PFAS (Acido di Perfluorooctanesulfonico)
interferisce con il recettore della vitamina D, favorendo l’osteoporosi, interferisce con la Tiroide

 

E’ quanto emerge da uno studio italiano, pubblicato su ‘Endocrine’[1] e condotto su oltre 100 giovani.

A mettere in luce l’azione dei composti perfluorati a livello scheletrico è una ricerca coordinata da Carlo Foresta, ordinario di endocrinologia presso l’Università degli Studi di Padova, e Andrea Di Nisio, che da tempo studiano gli effetti di queste sostanze chimiche di sintesi, utilizzate per rendere resistenti ai grassi e all’acqua tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti, ma ormai sotto accusa in quanto pericoloso contaminante ambientale. In alcune zone del Veneto è stato infatti rilevato un importante inquinamento da Pfas nel territorio, soprattutto nelle falde acquifere delle province di Vicenza, Padova e Verona.
[1]
https://link.springer.com/article/10.1007/s12020-019-02096-4

L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro nel 2016 li ha classificati nel gruppo 2B (possibile cancerogeno) .
La cosa più interessante è che il suo ione il perfluoroottansolfonato (PFOS) è il rivestimento delle famose pentole antiaderenti.

Cosa viene consigliato per il suo utilizzo in modo sicuro:

  • non scaldare mai il tegame vuoto perché così facendo aumenta il rischio di raggiungere temperature troppo elevate nelle quali la stabilità del materiale è compromessa;
  • mantenere il locale ben areato quando si cucina;
  • buttare le pentole se il rivestimento è particolarmente rovinato.

In quest’ultimo caso il rischio non deriva tanto dal rilascio di particelle di rivestimento (che comunque è sempre bene non ingerire), ma piuttosto dal metallo sottostante, spesso non adatto a entrare in contatto con gli alimenti.

In pratica viene considerato sia un inibitore/interferente della sintetizzazione della vitamina D sia possibile cancerogeno per gli uomini, ma lo troviamo in uno strumento di uso quotidiano (padelle) con principi di precauzione per i quali il prodotto viene quotidianamente utilizzato.

Chi di voi non cuoce più volte ad alta temperatura per diversi minuti?
Chi di voi controlla l’usura dell’ accessorio?

Ricordatevi l’amianto , il suo uso universale per ANNI e i tumori (mesoteliomi) mortali.
Personalmente utilizzo ancora le vecchie pentole in acciaio inox della mamma.
INFORMATEVI, NON SMETTERÒ MAI DI DIRLO.


Pfas incide anche sulla salute della Tiroide

Dai giornali

 


Traduzione dello studio

Sostanze perfluoroalchiliche e salute delle ossa nei giovani: uno studio pilota

Astratto
Scopo

Le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sono una classe di sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino. Studi tossicologici indicano che i PFAS si accumulano nel tessuto osseo e potrebbero causare alterazioni nel metabolismo osseo. L’obiettivo principale di questo studio era di esaminare l’associazione tra esposizione a PFAS e stato osseo in una coorte di giovani residenti in un’area ben definita con elevato inquinamento ambientale da PFAS.

Metodi

Lo stato osseo è stato valutato in 117 soggetti di età compresa tra 18 e 21 anni mediante ecografia quantitativa (QUS) al tallone. I soggetti sono stati sottoposti ad un’accurata visita medica. Sono state raccolte le caratteristiche socio-demografiche, lo stile di vita e le storie mediche. Abbiamo anche verificato l’interazione tra PFAS e idrossiapatite mediante modellazione computazionale. Il peptide trasportatore di anioni organici (OATP), il trasportatore putativo di PFAS, è stato valutato mediante qPCR in biopsie ossee da teste femorali scartate durante l’artroplastica in tre soggetti di sesso maschile.

Risultati

I soggetti esposti hanno mostrato un indice di rigidità significativamente inferiore, che ha comportato un t-score inferiore e una maggiore prevalenza di soggetti a rischio medio-alto di frattura (23,6%) rispetto ai controlli (9,7%). I dati della modellazione computazionale hanno suggerito che il PFOA mostra un’elevata affinità per l’idrossiapatite, poiché la variazione stimata dell’energia libera è dell’ordine di quella mostrata dai bifosfonati. Infine, abbiamo osservato un’espressione coerente del gene OATP1A2 negli osteoblasti umani primari.

Conclusioni

Questo è il primo studio che segnala un aumento del rischio di osteoporosi nei giovani esposti a PFAS e fornisce informazioni preliminari sui meccanismi molecolari che potrebbero spiegare questa osservazione, in accordo con studi precedenti su modelli animali e umani. Tuttavia, questi risultati devono essere interpretati con cautela dato il disegno dello studio trasversale e il numero ridotto di casi.


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