T3 e T4. L’ashwagandha sembra stimolare il sistema endocrino, aumentando i livelli di ormone tiroideo e riducendo il cortisolo.

Un ulteriore studio sembra confermare l’attività stimolante dell’ashwagandha sulla tiroide. Il test in questione è stato condotto su topi da laboratorio, che sono stati indotti chimicamente a ipotiroidismo tramite propiltiouracile.

Dopo 1 mese di trattamento con estratto di ashwgrandha gli studiosi hanno notato un netto miglioramento della funzione tiroidea, un aumento degli ormoni tiroidei T3 e T4 e una riduzione dello stress ossidativo.

Un successivo studio condotto su persone con disturbo bipolare, ha evidenziato che gli integratori di ashwagandha somministrati ai partecipanti, sono stati in grado di aumentare i loro livelli di ormoni tiroidei T3 e T4.

Naturalmente sono necessari ulteriori studi per comprendere meglio gli effetti a lungo termine dell’ashwagandha sull’ipotiroidismo, ma questi studi preliminari fanno già ben sperare

E per quanto riguarda l’ipertiroidismo?

Nessuno studio sull’uomo ha esaminato gli effetti di estratti di ashwagandha su persone affette da ipertiroidismo.

Detto questo, per quello che sappiamo fin’ora si pensa che l’ashwagandha può stimolare eccessivamente la tiroide e aumentare quindi i sintomi legati all’ipertiroidismo aumentando i livelli di T3 e T4, portando potenzialmente a una grave forma di ipertiroidismo chiamata tireotossicosi (condizione che si verifica quando l’organismo ha livelli estremamente alti di ormoni tiroidei circolanti, ma bassi livelli di TSH).

Pertanto, in caso di ipertiroidismo è sconsigliata l’assunzione di ashwagandha, o quanto meno è preferibile prima parlarne con il proprio medico curante.

Controindicazioni ed effetti collaterali

In linea generae l’ashwagandha è considerato un rimedio sicuro (8, 9).

Tuttavia è sconsigliato alle donne in allattamento e in gravidanza, inoltre, dato che stimola l’attività della tiroide è controindicato a persone affette da ipertiroidismo.

Interazioni farmacologiche

L’ashwagandha, può interagire con diversi farmaci, per cui se stai assumendo dei farmaci è preferibile chiedere prima un consulto da parte del proprio medico curante.

I farmaci con cui può interagire sono:

  • farmaci per il diabete;
  • farmaci per la pressione;
  • farmaci per disturbi psicoattivi;
  • farmaci per la tiroide;
  • farmaci immunosoppressivi.

Pertanto, in questi casi, è meglio consultare il proprio medico prima di utilizzare l’Ashwagandha.

Come usare l’Ashwagandha

L’shwagandha viene solitamente assunto sotto forma di polvere.

Si può assumere la polvere di ashwagandha aggiungendola ad acqua, tè o tisane tiepide, latte vegetale, succhi, estratti, o frullati. Alcune persone lo mescolano nelle zuppe, o lo aggiungono allo yogurt, o al kefir. Inoltre, puoi preparare il tè di ashwagandha.

Dove comprare l’ashwagandha

Sul sito dell’azienda italiana Erbe di Mauro puoi acquistare purissima polvere di radice di ashwagandha, certificata da coltivazione biologica.

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Risultati nel trattamento dell’ipotiroidismo con la fitoterapia: una revisione sistematica di studi randomizzati e controllati

Cosa significa Ashwagandha?

Ricerca di Vegavero

Contro lo stress

Nella medicina ayurvedica l’Ashwagandha è classificata come adattogeno. Il termine deriva dal latino adaptare e dal greco γένης e significa letteralmente “che genera adattamento”. Le sostanza adattogene sono infatti dei composti vegetali che aiutano il corpo ad affrontare meglio lo stress fisico e mentale.

Per supportare le funzioni cognitive

Per il sistema immunitario

Per l’equilibrio ormonale

Altri campi di applicazione

Una cosa è chiara: ci sono già diversi approcci per potenziali applicazioni terapeutiche della medicina tradizionale indiana.

Fonti:

  1. Lopresti et al., An investigation into the stress-relieving and pharmacological actions of an ashwagandha (Withania somnifera) extract: A randomized, double-blind, placebo-controlled study. Medicine (Baltimore). (2019)
  2. Choudhardy et al., Efficacy and safety of Ashwagandha (Withania somnifera (L.) Dunal) root extract in improving memory and cognitive functions. J Diet Suppl. (2017)
  3. Kuboyama et al., Effects of Ashwagandha (roots of Withania somnifera) on neurodegenerative diseases. Biol Pharm Bull. (2014)
  4. Mikolai et al., In vivo effects of Ashwagandha (Withania somnifera) extract on the activation of lymphocytes. J Altern Complement Med. (2009)
  5. Sengupta et al., Role of Withania somnifera (Ashwagandha) in the management of male infertility. Reprod Biomed Online. (2018)
  6. Sharma et al., Efficacy and safety of Ashwagandha root extract in subclinical hypothyroid patients: A double-blind, randomized placebo-controlled trial. J Altern Complement Med. (2018)
  7. Mishra et al., Scientific basis for the therapeutic use of Withania somnifera (Ashwagandha): a review. Altern Med Rev. (2000)

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Come combattere l’infiammazione cronica con alimentazione e rimedi naturali

Infiammazione Cronica

L’infiammazione a breve termine è una risposta immunitaria naturale e desiderabile. Aiuta infatti a circoscrivere ed eliminare lo stimolo lesivo che l’ha generata, impedendo che questo persista danneggiando l’ospite.

Tuttavia, quando si protrae per lungo tempo, l’infiammazione cronicizza diventando un fattore di rischio per diverse malattie 1, 2.

Conseguenze

Numerosi studi suggeriscono che l’infiammazione cronica di basso livello svolge un ruolo importante nell’insorgenza e nella gravità di malattie cardiache, cancro, sindrome metabolica, obesità, morbo di Alzheimer e varie altre malattie degenerative 3, 4, 5, 6.

In tutto il mondo, 3 persone su 5 muoiono a causa di patologie infiammatorie croniche come ictus, malattie respiratorie croniche, disturbi cardiaci, cancro, obesità e diabete 6.

Cause

Mentre l’infiammazione acuta è quasi sempre riconducibile a una causa evidente, in molti casi è difficile risalire alle cause di un’infiammazione cronica.

Tra le cause ben identificabili segnaliamo le malattie autoimmuni (come il lupus e l’artrite reumatoide), la cronicizzazione di un’infezione acuta e i disturbi autoinfiammatori (febbre mediterranea familiare). L’infiammazione cronica può verificarsi quando le persone sono obese o cronicamente sotto stress 7, 8. Inoltre, l’invecchiamento è associato a un aumento dei livelli di diverse molecole infiammatorie.

Anche l’alcool, l’eccessivo consumo di zuccheri o grassi trans, l’eccessiva esposizione solare, il fumo e l’esposizione cronica ad agenti tossici e irritanti (come la polvere di silice) possono causare infiammazione cronica.

6.

L’infiammazione cronica è anche correlata al naturale processo di invecchiamento. Le cellule senescenti, infatti, tendono ad assumere un fenotipo secretorio pro-ossidante e pro-infiammatorio.

Ruolo della Dieta

Anche la dieta svolge un ruolo cardine nel determinare lo stato infiammatorio dell’organismo.

Nutrienti e Alimenti
Pro-Infiammatori
Nutrienti e Alimenti
Anti-Infiammatori
Grassi Trans, Grassi Saturi, Eccesso di grassi Omega-6 in relazione all’apporto di Omega-3

  • Grassi Idrogenati
  • Margarine con grassi trans
  • Prodotti dolciari e di Pasticceria con grassi trans
  • Olio di palma
  • Grassi animali (sego, strutto, burro)
  • Consumo quasi esclusivo di oli di semi per condire (di mais, di girasole, di soia ecc.)
Grassi Omega-3 e Monoinsaturi

  • Olio di Semi di Lino
  • Oli di Pesce
  • Grassi del Pesce
  • Olio di Canapa
  • Olio di Perilla
  • Frutta secca oleosa (noci, mandorle, pistacchi ecc.)
  • Olio di Noce
  • Olio Extravergine di oliva
Alimenti di origine animale trasformati

  • Carne Trasformata (carne in scatola, salumi, insaccati)
  • Fast Food (hamburger, salsicce ecc.)
  • Salse a base di carne
Alimenti di origine vegetale

  • Frutta fresca di Stagione
  • Verdura fresca di Stagione
  • Cioccolato, rigorosamente fondente extra
  • Tè verde
  • Spezie
Zuccheri e Carboidrati Raffinati

  • Bevande zuccherate e succhi di frutta industriali
  • Dolciumi / Dessert
  • Snack industriali (cracker, salatini, patatine fritte)
  • Eccesso di carboidrati complessi ma altamente raffinati (pane, pasta, riso bianco, prodotti da forno, pizza ecc.)
Carboidrati Integrali

  • Pasta Integrale
  • Riso Integrale, parboiled o nero
  • Pane e altri prodotti da forno preparati con farine integrali
  • Alcool in Eccesso
Vino Rosso con Moderazione
Calorie in Eccesso Lieve deficit calorico (restrizione calorica moderata)

Per approfondire l’argomento, consigliamo la lettura dei nostri articoli:

L’infiammazione cronica può essere evidenziata da un aumento di alcuni marker nel sangue, tra cui la proteina C reattiva (PCR), l’omocisteina, il TNF-alfa e l’IL-6.

Sintomi

Di seguito elenchiamo alcuni dei segni e sintomi comuni che si sviluppano durante l’infiammazione cronica.

  • Infezioni frequenti.

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Omega-3, GLA, Boswellia, Olio CBD, Uncaria, Artiglio del Diavolo, Bromelina, Quercetina, e fra le Spezie: Curcuma e Curcumina, Zenzero, inoltre Vitamina D, Microalghe,Salice.

OMEGA 3

Omega-3

Esistono 3 tipi principali di acidi grassi omega-3:

EPA e DHA si trovano esclusivamente nei prodotti marini (alghe, pesce e prodotti della pesca). Buone fonti di ALA sono invece rappresentate da olio e semi di lino, olio di perilla, olio e semi di chia e olio di noci.

Gli omega-3 hanno dimostrato una potenziale utilità nel trattamento di patologie correlate a un meccanismo infiammatorio cronico e di malattie autoimmuni.

Innanzitutto, l’integrazione o una maggiore assunzione dietetica di omega-3 è associata a minori concentrazioni di diversi marker infiammatori, come PCR e IL-6 9, 10, 11, 12, 13.

Soprattutto l’olio di pesce (ricco di EPA e DHA) ha dimostrato potenziai benefici nella gestione di malattie come artrite reumatoide14, asma15, 16, diabete di tipo 1 e sclerosi multipla17, 18, 19, lupus eritematoso sistemico20, colite ulcerosa, morbo di Crohn e psoriasi21, 22, 23, 24.

Anche le fonti ricche di ALA, come olio di lino e olio di perilla, hanno dimostrato potenziali benefici nel ridurre l’infiammazione, sebbene l’olio di pesce ricco di EPA e DHA possa essere considerato un antinfiammatorio naturale più efficace 25, 26.

Dosi consigliate: 1-1,5 grammi di omega-3 da EPA e DHA al giorno, oppure 2-6 grammi al giorno di ALA.


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GLA /Acido Gamma Linoleico

GLA

L’acido gamma-linolenico (GLA) è ungrasso omega 6che si trova in alcuni oli di semi di piante, come l’olio di enotera, l’olio di ribes nero e l’olio di borragine.

Il corpo può convertire il GLA in sostanze chimiche antinfiammatorie 27.

Una revisione degli studi sulle applicazioni topiche di oli vegetali, segnala come l’olio di borragine abbia effetti sia antiossidanti che antinfiammatori, che possono essere utili per le persone con dermatite atopica 28.

In diversi piccoli studi, su un totale di quasi 600 persone, oli ricchi di GLA come quello di borragine (assunti per via orale) hanno contribuito a mantenere l’integrità della barriera cutanea e ridurre infiammazione, prurito, secchezza, disidratazione e danni da grattamento 29, 30, 31, 32, 33, 34, 35, 36, 37, 38, 39.

L’associazione di GLA (da olio di borragine o enotera) e olio di pesce (ricco di EPA) ha ridotto i sintomi dell’artrite reumatoide, l’uso di antidolorifici e il rischio di malattie cardiache in 4 studi su quasi 400 persone 40, 41, 42, 43.

Dosi consigliate: 1-3 grammi al giorno.


BOSWELLIA

Boswellia

La resina ottenuta dalla corteccia della Boswellia serrata è un antinfiammatorio naturale usato in medicina ayurvedica come rimedio per l’asma e le manifestazioni dolorose che colpiscono le articolazioni44.

Studi moderni suggeriscono che questo estratto riduce l’infiammazione bloccando l’enzima 5-lipossigenasi, agendo quindi in modo simile ai corticosteroidi 45, 46.

La boswellia è un promettente antinfiammatorio naturale contro l’artrite. In una meta-analisi di 260 pazienti con artrite reumatoide, 400 mg di estratto di boswellia hanno ridotto gonfiore, dolore e rigidità.

I pazienti sono stati anche in grado di ridurre l’assunzione di farmaci antinfiammatori (FANS) e hanno richiesto meno trattamenti di emergenza 47.

In 102 pazienti con malattia di Crohn, gli effetti di un estratto di boswellia sono risultati paragonabili al trattamento standard (mesalazina), con un rapporto rischio-beneficio superiore 46.

Il 70% dei pazienti con asma ha mostrato un miglioramento durante l’assunzione di 300 mg di estratto di boswellia 3 volte al giorno, rispetto al 27% osservato nel gruppo placebo 44.

Dosi consigliate: il dosaggio medio suggerito è di 300-400 mg 3 volte al giorno (dose totale quotidiana 900-1.200mg), ma può variare in relazione alla titolazione dell’estratto.

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OLIO CBD

Olio CBD

I cannabinoidi (CBD e THC) si legano ai recettori degli oppioidi e dei cannabinoidi, riducendo l’infiammazione e rilasciando endorfine che possono ridurre il dolore 48.

L’olio di canapa ad uso alimentare viene estratto dai semi e contiene solo tracce ditetraidrocannabinolo (THC) e cannabidiolo (CBD).

Oli speciali ad alto contenuto di CBD sono ottenuti da foglie, fusti e fiori, e usati come rimedio alternativo per migliorare il dolore cronico, l’ansia, i disturbi del sonno e come farmaco nel trattamento di alcune forme di epilessia 49.

A differenza del THC, il CBD è privo di attività psicoattiva e non crea assuefazione.

Una revisione scientifica ha concluso che i cannabinoidi hanno ridotto in modo forte e sicuro vari tipi di dolore cronico: neuropatico, da artrite, da fibromialgia, da HIV e dolore da sclerosi multipla 50.

Un’altra revisione di 16 studi ha trovato prove significative dei benefici del CBD per le persone con dolore cronico51.

Dosi consigliate: i dosaggi di CBD usati negli studi variano ampiamente in base all’indicazione clinica, da meno di 5 mg/die a oltre 100 mg/die.

UNCARIA

Uncaria

L’uncaria è un altro potenziale antinfiammatorio naturale, con le prove più forti che provengono da studi sull’artrosi e l’artrite reumatoide.

In uno studio su 45 persone con artrosi del ginocchio, l’assunzione di 100 mg di estratto di uncaria per 4 settimane ha ridotto il dolore durante l’attività fisica. Tuttavia, non vi è stato alcun cambiamento nel dolore a riposo o nel gonfiore al ginocchio 52.

Durante una ricerca su 40 pazienti affetti da artrite reumatoide, l’estratto di uncaria (60 mg) combinato con i farmaci convenzionali (sulfasalazina/idrossiclorochina) ha ridotto il numero di articolazioni doloranti 53.

In un altro studio su 95 persone, un integratore alimentare con 300 mg di estratto di uncaria e 1500 mg di maca ha migliorato il dolore articolare, la rigidità e la funzione articolare, con la stessa efficacia della glucosamina solfato. Inoltre, i partecipanti avevano bisogno di farmaci antidolorifici meno frequentemente 54.

Si pensa che l’uncaria riduca l’infiammazione nel corpo, alleviando anche i sintomi dell’artrite reumatoide 55. In effetti, ha ridotto l’infiammazione e il dolore nei ratti con artrite 56.

Il suo principio attivo mitrafilina, ad esempio, inibisce NF-kB e blocca il rilascio di molecole infiammatorie come IL-1, IL-4 e IL-17 e TNF-alfa, con un meccanismo d’azione simile a quello del prednisone 57, 58, 59.

Dosi consigliate: gli studi clinici hanno utilizzato dosi comprese tra 60 e 350 mg di estratto di uncaria al giorno. Il dosaggio può essere suddiviso in 2-3 dosi quotidiane.

Estratto di Uncaria Giorgini


ARTIGLIO DEL DIAVOLO
Artiglio del Diavolo

Un estratto acquoso essiccato di Harpagophytum procumbens ha prodotto una significativa attività analgesica dose-dipendente e anti-infiammatoria nei ratti trattati a dosi di 5 e 10 mg/kg 60.

Diversi meccanismi d’azione sembrano sostenere la potenziale attività di questo antinfiammatorio naturale 61:

  • inibizione delle metalloproteinasi della matrice e dell’elastasi (che degradano le componenti della cartilagine articolare).

Diversi studi clinici hanno dimostrato che vari estratti di artiglio del diavolo (equivalenti a 50-60 mg di arpagoside al giorno, somministrati per un periodo variabile tra 8 e 16 settimane) hanno migliorato significativamente il quadro clinico di soggetti con artrosi del ginocchio e dell’anca62, 63, 64.

L’artiglio del diavolo sembra anche particolarmente efficace nel trattamento delle esacerbazioni acute del dolore lombare cronico aspecifico (lombalgia) 65.

Dosi consigliate: estratti acquosi o etanolici che apportino 60-100mg di arpagoside al giorno 66.

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Assumere 50 gocce 2 o 3 volte al giorno in acqua, thè o succo. La confezione è sufficiente per circa 15 giorni.

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BROMELINA

Bromelina

La bromelina è un enzima presente negli ananas, in particolare nel loro gambo. Secondo studi cellulari, la bromelina blocca gli enzimi e le molecole che alimentano l’infiammazione (COX-2, PGE-2, IL-1beta, INF-alfa, IL-6 e TNF-alfa) 68.

In 77 pazienti con artrite reumatoide o artrosi, la bromelina (400 mg) ha migliorato i sintomi generali, ridotto la rigidità articolare e migliorato la funzione fisica 69.

La bromelina ha anche ridotto l’edema dei tessuti, il dolore e la rigidità articolare in 2 studi clinici su 117 persone con osteoartrosi del ginocchio. In uno di questi studi, è risultata efficace quanto il diclofenac, un farmaco antinfiammatorio 70, 71.

Diversi studi hanno dimostrato che la bromelina può ridurre l’infiammazione, il gonfiore, i lividi e il dolore che si verificano dopo l’intervento chirurgico 72.

Dosi consigliate: dai 200 ai 2000mg al giorno lontano dai pasti 4.

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QUERCETINA

Quercetina

La quercetina è un antiossidante e antinfiammatorio naturale che si trova in vari alimenti, tra cui mele, cipolle, tè, bacche, capperi e vino rosso.

Secondo studi preliminari, la quercetina può aiutare a ridurre l’infiammazione, ma le prove sono limitate 73, 74.

Uno studio di 8 settimane su 50 donne con artrite reumatoide ha osservato che i partecipanti che hanno assunto 500 mg di quercetina al giorno hanno sperimentato una significativa riduzione della rigidità e del dolore articolare al mattino e post-attività 75.

Mostravano anche ridotti marcatori dell’infiammazione, come il TNFα, rispetto alle pazienti che avevano ricevuto un placebo.

Dosi consigliate: 500-1.000 mg al giorno 76.

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VITAMINA D

Vitamina D

Diverse indagini hanno stimato che dal 20 all’80% delle persone negli Stati Uniti, Canada, Messico, Europa, Medio Oriente e Asia hanno una carenza di vitamina D 88, 89, 90. La vitamina D è un potente modulatore del sistema immunitario e livelli ematici normali aiutano a ridurre l’infiammazione e l’autoimmunità nel corpo.

La vitamina D ha infatti dimostrato di ridurre la secrezione di citochine pro-infiammatorie (IL-1, IL-2, IL-6, IL-8, IL-17, TNF-α, IFN-γ e IL-12) 91, 92, 93, 94 e di aumentare quella di citochine anti-infiammatorie (IL-10 e IL-4) 95, 93, 96, 97.

L’integrazione di vitamina D ha una potenziale utilità in un’ampia gamma di squilibri immunitari, malattie infettive e autoimmuni 98

la carenza di vitamina D è più comune nelle persone con disordini autoimmuni e infiammatori, tra cui sclerosi multipla, psoriasi e artrite reumatoide. Anche le persone con tendenze allergiche tendono a essere più spesso carenti 99.

Alcuni ricercatori pensano che le persone con livelli più alti di vitamina D – come coloro che prendono molto sole e mangiano molto pesce azzurro (che rappresenta uno dei pochi alimenti ricchi di vitamina D) – siano meglio protetti contro una serie di malattie infiammatorie.

Dosi consigliate: da 2000 UI (dalla nascita fino ai 2 anni), poi 4.000 UI fino ai 18 anni, e poi 10.000 UI di vitamina D3 al giorno, in relazione all’età e ai livelli ematici di vitamina D. OPPURE SECONDO PARERE DEL VOSTRO MEDICO

MICROALGHE

Microalghe

Le microalghe, come la clorella, la spirulina e la klamath, sono ricche di micronutrienti con attività antiossidante e antinfiammatoria 100, 101. Vantano anche un buon contenuto dell’omega-3 acido alfa-linolenico (ALA), che come abbiamo visto risulta utile per attenuare l’infiammazione 102.

Ad esempio, sono ricche di clorofilla e ficocianine, inclusa la ficocianina-C. Questi fitonutrienti hanno dimostrato di esibire una potente attività antiossidante e antinfiammatoria103, 102.

La ficocianina-C, in particolare, può combattere i radicali liberi e inibire la produzione di molecole di segnalazione infiammatoria, producendo effetti antiossidanti e antiflogistici 104, 105, 102.

Quando alle persone con diabete sono stati somministrati 8 grammi di spirulina al giorno per 12 settimane, i loro livelli di MDA (un marker di infiammazione) sono diminuiti 106.

Dosi consigliate: 3-10 grammi al giorno.

ALGA CLORELLA TINTURA (ECOSALUTE)


SALICE

Salice

Padre della moderna aspirina, questo antinfiammatorio naturale concentra nella propria corteccia sostanze dotate di azione antidolorifica, antipiretica e antinfiammatoria. In particolare, la corteccia di salice bianco (Salix alba) contiene salicina, lo stesso composto da cui deriva l’aspirina (acido salicilico)107, 108.

La salicina assunta tramite la corteccia del salice bianco viene convertita in acido salicilico dal fegato e si ritiene che abbia meno effetti collaterali rispetto all’aspirina109. Vari studi randomizzati e controllati con placebo hanno confrontato la corteccia di salice bianco con farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), dimostrando un’efficacia paragonabile 109.

Dosi consigliate: la monografia dell’EMA suggerisce dosi da 393 a 786 mg di estratti secchi titolati al 15% in salicina, fino a 2 volte al giorno, per una dose quotidiana totale da 393 a 1572 mg 110.


Spezie

Tra gli antinfiammatori naturali più studiati rientrano indubbiamente le spezie, come:

  • Curcuma
  • Basilico
  • Timo
  • Chiodi di garofano
  • Origano
  • Rosmarino
  • Ginger (zenzero)
  • Cannella
  • Peperoncino.

CURCUMA

Curcuma e Curcumina

La curcumina è il principale componente attivo della curcuma, da sempre oggetto di ricerche per i suoi effetti anti-infiammatori.

In uno studio clinico su oltre 100 persone con diabete di tipo 2 o sindrome metabolica, una combinazione di curcumina e piperina ha prodotto interessanti effetti antinfiammatori (riducendo i livelli di proteina C reattiva) 77.

Una combinazione simile ha ridotto l’infiammazione (diminuendo i livelli di IL4, IL-6 e PCR) in uno studio clinico su 40 persone con artrosi del ginocchio78.

In uno studio su 45 pazienti con artrite reumatoide, 500 mg di curcumina al giorno hanno migliorato la dolorabilità, il gonfiore articolare e altri sintomi meglio di un farmaco antinfiammatorio 79.

In 241pazienti con febbre da fieno, 500 mg di curcumina hanno migliorato i sintomi infiammatori (starnuti, prurito, naso che cola e congestione) dopo 2 mesi di integrazione 80.

Durante una ricerca su 89 pazienti con colite ulcerosa, 1 g di curcumina in aggiunta ai farmaci tipici (sulfasalazina o mesalamina) ha ridotto i tassi di ricaduta 81.

Dosi consigliate: 500-1000 mg di curcumina al giorno, meglio se in associazione a piperina. Sono state studiate dosi fino a 10 grammi al giorno e sono considerate sicure, ma possono causare effetti collaterali digestivi 82.

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ZENZERO

Zenzero

Lo zenzero sembra esibire proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche, particolarmente utili per alleviare i dolori articolari associati all’artrosi.

Durante uno studio su 64 pazienti con diabete di tipo 2, l’integrazione di zenzero ha ridotto i marcatori dell’infiammazione come TNF-alfa e PCR 83.

In due studi su 267 pazienti con artrosi, l’estratto di zenzero (250 e 255 mg) ha ridotto il dolore al ginocchio 84, 85.

In un piccolo studio, i partecipanti hanno assunto un estratto di zenzero (340 mg) per 4 settimane, beneficiando di un effetto antidolorifico analogo a quello del farmaco antinfiammatorio diclofenac, ma senza i noti effetti collaterali a livello gastrico.

Tuttavia, questo studio aveva un campione di piccole dimensioni e ha testato gli effetti dello zenzero in un breve periodo di tempo. Sono necessari studi su larga scala a lungo termine per meglio definire le proprietà di questo antinfiammatorio naturale 86.

Dosi consigliate: 1-2 grammi al giorno 87.

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Dalla medicina Ayurvedica il Chyawanprash
Benefici per la Salute

Da Sito X115

Chyawanprash è il nome di un integratore ayurvedico polierbale, conosciuto come “l’elisir di lunga vita” 1.

Quest’antica formulazione indiana viene preparata lavorando circa 50 erbe officinali, con minerali, zuccheri e spezie, ottenendo una marmellata scura.

L’ingrediente principale è la polpa di amla (uva spina indiana), uno dei frutti in assoluto più ricchi di vitamina C (ne contiene, a parità di peso, circa 10 volte più di un’arancia).

2.

3. L’odore è dolce e speziato.

4.

Chyawanprash è stata utilizzata per migliorare l’immunità, la longevità, la forza e per alleviare un’ampia gamma di problemi di salute, in particolare i disturbi respiratori nelle malattie con immunità compromessa 5.

A Cosa Serve

Chyawanprash ha una lunga storia di menzione etnica nella letteratura indiana e nei libri ayurvedici.

Grazie ai suoi presunti benefici, è stata ampiamente utilizzata fin dall’antichità come integratore per la salute e come medicinale per migliorare l’immunità e la longevità.

I praticanti tradizionali dell’Ayurveda chiamano la Chyawanprash una meraviglia senza età 1.

Nella medicina tradizionale indiana (ayurvedica), Chyawanprash ha lo scopo di ripristinare le riserve prosciugate di forza vitale (ojas) e di preservare la forza, la resistenza e la vitalità, bloccando il corso dell’invecchiamento.

86.

1, 3.

Sulla base di studi preliminari, Chyawanprash potrebbe essere usato anche per 3:

  • potenziare il sistema immunitario,
  • trattare problemi polmonari o respiratori,
  • migliorare la memoria e le funzioni cerebrali.

Ingredienti

73.

1.

L’amla è un frutto ricchissimo di vitamina C, ma anche di polifenoli, compresi i flavonoidi.

Non sorprende, dunque, che chyawanprash contenga diversi fenoli biologicamente attivi, come acido gallico, acido protocatechuico, catechina, acido caffeico, acido vanillico, acido clorogenico, acido siringico, rutina, acido ferulico e quercitrina, che possono spiegare la sua attività terapeutica 71.

Diversi testi classici e le attuali pratiche industriali hanno comunque modificato i metodi e le proporzioni degli ingredienti. Ad esempio, la quantità di uva spina utilizzata può variare e le proporzioni e le parti utilizzate di altre erbe possono variare. Anche la quantità di zucchero e burro chiarificato può essere variabile 2.

Gli ingredienti principali di chyawanprash, insieme ai potenziali ruoli terapeutici specifici, sono dettagliati nella seguente tabella 2.

Proprietà e Benefici

Sistema Immunitario

Chyawanprash è considerata efficace come potenziatore dell’immunità, vitalizzante e rimedio contro infezioni e allergie quotidiane, soprattutto a livello respiratorio.

103, 104, 105.

Uno studio clinico su oltre 600 bambini ha scoperto che chyawanprash (6 g al giorno) ha ridotto la frequenza di alcune malattie (infezioni o allergie) e migliorato i livelli di energia, forma fisica, forza e resistenza 8.

In un altro studio della durata di 6 mesi condotto su bambini (5-12 anni), è stato dimostrato che Chyawanprash (circa 6 g due volte al giorno) porta a un miglioramento significativo dell’immunità, dei livelli di energia, della forza fisica, del vigore e della qualità della vita 116.

10.

96, 100, 2.

In un altro studio su 99 pazienti con tubercolosi polmonare di nuova diagnosi, Chyawanprash, assunto in aggiunta ai farmaci convenzionali, ha ridotto l’infiammazione e altri sintomi 11.

Controllo dell’infiammazione

Chyawanprash può essere utile anche nel controllo dell’infiammazione.

Un cucchiaino abbondante, 2 volte al giorno, ha ridotto la VES (velocità di eritrosedimentazione) in uno studio condotto su 40 bambini con infezioni alla gola 2.

Similmente, l’amla (ingrediente principale di chyawanprash) ha ridotto i livelli di proteina C-reattiva negli adulti obesi, quando assunta per 12 settimane alla dose di 500 mg di estratto due volte al giorno 94, 98.

Invecchiamento

Gli antiossidanti possono prevenire il danno cellulare da stress ossidativo, che viene classicamente annoverato tra le principali cause del processo di invecchiamento.

Studi su cellule della pelle umana mostrano che la chyawanprash ha aumentato la crescita cellulare e ha contribuito a ridurre i livelli di specie reattive dell’ossigeno (molecole appartenenti al gruppo dei radicali liberi coinvolte nel danno ossidativo e nell’invecchiamento) 18.

Uno studio sui topi ha scoperto che la chyawanprash può ridurre i danni alla pelle dovuti all’esposizione ai raggi UV 18.

Altri studi sugli animali hanno dimostrato che le proprietà antiossidanti della chyawanprash potrebbero ridurre i danni al cuore, ai reni e al fegato 15, 14, 17.

Uno studio clinico su 12 uomini ha scoperto che la chyawanprash è un antiossidante più potente della vitamina C 16.

In uno studio con 9 persone, 25 grammi di chyawanprash 2 volte al giorno hanno ridotto i livelli di molecole associate all’invecchiamento, come il contenuto di azoto nelle urine 2.

Memoria, Concentrazione, Depressione

Alcuni studi sui topi hanno scoperto che l’integrazione giornaliera di chyawanprash migliorava la memoria nei topi anziani, più che nei topi giovani. C’era anche una funzione cerebrale generalmente migliorata, probabilmente a causa delle proprietà antiossidanti della chyawanprash. 5, 13.

12.

69.

Cancro

Chyawanprash potrebbe aiutare a prevenire il cancro potenziando le difese antiossidanti dell’organismo.

A tal proposito, si è visto che la sua assunzione (12 g, 2 volte al giorno) ha migliorato i sintomi e aumentato la qualità della vita in uno studio clinico con 50 fumatori 2.

6.

7 .

In un altro studio, la somministrazione di dosi graduate di estratto idroalcolico di chyawanprash, comprese tra 5 e 80 mg/kg di peso corporeo, per 5 giorni consecutivi prima dell’esposizione a un’elevata dose di radiazioni γ (10 Gy) ha protetto gli animali da malattie e mortalità indotte dalle radiazioni 50.

Uno studio clinico su 75 persone affette da tumore della testa e del collo ha mostrato che il chyawanprash (10 g, 2 volte al giorno) somministrato durante la radioterapia ha ridotto gli effetti collaterali del trattamento a livello della pelle e delle mucose 2.

Nei topi, la somministrazione di chyawanprash ha anche prevenuto il danno renale causato dal farmaco antitumorale cisplatino e il danno cardiaco causato dalla doxorubicina 14, 15.

Colesterolo e Glicemia

In uno studio clinico condotto su 10 persone sane, chyawanprash (15 g, 1 volta al giorno) ha contribuito a ridurre i livelli di colesterolo 19.

Un altro studio condotto in un gruppo di 30 anziani ha riportato una diminuzione dei livelli di colesterolo, trigliceridi, LDL (lipoproteine a bassa densità) e un aumento dei livelli di HDL (lipoproteine ad alta densità) 142.

143.

Dosi e Modo d’uso

Chyawanprash si presenta come una pasta marrone scuro simile alla marmellata.

Di solito viene consumata direttamente o con latte o acqua tiepidi.

12.

Chyawanprash dovrebbe essere assunto in una quantità tale da non interferire con la fame e l’appetito per il cibo 66.

68.

Variabilità

Sulla base dei campioni di mercato disponibili, è emerso che la consistenza e il sapore del Chyawanprash variano da azienda ad azienda. Queste differenze si notano anche all’interno della stessa azienda farmaceutica in diversi lotti di produzione.
Le differenze formulative si riflettono anche sul piano funzionale, rendendo difficile estendere i benefici riscontrati negli studi a ogni generico prodotto commerciale.

A scopo cautelativo si sconsiglia l’assunzione di chyawanprash in gravidanza e allattamento. Anche i soggetti poliallergici dovrebbero prestare cautela, a causa dell’alto numero di estratti botanici contenuti nel prodotto.

10. Tuttavia, a causa dei pochi studi pubblicati, il suo profilo di sicurezza rimane relativamente sconosciuto.


Chyawanprash

Chyawanprash

Crema di erbe e spezie della tradizione ayurvedica

 

Chyawanprash - Pasta a Base di Amla

Preparazione della tradizione indiana a base di frutta ed erbe

 

 


Piante medicinali contenute nel Chyawannprash e loro Ruolo terapeutico

  • Adhatoda vasica Nees – Antiulcera, broncodilatatore, espettorante, antiallergico, colagogo, cardiovascolare e respiratorio
  • Aegle marmelos Correa – Antidiarroico, gastroprotettivo, antiulceroso, radioprotettivo
  • Aquilaria agallocha Roxb. – Antiasmatico, antinfiammatorio, analgesico, carminativo, antimicrobico
  • Bambusa arundinacea Willd – Stimolante, astringente, antiulcera, emmenagogo, afrodisiaco
  • Boerhavia diffusa Linn. – Antiaging, antiossidante, antipiretico, diuretico, antinfiammatorio, ematinico
  • Cinnamomum tamala Nees e Ebrrn. – Stimolante, antiulcera, antimicrobico, antidepressivo, antitumorale, digestivo, epatoprotettivo
  • Cinnamomum zeylanicum Breyn – Ematinico, gastroprotettivo, antinocicettivo, digestivo, aperitivo, epatoprotettivo
  • Curcuma zedoaria Rosa. – Antidiarroico, tonico, stimolante, utile nelle flatulenze e nelle dispepsie
  • Cyperus rotundus Linn. – Stimolante, epatoprotettivo, stomachico, diuretico, antispasmodico, carminativo, emmenagogo, antinfiammatorio, antireumatico
  • Desmodium gangezio DC Pennel – Debolezza generale, affaticamento, disturbi neuroprotettivi, cardiovascolari e respiratori
  • Elettaria cardamomo Maton – Stimolante, gastrico, tonico, aperitivo, utile in caso di nausea, bruciore di stomaco e spasmi intestinali
  • Emblica officinalis Gaertn. – Immunomodulatore, ringiovanente, neuroprotettivo, epatoprotettivo, antiossidante, cardiotonico, migliora la vitalità generale, la cognizione e promuove la longevità
  • Gmelina arborea Roxb. – Promuove la virilità, la forza e l’allattamento
  • Inula racemose Hook. – Antistaminico, broncodilatatore, cura tosse, raffreddore, asma e dolore al fianco.
  • Leptadenia reticulata Wight e Am. – Stimolante, riparatore, nutriente, antitumorale, afrodisiaco, migliora la vista, l’immunità e l’aspettativa di vita
  • Martynia Diandra Glox. – Epatotonico, colagogo, lassativo, utile contro anoressia, indigestione, costipazione
  • Mesua ferrea Linn. – Antitossico, cardiotonico, carminativo, digestivo, allevia i disturbi delle vie urinarie, la gotta e il gonfiore
  • Nelumbium speciosum Willd. – Nutriente, cardiotonico, calmante, promuove la forza e allevia i disturbi emorragici, vale a dire epistassi, emottisi, ematuria e menorragia
  • Oroxylum indicum Vent. – Debolezza generale, epatoprotettivo, antimicrobico, nefroprotettivo, cardiotonico
  • Phaseolo trilobo – Tonico, afrodisiaco, blando sedativo, antiossidante, promuove la forza, migliora lo sperma e la quantità di sperma
  • Phyllanthus niruri Linn. – Antiossidante, colagogo, lassativo, epatoprotettivo, antitumorale, antivirale
  • Piper longum Linn. – Antitosse, stimolante, broncodilatatore, tonico, potenziatore della biodisponibilità, carminativo, allevia le infezioni respiratorie e l’epatite
  • Pistacia integerrima Stewart-ex Brandis – Broncodilatatore, espettorante, carminativo, antitosse, digestivo, colagogo
  • Premna illtegrifolia Linn. – Lassativo, antitosse, digestivo
  • Pterocarpus santalinus – Effetto tonico, afrodisiaco, antipiretico, anti-iperglicemizzante, antitumorale diaforetico, protettivo e antimicrobico sulla mucosa del tratto genito-urinario e bronchiale
  • Sesamum indicum Linn. – Nutritivo, emolliente, afrodisiaco, antiossidante, cicatrizzante, radioprotettivo, antinfiammatorio
  • Sida cordifolia Linn. – Cardiotonico, afrodisiaco, promotore di forza/vitalità
  • Solanum indicum Linn. – Cardiotonico, astringente, carminativo e digestivo
  • Solanum xanthocarpum Schrad. e Wendy. – Mucolitico, espettorante, antiallergico, broncodilatatore e allevia l’influenza
  • Stereospermum suaveolens Prodr. – Tonico, digestivo, cardiotonico, antinfiammatorio, depurativo del sangue, antianemico
  • Teramnus labialis Spreng. – Migliora il vigore e la virilità, afrodisiaco, allevia la debolezza e la fatica
  • Terminalia chebula Retz. – Neurotrofico, ringiovanente, antielmintico carminativo, tonico nervino, stimolante dell’appetito
  • Tinospora cordifolia – Tonico generale, immunomodulatore, citoprotettivo, genoprotettivo, adattogeno
  • Tribulus terrestris Linn. – Afrodisiaco, elevatore dell’umore, diuretico e cardiotonico
  • Uraria picta Desv. – Debolezza generale, tonico nervino, disturbi cardiovascolari
  • Vitis vinifera Linn. – Nutritivo, afrodisiaco, cardiotonico, diuretico, emolliente, lassativo, epatoprotettivo, cura la sete e l’asma
  • Ghee di mucca indiano – Nutritivo, antiossidante, rafforza l’immunità, antitumorale, migliora la forza fisica e mentale generale
  • Miele naturale (derivato dalle api mellifere) – Antinfettivo, immunomodulatore, cicatrizzante, antiossidante, antietà, allevia tosse e raffreddore, antisettico, mal di gola, antiulcera
  • Caramello – Dolcificante, fornisce calorie/energia
  • Asparago racemoso Willd – Afrodisiaco, nutritivo, galattogogo, tonico, antiulcera, antiossidante, buono per gli occhi
  • Dioscorea bulbifera Linn. – Afrodisiaco, antiulcera, tonico, favorisce il vigore e la forza
  • Ipomoea digitata Linn. – Afrodisiaco, antiossidante, galattogogo, tonico nervino, allevia debolezza e spermatorrea
  • Withania somnifera Dunal – Afrodisiaco, adattogeno, antiossidante, citoprotettivo, neuroprotettivo, nootropico, antistress, promuove la forza




Proprietà medicinali dell’olio di cocco basate sull’evidenza

Da GreenMed Info

ridurre il grasso della pancia entro 1-3 mesi.

  • [i]
  • [ii]
  • [iii] È stato anche dimostrato che l’olio di cocco funziona in sinergia con i tradizionali trattamenti, come la sulfadizina d’argento, per accelerare il recupero delle ferite da ustione.[iv]
  • [v]
  • [vi]
  • [vii]
  • [viii]
  • [ix]
  • rapporto LDL:HDL nel sangue di coloro che lo consumano. Considerato questo effetto, l’olio di cocco non può più essere liquidato come “quel grasso saturo che ostruisce le arterie”.
  • [x]
  • [xi] [Nota: l’osteoporosi è un mito, come attualmente definito dal T-Score]
  • L’olio di cocco batte il DEET tossico nel respingere gli insetti.
  • acqua di cocco, ha applicazioni terapeutiche confermate sperimentalmente.


  • Olio di cocco: una panoramica degli effetti cardiometabolici e del peso della disinformazione sulla salute pubblica

  • Olio di cocco, non idrogenato, non deodorizzato, non raffinato, non decolorato.

    Olio vergine di cocco estratto a freddo dalla polpa fresca, non essiccata.

     

    Olio di Cocco Deodorato

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    Si presenta solido a temperatura ambiente e diventa liquido al di sopra di 26 C°. La deodorazione si effettua con un processo a temperatura controllata tramite vapore, che permette di ottenere un olio dal sapore e odore molto delicati.

     

    Olio Vergine di Cocco Bio

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    Condimento per piatti esotici

     

     

    Dalla prima spremitura a freddo

     

     


    LIBRI SU OLIO DI COCCO

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    Sarcopenia, perdita di muscolo
    Come affrontarla

     

    La Sarcopenia un processo degenerativo che colpisce la massa muscolare e, quindi, è di vitale importanza sapere cosa possiamo fare per combatterla

    “La nostra massa muscolare dovrebbe essere considerata un nuovo segno vitale”

    Massa Muscolare come fattore predittivo di salute

    L’idoneità cardiorespiratoria è stata considerata per anni un potente predittore di morbilità e mortalità future. Oltre ai classici indicatori da controllare in qualsiasi intervento clinico finalizzato al miglioramento della salute.

    Tuttavia, la massa muscolare è uno dei fattori più sottovalutati quando si tratta di gestire la salute:

    La massa muscolare è un tessuto “vivo” del corpo, che svolge funzioni regolatrici, in cui si verificano un gran numero di reazioni enzimatiche e la cui degenerazione comporta grandi rischi per la salute dell’individuo.

    Atrofia o Perdita della Massa Muscolare

    Questa perdita di massa muscolare è nota come atrofia, la cui eziologia è multifattoriale e può coprire diversi punti:

    • Stile di vita sedentario e inattività
    • Malnutrizione
    • Malattie metaboliche
    • Perdita di massa associata all’età.
    Quest’ultima è quella che andremo ad analizzare in questo articolo, ed è conosciuta come Sarcopenia

    Quali sono le cause della Sarcopenia

    La fisiopatologia della Sarcopenia è varia e tutti i meccanismi alla base della patogenesi non sono ancora del tutto chiari

    Tuttavia, tenendo conto che l’età è il principale fattore scatenante della Sarcopenia, i fattori ad essa associati sembrano essere i principali processi che innescano questa condizione, come ad esempio:

    • Incremento dello stress ossidativo,
    • Diminuzione della liberazione di miochine,
    • Proliferazioni di citochine infiammatorie che generano uno stadio di bassa infiammazione cronica,
    • Malassorbimento,
    • Neurodegenerazione
    Esistono anche una serie di cause legate allo sviluppo della Sarcopenia “secondaria”, di cui la più comune è l’obesità. Quindi, sia gli anziani che le persone obese costituiscono una popolazione a rischio per lo sviluppo di questa condizione patogena

    Sintomi della Sarcopenia

    Se affrontiamo questa condizione da un approccio socio-comportamentale, il suo sviluppo genera debolezza, perdita di massa muscolare e ridotta mobilità, che riduce la pratica della strategia principale per la gestione della malattia, l’attività fisica.

    l’immobilizzazione generalizzata accelera l’atrofia muscolare e quindi la perdita di forza e massa muscolare

    Come combattere la Sarcopenia?

    Esistono molteplici terapie per affrontare la progressione della malattia, mitigando così gli effetti dannosi sulla salute di questa condizione

    Esercizio fisico

    Esegui esercizio fisico, sia allenamento di resistenza che di forza

    Soprattutto quest’ultimo, in modo controllato per favorire lo sviluppo dell’ipertrofia muscolo-scheletrica senza generare eccessivi danni muscolari che possano accentuare un preesistente ambiente pro-infiammatorio.

    Una persona anziana deve sottoporsi a un allenamento della forza, adattato e monitorato da un professionista nelle scienze dello sport e dell’attività fisica

    Nutrizione

    Alimentazione corretta, poiché è molto comune che gli anziani soffrano di malnutrizione causata da una perdita di appetito

    Per questo motivo è importante che mangino correttamente e che la loro alimentazione sia supervisionata da un dietologo-nutrizionista registrato, con particolare attenzione alla nutrizione proteica, che è strutturalmente necessaria per produrre ipertrofia (e Sarcopenia inversa) e di solito è carente negli anziani.

    Per questo, il consumo di frullati di proteina del siero del latte è una strategia utile, poiché è un modo di consumare proteine che non richiede una grande capacità ed è facilmente consumabile.

    L’integrazione con Creatina può anche essere una strategia efficace negli anziani che non hanno problemi ai reni poiché “l’integrazione di creatina negli anziani può produrre un aumento della massa muscolare, della resistenza e delle prestazioni” (Moon et al. 2015)

    Ridurre lo stress ossidativo

    Ridurre lo stress ossidativo associato all’età e la produzione di molecole infiammatorie

    Quindi includere un Multivitaminico di qualità può essere una strategia utile, specialmente per quelle persone anziane che soffrono di malnutrizione.

    curcumina alla dieta, dovrebbero essere aspetti da valutare dopo un controllo degli indicatori di infiammazione aspecifici (come ESR) e specifici (come PCR) negli anziani, dove un medico deve valutare il modo migliore di agire prima della terapia farmacologica.

    Sarcopenia e Aminoacidi

    L’avanzare del tempo è associato con la perdita di massa muscolare, effetto che è conosciuto come sacropenia, e che inoltre produce il rischio di soffrire di qualche tipo di lesione. Inoltre, anche la risposta anabolica muscolare rispetto all’assunzione di proteina si vede diminuita.

    Questo vuol dire che l’organismo non è efficace allo stesso modo per ottenere gli aminoacidi a partire dalla proteina ingerita da sola.

     

    Sarcopenia: perdita di massa muscolare con l’età

    Secondo alcune ricerche, in persone di età avanzata l’inclusione di certi aminoacidi può contribuire a migliorare la loro salute. Concretamente, i BCAAs, ed in particolare, la Leucina, possono essere la chiave per stimolare la produzione ormonale legata con la sintesi di proteine.

    Leucina e il suo aiuto contro la Sarcopenia

    In questo campo gioca un ruolo straordinario l’amminoacido Leucina, comportandosi come carburante per il metabolismo muscolare intensificando il riciclo degli amminoacidi come materia prima nella sintesi proteica.

    La Leucina è anche uno stimolante della sintesi dell’insulina nel pancreas, un ormone insostituibile affinché l’apporto di amminoacidi all’interno delle cellule muscolari avvenga normalmente e queste possano mantenere il loro metabolismo proteico al livello desiderato.

    Dato essenziale è che si altera anche nel corso dell’età, costituendo un fattore causale di questa perdita di massa muscolare che può arrivare fino all’8% nel peggiore dei casi

    Con delle linee guida alimentari ben studiate, l’apporto della Leucina può essere notevolmente migliorato, poiché è un amminoacido presente in quantità apprezzabili nella carne rossa, nelle uova, nel pesce, nei derivati del latte e negli alimenti di origine vegetale come i legumi, cereali integrali, noci e patate, senza cercare di esaurire il catalogo.

    Recenti rapporti scientifici suggeriscono la reale possibilità di bilanciare il tasso di sintesi proteica dopo i pasti e, in questo modo, frenare la Sarcopenia, attraverso un supplemento giornaliero di Leucina a dosi ridotte.

    Nel contesto di evitare o almeno ritardare la comparsa di questo problema, l’uso regolare di un integratore alimentare dovrebbe essere in grado di migliorare l’anabolismo proteico al di sopra degli obiettivi fissati copre il consumo di routine, senza alterare il ritmo dei pasti quotidiani in qualsiasi momento.

    Bibliografia

    1. Dhillon, R. J. S., & Hasni, S. (2017). Pathogenesis and Management of Sarcopenia. Clinics in Geriatric Medicine, 33(1), 17–26. https://doi.org/10.1016/j.cger.2016.08.002
    2. Fuggle, N., Shaw, S., Dennison, E., & Cooper, C. (2017). Sarcopenia. Best Practice & Research. Clinical Rheumatology, 31(2), 218–242. https://doi.org/10.1016/j.berh.2017.11.007
    3. Kim, T. N., & Choi, K. M. (2013). Sarcopenia: definition, epidemiology, and pathophysiology. Journal of Bone Metabolism, 20(1), 1–10. https://doi.org/10.11005/jbm.2013.20.1.1
    4. Moon, A., Heywood, L., Rutherford, S., Cobbold, C., A, C. M., Heywood, L., … Creatine, C. C. (2015). Creatine Supplementation in the Elderly : is Resistance Training Really Needed ?, 2(2).
    5. Leucine supplementation improves muscle protein synthesis in elderly men independently of hyperaminoacidaemia J Physiol August 15, 2006 575 (1) 305-315; published ahead of print June 15, 2006, doi:10.1113/jphysiol.2006.110742

    Fonte articolo: HSN Store Blog


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    Sarcopenia: un aiuto dall’Ashwagandha

    Aprile 23, 2023 Dr. Francesco Perugini Billi

    Il sistema muscoloscheletrico rappresenta il 40% di tutta la massa corporea e le cellule muscolari rappresentano il 75% di tutte le cellule dell’organismo. Circa un quarto di tutta la sintesi proteica avviene nel sistema muscolare. Quello muscoloscheletrico è un sistema molto importante perché è responsabile del controllo dei movimenti volontari.

    Il processo dell’invecchiamento porta con sé, tra le altre cose, una sensibile riduzione della massa e della forza muscolare. La perdita di forza è la diretta conseguenza della riduzione della massa muscolare, condizione definita tecnicamente “Sarcopenia” (da σάρξ (“sarc”, carne) e ἐρημία (“epemia”, mancanza) ad indicare la “mancanza di carne”, cioè di muscolo.

    Il massimo della forza fisica si raggiunge tra i 20 e 30 anni di età. Tra i 30 e 50 anni i cambiamenti nella massa e forza muscolare sono minimi.
    Dai 50 anni, invece, si verificano sostanziali cambiamenti:

    • 15% di perdita di forza
    • e 0,5-1% di perdita di massa muscolare ad ogni decade successiva.

    Una delle principali cause della Sarcopenia legata all’età è il declino degli ormoni anabolici e il conseguente effetto catabolico sui muscoli e le ossa. La riduzione dei livelli di testosterone, di deidroepiandrosterone, di ormone della crescita e di insulin-like growth factor ha un ruolo chiave in questo processo. Verso i 50 anni lo status ormonale del corpo umano cambia, nell’uomo abbiamo l’andropausa e nella donna la menopausa. La riduzione della sintesi ormonale porta a chiari cambiamenti nel fisico, tra cui, come già detto, una netta riduzione della massa e della forza muscolare.

    Oltre al declino ormonale, altri fattori possono influire sulla Sarcopenia: sedentarietà, dieta e processi infiammatori (IL-1β, TNF- α, IL-6)

    Le conseguenze della Sarcopenia legata all’età include la perdita delle normali funzioni motorie, disabilità, aumento della insulino-resistenza, astenia, maggior rischio di cadute e aumento della mortalità:

    Tra i provvedimenti da adottare in via preventiva, la ricerca suggerisce:

    • un consumo di 30g di proteine ad ogni pasto: l’assunzione di 1,0-1,2g di proteine per Kg di peso corporeo è considerato il livello ottimale per gli anziani
    • il mantenimento di appropriati valori di vitamina D3
    • un adeguato apporto calorico
    • il mantenimento di buoni livelli di testosterone
    • e soprattutto, di non abbandonare mai l’attività fisica regolare.

    Ashwagandha e Sarcopenia

    Nella medicina ayurvedica l’ashwagandha, Withania somnifera, è tradizionalmente utilizzata per aumentare la massa muscolare, principalmente  nei defedati, nelle persone di costituzione magra e negli anziani. Un recente studio in doppio cieco ha mostrato che questa pianta medicinale potrebbe avere un ruolo terapeutico nella Sarcopenia.  Sono stati presi in considerazione i parametri ematochimici, le prestazioni generali e la forza fisica di 35 individui tra i 55 e i 75 anni di età. Si è visto che l’ashwagandha è in grado di aumentare il metabolismo dei muscoli e rallentarne il catabolismo.

    Per il trial sono stati usati dosaggi fino a 750 mg di estratto secco, per due volte al giorno.

    In un altro studio, un estratto di ashwagandha ha aumentato del 17% i livelli sierici di testosterone negli uomini, ormone la cui riduzione porta a una sempre di più di facile stancabilità, debolezza, depressione, scarsa libido e perdita di massa muscolare.

    Conclusione

    Secondo alcuni la perdita di massa e forza muscolare legata all’età non è inevitabile, ma dipende dal modo con cui si invecchia. Un corretto stile di vita, un adeguato apporto di proteine, un buon livello di vitamina D3,  l’uso di integratori e soprattutto una regolare e sostenuta attività fisica possono prevenire o rallentare significativamente la Sarcopenia.

    Bibliografia

    1. Dreisbach S. How to eat and exercise to prevent age-related muscle loss from Sarcopenia. Eating well.
    2. Ed. Brahmachary G Neuroprotective Natural Products. Clinical aspects and mode of action. 2017 Wily-VCH, Germany.
    3. Keller K, Engelhardt M. Strength and muscle mass loss with aging process. Age and strength loss. Muscles Ligaments Tendons J. 213; 3: 346-350.
    4.   Articolo condiviso e riprodotto con il permesso del Dr Francesco perugini Billi©copyright


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    Curcumina: tra i più potenti antiossidanti a nostra disposizione

     

    CURCUMA LONGA

    pubblicato dal profilo del dr Claudio Sauro

    Botanicamente la Curcuma Longa, appartiene alla famiglia delle Zingiberacee, cui fanno parte anche lo zenzero e il cardamomo. La droga, che è di un bel colore dorato, si ricava dal rizoma (parte del fusto sotterraneo della pianta Curcuma longa che viene schiacciato e polverizzato). Contiene centinaia di componenti, cui sono state attribuite oltre 300 attività biologiche diverse.

    Per esempio, almeno 20 componenti possiedono una provata azione antibatterica. Tuttavia, i ricercatori si sono concentrati soprattutto su uno di questi, la curcumina.

    La CURCUMINA è il principale componente biologicamente attivo del Turmerico.

    La Curcumina viene estratta e concentrata e con essa vengono effettuati studi e trial clinici per le sue proprietà mediche come trattamento naturale per un gran numero di malattie.

    La formula chimica della Curcumina è C21H20O6, è conosciuta anche come diferuloilmetano. L’estratto standardizzato contiene almeno il 95% di curcuminoidi, Curcumina, Demetossicurcumina e Bisdemetossicurcumina, la gamma completa di antiossidanti estratti dalla Curcuma. È la percentuale esatta utilizzata in numerosi studi clinici.

    A differenza di molti altri antiossidanti, i curcuminoidi sono in grado sia di prevenire la formazione di radicali liberi sia di neutralizzare i radicali liberi già esistenti, e sono considerati efficaci bioprotettori a causa di questa duplice attività.

    La curcumina ha inoltre mostrato di possedere altre attività di estremo interesse, tra cui quelle:

    • anticoagulanti,
    • antitrombotiche,
    • antipertensive,
    • antinfiammatorie,
    • antidiabetogene,
    • ipocolesterolemizzanti,
    • antiossidanti,
    • antivirali
    • ed epatoprotettive.

    La sua proprietà antiossidante è 300 volte superiore a quella della vitamina E.

    Oltre al suo componente isolato, curcumina, anche la curcuma nella sua interezza si è dimostrata capace in alcune ricerche di inibire in vitro le cellule tumorali.

    In India, è utilizzata almeno da 6000 anni, come medicina, cosmetico, spezia e colorante (per 2000 anni le tuniche dei monaci buddisti sono state tinte con questa radice ). Per gli indiani è un simbolo di prosperità e un mezzo di purificazione per tutto il corpo. La medicina ayurvedica le attribuisce numerose proprietà (antibatteriche, antinfiammatorie, antiallergiche, antispastiche, ecc.), molte delle quali confermate dalla scienza moderna.

    La Curcuma è stata usata come condimento in grandi quandità per centinaia di anni senza particolari reazioni avverse.

    Diversi studi hanno dimostrato che la Curcumina non è tossica per gli esseri umani, fino a 8000 mg/die (16 capsule al giorno).

    L’americana FDA (Food and Drug Administration) classifica la Curcuma (contiene il 2 per cento di Curcumina) sostanza GRAS (General Recognition And Safety), ovvero “Generalmente Riconosciuta Sicura”.

    • Tuttavia, donne in gravidanza, persone con disturbi emorragici, o calcoli biliari, dovrebbero consultarsi col proprio medico curante.

    Il primo studio su questa sostanza risale agli anni ’70, quando un gruppo di ricercatori indiani dimostrò il suo effetto ipocolesterolemizzante sui ratti. Il grosso delle ricerche però prese il via circa 20 anni dopo, ad opera soprattutto del Prof Bharat Aggarwal. Questi, negli anni ’80, fu il primo a purificare il TNF alfa e beta (Fattore di Necrosi Tumorale), un potente fattore antitumorale prodotta dal nostro organismo. Questa molecola, infatti, è in grado di distruggere i tumori, ma solo se rilasciata localmente.
    Allora, la mise a contatto con le colture cellulari e, con sua grande sorpresa, l’attività del TNF e del NF kappa B fu prontamente bloccata.

    In seguito, fu in grado di dimostrare che è soprattutto la curcumina a possedere la capacità di inibire questi fattori ed impedire la replicazione e la diffusione delle cellule tumorali.

    Da allora sono stati condotti centinaia di studi.

    Secondo i ricercatori, la curcumina potrebbe essere utile almeno in 8 tumori:

    polmoni, bocca, colon, fegato, rene, pelle (melanoma), mammella e leucemia.

    Sono stati descritti numerosi meccanismi d’azione per l’attività antitumorale della Curcumina.

    • Inibizione della proliferazione delle cellule tumorali, induzione di apoptosi (una modalità di morte cellulare),
    • inibizione della trasformazione delle cellule da normali a tumorali,
    • inibizione del la formazione dei vasi che alimentano il tumore (effetto anti-angiogenetico),
    • inibizione dell’invasività e delle metastasi
    • e la soppressione dell’infiammazione sono stati collegati con l’attività antitumorale della Curcumina.
    • L’inibizione di COX-2 e 5-LOX, le molecole di adesione, le citochine infiammatorie, i recettori del fattore di crescita, il fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGF),
    • ed i fattori di trascrizione della Curcumina sono strettamente legati alla sua attività antitumorale.

    L’azione difensiva della Curcuma si è evidenziata in tutte le forme tumorali conosciute, e si è scoperto che esiste una azione contemporanea anche sui PPAR gamma, sostanze importantissime nella regolazione del consumo energetico e della insulinoresistenza nell’uomo.

    Inoltre la Curcuma in associazione alle terapie oncologiche classiche va a potenziare l’azione dei chemioterapici normalmente utilizzati. La curcumina, una volta unito con il farmaco Cisplatino migliora la soppressione e la crescita delle cellule neoplastiche del tumore della testa e del collo:
    Inoltre il Cisplatino può essere usato alla dose di 1/3 rispetto a quello che si usa comunemente in Chemioterapia, e quindi i suoi effetti tossici sono ridotti al minimo.

    La Curcuma si lega all’enzima IKK, un inibitore della chinasi kappa B, ed inibisce la attivazione di un fattore di trascrizione chiamato fattore nucleare kappa B (NFκB), che promuove la crescita del tumore. La azione soppressiva del Cisplatino porta ad un percorso diverso attraverso la attivazione delle proteine oncosoppressori p16 e p53, due proteine che ancora una volta inibiscono l’attività del promotore NFκB sulla crescita del cancro.

    La curcumina ha indotto il successivo arresto della fase M, nella G (1) / S e G (2), seguita da apoptosi nelle cellule HOS. La fase di arresto della G (1)/ S e G (2)/ S si è manifestata unitamente alla down-regulation [*NDT regolazione verso il basso, una diminuzione del numero di recettori sulla superficie delle cellule bersaglio] rispettivamente della ciclina D1, CDC2 e ciclina B1. L’apoptosi è stata indotta dalla attivazione della capspase-3 e dalla scissione della poli (ADP-ribosile) polimerasi (PARP).

    CONCLUSIONE:

    I nostri risultati hanno dimostrato che la curcumina ha causato la morte delle cellule HOS bloccando le cellule e in successione la fase M della G (1) / S e G (2) /S, e l’attivazione del percorso della caspasi-3.
    Il Turmeric è uno dei più potenti antiossidanti conosciuti, esso è molto più efficace della vitamina C, protegge il DNA dalla perossidazione lipidica con una percentuale dell’85%, rispetto al Beta Carotene 50%, e la vitamina E 57%.

    Segue adesso una sintesi sulle evidenze scientifiche delle proprietà antitumorali della curcumina e della curcuma.

    Leucemia infantile

    Gli studi epidemiologici mostrano che in Asia l’incidenza di questo tumore è molto inferiore rispetto all’Europa e secondo i ricercatori della Loyola University di Chicago questo sarebbe dovuti in parte all’effetto protettivo della curcuma, molto utilizzata nella cucina asiatica. L’azione antiossidante di questa spezia protegge il DNA dai danni provocati da sostanze chimiche ambientali o da quelle che si trovano nei processati.
    Per altro, negli esperimenti di laboratorio, la curcumina è stata in grado di inibire le crescita delle cellule leucemiche.
    I bambini possono trarre benefico dalla curcuma fin da lattanti. Infatti, i principi terapeutici di questa spezia passano dalla madre al bimbo tramite il latte materno.

    Cancro alla mammella

    In alcuni studi sui topi la curcumina ha ridotto di molto la diffusione metastatica del tumore della mammella. Si crede che la curcumina e la curcuma possano essere molto utili nella prevenzione di questo tumore attraverso tre meccanismi:

    1. inibizione del COX-2, un enzima che ha un ruolo chiave nell’iniziazione e diffusione del cancro. Il COX-2 ha una lunga lista di effetti negativi: stimola la divisione delle cellule tumorali, impedisce la morte cellulare, stimola la crescita di nuovi vasi sanguigni attorno al tumore, facilita la diffusione delle metastasi.

    La curcuma protegge le donne in menopausa e sottoposte alla terapia ormonale sostitutiva dal tumore al seno: lo affermano i ricercatori americani dell’Università del Missouri in uno studio apparso su Menopause, la rivista della North American Menopause Society.
    I test sono stati condotti su cavie e hanno effettivamente dimostrato che la popolare spezia indiana ha il potere di ritardare l’eventuale insorgenza del cancro al seno, ne diminuisce l’incidenza e previene il rischio di anormalità morfologiche alle ghiandole mammarie:

    la curcuma infatti blocca la produzione di una molecola chiamata Vegf, che gioca un ruolo decisivo nello sviluppo dei tumori.

    “La curcuma e altri composti anti-angiogenici, che arrestano cioè la formazione di nuovi vasi sanguigni a partire da altri già esistenti – spiega Salman Hyder, coordinatore dello studio – dovranno essere ancora testati come agenti dietetici chemiopreventivi nelle donne sotto terapia ormonale sostitutiva a base di estrogeni e progestinici, nel tentativo di diminuire o ritardare l’insorgenza del tumore al seno in questa categoria di pazienti”.

    Cancro alla bocca

    Uno studio è stato condotto a Srikakulam, nel distretto dell’Andhra Pradesh, su donne che praticano il “reverse smoking” (fumare tenendo in bocca la parte accesa della sigaretta), che provoca un’ alta percentuale di tumore della bocca. La spennellatura di curcuma nelle guance si è dimostrata un’ efficace prevenzione del tumore.

    Cancro del colon

    L’effetto positivo della curcumina su questo tumore è stato dimostrato da studi di laboratorio. Recentemente si è visto che la curcumina ha un’azione specifica sulla neurotensina, ormone gastrointestinale strettamente legato alla produzione di una proteina infiammatoria coinvolta nella genesi e nella metastatizzazione del carcinoma del colon. Circa un terzo dei tumori del colon hanno recettori per questo ormone. Secondo i ricercatori, la curcumina potrebbe essere un valida ausilio nella prevenzione e nella cura di questa forma tumorale.
    Il cancro al colon è il tipo di tumore su cui la curcumina sembra essere più efficace. L’ipotesi si basa sull’osservazione che questa sostanza riduce i livelli di un enzima chiamato cicloossigenasi-2 (COX-2), responsabile della produzione di molecole che provocano l’infiammazione (l’aspirina e i celebri antinfiammatori Celebrex e Vioxx sono degli inibitori di questo enzima).
    Questa proprietà potrebbe avere un effetto benefico sul cancro al colon, infatti studi realizzati finora indicano che questi antinfiammatori potrebbero ridurne la frequenza. A questo proposito, un recente studio sugli effetti della somministrazione per via orale della curcumina mostra una riduzione notevole delle molecole infiammatorie liberate dalla COX-2 nel sangue dei soggetti osservati.

    Questo effetto è estremamente interessante, soprattutto alla luce dei recenti risultati che mostrano come gli antinfiammatori sistetici svolgano effetti secondari che potrebbero limitare il loro utilizzo futuro ai fini della prevenzione del cancro al colon.
    Per esempio, prendendo come modello i topi transgenici che sviluppano spontaneamente dei polipi a livello del tratto gastrointestinale, un fattore di rischio importante per il cancro al colon, la somministrazione di curcumina è stata in grado di bloccare in modo significativo (40%) lo sviluppo di questi polipi, impedendo che degenerino in tumori veri e propri.
    Sembra quindi che l’integrazione della curcumina delle dieta di persone già colpite da questi polipi possa contribuire a evitare che degenerino in forme tumorali.

    Cancro del pancreas

    Sulla base degli studi condotti in laboratorio, i ricercatori sono convinti che la curcumina potrebbe essere d’aiuto nella prevenzione e forse anche nella cura di questo temibile tumore, verso il quale la medicina è totalmente disarmata.

    Melanoma

    Studi di laboratorio hanno dimostrato che la curcumina provoca l’apoptosi (una sorta di suicidio cellulare) delle cellule del melanoma.

    Cancro del polmone

    Sono stati dimostrati effetti positivi della curcumina su cellule tumorali in vitro.

    Cancro del fegato

    Sono stati dimostrati effetti positivi della curcumina su cellule tumorali in vitro.

    Cancro della cervice

    Un ricercatore del “Institute of Cytology and Preventive Oncology (ICPO)” indiano ha recentemente scoperto che la curcumina protegge dai virus del papilloma (HPV), che possono causare il tumore della cervice dell’utero. I virus HPV necessitano di alcune proteine virali prodotte delle cellule del corpo per potere agire rapidamente. La curcumina impedisce il legame di queste proteine epiteliali con il virus. Alcuni studi clinici (sulle donne) sono in corso.

    Cancro della prostata

    L’India è il Paese dove si consuma (3-5 g per adulto al giorno) e si produce più curcuma al mondo ed è anche quello con la più bassa incidenza di tumore alla prostata.

    In un recente studio sui topi si è visto che l’associazione tra fenetil isotiocianati (PEICT, un composto naturale che si trova nelle crucifere (broccoli, cavolfiori, ecc.) e curcumina, ha una notevole azione preventiva sul tumore della prostata.
    Secondo quanto si legge sulla rivista “Cancer Research” in un articolo firmato da un gruppo di ricercatori della Rutgers University, che ha sede del New Jersey, la curcuma avrebbe un notevole importanza nella prevenzione e nel trattamento dei tumori della prostata. L’effetto protettivo sarebbe altresì evidente quando essa è associata al fenetil isotiocianato (PEITC), una sostanza presente in alcune verdure come i broccoli, il crescione, la barbarea, i cavoletti di Bruxelles, la rapa, il cavolfiore, il cavolo comune e il cavolo rapa.

    “Si tratta – ha spiegato Ah-Ng tony Kong, docente di farmaccologia della Rutgers – di test effettuati sui topi, ma il risultato è comunque interessante, non solo in termini preventivi ma anche per il trattamento di tumori della prostata già diagnosticati.”

    La portata di questo studio si può comprendere pienamente considerando la prevalenza e l’incidenza che ha attualmente il carcinoma della prostata nei paesi industrializzati, e soprattutto negli Stati Uniti, dove si hanno circa 500.000 nuovi casi ogni anno. Nuovi farmaci si rendono necessari anche tenendo conto che tale neoplasia risponde poco agli agenti chemioterapici e alla radioterapia.

    Cancro esofageo

    La curcuma, avrebbe potere anti-cangerogeni contro le cellule tumorali del cancro all’esofago. Questo è quanto viene fuori da una ricerca di laboratorio condotta presso il Cork Cancer Research Centre, a cura della prof. Sharon McKenna e pubblicata sul British Journal of Cancer. Infatti le radici polverizzate giallo-ocra della curcuma, l’ingrediente principale del curry, possiedono proprietà antiossidanti e fluidificanti del sangue.
    Inoltre la curcuma effettua una buona azione antinfiammatoria sul tubo digerente oltre a svolgere la funzione di antispasmodico dei muscoli dell’apparato gastrointestinale.

    Gli scienziati hanno sottoposto le cellule tumorali a trattamento con curcumina, componente chiave della curcuma, in 24 ore le cellule cancerogene iniziavano la loro lenta distruzione.

    Già precedenti studi scientifici avevano suggerito che la curcumina sia in grado di combattere i tumori e che le persone che mangiano molto curry potrebbero essere meno soggette alla malattia, anche se la sostanza perde velocemente le sue qualità quando viene ingerita.
    Secondo Sharon McKenna, principale autrice dello studio, i dati indicano che la curcumina potrebbe essere impiegata per sviluppare farmaci terapeutici.

    Sono più di mezzo milione ogni anno le vittime del cancro esofageo in tutto il mondo. Si tratta di un tipo di tumore con un alto tasso di mortalità. La sopravvivenza a cinque anni si attesta tra il 12 e il 31%.
    Secondo i ricercatori, la ricerca apre ora la strada a nuove interessanti terapie farmacologiche in grado di dare una speranza al mezzo milione di persone che ogni anno sono vittime del cancro all’esofago, uno dei più aggressivi e che lascia poche speranza di sopravvivenza.

    La dottoressa coordinatrice dello studio, Sharon McKenna, spiega come si sono svolti gli studi.

    In pratica, si è osservato che la molecola della curcumina inizia ad agire entro 24 ore dalla somministrazione uccidendo le prime cellule cancerogene e dando avvio un processo di apoptosi.

    Leslye Walker, professore presso il Centro per la Ricerca sul Cancro del Regno Unito, ha sottolineato che questo è “uno studio interessante che apre la possibilità che gli elementi chimici naturali di curcuma, possono essere utilizzati in nuovi trattamenti per il cancro esofageo.

    Il consumo d’alcol ed i problemi di reflusso, sono una causa e la possibilità di usare la curcuma per prevenire questa malattia è molto importante” ha commentato Walker.

    Proprietà Nutrizionali

    Per un uso preventivo e salutistico si tratta semplicemente di integrarla nella dieta:

    1-2 cucchiaini al giorno.

    Si può aggiungere alla fine della cottura di qualche pietanza, mettere nello yogurt, farne una salsa, il curry, ecc.

    Si consiglia di assumerla sempre con un grasso (olio extravergine, burro, ghee, ecc.) o con cibi grassi, che per altro aiuta a digerire. Il grasso facilita l’assorbimento intestinale dei componenti attivi.

    Anche una molecola contenuta nel pepe, la piperina, aumenta più di mille volte l’assorbimento della curcumina ne facilità l’assorbimento.
    Conservatela in flaconi di vetro scuro a tenuta ermetica e tenetela rigorosamente lontano dalla luce e dalla umidità. La curcumina è molto sensibile alla luce.

    Perché l’industria farmaceutica non ha brevettato la Curcumina?

    Le società farmaceutiche multinazionali sono molto interessate a possedere dei brevetti per la Curcumina a causa delle numerose prove scientifiche a favore delle sue proprietà curative e la lunga storia delle sue proprietà curative.

    Tuttavia, proprio l’evidenza e la storia della Curcuma e della Curcumina usata come medicamento per secoli in diverse culture è la ragione per cui la United States Patent and Trademark Office ha respinto e revocato i diritti di brevetto (n. 5401504 ) per la Curcuma sulla base del fatto che le richieste non sono nuove: il 21 aprile 1998 “USPTO inequivocabilmente respinge tutte e sei le richieste effettuate il 29 dicembre 1993 e sentenzia che le proprietà medicinali della Curcuma proprietà non sono brevettabili”.

    Come spiega il Dr Bharat B. Aggarwal dell’Anderson Cancer Center a Houston:

    “nel caso della Curcumina, un composto naturale, nessuna azienda può trarre vantaggio dalla Curcuma, qualora si mostrasse essere un efficace farmaco anti-cancro”.

    “Questo è un peccato per i produttori farmaceutici che propongono tariffe promozionali per i loro clienti, ma una buona notizia, per un consumatore che non voglia pagare $ 20,00 per ogni pillola.”

    Come funziona la Curcumina contro l’artrite?

    L’artrite è anche una malattia di natura infiammatoria. Tutti gli attuali farmaci approvati per l’artrite sono anti-infiammatori. La terapia a base di Anti-TNF (fattore di necrosi tumorale) è stata recentemente approvata per questa malattia. È stato dimostrato che la Curcumina è in grado sia di fermare la produzione di TNF che di bloccare l’azione del TNF.

    La Curcumina, applicata topicamente, ha dimostrato di avere attività contro l’artrite.

    Come funziona la Curcumina contro il morbo di Crohn?

    Il morbo di Crohn è una malattia di natura infiammatoria. Tutti gli attuali farmaci approvati per questa malattia hanno attività anti-infiammatoria. La terapia anti-TNF è stato approvata per questa malattia. È stato dimostrato che la Curcumina blocca sia la produzione che l’azione del TNF. La Curcumina assunta per via orale ha dimostrato di avere attività contro il morbo di Crohn.

    Come funziona la Curcumina per accelerare la guarigione delle ferite?

    Come funziona la Curcumina contro la psoriasi?

    La psoriasi è un altra malattia di natura infiammatoria. Rilevanti elementi di prova, sia negli animali che nell’uomo, indicano che la Curcumina è molto efficace contro la psoriasi quando viene applicato topicamente sulla cute.

    Preparazione

    Per l’assunzione si ponga 1 Kg di polvere di curcuma in un vaso di vetro e la si copra con alcool puro da liquori a 95°, si lasci riposare per 5 giorni con vaso chiuso, in tal modo si estraggono anche i principi liposolubili (curcumina) che sono i più potenti antiinfiammatori.

    Si può prendere poi questa pasta di curcuma alla dose di 2 cucchiani da caffè al giorno magari sciolta il latte o Yogurt. Si tenga presente che è il più potente antiinfiammatorio in natura.

    (tenere al riparo dalla luce).


    Golden Milk: ricetta e benefici della bevanda della tradizione ayurvedica

    Il Golden Milk, o latte d’oro, è una bevanda dai numerosi benefici, originariamente a base di curcuma, latte, miele e pepe.

    Si chiama così proprio per il colore dorato dato dalla curcuma, l’ingrediente chiave. La ricetta è tramandata in India da generazioni e usata come rimedio casalingo. 

    Golden milk: la ricetta

    Vegamega

    Ecco la ricetta del Golden Milk della tradizione ayurvedica ma in una variante vegetale, semplice e gustosa, adattabile a qualunque stagione.

    Ingredienti: 

    • curcuma bio e di buona qualità;
    • un dolcificante naturale come il succo d’agave, d’acero o di datteri (facoltativo).

    Procedimento:
    Versare tutti gli ingredienti in un pentolino e scaldarli sul fuoco, mescolando con una frusta. Non è necessario portare a bollore.
    Filtrare con un colino il composto in una tazza per eliminare eventuali residui. 
    Si può consumare caldo per colazione, merenda o coccola serale oppure fresco per una bevanda dissetante.
    In frigo si conserva fino a tre giorni.

    questa bevanda istantanea.

    Idea sfiziosa e alternativa: il golden milk si può congelare in degli stampini per farne dei freschi e nutrienti ghiaccioli in estate.


    Alcune proposte per l’acquisto di Curcuma

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    • Curcumina pari a 5g di radice a capsula
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    Le proprietà della Cannella

     

    Cannella è il nome comune dato alla corteccia interna di alcune piante del genere Cinnamomum (famiglia Lauracee).

    Usata come spezia, la cannella ha un aroma secco e pungente che ricorda quello dei chiodi di garofano, con una nota pepata.

    L’uso della cannella in erboristeria è molto popolare ed è stato collegato ad alcuni importanti benefici per la salute, tra cui un minor rischio di diabete, cancro e malattie cardiache 1, 2.

    L’odore e il sapore distinti della cannella sono dovuti principalmente al suo alto contenuto di olio essenziale (0,5-1%), ricco di cinnamaldeide 3.

    Gli scienziati ritengono che la cinnamaldeide sia anche responsabile della maggior parte dei potenti effetti della cannella sulla salute e sul metabolismo, che esamineremo nel prosieguo dell’articolo.

    Tipi di Cannella

    Esistono due tipi principali di cannella 4:

    • cannella cinese (o cassia): ottenuta dalla specie Cinnamomum cassia.

    La più comune tra le due è la cannella cinese, che ha un aroma più aspro ma risulta meno costosa rispetto alla cannella vera.

    Ben più pregiata è la cannella di Ceylon, che ha un aroma ugualmente profumato, ma meno aspro e più dolce. Cresce principalmente nello Sri Lanka, contiene meno cumarina e presenta meno rischi di tossicità 5, 6.

    Cannella di Saigon

    La cannella di Saigon, nota anche come cannella vietnamita o cassia vietnamita, proviene dall’albero Cinnamomum loureiroi 5.

    Questa varietà di cannella viene utilizzata principalmente per la sua corteccia aromatica, che ha un sapore abbastanza simile a quello della Cinnamomum cassia, ma un aroma più pronunciato e complesso.

    In effetti, la cannella di Saigon contiene maggiori livelli di cinnamaldeide rispetto ad altre varietà. Questo composto è responsabile del suo forte sapore e aroma, e ha potenti proprietà antiossidanti e antinfiammatorie 5.

    Per contro, la cannella di saigon ha anche un maggior contenuto di cumarina, che come vedremo è moderatamente tossica per il fegato e i reni 6.

    Come si Produce

    La cannella si ottiene tagliando i fusti degli alberi, rimuovendo le parti legnose più esterne fino a ottenere un piccolo strato di corteccia interna.

    Dopo essere stati tagliati, i fusti ancora umidi vengono immediatamente lavorati.

    Gli addetti ai lavori raschiano la corteccia esterna del fusto, quindi lo battono in modo uniforme con un martello per allentare la corteccia interna, che viene poi staccata in lunghi rotoli.

    A Cosa Serve

    L’uso della cannella è vecchio almeno quanto la storia documentata dell’uomo.

    7.

    Cannella in Cucina

    La cannella viene comunemente usata come spezia, ad esempio per la preparazione di salse, minestre, contorni e, soprattutto, dolci. Comune è anche il suo impiego come aromatizzante nel tè.

    La tradizione occidentale preferisce impiegarla nei dolci di frutta (specie di mele), nella preparazione di cioccolato, biscotti, caramelle e praline, e come aroma in creme, panna montata, meringhe, gelati e numerosi liquori.

    La tradizione orientale e creola la usa anche nel salato, in accompagnamento a carni di pollo e agnello, affumicate e non.

    Negli Stati Uniti, cannella e zucchero vengono spesso utilizzati per aromatizzare cereali e piatti a base di pane, come toast e frutta, in particolare mele.

    Cannella in Fitoterapia

    La cannella è stata usata nella medicina popolare per migliaia di anni ed è nota per i suoi benefici per la salute.

    La scienza moderna ha confermato molte delle proprietà e degli usi tradizionali di questa spezia, che sembra utile per:

    • favorire il controllo del peso e promuovere il dimagrimento.

    Modo d’Uso

    La dose standard di cannella a fini antidiabetici è di 1-6 g al giorno, assunta insieme a pasti contenenti carboidrati.

    16.

    La cannella di Ceylon è un’opzione migliore rispetto alla cannella cassia, a causa del basso contenuto di cumarina.

    Avvertenze

    Tenere gli integratori di cannella fuori dalla portata dei bambini al di sotto dei 3 anni.

    In nessun caso gli integratori di cannella possono sostituire uno stile di vita sano e una dieta variata.

    Se usati con finalità dimagranti, gli integratori di cannella devono essere impiegati nell’ambito di una dieta ipocalorica adeguata, seguendo uno stile di vita sano con un buon livello di attività fisica.

    Se la cannella viene associata a una dieta seguita per periodi prolungati, superiori alle tre settimane, si consiglia di sentire il parere del medico o di un nutrizionista.

    Non eccedere la dose giornaliera raccomandata.

    Controindicazioni

    È norma prudenziale sconsigliare il consumo di cannella, sottoforma di integratori, anche durante la gravidanza e l’allattamento.

    Visto il potenziale effetto ipoglicemizzante della cannella, se si è in trattamento con farmaci ipoglicemizzanti (tipici del trattamento del diabete), prima dell’eventuale uso è consigliabile consultare il medico.

    Vista la potenziale attività epato-tossica della cannella, i pazienti che stanno assumendo medicinali che possono influire sul fegato, come paracetamolo, acetaminofene e statine, dovrebbero limitare l’uso di cannella e preferire quella di ceylon 86. Analogo discorso per i pazienti affetti da malattie epatiche.

    Più in generale, l’assunzione di questi integratori in presenza di situazioni particolari o se si sta seguendo una terapia farmacologica è consigliata sotto controllo del medico che, conoscendo approfonditamente il quadro clinico del Paziente, saprà dare i migliori consigli.

    Effetti Collaterali

    La ricerca mostra che la cannella, ai dosaggi suggeriti, risulta generalmente sicura e ben tollerata.

    Tuttavia, la ricerca ha osservato che, a causa del contenuto di cumarina, mangiare troppa cannella può danneggiare il fegato e aumentare il rischio di cancro 9, 60, 10.

    Studi sui roditori hanno anche scoperto che mangiare troppa cumarina può causare lo sviluppo di tumori cancerosi nei polmoni, nel fegato e nei reni 87, 88, 89.

    Il problema della Cumarina

    La cannella cassia è una ricca fonte di cumarina. Contiene circa 5 mg di cumarina per cucchiaino (2 grammi), mentre la cannella di Ceylon ne contiene livelli molto bassi, fino a 63 volte inferiori 17.

    Si segnala comunque un’ampia variabilità tra un prodotto e l’altro in merito al contenuto di cumarina.

    Il limite prudenziale giornaliero per l’apporto di cumarina è di 0,1 mg/kg di peso corporeo o 7,5 mg al giorno per una persona adulta di 75 kg 9.

    Ciò significa che un cucchiaino e mezzo di cannella cassia potrebbe superare il limite giornaliero di sicurezza per un individuo adulto.

    Fa Male?

    Una revisione a ombrella di meta-analisi e revisioni sistematiche di studi clinici randomizzati del 2021 fornisce la prova di massimo livello scientifico a sostegno del fatto che l’uso della cannella è sicuro e non ha reazioni avverse 94.

    Infatti, non sono stati rilevati effetti tossici o collaterali significativi tra il gruppo cannella e il gruppo placebo, indipendentemente dalla dose e dalla durata del trattamento.

    Alcune persone sensibili alla cinnamaldeide hanno sperimentato piaghe alla bocca in seguito al consumo di cannella 90, 91, 92.

    Mangiare troppa cannella potrebbe anche causare riduzioni eccessive della glicemia. Questa condizione è nota come ipoglicemia e può portare a stanchezza, vertigini e svenimento 93.

    Le persone maggiormente a rischio di ipoglicemia sono quelle che assumono medicinali per il diabete. Questo perché la cannella può aumentare gli effetti di questi medicinali e causare un abbassamento eccessivo della glicemia.


    2 capsule al giorno a stomaco vuoto, preferibilmente prima dei pasti principali.

    INGREDIENTI: Cannella (Cinnamomum verum J.Presl) corteccia e.s. E:D 1:4; agente di rivestimento: idrossipro-pilmetilcellulosa; acido alfa-lipoico, Momordica (Momordica charantia L.) frutto e.s. tit. al 3 % in principi amari, Gymnema (Gymnema sylvestre (Retz) R.Br.) foglie e.s. tit 25 % in acido gymnemico, Moringa (Moringa oleifera Lam.) foglie ply, Moringa (Moringa oleifera Lam.) semi e.s. tit. 10 % in glicosidi totali e 40 % in polisaccaridi ; agente antiagglomerante: talco; cromo picolinato.

     

    Aiuta a mantenere i valori degli zuccheri nel sangue.

    Cromo, Cannella e Acido Lipoico Complex è una formulazione a base di:

    • Cromo un minerale che aiuta a mantenere i valori degli zuccheri nel sangue e favorisce il corretto peso corporeo. 
    • Astaxantina, un antiossidante che potenzia i benefici delle altre sostanze.
    • Zinco e The Verde che svolgono una elevata azione antiossidante.

     

    Altri prodotti con la Cannella

    Demicos

    Contiene: Tea Tree, Cannella, Anice, Pompelmo

    Benefici:

    • Sostiene il sistema digestivo.
    • Aiuta il normale transito intestinale giornaliero.
    • Aiuta ad eliminare gonfiore addominale e gas.
    • Aiuta il drenaggio dei liquidi.

    2 capsule al giorno (1cps a pranzo, 1 cps a cena)

     

    Cannella, Zinco, Selenio, Cromo, Iodio e Vitamina B1

    Metabolismo dei carboidrati

    Momordica è un integratore a base di: 

    • Momordica, pianta che agisce sul metabolismo dei carboidrati, 
    • Iodio, un minerale indispensabile per la corretta funzionalità della tiroide, 
    • Vitamina B1, per il sostegno della funzione nervosa, 
    • Selenio, per un’azione antiossidante
    • Cromo, per favorire i normali livelli di glucosio nel sangue.

    Benefici: Momordica è indicato per favorire il normale metabolismo dei carboidrati.

     

    • Confezione: 50 g

     

     

     

    • Confezione: 40 g

     

     




    La Curcuma

    Quando si parla di Curcuma ci si riferisce comunemente alla Curcuma longa, una pianeta perenne appartenete alla famiglia delle Zingiberacee. 

    Si è rivelata estremamente utile per migliorare la sintomatologia legata a disturbi del ciclo mestruale.

    Risulta inoltre un ottimo coadiuvante nel donare benessere alle articolazioni e nell’alleviare gli stati dolorosi associati a contusioni, slogature e dolori muscolari, nonché a artrosi, osteoartriti e artrosi.

     Se associata al pepe nero, che ne amplifica l’assorbimento, il suo effetto risulta potenziato.

    Biodisponibilità della curcumina

    Tratto da ARTOI

    Nonostante tutti i benefici che apporta alla salute e le numerose proprietà farmacologiche della spezia, una delle principali critiche che il mondo scientifico rivolge alla curcumina è la sua scarsa biodisponibilità. Molti studi, sia sull’uomo che sui topi, hanno confermato che dopo l’assunzione orale di una certa quantità di curcuma, la concentrazione dei suoi metaboliti attivi misurata nel sangue o nei tessuti extraintestinali era scarsissima o praticamente nulla.

    Le ragioni di questa ridotta biodisponibilità sono:

    • il suo scarso assorbimento a livello intestinale
    • la rapida eliminazione per via fecale: circa il 60% della curcumina ingerita viene eliminata con le feci
    • il suo rapido metabolismo: anche se somministrata per via endovenosa, viene rapidamente metabolizzata e i prodotti del suo metabolismo eliminati con la bile.

    Ciò ostacola notevolmente l’applicazione clinica della sostanza (11).

    Per assimilarla meglio e potenziarne gli effetti, sono stati studiati numerosi metodi tra i quali l’uso di adiuvanti che ne migliorano l’assorbimento intestinale e ne riducono l’eliminazione. I più noti sono la piperina (alcaloide presente nel pepe nero) e i grassi dell’olio. Accompagnando la curcuma a questi ingredienti è possibile aumentarne la biodisponibilità (12).

    Meccanismo d’azione della piperina:

    • La piperina agisce andando ad inibire la glucuronidazione della curcumina nel fegato e nell’intestino. La glucuronidazione è una delle più importanti reazioni mediante le quali l’organismo si disintossica da composti estranei favorendone l’eliminazione. Bloccando questo processo, la curcumina non viene eliminata e può andare in circolo ad esplicare i suoi effetti.

    Meccanismo d’azione dell’olio:

    • Poiché la curcumina è una sostanza di natura idrofoba, scarsamente solubile in acqua ma altamente solubile nei lipidi, associandola all’olio di oliva (o qualsiasi altro tipo di grasso) aumenta notevolmente la sua solubilità e ne viene facilitato l’assorbimento.

    Altri metodi prevedono l’uso della curcumina liposomiale e di nanoparticelle (13),(14):

    • Nanoparticelle: si tratta di particelle altamente solubili che legano la curcumina e la trasportano dall’intestino alla circolazione sanguigna. Ne aumentano quindi l’assorbimento e ne impediscono l’eliminazione con le feci.
    • Liposomi: sono vescicole a doppio strato fosfolipidico (come le membrane cellulari) che possono trasportare farmaci idrofobici, come in questo caso la curcumina, all’interno delle cellule dove la sostanza viene rilasciata e può esplicare la sua funzione.

    Proprietà farmacologiche della curcumina

    La curcuma è la spezia più studiata al mondo, in particolare il suo principio attivo curcumina. Un ampio spettro di studi ha infatti dimostrato la capacità della curcumina di indurre numerosi effetti biologici e farmacologici:

    • La curcumina è un potente antiossidante: è in grado di attivare diverse proteine antiossidanti attraverso la via Nrf2. La via Nrf2 è un sistema di difesa cellulare che si attiva in presenza di stress ossidativo, inducendo l’espressione di proteine ad azione antiossidante. La curcumina è in grado di potenziare questo sistema e quindi è molto utile nella prevenzione e trattamento delle patologie caratterizzate da stress ossidativo (invecchiamento, diabete, patologie cardiovascolari, malattie neurodegenerative, cancro. A differenza di molti altri antiossidanti, la curcumina ha una duplice attività in quanto è in grado sia di prevenire la formazione di radicali liberi sia di neutralizzare i radicali liberi già esistenti (1). La proprietà antiossidante è molto superiore rispetto a quella della vitamina E, della vitamina C e del beta-carotene..
    • La curcumina è un potente antinfiammatorio: è in grado di bloccare il fattore di trascrizione NF-kB e quindi la produzione di molecole che aumentano i processi infiammatori (citochine proinfiammatorie) come il TNF e varie interleuchine. Anche in questo caso, la curcumina è molto utile nella prevenzione e trattamento di malattie su base infiammatoria (colite, pancreatite, malattie neurodegenerative, malattie cardiovascolari, malattie autoimmuni, malattie infiammatorie intestinali come il morbo di Crohn, obesità, diabete, malattie respiratorie tipo asma e bronchite, psoriasi, cancro) (2)
    • Secondo un recente studio del 2019, la curcumina assunta per via orale, una volta raggiunto l’intestino, viene trasformata dai microbi che lo popolano in una serie di metaboliti molto più attivi della curcumina stessa. Questi metaboliti sembrerebbero avere un ruolo neuroprotettivo. La tetraidrocurcumina è il derivato più studiato nella neuroprotezione: sembrerebbe ridurre lo stress ossidativo e i processi di apoptosi nei neuroni, riduce la neuroinfiammazione e migliora la funzione neurocomportamentale. Inoltre, sempre la tetraidrocurcumina, può prevenire la neurodegenerazione tipica della malattia di Parkinson. Sembrerebbe anche essere utile nel morbo di Alzheimer in quanto mantiene normale la struttura e funzione dei vasi cerebrali e delle sinapsi (3).
    • La curcumina, dopo ingestione per via orale, può esercitare effetti regolatori sul microbiota intestinale, le cui alterazioni sono collegate a numerose malattie metaboliche e non. In uno studio comparativo sul microbiota intestinale di topi ai quali viene somministrata curcumina, è stata osservata una variazione significativa della composizione del microbiota rispetto ai topi di controllo ai quali non è stato somministrato nulla. In particolare, nei topi che hanno ricevuto la curcumina, si è verificata una riduzione di batteri appartenenti alla famiglia Prevotellaceae, Bacteroidaceae e Rikenellaceae, spesso coinvolti nell’insorgenza di diversi disturbi sistemici (4).
    • L’integrazione con curcumina può essere utile anche nel trattamento del diabete mellito di tipo 2: uno studio del 2019 ha mostrato che trattando topi diabetici con curcumina si assiste ad un miglioramento della sensibilità insulinica, riduzione della glicemia e ad un miglioramento della dislipidemia (5).
    • La curcumina è molto efficace nel trattamento delle malattie cardiovascolari attraverso diversi meccanismi: riduzione dei lipidi plasmatici, aumento dei livelli di HDL, riduzione della perossidazione lipidica, riduzione delle lesioni aterosclerotiche e miglioramento della funzione endoteliale (6).
    • Come confermato da uno studio del 2018, la curcumina ha mostrato un miglioramento dei sintomi e dei processi infiammatori in topi affetti da artrite reumatoide (7).

    Riferimenti bibliografici:

    1. Int J Mol Sci.2020 Feb 7. Evaluation of Antioxidant Activity of Spice-Derived Phytochemicals Using Zebrafish. Endo Y, Muraki K, Fuse Y, Kobayashi M.
    2. Eur Cardiol.2019 Jul 11. Anti-inflammatory Action of Curcumin and Its Use in the Treatment of Lifestyle-related Diseases. Shimizu K, Funamoto M, Sunagawa Y, Shimizu S, Katanasaka Y, Miyazaki Y, Wada H, Hasegawa K, Morimoto T.
    3. Nutrients. 2019 Oct. Curcumin, Gut Microbiota, and Neuroprotection. Francesco Di Meo,Sabrina Margarucci, Umberto Galderisi, Stefania Crispi, and Gianfranco Peluso
    4. Food Nutr Res. 2017. Regulative effects of curcumin spice administration on gut microbiota and its pharmacological implications. Liang Shen,Lu Liu, and Hong-Fang Ji
    5. Nutrients. 2019 Aug. Curcumin and Type 2 Diabetes Mellitus: Prevention and Treatment. Francesca Pivari,Alessandra Mingione, Caterina Brasacchio, and Laura Soldati.
    6. Nutrients. 2013 OctPolyphenols: Benefits to the Cardiovascular System in Health and in Aging. Sandhya Khurana,Krishnan Venkataraman, Amanda Hollingsworth, Matthew Piche, and  C. Tai
    7. Drug Des Devel Ther.2018 Dec 3. Curcumin alleviates rheumatoid arthritis-induced inflammation and synovial hyperplasia by targeting mTOR pathway in rats. Dai Q, Zhou , Xu L, Song X
    8. Med Sci (Basel). 2017 Dec. Regulation of Polyamine Metabolism by Curcumin for Cancer Prevention and Therapy. Tracy Murray-Stewartand Robert A. Casero, Jr.
    9. Nutrients. 2019 Oct 5. Curcumin and Cancer. Giordano A, Tommonaro G.
    10. Front Pharmacol. 2018. Preventive Effect of Curcumin Against Chemotherapy-Induced Side-Effects. Zhijun Liu,Pengyun Huang,Siukan Law, Haiyan Tian, Wingnang Leung, and Chuanshan Xu
    11. Cancer Res Treat. 2014 Jan 15. Recent Developments in Delivery, Bioavailability, Absorption and Metabolism of Curcumin: the Golden Pigment from Golden Spice. Sahdeo Prasad, PhD, Amit K. Tyagi, PhD, and Bharat B. Aggarwal, PhD
    12. Planta Med.1998 May. Influence of piperine on the pharmacokinetics of curcumin in animals and human volunteers. Shoba G, Joy D, Joseph T, Majeed M, Rajendran R, Srinivas PS.
    13. Int J Nanomedicine.2019 Dec 10. Evaluation of Intestinal Absorption Mechanism and Pharmacokinetics of Curcumin-Loaded Galactosylated Albumin Nanoparticles.Huang Y, Deng S, Luo X, Liu Y, Xu W, Pan J, Wang M, Xia Z
    14. Int J Nanomedicine.2017 Aug 21. Liposomal curcumin and its application in cancer. Feng T, Wei Y, Lee RJ, Zhao L.

    Da un commento di Corrado Penna riporto fedelmente

    Curcuma e Proprietà Antivirali

    Anche la curcuma, da millenni utilizzata in India, è stata scientificamente comprovata per le sue virtù anti-virali, anti-infiammatorie, anti-ossidanti e anti-tumorali.
    i coronavirus sono per l’appunto dei virus incapsulati, come possiamo leggere nell’articolo Coronavirus envelope protein: current knowledge[2].

    L’articolo Anti-infective Properties of the Golden Spice Curcumin[3] mostra che la curcuma è attiva anche contro il virus dell’influenza e quello dell’epatite C, ma anche contro alcuni ceppi di batteri come Staphylococcus, Streptococcus e Pseudomonas.

    Questo pone le basi scientifiche per la “ricetta” anti-infettiva a base di miele (il più naturale possibile), curcuma e un poco di pepe nero (che massimizza l’attività della curcumina presente nella curcuma)[4].

    Anche lo zenzero possiede proprietà antivirali, ma finora ho trovato solo un articolo che ne descrive l’efficacia contro il virus respiratorio sinciziale umano[5].

    Come per i farmaci, anche per i rimedi naturali è sempre meglio non utilizzare dosi esagerate, e consultare preventivamente il proprio medico di base o altro professionista.

    1. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3641039/ .
    2. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31133031 .
    3. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6509173/.
    4. https://www.alfemminile.com/dieta-dimagrante/curcuma-e-miele-s2476610.html.
    5. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23123794.

    Interazione tra microbiota intestinale e curcumina:
    una nuova chiave di comprensione per gli effetti sulla salute della curcumina

    Astratto

    Curcumina, un polifenolo lipofilo contenuto nel rizoma della Curcuma longa (curcuma), è stata usata per secoli nella medicina tradizionale asiatica, e oggi è ampiamente utilizzata negli alimenti come spezia alimentare in tutto il mondo.

    Ha ricevuto notevole attenzione per le sue attività farmacologiche, che sembrano agire principalmente attraverso meccanismi antinfiammatori e antiossidanti. Per questo motivo è stato proposto come strumento per la gestione di molte malattie, tra cui malattie gastrointestinali e neurologiche, diabete e diversi tipi di cancro.

    principalmente nel tratto gastrointestinale, dove sono state rilevate alte concentrazioni di questo polifenolo dopo somministrazione orale.

    Di conseguenza, si potrebbe ipotizzare che la curcumina eserciti direttamente i suoi effetti regolatori sul microbiota intestinale, spiegando così il paradosso tra la sua bassa biodisponibilità sistemica e la sua ampia attività farmacologica.

    È noto che il microbiota ha diversi ruoli importanti nella fisiologia umana e la sua composizione può essere influenzata da una moltitudine di fattori ambientali e di stile di vita. Di conseguenza, qualsiasi perturbazione nel profilo del microbioma intestinale o disbiosi può avere un ruolo chiave nella progressione della malattia umana.

    È interessante notare che la curcumina e i suoi metaboliti hanno dimostrato di influenzare il microbiota.

  • la regolazione della microflora intestinale da parte della curcumina
  • Questa recensione riassume gli studi più recenti su questo argomento, evidenziando la forte connessione tra curcumina e microbiota intestinale, con l’obiettivo finale di aggiungere nuove informazioni sui potenziali meccanismi con cui la curcumina esercita i suoi effetti.

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    Curcuma in compresse con aggiunta di Piperina (Pepe Nero) ci da una formula potenziata e a maggiore biodisponibilità: il pepe nero infatti amplifica l’assorbimento della curcumina. La Curcuma sostiene la funzionalità digestiva, epatica, articolare e contrasta i disturbi del ciclo mestruale. Il Pepe nero può essere utile per la sua azione antiossidante e tonico-adattogena. La Curcuma attualmente è considerata un integratore alimentare antiossidante per eccellenza. Le sue proprietà sono note da tempi remoti, per tanto vanta una storia ricca e affascinante.
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    Confezione: Utilizzo per 15 giorni.


    Note sulle normative ministeriali che regolano la commercializzazione degli integratori

    Curcuma con curcumina al 95%, Ministero: è novel food, non utilizzabile in integratori

    Integratori alimentari: Curcuma longa con curcumina al 95% sono “novel food” e non commercializzabili senza autorizzazione specifica

    A conclusione di un’indagine e di una ulteriore consultazione a livello europeo sugli integratori contenenti estratti e preparati di piante di Curcuma è stato stabilito che gli ingredienti denominati “estratto di Curcuma longa con curcumina al 95%” non possono essere impiegati in quanto novel food (nuovi alimenti ex reg. 2015/2283), e pertanto “gli integratori alimentari che li contengono non sono commercializzabili”. Lo ha comunicato una nota del ministero della Salute che ha condotto una ulteriore ricognizione con gli Stati Membri per valutare l’eventuale uso significativo in Unione Europea e lo status di “nuovo alimento” dell’ingrediente.

    Dati raccolti in Italia e consultazione con stati europei

    In data 31 dicembre 2022 si era conclusa la raccolta dei dati indetta dal Ministero della Salute, coinvolgendo anche i farmacisti, riguardo il consumo significativo, precedente al 1997, degli estratti di Curcuma longa e spp relativa a curcumina 95% per verificarne la storia alimentare. Sulla base dei dati raccolti tali estratti, sembravano configurarsi come “novel food”, non impiegabili negli alimenti senza una preventiva autorizzazione.

    Il Ministero scrive, infatti, che non avendo sufficienti dati che attestassero l’uso significativo in campo alimentare tali da escludere l’applicazione del Regolamento “novel food” dell’estratto di rizoma di Curcuma longa L con curcumina al 95% – ingrediente indicato nella composizione di diversi integratori alimentari – è stata effettuata una ulteriore ricognizione con gli Stati Membri per valutare l’eventuale uso significativo in Unione Europea e lo status di nuovo alimento dell’ingrediente in questione.

    “Anche in questo caso, non è stato dimostrato un uso significativo in campo alimentare per l’estratto di rizoma di Curcuma longa L titolato al 95% in curcumina. È, invece, risultata una storia di consumo significativo negli integratori alimentari per ‘l’estratto del rizoma di Curcuma longa L, contenente fino al 95% di curcuminoidi (detti anche curcumine), i cui costituenti principali sono la curcumina e, in misura minore, la demetossicurcumina e la bisdemetossicurcumina, in proporzione uguale a quella naturalmente presente nella C. longa. Qualsiasi processo che aumenti la solubilità o la biodisponibilità potrebbe tuttavia essere soggetto al regolamento sui nuovi alimenti'”.

    Da qui ne consegue che “ingredienti denominati “estratto di Curcuma longa con curcumina al 95%” non possono essere impiegati perché nuovi alimenti ex reg. 2015/2283, e pertanto gli integratori alimentari che li contengono non sono commercializzabili”.

    Novel food: che cosa sono

    La sezione dedicata all’alimentazione della Commissione europea definisce i “novel food” come “alimenti che non erano stati consumati in misura significativa dalle persone nell’UE prima del 15 maggio 1997, quando è entrato in vigore il primo regolamento sui nuovi alimenti. I “nuovi alimenti” possono essere alimenti innovativi e di nuova concezione, alimenti prodotti utilizzando nuove tecnologie e processi di produzione, nonché alimenti che sono o sono stati consumati tradizionalmente al di fuori dell’UE“. Ad esempio, i nove food possono essere nuove fonti di vitamina K o estratti di alimenti esistenti (i fosfolipidi derivati da olio di krill antartico di Euphausia superba), prodotti agricoli di paesi terzi (semi di chia, succo di frutta di noni) o alimenti derivati ​​da nuove produzioni (alimenti trattati con raggi UV come latte, pane, funghi e lievito). È necessario che siano sicuri, che vengano correttamente etichettati ed è necessaria un’autorizzazione pre-commercializzazione.

    Fonti:


     




    Curcuma a confronto con alcuni farmaci, risulta altrettanto efficace

    La scienza conferma che la curcuma è efficace quanto 14 farmaci

    Spunti di ricerca che riguardano al Curcuma

    su GreenMedInfo

    Giovedì 20 dicembre 2018
    Se mai ci fosse un’erba che mette la paura esistenziale nella linea di fondo delle aziende farmaceutiche, quella è la curcuma.
    Ecco alcune migliaia di motivi per cui …
    • La curcuma è una delle piante più accuratamente studiate oggi.
    • revisione paritaria e pubblicati . 
    • In effetti, il nostro progetto di ricerca di cinque anni su questa pianta sacra ha rivelato oltre 800 potenziali applicazioni preventive e terapeutiche, nonché 250 distinti effetti fisiologici benefici.
    Data la vastità della ricerca svolta su questa straordinaria spezia, non sorprende che un numero crescente di studi abbia concluso che si confronta favorevolmente con una varietà di farmaci convenzionali, tra cui:
    • curcumina e “colesterolo alto“ – 8 abstract]
    • uveite cronica anteriore, una malattia infiammatoria dell’occhio.
      [2] Uno studio del 2008 pubblicato su Critical Care Medicine ha scoperto che la curcumina comparava favorevolmente al desametasone del farmaco corticosteroide nel modello animale come terapia alternativa per proteggere le lesioni associate al trapianto polmonare mediante la riduzione dei geni infiammatori.
      [3] Uno studio precedente del 2003 pubblicato su Cancer Letters ha riscontrato che lo stesso farmaco è stato paragonato favorevolmente anche al desametasone in un modello di lesione da ischemia polmonare-repurfusione.
      [per ulteriori ricerche sulla curcumina e sull’infiammazione – 52 abstract]
    • curcumina e la depressione – 5 abstract]
    • curcumina e anti-piastrine]
    • curcumina e antiproliferative – 15 abstract]
    • curcumina e sul cancro del colon-retto – 52 abstract]
    • trattamento del diabete, scoprendo che attiva l’AMPK (che aumenta l’assunzione di glucosio) e sopprime l’espressione genica gluconeogenica (che sopprime la produzione di glucosio in il fegato) nelle cellule dell’epatoma. È interessante notare che hanno trovato che la curcumina è 500 volte a 100.000 volte (nella forma nota come tetraidrocurcuminoidi (THC)) più potente della metformina nell’attivazione di AMPK e della sua acetil-CoA carbossilasi bersaglio a valle (ACC). [9]
    Un altro modo in cui la curcuma e i suoi componenti rivelano le loro straordinarie proprietà terapeutiche è nella ricerca sui tumori resistenti ai farmaci.
    Abbiamo due sezioni sul nostro sito (GreenMedInfo) dedicate alla ricerca di terapie naturali e integrative su questi argomenti, e mentre ci sono dozzine di sostanze con efficacia dimostrabile contro questi tumori chemioterapici e resistenti alle radiazioni, la curcumina è in cima a entrambe le liste:
    • Tumori: resistenti ai farmaci
    • Tumori: multi-farmaco resistente
    Abbiamo trovato non meno di 97 studi che indicano che la curcumina può indurre la morte cellulare o sensibilizzare le linee cellulari cancerose resistenti ai farmaci al trattamento convenzionale.
    Abbiamo identificato 28 studi sulla capacità della curcumina di indurre la morte cellulare o di sensibilizzare le linee cellulari tumorali resistenti a più farmaci al trattamento convenzionale. 
    Nutri te stesso, piuttosto che auto-medicare con “nutraceutici”, dovrebbe essere l’obiettivo di una dieta sana.
    Scopri di più leggendo da questo sito sito applicando il traduttore:
    GreenMedInfo

    Riferimenti:


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    Abbiamo deciso di aggiungere alla Curcuma in compresse la Piperina (Pepe Nero) ottenendo una formula potenziata e a maggiore biodisponibilità: il pepe nero infatti amplifica l’assorbimento della curcumina. La Curcuma sostiene la funzionalità digestiva, epatica, articolare e contrasta i disturbi del ciclo mestruale. Il Pepe nero può essere utile per la sua azione antiossidante e tonico-adattogena. La Curcuma attualmente è considerata un integratore alimentare antiossidante per eccellenza. Le sue proprietà sono note da tempi remoti, per tanto vanta una storia ricca e affascinante.
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  •  

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    Estratto idroalcolico (acqua, alcol, parte di pianta in rapporto D:E di 1:5) di Curcuma (Curcuma Longa L.), rizoma 6ml
    Assumere 50 gocce due o tre volte al giorno in acqua, tè o succo.

    Agitare energicamente prima dell’uso. In caso si voglia eliminare l’alcool è sufficiente lasciare la tintura per circa 20 minuti nel bicchiere, quindi allungare con acqua e assumere la soluzione.

    Confezione: Utilizzo per 15 giorni.

     




    Olio di Cocco per prevenire le Carie e curare la paradontosi

    Ridurre al minimo i batteri che causano la carie richiede una cura esaustiva e completa che, nella maggior parte dei casi, risulta molto difficile da ottenere.

    Questo è dovuto al fatto che la dieta attuale è basata, nella maggior parte dei casi, su alimenti elaborati con un alto contenuto in zuccheri e molto poveri in nutrienti, ma come influisce questo sulla salute dentale?

    Il risultato è la diminuzione delle difese. Questa situazione crea il miglior ambiente per la proliferazione dei germi nella nostra bocca, che si riproducono rapidamente, distruggendo lo smalto dentale e provocando l’infiammazione e la carie.

    Uno studio pilota sulla materia ha rivelato ora che l’olio di cocco è il miglior rimedio naturale nella lotta contro i batteri che causano la carie.

    Ma, in che modo l’olio di cocco previene e cura la carie? Qui te lo spieghiamo.

    Come agisce l’olio di cocco per prevenire e curare la carie?

    L’olio di cocco è uno degli alimenti più preziosi che esistono grazie ai numerosi benefici del cocco che ha sulla salute orale. Possiede proprietà antibatteriche, antivirali, antimicotiche e antiparassitarie.

    Grazie a queste, l’olio di cocco può condividere multipli benefici per tutto l’organismo, che favoriscono anche lo stato dei denti.

    Il principale componente dell’olio di cocco per promuovere la salute orale è l’acido laurico.

    L’acido laurico previene, in modo naturale, l’insorgenza della carie.

    Come agisce l’olio di cocco contro i germi?

    Olio di cocco contro la carie
    Credits immagine ed articolo HNS Store Blog

    Che effetti ha l’olio di cocco contro i batteri? L’acido laurico, contenuto nell’olio di cocco è un acido grasso a catena media, che ha importanti benefici per l’organismo, principalmente lottare in modo naturale contro i microbi patogeni.

    Se potessimo vedere come sono le membrane cellulari dei batteri ci renderemmo conto di che consistono in uno strato molto sottile e fino di grasso che, entrando in contatto con l’acido laurico, comincia a rompersi e dissolversi. Il risultato è la distruzione dei batteri.

    Come agisce l’acido laurico? L’acido laurico funziona accoppiandosi ai batteri patogeni e distruggendoli.

    Per comprendere le proprietà dell’acido laurico basta sapere che questo ingrediente fa parte del latte materno e serve per rafforzare il sistema immunitario ancora debole dei neonati.

    Dopo il latte materno, l’olio di cocco è la fonte naturale più completa dell’acido laurico.

    L’olio di cocco previene l’insorgenza della carie dentale

    Gli scientifici dell’Istituto di Tecnologia di Athlone in Irlanda hanno potuto constatare in uno studio clinico come agisce l’olio di cocco nel distruggere i germi che causano la carie e l’infiammazione del cavo orale. In questo studio, i ricercatori hanno utilizzato, insieme all’olio di cocco, altri oli che imitavano la digestione dei grassi nel corpo.

    Successivamente, hanno messo in contatto gli oli con ceppi batterici, come il batterio Streptococcus mutans, che è la principale causa della carie dentale. Questo batterio si forma a partire dal saccarosio e si inserisce nello smalto dentale. Si metabolizza anche con i carboidrati in acido lattico. Questi fattori generano un habitat ottimo nella bocca affinchè proliferino i batteri patogeni. La Candida albicans causa anche infiammazione nel cavo orale.

    Che risultati ha fornito questo studio?

    Durante questo studio clinico si è potuto vedere come l’olio di cocco era l’unico nell’eliminare i microbi patogeni, e nel favorire la salute orale in modo più naturale, evitando l’insorgenza della carie. Si è comprovato anche che il funzionamento dell’olio di cocco è totalmente differente da quello di un antibiotico.

    Il Dr. Brady, capo dello studio, commentò:

    L’uso dell’olio di cocco per la cura della salute orale è una eccellente alternativa rispetto ai prodotti che utilizzano additivi chimici (come i floruri), soprattuto, perchè l’olio di cocco agisce in concentrazioni molto basse. Data la crescente resistenza della popolazione agli antibiotici, è molto importante considerare se possiamo combattere le infezioni microbiche in altro modo in futuro, come attraverso l’olio di cocco.

    Ed aggiunse:

    Il sistema digestivo umano ha proprietà antimicrobiche, che sono seriamente limitate per la mancanza di nutrienti e sostanze vitali. Pertanto, l’uso dell’olio di cocco può contribuire a rinforzare il sistema immunitario in generale così come evitare patogeni pericolosi. Dall’altro lato, i benefici dell’olio di cocco non si limitano alla salute orale, in quanto si estendono a tutto l’organismo.

    Il fluoro non protegge i denti

    Gli effetti dell’olio di cocco per distruggere i germi e i funghi sono stati dimostrati in studi clinici. Molto diverso è il caso del fluoro. Fino ad ora si è considerato che i dentifrici con fluoro siano una protezione per i denti, ma non si è realizzata nessuna prova inconfutabile in merito.

    Come è possibile che il fluoro non protegga i denti dalla carie?

    Gli ultimi studi realizzati recentemente hanno dimostrato che l’utilizzo del fluoro può essere, addirittura, pregiudicante per i denti, considerando che una ingestione eccessiva contribuisce alla formazione della cosiddetta fluruosi dentale. I sintomi della fluruosi dentale sono macchie o strisce bianche o marroni nello smalto dentale. Nei casi più gravi, può arrivare a decolorare la superficie del dente.

    Inoltre, non è unicamente un problema estetico, dato che queste macchie nello smalto dei denti possono anche causare altri problemi, come accelerare la carie o patologie più gravi.

    Come possiamo risolvere questo problema?

    La risposta è semplice, dobbiamo usare più olio di cocco per la nostra salute orale e ridurre, il più possibile i prodotti con fluoro.

    Come usare l’olio di cocco per i denti?

    L’innovativa combinazione di olio di cocco con gli enzimi digestivi può essere una rivoluzione per la cura dentale, per cui non è molto improbabile che questo prodotto cominci a breve a commercializzarsi. Indipendentemente da ciò, già possiamo condividere i vantaggi dell’olio di cocco e i suoi effetti antibatterici per migliorare la salute in generale e quella orale in particolare.

    Per questo, basta assumere ogni giorno olio di cocco, in quanto i suoi ingredienti favoriscono la salute e distruggono tutti i patogeni che danneggiano la cavità orale.

    Questo è il nostro consiglio:

    Prendi tutti i giorni a digiuno un cucchiaio di olio di cocco e risciacqua la bocca per circa 15 minuti, più o meno.
    Quindi sputa l’olio e la tua bocca si libererà da tutti i germi. Successivamente sciacqua la bocca varie volte con acqua tiepida e finisci spazzolando i denti in profondità, come sempre.


    Oil pulling, una nuova moda nata migliaia di anni fa  dal sito Ayurveda Point.

    Quale olio di cocco acquistare?

    Puoi trovare molte forme di olio di cocco. Principalmente troviamo sia olio di cocco per esclusivo uso esterno che è deodorato, che olio di cocco alimentare. Quest’ultimo, ovviamente può essere usato sia per cucinare che sulla pelle e sui denti.

    Per fare Oli Pulling scegli Olio di cocco per uso alimentare, meglio se biologico e di prima spremitura a freddo.

    Non scegliere olio di cocco deodorato anche se biologico poiché è adatto solo per uso esterno. Ecco alcune proposte:

    Dalla prima spremitura a freddo

    Olio di Cocco non raffinato e non deodorizzato, spremuto a freddo


    Puro al 100%, è ideale per la cottura degli alimenti o come ingrediente cosmetico

     



    L’oil pulling e la salute orale

    La dott.ssa Francesca Fanara, igienista dentale della sede del Centro Odontoiatrico Avanguardia di Sulmona, ci propone un articolo che desta curiosità. Ci introduce nel mondo delle antichissime pratiche naturali ayurvediche, in particolare quella dell’ oil pulling, “tirare l’olio”, finalizzata a migliorare la nostra salute orale.

    Quanto è importante la bocca per la salute generale del nostro corpo?

    La bocca è considerata lo specchio della salute generale del nostro corpo.

    Nella cavità orale ospitiamo miliardi di microrganismi alcuni dei quali, nostro malgrado, contribuiscono allo sviluppo e alla progressione di malattie sistemiche come malattie cardiovascolari, diabete mellito, osteoporosi e via dicendo. Per questo è fondamentale che le persone comprendano davvero l’importanza di mantenere una corretta igiene orale e quanto questa sia strettamente correlata al benessere generale della persona.

    Per meglio capire tale rilevanza e la stretta correlazione tra igiene orale e salute generale si può fare riferimento alle parole del parodontologo Dr. Hatice Hasturk del Forsyth Institute, affiliato ad Harvard, un’organizzazione di ricerca senza fini di lucro focalizzata sulla salute orale:

    La malattia parodontale aumenta il carico di infiammazione del corpo.

    L’infiammazione a lungo termine, più conosciuta come infiammazione cronica, è un fattore chiave per molti problemi di salute.
    Lo stesso agente patogeno orale Porphyromonas gingivalis che causa malattie gengivali contribuisce anche all’infiammazione
    lungo le arterie e al danno arterioso che porta a malattie cardiache e vascolari.

    Non a caso i Cancer Link Studies mostrano un chiaro legame tra la scarsa  igiene dentale, rappresentata da gengiviti, parodontiti, carie, e il  cancro. Proprio per questo secondo lo US Surgeon General “I termini salute orale e salute generale non dovrebbero essere interpretati come entità separate. La salute orale è parte integrante della salute generale”.

    È possibile potenziare l’igiene orale domiciliare?

    Uno dei modi più antichi e potenti per migliorare la salute orale è la pratica ayurvedica di “oil pulling”. 
    Oggigiorno si prediligono sempre di più le pratiche naturali e anche l’Occidente sta accogliendo queste abitudini orientali come l’oil pulling. L’estrazione dell’olio è di fatti un rimedio popolare tradizionale praticato nell’antica India che sta attirando l’attenzione di molte persone occidentali proprio grazie ai suoi numerosi benefici che offre sia sulla salute orale che su quella generale. Si ritiene infatti che potenzi positivamente lo stato di salute di più di trenta malattie sistemiche qualora venga praticato regolarmente.

    Ma di cosa stiamo parlando più precisamente?

    L’oil pulling è una pratica ayurvedica da sempre utilizzata per il mantenimento dell’igiene orale e quindi della salute orale.
    Gli oli utilizzati sono di facile disponibilità: tutti noi, inconsapevolmente, li abbiamo in casa! L’olio tradizionalmente utilizzato è infatti l’olio di semi.
    Questa tecnica prevede lo sciacquo di olio vegetale in bocca per 5-15 minuti, anche fino a 20!

    Un cucchiaio colmo di olio viene agitato in bocca al mattino prima di fare colazione e a stomaco vuoto per massimo 20 minuti.
    L’olio viene “tirato” e forzato tra tutti i denti e facendolo scorrere nella bocca. Al termine di questa attività, se la procedura viene eseguita correttamente, l’olio viscoso diventerà bianco latte. Quindi viene sputato e la bocca accuratamente lavata con acqua e i denti spazzolati.

    Posso utilizzare un altro tipo di olio?

    Avendo un gusto più gradevole può essere usato l’olio di cocco.

    A che età posso iniziare la pratica di oil pulling?

    Essendo una pratica con sostanze naturali, l’oil pulling  può essere eseguita anche dai bambini di 5 anni in sù, con la dovuta attenzione che l’olio non venga ingerito e/o aspirato in quanto ricco di tossine e batteri. Anche per questo si consiglia sia agli adulti, sia ai bambini di effettuare questa pratica da seduti. 

    Per che cosa è anche utile l’oil pulling?

    Molto curiosa e inoltre l’ipotesi che avanza l’Ayurveda.
    L’Ayurveda ipotizza che la lingua sia collegata a vari organi come reni, cuore, polmoni, intestino tenue, colonna vertebrale. Si ritiene che l’estrazione dell’olio aiuti l’escrezione dei metalli pesanti tossici dalla saliva attivando gli enzimi salivari che assorbono le tossine come tossine chimiche, tossine batteriche e tossine ambientali dal sangue e rimosse dal corpo attraverso la lingua. In questo modo l’estrazione dell’olio riesce a disintossicare e a purificare l’intero corpo umano oltre che a rimuovere dal cavo orale i batteri che formano la placca responsabili di carie, gengiviti, parodontiti e alitosi.
    L’estrazione dell’olio aiuta anche a risolvere i sintomi di bocca/gola secca e labbra screpolate, il respiro diventa più fresco.

    In conclusione, l’oil pulling, se praticata regolarmente e, se eseguita come spiegato, può essere introdotta nella routine quotidiana di igiene orale di tutti noi.
    Questo non solo per poter al meglio completare l’igiene orale domiciliare, ma soprattutto per prevenire le diverse malattie sistemiche che potrebbero colpirci andando avanti con l’età.
    E perché no… anche per goderci al massimo tutti i suoi benefici con risultati molto positivi e promettenti. 

    Dott.ssa Francesca Fanara

    Fonti:

    1. High-resolution taxonomic examination of the oral microbiome after oil pulling with standardized sunflower seed oil and healthy participants: a pilot study. Tim Griessl et al. Clin Oral Investig. 2021 May Fonte
    2. Oil pulling for maintaining oral hygiene – A review. Vagish Kumar L Shanbhag. J Tradit Complement Med. 2016. Fonte
    3. The effect of oil pulling with coconut oil to improve dental hygiene and oral health: A systematic review. Julian Woolley et al. Heliyon. 2020. Fonte
    4. Effect of oil pulling on plaque induced gingivitis: a randomized, controlled, triple-blind study. Sharath Asokan et al. Indian J Dent Res. Jan-Mar 2009. Fonte
    5. Efficacy of oil pulling therapy with coconut oil on four-day supragingival plaque growth: A randomized crossover clinical trial. Yasemin Sezgin et al. Complement Ther Med. 2019 Dec. Fonte
    6. Effect of oil pulling in promoting oro dental hygiene: A systematic review of randomized clinical trials. Oghenekome Gbinigie et al. Complement Ther Med. 2016 Jun. Fonte
    7. Oil pulling and importance of traditional medicine in oral health maintenance. Mustafa Naseem et al. Int J Health Sci (Qassim). Sep-Oct 2017. Fonte
    8. Comparison of the plaque regrowth inhibition effects of oil pulling therapy with sesame oil or coconut oil using 4-day plaque regrowth study model: A randomized crossover clinical trial. Yasemin Sezgin et al. Int J Dent Hyg. 2021. Fonte
    9. Systemic diseases and oral health. Mary Tavares et al. Dent Clin North Am. 2014 Oct. Fonte
    10. The Surgeon General’s report on oral health: implications for research and education. I Chen. N Y State Dent J. 2000 Nov. Fonte
    11. Effects of periodontal disease on glycemic control, complications, and incidence of diabetes mellitus. Robert J Genco et al. Periodontol 2000. 2020 Jun. Fonte
    12. The Role of Porphyromonas gingivalis Outer Membrane Vesicles in Periodontal Disease and Related Systemic Diseases. Zhiying Zhang et al. Front Cell Infect Microbiol. 2021. Fonte