Uno degli alimenti più utili e fraintesi : LE PATATE (dr Claudio Sauro)


Contrariamente a quello che si pensa le patate non sono controindicate nel diabete (e questo l’ho detto più volte), anche se hanno un indice glicemico alto, questo è compensato da un insieme di sostanze che neutralizzano gli effetti negativi dell’iperglicemia (anche se questa si manifesta molto raramente dopo l’assunzione di patate), intendo soprattutto cotte al vapore o lesse.

Le patate sono una delle fonti alimentari più comuni e importanti del pianeta, e contengono una ricchezza di benefici per la salute che le rendono ancora più essenziale come un elemento della dieta di base per gran parte della popolazione mondiale. Questi benefici per la salute includono:

  • la capacità di migliorare la digestione,
  • ridurre i livelli di colesterolo,
  • aumentare la salute del cuore,
  • proteggere da polipi del colon,
  • prevenire il cancro per un insieme di motivi,
  • gestire il diabete,
  • rafforzare il sistema immunitario,
  • ridurre i segni dell’invecchiamento,
  • proteggere la pelle,
  • aumentare la circolazione,
  • ridurre la pressione sanguigna,
  • mantenere l’equilibrio dei fluidi,
  • ridurre l’insonnia,
  • e aumentare la salute degli occhi.

La ragione per cui le patate si sono diffuse in tutto il mondo così rapidamente e sono state così ampiamente accettate è perché sono un deposito di energia e contengono minerali e composti organici essenziali.

Esse contengono soprattutto Vitamina C, e quasi tutto il complesso B (B1,B2, B3, B5, B9), una certa quantità di Vitamina A, ma soprattutto la Vitamina P.

Le patate contengono anche una notevole quantità di fibra. Questo stimola il movimento peristaltico, l’amido riduce la secrezione di succhi gastrici e quindi sono utili nelle gastriti e nell’ulcera gastrica e duodenale, aumentano la peristalsi intestinale (anche per la ricchezza di potassio), e favoriscono una flora probiotica intestinale regolarizzando quindi l’intestino.

Per le gastriti in particolare come per l’ulcera gastrica e duodenale si utilizzino le patate crude:

Ma lo loro ricchezza è soprattutto di certi minerali ed oligoelementi, esse assorbono dalla terra gli alimenti più indispensabili, in particolare il potassio, il magnesio il fosforo lo zinco il cromo ed il selenio.

Questi tre ultimi oligoelementi sono indispensabili per la prevenzione del diabete. Per questo le patate non sono controindicate nel diabete, favoriscono le cellule del Langherans (con lo zinco) ed aprono i recettori cellulari degli zuccheri (con il cromo ed il selenio).

Le patate sono un alimento basico, non tanto basico per il plasma ma per l’interno della cellula permettendo l’ingresso di alimenti basici come il potassio ed il magnesio. Si è vista la loro efficacia nello scorbuto, nelle forme reumatiche forse per la loro azione basica e per alcuni oligoelementi, ma soprattutto nell’infiammazione.

Penso che non lo sapevate, ma le patate sono dei potenti anti-infiammatori in tutte le forme di infiammazione. Pertanto, le persone che soffrono di artrite e gotta possono usare le patate per il loro impatto anti-infiammatorio, ma così pure nei tumori dove l’infiammazione è cronica.

Per la loro ricchezza di vitamine del complesso B, le patate favoriscono anche l’azione della Vitamina D (riboflavina, zinco, azione basica ecc). Sono stati condotti degli studi per la prevenzione del cancro.

Numerosi studi ormai (studi a ritroso) nelle popolazioni che hanno alla base un consumo di patate, hanno visto che c’è una relazione inversa fra sviluppo di cancro in genere ed il consumo di patate, tali studi hanno potuto evidenziare nei consumatori di patate una bassissima incidenza di diabete e di malattie coronariche e cardio vascolari.

Le patate inoltre contengono un composto chiamato quercetina, che ha dimostrato di avere un azione anti-cancro e anti-tumorale. Infine, gli elevati livelli di vitamina A e C entrambe hanno qualità antiossidanti in grado di proteggere il corpo dagli effetti devastanti del cancro.

Si è visto inoltre, che le patate contribuiscono ad un corretto funzionamento del cervello per la percentuale di amidi che vengono facilmente trasformati in glucosio, ma sicuramente anche per alcuni oligoelementi come lo zinco ed il cromo che permettono al glucosio di entrare nei neuroni.

Nelle malattie cardiache a parte le vitamine (complesso B, C), minerali e fibre, le patate contengono anche alcune sostanze chiamate carotenoidi (luteina, zeaxantina).

I carotenoidi sono sostanze benefiche per la salute del cuore e il funzionamento di altri organi interni.

Una curiosità:

nella medicina popolare il succo e la buccia di patate viene usato nel trattamento di ustioni, contusioni, distorsioni, problemi della pelle, ulcere, effetti di stupefacenti, il cancro alla prostata, cancro uterino, e la formazione di cisti.

SIA CHIARO LE PATATE DEVONO ESSERE SEMPRE MANGIATE BEN MATURE E MAI VERDI, E MAI QUANDO HANNO I GERMOGLI, perché IN TAL CASO CONTENGONO LA SOLANINA che può ESSERE ABBASTANZA TOSSICA, un altro punto che intendo sottolineare è CHE IL DIABETICO può CONSUMARE UNA PATATA E TROVARNE BENEFICI, MA MAI ABBUFFARSI DI PATATE, CHIARAMENTE GLI ECCESSI SOPRATTUTTO IN CASO DI DIABETE NON VANNO MAI BENE.

Lo stesso discorso si potrebbe fare per l’obeso, visto che anche in questo caso un limitazione può essere necessaria. Le patate sono il frutto più umile della terra ed hanno tante proprietà, certamente nei tumori il loro consumo deve essere integrato con quello di brassicacee , agliacee, crucifere, oltre che da molte altre cose.


 




Come combattere l’infiammazione cronica con alimentazione e rimedi naturali

Infiammazione Cronica

L’infiammazione a breve termine è una risposta immunitaria naturale e desiderabile. Aiuta infatti a circoscrivere ed eliminare lo stimolo lesivo che l’ha generata, impedendo che questo persista danneggiando l’ospite.

Tuttavia, quando si protrae per lungo tempo, l’infiammazione cronicizza diventando un fattore di rischio per diverse malattie 1, 2.

Conseguenze

Numerosi studi suggeriscono che l’infiammazione cronica di basso livello svolge un ruolo importante nell’insorgenza e nella gravità di malattie cardiache, cancro, sindrome metabolica, obesità, morbo di Alzheimer e varie altre malattie degenerative 3, 4, 5, 6.

In tutto il mondo, 3 persone su 5 muoiono a causa di patologie infiammatorie croniche come ictus, malattie respiratorie croniche, disturbi cardiaci, cancro, obesità e diabete 6.

Cause

Mentre l’infiammazione acuta è quasi sempre riconducibile a una causa evidente, in molti casi è difficile risalire alle cause di un’infiammazione cronica.

Tra le cause ben identificabili segnaliamo le malattie autoimmuni (come il lupus e l’artrite reumatoide), la cronicizzazione di un’infezione acuta e i disturbi autoinfiammatori (febbre mediterranea familiare). L’infiammazione cronica può verificarsi quando le persone sono obese o cronicamente sotto stress 7, 8. Inoltre, l’invecchiamento è associato a un aumento dei livelli di diverse molecole infiammatorie.

Anche l’alcool, l’eccessivo consumo di zuccheri o grassi trans, l’eccessiva esposizione solare, il fumo e l’esposizione cronica ad agenti tossici e irritanti (come la polvere di silice) possono causare infiammazione cronica.

6.

L’infiammazione cronica è anche correlata al naturale processo di invecchiamento. Le cellule senescenti, infatti, tendono ad assumere un fenotipo secretorio pro-ossidante e pro-infiammatorio.

Ruolo della Dieta

Anche la dieta svolge un ruolo cardine nel determinare lo stato infiammatorio dell’organismo.

Nutrienti e Alimenti
Pro-Infiammatori
Nutrienti e Alimenti
Anti-Infiammatori
Grassi Trans, Grassi Saturi, Eccesso di grassi Omega-6 in relazione all’apporto di Omega-3

  • Grassi Idrogenati
  • Margarine con grassi trans
  • Prodotti dolciari e di Pasticceria con grassi trans
  • Olio di palma
  • Grassi animali (sego, strutto, burro)
  • Consumo quasi esclusivo di oli di semi per condire (di mais, di girasole, di soia ecc.)
Grassi Omega-3 e Monoinsaturi

  • Olio di Semi di Lino
  • Oli di Pesce
  • Grassi del Pesce
  • Olio di Canapa
  • Olio di Perilla
  • Frutta secca oleosa (noci, mandorle, pistacchi ecc.)
  • Olio di Noce
  • Olio Extravergine di oliva
Alimenti di origine animale trasformati

  • Carne Trasformata (carne in scatola, salumi, insaccati)
  • Fast Food (hamburger, salsicce ecc.)
  • Salse a base di carne
Alimenti di origine vegetale

  • Frutta fresca di Stagione
  • Verdura fresca di Stagione
  • Cioccolato, rigorosamente fondente extra
  • Tè verde
  • Spezie
Zuccheri e Carboidrati Raffinati

  • Bevande zuccherate e succhi di frutta industriali
  • Dolciumi / Dessert
  • Snack industriali (cracker, salatini, patatine fritte)
  • Eccesso di carboidrati complessi ma altamente raffinati (pane, pasta, riso bianco, prodotti da forno, pizza ecc.)
Carboidrati Integrali

  • Pasta Integrale
  • Riso Integrale, parboiled o nero
  • Pane e altri prodotti da forno preparati con farine integrali
  • Alcool in Eccesso
Vino Rosso con Moderazione
Calorie in Eccesso Lieve deficit calorico (restrizione calorica moderata)

Per approfondire l’argomento, consigliamo la lettura dei nostri articoli:

L’infiammazione cronica può essere evidenziata da un aumento di alcuni marker nel sangue, tra cui la proteina C reattiva (PCR), l’omocisteina, il TNF-alfa e l’IL-6.

Sintomi

Di seguito elenchiamo alcuni dei segni e sintomi comuni che si sviluppano durante l’infiammazione cronica.

  • Infezioni frequenti.

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Omega-3, GLA, Boswellia, Olio CBD, Uncaria, Artiglio del Diavolo, Bromelina, Quercetina, e fra le Spezie: Curcuma e Curcumina, Zenzero, inoltre Vitamina D, Microalghe,Salice.

OMEGA 3

Omega-3

Esistono 3 tipi principali di acidi grassi omega-3:

EPA e DHA si trovano esclusivamente nei prodotti marini (alghe, pesce e prodotti della pesca). Buone fonti di ALA sono invece rappresentate da olio e semi di lino, olio di perilla, olio e semi di chia e olio di noci.

Gli omega-3 hanno dimostrato una potenziale utilità nel trattamento di patologie correlate a un meccanismo infiammatorio cronico e di malattie autoimmuni.

Innanzitutto, l’integrazione o una maggiore assunzione dietetica di omega-3 è associata a minori concentrazioni di diversi marker infiammatori, come PCR e IL-6 9, 10, 11, 12, 13.

Soprattutto l’olio di pesce (ricco di EPA e DHA) ha dimostrato potenziai benefici nella gestione di malattie come artrite reumatoide14, asma15, 16, diabete di tipo 1 e sclerosi multipla17, 18, 19, lupus eritematoso sistemico20, colite ulcerosa, morbo di Crohn e psoriasi21, 22, 23, 24.

Anche le fonti ricche di ALA, come olio di lino e olio di perilla, hanno dimostrato potenziali benefici nel ridurre l’infiammazione, sebbene l’olio di pesce ricco di EPA e DHA possa essere considerato un antinfiammatorio naturale più efficace 25, 26.

Dosi consigliate: 1-1,5 grammi di omega-3 da EPA e DHA al giorno, oppure 2-6 grammi al giorno di ALA.


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GLA /Acido Gamma Linoleico

GLA

L’acido gamma-linolenico (GLA) è ungrasso omega 6che si trova in alcuni oli di semi di piante, come l’olio di enotera, l’olio di ribes nero e l’olio di borragine.

Il corpo può convertire il GLA in sostanze chimiche antinfiammatorie 27.

Una revisione degli studi sulle applicazioni topiche di oli vegetali, segnala come l’olio di borragine abbia effetti sia antiossidanti che antinfiammatori, che possono essere utili per le persone con dermatite atopica 28.

In diversi piccoli studi, su un totale di quasi 600 persone, oli ricchi di GLA come quello di borragine (assunti per via orale) hanno contribuito a mantenere l’integrità della barriera cutanea e ridurre infiammazione, prurito, secchezza, disidratazione e danni da grattamento 29, 30, 31, 32, 33, 34, 35, 36, 37, 38, 39.

L’associazione di GLA (da olio di borragine o enotera) e olio di pesce (ricco di EPA) ha ridotto i sintomi dell’artrite reumatoide, l’uso di antidolorifici e il rischio di malattie cardiache in 4 studi su quasi 400 persone 40, 41, 42, 43.

Dosi consigliate: 1-3 grammi al giorno.


BOSWELLIA

Boswellia

La resina ottenuta dalla corteccia della Boswellia serrata è un antinfiammatorio naturale usato in medicina ayurvedica come rimedio per l’asma e le manifestazioni dolorose che colpiscono le articolazioni44.

Studi moderni suggeriscono che questo estratto riduce l’infiammazione bloccando l’enzima 5-lipossigenasi, agendo quindi in modo simile ai corticosteroidi 45, 46.

La boswellia è un promettente antinfiammatorio naturale contro l’artrite. In una meta-analisi di 260 pazienti con artrite reumatoide, 400 mg di estratto di boswellia hanno ridotto gonfiore, dolore e rigidità.

I pazienti sono stati anche in grado di ridurre l’assunzione di farmaci antinfiammatori (FANS) e hanno richiesto meno trattamenti di emergenza 47.

In 102 pazienti con malattia di Crohn, gli effetti di un estratto di boswellia sono risultati paragonabili al trattamento standard (mesalazina), con un rapporto rischio-beneficio superiore 46.

Il 70% dei pazienti con asma ha mostrato un miglioramento durante l’assunzione di 300 mg di estratto di boswellia 3 volte al giorno, rispetto al 27% osservato nel gruppo placebo 44.

Dosi consigliate: il dosaggio medio suggerito è di 300-400 mg 3 volte al giorno (dose totale quotidiana 900-1.200mg), ma può variare in relazione alla titolazione dell’estratto.

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OLIO CBD

Olio CBD

I cannabinoidi (CBD e THC) si legano ai recettori degli oppioidi e dei cannabinoidi, riducendo l’infiammazione e rilasciando endorfine che possono ridurre il dolore 48.

L’olio di canapa ad uso alimentare viene estratto dai semi e contiene solo tracce ditetraidrocannabinolo (THC) e cannabidiolo (CBD).

Oli speciali ad alto contenuto di CBD sono ottenuti da foglie, fusti e fiori, e usati come rimedio alternativo per migliorare il dolore cronico, l’ansia, i disturbi del sonno e come farmaco nel trattamento di alcune forme di epilessia 49.

A differenza del THC, il CBD è privo di attività psicoattiva e non crea assuefazione.

Una revisione scientifica ha concluso che i cannabinoidi hanno ridotto in modo forte e sicuro vari tipi di dolore cronico: neuropatico, da artrite, da fibromialgia, da HIV e dolore da sclerosi multipla 50.

Un’altra revisione di 16 studi ha trovato prove significative dei benefici del CBD per le persone con dolore cronico51.

Dosi consigliate: i dosaggi di CBD usati negli studi variano ampiamente in base all’indicazione clinica, da meno di 5 mg/die a oltre 100 mg/die.

UNCARIA

Uncaria

L’uncaria è un altro potenziale antinfiammatorio naturale, con le prove più forti che provengono da studi sull’artrosi e l’artrite reumatoide.

In uno studio su 45 persone con artrosi del ginocchio, l’assunzione di 100 mg di estratto di uncaria per 4 settimane ha ridotto il dolore durante l’attività fisica. Tuttavia, non vi è stato alcun cambiamento nel dolore a riposo o nel gonfiore al ginocchio 52.

Durante una ricerca su 40 pazienti affetti da artrite reumatoide, l’estratto di uncaria (60 mg) combinato con i farmaci convenzionali (sulfasalazina/idrossiclorochina) ha ridotto il numero di articolazioni doloranti 53.

In un altro studio su 95 persone, un integratore alimentare con 300 mg di estratto di uncaria e 1500 mg di maca ha migliorato il dolore articolare, la rigidità e la funzione articolare, con la stessa efficacia della glucosamina solfato. Inoltre, i partecipanti avevano bisogno di farmaci antidolorifici meno frequentemente 54.

Si pensa che l’uncaria riduca l’infiammazione nel corpo, alleviando anche i sintomi dell’artrite reumatoide 55. In effetti, ha ridotto l’infiammazione e il dolore nei ratti con artrite 56.

Il suo principio attivo mitrafilina, ad esempio, inibisce NF-kB e blocca il rilascio di molecole infiammatorie come IL-1, IL-4 e IL-17 e TNF-alfa, con un meccanismo d’azione simile a quello del prednisone 57, 58, 59.

Dosi consigliate: gli studi clinici hanno utilizzato dosi comprese tra 60 e 350 mg di estratto di uncaria al giorno. Il dosaggio può essere suddiviso in 2-3 dosi quotidiane.

Estratto di Uncaria Giorgini


ARTIGLIO DEL DIAVOLO
Artiglio del Diavolo

Un estratto acquoso essiccato di Harpagophytum procumbens ha prodotto una significativa attività analgesica dose-dipendente e anti-infiammatoria nei ratti trattati a dosi di 5 e 10 mg/kg 60.

Diversi meccanismi d’azione sembrano sostenere la potenziale attività di questo antinfiammatorio naturale 61:

  • inibizione delle metalloproteinasi della matrice e dell’elastasi (che degradano le componenti della cartilagine articolare).

Diversi studi clinici hanno dimostrato che vari estratti di artiglio del diavolo (equivalenti a 50-60 mg di arpagoside al giorno, somministrati per un periodo variabile tra 8 e 16 settimane) hanno migliorato significativamente il quadro clinico di soggetti con artrosi del ginocchio e dell’anca62, 63, 64.

L’artiglio del diavolo sembra anche particolarmente efficace nel trattamento delle esacerbazioni acute del dolore lombare cronico aspecifico (lombalgia) 65.

Dosi consigliate: estratti acquosi o etanolici che apportino 60-100mg di arpagoside al giorno 66.

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Assumere 50 gocce 2 o 3 volte al giorno in acqua, thè o succo. La confezione è sufficiente per circa 15 giorni.

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BROMELINA

Bromelina

La bromelina è un enzima presente negli ananas, in particolare nel loro gambo. Secondo studi cellulari, la bromelina blocca gli enzimi e le molecole che alimentano l’infiammazione (COX-2, PGE-2, IL-1beta, INF-alfa, IL-6 e TNF-alfa) 68.

In 77 pazienti con artrite reumatoide o artrosi, la bromelina (400 mg) ha migliorato i sintomi generali, ridotto la rigidità articolare e migliorato la funzione fisica 69.

La bromelina ha anche ridotto l’edema dei tessuti, il dolore e la rigidità articolare in 2 studi clinici su 117 persone con osteoartrosi del ginocchio. In uno di questi studi, è risultata efficace quanto il diclofenac, un farmaco antinfiammatorio 70, 71.

Diversi studi hanno dimostrato che la bromelina può ridurre l’infiammazione, il gonfiore, i lividi e il dolore che si verificano dopo l’intervento chirurgico 72.

Dosi consigliate: dai 200 ai 2000mg al giorno lontano dai pasti 4.

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QUERCETINA

Quercetina

La quercetina è un antiossidante e antinfiammatorio naturale che si trova in vari alimenti, tra cui mele, cipolle, tè, bacche, capperi e vino rosso.

Secondo studi preliminari, la quercetina può aiutare a ridurre l’infiammazione, ma le prove sono limitate 73, 74.

Uno studio di 8 settimane su 50 donne con artrite reumatoide ha osservato che i partecipanti che hanno assunto 500 mg di quercetina al giorno hanno sperimentato una significativa riduzione della rigidità e del dolore articolare al mattino e post-attività 75.

Mostravano anche ridotti marcatori dell’infiammazione, come il TNFα, rispetto alle pazienti che avevano ricevuto un placebo.

Dosi consigliate: 500-1.000 mg al giorno 76.

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VITAMINA D

Vitamina D

Diverse indagini hanno stimato che dal 20 all’80% delle persone negli Stati Uniti, Canada, Messico, Europa, Medio Oriente e Asia hanno una carenza di vitamina D 88, 89, 90. La vitamina D è un potente modulatore del sistema immunitario e livelli ematici normali aiutano a ridurre l’infiammazione e l’autoimmunità nel corpo.

La vitamina D ha infatti dimostrato di ridurre la secrezione di citochine pro-infiammatorie (IL-1, IL-2, IL-6, IL-8, IL-17, TNF-α, IFN-γ e IL-12) 91, 92, 93, 94 e di aumentare quella di citochine anti-infiammatorie (IL-10 e IL-4) 95, 93, 96, 97.

L’integrazione di vitamina D ha una potenziale utilità in un’ampia gamma di squilibri immunitari, malattie infettive e autoimmuni 98

la carenza di vitamina D è più comune nelle persone con disordini autoimmuni e infiammatori, tra cui sclerosi multipla, psoriasi e artrite reumatoide. Anche le persone con tendenze allergiche tendono a essere più spesso carenti 99.

Alcuni ricercatori pensano che le persone con livelli più alti di vitamina D – come coloro che prendono molto sole e mangiano molto pesce azzurro (che rappresenta uno dei pochi alimenti ricchi di vitamina D) – siano meglio protetti contro una serie di malattie infiammatorie.

Dosi consigliate: da 2000 UI (dalla nascita fino ai 2 anni), poi 4.000 UI fino ai 18 anni, e poi 10.000 UI di vitamina D3 al giorno, in relazione all’età e ai livelli ematici di vitamina D. OPPURE SECONDO PARERE DEL VOSTRO MEDICO

MICROALGHE

Microalghe

Le microalghe, come la clorella, la spirulina e la klamath, sono ricche di micronutrienti con attività antiossidante e antinfiammatoria 100, 101. Vantano anche un buon contenuto dell’omega-3 acido alfa-linolenico (ALA), che come abbiamo visto risulta utile per attenuare l’infiammazione 102.

Ad esempio, sono ricche di clorofilla e ficocianine, inclusa la ficocianina-C. Questi fitonutrienti hanno dimostrato di esibire una potente attività antiossidante e antinfiammatoria103, 102.

La ficocianina-C, in particolare, può combattere i radicali liberi e inibire la produzione di molecole di segnalazione infiammatoria, producendo effetti antiossidanti e antiflogistici 104, 105, 102.

Quando alle persone con diabete sono stati somministrati 8 grammi di spirulina al giorno per 12 settimane, i loro livelli di MDA (un marker di infiammazione) sono diminuiti 106.

Dosi consigliate: 3-10 grammi al giorno.

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SALICE

Salice

Padre della moderna aspirina, questo antinfiammatorio naturale concentra nella propria corteccia sostanze dotate di azione antidolorifica, antipiretica e antinfiammatoria. In particolare, la corteccia di salice bianco (Salix alba) contiene salicina, lo stesso composto da cui deriva l’aspirina (acido salicilico)107, 108.

La salicina assunta tramite la corteccia del salice bianco viene convertita in acido salicilico dal fegato e si ritiene che abbia meno effetti collaterali rispetto all’aspirina109. Vari studi randomizzati e controllati con placebo hanno confrontato la corteccia di salice bianco con farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), dimostrando un’efficacia paragonabile 109.

Dosi consigliate: la monografia dell’EMA suggerisce dosi da 393 a 786 mg di estratti secchi titolati al 15% in salicina, fino a 2 volte al giorno, per una dose quotidiana totale da 393 a 1572 mg 110.


Spezie

Tra gli antinfiammatori naturali più studiati rientrano indubbiamente le spezie, come:

  • Curcuma
  • Basilico
  • Timo
  • Chiodi di garofano
  • Origano
  • Rosmarino
  • Ginger (zenzero)
  • Cannella
  • Peperoncino.

CURCUMA

Curcuma e Curcumina

La curcumina è il principale componente attivo della curcuma, da sempre oggetto di ricerche per i suoi effetti anti-infiammatori.

In uno studio clinico su oltre 100 persone con diabete di tipo 2 o sindrome metabolica, una combinazione di curcumina e piperina ha prodotto interessanti effetti antinfiammatori (riducendo i livelli di proteina C reattiva) 77.

Una combinazione simile ha ridotto l’infiammazione (diminuendo i livelli di IL4, IL-6 e PCR) in uno studio clinico su 40 persone con artrosi del ginocchio78.

In uno studio su 45 pazienti con artrite reumatoide, 500 mg di curcumina al giorno hanno migliorato la dolorabilità, il gonfiore articolare e altri sintomi meglio di un farmaco antinfiammatorio 79.

In 241pazienti con febbre da fieno, 500 mg di curcumina hanno migliorato i sintomi infiammatori (starnuti, prurito, naso che cola e congestione) dopo 2 mesi di integrazione 80.

Durante una ricerca su 89 pazienti con colite ulcerosa, 1 g di curcumina in aggiunta ai farmaci tipici (sulfasalazina o mesalamina) ha ridotto i tassi di ricaduta 81.

Dosi consigliate: 500-1000 mg di curcumina al giorno, meglio se in associazione a piperina. Sono state studiate dosi fino a 10 grammi al giorno e sono considerate sicure, ma possono causare effetti collaterali digestivi 82.

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ZENZERO

Zenzero

Lo zenzero sembra esibire proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche, particolarmente utili per alleviare i dolori articolari associati all’artrosi.

Durante uno studio su 64 pazienti con diabete di tipo 2, l’integrazione di zenzero ha ridotto i marcatori dell’infiammazione come TNF-alfa e PCR 83.

In due studi su 267 pazienti con artrosi, l’estratto di zenzero (250 e 255 mg) ha ridotto il dolore al ginocchio 84, 85.

In un piccolo studio, i partecipanti hanno assunto un estratto di zenzero (340 mg) per 4 settimane, beneficiando di un effetto antidolorifico analogo a quello del farmaco antinfiammatorio diclofenac, ma senza i noti effetti collaterali a livello gastrico.

Tuttavia, questo studio aveva un campione di piccole dimensioni e ha testato gli effetti dello zenzero in un breve periodo di tempo. Sono necessari studi su larga scala a lungo termine per meglio definire le proprietà di questo antinfiammatorio naturale 86.

Dosi consigliate: 1-2 grammi al giorno 87.

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L’Acido Butirrico nutre le cellulle del colon ed è adatto agli intolleranti al latte

 

L’acido butirrico
È utile specialmente in queste patologie:

  • Malattie Infiammatorie intestinali
  • Cancro al Colon
  • Sindrome dell’intestino irritabile
  • Glicemia e insulina
  • Diverticolosi del Colon
  • Sovrappeso e Obesità

Che Cos’è l’Acido Butirrico

L’acido butirrico è un acido grasso a corta catena, talvolta indicato come acido butanoico. Si trova in piccole quantità in alcuni alimenti (soprattutto latticini) e nel corpo umano viene prodotto nell’intestino crasso dai batteri residenti.

Nonostante il cattivo odore, rancido e pungente, l’acido butirrico è un prezioso alleato della salute umana. Rappresenta infatti un’importante fonte di energia per i colonociti (le cellule del colon) e tende a migliorare il sistema immunitario e la salute generale dell’intestino.

Le ricerche suggeriscono che l’acido butirrico e gli altri acidi grassi a corta catena potrebbero anche ridurre il rischio di malattie intestinali, diabete di tipo 2, obesità, malattie cardiache e altre condizioni 1.

Alimenti Ricchi di Acido Butirrico

altri prodotti lattiero-caseari in minori quantità, così come gli oli vegetali.

Quando l’alimento invecchia o è mal conservato, i gliceridi vengono idrolizzati con liberazione di acidi grassi liberi ed è proprio la liberazione di acidi grassi a corta catena (quali l’acido propionico e l’acido butirrico) a conferire all’alimento irrancidito un odore e un sapore molto sgradevoli.

probiotici) metabolizzano la fibra alimentare. Facendo un paragone, la quantità di acido butirrico prodotta nell’intestino è di gran lunga superiore a quella introdotta con la dieta.

Pertanto, il consumo di alimenti ricchi di fibre, come frutta, verdura e legumi, è collegato a un aumento degli acidi grassi a corta catena nell’intestino 2.

Integratori

Butirrato

L’acido butirrico è disponibile come integratore sottoforma di butirrato di sodio o di calcio. La moderna tecnologia di microincapsulazione consente al principio attivo di raggiungere l’intestino tenue e crasso, dove si dissocia facilmente in sodio (o calcio) e acido butirrico.

Per espletare al meglio le sue funzioni, è preferibile che l’acido butirrico si trovi nella forma legata al sodio (butirrato di sodio), grazie all’elevata lipofilicità e capacità di scambio cellulare.

Prebiotici

Alcuni tipi di fibre sono più efficaci di altri nell’aumentare la produzione di acidi grassi a catena corta nel colon 3, 4.

Quali sono gli alimenti più indicati da cui ricavare gli acidi grassi a corta catena?

Gli alimenti naturalmente ricchi di acidi grassi a corta catena sono quelli ricchi in fibra come la frutta, la verdura e i legumi. Ovviamente anche i prodotti a base di grassi come il burro, ma ancor meglio il Ghee, sono un ottimo modo di introdurre questi nutrienti. Ad ogni modo ecco gli alimenti che contribuiscono di più alla loro sintesi:

  • Inulina: ne contengono quantità importanti carciofi, aglio, topinambur, porri, cipolle, frumento, segale e asparagi.
  • Fruttooligosaccaridi (FOS): i FOS si trovano in vari frutti e verdure, tra cui banane, cipolle, aglio e asparagi.
  • Pectina: buone fonti di pectina includono mele, albicocche, carote e arance.
  • Gomma di guar: la gomma di guar può essere estratta dai fagioli di guar (Cyamopsis tetragonoloba), che sono legumi.
  • Tutti i tipi di aceto non pastorizzato;
  • Grassi: i grassi vengono convertiti in acidi grassi a corta catena nell’intestino tenue. Il migliore veicolo per gli SFCA è il Ghee, naturalmente ricco di acidi grassi a catena corta, immediatamente disponibili.

A Cosa Serve

La fermentazione delle fibre prebiotiche nel colon produce acidi grassi saturi a corta catena (SCFA), in particolare acido butirrico, acido acetico e acido propionico. Questi acidi grassi rappresentano il principale substrato energetico per le cellule che costituiscono la mucosa del colon, di cui contribuiscono a mantenere l’integrità funzionale. I principali benefici per la salute dell’acido butirrico e degli altri SCFA dipendono proprio dalla capacità di fornire energia alle cellule del colon.

L’acido butirrico fornisce alle cellule del colon circa il 70% del loro totale fabbisogno energetico 5.

Perché la Salute della Mucosa Intestinale è Importante

La mucosa intestine presenta numerosissime estroflessioni a forma di dita, note come villi intestinali, importantissime per aumentare la superficie assorbente dell’organo.

stretta coesione tra queste cellule. Nella mucosa intestinale, le cellule dell’epitelio (strato più esterno) risultano strettamente unite le une alle altre da tight junctions e desmosomi.

In una mucosa intestinale sofferente, possono crearsi delle brecce (aumento della permeabilità) e attraverso queste aperture possono penetrare nell’organismo proteine dal forte potenziale antigenico, tossine e patogeni. Una mucosa intestinale efficace e sana rappresenta quindi un presupposto fondamentale per la buona salute non solo dell’intestino, ma dell’intero organismo.

In effetti, numerose ricerche scientifiche hanno chiamato in causa le alterazioni della mucosa intestinale e della flora batterica locale per spiegare l’origine di svariate patologie intestinali ed extraintestinali.

Tra queste malattie rientrano sindrome del colon irritabile, malattie infiammatorie intestinali, allergie alimentari, intolleranze specifiche, asma, malattie autoimmuni, obesità, sindrome metabolica, atopia e allergie di varia natura.

Benefici, Studi, Proprietà

Il butirrato esercita effetti potenziali su una varietà di funzioni della mucosa del colon, come l’inibizione dell’infiammazione e della carcinogenesi, rinforzando la barriera intestinale e riducendo lo stress ossidativo.

Inoltre, il butirrato può promuovere la sazietà.

Malattie Infiammatorie intestinali

A causa delle sue proprietà anti-infiammatorie, il butirrato è potenzialmente utile per trattare la colite ulcerosa e la malattia di Crohn, che sono i due principali tipi di malattia infiammatoria intestinale.

Studi sui topi hanno dimostrato che gli integratori di butirrato riducono l’infiammazione intestinale e che gli integratori di acetato hanno benefici simili.

Inoltre, livelli più bassi di acidi grassi a catena corta sono stati collegati a un peggioramento della colite ulcerosa 6, 7.

Anche gli studi sull’uomo suggeriscono che gli acidi grassi a catena corta, specialmente il butirrato, possono migliorare i sintomi della colite ulcerosa e del morbo di Crohn 8, 9, 10, 11.

  • Uno studio condotto su 22 pazienti ha rilevato che il consumo di 60 grammi di crusca d’avena (corrispondente a 20 g di fibre alimentari), ogni giorno per 3 mesi ha aumentato la concentrazione di butirrato fecale del 36% e ha migliorato i sintomi della colite ulcerosa 8.
  • In un altro piccolo studio, i ricercatori hanno dato a 13 pazienti con malattia di Chron 4 grammi di acido butirrico al giorno per 8 settimane. Alla fine del, 9 dei 13 partecipanti avevano migliorato i sintomi della malattia 9.
  • Nei pazienti con colite ulcerosa, un clistere di acidi grassi a catena corta, due volte al giorno per 6 settimane, ha contribuito a ridurre i sintomi del 13% 12.
  • Cancro al Colon

    Gli acidi grassi a catena corta possono svolgere un ruolo chiave nella prevenzione e nel trattamento di alcuni tumori, principalmente il cancro del colon 13, 14, 15.

    D’altronde, diversi studi osservazionali suggeriscono un legame tra diete ricche di fibre e un ridotto rischio di cancro al colon. Gli esperti suggeriscono che la produzione di acidi grassi a catena corta potrebbe essere parzialmente responsabile di questo effetto protettivo 16, 17.

    La maggior parte della ricerca sulla capacità dell’acido butirrico di prevenire o curare il cancro al colon è stata condotta su animali o cellule isolate.

    In uno studio, i ricercatori hanno scoperto che il butirrato di sodio ha bloccato la crescita delle cellule tumorali del colon-retto. Lo stesso studio ha anche scoperto che il butirrato ha aumentato il tasso di morte cellulare 18.

    In uno studio, i topi con una dieta ricca di fibre, il cui intestino conteneva batteri produttori di butirrato, hanno ottenuto il 75% in meno di tumori rispetto ai topi che non avevano i batteri 19.

    È interessante notare che la sola dieta ricca di fibre – in assenza di batteri che producono butirrato – non ha effetti protettivi contro il cancro del colon 19.

    I topi con una dieta ricca di fibre che avevano batteri produttori di butirrato nelle loro viscere hanno infatti avuto il 75% in meno di tumori del colon rispetto ai topi alimentati con la stessa dieta ma privi di batteri.

    Sindrome dell’intestino irritabile

    Alcune ricerche suggeriscono che l’assunzione di integratori di acido butirrico può essere utile nel trattamento della sindrome dell’intestino irritabile (IBS).

    In uno studio RCT, 66 adulti con sindrome dell’intestino irritabile hanno ricevuto una dose giornaliera di 300 mg di butirrato di sodio o un placebo. Dopo 4 settimane, i partecipanti hanno riportato un dolore addominale significativamente inferiore rispetto al placebo 30.

    31.

    32.

    I pazienti sono stati divisi in due gruppi: il gruppo di controllo (29 pazienti) è stato assegnato al trattamento standard, mentre il gruppo di studio ha ricevuto butirrato di sodio (300 mg al giorno) in aggiunta al trattamento standard. Dopo 6 settimane, è stato osservato un miglioramento statisticamente significativo nel gruppo di studio per i sintomi del colon irritabile (come gravità del disagio e del dolore, dei disturbi dell’alvo, gravità della flatulenza e altri sintomi gastrointestinali e associati). Inoltre, è stato ottenuto un miglioramento significativo nella valutazione soggettiva della qualità della vita in tutti i pazienti trattati con butirrato di sodio.

    Glicemia e insulina

    Le persone con diabete di tipo 2 hanno spesso basse concentrazioni di batteri che producono acido butirrico nell’intestino 33.

    Studi sugli animali hanno dimostrato che l’aumento dell’assunzione di fibre alimentari può migliorare la sensibilità all’insulina e ridurre il rischio di obesità 34.

    Anche numerosi studi sull’uomo hanno riportato associazioni tra assunzione di fibre fermentabili e miglioramento del controllo della glicemia e della sensibilità all’insulina 35, 36.

    Negli studi sugli animali, gli integratori di acetato e propionato hanno migliorato i livelli glicemici nei topi diabetici e nei ratti normali 37, 38, 39.

    Uno studio clinico ha scoperto che gli integratori di propionato hanno ridotto la glicemia, ma in un altro studio gli integratori di acidi grassi a catena corta non hanno influenzato in modo significativo il controllo della glicemia nelle persone sane 40, 41.

    Uno studio di revisione ha comunque rilevato che il butirrato ha aiutato a controllare la glicemia sia negli animali che negli esseri umani con diabete di tipo 2 11.

    Diverticolosi del Colon

    In uno studio clinico prospettico randomizzato, 73 pazienti con diverticolosi sono stati assegnati al gruppo di controllo e a quello di studio.

    Il gruppo di studio ha ricevuto butirrato di sodio alla dose di 300 mg/die (2×150 mg), con un esame di follow-up dopo 12 mesi.

    I pazienti nel gruppo di studio hanno dichiarato una diminuzione della frequenza dei sintomi clinici della diverticolosi e una riduzione significativa della sensazione di disagio e dolore addominale rispetto al gruppo placebo 42.

    Sovrappeso e Obesità

    Studi su animali e in provetta indicano che gli acidi grassi a catena corta possono aiutare a prevenire e curare l’obesità.

    Ad esempio, dopo un trattamento di 5 settimane con butirrato, i topi obesi hanno perso il 10,2% del loro peso corporeo iniziale, mentre il grasso corporeo si è ridotto del 10% 43.

    Nei ratti diabetici, gli integratori di acetato hanno ridotto l’accumulo di lipidi nel tessuto adiposo, protetto il fegato dall’accumulo di grasso e migliorato la tolleranza al glucosio 44.

    In uno studio condotto su 118 persone in sovrappeso, gli integratori di fibre che producono butirrato hanno portato a una riduzione del peso corporeo e del BMI 51.

    In una ricerca su 12 uomini, gli acidi grassi a corta catena somministrati direttamente nel colon hanno aumentato la quantità di grasso bruciato e l’energia spesa 52.

    Sono comunque necessari ulteriori studi sull’uomo.


    Dosi e Modo d’Uso

    Al momento, non ci sono linee guida sulla quantità di acido butirrico da usare come integratore. Le attuali dosi standard di acido butirrico vanno da 150 a 300 mg al giorno 53. Si consideri a tal proposito che nell’intestino umano vengono prodotti quotidianamente da 1 a 10 grammi di butirrato 53.

    Risultati clinici molto buoni con alte dosi di butirrato (2.000 mg/die) sono stati ottenuti in pazienti con malattia di Crohn da lieve a moderata 9. Anche a dosi elevate (fino a 4 grammi al giorno) non sono state osservate reazioni avverse o effetti collaterali ed è stata sottolineata una buona tolleranza al butirrato orale.

    Effetti Collaterali e Controindicazioni

    Non sono noti fenomeni di ipersensibilità o interazione con altri medicinali. In caso di sintomatologia avversa consultare il medico.

    Fonte Magazine X115

    Una ottima fonte di Acido Butirrico è il Burro Ghee conosciuto anche come burro chiarificato, ma hanno una differenza nella preparazione, anche se entrambi hanno la caratteristica di avere eliminato la caseina ed il lattosio, quindi indicato per gli intolleranti ai latticini.

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    Gli acidi grassi a corta catena (SCFA) sono prodotti dalla flora batterica dell’intestino.

    Essi sono la principale fonte di nutrimento per tutte le cellule che lo costituiscono.

    Essi possono contribuire a ridurre il rischio di disturbi infiammatori importanti come il diabete di tipo 2, l’obesità, le malattie cardiache e molte altre patologie.

    Cosa sono gli acidi grassi a corta catena?

    Sono molecole caratterizzate da meno di 6 atomi di carbonio (C). Vengono prodotti attraverso la fermentazione della microflora batterica partendo dai macronutrienti e donano forza e resistenza a tutto il tessuto che riveste l’intestino. Sono così importanti e fondamentali per l’organismo che, anche se prodotti in eccesso, sono una delle riserve energetiche sulle quali esso può contare (10% circa del fabbisogno calorico giornaliero). Gli SCFA sono disinfiammanti e sono coinvolti anche nella metabolizzazione di importanti nutrienti come i carboidrati e i grassi. Il 95% degli acidi grassi a corta catena sono rappresentati da:

    • Acido Valerico (5 atomi di carbonio).

    Il Propionico è coinvolto principalmente nella produzione di glucosio nel fegato, mentre l’Acetico e il Butirrico sono incorporati negli altri acidi grassi e nel colesterolo. Il quantitativo di acidi grassi a disposizione dipende da molti fattori, tra cui il numero dei microorganismi presenti nell’intestino (microbiota intestinale), la qualità cibo e il tempo che quest’ultimo impiega per viaggiare lungo il digerente.

    Acidi grassi a corta catena e i disturbi della digestione

    Gli SCFA possono contribuire a migliorare alcuni disturbi legati al processo digestivo dei nutrienti.

    Ad esempio il butirrato, come detto sopra, ha un effetto antinfiammatorio sull’intestino, rendendo più efficaci tutte le azioni volte a demolire e a trasformare il cibo.

    I batteri intestinali convertono l’amido e la pectina in acidi grassi a corta catena: è dimostrato, infatti, che assumerli riduce, ad esempio, la diarrea nei bambini.

    Anche la celiachia, la colite ulcerosa, il morbo di Crohn e la Sindrome dell’Intestino Permeabile, principali patologie intestinali croniche di natura infiammatoria (MICI – in inglese IBD Inflammatory Bowel Disease), vengono trattate, con ottimi risultati, attraverso l’impiego dell’acido butirrico.

    Studi su animali hanno dimostrato che sia il butirrato che l’acetato riducono l’infiammazione dell’intestino.

    Per contro, bassi livelli di acidi grassi a corta catena vengono relazionati con il peggioramento di coliti ulcerose e celiachia.

    Anche sull’uomo, studi recenti, hanno dimostrato e confermato che gli SCFA, in particolar modo il butirrato, possono migliorare i sintomi della colite ulcerosa, della celiachia e del morbo di Crohn.

    In particolare si è scoperto che gli alimenti ricchi di butirrato, unitamente a integrazione di particolari probiotici, portano a miglioramenti clinici e remissione nel 53% dei pazienti affetti dal morbo di Crohn.

    Per i pazienti con colite ulcerosa e celiachia, un enteroclisma di acidi grassi a corta catena, due volte al giorno per 6 settimane, aiuta a ridurre i sintomi del 13%.

    Acidi grassi a corta catena e cancro al Colon

    Gli acidi grassi a corta catena hanno un ruolo chiave nella prevenzione e nel trattamento di alcuni tipi di cancro, principalmente in quello del Colon.

    Studi di laboratorio dimostrano che proprio il butirrato aiuta le cellule del colon a rimanere sane, impedendo la crescita delle cellule tumorali e incoraggiando la distruzione delle cellule cancerogene.

    Numerose osservazioni scientifiche trovano una connessione diretta tra alimentazione e ridotto rischio di cancro al Colon.

    Molti esperti presuppongono che la produzione di acidi grassi a corta catena possa essere, in buona misura, responsabile di tale fenomeno.

    Processo riscontrato e verificato anche sugli animali.

    I topi con una dieta ricca in fibre un intestino colonizzato da batteri che producevano butirrato, ad esempiohanno avuto il 75% in meno di tumori rispetto ai topi che non ne avevano.

    Tali ricerche hanno dato modo di giungere ad un’importante e fondamentale conclusione:

    • la sola dieta ricca di fibre (senza i batteri che le trasformano) non ha effetti protettivi contro il cancro al Colon.
    • Allo stesso modo una dieta povera in fibre (anche in presenza di batteri che favoriscono la produzione di acidi grassi) è anch’essa inefficace.
    • In altre parole è la “sinergia” tra alimentazione ricca di fibre e corretta qualità di batteri intestinali a rendere l’organismo molto più forte e sano.

    Fonte Veroghì Blog




Niacina ed Omega3 per 12 settimane ha abbassato la Lipoproteina(a)

In esame oggi lo studio sugli effetti della Niacina a rilascio prolungato in combinazione con integratori di acidi grassi Omega 3 nel trattamento delle lipoproteine elevate (a)

Obbiettivo.
Sfondo.
La lipoproteina (a) si accumula nelle lesioni aterosclerotiche e promuove la crescita delle cellule muscolari lisce ed è sia aterogenica che trombogenica. Non sono stati precedentemente riportati studi clinici sulla terapia di combinazione per la riduzione della Lp(a).

Metodi.
Risultati.
Conclusioni.
Le Fasi del Metodo:

  • I pazienti hanno inizialmente iniziato il trattamento con niacina a rilascio prolungato (Niaspan) a 500 mg al giorno e titolato con incrementi di 500 mg a settimana fino al raggiungimento della dose target di 2 g.
  • Ai pazienti è stato chiesto di mangiare un piccolo spuntino a basso contenuto di grassi e di assumere aspirina con rivestimento enterico 325 mg 30-45 minuti prima di assumere niacina per contribuire a ridurre al minimo i sintomi delle vampate di calore.
  • Dopo aver titolato il niaspan a 2 g al giorno, ai soggetti è stato fornito materiale di lettura relativo alla dieta mediterranea e sono stati incoraggiati a implementare il più possibile lo stile alimentare mediterraneo.
  • omega 3FA, una compressa per via orale, tre volte al giorno. Le capsule di olio di pesce contenevano 600 mg di EPA e 240 mg di DHA per capsula. (totale 3.200 mg/giorno)
  • Dopo 12 settimane di terapia con 2 g di niacina a rilascio prolungato, integratori di omega 3FA e implementazione della dieta mediterranea, sono state ottenute le concentrazioni sieriche finali di Lp(a).
  • Discussione

    Questo studio serve come primo passo nella valutazione dell’efficacia della terapia combinata niacina/olio di pesce sulla riduzione dei valori di Lp(a). Abbiamo dimostrato una riduzione significativa della Lp(a) utilizzando un regime combinato di niacina a rilascio prolungato, omega-3FA e la dieta mediterranea. Sulla base del nostro studio pilota, potrebbe esserci una relazione lineare tra il livello basale di Lp(a) e il beneficio osservato nella terapia di combinazione, con livelli basali di Lp(a) superiori a 200 nmol/L che ottengono il beneficio maggiore.

    Inoltre, ci sono alcuni pazienti che non sono in grado di tollerare questa terapia, come evidenziato dal ritiro di due pazienti dallo studio. Nonostante queste limitazioni, lo studio ci ha fornito una visione dell’efficacia della terapia con olio di pesce con niacina nel trattamento della Lp(a) oltre i dati aneddotici.

    Conclusioni

    Il nostro studio pilota dimostra che una riduzione statisticamente significativa dei livelli di Lp(a) può essere ottenuta con la terapia di combinazione. Ciò funge da base per futuri studi prospettici randomizzati più ampi per affrontare in modo specifico la riproducibilità dei nostri dati e la correlazione di tale riduzione con gli esiti cardiovascolari.

    Fonte Hindawi Febbraio 2010


    Come agisce la Niacina per abbassare Trigliceridi e Colesterolo?

    inibisce la lipolisi, riducendo in questo modo la mobilizzazione degli acidi grassi liberi e il loro trasporto al fegato. Il tutto si traduce in una ridotta disponibilità degli acidi grassi necessari per la sintesi epatica di trigliceridi cui consegue una minor produzione di lipoproteine destinate al loro trasporto (le VLDL). Poiché le VLDL sono le precorritrici delle LDL (anche note come colesterolo cattivo), grazie alla riduzione della sintesi delle prime, la niacina porta ad una diminuzione della sintesi delle seconde.

    incremento dei livelli di queste lipoproteine cosiddette “colesterolo buono”.


    Niacina: Le Meravigliose Proprietà Curative della Vitamina B3

     

     


     




Le proprietà e gli usi del KUZU: allevia gastriti ed è addensante in cucina

Il Kuzu è una pianta selvatica rampicante originaria del Giappone, che dispone di moltissime proprietà benefiche. Essa viene utilizzata prevalentemente per ridurre i sintomi della dipendenza da alcool e da nicotina.

Cos’è il kuzu?

Il Kuzu o Kudzu (Pueraria montana lobata) è una pianta selvatica rampicante, originaria del Giappone ed appartenente alla famiglia delle Febacee (leguminose).

Questa pianta è perenne (definizione che si da a tutte le piante che vivono più di 2 anni) e molto longeva, tanto che riesce a vivere fino a 100 anni.
É un vegetale davvero resistente: le sue radici possono svilupparsi fino a raggiungere 100 metri di lunghezza, mentre i suoi rami possono crescere fino a 30 cm in un giorno e fino a 30 m in una stagione.

Questa pianta è costituita da rizomi lunghi e spessi, steli pelosi e foglie simili a quelle della vite. I fiori viola sono lunghi 25 cm e sono seguiti da semi piatti e pelosi che si dividono tra loro quando giungono a maturazione.

infusi.

caratteristiche infestanti, poiché si espande troppo rapidamente e impedisce alle piante spontanee di crescere e di creare biodiversità.

America, Europa e nella nostra Italia!
Di tale pianta si conoscono principalmente tre varietà, molto simili tra loro: Pueraria montana chinensis, Pueraria montana lobata e Pueraria montana thomsonii.

Questo incantevole vegetale viene utilizzato da molti secoli, in tutto il territorio orientale, come alimento o come rimedio naturale. Oggi, grazie alle sue numerose e conclamate proprietà, il kudzu è diventato popolare e molto usato anche nel mondo occidentale, poiché riconosciuto quale prezioso alleato per coloro che desiderano smettere di fumare.

Le sue proprietà, comunque, sono tantissime. Scopriamole insieme.

Proprietà terapeutiche e benefici del kuzu

  • Nella medicina cinese tradizionale il kudzu viene utilizzato da oltre 2000 anni e tuttora rappresenta una delle 50 erbe fondamentali per la fitoterapia.
    Questa pianta è sempre stata utilissima per guarire malattie infettive, difficoltà delle vie respiratorie, emicrania, psoriasi, diarrea, ipertensione, sintomi allergici e dolori muscolari.
  • Il kuzu è un gastroprotettore naturale, infatti alla sua radice è stata riconosciuta una forte proprietà lenitiva e alcalinizzante, utile per alleviare e risolvere diverse problematiche di natura gastro-intestinale come: acidità di stomaco, reflusso, colon e intestino irritabile, ulcere.
    Il kuzu agisce direttamente sulle mucose assorbendo gli acidi gastrici, facilitando la digestionee donando un immediato sollievo da dolori e bruciori. Per giunta, oltre a guarire, esso è anche in grado di prevenire la comparsa di acidità e la conseguente risalita di succhi gastrici verso l’esofago e le vie respiratorie.   
  • sintomi della dipendenza da alcool e da nicotina, ricoprendo un ruolo fondamentale nel contrastare i recettori di tali sostanze e impedendo l’insorgenza di crisi di astinenza.
    Gli studi condotti presso le Università del North Carolina e di Harvard hanno dimostrato che oltre a non presentare effetti collaterali rilevanti, il Kuzu (per mezzo degli isoflavoni) agisce sui neurotrasmettitori come la serotonina, il glutammato ed il GABA tanto da stimolare la produzione di dopamina. In tal modo esso si sostituisce a sostanze come droghe, tabacco, alcool e zuccheri, compensando il piacere che si prova attraverso la loro assunzione.
  • genisteina (agente anti-leucemico) e di daidzeina, ovvero una potenziale molecola in grado di agire contro il cancro. Essa risulta anche un importante antimicrobico e antinfiammatorio.
  • Il Kuzu può inoltre rappresentare un prezioso rimedio naturale in caso di ipertensione o emicrania, dal momento che gli isoflavoni in esso contenuti sono in grado di ridurre la pressione arteriosa, migliorando anche la circolazione del sangue e l’ossigenazione. Inoltre questa benefica pianta possiede anche proprietà antiossidanti che rallentano il restringimento delle arterie. Alcuni studi hanno dimostrato l’efficacia del kudzu anche nella cura dellangina pectoris nei soggetti cardiopatici.

 

Kuzu vegan

La finestra sul cielo

Il kuzu in cucina

cerotti, spray e gomme da masticare (ad uso terapeutico), per combattere diverse tipologie di dipendenza.

Tuttavia è possibile adoperare le radici e le foglie del kudzu anche in cucina, come addensante naturale per la preparazione di zuppe, salse e dessert.
Esso rappresenta infatti un validissimo sostituto all’amido di mais. In Giappone è ampiamente utilizzato come agente gelificante in salse, zuppe e piatti a base di noodle. (Leggi anche i 6 addensanti naturali per alimenti e cosmetici).  

Principali usi del kuzu

  • Polvere di radice come addensante. Per densificare un alimento consigliamo la seguente dose:
    un cucchiaio di polvere di radice di kuzu per il contenuto di una tazza di alimentoliquido, due cucchiaini per due tazze e così via. (Sciogliere un cucchiaio di kudzu in un cucchiaio di acqua e aggiungerlo al contenuto di una tazza di liquido).
  • Infuso di fiori di kudzu. I fiori di Kudzu, invece, vengono principalmente usati come infuso. In questo caso consigliamo di immergere 2 cucchiai di foglie secche di kudzu in una tazza di acqua bollente e filtrare dopo 5 minuti circa di infusione.
  • Bevanda. É possibile utilizzare il Kuzu anche come bevanda, sciogliendo la sua polvere in una tazza di acqua e mescolando fino ad ebollizione. In tal modo si ottiene un preparato al quale poter aggiungere latte di soia.

È possibile comprare il kuzu online, in erboristeria e in negozi biologici specializzati.

Il costo della polvere di radice è intorno ai 9 euro all’etto e può variare a seconda delle aziende produttrici.

 

Kuzu Biologico

Lima

Controindicazioni

Ad oggi non vi sono testimonianze di particolari effetti collaterali dovuti all’utilizzo del kuzu, nemmeno se usato in dosi elevate.

Tuttavia suggeriamo di assumere le dovute precauzioni con bambini, donne in gravidanza e in allattamento, almeno fino a quando gli studi scientifici non saranno in grado di dimostrare che, anche per tali soggetti, questa pianta risulta innocua al 100%.

Le persone cardiopatiche (che fanno uso di medicinali per compensare il malfunzionamento dell’apparato cardiocircolatorio) devono evitare di assumere kudzu, a meno che non vi sia la supervisione di un medico specializzato che ne attesti la sicurezza e che consigli il giusto dosaggio.
A causa delle sue proprietà ipotensive, i pazienti che assumono medicinali con la stessa funzione potrebbero riscontrare effetti collaterali importanti, come un eccessivo calo della pressione, al quale potrebbero far seguito una serie di conseguenze gravi.

Le donne che assumono pillole anticoncezionali devono evitare di consumare kudzu in tutte le sue forme, poiché questa pianta contiene sostanze che si comportano come gli estrogeni nell’organismo. Ciò vuol dire che, assunto insieme a questi medicinali, il kuzu ne riduce l’efficacia.

Anche i soggetti diabetici che fanno l’insulina o prendono medicinali ipoglicemizzanti devono evitare di mangiare i derivati di questa pianta, poiché la stessa ha le medesime proprietà (abbassa quindi il livello di zuccheri nel sangue).

Chiunque assuma abitualmente un qualsiasi tipo di medicinale deve sempre rivolgersi al proprio medico per ricevere consigli e delucidazioni sulla possibile aggiunta del kuzu nella propria alimentazione.




L’Amido Resistente è utile per diabetici ed aiuta a dimagrire

pane

 

L’amido resistente è un tipo di carboidrato che per la sua struttura molecolare presenta una serie di proprietà e benefici per la salute interessanti

Sembra che quando parliamo di carboidrati scattino gli allarmi, e questo macronutriente è stato classificato come “cattivo” in numerosi casi e patologie.

Tuttavia, questo fatto infondato serve abitudini e bisogni piuttosto soggettivi, così che, come nella maggior parte delle situazioni, eccessi o estremi non danno buoni risultati.

Che cos’è l’Amido?

L’amido è un idrato di carbonio complesso, cioè una moltitudine di unità di glucosio legate da legami glicosidici.

Si trova nel regno vegetale, infatti è la fonte di energia per le piante.

Tra le fonti di amido più comunemente usate ci sono patate, grano o mais

Il nostro corpo immagazzina l’energia da queste fonti sotto forma di glicogeno. È utilizzato in misura maggiore nelle attività fisiche intense.

Che cosa sono le Fibre?

La fibra è un altro elemento che ha alcune proprietà di digestione. Nello specifico, non può essere digerita dagli enzimi nel nostro stomaco e successivamente essere assorbito come glucosio.

Passa attraverso l’intestino e aiuta ad assistere i movimenti gastrointestinali.

Benefici delle Fibre

Esistono due tipi di fibra: solubile e non solubile

Quest’ultima passa intatto, mentre la prima può essere fermentata dai batteri nel nostro intestino crasso, contribuendo a mantenere la salute del microbiota.

Che cos’è l’Amido Resistente?

È un tipo di amido che non viene digerito nello stomaco o nell’intestino tenue, raggiungendo intatto il colon.

Il termine “resistente” è dato proprio perché resiste al processo digestivo.

Tra le sue proprietà c’è quella di non aumentare la glicemia (non genera “picchi di insulina”). Oltre a nutrire la nostra flora intestinale, ridurre l’appetito, oltre a contribuire ad aumentare la salute in termini generali.

Patate e Amido Resistente

L’amido resistente ha una funzionalità molto simile alla fibra solubile. Le patate, cotte e poi raffreddate, sono fonte di amido resistente

Mentre la maggior parte degli amidi viene digerita (gli enzimi del corpo “scompongono” le molecole di amido) e successivamente convertita in glucosio, trasportata nel flusso sanguigno e trasportata alle cellule, esiste un certo tipo di amido che non può essere assorbito

Tipi di Amido Resistente

Esistono 4 tipi di Amido Resistente:

  1. Quello che resiste alla digestione perché è intrappolato dalle pareti intatte delle cellule vegetali (legumi, cereali e semi)
  2. Quello che può essere “reso” digeribile solo dagli enzimi digestivi umani dopo essere stato cotto (patate crude, banane verdi e banane crude)
  3. Quello noto come ”amido retrogrado”, che si forma quando alcuni cibi ricchi di amido vengono raffreddati dopo la cottura (patate, riso e altri cereali)
  4. Amidi modificati chimicamente che non si trovano in natura, ma sono creati per resistere alla digestione

L’amido di tipo 3 lo possiamo ottenere da riso, pasta, patata lasciata raffreddare una volta cotta

Quanto Amido Resistete dobbiamo Ingerire? Si raccomanda circa 6 g ad ogni pasto

Importanza dell’Amido Resistente

Il modo in cui funziona l’Amido Resiste sarà che può raggiungere aree non digerite dell’intestino tenue e del colon dove servirà per la nutrizione dei batteri che formano la flora intestinale, per mantenere il tuo livello di salute e condizioni perfette.

Alcuni fattori essenziali per la nostra salute dipenderanno da questo stato di salute: assorbimento dei nutrienti, regolazione metabolica e sistema immunitario

Probiotici

Il consumo di probiotici che mantengono naturalmente la coltura dei batteri, come l’amido resistente,
è un meccanismo per mantenere la salute del corpo

Amido Resistente e Flora Intestinale

Quindi, l’apporto dell’Amido Resistente e la sua azione sulla flora intestinale possono portare a:

  • Mantenere la normale funzione del microbiota: eliminazione dei residui metabolici, sintesi degli acidi biliari o aumento dell’assorbimento degli elettroliti
  • Rafforzare il sistema immunitario (circa l’80% delle cellule che forniscono supporto sono in questa zona) e l’intestino, essendo la principale barriera di difesa contro batteri o agenti patogeni esterni
  • Appoggio della produzione di vitamine, come biotina, folato o K.

Benefici dell’Amido Resistente

Salute Intestinale

La flora intestinale è costituita da un’immensa quantità di batteri, buoni e cattivi, con un peso totale di questa colonia di circa 2 kg.

La nostra salute generale dipende dallo stato di salute del microbiota e influisce sul nostro senso di benessere. La principale proprietà dell’amido resistente è quella di poter stimolare i “batteri buoni” nell’intestino, mantenendone il corretto equilibrio e sostenendone lo stato di salute.

L’amido resistente serve come “alimento” per nutrire i batteri

Acido butirrico

In questo processo di fermentazione, hanno origine gli acidi grassi a catena corta: acetato, butirrato e propionato, che producono un effetto vantaggioso sulla salute del colon.

Il butirrato, che può essere aumentato aggiungendo amido resistente, è solitamente la fonte energetica preferita per le cellule del rivestimento del colon.

Flora Intestinale

Il butirrato agisce come un potente agente antinfiammatorio, migliora l’integrità dell’intestino, diminuendo la permeabilità intestinale, che manterrà le tossine fuori dal flusso sanguigno

Controllo del Peso

L’aumento delle fibre solubili può fare un lavoro “extra” sul sistema digerente. Oltre a generare un effetto saziante, riduce la fame e le “voglie” fuori dai pasti durante la giornata.

Questo al massimo, attiverà automaticamente un importantissimo potere di controllo calorico

Controllo del Peso

Non stiamo parlando di mangiare questi alimenti se si perde peso, ma possiamo ridurre un apporto calorico che altrimenti lo causeremmo

Sensibilità all’Insulina

Gli alimenti con amido resistente hanno un indice glicemico basso, quindi l’insulina viene rilasciata gradualmente.

Tuttavia, l’IG Indice Glicemico) può essere modificato in vari modi. Anche così, queste fonti alimentari hanno la caratteristica di ridurre i livelli di glucosio postprandiale (livelli 2 ore dopo aver mangiato), quindi potrebbero essere i più consigliati per i diabetici.

Anche in persone con sindrome metabolico, è possibile osservare questi miglioramenti

 

Queste sono caratterizzati da un’elevata resistenza all’insulina. Oltre a vari fattori, come l’obesità, il rischio di malattie cardiache,…

Alimenti con Amido Resistente

Pasta e Amido Resistente

Anche con un’insalata di pasta fredda possiamo sfruttare i benefici di questo amido

La maggior parte del contenuto di amido resistente viene perso più il cibo è cotto. Pertanto, se intendiamo consumare riso o patate, una buona opzione sarebbe mangiarli freddi. Le fonti principali o più comuni sono:

  • Patate e Batate
  • Fagioli
  • Riso
  • Tapioca
  • Fiocco di mais non cotti
  • Platano e la sua farina

Articolo di HSN Store Blog


Articolo di Anna Londero su Sbilanciati

 

Articolo di Riccardo Borgacci

Resistant starch -HuffPost


Le patate lessate e consumate il giorno dopo fanno male?




Proprietà medicinali dell’olio di cocco basate sull’evidenza

Da GreenMed Info

ridurre il grasso della pancia entro 1-3 mesi.

  • [i]
  • [ii]
  • [iii] È stato anche dimostrato che l’olio di cocco funziona in sinergia con i tradizionali trattamenti, come la sulfadizina d’argento, per accelerare il recupero delle ferite da ustione.[iv]
  • [v]
  • [vi]
  • [vii]
  • [viii]
  • [ix]
  • rapporto LDL:HDL nel sangue di coloro che lo consumano. Considerato questo effetto, l’olio di cocco non può più essere liquidato come “quel grasso saturo che ostruisce le arterie”.
  • [x]
  • [xi] [Nota: l’osteoporosi è un mito, come attualmente definito dal T-Score]
  • L’olio di cocco batte il DEET tossico nel respingere gli insetti.
  • acqua di cocco, ha applicazioni terapeutiche confermate sperimentalmente.


  • Olio di cocco: una panoramica degli effetti cardiometabolici e del peso della disinformazione sulla salute pubblica

  • Olio di cocco, non idrogenato, non deodorizzato, non raffinato, non decolorato.

    Olio vergine di cocco estratto a freddo dalla polpa fresca, non essiccata.

     

    Olio di Cocco Deodorato

    Ottima alternativa al burro

    Si presenta solido a temperatura ambiente e diventa liquido al di sopra di 26 C°. La deodorazione si effettua con un processo a temperatura controllata tramite vapore, che permette di ottenere un olio dal sapore e odore molto delicati.

     

    Olio Vergine di Cocco Bio

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    Condimento per piatti esotici

     

     

    Dalla prima spremitura a freddo

     

     


    LIBRI SU OLIO DI COCCO

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    Cosa fare con l’Omocisteina Alta

    Blackboard with the chemical formula of Homocysteine.  Crediti immagine Laboratorio Valsambro

    L’Omocisteina è un aminoacido contenente zolfo, non fornito dalla dieta.

    Viene sintetizzata nell’organismo durante il metabolismo della Metionina (un amminoacido essenziale introdotto attraverso gli alimenti).

    I cibi ricchi di Metionina includono carne, albumi e prodotti della pesca.

    Sebbene l’Omocisteina sia naturalmente presente nel nostro corpo, l’Omocisteina alta nel sangue è associata a un aumentato rischio di malattie cardiovascolari, tra cui trombosi venosa, aterosclerosi, ipertensione, malattia coronarica e ictus.

    A Cosa Serve

    L’Omocisteina rappresenta un intermedio metabolico nella sintesi della cisteina (un altro amminoacido) a partire dalla Metionina.

    La cisteina, a sua volta, è importante per la sintesi di glutatione e taurina.

    L’Omocisteina può essere convertita in cisteina o riciclata in Metionina con l’ausilio di specifiche vitamine del gruppo B.

    Metabolismo

    Il metabolismo dell’Omocisteina richiede specifici enzimi e adeguate quantità di alcune vitamine, in particolare vitamina B6, vitamina B12 e acido folico (vitamina B9).

    Di conseguenza, l’Omocisteina alta può dipendere da carenze vitaminiche, come quella di Folati e vitamine B6 e B12.

    Se il normale metabolismo dell’Omocisteina viene alterato, questo amminoacido si accumula nel sangue e l’Omocisteina alta può provocare danni alle pareti dei vasi sanguigni.

    Fa Male alla Salute?

    Un livello troppo alto di Omocisteina nel sangue è chiamato Iperomocisteinemia.

    Si tratta di una condizione sfavorevole per la salute, in quanto l’Omocisteina alta è stata ripetutamente collegata a un aumentato rischio di:

    • mortalità per qualsiasi causa 6, 7, 8, 9, 10, 11.

    Fa Davvero Male al Cuore?

    Gli studi osservazionali hanno dimostrato che livelli elevati di Omocisteina nel sangue sono collegati a un rischio maggiore di malattie cardiache e ictus 12, 13, 14.

    È stato ipotizzato che tale rischio derivi da un’attività predisponente dell’Omocisteina sullo sviluppo dell’aterosclerosi.

    A causa di queste controversie, l’American Heart Association non considera l’Omocisteina un fattore importante per le malattie cardiache 20, 21.

    Una meta-analisi di studi randomizzati controllati ha riportato che, su chi ha già avuto un ictus, l’integrazione di vitamine B (B6, B9 e B12) riduce del 13% il rischio di un nuovo ictus e del 17% il rischio di morte cardiovascolare 53.

    Fa Ingrassare

    Di per sé, l’Omocisteina alta non fa ingrassare. Tuttavia, le persone obese o sovrappreso tendono ad avere livelli di Omocisteina più alti rispetto alle persone normopeso 54, 55. Allo stesso tempo, tendono ad avere livelli ridotti di vitamina B12 e acido folico.

    Valori Normali

    L’Omocisteina viene comunemente dosata nel sangue.

    Di norma non si richiede il digiuno, ma un pasto ricco di proteine può aumentare significativamente i livelli di Omocisteina. Pertanto, alcuni medici raccomandano il digiuno durante la notte prima di un esame del sangue, per garantire risultati più accurati.

    In base alle fonti e al laboratorio, esistono classificazioni leggermente variabili degli intervalli di normalità ma in linea generale:

    il valore normale di Omocisteina è inferiore a 15 micromoli per litro (µmol/L).
    Nota bene:
    poiché ogni laboratorio usa diversi reagenti ed ottiene differenti range consultare il proprio referto.

    Un livello superiore viene definito iperomocisteinemia.

    A seconda della gravità, l’iperomocisteinemia può essere 22:

    • Lieve o Moderata: 15-30 µmol/l;
    • Intermedia: 30 – 100 µmol/l;
    • Grave o Severa: > 100 µmol/l.

    Secondo gli studi, l’iperomocisteinemia lieve interessa il 5-7% della popolazione generale 56.

    Cause

    Le più comuni cause di Omocisteina alta comprendono:

    • Stile di vita, soprattutto fattori come:
    • Determinati farmaci, tra cui:

    alimentazione come Causa di Omocisteina Alta

    L’Omocisteina alta può dipendere dalla carenza di alcune vitamine del gruppo B, in particolare di:

    • Folati (vitamina B9) 1, 23.

    Gli studi hanno osservato che l’Iperomocisteinemia è più comune tra chi segue una dieta vegetariana o vegana, probabilmente a causa dei livelli più bassi di vitamina B12.

    Anche una maggiore assunzione di caffè è stata associata a una più elevata concentrazione di Omocisteina nel sangue.
    Tuttavia, non sembra esserci alcuna associazione significativa tra il consumo moderato di caffè (da 3 a 4 tazze al giorno) e il rischio di malattia coronarica 23.

    Sintomi

    Alti livelli di Omocisteina di per sé non provocano sintomi.

    Tuttavia potrebbero manifestarsi i sintomi della sottostante condizione che ha causato l’innalzamento dell’Omocisteina.

    I sintomi di una carenza di Folati e vitamina B12, ad esempio, comprendono:

    • pelle pallida,
    • debolezza,
    • facile affaticamento,
    • lingua gonfia e piaghe in bocca,
    • cambiamenti d’umore,
    • parestesie (formicolii),
    • problemi di crescita nei bambini.

    Come Abbassare l’Omocisteina

    Dieta e Integratori

    Il modo migliore per prevenire l’aumento dell’Omocisteina è assicurarsi che la dieta contenga adeguate quantità di Folati (vitamina B9), vitamina B12 e vitamina B6.

    • Le stesse vitamine sono anche disponibili sottoforma di integratori. Un dosaggio indicativo potrebbe essere quello di 3,4mg/die di vitamina B6, 400 mcg/die di acido folico e 9mg/die di vitamina B12 46a.

      Pur risultando efficaci nel diminuire l’Omocisteina alta, questi integratori non sembrano prevenire le malattie e i disturbi associati all’Omocisteina alta, come le patologie cardiache, la disfunzione cognitiva, la demenza e l’osteoporosi 47, 17.

      La betaina (così come il suo precursore colina) è un altro integratore efficace per abbassare l’Omocisteina, così come l’N-Acetilcisteina (NAC).

      La N-acetilcisteina orale sembra anche ridurre l’omocisteina, che quando presente ad alti livelli rappresenta un fattore di rischio indipendente per le patologie cardiovascolari 51.

      In uno studio su 60 persone con malattie cardiache, l’integrazione di NAC (600mg/die) e acido folico (5mg/die) per 8 settimane ha abbassato i livelli di omocisteina e migliorato la salute dei vasi sanguigni 52.

      In un altro studio su quasi 100 pazienti che avevano avuto un infarto, la NAC ha accelerato il recupero, riducendo la durata delle degenze e quasi dimezzando il rischio di un nuovo infarto 53.

      Anche l’olio di pesce, ricco di omega-3, può diminuire i livelli di Omocisteina 47a.

      Consigli su Cosa Mangiare

      Secondo uno studio, il 45,4% di tutte le morti cardiometaboliche (per malattie cardiache, ictus e diabete di tipo 2) verificatesi negli USA nel 2012 era attribuibile a una dieta non ottimale, in particolare
      ai seguenti fattori di rischio53:

      • elevata assunzione di sodio (9,5%),
      • bassa assunzione di noci e semi (8,5%),
      • alta assunzione di carni lavorate (8,2%),
      • bassa assunzione di grassi omega-3 (7,8%),
      • basso apporto di verdure (7,6%) e frutta (7,5%),
      • alto consumo di bevande dolcificate artificialmente (7,4%).

      Attività Fisica

      Sebbene l’esercizio fisico aumenti l’Omocisteina nel breve periodo, a lungo termine si associa a livelli più bassi di Omocisteina e a un aumento del colesterolo HDL.

      Una revisione sistematica di 34 studi ha scoperto che un esercizio fisico regolare può essere in grado di ridurre i livelli di Omocisteina 48.

      Uno studio specifico sui pazienti con morbo di Parkinson ha scoperto che i pazienti che svolgevano attività fisica regolare mostravano livelli più bassi di Omocisteina 49.

      Smettere di Fumare

      Sia il fumo che l’esposizione al fumo passivo possono essere causa di Omocisteina alta 26, 27.

      Pertanto, smettere di fumare può aiutare a ridurre i livelli di Omocisteina 50.

      Gestione dello Stress

      Diversi studi hanno scoperto che lo stress può aumentare i livelli di Omocisteina.

      Pertanto, utilizzare delle tecniche per ridurre o gestire meglio lo stress può essere utile per abbassare l’Omocisteina, oltre a migliorare la salute in generale.

      Uno studio, ad esempio, ha dimostrato che lo yoga può aiutare a ridurre i livelli elevati di omocisteina51. Anche il Tai Chisi è dimostrato efficace in tal senso 52.

      Fonte: Magazine X115



    Omocisteina Stop MTHFR-T

    Con vitamine B6, B12 e acido folico

    Ingredienti: Betaina, magnesio glicerofosfato, cellulosa microcristallina°, gomma arabica°, SAMe (S-adenosil Metionina disolfato tosilato), vitamina C (acido ascorbico), colina tartrato, zinco gluconato, (L-)serina, vitamina B3 (niacina, nicotinamide), vitamina B5 (pantotenato di calcio), vitamina B6 attivata (piridossale-5-fosfato), vitamina B2 attivata (riboflavina 5-fosfato di sodio), vitamina B1 (tiamina cloridrato), acido folico attivato (L-metilfolato di calcio), biotina, vitamina B12 attivata (5-deossiadenosilcobalamina e metilcobalamina). °Agente di carica. °°Antiagglomerante.

    • Folato metabolicamente attivo
    • Elevata biodisponibilità
    • Fornisce 1.000 mcg di Folato per porzione

    l’acido folico ad alte dosi può mascherare la carenza di vitamina B-12. Consultare il medico in caso di gravidanza/allattamento, assunzione di farmaci (in particolare fenobarbital, fenitoina, primidone e metotrexato) o patologie mediche (in particolare qualsiasi condizione che coinvolga malassorbimento di nutrienti).


    Sifar Nutra B Active Trio

    30 Compresse Sublinguali

    Forme di Vitamina B12 attiva, cioè Metilcobalamina, Adenosilcobalamina, Idrossicobalamina.

    ad Alta concentrazione di forme attive 

    500 μg Adenosilcobalamina e 500 μg Metilcobalamina

    1000 μg per ogni capsula

    (Il simbolo μg è uguale a mcg ovvero microgrammi)


    Vitamina B 12 Attivata Giorgini

    • 100 ml in forma liquida, 100 dosi,
    • 1 ml al giorno in qualunque momento, direttamente in bocca o diluito in acqua. Contagocce graduato incluso nella confezione.
    • Ogni dose contiene 1000 mcg di 5-deossiadenosilcobalamina, metilcobalamina

     


    Nutrisorb B 12 – Biocare – flacone da 15 ml

    • basso dosaggio (adatto a bambini e neonati)
    • contiene 25 ug idrossicobalamina (vit B 12 attivata)

     


    L’Importanza della Vitamina B12

    Una risorsa indispensabile per il nostro benessere – Come riconoscerne le carenze e porvi rimedio in modo naturale

    Simona Vignali

    Lo sapevi che anche chi non è vegetariano o vegano può soffrire di una carenza di vitamina B12?

    La cattiva alimentazione, lo stress, le alterazioni del tratto digerente e di quello intestinale, più frequenti di quanto si creda, possono impedire o ridurre notevolmente l’assimilazione di questa vitamina, con gravi conseguenze. La carenza di vitamina B12 provoca una serie di sintomi che possono ripercuotersi sul sistema nervoso, il sistema motorio, la produzione di energia, il metabolismo, gli stati dell’umore, perfino il grado di fertilità. E può colpire a tutte le età, con danni irreversibili al feto, se presente durante la gravidanza.

    Depressione, ansia, fatica cronica, ritardo dello sviluppo, autismo, sindrome di Asperger, disturbo da deficit di attenzione, sterilità, neuropatia, gambe irrequiete, perdita di appetito. E se fosse carenza di vitamina B12? Niente paura.

    Questa condizione può essere facilmente curata, purché la diagnosi sia precoce.

    Simona Vignali, naturopata di grande esperienza, ci insegna a conoscere questa vitamina indispensabile per il nostro benessere, a riconoscerne i segni di carenza a tutte le età e a capire qual è il dosaggio corretto per ogni condizione. Spiega inoltre quale forma di integratore di B12 è più efficace e dove trovarla negli alimenti.


     




    L’Aceto di mele: i benefici sulla salute se usato nella alimentazione

     

    Scopri qui una ricetta per utilizzarlo al meglio!

    Da Macrolibrarsi

    Una mela al giorno toglie il medico di torno

    Questo dice la saggezza popolare e questo confermano le più recenti scoperte mediche: le mele sono ricche di

    • sali minerali tra cui calcio, fosforo, magnesio, potassio, sodio e zolfo
    • oligoelementi come ferro, magnesio, rame
    • vitamine, in particolare vitamina A e C
    • proteine, zuccheri, fibre,…
    • pectina, che agisce come disintossicante dell’organismo

    I 10 vantaggi dell’Aceto di Mele

    1. Migliora la produzione di saliva ed enzimi digestivi. Ciò porta a una diminuzione del gonfiore addominale, e dei problemi digestivi
    2. Contribuisce al mantenimento di un corretto peso-forma: stimola il metabolismo, e al contempo attenua il desiderio di dolce.
    3. Attiva le difese immunitarie, e uccide batteri, funghi e altri micro-organismi.
    4. Stimola la circolazione, e contribuisce al drenaggio delle cellule adipose e della cellulite.
    5. Contenendo acido malico, allevia i dolori articolari e contrasta la formazione di calcoli.
    6. Alcalinizza il corpo umano.
    7. Essendo ricavato anche dalla buccia di mele è ricco di triterpenoidi, che contrastano la proliferazione di cellule tumorali.
    8. Può essere utilizzato per fare i gargarismi, in una soluzione acqua e aceto: in tal modo si possono alleviare afte, gengive sanguinanti, mal di denti e infezioni del cavo orale.

    Può essere anche assunto tutte le mattine, mescolando insieme 2 cucchiaini di aceto di mele e 1 di miele in un bicchiere di acqua: questo drink contribuisce alla prevenzione di malattie e al mantenimento di un corretto stato di salute.

    Riconoscere un buon aceto di mele

    Attenzione anche al prezzo: un buon aceto di mele deve essere di origine biologica, ed ottenuto da buccia+polpa+torsolo delle mele.

    Con mele 100% italiane

    Produttore: Salvia

     

     

    Aceto di Mele

    Aceto di sidro di mele crudo, non filtrato, con madre

    Produttore: Baule Volante

     

    Aceto di Mele non Pastorizzato

    Biologico e non pastorizzato

    Produttore: Il Nutrimento


    Ricerche di Vitamineral sull’Aceto di mele

    ACETO DI MELE: Un aiuto nella gestione del Diabete

    Sulla base delle prove scientifiche, l’aceto di mele sembra probabilmente efficace nel controllo la GLICEMIA.

    Ricapitolando, secondo gli studi, l’aceto di mele:

    1. Aiuta ad abbassare la glicemia e l’insulina: se consumato con un pasto ad alto contenuto di carboidrati, ha dimostrato di abbassare significativamente i livelli di glucosio nel sangue e di insulina dopo aver mangiato.
    2. Migliora la sensibilità all’insulina: uno studio condotto su persone con insulino-resistenza o diabete di tipo 2 ha rilevato che l’aggiunta di aceto a un pasto ad alto contenuto di carboidrati ha migliorato la sensibilità all’insulina del 34% 22.
    3. Abbassa la glicemia: in uno studio condotto su persone affette da diabete di tipo 2, coloro che hanno assunto l’aceto di mele con uno spuntino serale ad alto contenuto proteico hanno avuto una riduzione doppia della glicemia a digiuno.

    Altri spunti di ricerca sul Diabete ed insulino-resistenza:





    Una cipolla al giorno toglie il medico di torno?

    Tratto da Cornel Chronicle

    I ricercatori di Cornell ritengono che alcune cipolle abbiano davvero eccellenti benefici anticancro:
    scalogno, cipolle gialle occidentali, gialle pungenti e rosse sono più elevate nelle sostanze chimiche anticancro rispetto ad altre varietà testate.

    Professor Rui Hai Liu all’evaporatore rotante, utilizzato per l’estrazione antiossidante. Nel suo laboratorio a Stocking Hall, martedì 28 settembre 2004. (credits to Nicola Kountoupes/University Photography)

    Inoltre, Liu ha scoperto che lo scalogno e le varietà di cipolla gialla occidentale e pungente sono particolarmente efficaci contro le cellule tumorali del fegato, mentre le varietà di giallo pungente e gialla occidentale hanno il maggiore effetto sulle cellule tumorali del colon.

    potenti attività antiossidanti e antiproliferazione e che maggiore è il contenuto fenolico e flavonoide totale di una cipolla, più forte è la sua attività antiossidante e l’effetto protettivo”, afferma Liu.

    http://pubs.acs.org/journals/jafcau/index.html.

    Lo studio sarà inoltre pubblicato nel numero di ottobre del Journal of Agricultural and Food Chemistry.

    Liu ha scoperto che lo scalogno aveva sei volte il contenuto fenolico della varietà di cipolla con il contenuto più basso (Vidalia). Le cipolle gialle occidentali avevano 11 volte più flavonoidi rispetto ai bianchi occidentali, le cipolle con meno flavonoidi.
    Utilizzando cellule tumorali del colon trattate con estratti delle 10 varietà di cipolle e scalogni testati, il gruppo Liu ha scoperto che gli estratti di cipolla gialla pungente e gialla occidentale hanno fornito la più forte protezione anti-proliferazione contro le cellule tumorali del colon. Lo scalogno giallo occidentale
    ed estratti gialli pungenti hanno fornito la più forte protezione anti-proliferazione contro le cellule tumorali del fegato.

    Le cipolle sono anche la seconda coltura orticola più importante al mondo, con un valore al dettaglio annuale negli Stati Uniti di oltre $ 3 miliardi, secondo Liu e i suoi coautori:

    Lo stato di New York è al settimo posto nel volume totale della produzione di cipolle degli Stati Uniti e tre delle quattro varietà con il più alto contenuto fenolico e flavonoide sono coltivate nello stato (giallo pungente, rosso nordico e scalogno).


    Altre vitamine che non si trovano più nella alimentazione vanno integrate.