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la Prostata

CONSIDERAZIONI GENERALI E DIAGNOSTICHE

Autore: Dott. Martino Giorgini

«La prostata è una ghiandola maschile situata sul collo della vescica e dell’uretra (il tubo attraverso il quale passano l’urina e il liquido seminale per uscire verso l’esterno del corpo).
Quando nasce un individuo di sesso maschile, la prostata è delle dimensioni di un chicco di riso, e poco prima dei vent’anni di età, assume più o meno le dimensioni e la forma di una castagna.

A partire dalla pubertà, la ghiandola produce un liquido lattiginoso che si mescola con lo sperma durante l’eiaculazione. Il fluido ha lo scopo di prevenire l’infezione nell’uretra, aumentare la motilità degli spermatozoi (movimento), e incrementare l’alcalinità della vagina.
La prostata conserva più o meno la stessa dimensione fino all’età in cui alcuni ormoni maschili cominciano a calare (nella maggior parte degli uomini, sulla cinquantina), per poi cominciare a crescere. Questa condizione è detta ipertrofia prostatica benigna.

Se la ghiandola cresce troppo, può cominciare a creare problemi.

In un individuo sano, la ghiandola prostatica è posizionata in modo da non provocare alcuna pressione sulla vescica. Adagiata alla base di quest’ultima, la prostata circonda l’uretra, il tubo sottile che parte dalla vescica stessa. L’ingrossamento della ghiandola prostatica comprime l’uretra, causandone il blocco del collo, e generando un insieme di possibili sintomi:

  • tempi di attesa minzionale prolungati (esitazione urinaria): ci vuole un po’ per iniziare la minzione.
  • flusso debole, minzione a scatti: il flusso non è molto forte, si interrompe e riavvia da solo, una condizione nota come “intermittenza”.
  • gocciolamento post-minzionale: il flusso continua leggermente in modo involontario.
  • frequenza: necessità di urinare spesso, anche poco dopo la minzione, soprattutto di notte, conosciuto come “nicturia”.
  • assenza di sollievo: spesso la vescica non si svuota del tutto durante la minzione impedendo il sollievo completo.
  • urgenza: la necessità di urinare è forte, soprattutto di notte.
  • gonfiore della vescica, spesso evidente quando provoca gonfiore addominale.
  • sensazione di bruciore durante la minzione: un possibile segno di infezione, spesso derivante da ostruzione uretrale causata dalla ipertrofia prostatica benigna.

La metà di tutti gli uomini di età superiore ai quarant’anni sperimenta l’ingrossamento della prostata. In alcuni di essi passa generalmente inosservata; in altri provoca alcuni o tutti i sintomi dei problemi alla prostata» .
Il 50-60% degli uomini tra i 40 e i 59 anni (5-10% nei trenta anni, 90% oltre gli ottanta) è affetto da ipertrofia prostatica benigna.

«Lesioni iperplastiche prostatiche microscopiche, istologicamente caratteristiche, iniziano a formarsi nei 30 anni di vita a livello della regione periuretrale e di transizione.
Con l’avanzare dell’età e la presenza di androgeni, l’iperplasia prostatica benigna da microscopica diventa macroscopica (prostata di dimensioni aumentate alla palpazione). Tuttavia la sintomatologia si presenta solo nel 50% di uomini, mentre l’altro 50% sviluppa i sintomi senza segni evidenti [di ingrossamento]… non ci si può affidare, quindi, alla sola palpazione manuale per effettuare diagnosi di iperplasia prostatica.

Poiché i sintomi di iperplasia prostatica benigna e di carcinoma prostatico possono essere assai simili, si utilizza il dosaggio di PSA (Prostatic Specific Antigen) per differenziare le due patologie.

Tuttavia l’uso di PSA come test di screening non è sufficientemente affidabile (sebbene indichi la presenza di carcinoma prostatico nel 90% dei casi). Bisogna tenere presente che lievi alterazioni possono essere causate dall’iperplasia prostatica benigna e talora si può avere carcinoma in assenza di alterazioni di PSA. Inoltre, esistono situazioni come la prostatite, la ritenzione urinaria, l’eiaculazione, l’esercizio fisico, in cui si può avere un aumento di PSA».


I NUTRIMENTI PER LA PROSTATA E QUELLI DA EVITARE

La dieta sembra avere un ruolo importante nella funzionalità prostatica.

Sembra particolarmente necessario aumentare l’introito di:

  • Zinco,
  • Potassio,
  • Acidi grassi essenziali (soprattutto omega-3) 
  • Vitamina E
  • e tenere il livello di colesterolo al di sotto dei 200 mg/dl.

La dieta della persona con iperplasia prostatica benigna dovrebbe essere quanto più possibile priva di pesticidi e di altri contaminanti, dal momento che molti di questi composti (come diossina, bifenili polialogenati, esaclorobenzene, dibenzofurani) aumentano l’attività dell’enzima 5-alfa-reduttasi.

  • L’enzima 5-α-reduttasi converte il testosterone in diidro testosterone in maniera irreversibile.
  • Il diidrotestosterone stimola in modo eccessivo la moltiplicazione cellulare causando l’ingrossamento della prostata.
  • Gli estrogeni inibiscono l’eliminazione del diidrotestosterone.
  • Gli estrogeni rallentano anche l’assorbimento intestinale dello zinco, che inibisce la 5-α-reduttasi.
  • L’incremento maggiore di testosterone nella prostata è il risultato anche di un altro ormone, la prolattina, secreto dall’ipofisi.

Inoltre, la prolattina aumenta l’attività della 5-α-reduttasi, che converte il testosterone in diidrotestosterone.

  • Un aumento del consumo di alcol è associato in maniera chiara a iperplasia prostatica benigna. Lo stress, il vino il saké, la birra e gli altri alcolici aumentano i livelli di prolattina .
  • Alcuni studi dimostrano che la Vitamina B6 e lo Zinco possono ridurre i livelli di prolattina. La carenza di uno o dell’altro di questi due nutrimenti può perciò causare ingrossamento della prostata.
  • Un altro enzima, l’aromatasi, aumenta la produzione locale di 17-beta-estradiolo, un estrogeno che inibisce l’eliminazione del diidrotestosterone dalla prostata.
  • Il cadmio, un metallo pesante molto comune negli alimenti, e perfino nel caffè e nel fumo di tabacco, antagonista dello zinco, aumenta l’attività della 5-α reduttasi.

Riassumendo, il livello di diidrotestosterone nelle cellule della prostata aumenta per tre ragioni:

  • un maggiore aumento di testosterone,
  • un maggiore aumento dell’attività della 5-α-reduttasi,
  • una diminuita eliminazione del diidrotestosterone.
ZINCO

Zinco

Un adeguato introito e assorbimento di Zinco è di fondamentale importanza nel trattamento dell’iperplasia prostatica benigna. Si è dimostrato che l’integrazione con Zinco riduce il volume della prostata e riduce la sintomatologia nella maggior parte degli studi condotti .
L’assorbimento intestinale di Zinco è ridotto dagli estrogeni, ma aumentato dagli androgeni. Dal momento che i livelli di estrogeni aumentano in uomini con iperplasia prostatica benigna, l’assorbimento di Zinco è ridotto.
Sebbene i livelli di Zinco e 5-α-reduttasi non si correlano significativamente a livello del tessuto iperplastico, tuttavia si è dimostrato che lo Zinco inibisce l’attività della 5-α reduttasi, l’enzima che converte il testosterone in diidrotestosterone in maniera irreversibile .
Lo Zinco inibisce anche il legame degli androgeni ai recettori specifici, sia citoplastici che nucleari.

Inoltre, è stato dimostrato che lo Zinco riduce la secrezione di prolattina , la quale aumenta l’assunzione di testosterone nella prostata.
Quindi lo Zinco determina una riduzione del livello di diidrotestosterone prostatico.
«Si è visto che gli antagonisti della prolattina, come la “bromocriptina”, riducono molti dei sintomi dell’iperplasia prostatica. Tuttavia questi farmaci hanno molti effetti collaterali e sono di efficacia limitata».


POTASSIO

Potassio

Il Potassio è un minerale essenziale nell’alimentazione con un ampio spettro di ruoli biochimici e fisiologici:

  • trasmissione degli impulsi nervosi;
  • contrazione della muscolatura liscia, scheletrica e cardiaca;
  • produzione di energia;
  • sintesi degli acidi nucleici;
  • mantenimento di livelli normali di pressione;
  • mantenimento del tono intracellulare.

La causa maggiore di deficienza di potassio è la sua scarsa assunzione con gli alimenti e la perdita eccessiva (con lassativi, esercizio fisico e diuretici) attraverso il tratto alimentare (feci), la pelle (sudore) e i reni (urina).

Inoltre, il livello di potassio dovrebbe essere superiore al sodio, ma spesso accade il contrario, in quanto il sodio, assunto principalmente come sale (sodio cloruro), viene aggiunto a formaggi, affettati e a svariati alimenti per insaporirli. Così, il sodio finisce col superare i livelli di potassio e creare tanti pericolosi squilibri cellulari.

I segni e i sintomi di una deficienza di potassio (ipopotassiemia) includono la debolezza, l’astemia, la svogliatezza, le aritmie cardiache e… l’ingrossamento della prostata!

Poiché il Potassio è uno ione (K+) prevalentemente intracellulare, la determinazione analitica sul siero del sangue non ne riflette l’effettivo deposito nell’organismo.
Un potassio sierico basso significa una carenza intracellulare in fase avanzata. Inoltre, una carenza intracellulare può verificarsi anche con un potassio sierico normale o elevato.

Alcuni ricercatori hanno dimostrato che solo il potassio eritrocitario rispecchia il contenuto di potassio delle cellule e di tutti i tessuti. Nonostante i globuli rossi siano privi di nucleo, la pompa sodio-potassio della membrana è integra, mantenendo il corretto riflusso e deflusso di questi ioni.


OMEGA 3

Omega-3

L’integrazione di Acidi grassi essenziali omega-3 ha determinato un miglioramento significativo in molte persone con iperplasia prostatica benigna.
Bisogna tener presente che gli oli di semi sono particolarmente ricchi, per il 75% circa, di acidi grassi omega-6 e per il 15% circa di acido oleico (omega-9) e non contengono acidi grassi omega-3 tranne quelli di soja e di ravizzone che ne contengono l’8% circa, l’olio di semi di ribes nero 13% e l’olio di semi di lino 58%.
Solo l’olio di pesce contiene unicamente acidi grassi omega-3.

L’eccesso di omega-6 è pericoloso se non è bilanciato dalla contemporanea assunzione di omega-3 nella produzione delle prostaglandine pro-infiammatorie. Nell’alimentazione “normale” il rapporto omega-6/omega-3 è di circa 20:1, mentre dovrebbe essere di 4:1 per una sintesi ottimale delle prostaglandine “buone”!

Bisogna assumere sempre molta Vitamina E insieme agli acidi grassi insaturi, per proteggerli dalle pericolose ossidazioni.


SONO SINTOMATICI

Glicina, Alanina, Acido glutamico

Gli aminoacidi Glicina, Alanina e Acido Glutamico, si sono dimostrati, in alcuni studi, in grado di ridurre molti dei sintomi di iperplasia prostatica. Probabilmente agiscono come neuro-trasmettitori inibitori che riducono la sensazione di pienezza a livello vescicale… quindi solamente sintomatici.


COLESTEROLO SOTTO CONTROLLO

Colesterolo

Nel caso di ingrossamento della prostata si dovrebbero evitare farmaci, ormoni ed assumere cibi a base di soia con regolarità. La dieta dovrebbe essere ipoglicidica e con basse quantità di grassi animali ricchi di colesterolo.

«I metaboliti del colesterolo sono citotossici e carcinogeni e si è dimostrato che si accumulano nella prostata iperplasica o affetta da carcinoma. Gli epossicolesteroli determinano la degenerazione delle cellule epiteliali, portando a un’aumentata rigenerazione caratteristica dell’iperplasia prostatica benigna. Si è visto che i farmaci ipolipemizzanti hanno un effetto favorevole sull’iperplasia prostatica benigna, prevenendo l’accumulo di colesterolo a livello delle cellule prostatiche e limitando la formazione conseguente di epossicolesteroli».

Bisognerebbe fare uno sforzo per ridurre i livelli di colesterolo.

Il 90% delle persone soffre di una carente produzione di bile e, poiché la bile è composta dagli acidi biliari del colesterolo legati agli aminoacidi Glicina e Taurina, sarebbe doppiamente utile assumere delle piante che aumentino la produzione e la secrezione della bile:

i livelli di colesterolo si abbasserebbero; inoltre, la produzione di bile è indispensabile per la digestione (compreso il reflusso gastro-esofegeo) e l’assorbimento dei nutrimenti.

Le piante più efficaci sono:

  • le foglie di Boldo (Pneumus boldus),
  • le foglie di Carciofo (Cynara scolimus),
  • l’erba con fiori di Fumaria (Fumaria officinalis),
  • i semi di Cardo mariano (Sylibum marianum),
  • le radici e le foglie di Tarassaco (Taraxacum officinalis)
  • e la corteccia di Crespino (Berberis vulgaris).

LE PIANTE AMICHE DELLA PROSTATA

Ogni pianta ha un meccanismo di azione diverso. Ognuno deve trovare quella giusta per sé. Così, ad esempio, la Serenoa può andar bene ai più, ma altri risolvono i problemi prostatici con Ortica, Epilobio o Uva ursina, anche alternandole o assumendole insieme.

SERENOA

Serenoa o Saw palmetto

Si è dimostrato che l’effetto dell’estratto dei frutti (semi) di Serenoa o Saw palmetto (Serenoa repens o Sabal serrulata) migliora significativamente i segni e i sintomi dell’iperplasia prostatica benigna in numerosi studi clinici.
Agisce:

  • inibendo il legame tra diidrotestosterone e i suoi recettori (citoplasmatico e nucleare)
  • inibendo la 5-α-reduttasi
  • interferendo con i recettori prostatici degli estrogeni.

Si può asserire che il 90% degli uomini affetti da iperplasia prostatica benigna presenta un buon miglioramento già dopo 4-6 settimane di terapia, in tutti i sintomi dell’iperplasia prostatica, specialmente la nicturia.
I nativi americani e più tardi i medici Eclettici e Naturopati, usavano Serenoa repens per curare i disturbi dell’apparato uro-genitale e come tonico nutrizionale per sostenere il corpo.

NEI MASCHI veniva usata per aumentare la funzionalità dei testicoli e alleviare le irritazioni delle mucose, in particolare quelle dell’apparato urogenitale e della prostata.

NELLE DONNE la Serenoa repens è stata usata per i disturbi delle ghiandole mammarie e, inoltre, con uso prolungato per aumentare il volume del seno. Combatte anche l’eccesso di androgeni, gli irsutismi e l’ovaio policistico.
Molti erboristi hanno considerato questa pianta anche un afrodisiaco.
L’estratto ha anche dimostrato di possedere effetti anti edematosi e immuno-stimolanti.


Prosvis

Prosvis

Integratore di Saw Palmeto per la funzionalità della prostata


«Si pensa che l’iperplasia prostatica benigna sia causata da un accumulo di testosterone nella prostata. Una volta all’interno della prostata, il testosterone è convertito nel più potente ormone diidrotestosterone. Questo composto stimola in modo eccessivo la moltiplicazione cellulare causando l’ingrossamento della prostata.
Si riteneva che la principale azione terapeutica dell’estratto liposolubile di Serenoa repens fosse unicamente il risultato dell’inibizione della conversione del testosterone in diidrotestosterone all’interno della prostata e dell’inibizione 21-22 del suo legame e trasporto intracellulare .

Ricerche successive hanno suggerito ulteriori meccanismi d’azione  21 inclusi effetti anti-estrogenici ed effetti sito-leganti dei 23 recettori.

Gli estrogeni contribuiscono all’ingrossamento della prostata perché inibiscono l’idrossilazione, e perciò l’eliminazione, del diidrotestosterone.
La Serenoa sembra inibire l’attività degli estrogeni nella prostata… si pensa che almeno parte dell’efficacia dell’estratto di Serenoa sia dovuta alla sua azione anti-estrogenica».


ORTICA

Ortica

«Gli estratti di Ortica (Urtica dioica) si sono mostrati efficaci nel trattamento dell’iperplasia prostatica benigna… sembrano impedire il legame del diidrotestosterone ai suoi 25 recettori nucleari e citoplasmatici» .

La radice di Ortica (Urtica dioica) trova impiego terapeutico negli stati infiammatori delle vie urinarie e nell’ipertrofia 26-27 prostatica benigna .
La radice agisce favorevolmente nell’iperplasia prostatica, contribuendo a ridurre il volume della ghiandola. La concomitante azione anti-edemigena svolge un ruolo importante nella riduzione dell’ostruzione cervico prostatica, contribuendo a migliorare il quadro funzionale e i problemi della minzione.

  • OMS ed ESCOP (European Scientific Cooperative on Phytotherapy) riconoscono l’uso della radice di Ortica nell’alleviare le difficoltà della minzione (frequenza eccessiva e nicturia).
  • Bruneton riporta che l’estratto di radice di Ortica non inibisce la 5-α-reduttasi, ma riduce la proliferazione di cellule prostatiche in coltura.
  • Estratti di radice di Ortica possono essere associati per il trattamento dell’ipertrofia prostatica a Saw palmetto (Serenoa repens o Sabal serrullata), al gemmo-derivato Sequoia gigantea o altre piante.

SEQUOIA

Sequoia

I giovani getti freschi di Sequoia (Sequoia gigantea) hanno proprietà: anti-senescenza maschile, anti-sclerosi d’organo, energetica, anti-depressiva, anabolizzante, stimolante generale, particolarmente utile all’anziano.
Sono indicati per: rallentare il processo di invecchiamento, ipertrofia prostatica, prostatite, adenoma prostatico, sindrome depressiva nell’anziano, osteoporosi senile, senescenza maschile, arteriosclerosi (cervello senescente).

«Sequoia possiede senza dubbio un’azione eutrofica [nutritiva] a livello della sfera sessuale maschile sotto la sua influenza si assiste a un aumento dei 17 chetosteroidi urinari) e dell’attività cerebrale:

è consigliabile pertanto prescrivere questo gemmoderivato pressoché sistematicamente dopo la sessantina
(20 giorni al mese per più mesi).

Possiede un’attività eutrofica generale e apporta una sensazione di benessere… la sindrome depressiva ne gioverà alquanto.
Segnalata anche attività anti-infiammatoria che può indirettamente concorrere al miglioramento dell’astenia sessuale dell’anziano.
È un efficace rimedio delle prostatiti non tanto acute quanto croniche. Per quanto riguarda l’adenoma, ne rallenterà lo sviluppo e in particolare i fenomeni infiammatori conseguenti all’ipertrofia prostatica, agendo favorevolmente a livello dei disturbi funzionali caratteristici di tale patologia riequilibra anche la spermatogenesi» .


GINSENG

Ginseng

Il Ginseng (Panax ginseng) è un’antica erba asiatica, usata per secoli come tonico maschile.

«Uno studio condotto su ratti maschi ha dimostrato che il ginseng ha aumentato il testosterone riducendo il peso della ghiandola prostatica! Uno degli effetti dei ridotti livelli di testosterone registrati nel corpo maschile durante l’invecchiamento è un diminuito assorbimento di Zinco [il testosterone ne migliora l’assorbimento intestinale].

L’aumento di testosterone, quindi, innalza i livelli di Zinco, il quale si è dimostrato efficace nel ridurre le dimensioni di una prostata ingrossata» .


LAPACHO

Lapacho

«Lapacho o Tabebuia o Pau d’Arco o Ipe Roxo (Tecoma curialis o Tabebuia avellanedae)… la scorza interna della corteccia è usata per scopi medicinali da secoli ed è un rimedio per un ampio spettro di disturbi: prostatite, cancro alla prostata, enuresi, cistite, sifilide… Ci sono molti resoconti di remissione di forme differenti di cancro grazie all’uso di questa specie vegetale… produce una progressiva inibizione della respirazione delle cellule tumorali . Il suo uso è estremamente popolare nel trattamento (interno e topico) della candidosi intestinale e vaginale … attivo contro alcuni ceppi virali»


ISOFLAVONOIDI DI SOIA

Isoflavonoidi di Soia

«Un aumento del consumo di Soia e di cibi a base di Soia [fagioli di soia, estratti, tofu, miso] è associato a una riduzione del rischio di carcinoma prostatico. Molto di questo effetto è legato all’azione degli isoflavoni genisteina e daidzeina (detti fitoestrogeni della soia), i quali oltre ad agire sui recettori degli estrogeni, inibiscono la 5-α reduttasi»
«Numerosi studi epidemiologici sull’uomo, sugli animali e in vitro, hanno dimostrato che gli isoflavonoidi di soia sono efficaci agenti chemio preventivi per alcuni tipi di cancro.

I meccanismi implicati comprendono:

  • anti-angiogenesi; legame con i recettori degli estrogeni;
  • modulazione della globulina legante gli ormoni sessuali (SHBG, Sex Hormone-Binding Globuline);
  • effetti anti-infiammatori e antiossidanti;
  • inibizione degli enzimi protein-tirosin-chinasi (PKT) e 5-α-reduttasi;
  • inoltre, è stata prospettata l’interazione con molti altri enzimi…
  • inibizione della produzione di specie reattive all’ossigeno (ROS);
  • induzione della rottura dei filamenti di DNA che provoca apoptosi e morte cellulare [delle cellule tumorali];
  • modulazione della proteina legante gli steroli sessuali;
  • inibizione della formazione della trombina e dell’attivazione piastrinica;
  • aumento dell’attività dei recettori LDL.

È stato scoperto che gli isoflavoni fitoestrogenici possiedono importanti proprietà anticancro.

Messina et al. dimostrano che la soia ha un effetto protettivo contro la carcinogenesi sperimentale. Studi in vitro hanno rivelato che la genisteina è un potentissimo inibitore della neovascolarizzazione o angiogenesi, uno dei meccanismi studiati per inibire la proliferazione delle cellule cancerogene.
Le prove epidemiologiche mettono in rilievo i benefici dei costituenti della soia nella prevenzione del cancro del retto, dello stomaco, del seno, del colon, dei polmoni e della prostata. I giapponesi che seguono una dieta povera di grassi e ricca di soia presentano bassi tassi di mortalità per il cancro alla prostata.
La Commissione del National Institute of Health (NIH) che studia l’azione chemiopreventiva dei prodotti della soia ha raccomandato:

I futuri studi nutrizionali sui semi di soia dovrebbero usare prodotti di soia [integrali] invece di composti isolati, perché i semi di soia sembrano contenere diversi potenti anticancerogeni.”

Se i livelli di testosterone sono bassi o minimi, o se gli estrogeni sono elevati, una dieta ricca di legumi, soprattutto soia, risulta efficace. La soia è, poi, come si è detto, una buona fonte di isoflavoni, conosciuti col nome di fitoestrogeni, per la lieve attività estrogenica.
Va chiarito che gli isoflavoni di soia hanno solo il 2% dell’attività dell’estradiolo, il principale estrogeno dell’uomo. Gli isoflavoni si legano ai recettori degli estrogeni, perciò la loro azione estrogenica è in realtà un effetto anti-estrogenico, prevenendo il legame tra estrogeni e recettori!

Inoltre, i fitoestrogeni riducono gli effetti degli estrogeni sul corpo stimolando la sintesi di SHBG [la globulina legante ormoni sessuali] per legare gli estrogeni.
La soia, così come i legumi, le noci, le sementi, sono buone fonti di fitosteroli, che aiutano nella sintesi degli steroidi umani quali il testosterone» .

UVA URSINA

Uva ursina

«Le foglie di Uva ursina (Arctostaphylos uva ursi) sono un antisettico urinario assai attivo da utilizzare ogni qualvolta vi sia un’infiammazione o un’infezione a livello delle vie urinarie.

È in grado di determinare anche un’azione calmante lo stimolo continuo della minzione e il dolore.
Indicate in caso di

  • cistite acuta e cronica,
  • cistiti da catetere,
  • colibacillosi,
  • ipertrofia prostatica con componente infiammatoria e infettiva.

Non è sempre necessario intervenire con un antibiotico».

GRAMIGNA

Gramigna

«In quanto lieve, ma efficace diuretico ed emolliente, la Gramigna (Agropyrum repens) viene usata comunemente per le infezioni del tratto urinario come cistite e uretrite.
Protegge i tubuli uriniferi dall’infezione e dagli irritanti… Sia un’ipertrofia prostatica, sia una prostatite trarranno beneficio dalla Gramigna» .

ECHINACEA

Echinacea

«Echinacea [Echinacea angustifolia, purpurea e pallida] trova indicazione anche come adiuvante nelle infezioni urinarie croniche. Queste indicazioni sono riconosciute dall’OMS e dall’ESCOP. Interessante risulta l’utilizzo, in virtù delle proprietà antiflogistiche, come coadiuvante nella terapia di prostatiti e uretriti» .

UNCARIA

Uncaria

«L’Uncaria o “unghia di gatto” (Uncaria tomentosa) possiede diverse sostanze chimiche che spiegano gran parte delle azioni e degli usi della pianta. Il primo e più studiato ha evidenziato proprietà stimolanti del sistema immunitario e proprietà antileucemiche .
Un altro gruppo di sostanze (glicosidi dell’acido quinovico) ha riportato proprietà antinfiammatorie , antivirali e antiossidanti.

L’unghia di gatto possiede altresì proprietà anticancro e riparatrici delle cellule. Alcune tecniche di estrazione possono estrarre solo un particolare tipo di sostanza chimica, ignorando l’efficienza e la sinergia della pianta [fitocomplesso]…» .

EQUISETO

Equiseto

«Equiseto o “coda cavallina” (Equisetum arvense), fornisce un deposito di minerali utili al trattamento di prostatite, ipertrofia prostatica benigna, cistiti e calcoli urinari. Quest’erba contiene anche saponine, le quali probabilmente contribuiscono a incrementarne l’effetto con le proprietà simili agli ormoni antimicrobici» .

COLEUS

Coleus

La grande varietà degli usi di Coleus forskohlii è attribuita all’attività della forskolina. Ci sono molte malattie nelle quali la riduzione del livello intracellulare di AMP ciclico è ritenuta un fattore nella genesi del processo patologico. Ebbene, l’azione della forskolina è quella di aumentare l’AMP ciclico. L’AMP ciclico attiva molti enzimi in svariate funzioni.

Normalmente l’AMP ciclico viene prodotto quando un ormone attivatore, come ad esempio l’adrenalina, si lega al recettore della membrana cellulare, il quale stimola l’enzima adenilato ciclasi che fa crescere l’AMP ciclico.
La forskolina, invece, aggira questo meccanismo e attiva direttamente l’adenilato ciclasi.

Inoltre, la forskolina ha altre attività indipendenti dalla capacità di attivare l’adenilato ciclasi. Coleus viene citato per la validità del suo impiego nella stranguria , che spesso si accompagna ai sintomi, soprattutto notturni, dell’ingrossamento prostatico.
Di questa pianta perenne, di cui si usa il rizoma, vale la pena almeno elencare alcune delle numerose altre indicazioni relative a:

  • malattie respiratorie,
  • coliche addominali,
  • psoriasi,
  • eczema,
  • dermatite atopica,
  • insonnia,
  • convulsioni,
  • malattie cardiovascolari,
  • ipertensione arteriosa,
  • insufficienza cardiaca,
  • angina,
  • asma,
  • glaucoma,
  • diete dimagranti (stimola la lipolisi),
  • aumento dell’insulina,
  • incremento della funzione tiroidea (indicata nell’ipotiroidismo),
  • malassorbimento,
  • disturbi digestivi,
  • allergie (azione antistaminica),
  • depressione psichica,
  • stimolo del sistema immunitario,
  • metastasi tumorali

PYGEUM

Pygeum

L’estratto della corteccia di Pygeum africanum è efficace nel ridurre i sintomi clinici di iperplasia prostatica benigna, soprattutto nei casi meno avanzati.
«Le azioni farmacologiche dell’estratto standardizzato in beta-sistosteroli di Pygeum ne convalidano l’uso per le malattie della prostata e in particolare l’ingrossamento della prostata… Bisogna sottolineare che il miglioramento riguarda soprattutto i sintomi, non la riduzione delle dimensioni della prostata o del contenuto di urina residua nella vescica.

Tuttavia, il Pygeum può essere efficace nel migliorare la fertilità nei casi di una ridotta secrezione prostatica e migliora la composizione del liquido seminale.  L’estratto di Pygeum è anche in grado di migliorare la capacità di raggiungere l’erezione nei pazienti affetti da iperplasia prostatica benigna o prostatite o altri disturbi sessuali» .

Il Pygeum africanum è un albero sempreverde originario dell’Africa, ma diffuso anche altrove, che può crescere fino a 40 m d’altezza. La parte utilizzata ai fini medicamentosi è la corteccia dei rami, eppure è stato purtroppo incluso nella lista delle piante protette (CITES) cioè a rischio di estinzione!
È quindi praticamente impossibile reperirne la corteccia o altre parti della pianta.

L’estratto secco che si trova disponibile in commercio è titolato in beta-sitosterolo, inevitabilmente di sintesi chimica.


ALTRI NUTRIMENTI BENEFICI PER LA PROSTATA

SAPONINE

Saponine

«Le saponine [di cui è ricco il Ginseng] sono un altro importante ingrediente che può contribuire alle differenze nei tassi di incidenza del tumore prostatico tra i paesi con diete diverse.
Una ricerca presso l’Università di Toronto sta dimostrando che i tassi del tumore prostatico e di altri tumori sono inferiori laddove la gente consuma alimenti più ricchi di saponine.
Le saponine imitano i precursori e gli ormoni steroidei. Le saponine potrebbero costituire un integratore alimentare nel futuro. Nel frattempo, le si può assumere facendo attenzione a consumare molta Erba medica [Medicago sativa] e anche Avena [Avena comosus] ricche di saponine» .

Altre piante medicinali sono ricche in saponine. La Suma (Pfaffia paniculata), ad esempio, è una di queste e in sud America è conosciuta come para todo, “per tutto”!


BETACAROTENE

Beta-carotene

«Alcuni studi dimostrano che un basso apporto di carotenoidi, in particolare del beta-carotene, aumenta significativamente il rischio di tumore prostatico. I carotenoidi sono pigmenti vegetali di colore giallo-rosso, più noti per le loro proprietà anti-tumorali e attività anti ossidanti e la loro conversione in vitamina A nell’organismo. La vitamina A aiuta la prostata a resistere alle infezioni promuovendone la funzionalità. Stimola la produzione di cellule caratterizzate da sottili peli chiamati cilia, che intrappolano e spazzano via i germi e altri corpi estranei. Per aumentare l’assunzione di queste sostanze utili, occorre consumare molto beta-carotene» .

«Gli effetti principali del beta-carotene sembrano essere lo stimolo della funzione del Timo e l’aumento dell’azione stimolante dell’interferone sul sistema immunitario. L’interferone è un potente stimolante immunitario, che svolge un ruolo chiave contro le infezioni virali.»

I carotenoidi esercitano un’attività antiossidante maggiore del potere antiossidante della vitamina A.
«L’attività antiossidante dei caroteni è ritenuta il fattore responsabile dell’effetto protettivo contro il cancro. Poiché l’invecchiamento è associato ai danni da radicali liberi, è stata proposta l’ipotesi che i caroteni proteggano anche contro la senescenza. Sembra che il contenuto tissutale dei carotenoidi sia il maggior determinante della massima durata di vita potenziale delle specie di mammiferi».


VITAMINA B6

Vitamina B6

I calcoli alla vescica sono più frequenti in parti del mondo dove è presente una carenza di Vitamina B6 (piridossina) . La mancanza di questa vitamina aumenta l’escrezione di ossalati nelle urine. Gli ossalati tendono a cristallizzarsi facilmente, formando dei sassolini (la Vitamina B6 inibisce la precipitazione sia del fosfato che dell’ossalato di calcio). Poiché l’iperplasia prostatica benigna conduce spesso alla ritenzione urinaria, vi è una maggiore probabilità che si formino delle calcificazioni.

Assumere un buon integratore di Vitamina B6 o di Vitamine del gruppo B è una saggia assicurazione contro questa condizione.
Indirettamente aiuta la prostata anche tramite il coinvolgimento della Vitamina B6 nella sintesi e gestione ormonale e promuove l’assorbimento del minerale importante per la prostata, lo Zinco.
Inoltre, gli estrogeni agiscono negativamente sull’azione della Vitamina B6 e quindi possono causarne una carenza.


VITAMINA C

Vitamina C

La prostatite è un caso in cui eliminare la Vitamina C (acido ascorbico) con le urine fa bene. Fino al 60 % della Vitamina C consumata finisce nelle urine. Grazie ai suoi effetti benefici sul tratto urinario, tuttavia, questa perdita apparente non è affatto uno spreco. La Vitamina C è efficace contro le infiammazioni dell’uretra.

In presenza di un’infezione, l’organismo richiede livelli più elevati di Vitamina C , tuttavia si ritiene che i suoi effetti benefici sull’uretra siano dovuti in parte anche al modo in cui dosaggi elevati di Vitamina C aumentano l’acidità delle urine. La ritenzione urinaria è un risultato comune della iperplasia prostatica benigna che può portare a infezioni della vescica e dell’uretra.


VITAMINA D

Vitamina D

La Vitamina D (colecalciferolo) potrebbe aiutare nella cura dei tumori alla prostata meno aggressivi, evitando ai pazienti l’intervento chirurgico o terapie a base di radiazioni. A dimostrarlo sono alcuni Ricercatori della Medical University of South Carolina.


SEMI DI ZUCCA

Semi di Zucca

«Semi di Zucca per la virilità. C’è del vero nel folklore dell’Europa orientale, dove i semi di zucca sono da tempo utilizzati come tonico e rimedio prostatico. Fu tuttavia nel 1920 che alcuni scienziati dell’Università di Vienna scoprirono che in paesi come la Bulgaria, l’Ucraina e la Turchia il tasso di ingrossamento prostatico era di gran lunga molto meno elevato. Oltre ad essere una fonte eccellente di Zinco, i semi di zucca sono ricchi di Acidi grassi essenziali. Uno studio condotto da una fondazione di ricerca internazionale di Milwaukee ha dimostrato che l’integrazione dei soli Acidi grassi essenziali per diverse settimane ha ridotto o eliminato del tutto i sintomi dell’ingrossamento prostatico» .

Gli acidi grassi insaturi vanno accompagnati sempre a forti dosi di Vitamina E, per proteggerli dalle pericolose ossidazioni.


BIOFLAVONOIDI

Bioflavonoidi

I Bioflavonoidi agiscono come potenti anti-ossidanti… Vengono indicati anche per la loro capacità di modificare le reazioni dell’organismo, nei confronti di allergeni, virus, agenti cancerogeni, ecc.
È stato dimostrato che molti degli effetti terapeutici delle piante dipendono dal loro contenuto in Bioflavonoidi, identificati e classificati in oltre 5000…
Inoltre, i Bioflavonoidi agiscono come potenti antiossidanti, fornendo quindi una notevole protezione contro i danni provocati dall’ossidazione e dai radicali liberi, che causano invecchiamento.
Per fare un esempio,

«il consumo di Tè verde è stato posto in relazione con una diminuzione di rischio di cancro. Gli effetti antiproliferativi sembrano dipendere dal suo contenuto in polifenoli [bioflavonoidi]» .

«I ricercatori hanno osservato che alte concentrazioni permanenti di bioflavonoidi nel sangue possono spiegare la bassa incidenza del tumore clinico…» .


SELENIO

Selenio

Il Selenio è un oligoelemento la cui funzione più nota è quella antiossidante, ma «esistono prove sempre più numerose della funzione protettiva del selenio contro alcune forme di cancro e numerosi tumori… «Bassi livelli di selenio sono collegati a un maggiore rischio di cancro e altre patologie associate al danno da radicali liberi, inclusi l’invecchiamento precoce e la formazione di cataratta».

Il Selenio è un componente dell’enzima glutatione perossidasi, che preserva l’integrità delle membrane cellulari e subcellulari (azione antiossidante), oltre a essere il principale nutrimento coinvolto nella Fase II di detossificazione della “coniugazione con glutatione” degli xenobiotici (azione disintossicante).

La carenza di Selenio:

  • aggrava gli effetti nocivi di numerosi xenobiotici;
  • lo sviluppo e l’espressione dei globuli bianchi
  • deprime le funzioni immunitarie,

Mentre una sua integrazione rafforza o rispristina le difese immunitarie e la resistenza alle infezioni e la funzione del Timo.


POLLINE

Polline

Il polline dei fiori, raccolto dalle api, oltre a essere un alimento quasi completo, esplica un’azione positiva nell’ipertrofia prostatica benigna. L’azione potrebbe essere dovuta alla ricchezza e alla varietà dei nutrimenti contenuti o per la presenza di flavonoidi, in particolare rutina.


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Prostata: Cure Naturali e Alimentazione

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Dr Paolo Giordo

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