Lisozima: potenziale alleato contro il coronavirus
Interrogazione parlamentare

IL SENATO DELLA REPUBBLICA
Atto n. 4-03014

Pubblicato il 4 marzo 2020, nella seduta n. 198

DE BONIS , MARTELLI , BUCCARELLA – Ai Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali e della salute. –
Premesso che:
il made in Italy ha un potenziale alleato contro il coronavirus: il lisozima.

Infatti, da un articolo di stampa on line, pubblicato da “Agricolae”, pare che il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, tramite l’Ispettorato centrale repressione e frodi (ICQRF), abbia chiesto al consorzio del grana padano (prodotto da latte crudo a cui viene aggiunto il caglio, il lisozima e infine il sale) di “reperire lisozima perché parrebbe che 1,5 grammi al giorno – diviso tra mattina, pomeriggio e sera – per 5 o 7 giorni al mese sciolti in un bicchiere d’acqua possano essere assai utili contro le infezioni e soprattutto perché è una proteina naturale e non di sintesi chimica”;

il Ministero avrebbe pregato il consorzio di recuperarne in quantità e di inviarlo presso la sede del Ministero stesso, cosa che, secondo l’articolo, sarebbe stata fatta tramite corriere per far fronte al momento difficile che sta vivendo il Paese;
la faccenda, di cui Agricolae ha saputo indirettamente tramite circolari interne recapitate in redazione, sarebbe accaduta una settimana fa;
secondo il presidente del consiglio di amministrazione della società Prodotti antibiotici SpA, Maria Giovanna Caccia, “il lisozima è un farmaco di vecchia data sempre stato in commercio ma che aveva poca attenzione da parte dei medici.

Da tre settimane le richieste sono aumentate in maniera esponenziale. La SpA è l’unica azienda in Italia a produrre il lisozima dagli anni Cinquanta, sviluppando il principio attivo scoperto da Fleming attraverso un processo di estrazione e produzione messo a punto in house. Per ora non siamo stati contattati direttamente dalle istituzioni, ma abbiamo avuto un incremento di richieste da parte dei grossisti che riforniscono anche gli ospedali”;

Il farmaco in pochissimo tempo si è esaurito, nelle farmacie e nei depositi. Per riprodurlo occorre del tempo perché le procedure sono lunghe e complesse, ma pare che l’azienda stia provvedendo ad incrementare la produzione a fronte della forte richiesta;
considerato che:

Il lisozima è un enzima del gruppo delle glicosidasi, dotato di azione batteriolitica.

Scoperto da A. Fleming nel 1922 è contenuto in numerose secrezioni animali e umane, come nel muco nasale, nella saliva, nelle lacrime, nei tessuti, nella secrezione gastrica, nel bianco d’uovo, nel latte materno, proprio come prima barriera protettiva al fine di evitare infezioni e l’attacco di agenti patogeni.

Il lisozima idrolizza il legame glicosidico tra l’acido N-acetilmuramico e la N-acetil-glucosammina, costituenti principali dei mucopeptidi della parete cellulare di molti batteri gram-positivi. In pratica, il lisozima è in grado di distruggere la capsula proteica dei virus facendo in modo che questi non si riproducano. Tutto in maniera naturale. Pertanto è un fattore naturale dell’immunità aspecifica cellulare ed umorale ad azione antivirale, antibatterica ed immunomodulante;

Nel foglio illustrativo della versione farmaceutica si legge che rientra nella categoria farmacoterapeutica “antivirale per uso sistemico”. Il lisozima, legandosi alla superficie batterica, ne riduce infatti la carica elettrica negativa superficiale, rendendo più facile la fagocitosi del batterio, prima che intervengano le opsonine del sistema immunitario;
tenuto conto che:

non c’è nessuna evidenza scientifica pubblicata che questo enzima possa rappresentare la soluzione al coronavirus, salvo andando a cercare a tappeto nella letteratura scientifica.

Dallo studio pubblicato il 5 settembre 2019 sulla BMC “Veterinary research da Joanna Malaczewska, Edyta Kaczorek-Lukowska, Roman Wojcik, e Andrzej Krzysztof Siwicki dal titolo “Antiviral effects of nisin, lysozyme, lactoferrin and their mixtures against bovine viral diarrhoea virus”, emerge che il lisozima, mischiato con la Nisina e la Lactoferrina, è attivo nei vari stadi dell’infezione e dimostra un forte effetto antivirale intervenendo sui livelli di RNA virali, il DNA del virus. Lo studio è stato conseguito sulla diarrea virale dei bovini;

Negli anni passati molti lavori hanno dimostrato che il lisozima “ricombinante” (vale a dire riprodotto da colture batteriche) ha effetto su alcuni virus come quello dell’herpes e dell’HIV. Inoltre, da uno studio del 2018 emerge che il lisozima viene usato assieme ad altri componenti come lavaggio polmonare per infezioni batteriche gravi;

Infine, il Ministero delle politiche agricole ha risposto ad Agricolae affermando che la notizia è infondata e che “nessun rapporto tra Ministero, ICQRF e Consorzio ci sia stato sulla questione e che qualora il lisozima sia stato richiesto da singoli lavoratori del Ministero, la questione verrà immediatamente approfondita in sede disciplinare”,

Si chiede di sapere:
se il Ministro delle politiche agricole non ritenga urgente riferire su quanto pubblicato da Agricolae, circa la richiesta proveniente dal Ministero “di reperire per loro un po’ di lisozima”, così come scritto nelle due circolari del consorzio dirette ai produttori, la circolare n. 23/2020 SB/ca prot. n. 25 del 24 febbraio 2020 e la circolare n. 24/2020 SB/ca prot. n. 27 del 25 febbraio 2020, pubblicate da Agricolae, che avrebbe determinato l’esaurimento del farmaco nelle farmacie e delle scorte presso i grossisti che distribuiscono il farmaco.

In particolare per chiarire:

  • se la richiesta al consorzio sia stata fatta da “singoli lavoratori del Ministero” e, in questo caso, quali siano le motivazioni e come intenda agire nei loro riguardi;
  • se il consorzio abbia inviato le circolari ai produttori consociati specificando, in maniera mendace, che la richiesta provenisse dal Ministero;
  • se il Ministro della salute voglia fornire maggiori informazioni sull’Enzima Lisozima, dotato di azione batteriolitica e se possa essere utilizzato nella cura del Covid-19, in questo momento così drammatico a causa della diffusione del virus: un eventuale effetto positivo dell’enzima nel fronteggiare l’evolversi della situazione epidemiologica in atto non solo rasserenerebbe gli animi, ma servirebbe anche ad invertire la preoccupante rotta che ha investito tutto il tessuto socio-economico del Paese.

Bibliografia e fonti

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/18/Sindisp/0/1145714/index.html

https://www.dibellainsieme.org/2020/01/19/in-principio-dio-creo-il-cielo-la-terra-e-il-lisozima/#ChiEraCostui

https://www.lattenews.it/ce-lisozima-e-lisozima-2/

Coronavirus, Di Bella: “la straordinaria efficacia del Lisozima come antivirale”

Lisozima


Quale Lisozima Acquistare

Ma soprattutto dove trovarlo

Quando era disponibile il Lisozima in compresse si presentava così con il nome di Lisozima Spa. Ora non ci è noto il perché una sostanza naturale utilissima avesse bisogno di ricetta medica e per giunta hanno smesso di produrla.

Se vogliamo si può trovare come polvere pura ad utilizzo delle aziende casearie che lo utilizzano per fare il formaggio parmigiano

Caratteristiche farmacologiche:

Il lisozima trova frequente indicazione per le sue capacità batteriolitiche e per l’attivazione dell’immunità naturale, di cui è un costituente. È documentato il suo ruolo nella resistenza alle flogosi batteriche e virali e la sua carenza è spesso associata a fragilità degli epiteli aerodigestivi superiori e alla frequenza ed intensità di recidive. Anche se non ha una rilevante efficacia antitumorale diretta, può agire attivando macrofagi e cellule immunitarie e l’immunogenecità delle popolazioni neoplastiche. Attraverso la lisi di cellule batteriche e virali, può liberare molecole ad attività immunitaria e antitumorale. L’azione del lisozima si estende alla flora patogena protozoaria, raggiungendo un ampio spettro terapeutico esteso alle patologie gastrointestinali e del cavo orale. Potenzia decisamente l’effetto antibatterico degli antibiotici, che a seconda delle condizioni può sostituire o integrare, limitando notevolmente il deficit immunitario spesso associato alla patologia neoplastica e aggravato dai trattamenti chemioterapici. La sua assenza di tossicità, in quanto molecola biologica, e l’efficacia ne consigliano un uso frequente e soprattutto nelle situazioni conclamate di immunodepressione neoplastica.

 

I produttori di formaggi vantano un’esperienza di lunga data sul lisozima di uovo di gallina e potrebbero darne per scontata la qualità. Tuttavia, recenti modifiche normative e diversi studi dimostrano che occorre esaminare con attenzione la fonte e la qualità del lisozima utilizzato. Il lisozima è un enzima naturalmente disponibile nel corpo umano (è presente in: lacrime, latte, saliva e muco) e, in grandi quantità, anche nell’albume d’uovo di gallina. Esso svolge una naturale attività antibatterica, soprattutto nei confronti dei gram-positivi. Evitando lo sviluppo di tali microrganismi, crea una maggiore sicurezza e previene effetti collaterali indesiderati durante la conservazione dei prodotti alimentari. Ingrid Damen, Marketing Manager Preservation presso DSM Food Specialties, ha messo a disposizione la sua esperienza per approfondire le ragioni dell’impiego del lisozima in ambito caseario, la potenziale differenza di qualità tra le diverse preparazioni in commercio e l’impatto indiretto e normativo di diverse fonti di lisozima sul benessere degli animali.
Effetti nel formaggio

Il lisozima è (tra gli altri) usato nella produzione del formaggio per prevenire il gonfiore tardivo e l’irrancidimento da acido butirrico, causati dal gas rilasciato da Clostridium spp presenti nel latte. Le spore di Clostridium germinano durante la maturazione del formaggio e formano acido butirrico e gas in grandi quantità: il primo è il responsabile di un gusto e un odore sgradevoli; il secondo provoca la formazione di crepe e grandi occhiature irregolari (gonfiore tardivo). Sono molto sensibili ai problemi sopra menzionati i formaggi duri e semiduri, a basso contenuto di sale e pH elevato, stagionati a temperatura moderata o medio-alta. Per ovviare a queste problematiche, dalla fine degli anni ‘90 i produttori di formaggio aggiungono circa 20 milligrammi di lisozima per litro di latte prima che abbia inizio la caseificazione. Il lisozima rimarrà nel formaggio e impedirà alle spore di Clostridium di crescere e quindi di creare gas e sapori sgradevoli. A causa della sua attività specifica, il lisozima non influenza lo sviluppo di altri batteri presenti nel latte, necessari per stagionare il formaggio e crearne il sapore. Infatti, il meccanismo di funzionamento del lisozima si basa sull’indebolimento della crescita cellulare mediante lisi parziale o totale della membrana della parete della cellula vegetativa.
Potenza del lisozima

Sin dalle prime approvazioni nel 1992 numerosi produttori di enzimi offrono lisozima in forma liquida o in polvere. Tuttavia, negli ultimi 20 anni, l’ottimizzazione dei processi di estrazione e delle operazioni di purificazione ha reso disponibili sul mercato un ampio assortimento di soluzioni di qualità diversa, ricavate da uova di provenienze diverse, e prodotte secondo standard qualitativi diversi.

Nel maggio 2013, è stato pubblicato un articolo (Molecules 2013, 18, 6008-6020; doi:10.3390/molecules18056008) che presentava studi recenti sulla qualità del lisozima in cui veniva chiaramente dimostrato che esistono grandi differenze di potenza ed efficacia nei diversi lisozimi di uovo di gallina in commercio. Si dimostrava inoltre che 9 dei 16 granulati di lisozima testati non erano conformi alle specifiche UE sulle proprietà chimiche e microbiche, come indicato nel regolamento UE n. 231/2012, e che 5 dei 16 prodotti testati erano stati diluiti.

In aggiunta alla mancanza di conformità, questi lisozimi di uovo di gallina disponibili sul mercato possono causare problemi durante la produzione casearia: la differenza di potenza nel lisozima di uovo di gallina avrà come risultato un lisozima meno efficace, un rischio più elevato di evoluzione di Clostridium e, di conseguenza, di avere formaggio di scarto. Si può quindi concludere che esistono grandi differenze di qualità negli ingredienti offerti, e i produttori di formaggi dovrebbero informarsi approfonditamente prima di scegliere un ingrediente.
Benessere degli animali

Il lisozima è un prodotto naturale, ricavato dalle uova di gallina. In generale per 1 litro di lisozima si utilizzano circa 2000 uova. Anche se la quantità di lisozima impiegata nella produzione casearia è molto limitata (100 ml in 1000 litri di latte), comunque ogni chilo di formaggio richiede il lisozima di tre-quattro uova e, per un produttore di formaggi piccolo, potrebbe significare impiegare 200.000 uova all’anno.

In passato moltissime delle uova prodotte nel mondo provenivano da galline allevate in piccole gabbie, ma dal 1o gennaio 2012, ritenendo tale pratica non innocua sul benessere animale, l’Unione Europea ha introdotto la direttiva 1999/74/CE. Essa prevede che tutte le galline ovaiole in Europa devono essere allevate in modo da soddisfare gli standard minimi definiti e, soprattutto, la direttiva si applica anche ai produttori alimentari europei i cui prodotti contengono ingredienti a base di uova. Per avere la sicurezza che il lisozima utilizzato nel formaggio prodotto soddisfi il menzionato regolamento comunitario, i caseifici possono richiedere ai fornitori delle garanzie che sia stato prodotto in conformità con la direttiva e che rispetti le norme europee sul benessere degli animali.
DSM Delvo®Zyme

Per un produttore di formaggio è importante seguire da vicino e verificare la qualità e la conformità di ingredienti chiave come il lisozima. Lavorare con un partner affidabile che soddisfi le norme internazionali, rispetti le specifiche necessarie e che possa spiegare le normative più recenti, è di grande aiuto durante la scelta dell’ingrediente giusto. DSM è una società che controlla attentamente le normative più recenti, ne recepisce le specifiche e dispone di un sistema di gestione della qualità per controllare la qualità dei propri prodotti. Il lisozima di DSM, che è commercializzato come Delvo®Zyme, è prodotto in stretta collaborazione con un’azienda di lavorazione delle uova con allevamenti di polli dedicati. DSM è quindi in grado di monitorare e gestire l’intera catena di approvvigionamento dall’uovo al formaggio. Insieme al proprio partner verifica la provenienza delle uova e introduce procedure e fasi di lavorazione per controllare in modo ottimale la qualità e la purezza del prodotto finito. Questo supporto normativo e il marchio di eccellenza Quality for Life™ forniscono una soluzione alle preoccupazioni dei produttori di formaggi di tutto il mondo.
Conclusione

Il lisozima è un conservante efficace in molti tipi di formaggio ed è già ampiamente utilizzato dai caseifici. Esso impedisce la crescita dei batteri Clostridium, impedendo la formazione di gas e sapori sgradevoli, e promuove il processo di stagionatura del formaggio. Nonostante il mercato disponga di un grande numero di fornitori, la qualità varia notevolmente. DSM Food Specialties è in grado di fornire Delvo®Zyme ai produttori di formaggio italiani, prodotto che rispetta tutte le norme di qualità e si prende cura del benessere degli animali. Per maggiori informazioni, cliccare qui.

La storia del lisozima
Le proprietà antibatteriche dell’albume d’uovo di gallina, dovute al lisozima che contiene, sono state osservate per la prima volta da Laschtschenko nel 1909 (Laschtschenko P (1909). “Über die keimtötende und entwicklungshemmende Wirkung Hühnereiweiß”. Z. Hyg. InfektKrankh. (in tedesco) 64: 419-427. doi:10.1007/BF02216170), anche se il termine “lisozima” fu introdotto solamente nel 1922 da Alexander Fleming (On a remarkable bacteriolytic element found in tissues and secretions”. Proceedings of the Royal Society B 93 (653): 306–317. doi:10.1098/rspb.1922.0023). Successivamente il lisozima è stato visto come un conservante naturale, impiegato per impedire la moltiplicazione dei batteri nei prodotti alimentari. CODEX/JECFA effettuò la prima valutazione della sicurezza ed approvò la registrazione del lisozima come ingrediente alimentare nel 1992. In Italia la prima registrazione avvenne nel 1996. Il lisozima, conosciuto anche come muramidasi, è registrato come CE n. 3.2.1.17, è classificato come additivo alimentare ed è codificato da CODEX/JECFA come INS 1105 e in Europa come E 1105.

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Dichiarazione di non responsabilità: questo articolo non è destinato a fornire consulenza medica, diagnosi o trattamento.
Vitamineral non si assume responsabilità per la scelta degli integratori proposti eventualmente nell’articolo.


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