Ashwagandha nell’Ipotiroidismo

Alcuni studi rivelano come l’Ashwagandha, una pianta adattogena molto utilizzata nella Medicina Ayurvedica, può venirci in aiuto per il trattamento di alcuni disturbi della tiroide, potenziando l’attività della ghiandola tiroidea.

ricerche a cura di Erbe di Mauro

Ashwagandha (nome botanico Withania somnifera ) nota anche come ginseng indiano, è un rimedio che fa parte dell’antico dispensario di erbe medicinali della medicina Ayurveda, nonché della medicina tradizionale africana.

La medicine tradizionali come l’Ayurveda utilizzano la radice di questa pianta per trattare una vasta gamma di condizioni di salute e la ricerca moderna sta trovando prove a sostegno di alcuni di questi usi. Uno di questi è il suo impiego per stimolare l’attività della tiroide.

Nell’Ayurveda l’ashwagandha è tenuta in alta considerazione come rimedio adattogeno, il che significa che può aiutare l’organismo ad affrontare e sopportare meglio vari tipi di stress, sia che si tratti di stress cronico da lavoro, o stress fisico da un allenamento estenuante, o dovuto a un repentino cambio di clima.

Ci sono inoltre studi che ne dimostrano l’efficacia dell’ashwagrandha per combattere l’invecchiamento cellulare, per rafforzare la muscolatura, per prevenire e fronteggiare disturbi di tipo neurologici e per alleviare i sintomi dell’artrite reumatoide (1, 2, 3, 4, 5, 6, 7).

Oggi però ci interessa soffermarci su ciò che l’ashwagandha può fare per sostenere la funzionalità della tiroide e in quali disturbi potrebbe venirci in aiuto.

I vari disturbi della tiroide

La tiroide è un organo a forma di farfalla situato alla base del collo. Svolge un ruolo chiave nel metabolismo , nella salute delle ossa, nella crescita e nello sviluppo.

I tre principali ormoni importanti per la salute della tiroide sono:

  • ormone tireostimolante (TSH)
  • triiodotironina (T3)
  • tiroxina (T4)

Il TSH è controllato dalla ghiandola pituitaria, una piccola ghiandola delle dimensioni di una nocciolina situata vicino alla base del cervello. Quando i livelli di T3 e T4 sono troppo bassi, il TSH viene rilasciato per stimolare la produzione di T3 e T4.

Uno squilibrio di questi ormoni è considerato il primo segnale che è presente un disturbo della tiroide..

Le principali disfunzioni della tiroide sono: ipotiroidismo e ipertiroidismo.

L’ipotiroidismo si verifica quando la tiroide non produce abbastanza ormone tiroideo.

Può essere un disturbo associato alla dieta, alla carenza di iodio, all’uso di alcuni farmaci, o alla presenza di un infiammazione alla tiroide, come la tiroidite di Hashimoto, una malattia autoimmune in cui i nostri stessi anticorpi attaccano la ghiandola tiroidea.

I sintomi più comuni dell’ipotiroidismo includono aumento di peso, affaticamento, costipazione, gozzo e pelle secca.

Al contrario, l’ipertiroidismo è caratterizzato dalla sovrapproduzione di ormone tiroideo.

Le persone con questa condizione di solito hanno difficoltà a respirare, battito cardiaco irregolare, affaticamento, perdita di capelli e perdita di peso involontaria.

Nei paesi occidentali, l’1-2% e lo 0,2-1,3% della popolazione soffre rispettivamente di ipotiroidismo o ipertiroidismo.

Entrambe le condizioni sono generalmente trattate con farmaci sintetici. Tuttavia, non sono da escludere alcune alternative naturali, come l’ashwagandha.

L’ashwagandha può migliorare la salute della tiroide?

Dagli studi svolti finora e che presenteremo tra poco, che bisogna dirlo sono ancora incompleti, l’ashwagandha mostra delle buone potenzialità come alternativa naturale per stimolare l’attività della tiroide. Ciò significa che può essere da supporto per chi soffre di ipotiroidismo.

Come vedremo è invece da escludere il suo utilizzo in persone affette dalla condizione clinica opposta, ovvero ipertiroidismo.

L’ashwagandha può aiutare a trattare l’ipotiroidismo?

Dai risultati degli studi che seguono, l’ashwagandha sembra promettere molto bene, quanto meno come rimedio alternativo, o complementare, per il trattamento dell’ipotiroidismo.

Uno studio di 8 settimane condotto su 50 persone affette da ipotiroidismo, ha rilevato che l’assunzione giornaliera di 600 mg di estratto di radice di ashwagandha ha portato a miglioramenti significativi dei livelli tiroidei, rispetto all’assunzione di un placebo.

Quelli nel gruppo ashwagandha hanno mostrato aumenti significativi dei livelli di triiodotironina (T3) e tiroxina (T4) rispettivamente del 41,5% e del 19,6%. Inoltre, i livelli di ormone tireostimolante (TSH) sono diminuiti del 17,5%.

Secondo gli studiosi il responsabile di questo miglioramento, è il ruolo adattogeno svolto dalla pianta, capace di ridurre i livelli di cortisolo (ovvero l’ormone dello stress).

Infatti lo stress cronico fa impennare i livelli di cortisolo e ciò provoca un abbassamento dei livelli di ormone T3 e T4. L’ashwagandha sembra stimolare il sistema endocrino, aumentando i livelli di ormone tiroideo e riducendo il cortisolo.

Un ulteriore studio sembra confermare l’attività stimolante dell’ashwagandha sulla tiroide. Il test in questione è stato condotto su topi da laboratorio, che sono stati indotti chimicamente a ipotiroidismo tramite propiltiouracile.

Dopo 1 mese di trattamento con estratto di ashwgrandha gli studiosi hanno notato un netto miglioramento della funzione tiroidea, un aumento degli ormoni tiroidei T3 e T4 e una riduzione dello stress ossidativo.

Un successivo studio condotto su persone con disturbo bipolare, ha evidenziato che gli integratori di ashwagandha somministrati ai partecipanti, sono stati in grado di aumentare i loro livelli di ormoni tiroidei T3 e T4.

Naturalmente sono necessari ulteriori studi per comprendere meglio gli effetti a lungo termine dell’ashwagandha sull’ipotiroidismo, ma questi studi preliminari fanno già ben sperare

E per quanto riguarda l’ipertiroidismo?

Nessuno studio sull’uomo ha esaminato gli effetti di estratti di ashwagandha su persone affette da ipertiroidismo.

Detto questo, per quello che sappiamo fin’ora si pensa che l’ashwagandha può stimolare eccessivamente la tiroide e aumentare quindi i sintomi legati all’ipertiroidismo aumentando i livelli di T3 e T4, portando potenzialmente a una grave forma di ipertiroidismo chiamata tireotossicosi (condizione che si verifica quando l’organismo ha livelli estremamente alti di ormoni tiroidei circolanti, ma bassi livelli di TSH).

Pertanto, in caso di ipertiroidismo è sconsigliata l’assunzione di ashwagandha, o quanto meno è preferibile prima parlarne con il proprio medico curante.

Controindicazioni ed effetti collaterali

In linea generae l’ashwagandha è considerato un rimedio sicuro (8, 9).

Tuttavia è sconsigliato alle donne in allattamento e in gravidanza, inoltre, dato che stimola l’attività della tiroide è controindicato a persone affette da ipertiroidismo.

Interazioni farmacologiche

L’ashwagandha, può interagire con diversi farmaci, per cui se stai assumendo dei farmaci è preferibile chiedere prima un consulto da parte del proprio medico curante.

I farmaci con cui può interagire sono:

  • farmaci per il diabete;
  • farmaci per la pressione;
  • farmaci per disturbi psicoattivi;
  • farmaci per la tiroide;
  • farmaci immunosoppressivi.

Pertanto, in questi casi, è meglio consultare il proprio medico prima di utilizzare l’Ashwagandha.

Come usare l’Ashwagandha

L’shwagandha viene solitamente assunto sotto forma di polvere.

Si può assumere la polvere di ashwagandha aggiungendola ad acqua, tè o tisane tiepide, latte vegetale, succhi, estratti, o frullati. Alcune persone lo mescolano nelle zuppe, o lo aggiungono allo yogurt, o al kefir. Inoltre, puoi preparare il tè di ashwagandha.

Dove comprare l’ashwagandha

Sul sito dell’azienda italiana Erbe di Mauro puoi acquistare purissima polvere di radice di ashwagandha, certificata da coltivazione biologica.

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  • Origine: India

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Risultati nel trattamento dell’ipotiroidismo con la fitoterapia: una revisione sistematica di studi randomizzati e controllati

Cosa significa Ashwagandha?

Ricerca di Vegavero

Contro lo stress

Nella medicina ayurvedica l’Ashwagandha è classificata come adattogeno. Il termine deriva dal latino adaptare e dal greco γένης e significa letteralmente “che genera adattamento”. Le sostanza adattogene sono infatti dei composti vegetali che aiutano il corpo ad affrontare meglio lo stress fisico e mentale.

Per supportare le funzioni cognitive

Per il sistema immunitario

Per l’equilibrio ormonale

Altri campi di applicazione

Una cosa è chiara: ci sono già diversi approcci per potenziali applicazioni terapeutiche della medicina tradizionale indiana.

Fonti:

  1. Lopresti et al., An investigation into the stress-relieving and pharmacological actions of an ashwagandha (Withania somnifera) extract: A randomized, double-blind, placebo-controlled study. Medicine (Baltimore). (2019)
  2. Choudhardy et al., Efficacy and safety of Ashwagandha (Withania somnifera (L.) Dunal) root extract in improving memory and cognitive functions. J Diet Suppl. (2017)
  3. Kuboyama et al., Effects of Ashwagandha (roots of Withania somnifera) on neurodegenerative diseases. Biol Pharm Bull. (2014)
  4. Mikolai et al., In vivo effects of Ashwagandha (Withania somnifera) extract on the activation of lymphocytes. J Altern Complement Med. (2009)
  5. Sengupta et al., Role of Withania somnifera (Ashwagandha) in the management of male infertility. Reprod Biomed Online. (2018)
  6. Sharma et al., Efficacy and safety of Ashwagandha root extract in subclinical hypothyroid patients: A double-blind, randomized placebo-controlled trial. J Altern Complement Med. (2018)
  7. Mishra et al., Scientific basis for the therapeutic use of Withania somnifera (Ashwagandha): a review. Altern Med Rev. (2000)

LEGGI ALTRI ARTICOLI SULLA TIROIDE DA VITAMINERAL

 




Rame, un importante minerale traccia

Che Cos’è il Rame

Il rame è un minerale traccia, essenziale per l’organismo umano. Questo significa che – nonostante sia necessario in piccolissime quantità (ne basta un millesimo di grammo al giorno) – il corpo ha bisogno di rame per rimanere in salute.

Il corpo di un individuo adulto di 70 kg contiene circa 110 mg di rame, di cui il 50% si trova nelle ossa e nei muscoli, il 15% nella pelle, il 15% nel midollo osseo, il 10% nel fegato e l’8% nel cervello 1.

L’apporto nutrizionale consigliato per il rame è di circa 1 mg al giorno per gli adulti. Tale quantità viene facilmente soddisfatta attraverso una dieta varia ed equilibrata. Frattaglie, crostacei, noci, semi e cereali integrali rientrano tra le fonti più ricche di questo minerale.

Sia l’eccesso che la carenza di rame hanno un impatto negativo sulla salute. Fortunatamente, sono entrambe rare.

Il rame è parte integrante (cofattore) di un gruppo di enzimi importanti per il metabolismo del ferro, la produzione di energia, la funzione antiossidante e la sintesi e il mantenimento del tessuto connettivo 2.

Non potendolo sintetizzare autonomamente, il nostro organismo ottiene il rame di cui ha bisogno attraverso la dieta.

Tra gli alimenti ricchi di rame ricordiamo ostriche, noci, semi, aragoste, fegato, verdure a foglia verde e cioccolato fondente. Il rame si trova in un’ampia varietà di alimenti e abbonda nelle frattaglie, nei molluschi, nei crostacei, nelle noci e nei semi. Anche i cereali integrali sono buone fonti di rame.

La maggior parte degli adulti dei paesi sviluppati ottiene quantità adeguate di rame attraverso la dieta, gli integratori e l’acqua potabile 1.

A Cosa Serve il Rame

Il corpo umano ha bisogno di rame per la normale crescita, la forza ossea, la funzione immunitaria e la salute cardiovascolare.

Nel dettaglio, il rame partecipa:

  • alla sintesi di melanina, partecipando all’attività del cuproenzima tirosinasi, necessario per la formazione del pigmento melanina (responsabile del colore di capelli, pelle e occhi) 3.

Carenza di Rame

Considerando la presenza abbastanza ubiquitaria del rame nei vari alimenti, è fortunatamente facile soddisfare il fabbisogno giornaliero di questo oligoelemento. Pertanto, le carenze dietetiche di rame sono rare.

L’assunzione alimentare media di rame negli Stati Uniti è di circa 1,0-1,1 mg al giorno per le donne adulte e da 1,2 a 1,6 mg al giorno per gli uomini adulti 5. Tuttavia, le persone carenti di rame vengono identificate sempre più spesso, per cui la carenza sembra oggi più comune rispetto al passato 5, 6, 7.

7.

  • L’aumento del consumo di alimenti ultra-trasformati, così come un generale evitamento dei cibi ricchi di rame, possono svolgere un ruolo nella diffusa insufficienza di questo oligoelemento.
  • Ad esempio, l’elevata assunzione di fruttosio (un componente dello zucchero da tavola) induce negli animali una carenza di rame per alterato assorbimento intestinale 93.
  • Si segnala inoltre una riduzione media del contenuto di rame negli alimenti osservata negli ultimi decenni 7.

Soggetti a rischio

  • persone che assumono alte dosi di integratori di zinco, che possono interferire con la capacità di assorbire il rame.
  • Sintomi e conseguenze

    I sintomi della carenza di rame includono:

    • Convulsioni (in casi gravi).

    Il morbo di Alzheimer, la cardiopatia ischemica e l’osteoporosi sono le malattie umane più probabili dovute a basse assunzioni di rame 1.

    Proprietà e Benefici

    Le numerose attività biologiche del rame lo rendono potenzialmente utile nel controllo dell’invecchiamento e delle sue conseguenze.

    Soprattutto in caso di carenza, l’integrazione di rame può contribuire al:

    • mantenimento della normale attività del sistema immunitario.

    A completare l’azione antiaging del rame, concorrono le attività:

    • neuroprotettive, come osservato in diversi studi nei quali carenze di questo minerale sono state associate a condizioni demielinizzanti, a un incremento dell’incidenza di sintomi neurologici e cognitivi o a vere e proprie patologie ad andamento cronico-degenerativo come l’Alzheimer 6, 7.

    Fonte

    Magazine X115

    Leggi anche su:

    Magazine X115

    HSN Store Blog

     


    Esempi di Integrazione con Rame

    Per uso interno ed uso esterno

    Uso INTERNO:

    Oligoelementi in soluzione acquosa (sublinguali)

     

    Uso Esterno

    Cerotto in Rame Anti-Dolore

    Cerotto in Rame Anti-Dolore

    Contro le tensioni muscolari – proprietà auto-riscaldanti

    Può essere utile trovare forme di integrazione associata ad altri oligolementi e minerali traccia visto che la quantità di Rame richiesta dal fabbisogno è veramente esigua, onde evitare troppi integratori da assumere.


    Integrazioni che si trovano più spesso sono quelle associando Rame ad altri oligoelementi

    Oligoelementi in soluzione acquosa


    Chelato di Selenio, Rame e Zinco

    EFFETTI E FUNZIONALITA’ SPECIFICHE

    Lo Zinco:

    • Contribuisce alla normale funzione del sistema immunitario
    • Aiuta a proteggere le cellule dallo stress ossidativo
    • Aiuta a mantenere la normale condizione delle ossa
    • Aiuta a mantenere la salute di capelli, unghie e pelle.

    Il Selenio:

    • Contribuisce alla normale funzione del sistema immunitario
    • Aiuta a proteggere le cellule dallo stress ossidativo
    • Aiuta a mantenere la normale funzione tiroidea
    • Contribuisce alla normale spermatogenesi
    • Aiuta a mantenere la salute di capelli e unghie.

    Il Rame:

    • Contribuisce alla normale funzione del sistema immunitario
    • Aiuta a proteggere le cellule dallo stress ossidativo
    • Contribuisce al mantenimento della normale condizione dei tessuti connettivi
    • Supporta il metabolismo
    • Contribuisce al normale funzionamento del sistema nervoso
    • Contribuisce alla normale pigmentazione dei capelli e della pelle.

     




    Vitamine liposolubili A, D e K2 in sinergia con Zinco e Magnesio

     

    Articolo tratto dal sito del dr Mercola e  dalla Weston price Foundation

    Punti salienti

    • Le vitamine A, D e K cooperano sinergicamente non solo l’una con l’altra, ma anche con minerali essenziali come il magnesio e lo zinco, con grassi dietetici e con fattori metabolici chiave come il biossido di carbonio e l’ormone tiroideo. Questo livello di complessità ci ricorda che è meglio cooperare con la saggezza della natura ottenendo vitamine attraverso cibi ricchi di sostanze nutritive
    • Le vitamine A, D e K2 interagiscono sinergicamente per supportare la salute immunitaria, fornire una crescita adeguata, sostenere ossa e denti forti e proteggere i tessuti molli dalla calcificazione. Il magnesio è richiesto per la produzione di tutte le proteine, comprese quelle che interagiscono con le vitamine A e D
    • Molte delle proteine ​​coinvolte nel metabolismo della vitamina A e i recettori per entrambe le vitamine A e D funzionano correttamente solo in presenza di zinco.
    • Il grasso alimentare è necessario per l’assorbimento delle vitamine liposolubili.

    Storia della Vitamina K

    La vitamina K2, presente nei grassi animali e negli alimenti fermentati, è presente in quantità molto minori nella maggior parte delle diete rispetto alla vitamina K1, che si trova nelle verdure a foglia verde.

    Poiché i ricercatori nel corso del XX secolo videro che le due forme di vitamina erano intercambiabili, ignorarono la vitamina K2 come se la sua scarsità la rendesse meno rilevante.

    le vitamine K1 e K2 non sono intercambiabili dopotutto:




    Ipertiroidismo in relazione a Vitamina D, Vitamina C, Zinco e Selenio
    Due studi tradotti

    In questo nuovo articolo sulla Tiroide vediamo due studi.

    Si parla di Ipertiroidismo, morbo di Graves, cancro follicolare benigno e maligno della tiroide.

    Quello che hanno in comune questi studi è la carenza vitaminica e minerale di certi elementi:

    Vitamina D, Vitamina C, Zinco e Selenio.


    Effect of Vitamin D3 on Untreated Graves’ Disease with Vitamin D Deficiency

    Effetto della vitamina D3 sulla malattia di Graves non trattata con carenza di vitamina D

    Astratto
    OBBIETTIVO

    METODO

    RISULTATI

    CONCLUSIONE

    Parole chiave: Malattie autoimmuni, morbo di Graves, carenza di vitamina D, vitamina D3

    introduzione

    Presentazione del caso

    Discussione


    Conclusione

    The role of selenium, vitamin C, and zinc in benign thyroid diseases and of selenium in malignant thyroid diseases: Low selenium levels are found in subacute and silent thyroiditis and in papillary and follicular carcinoma

    Il ruolo del selenio, della vitamina C e dello zinco nelle malattie tiroidee benigne e del selenio nelle malattie tiroidee maligne: bassi livelli di selenio si riscontrano nella tiroidite subacuta e silente e nel carcinoma papillare e follicolare

    selenio, zinco e vitamina C.
    Questo studio dimostra che:

    Il selenio potrebbe avere un ruolo protettivo contro il gozzo.
    Una diminuzione dei livelli tissutali di zinco e selenio sembrano essere associati al cancro alla tiroide.
    Questi antiossidanti nutrizionali sono molto importanti per tutti noi: Selenio, zinco e vitamina C.

    Il ruolo del selenio, della vitamina C e dello zinco nelle malattie tiroidee benigne e del selenio nelle malattie della tiroide maligne: bassi livelli di selenio si trovano nelle tiroiditi subacute e silenti e nel carcinoma papillare e follicolare

    La fisiologia tiroidea è strettamente correlata ai cambiamenti ossidativi. Lo scopo di questo studio controllato era di valutare i livelli di antiossidanti nutrizionali come la vitamina C, lo zinco (Zn) e il selenio (Se), e di indagare su qualsiasi associazione di essi con parametri di funzionalità tiroidea e patologia tra cui tiroide benigna e maligna malattie.
    metodi

    risultati
    Tra i pazienti con malattia della tiroide, né la vitamina C, né Zn né Se correlavano con nessuno dei seguenti parametri: età, sesso, BMI, peso corporeo, scintigrafia tiroidea, ecografia, funzione tiroidea o anticorpi tiroidei.
    I livelli di Se erano significativamente diminuiti nei casi di tiroidite subacuta e silente (66,4 ± 23,1 μg / le 59,3 ± 20,1 μg / l, rispettivamente) e nel carcinoma tiroideo follicolare e papillare. Il livello medio di Se nel gruppo di controllo era 90,5 ± 20,8 μg / l.
    Conclusione
    Bassi livelli di vitamina C sono stati trovati in tutti i sottogruppi di pazienti.


    Ipertiroidismo: cause, sintomi e terapie

    L’ipertiroidismo o tireotossicosi è una patologia legata, nella maggior parte dei casi, a una eccessiva produzione ormonale da parte della tiroide, con conseguente esposizione dei tessuti periferici a livelli elevati di ormoni tiroidei.
    L’ipertiroidismo è uno dei disturbi endocrini più frequenti e può manifestarsi a qualsiasi età, ma interessa soprattutto le donne in età fertile, a causa – pare – di una generale maggior predisposizione del sesso femminile alle malattie autoimmuni.

    Le cause dell’Ipertiroidismo

    Le principali cause cliniche responsabili di ipertiroidismo sono in ordine di frequenza – nelle aree iodio-sufficienti – il gozzo diffuso tossico (morbo di Basedow), il gozzo multinodulare tossico e il gozzo uninodulare tossico (morbo di Plummer).
    Nelle aree iodio-carenti, dove esiste una elevata prevalenza di gozzi multinodulari, il gozzo multinodulare tossico è più frequente del gozzo diffuso tossico. Altre cause rilevanti, meno frequenti ma di una certa importanza, sono le forme associate a tiroiditi e quelle farmacologiche, con eccessiva assunzione di ormoni tiroidei, ad esempio per un trattamento non corretto dell’ipotiroidismo.

    I sintomi dell’Ipertiroidismo

    I sintomi dell’ipertiroidismo possono comprendere numerosi disturbi, tutti legati a un aumento dell’attività metabolica, tra cui:
    1. un sensibile aumento di volume della tiroide,
    2. perdita di peso,
    3. intolleranza al calore,
    4. alterazioni della cute e dei capelli,
    5. insonnia,
    6. aumento delle contrazioni cardiache.
    Nel caso del morbo di Basedow tra i sintomi più evidenti si ha anche l’esoftalmo, ovvero la sporgenza dei bulbi oculari.
    1. Le terapie

      La terapia dell’ipertiroidismo dipende essenzialmente dalla sua causa. Al momento sono tre le vie a disposizione: terapia con farmaci anti-tiroidei, che riducono cioè la velocità di sintesi degli ormoni tiroidei, e in caso della sua inefficacia, asportazione chirurgica totale o parziale della ghiandola o trattamento con iodio radioattivo.
      Riferimenti
      • Effetto della vitamina D3 su Morbo di Basedow Graves con carenza di vitamina D
        https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4133032/
      • Quindici rimedi naturali (e non) per gestire l’ESOFTALMO
        tratto dal sito Grave Deasese cure – http://gravesdiseasecure.com/thyroid-eye-disease-improvement/

        https://thyroidlife.it/quindici-rimedi-naturali-e-non-esoftalmo/

    Vedi articoli sulle altre malattie della Tiroide

    La SIBO potrebbe impedire la remissione dall’Hashimoto? Dr. Izabella Wentz

    TIROIDE e Paratiroide in relazione alla carenza di Vitamina D

    I benefici del Magnesio sulla Tiroide ed altri rimedi non farmacologici

    PFAS (Acido di Perfluorooctanesulfonico)interferisce con il recettore della vitamina D, favorendo l’osteoporosi, interferisce con la Tiroide

     

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    Altri integratori e guide per la ricerca di integratori di vitamine e minerali




    I benefici del Magnesio sulla Tiroide ed altri rimedi non farmacologici

    È possibile sostenere un buon funzionamento della tiroide integrando minerali di magnesio, manganese, zinco e selenio.

    Può essere assurdo affermare che un elemento da integrare assolutamente sia il magnesio e adesso diciamo il perché.
    Questo non significa però che il magnesio è la cura universale ma se prendiamo in considerazioni le manifestazioni dell’ipotiroidismo, rallentamento del metabolismo, la stanchezza, la secchezza della pelle, la perdita dei capelli, l’aumento della massa corporea, la stitichezza, l’ipersensibilità al freddo, pallore, difficoltà nel respiro, problemi nelle mestruazioni ed infertilità, dolori muscolari e nelle articolazioni, anemia ed altri, capiamo immediatamente che la soluzione più immediata è assumere Magnesio.
    Dott.ssa Rita Muro.

    Benefici del Magnesio sulla tiroide

    di Gianfranco Ruggiero

    Il Magnesio e la tiroide.

    Il buon funzionamento della tiroide è uno dei fattori più importanti per una buona salute, fisica e mentale.

    ipotiroidismo.
    A questo punto, una volta effettuata la diagnosi (sia con il solo aumento del TSH, sia eventualmente con gli ormoni bassi), si tratta di stabilire la cura.
    La Medicina Convenzionale, che ragiona in chiave di terapia sostitutiva, prescrive sempre l’ormone tiroideo, senza cercare di ripristinare una normale funzione della ghiandola stessa.

    È possibile un approccio terapeutico diverso che parte dal presupposto che occorre soffermarsi sulla causa e non sul sintomo.

    Questo spiega il perché non è condivisibile un protocollo che prevede l’uso della stessa medicina (l’ormone tiroideo) , per giunta “per tutta la vita” , in tutte le patologie della tiroide, anche molto diverse l’una dall’altra: lo stesso ormone, infatti, viene prescritto indifferentemente sia in caso di “tiroidite”, sia in caso di “noduli”, sia in caso di “ipotiroidismo”, sia in moltissimi casi di “ipertiroidismo”. È un po’ quello che avviene, ad esempio per la cura del diabete, ci si limita a prescrivere un ormone sintetico, l’insulina, che ne sostituisce la funzione e non ci si pone l’obiettivo di “curare” l’organo impigrito e funzionalmente stanco.

    Nel caso dell’ipotiroidismo si ricorre alla tiroxina che però, con il tempo provoca un blocco funzionale della ghiandola, oltre ad effetti collaterali che non sono blandi: effetti sul cuore, sulle arterie, ansia, tachicardia, osteoporosi, oltre ad un blocco del metabolismo del paziente, che tenderà ancora più facilmente di prima a ingrassare.

    In realtà, come si è già detto, la vera cura della tiroide non può che essere basata su un “percorso terapeutico causale”, che cioè vada a rimuovere le cause (metaboliche, energetiche, nutrizionale e quant’altro) che hanno provocato la malattia della tiroide. È solo rimuovendo quelle cause che la tiroide potrà guarire realmente e per sempre. Quindi non è la tiroide il vero bersaglio di cura, ma l’eliminazione delle cause prime che hanno provocato la malattia: una volta eliminate le cause, la tiroide guarisce automaticamente.
    www.broussais.it/).

    Quindi la cura dell’ipotiroidismo passa attraverso una riabilitazione funzionale della tiroide, che si ottiene innanzitutto correggendo la tipologia metabolica e ossidativa del paziente attraverso un idoneo stile di vita e uno specifico piano nutrizionale. Infatti esistono alimenti che rallentano o stimolano la funzione tiroidea come pure integratori/ farmaci che interferiscono con la tiroide.

    Sono alimenti da evitare, in quanto fanno parte della categoria dei cibi goitrogenici:

    • soia,
    • semi di rapa,
    • cavolo,
    • cavolini di Bruxelles,
    • broccoli,
    • cavolfiori,
    • patate dolci,
    • maizena (o amido di mais),
    • fagioli di lima,
    • miglio perlato.

    Sono da promuovere invece i seguenti alimenti:

    • alghe,
    • banane,
    • patate,
    • pesce,
    • radicchio,
    • barbabietola,
    • semolino,
    • prezzemolo.

    Alimenti che è sempre opportuno eliminare dalla dieta sono latte animale e suoi derivati, cereali mutati, essenzialmente grano e mais.

    Sono da preferire il riso, il saraceno e il sesamo.

    Leggi Alimentazione e Tiroide a cura del dr Antonio Stamegna (Endocrinologo)


    Per sostenere un buon funzionamento della tiroide è possibile integrare minerali di magnesio, manganese, zinco e selenio.

    Può essere assurdo affermare che un elemento da integrare assolutamente sia il magnesio e adesso diciamo il perché.
    Questo non significa però che il magnesio è la cura universale, ma se prendiamo in considerazioni le manifestazioni dell’ipotiroidismo, (rallentamento del metabolismo, la stanchezza, la secchezza della pelle, la perdita dei capelli, l’aumento della massa corporea, la stitichezza, l’ipersensibilità al freddo, pallore, difficoltà nel respiro, problemi nelle mestruazioni ed infertilità, dolori muscolari e nelle articolazioni, anemia ed altri), capiamo immediatamente che la soluzione più immediata è assumere Magnesio.

     


    Leggi altri articoli sulla tiroide

    Integratori utili alla funzione Tiroidea

    Vegamega ne puoi tovare di diversi tipi ad esempio:

    • Contribuisce alla normale produzione e funzione degli ormoni tiroidei
    • Aiuta a regolare la digestione
    • Aiuta a mantenere la salute della pelle
    • Riduce il senso di fame
    • Ripristina le energie psico-fisiche

    3 micronutrienti essenziali per la tiroide: selenio, zinco e vitamina C.

    Questo studio dimostra che:
    selenio (ma anche di vitamina C).
    Il selenio potrebbe avere un ruolo protettivo contro il gozzo.
    Una diminuzione dei livelli tissutali di zinco e selenio sembrano essere associati al cancro alla tiroide.
    Questi antiossidanti nutrizionali sono molto importanti per tutti noi: Selenio, zinco e vitamina C.

    Il ruolo del selenio, della vitamina c e dello zinco nelle malattie tiroidee benigne e del selenio nelle malattie della tiroide maligne: bassi livelli di selenio si trovano nelle tiroiditi subacute e silenti e nel carcinoma papillare e follicolare

    La fisiologia tiroidea è strettamente correlata ai cambiamenti ossidativi. Lo scopo di questo studio controllato era di valutare i livelli di antiossidanti nutrizionali come la vitamina C, lo zinco (Zn) e il selenio (Se), e di indagare su qualsiasi associazione di essi con parametri di funzionalità tiroidea e patologia tra cui tiroide benigna e maligna malattie.

    metodi


    risultati

    Tra i pazienti con malattia della tiroide, né la vitamina C, né Zn né Se correlavano con nessuno dei seguenti parametri: età, sesso, BMI, peso corporeo, scintigrafia tiroidea, ecografia, funzione tiroidea o anticorpi tiroidei.
    I livelli di Se erano significativamente diminuiti nei casi di tiroidite subacuta e silente (66,4 ± 23,1 μg / le 59,3 ± 20,1 μg / l, rispettivamente) e nel carcinoma tiroideo follicolare e papillare. Il livello medio di Se nel gruppo di controllo era 90,5 ± 20,8 μg / l.

    Conclusione

    Bassi livelli di vitamina C sono stati trovati in tutti i sottogruppi di pazienti.


    Ecco una selezione di Integratori che potrebbero essere utili


    Libri che parlano di Tiroide

    La Tiroide Felice

    Autore: Salvatore Simeone

    In Italia soffrono di patologie legate alla tiroide oltre sei milioni di persone, in prevalenza donne, e l’unica cura prevista è l’assunzione dell’ormone tiroideo.

    Ma esiste un modo alternativo e più ecologico per aiutare i pazienti, senza necessariamente prescrivere un potente farmaco per tutta la vita?

    L’esperienza trentennale dell’autore su migliaia di casi clinici dimostra che non solo questo è possibile, ma anche che è l’unico modo per guarire veramente.

     

     – Alimentazione specifica e rimedi naturali contro la tiroidite autoimmune, l’ipotiroidismo e l’ipertiroidismo

    La tiroide è un organo che ha un ruolo fondamentale in ogni momento della vita, dalla gestazione alla vecchiaia.

    Si stima però che in Italia più di 10 milioni di persone soffrano, spesso senza saperlo, di qualche patologia tiroidea. Questo problema ha assunto ormai, soprattutto nelle donne, le caratteristiche di una vera e propria epidemia.  Le malattie tiroidee sono in aumento soprattutto nei paesi industrializzati, complice la maggior esposizione a fattori scatenanti come virus, squilibri ormonali, errori nell’alimentazione, inquinamento e farmaci.

    Il dottor Ivo Bianchi esamina tutti gli aspetti delle patologie tiroidee e propone…

     

     – Come affrontare ipo e ipertiroidismo attraverso alimentazione, movimento, integrazione

    Luca Speciani

    Una dieta corretta, ma non solo!

    Siamo di fronte a una inspiegabile epidemia di ipotiroidismo, e sembra ormai impossibile non trovare qualcuno sotto terapia se si esce a cena con qualche amico.

    È un dato reale o siamo davanti ad un grave fenomeno di sovradiagnosi?

    Non appena un paziente presenti segni di stanchezza o affaticamento, il medico di base suggerisce di controllare gli esami della tiroide e qui – stranamente – quasi tutti presentano qualche valore fuori posto.

     

    – La verità sulle malattie di Hashimoto e Graves, su insonnia, ipotiroidismo, noduli e virus di Epstein-Barr

    Anthony William

    La verità sulle epidemie più discusse e meno comprese di oggi

    Di generazione in generazione ci sentiamo dire che la causa ultima dell’affaticamento cronico, dell’aumento di peso, dei problemi di memoria, di dolori e nevralgie, dell’insonnia e di molto altro è la tiroide. Eppure, malgrado l’attenzione medica rivolta a tutte queste condizioni, le persone non guariscono.

    Dare un nome ai vari disturbi come “sindrome di Hashimoto” o “ipotiroidismo” non guarisce dalla miriade di problemi di salute che le persone sperimentano. Questo perché c’è una verità più grande…

     

     – Trattamenti naturali per la tiroidite di Hashimoto, l’iper e l’ipotiroidismo

    Autore: Marianne Teitelbaum

    Chili di troppo, capelli che cadono, senso di spossatezza, disturbi intestinali, problemi di sonno, depressione: la tiroide è vittima di molti fattori che cospirano per creare problemi di salute, spesso non diagnosticati.

    Guarire la tiroide con l’ayurveda mette a fuoco l’argomento e anziché concentrarsi solo sul trattamento dei problemi e dei sintomi tiroidei, ci spiega che è necessario correggere gli squilibri che ne sono indirettamente la causa (infiammazione, tossine, fegato sovraccarico, sistema immunitario carente, ghiandole surrenali sotto stress).

    Descrivendo i principi di base dell’ayurveda e gli strumenti chiave per la diagnosi precoce, Marianne Teitelbaum illustra i protocolli terapeutici di successo che ha sviluppato in oltre trent’anni di pratica ayurvedica…


    Da Blog Cuoregreen

    Ashwagandha e tiroide: dall’Ayurveda il rimedio per stimolare l’attività tiroidea

    ipotiroidismo.

    Come vedremo è invece da escludere il suo utilizzo in persone affette dalla condizione clinica opposta, ovvero ipertiroidismo.

    ipotiroidismo.

    Quelli nel gruppo ashwagandha hanno mostrato aumenti significativi dei livelli di triiodotironina (T3) e tiroxina (T4) rispettivamente del 41,5% e del 19,6%. Inoltre, i livelli di ormone tireostimolante (TSH) sono diminuiti del 17,5%.

    Dopo 1 mese di trattamento con estratto di ashwgrandha gli studiosi hanno notato un netto miglioramento della funzione tiroidea, un aumento degli ormoni tiroidei T3 e T4 e una riduzione dello stress ossidativo.

    Un successivo studio condotto su persone con disturbo bipolare, ha evidenziato che gli integratori di ashwagandha somministrati ai partecipanti, sono stati in grado di aumentare i loro livelli di ormoni tiroidei T3 e T4.

    continua a leggere sul sito CuoreGreen


    La Riflessologia Plantare per far ritornare il buon umore!

    Crediti immagine Zone Riflesse

    Come e dove stimolare l’Ipofisi in Riflessologia Plantare

    Il punto dell’Ipofisi si trova nel dito alluce e esattamente si trova non al centro del polpastrello (come tanti testi dicono) bensì dove finiscono i centri concentrici della pelle (spesso coincidono con il centro del polpastrello del dito alluce, ma non sempre quindi tieni come riferimento le line concentriche della pelle)

    Stimola l’ipofisi per circa 2 minuti per piede e vedrai che si otterranno già dei grandi risultati. Fare questo trattamento (e tutto quello che troverai leggendo questo post) 1 volta a settimana è già un bel traguardo per avere grandi soddisfazioni da parte del clienti e da parte nostra.

    Attenzione che la stimolazione di questi punti sui polpastrelli è facilmente dolorosa quando si preme in profondità. Ti consiglio di aiutarti con un bastoncino apposito (lo trovi in offerta cliccando qui). Il dolore su una scala da 1 a 10 non dovrebbe superare livello 8 (che è già molto ma chiedi al tuo clienti un po’ di pazienza nel sopportare il dolore). Parti cauto e poi insisti premendo e facendo delle pressioni circolari in senso orario.

    Stimolare la Tiroide in riflessologia per avere un effetto a 360°

    La tiroide controlla tra le tante cose anche il nostro umore (oltre che il nostro metabolismo, sonno, mestruazioni, etc…).

    Dopo aver stimolato l’ipofisi come descritto qui sopra devi stimolare la Tiroide su tutti e due i piedi

    Volendo entrare nel dettaglio, ti voglio ricordare che essa ha due lobi (uno a destra e uno a sinistra) i quali si riflettono nel piedi. Rispettivamente il lobo destro lo ritrovi sul piede destro ed è quello addetto alla stimolazione e il lobo sinistro lo ritrovi sul piede sinistro ed è quello addetto alla sedazione. La tiroide quando è in equilibrio lavora con un alternanza tra stimolazione e sedazione, se prevale una di queste due funzioni nascono degli scompensi.

    Quello che consiglio è di lavorare tutti i due lobi nei piedi (la zona la trovi sotto il dito alluce come uno dei punti di appoggio del piede) per circa 2-3 minuti per punto. Anche qui i risultati sono ottimi unito a tutto il lavoro sull’ipofisi e sui testicoli-ovaie.

    Continua a leggere su sito Zone riflesse


    L’Asse Intestino-Cervello influisce anche sulla Tiroide

    Iodio e malattie della tiroide: lo scadimento della medicina contemporanea

    PFAS (Acido di Perfluorooctanesulfonico)interferisce con il recettore della vitamina D, favorendo l’osteoporosi, interferisce con la Tiroide

    TIROIDE e Paratiroide in relazione alla carenza di Vitamina D




    L’Asse Intestino-Cervello influisce anche sulla Tiroide

     
    8 LUGLIO 2017
    batteri commensali nell’intestino tenue e/o dalla proliferazione di specie normalmente non presenti in tale tratto. I sintomi più comuni sono diarrea, flatulenza, dolore addominale e meteorismo. Si tratta di una forma di disbiosi intestinale. 
    H. pylori , crescita eccessiva di lievito , Blastocystis hominis e virus di Epstein-Barr riattivato. Inoltre, le persone con ipotiroidismo possono avere SIBO, o proliferazione batterica nell’intestino tenue. Anche se questa non è tecnicamente un’infezione, SIBO ha una componente batterica e può essere un fattore scatenante o esacerbante per l’Hashimoto. Infatti, uno studio del 2007 ha rilevato che circa il 50% delle persone con ipotiroidismo ha la SIBO, mentre uno studio del 2017 ha rilevato che l’uso di levotiroxina può contribuire allo sviluppo della SIBO!
    Cos’è la SIBO
    Inoltre, se hai trovato che usare antibiotici o erbe antimicrobiche, anche se usato per motivi non correlati, ti fa sentire meglio, questo potrebbe anche indicare la presenza di SIBO. Le sostanze con proprietà antimicrobiche possono sopprimere i batteri, portando a un temporaneo sollievo dei sintomi.
    Inoltre, le persone che si sentono meglio quando digiunano e saltano i pasti e hanno lo stomaco più piatto quando si svegliano per la prima volta hanno probabilmente la SIBO, in quanto ciò impedirà ai batteri di rimpinzarsi di cibo, produrre gas e replicarsi.

    Quali sono le cause della SIBO

    Come eseguire il  test per la SIBO

    Mentre la proliferazione del lievito e la maggior parte delle fonti di infezione intestinale possono essere rilevate in un test delle feci, la SIBO si individua meglio con un test del respiro. Questo perché il respiro ci consente di determinare la presenza di batteri produttori di gas. Il gas viene emesso a causa della fermentazione dei batteri, che di solito producono livelli misurabili di idrogeno e metano.
    Poiché la SIBO è un argomento nuovo, alcuni medici di medicina convenzionale potrebbero non conoscere questo disturbo. Invece, professionisti della medicina funzionale, gastroenterologi e importanti centri di trattamento accademico hanno  accesso a test diagnostici avanzati, eventualmente somministrati utilizzando una macchina per il test del respiro.
    In alternativa, è possibile ordinare un kit per il test respiratorio SIBO che utilizza il lattulosio per stimolare i batteri a rilasciare i gas giveaway. I test respiratori SIBO sono offerti dai seguenti laboratori: BioHealth Laboratory , Commonwealth Laboratories e Genova Diagnostics . (Laboratori fuori da italia, cercateli nei laboratori vicino a voi)

    Opzioni di trattamento SIBO

    I miei clienti hanno avuto anche qualche successo usando approcci dietetici specifici, come la dieta elementare, la dieta specifica per carboidrati, la dieta Low FODMAPS o la dieta GAPS.
    Trattamento farmacologico
    Rifaximina 1200 mg al giorno per 14 giorni per i batteri produttori di idrogeno
  • Per i batteri produttori di metano (che hanno maggiori probabilità di causare stitichezza): Rifaximina 1600 mg al giorno x 10 giorni, in combinazione con neomicina (1000 mg al giorno x 10 giorni) o metronidazolo (750 mg al giorno x 10 giorni)
  • Trattamento erboristico e alternativo

    Berberina, origano e aglio sono tutti antimicrobici a base di erbe che possono aiutare a eliminare la proliferazione batterica.
    • Candibactin-BR (una formulazione a base di erbe contenente Berberina): due capsule, tre volte al giorno per 60 giorni
    • Olio di origano  due capsule, tre volte al giorno per 60 giorni
    • Allicillina (estratto di aglio): due capsule 3 volte al giorno per 60 giorni

    Trattamenti dietetici

    Ci sono quattro possibili approcci dietetici per sbarazzarsi della SIBO: la dieta elementale, la dieta specifica per carboidrati, la dieta Low FODMAPS o la dieta GAPS.

    Dieta Elementare

    La dieta elementare è una dieta liquida priva di sostanze non digeribili come fibre, carboidrati complessi e strutture proteiche. Contiene i nostri macronutrienti essenziali in uno stato che richiede poca o nessuna digestione e risulta in completo assorbimento ed è stato tradizionalmente utilizzato per la riabilitazione di individui gravemente malnutriti, infiammazione intestinale e diarrea.
    Inoltre, gli amminoacidi a forma libera consentono di risparmiare le proteine ​​del corpo, aiutando il resto del corpo a guarire più rapidamente.
    Una dieta elementare può essere estremamente utile nel dare inizio al processo di guarigione della tiroide. Questa dieta provoca un rapido spostamento della flora batterica entro una o due settimane. Poiché è una dieta a bassissimo residuo, non richiede digestione e non fornisce cibo ai batteri patogeni, quindi li affama.
    Le formule disponibili in commercio (ad es. Vivanox®) contengono molti ingredienti artificiali che le persone con Hashimoto potrebbero non tollerare. Includono anche molti carboidrati, che possono causare alti livelli di zucchero nel sangue e danneggiare la funzione surrenale.
    Negli ultimi tempi, la compagnia Integrative Therapeutics ha messo a punto una versione più pulita della dieta elementale, la dieta elementale del medico . Questa formulazione è diventata la mia raccomandazione per le persone con Hashimoto.
    Alcuni critici delle diete elementali hanno anche notato che i sintomi a volte ritornano dopo un periodo di tempo che varia da mesi ad anni. Penso che questo sia probabile perché le persone tornano alle loro diete spazzatura troppo presto. Tuttavia, se una dieta elementare è stata seguita da una dieta FODMAPS senza cereali, dieta SCD o dieta simile, ciò potrebbe comportare una remissione permanente.
    Non consiglio di provare la dieta elementare in una persona con funzione surrenale compromessa e altri tipi di infezioni come le infezioni parassitarie. Le diete elementari dovrebbero essere utilizzate sotto la supervisione di un operatore sanitario e nel caso di SIBO confermato.
    Dieta specifica per carboidrati / Dieta GAPS
    dieta autoimmune Paleo [AIP] ben nota nella comunità di Hashimoto, con l’eccezione che non consente le patate dolci a causa del loro contenuto di amido e consente ad altri alimenti come noci, semi e nightshades che non sono AIP approvato. Adoro il sito SCDlifestyle.com se stai cercando ulteriori informazioni su questi approcci alimentari.

    Dieta FODMAPs bassa

    Il 75% delle persone con IBS che seguono questa dieta vedrà un miglioramento dei sintomi.
    Alimenti da consumare
    Frutta (limite a 1 porzione)Banana, bacche (quasi mora), melone (tutto tranne anguria), mirtillo, uva, pompelmo, kiwi, agrumi (tutto), frutto della passione, rabarbaro, tangelo, frutta secca da consumare in piccole quantità
    GraniArrowroot, buccia di psyllium, tapioca
    Alimenti da evitare
    Mele di frutta , mango, pere, frutta in scatola, anguria, avocado, peperone verde, litchi, longan, nettarine, pesche, pere, prugne, prugne
    Verdure
    Carciofi, asparagi, barbabietole, crucifere, finocchio, aglio, porro, gombo, cipolle, scalogno, cipollotto, funghi, mais, patate bianche
    Grani
    Tutti i cereali: grano, segale, riso, pasta, quinoa, cracker
    Caseificio
    Tutto latte
    Altri
    fruttosio, HFCS, cicoria, dente di leone, inulina, pistacchio, legumi, tutti i dolcificanti artificiali, xilitolo, zucchero

    È importante ripetere il test per SIBO 5-14 giorni dopo il completamento del protocollo di trattamento per determinare se in realtà il SIBO è stato trattato in modo appropriato o se potrebbe ricrescere.

    naltrexone a basso dosaggio , possono anche aiutare a prevenire il ripetersi di SIBO sostenendo la motilità gastrointestinale.

    Scegliere il protocollo giusto per te

    Il primo passo è fare il test per SIBO e poi fare un piano da lì.
    Sei già stato testato per SIBO? Quali metodi hai provato a trattarlo?
    Per aggiornamenti continui e interazione, assicurati di diventare parte della nostra community Facebook e iscriviti alla nostra newsletter .
    Riferimenti
    • Giornale indiano di endocrinologia e metabolismo . 2014; 18 (3): 307. doi: 10,4103 / 2230-8.210,131155.
    •  . 2007; 92 (11): 4180-4184. doi: 10,1210 / jc.2007-0606.
    • Current Gastroenterology Reports . 2016; 18 (2). doi: 10.1007 / s11894-015-0482-9.
    • Gastroenterolo Hepatol (NY) . 2009.
    • Ibsgrouporg . 2017. Disponibile all’indirizzo: http://ibsgroup.org. Accesso 4 luglio 2017.




    Iodio e malattie della tiroide: lo scadimento della medicina contemporanea

    Eccovi un capitolo tratto dal libro Terapie Occultate di Jerzy Zieba:

    Lo iodio, un semplice elemento in traccia, per carenza del quale possiamo ammalarci gravemente, ma anche morire.

    Dedico questo capitolo a tutti i malati con patologie della tiroide, ai medici e, in modo particolare, agli endocrinologi.

    Relativamente di recente è stata scoperta la presenza di recettori dello iodio sulla superficie di ogni cellula del nostro organismo, come nel caso della Vit. D. Dunque, subito sorge il dubbio (come nel caso della Vit. D): “se così è, forse abbiamo necessità di questo iodio più di quanto ci viene detto? Qual è il vero fabbisogno rispetto alle dosi attualmente raccomandate?

    Iodio: una forma sicura e una pericolosa

    Ad un numeroso gruppo di pazienti malati ai polmoni furono prescritti 6.000 mg (!) di ioduro di potassio al giorno senza nessun effetto negativo sulla salute.

    1. iodio organico
    2. iodio inorganico

    L’unica forma sicura di iodio è quella Inorganica, non radioattiva.

    Per cui ogni volta che parleremo di iodio, parleremo sempre, senza eccezione, della sua forma INorganica e NON radioattiva.

    Ricordiamo:

    – iodio inorganico e non radioattivo: BENE
    – iodio organico e radioattivo: MALE

    Lo iodio, come tale, non è pericoloso. Invece sotto forma di molecola organica sì, lo è, e molto.

    La natura umana, di per sé, predilige le generalizzazioni: sono più facili da accettare.

    Lo iodio è stato il primo elemento testato sugli esseri umani, eppure la sua carenza è la più diffusa al mondo.

    Eppure, più di cent’anni fa, si cominciò a somministrare iodio in forma inorganica, come panacea di quasi tutto:

      • paralisi
      • aneurisma
      • intossicazione da piombo o mercurio
      • aterosclerosi
      • malattie della tiroide
      • emofilia
      • discinesi (incontrollati movimenti del corpo)
      • scrofulosi (infiammazione dei linfonodi generata da micobatteri)
      • fistola lacrimale,
      • sifilide
      • infiammazioni acute
      • cancrena
      • gotta
      • lupus
      • difterite
      • asma
      • ulcerazioni
      • bronchite
      • ascesso, foruncolo
      • patereccio (lat. panaritium)
      • geloni

    Ovviamente questa lista non è completa. Già negli anni 1820-1840 comparvero numerose pubblicazioni sui vantaggi della somministrazione di preparati di iodio (inorganico!).

    Purtroppo queste pubblicazioni stranamente “evaporarono” dagli archivi di tutte le biblioteche americane. Non è la prima volta che succede. E non solo con le pubblicazioni riguardanti lo iodio.

    Albert Szent-Gyorgy, premio Nobel, medico che nell’anno 1928 cristallizzò la Vit. C, disse:

    “Quando ero ancora uno studente di medicina, lo iodio in forma KI (ioduro di potassio) fu considerato un rimedio universale. Nessuno sapeva come funzionasse, ma ebbe effetti molto positivi su un paziente. Tra noi studenti era popolare il detto : “se non sai dove e perché, prescrivi K e I”
    (che in inglese fa rima, ma non nella traduzione).
    “If you don’t know whwere and why, prescribe K and I”.

    Nel 1956 esistevano già 1.700 preparati contenenti iodio, e migliaia di prove della loro efficacia e sicurezza:

    ATTENZIONE:

    Iodoral R è un preparato contenente 5 mg di iodio e 7.5 mg di ioduro di potassio. È dunque la soluzione di Lugol in compresse. Adesso è l’unico preparato del genere sul mercato, purtroppo solo negli USA.

    Iodio: terapia delle “inguaribili” malattie della tiroide

    Oggi non sappiamo curare le malattie autoimmuni. Questi malati sono condannati a non guarire mai, se si rivolgono a un medico che non sa curare questo tipo di malattia (la maggioranza!). Gli studenti di medicina, ancor prima della laurea, vengono privati di qualsiasi pensiero critico e autonomo, indottrinati come sono, fin dall’inizio della carriera professionale, che queste malattie sono inguaribili, quindi vengono curati i sintomi.

    Nella clinica del dott. Biedl questa patologia veniva curata e anche i pazienti con una forma acuta reagivano benissimo alla somministrazione di iodio.

    Una sostanza semplice, innocua e poco costosa.

    Dose 600 volte maggiore di quella oggi raccomandata! Vennero guariti pazienti da una malattia che oggi colpisce milioni di persone, particolarmente le donne. Non c’è bisogno di aggiungere che – ovviamente – non ci furono effetti collaterali. Il tutto fu riportato in pubblicazioni mediche.

    I risultati furono straordinari. Vorrei qui far notare ai lettori un piccolo ma importante dettaglio che potrebbe essere sfuggito. Questi fantastici casi di GUARIGIONE furono il risultato di somministrazione di iodio. E furono descritti quasi 100 anni fa!

    Dunque, allora i medici conoscevano la cura. E oggi non più? Questo è il “progresso” raggiunto in questo campo. Abbiamo fatto passi indietro. È evidente. Dispiace solo per chi si ammala oggi: se fosse vissuto 100 anni fa, sarebbe guarito. E oggi?

    Oggi la terapia dell’ipertiroidismo consiste in:

      1. somministrazione di sostanze sintetiche, le cosiddette sostanze antitiroidee o tireostatici, che provocano una lunga lista di effetti collaterali

    Oggi la tiroide viene avvelenata, tagliata o fritta con iodio radioattivo.

    Responsabilmente bisogna ammettere che esistono rari casi in cui, nonostante una lunga somministrazione, il paziente non reagisce. In tal caso bisogna trovare una soluzione più radicale, ma solo dopo il fallimento della terapia con lo iodio, non automaticamente. Ho già premesso che non sono nemico di farmaci, chemioterapia o chirurgia così per partito preso. Servono, ma solo quando sono assolutamente indispensabili. In alcuni casi non possiamo fare a meno della mano e del bisturi del chirurgo.

    Qui vorrei ricordare che nella famosa clinica Mayo, negli USA, venne utilizzata la soluzione di Lugol prima e dopo un intervento chirurgico, e ciò permise di evitare tanti postumi.

    Sottolineo che gli studi citati non vennero eseguiti in un garage o in una cucina, anche se risalgono a tanto tempo fa. Per esempio, il dott. P. Beebe, di New York, così descrive la sua più che decennale esperienza nella terapia dell’ipertiroidismo somministrando iodio:

    Oggi, volendo, si potrebbe curare questa patologia ancora meglio.

    Qualcuno dirà: “Va beh…. abbiamo in vendita il sale iodato”.

    E il nostro organismo DEVE avere anche iodio in forma elementare, non legata, così come lo è nella soluzione di Lugol. Il tessuto del seno, per esempio, per rimanere sano ha bisogno di iodio elementare. È solo un esempio.

    Vale la pena di notare che, prima di introdurre il sale iodato, negli USA in realtà non esistevano malattie tiroidee autoimmuni, come per esempio il Morbo di Hashimoto, nonostante che in quel periodo i medici americani utilizzassero litri di soluzione di Lugol, quasi per ogni male.

    Il Morbo di Hashimoto è una tiroidite cronica. Secondo i manuali, è inguaribile. Ovviamente non è vero: dal Morbo di Hashimoto si guarisce, bisogna solo sapere come curarlo. Così come nel caso di aterosclerosi, osteoporosi e altre patologie “inguaribili”.

    Questi sono anche i risultati della iodofobia che fu scatenata, ed è tuttora presente.

    “Effetto Wolff-Chaicoff”: un imbroglio ossequiato dalla medicina ancora oggi

    Come si spiega, dunque, che oggi lo iodio viene evitato come fosse la peste, mentre prima della seconda guerra mondiale era considerato la panacea di tutti i mali? La prima, e forse maggiore, responsabile fu una pubblicazione del 1948 a cura di due scienziati: Wolff J and Chaikoff

    Ora chiederei ai medici, e particolarmente agli endocrinologi, di riflettere.

    Torniamo alla pubblicazione di Wolff e Chaikoff. Scrissero le loro osservazioni in seguito alla somministrazione intraperitoneale di ioduro in quantità crescenti. Osservarono che fu quasi impossibile captare lo iodio radioattivo somministrato successivamente. Ora sappiamo perché: la tiroide di quei topi era stata saturata precedentemente dallo iodio. Come interpretarono, però, questi due signori i risultati delle loro osservazioni? Non ci crederete! Affermarono che “un così alto livello di iodio inorganico blocca la produzione di ormoni tiroidei, causando ipotiroidismo e formazione di gozzo.
    E la loro conclusione “lo iodio è pericoloso” si diffuse nel mondo. Ereditò addirittura i loro nomi : “Effetto Wolff-Chaikoff”. Se è formalmente considerato “un effetto” di qualcosa, si evince che debba essere vero.

    Il mondo medico diffuse le informazioni sull’”Effetto Wolff-Chaikoff” in tutte le facoltà di medicina del mondo.

    Mi piace ricordare la conclusione dei loro studi: “un così alto livello di iodio inorganico blocca la produzione di ormoni tiroidei, causando ipotiroidismo e formazione di gozzo”.

    Questo argomento è così importante perché è stato la causa di una “correzione” terribilmente dannosa nella terapia della tiroide, condannando milioni di persone a perdita di salute e a cure sbagliate della loro patologia. È tutto? Magari!

    “Un così alto livello di iodio inorganico blocca la produzione di ormoni tiroidei, causando ipotiroidismo e formazione di gozzo.

    Perché questa ripetizione? Perché in seguito venne fuori che questi due “scienziati”, nei topi usati per i loro esperimenti, nemmeno misurarono il livello di questi ormoni! E in questi topi non risultò né gozzo, né ipotiroidismo! Dunque fu un volgare IMBROGLIO!

    90 mg (!), stimola una tendenza fisiologica alla normalizzazione del funzionamento della tiroide ed è un effetto positivo”

    Terapia della tiroide – un passo in dietro della medicina contemporanea

    Adesso qualche esempio di pagine polacche in Internet (volutamente senza indirizzo):

    • “Molto importante ed efficace metodo di cura è quello con lo iodio radioattivo”.

    oppure:

    • “Nella maggior parte dei casi, si prescrivono farmaci anti-tiroidei (tireostatici). Comunque, sempre più spesso, viene applicata la terapia con radioiodio”.

    Poi:

    • La terapia del Morbo di Graves-Bassedow è esclusivamente sintomatica. Non conosciamo ancora un mezzo per neutralizzare o prevenire un attacco di anticorpi”.

    Veramente non conosciamo il modo per curare questa malattia in modo efficace e sicuro? Oppure abbiamo una cataratta così avanzata che ci rende ciechi?

    Più avanti ancora:

    •  “Prescriviamo farmaci appartenenti a due gruppi: farmaci anti-tiroidei e iodio radioattivo. I primi possono alterare la morfologia del sangue e occorre fare prelievi per controllarlo. Lo iodio, invece, distrugge il tessuto tiroideo, quindi vanno controllate le concentrazioni durante la terapia.”

    • “Sempre più spesso viene utilizzata la terapia con radioiodio, un metodo efficace e sicuro”.

    Ripeto: il nostro organismo non si ammala per la carenza di farmaci, ma per la carenza di sostanze naturali, come per esempio lo iodio.
    Nella sua forma inorganica, però.

    Come si vede, esiste una grande urgenza di aggiornare i medici, spiegando bene la differenza tra la forma organica ed inorganica dello iodio.

    Si parla tanto della possibilità di far uso di diversi integratori, minerali, ecc. Ma una delle cause principali di tutte le malattie è la spaventosa intossicazione dell’ambiente, cioè del terreno, dell’alimentazione, dell’aria e dell’acqua…

    Una giusta integrazione di iodio porta ad un incremento delle tossine rimosse con le urine. E non si tratta di tossine qualsiasi. Dopo solo tre compresse del sopracitato Iodoral, nelle urine dei pazienti sono comparse quantità 20 volte maggiori di composti di bromo e fluoro. L’eliminazione delle tossine è stata veloce. L’integrazione è stata efficace anche per eliminare con le urine sostanze come mercurio, cadmio, arsenico o alluminio. È un risultato molto importante. Di questa opportunità abbiamo bisogno, e tanto!

    Sarebbe errato pensare che lo iodio serva solo alla tiroide. Anche altri organi ne hanno tanto bisogno e, senza, si ammalano.

    Organi come la mucosa dello stomaco, seni o ghiandole salivari, contengono iodio in concentrazione quasi pari a quella nella tiroide. Altri organi che necessitano assolutamente di iodio sono: ovaie, prostata, timo, pelle, cervello, articolazioni, arterie e ossa.

    Influenza dello iodio sul metabolismo ormonale. E che altro?

    I principali tipi di estrogeni sono:

      1. estrone (E1),
      2. estradiolo (E2)
      3. estriolo (E3).

    si può provocare un disequilibrio e, in seguito, l’insorgenza di patologie tipiche in questi casi, come dolorosi noduli al seno, obesità, tumori, ecc. Per questo ogni frazione va segnata, misurata, ma… per qualche motivo, in Polonia si controlla l’estriolo e l’estradiolo, ma non l’estrone. Perché? Non lo so.

    Quando “manipoliamo” le quantità degli estrogeni somministrati dall’esterno a donne in post -menopausa, le difficoltà nel mantenere il loro giusto equilibrio costituiscono dunque un problema. E, come sappiamo, a volte finisce male.

      1. Accelerare artificialmente il metabolismo prescrivendo Eutirox, senza integrazione di Iodio, provoca un fabbisogno di Iodio ancora maggiore. È il cane che si morde la coda, perché la tiroide (senza Iodio) funziona in modo coatto e ciò di cui ha veramente bisogno comunque non gli viene fornito.

    Ricordiamoci che lo Iodio serve non solo alla tiroide….

    magnesio e selenio.

    Dunque:

    la questione dell’integrazione di Iodio deve comprendere non solo la sua carenza, ma anche le conseguenti esigenze del metabolismo dei minerali e delle vitamine, assicurando in modo particolare la giusta quantità di Selenio, ma anche di Magnesio, Rame e vitamine B2 e B3.

    Non è mio obiettivo descrivere qui il metodo di cura delle patologie della tiroide, ma dimostrare che la tiroide può essere curata molto meglio di quanto si faccia adesso.

    Attenzione!

    In centinaia di email che ricevo la questione della terapia della tiroide è sorprendentemente frequente. Contengono domande del tipo:

    che metodo consiglia per curare Hashimoto? Quanta soluzione di Lugol devo prendere?, ecc. Anche se dalle malattie della tiroide si può guarire, tutto il processo non è semplice e la terapia non è uguale per tutti.

    Qui non si tratta di una semplice integrazione, ma della terapia di un complicato e sensibile sistema endocrino. E non lo si può fare per telefono o via mail. Quindi non aggiungo ora un riepilogo, perché un endocrinologo, dopo aver letto queste pagine, saprà come fare.

    Riferimenti bibliografici


    Letture su Tiroide

    Vivere senza problemi alla Tiroide

    di Luca Speciani

    Descrizione

    Una dieta corretta, ma non solo!

    Agli esami segue spesso un’ecografi a dall’esito dubbio (lieve disomogeneità) che infi ne porta ad un trattamento inutile e squilibrante, in grado di generare (per usare le parole dell’associazione europea di endocrinologia) ipertiroidismo iatrogeno, cioè una patologia molto più grave rispetto al lieve ipotiroidismo riscontrato, spesso subclinico.

    Il problema infatti è che il più delle volte si viene trattati farmacologicamente per il solo innalzamento del valore del TSH, che non rappresenta ipotiroidismo, ma solo un tentativo di aggiustamento (da parte dell’ipofi si) della quantità di ormone prodotto. Vengono trattate così molte persone sane che non ne avrebbero alcun bisogno.


     




    IODIO TIAMO

    Le seguenti malattie sono legate alla carenza di iodio


    Tratto dal sito WhyIodine

    Sebbene il pool di test fosse molto piccolo, 85 persone sono ancora molte persone. Quando a un gruppo di malati di cancro sono stati testati i livelli di iodio, il 97,6% di loro era carente di iodio.

    Da  https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28441792 . Livelli di iodio del malato di cancro:

      • Acuto
      • Blando
      • Moderato
      • Carenza totale

    La RDA si basa solo sulla prevenzione del gozzo, uno dei tanti sintomi di carenza di iodio.

    Altre informazioni

  • La prostata ha recettori per gli ormoni tiroidei, proprio come altri tre tipi di tessuto associati a un aumento del rischio di cancro a causa della carenza di iodio
  • http://www.diethealthclub.com/dietary-supplements/iodine-supplement.html

  • Iodio povero incompreso

    Quando gli ultimi dovrebbero essere i primi… Restituiamo dignità allo iodio
    dal sito Oukside

    Negli ultimi dieci anni mi era successo spesso di sentir parlare di lui come se si stesse parlando del diavolo. E la cosa capitava sia in ambito professionale sia in contesti meno “ufficiali”. Fu così che decisi di recuperarlo dagli inferi per vederci chiaro. Non avrei mai immaginato che da una ricerca nata quasi per gioco potessero venir fuori informazioni tanto preziose quanto ignorate dalla comunità scientifica.

    Sto parlando del più temuto e aggiungerei incompreso micronutriente, un elemento essenziale del quale forse non si è ancora capito nulla: vi presento lo iodio. Conosciamolo meglio.

    Presentazioni: IO, iodio

    Lo iodio è un elemento essenziale, nel senso che ogni singola cellula dell’organismo ha bisogno della sua presenza per compiere importanti funzioni vitali. Purtroppo, però, in tanti non raggiungono livelli adeguati, e non solo nelle aree della Terra in cui la carenza è legata alla scarsità di terreni e di fonti alimentari ricche di questo elemento. La perdita di iodio è infatti divenuta pandemica a causa dell’aumentato introito di tossine ambientali, bromuri, fluoruri, cloruri, pesticidi e additivi alimentari. Tanto per fare un esempio: prodotti di uso comune come il pane e la pasta sono semplici veicoli di bromuro, e in alcuni Paesi l’acqua viene ancora addizionata di fluoro.

    Come se non bastasse, la carenza è altamente sottostimata in tutto il mondo, così come il fabbisogno stabilito dalle linee guida, e laquantità di iodio che si assume con la dieta non basta per raggiungere livelli adeguati di iodiemia. Un quadro perfetto insomma.

    L’importanza per l’organismo e il reale fabbisogno

    Detto questo, dovrebbe esser chiaro che tutte le nostre ghiandole dipendono da adeguati livelli di iodio per funzionare in modo ottimale, mentre lo stato di carenza può causare uno squilibrio non solo tiroideo ma dell’intero sistema ormonale. Non sarà un caso, dunque, se lo iodio viene definito anche “minerale endocrino”.

    Qual è, quindi, il fabbisogno di iodio che può prevenire lo stato di carenza?

    Secondo la Medicina convenzionale il fabbisogno per l’adulto è pari a 150 mcg/die, mentre il limite massimo di assunzione ammonta a 600 mcg/die. In Medicina Funzionale si parla di 800 mcg-1000 mcg/giorno. Tuttavia, c’è ragione di pensare che questi valori siano decisamente bassi. A supporto di questa ipotesi, sono stati decisivi gli studi del dottor Abraham, uno dei più importanti Ricercatori al mondo sullo iodio, e del suo allievo dottor Brownstein, secondo i quali il fabbisogno giornaliero di iodio sarebbe molto più alto, dell’ordine di milligrammi.

    Anch’io ho strabuzzato gli occhi vedendo questo dato per la prima volta. Ma poi ho continuato a leggere e approfondire, e ho capito che tale fabbisogno dipende dalla capacità dell’organismo di trattenere lo iodio nei tessuti che più lo utilizzano, tiroide in testa, seguita da ghiandole mammarie, ovaie, prostata, etc. Tale capacità viene espressa come “livello di saturazione” dello iodio, e può essere adeguatamente valutata mediante il test di escrezione di iodio nelle urine (ioduria nelle 24h).

    Sempre secondo Abraham e Brownstein, il fabbisogno per mantenere il giusto livello di saturazione ammonta dunque a 12-15 mg al giorno (di cui circa 6 mg/giorno destinati alla tiroide, 5 mg a seno e ovaie, il resto agli altri tessuti), quantità impossibile da raggiungere e mantenere con la quantità consigliata dalle linee guida.

    Perché allora tutti hanno paura di lui?

    Questa è una bella domanda, ma come in altri casi (vedi colesterolo), una volta che una fobia mette radici, ahimé diventa difficile sradicarla.

    In particolare, Abraham definì “iodo-fobia medica” la paura ingiustificata di utilizzare lo iodio inorganico (iodio/ioduro non radioattivo), frutto di una non-conoscenza della sua biochimica e fisiologia. Ancora oggi, del resto, si pensa che un eccesso di iodio possa causare l’ipotiroidismo, e questa assunzione è dovuta al fatto che i livelli di TSH aumentano quando si inizia una terapia a base di iodio.

    Come ci insegnano i Ricercatori sopra citati, però, quanto detto è solo una conseguenza temporanea e del tutto priva di rischi, poiché:

    • L’aumento del TSH è assolutamente fisiologico, e rappresenta l’aumento della sintesi di ormoni tiroidei e, ancor prima, l’aumento dei livelli di NIS (il co-trasportatore sodio-iodio necessario a far entrare gli atomi di iodio nelle cellule). In altre parole, quando si è carenti di iodio, il rate di sintesi dei NIS è molto basso, ma quando si inizia ad assumere iodio e dunque i livelli aumentano, aumenta anche la necessità di trasporto ai tessuti, e dunque la sintesi di NIS!
    • L’aumento del TSH non si accompagna ad un’alterazione dei livelli di T3 e T4, e già questo dato dovrebbe bastare per tranquillizzare. Si tratta infatti di un innalzamento transitorio, che può permanere da poche settimane fino a un massimo di sei mesi prima di tornare alla normalità. Tale durata dipende da quanto tempo è necessario perché la ghiandola tiroidea e l’intero organismo raggiungano il giusto livello di saturazione di iodio.
    • Al contrario, si dovrebbe porre l’attenzione sulla somministrazione di ormoni tiroidei in presenza di carenza di iodio. Questo approccio può rivelarsi non solo inutile ma anche dannoso per la tiroide stessa.

    Il pensiero spontaneo che sorge dopo questi ragionamenti è che sarebbe sempre opportuno fare una valutazione dello stato di iodio in chi sviluppa un qualsiasi disturbo tiroideo, prima di ricorrere direttamente alla terapia ormonale.

    Un altro malinteso riguarda la controindicazione dell’utilizzo dello iodio nelle malattie tiroidee autoimmuni (morbo di Graves e tiroidite di Hashimoto). In realtà, in chi è carente di iodio il rischio di sviluppare gli auto-anticorpi tiroidei aumenta!

    Se poi consideriamo che tali malattie sono strettamente legate alla presenza di uno stato infiammatorio, è opportuno includere nel trattamento terapeutico l’adozione di una dieta “anti-infiammatoria” (senza glutine, basata su cibi naturali, con quantità di carboidrati da basse a moderate, sale non raffinato, etc.).

    L’unica condizione nella quale si deve evitare l’assunzione di iodio è la presenza di un nodulo caldo nella tiroide, cioè un nodulo attivo e indipendente dalla ghiandola stessa. Solo in questi casi, somministrare iodio potrebbe predisporre all’Ipertiroidismo, perché il nodulo è in grado di assorbire iodio e produrre ormoni tiroidei in modo incontrollato. È quindi necessario non assumere iodio (inclusi gli alimenti che lo contengono) finché il nodulo non viene rimosso.

    Un altro possibile effetto che può verificarsi nei primi giorni di assunzione di iodio (di solito a dosaggi maggiori di 30 mg/die) è la riduzione della ferritinemia, ma anche in questo caso si tratta di un fenomeno del tutto transitorio, dovuto all’aumento del metabolismo basale e dunque a una maggiore richiesta di ferro da parte delle cellule.

    Come dosare il livello di iodio nell’organismo

    È qui che viene il bello, come spesso accade quando si tratta dei test diagnostici potenzialmente più utili. Benché sia possibile dosare lo Iodio nel sangue e nella saliva, il metodo più affidabile è la determinazione nelle urine, e ancor meglio il test descritto di seguito.

    Il protocollo funzionale ideato dal dottor Abraham si chiama “Test da carico di iodio” e si basa sul fatto che lo iodio presente nell’intero organismo possa essere dedotto misurandone la quantità escreta nelle urine nel corso di 24 ore, dopo l’assunzione di 50 mg di iodio. Questo perché in un individuo non carente il 95% viene escreto con le urine, mentre l’organismo di un individuo carente ne tratterrà la quantità che gli occorre.

    Volendo scendere ancora più nel dettaglio, ricordiamo che lo iodio si lega sempre a dei recettori presenti in tutto il corpo. Se vi è dunque una carenza interna, il legame ai recettori post-carico sarà maggiore, e da qui una minore escrezione nelle urine.

    La procedura prevede l’assunzione di 50 mg di iodio seguita dalla raccolta delle urine nelle 24 ore. Naturalmente dovrà poi essere un laboratorio analisi a fornire il risultato. Incredibile ma vero, io ho trovato un solo centro che esegue questo test, se ne trovate altri vi chiedo quindi di segnalarlo nei commenti.

    Come assumere lo iodio

    È senz’altro possibile assumere un po’ di iodio attraverso alcuni alimenti.

    Peccato che:

    1. Gli alimenti più ricchi in assoluto sono le alghe, e sfido chiunque a riuscire a mangiarne in quantità adeguata e in modo costante, senza contare il rischio di contaminazione della maggior parte delle stesse.
    2. La biodisponibilità dello iodio contenuto nel sale iodato è meno del 10%, e l’effettivo assorbimento è ancora inferiore, se consideriamo che il cloruro (NaCl) compete con lo Ioduro per gli stessi recettori.
    3. Sempre nel sale iodato, la quantità di iodio aggiunta in fase di produzione non rimane la stessa a vita, poiché lo Iodio evapora in tempi brevi (in gergo tecnico, ciò che avviene a contatto con l’aria è la reazione di sublimazione). E sappiamo tutti quanto dura una confezione di sale in dispensa.
    4. Molti alimenti di uso comune sono ricchi di bromuri, cloruri e altre sostanze che possono ridurre l’assorbimento e/o la biodisponibilità dello Iodio nell’organismo.

    In una percentuale di casi decisamente superiore a quella che possiamo immaginare, la supplementazione terapeutica dovrebbe quindi diventare la prima scelta. Il dosaggio di iodio va stabilito in base allo stato di carenza iniziale e può variare da 12 a 50 mg/die, fino a 100 mg/die nei casi più gravi. Lo stesso deve poi essere aggiustato in modo graduale e sintomo-dipendente, oltre che monitorando i livelli di iodio e degli ormoni tiroidei.

    Facciamo però un passo indietro: la forma di assunzione è discriminante ai fini di garantirne il corretto assorbimento, perché lo iodio di per sé non è molto solubile in acqua. Secondo i già citati Abraham e Brownstein, inoltre, lo iodio assunto con il sale iodato è del tutto inutile, e l’unica formulazione corretta ed effettivamente bio-disponibile si basa sulla combinazione di iodio e ioduro di potassio in soluzione acquosa o in pastiglie. L’ideatore di questa soluzione fu il fisico francese Jean Lugol, che nel lontano 1829 scoprì come l’aggiunta di ioduro di potassio all’acqua aumentasse la solubilità dello iodio nella stessa.

    È allora che nacque la “Soluzione di Lugol”, già nota in ginecologia per il suo utilizzo nel test di Schiller e ancora oggi prima scelta nelle terapie a base di iodio. Disponibile in diverse formulazioni (2%, 5%, 7% etc.), la più diffusa è la Lugol’s 5%, che con due gocce (0,1 ml) fornisce 5 mg di iodio e 7,5 mg di ioduro, per un totale di 12,5 mg di iodio, quantità ritenuta necessaria e sufficiente a garantire la richiesta quotidiana dell’organismo. Oggi esiste anche una formulazione in compresse equivalente alla soluzione di Lugol (1 compressa = 2 gocce di Lugol’s).

    In entrambi i casi, il dosaggio iniziale dipende da quanto è severa la carenza (o, in termine tecnico, da quanto è basso il grado di saturazione dello iodio).

    Non è, però, solo un discorso di solubilità: senza voler fare una lezione combinata di chimica e fisiologia, voglio precisare che ciascun tessuto e organo del nostro organismo risponde e utilizza in modo selettivo le diverse forme di iodio. Ad esempio, la tiroide usa principalmente ioduro, il tessuto mammario iodio. Altri organi come reni, milza, fegato, sangue, ghiandole salivari e intestino possono assimilare entrambe le forme. Va da sé la maggiore utilità terapeutica dell’assunzione di iodio e ioduro combinati piuttosto che di una sola delle due forme.

    Un ultimo aspetto da tenere presente riguarda la possibilità, molto più remota rispetto alla “semplice” carenza di iodio, di un difetto nell’organificazione e/o nell’ossidazione dello iodio, reazione intra-cellulare che avviene dopo il trasporto e l’assorbimento dentro ciascuna cellula. Questo difetto spesso dipende dalla carenza di vitamine B2 e/o B3, necessarie per stimolare il pathway del NADPH mediante il quale si produce la quantità di H2O2 necessaria per l’ossidazione dello iodio.

    Abraham e Brownstein consigliano in questi casi di supplementare 100 mg di vitamina B2 e 500 mg di vitamina B3 da una a due volte al giorno, soprattutto quando si inizia la terapia a base di iodio, ed eventualmente di ripetere questa integrazione in modo ciclico.

    Non solo tiroide

    Voglio concludere questo articolo accennando ad altri due importanti setting nei quali la supplementazione a base di iodio potrebbe giocare un ruolo determinante.

    Il primo è quello della disintossicazione dai metalli pesanti tossici, cioè mercurio, piombo, alluminio, arsenico, nichel e cadmio. Queste sostanze possono entrare nel nostro organismo non solo attraverso l’aria che respiriamo ma anche veicolati da alimenti e bevande. Se i livelli endogeni superano certe soglie di “sicurezza” si possono manifestare allergie, intossicazioni o intolleranze, ma soprattutto la presenza di questi metalli può interferire con l’espressione genica e causare danni ben più profondi. Si tratta quindi di un rischio che è meglio non correre.

    Qualora si dovesse scoprire che il livello ematico di uno o più metalli tossici è troppo alto, è il caso di correre ai ripari. Ed ecco che oltre alle note zeolite, clorella, coriandolo e altre sostanze o terapie chelanti, può venirci in aiuto proprio lo iodio. La sua assunzione in quantità adeguate aumenta infatti l’escrezione urinaria di bromuri, fluoruri, cloruri ma anche di piombo, mercurio, arsenico e altri metalli tossici. Ricordo che i primi tre sono alogenuri tossici che competono l’un l’altro e con altri micronutrienti, riducendone assorbimento e sintesi endogena.

    Conclusioni: lode allo iodio

    Lo iodio, come qualsiasi nutriente o sostanza, dovrebbe essere guardato senza paure o pregiudizi. La prima regola, come sempre, è quella di affidarsi a un professionista che sappia come utilizzarlo.

    Ricapitolando quanto detto in questo articolo, ai fini di un uso corretto ed appropriato dello iodio, è fondamentale:

    • tentare di avere un dato di partenza, in Italia impresa ardua ma non impossibile!
    • monitorare i sintomi e i segni percepiti dall’organismo (livelli di energia fisica e mentale, efficienza del metabolismo, qualità del sonno, etc.).

    La supplementazione a base di iodio/ioduro combinati può davvero risultare decisiva in presenza di disfunzionalità o malattie della tiroide, permettendo di ridurre o perfezionare il dosaggio degli ormoni tiroidei e di riconquistare definitivamente lo stato di eutiroidismo.

    Riferimenti

    1. . Devon Pr. 2013.
    2. Abraham GE et al. Optimum Levels of Iodine for Greatest Mental and Physical Health. The Original Internist. 2002.
    3. Abraham GE et al. Orthoiodosupplementation: Iodine Sufficiency Of The Whole Human Body. The Original Internist. 2002.
    4. Abraham GE. The safe and effective implementation of orthoiodosupplementation in medical practice. The Original Internist. 2004.
    5. Abraham GE Serum inorganic iodide levels following ingestion of a tablet form of Lugol solution: Evidence for an enterohepatic circulation of iodine. The Original Internist. 2005.
    6. Brownstein D. Clinical experience with inorganic, non-radioactive iodine/iodide. The Original Internist. 2005.
    7. Abraham GE et al. The History of Iodine in Medicine Part I: From Discovery to Essentiality. The Original Internist. 2006.
    8. Abraham GE et al. The History of Iodine in Medicine Part II: The Search for and the Discovery of Thyroid Hormones. The Original Internist. 2006.
    9. Abraham GE et al. The History of Iodine in Medicine Part III: Thyroid Fixation and Medical Iodophobia. The Original Internist. 2006.
    10. Abraham G.E et al. A Simplified Procedure for the Measurement of Urine Iodide Levels by the Ion-Selective Electrode Assay in a Clinical Setting. The Original Internist. 2006.
    11. Abraham GE, Brownstein D. A Simple Procedure Combining The Evaluation of Whole Body Sufficiency for Iodine with The Efficiency of the Body To Utilize Peripheral Iodide: The Triple Test. The Original Internist. 2007.
    12. Eskin BA et al. Different tissue responses for iodine and iodide in rat thyroid and mammary glands. Biol Trace Elem Res. 1995.
    13. Thrall KD et al. Distribution of iodine into blood components of the sprague‐dawley rat differs with the chemical form administered. J Toxicol Environ Health. 1992.
    14. Smyth P. Role of iodine in antioxidant defence in thyroid and breast disease. Biofactors. 2003.
    15. Winkler R. Effects of iodide on total antioxidant status of human serum. Cell Biochem Funct. 2000.
    16. Eskin B. Iodine and mammary cancer. Adv in exp medicine and biology. 1977.
    17. Ghent Wt et al. Iodine replacement in fibrocystic disease of the breast. Can J Surg. 1993.
    18. Venturi S. Role of iodine in evolution and carcinogenesis of thyroid, breast and stomach. Adv Clin Path. 2000.


    Altre letture sullo IODIO


    Altri riferimenti a studi

    https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5971493/

    https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3883964/

    https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6457187/

    https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4479831/

    https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2021902/

    https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3849557/

    https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4723252/

    https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1847960/

    https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4490680/

    https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5440127/

    È noto che lo iodio è stato usato per trattare le seguenti condizioni

    ADHD / ADD fatica cronica disturbi della prostata depressione allergie
    aterosclerosi ipertensione cisti sebacee dolore al seno irregolarità mestruali
    malattie del seno infezioni disturbi della tiroide eczema infezione gengivale
    Morbo di Dupuytren cheloidi infezioni vaginali malaria psoriasi
    produzione di muco in eccesso malattie del fegato sifilide malattie genito-urinarie aritmia cardiaca
    seno fibrocistico Sindrome nevrotica fibromi uterini reumatismi colesterolo alto
    gozzo malattia ovarica avvelenamento metalli pesanti (mercurio, piombo, arsenico) tonsillite stipsi
    emorroidi calcoli del condotto parotideo scarlattina tosse diradamento dei capelli
    mal di testa ed emicrania La malattia di Peyronie bronchite e polmonite dolori di stomaco diabete di tipo 2
    fibromialgia disturbi della prostata obesità cervello annebbiato problemi agli occhi
    sclerosi multipla GERD gastroparesi



    Dr Mercola intervista dr Brownstein: il nesso tra tiroide, iodio, tossine e radiazioni

     

    a cura di Cristina Bassi tratto da questo sito

    Nel seguito una mia “vecchia“ traduzione (del 2011) che è rimasta nel dimenticatoio del mio archivio: è una sintesi del video-intervista del dr Mercola ad un esperto sulla tiroide e iodio, il dr Brownstein. All’epoca si trattava di preparazione e documentazione per la emergenza e crisi Fukushima, poi tutto andando ovattandosi nel tempo, come sempre grazie alla “grande” informazione mainstream.

    Adesso … che “quelli che contano” stanno di nuovo giocando sulla scacchiera del mondo con minacce di armi nucleari, curiosamente mi è tornata tra le mani e la pubblico. Abbiamo aree qui nel nord est (casualmente vicino a centri militari strategici dei nostri liberatori) che da tempo sono piu’ colpite da problemi su questo organo ed hanno sviluppato infatti centri specializzati…
    —————————–

    DM= dr Mercola
    DB= dr Brownstein

    Il nesso tra lo iodio e la tiroide

    DB: Sono circa 20 anni che mi interesso dell’uso dello iodio. Nei primi 10 della mia pratica olistica ho visto moltissimi pazienti con problemi alla tiroide. La mia ricerca era diretta alla cause o alla causa sul perché sono cosi tanti a soffrire di tiroide e gira che ti rigira arrivavo sempre allo iodio. Ho usato varie quantità di iodio nei miei pazienti e anche se non vedevo in questo degli effetti negativi, altrettanto non ne vedevo però di positivi

    Circa 10 anni fa lessi poi una delle riviste del dr. Guy Abraham, che sviluppò un test per iI carico dello iodio. Diventammo amici e cominciai ad usare il test e trovai cosi che la grande maggioranza dei miei pazienti mancavano enormemente di iodio. Quando mi insegnò quale fosse la giusta forma per usare lo iodio, cominciai ad usarla e a vedere effetti positivi della mia pratica.

    Ad ora, tra me ed i miei partners abbiamo testato oltre 5000 pazienti sia con un test urinario sul momento per misurare lo iodio, sia con quello delle 24 ore per misurare il carico. Abbiamo cosi trovato che il 95% dei pazienti presenta carenza di iodio ad un livello dal moderato al grave. Negli anni abbiamo visto buoni risultati clinici nell’uso di iodio ed ora lo iodio è in prima linea nella crisi del disastro nucleare giapponese [l’articolo è del 2011, ndt].

    Il modo corretto di testare la carenza di iodio

    DM: Potrebbe descrivere un po’ meglio in dettaglio il test di cui parla? Alcuni stanno facendosi una autodiagnosi applicandosi topicamente dello iodio e osservando quanto ci impiega a sparire. E’ questo il test che sta usando o c’è dell’altro?

    DB: veramente, il test sulla epidermide di cui sta parlando… è un test inutile

    DM: Quel che pensavo

    DB: Ci sono studi che mostrano che l’80% dello iodio si sublima in uno stato gassoso ed abbandona la pelle. Non trovo che questo test sia clinicamente utile. Il test che uso è quello fatto all’istante, dove si misura la urina del mattino e si osserva quanto iodio contiene. Questo da una idea dell’assunzione di iodio nella dieta del singolo. Ma uso anche il test di carico delle 24 ore, dove il soggetto prende una quantità nota di iodio dalle 24 ore di urina e si misura così quanto iodio viene secreto e quanto il corpo ne trattiene. Da ciò si può fare una stima su quanto carente di iodio il soggetto possa essere

    DM: L’ultimo non è forse più utile? Perchè se qualcuno prendesse una forte dose di iodio, inizialmente il test del momento potrebbe essere falsato, mentre l’ultimo da una panoramica sullo stato a lungo termine

    DB: Sarei totalmente d’accordo con questo, ma con oltre il 95% dei pazienti con carenza di iodio da moderata a seria, il test urine del momento – se non prendono iodio- può essere un indicatore accurato

    Cosa comporta una carenza alla tiroide

    DM: Prima di tutto potrebbe descrivere le implicazioni di una carenza e quali crede siano le cause di tale carenza?

    DB: Ho tenuto conferenze nel Paese e fuori dal Paese [USA]. Ho chiesto ai vari terapeuti quante persone credessero che ci fossero in giro con problemi di tiroide. Ed invariabilmente usciva quel numero. Dunque abbiamo dal 50 all’80 percento della nostra popolazione con un funzionamento anomalo della tiroide che non è diagnosticato. Un problema causato in parte, penso, da una carenza di iodio. La ghiandola tiroidea ha la concentrazione maggiore di iodio. Non possiamo fare un ormone tiroideo senza lo iodio. Penso che questo è un pezzo grande del puzzle sul perchè le persone hanno un problema tiroideo.

    Ma non è solo la ghiandola tiroidea ad avere lo iodio. Tutti i tessuti ghiandolari hanno iodio: i seni, le ovaio, l’utero e la prostata

    Ed altri tessuti : la pelle ha il 20% dello iodio del corpo, le cellule adipose e muscolari ne hanno in numero maggiore. Lo iodio è concentrato in ogni cellula del corpo ed ognuna ne ha bisogno e lo utilizza.

    I globuli bianchi non possono funzionare senza una quantità adeguata di iodio, che quindi è un nutrimento molto importante per il corpo e quando questo ne è carente ci sono varie ramificazioni di problemi.

    Tossine nell’ambiente: possibili cause della carenza di iodio

    DM: Si è fatto una idea del perchè ne siamo così carenti?

    DB: Per quanto sia un problema di lunga data, penso che ora la carenza sia esacerbata dalle tossine a cui siamo esposti. Il FLUORO nella fornitura di acqua si lega ai ricettori dello iodio e fa si che il corpo rilasci lo iodio.

    Il BROMO che ho trovato in ogni paziente a cui l’ho testato, quasi 500, è un alogeno che si combina con i ricettori di iodio e che fa si che il corpo perda lo iodio.

    I derivati del CLORO trovati nei pesticide e insetticidi, possono legarsi ai centri dello iodio ed essere la causa per cui il corpo lo espelle.

    Le conseguenze di questo sono che 1 donna su 7 ha il cancro al seno e 1 uomo su 3 cancro alla prostata. La medicina convenzionale non fa riferimento a questa malattia cronica che stiamo vedendo.

    DM: Non potrei essere più d’accordo. Per chi non fosse al corrente: chi mangia prodotti di farina bianca, sappia che di solito il bromo viene usato per sbiancare la farina

    DB: Il bromo si trova anche in molte bibite come il Gatorade per esempio. Lo abbiamo in molti dei nostri cibi, un disastro: si lega con tutto lo iodio che trova nel nostro corpo. Gli ormoni tiroidei possono venire attaccati dal bromo anziché essere iodati se c’è troppo bromo nel corpo. Purtroppo i nostri test di laboratorio non distinguono tra i due, quindi non sappiamo veramente cosa accade nella maggior parte delle persone. In pazienti con il cancro – uno di quelli endocrini come quello al seno, utero, prostata e tiroide- è presente in maggior livello che chi non ha questi tipi di cancro.

    DM: Sembra che non sia una semplice carenza o inadeguata assunzione di iodio, piuttosto la contaminazione da tossine che non avevamo abitualmente perché quasi tutte le bevande sono contaminate da acqua contenente fluoro o dal bromo che ha citato e anche dal cloro ovviamente.

    La crisi nucleare giapponese

    DM: Non credo che la crisi nucleare giapponese avrà un pesante impatto sugli Stati Uniti, ma è bene considerare questa questione perché ci potrebbe essere un reattore nucleare in Usa che presenti questo problema. Dal mio punto di vista non è buona cosa prendere grandi dosi di ioduro di potassio per proteggersi dalla nube, a meno di non avere alte radiazioni, perché questo da protezione da uno a tre giorni al massimo. Ed anche non risolve problemi a lungo termine

    DB: Certamente sentiremo la radiazione del fallout nucleare che i Giapponesi stanno avvertendo. Se ci sarà la fusione di questi 4 reattori riceveremo anche noi una contaminazione. Il problema con anche un solo miglio di contaminazione di iodio radioattivo in arrivo dal nord degli USA, non è per coloro che hanno sufficiente iodio, ma per quelli che ne sono carenti.   Se quella radioattività arriva con la pioggia o umidità o simile, i corpi di quei pazienti che sono carenti di iodio vi si legheranno e questo creerà dei problemi.

    Concordo con lei che qui non avremo il genere di crisi che si sta verificando in Giappone, ma sarà tuttavia un’altra goccia nel nostro ambiente tossico..

    Per coloro che sono carenti di iodio ci saranno probabilmente delle conseguenze.(…) Perciò abbiate una dieta migliore e mantenetevi idratati. Dovremmo anche riprendere il giusto tipo di sale nella nostra dieta e accertarci che i nostri corpi abbiano abbastanza iodio e vit C per sopravvivere ad una crisi come questa.

    La dose giornaliera di iodio raccomandata

    (…) La dose raccomandata dal governo è di oltre 100 milligrammi, in unica dose quando si è esposti a contaminazione. Lo iodio cosi si unirà ai vostri ricettori e non assorbirete lo iodio radioattivo. Quando la contaminazione sarà finita questo non è più un problema e quindi non vi resta che affrontare il problema che dovreste affrontare in casi di carenza di iodio. In casi acuti non c’è molto da poter fare, perché ci vuole un po’ per costruire la propria riserva, quindi in tali casi sarebbe bene averne a portata di mano

    (…) personalmente raccomando ai pazienti di prendere quotidianamente da 12 a 13 mg di una combinazione di iodio. La ragione è che degli studi indicano che questa dose di iodio, che valutammo essere la dose media di iodio presa da ogni Giapponese, inibirà circa dal 95 al 96 per cento del carico di iodio radioattivo nella ghiandola tiroidea. Questo non è perfetto, ma non è male per una piccola dose di iodio.

    DM: La dose è letteralmente il 10 per cento di ciò che è la raccomandazione, ma da prendersi ogni giorno anziché in unica dose

    DB: penso sia meglio prenderla ogni giorno e se fosse nell’Ovest del Nord America, penserei sia appropriato cominciare a prenderla a questo punto per minimizzare la contaminazione di radioattività che è in arrivo.

    DM: Dunque 12-13 mg è la sua raccomandazione ideale e giornaliera a breve termine per una crisi nucleare, oppure è la soluzione a lungo termine per raggiungere una sufficienza di iodio?

    DB: Penso che le persone dovrebbero controllare i loro livelli di iodio e avere una figura medica o terapeutica che sia informata sullo iodio. La media dei Giapponesi è di 12-13 mg al giorno, quindi credo sia una dose relativamente sicura per la maggior parte della gente.

    Ci saranno alcuni che avranno problemi con lo iodio, coloro con noduli funzionanti in modo anomalo potrebbero diventare ipertiroidei. Nella mia esperienza sono pochi questi pazienti. La maggioranza si trova bene con queste pillole. I bambini, che sono più piccoli, avranno bisogno di dosi più piccole di iodio

    DM: Sembra sia una buona dose di risveglio, considerando che il 95 per cento delle persone che ci ascolta non avrà probabilmente abbastanza iodio. Quindi sarà saggio prenderne per la salute in genere, indipendentemente dalla crisi nucleare. Anche se questa nube ci raggiunge, come lei suppone, una dose cosi bassa – ci dice la letteratura- è inferiore al 90 per cento della dose raccomandata.

    DB: Questa dose, Dr. Mercola, è tuttavia ca 100 volte oltre la RDA (dose giornaliera raccomandata) di iodio. Molti medici non sono d’accordo con questa posologia. Ma la mia esperienza ha indicato che per la maggior parte delle persone è totalmente sicura. Tra queste persone, incluso coloro che hanno problemi alla tiroide, come le malattie di Hashimoto e Graves. Ma come detto la usiamo come parte di un trattamento/regime olistico e non come unica terapia.

    Ci sono controindicazioni all’uso dello iodio?

    DM: Questa la domanda che volevo farle perchè ha una esperienza clinica significativa di 5000 pazienti negli ultimi 20 anni. Mi chiedo se non ha rilevato tossicità o reazioni dallo iodio
    Certamente c’è un effetto collaterale locale ma mi chiedevo se anche tossicità.

    DB: Le dirò, Dr. Mercola, nelle conferenze che faccio ai medici, ricevo spesso questa domanda. E dico sempre “avete mai visto una reazione quando qualcuno prende troppo magnesio?” ed invariabilmente mi rispondono “si, riscontriamo diarrea in questo caso.” Quindi potete vedere reazioni per ogni cosa che le persone prendono e quindi, si ne ho viste anche con lo iodio.

    Le reazioni si ne ho viste, ma la maggioranza delle persone non ha problemi ed includo in queste anche i pazienti con problemi tiroidei di autoimmunità. Credo che i disturbi autoimmuni alla tiroide, inizino da uno stato di carenza di iodio.

    Aumentare l’uso di integratori

    DM: L’altra preoccupazione è che ci stiamo concentrando soprattutto sullo iodio, ma ci sono molti altri minerali nel nostro corpo e lo iodio non è il solo minerale radioattivo rilasciato in questo disastro nucleare.

    DB: Assolutamente si. C’è il cesio radioattivo, il plutonio e l’uranio che arriveranno nella nube. Tenere quindi alto il livello dei nostri minerali e l’idratazione adeguata e vit C, che rafforzare il meccanismo di difesa antiossidanti

    Se siete esposti alla tossicità, la vit C è ujno dei migliori anti-tossine che si possano prendere. Se sapete di una nube radioattiva in arrivo, aumentate l’assunzione della vit C, cosi il corpo avrà un cuscinetto contro il carico tossico

    DB: alghe e KELP possono essere una meravigliosa fonte di iodio

    (…) Ma spirulina e chlorella, sono meglio perchè hanno meno rischi di contaminazione di altre alghe perché sono coltivate e ci sono maggiori controlli sugli elementi tossici in acqua. Tuttavia se nubi radioattive vi passano sopra il problema si pone.

    Fonte: http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2012/02/08/iodine-is-important-but-new-study-shows-too-much-causes-problems.aspx

    Traduzione e sintesi Cristina Bassi per www.thelivingspirits.net


    Letture su Tiroide

    Vivere senza problemi alla Tiroide

    di Luca Speciani

    Descrizione

    Una dieta corretta, ma non solo!

    Agli esami segue spesso un’ecografia dall’esito dubbio (lieve disomogeneità) che infine porta ad un trattamento inutile e squilibrante, in grado di generare (per usare le parole dell’associazione europea di endocrinologia) ipertiroidismo iatrogeno, cioè una patologia molto più grave rispetto al lieve ipotiroidismo riscontrato, spesso subclinico.

    Il problema infatti è che il più delle volte si viene trattati farmacologicamente per il solo innalzamento del valore del TSH, che non rappresenta ipotiroidismo, ma solo un tentativo di aggiustamento (da parte dell’ipofisi) della quantità di ormone prodotto. Vengono trattate così molte persone sane che non ne avrebbero alcun bisogno.


    Tiroide e Vitamina D

     




    Lo iodio è importante ma un nuovo studio mostra troppi problemi – dr Mercola

    • Mentre ci sono prove che i livelli di iodio sono in calo negli Stati Uniti, è necessario essere molto attenti a prenderlo in forma di supplemento, in quanto questo è stato collegato a problemi di salute
    • Assumere troppo iodio è stato collegato allo sviluppo di ipotiroidismo subclinico, che può aumentare il rischio di problemi cardiaci
      Le verdure e la spirulina di mare prive di tossine sono tra le migliori fonti alimentari naturali di iodio negli alimenti
      Di Dr. Mercola
    • Lo iodio è un nutriente di vitale importanza che viene rilevato in ogni organo e tessuto. Oltre ad essere essenziale per una sana funzionalità della tiroide e un metabolismo efficiente, vi è una crescente evidenza che il basso contenuto di iodio è correlato a numerose malattie, tra cui il cancro.
    • In tutto il mondo, si pensa che fino al 40% della popolazione sia a rischio di carenza di iodio.
    • Secondo altre fonti, come il dottor David Brownstein, che ha lavorato con lo iodio negli ultimi due decenni, oltre il 95% dei pazienti nella sua clinica sono carenti di iodio.

    Troppo iodio può portare a ipotiroidismo subclinico

    Alcuni, tuttavia, potrebbero non mostrare alcun sintomo.

    non utilizza direttamente lo iodio . Deve dividere l’I2 in due ioni I, che è una reazione ossidativa che causa stress ossidativo.

    Perché i tuoi livelli di iodio potrebbero essere bassi?

    i Un ulteriore 36% delle donne in età riproduttiva negli Stati Uniti è considerato lievemente carente di iodio (<100 mcg / L di iodio urinario). I livelli di iodio sono diminuiti in modo significativo negli Stati Uniti negli ultimi decenni a causa di diversi fattori, tra cui:

    Esiste un ampio corpo di prove che suggeriscono che i bassi tassi di cancro in Giappone sono il risultato dei loro livelli di iodio sostanzialmente più elevati, poiché lo iodio ha proprietà antiossidanti e antiproliferative documentate.

    Le migliori fonti naturali di iodio

        1. Evita di mangiare o bere (o di conservare cibo e acqua in) contenitori di plastica. Utilizzare contenitori in vetro e ceramica sicuri.
        2. Evita le bibite. Bevi invece acqua naturale filtrata.
        3. Cerca prodotti per la cura personale che non contengano sostanze chimiche tossiche. Ricorda: qualsiasi cosa ti succeda, entra in te.

    Fonte dr Mercola

    https://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2012/02/08/iodine-is-important-but-new-study-shows-too-much-causes-problems.aspx