Vitamina C naturale o sintetica?

L’argomento della vitamina C come acido ascorbico in polvere a confronto della vitamina C che troviamo negli alimenti è sempre fonte di dibattiti accesi fra i sostenitori di una e dell’altra tesi.

Proprio così, sono due tesi che si contrappongono energicamente ed ognuna cerca di far valere le proprie ragioni.

Ci sono quelli che io chiamo “puristi” e del “tutto naturale” che vivono, a mio modesto parere, in una sorta di incantesimo e di sogno, con illusione che la terra che ci da i suoi frutti sia la stessa che produceva il nostro cibo decine di anni fà. Sarebbe bello che fosse così, ma la realtà è ben diversa. Pertanto attaccarsi al tutto “Nature” pensando di essere migliori di quanti usano le vitamine in forma di integratore è alquanto utopistico e fuori luogo.

Sono nata e cresciuta in campagna per questo so di cosa sto parlando, perché i sapori di una volta sono scomparsi e anche i negozi “boutique” dove sembra di ritrovare tutto naturale (ed anche a caro prezzo) vendono qualcosa che non ha la stessa intensità di sapore e gusto di 50 anni fà.

Pertanto condivido pienamente il pensiero del Nutrizionista Massimo Gentili in questo articolo

articolo del dr Massimo Gentili – Nutrizionista

Diciamocelo: la matematica e la chimica non sarà mai il nostro mestiere, ma qualcuno se ne approfitta di questo.
Come dico sempre ormai la cultura e la formazione non la fanno più i libri e la ricerca indipendente, ma le case farmaceutiche e le ricerche pilotate.
Scrivo questo articolo perchè in quest’ultimo mese più di una volta mi è capitato di sentire questa affermazione:

“ma io prendo la vitamina C naturale, non quella sintetica”.

Prima di iniziare a commentare un po’ questa frase speghiamo di quale molecola si tratta, perchè penso che pochi di voi, in realtà, sappiano di cosa stiamo parlando, dato che il 99% delle persone si prende la vitamina C naturale.

La vitamina C o acido ascorbico deriva dal glucosio; si avete capito bene: dallo zucchero.

E’ una molecola semplicissima che la maggior parte degli animali producono ma che la specie umana non può farlo perchè difetta di un’enzima:
L-Gulonolactone Ossidase.

Il gene per produrre l’ L-Gulonolactone Ossidase in realtà ce l’abbiamo, ma è disattivato, chissà perchè (se cercate una spiegazione in internet troverete motivazioni fantascientifiche da guerre stellari, prima o poi parlerò anche di questo argomento).

La formula del glucosio è la seguente: C6H12O6, quella
della vitamina C (acido L-ascorbico) è questa: C6H8O6.

Vedete come sono simili le due molecole?

Da questo potete pure capire che produrre sinteticamente vitamina C è un gioco da ragazzi e i costi di produzione sono irrisori, ma il 99% delle persone è in grado di pagare una molecola 100 volte di più del suo effettivo valore commerciale solo perchè secondo loro è “naturale”.
Ma andiamo per ordine: per prima cosa mi fa veramente piacere spiegare a chi fosse a digiuno di chimica o chi utilizzasse le fonti sbagliate per incrementare la sua cultura quale differenza c’è tra 2 molecole di vitamina C o di acqua: NESSUNA!

Vi faccio l’esempio dell’acqua che forse potrà essere meglio compreso: una molecola di acqua che derivi dal ghiaccio del polo sud, oppure da vapore di un vulcano o dall’acqua del mare o dall’urina di un criceto o dalla bottiglia sopra il tavolo è identica a qualsiasi altra molecola d’acqua, sembra strano ma è così.
Un altro esempio per spiegarmi meglio: se io stampo questo articolo con la stampante di casa 2 volte otterrò due stampe simili, ma non identiche (in qualche parola può esserci più o meno inchiostro, i 2 fogli possono avere piccole differenze nella composizione, ecc…); le differenze ad occhio nudo non si vedono, ma sono tantissime.
Invece ritornando alle molecole: 2 molecole di acqua sono identiche (non simili, ma identiche), perchè sono composte sempre da H2O, ossia 2 atomi di idrogeno ed uno di ossigeno.

Ovviamente lo stesso discorso vale per la vitamina C e per tutte le altre molecole che esistono: le molecole sono identiche tra di loro e non simili. Pensate se gli acidi nucleici del DNA fossero simili tra di loro, la vita sulla terra sarebbe esistita solo per poche centinaia di anni.
Alcune molecole però possono avere diverse forme e questo è un fattore da non sottovalutare e vediamo perchè.

Torniamo alla nostra amata vitamina C:

la sua forma perfetta per l’assorbimento e l’utilizzo nel nostro corpo è l’acido L-Ascorbico e non qualsiasi altra forma. L’acido L-Ascorbico lo trovate pure in moltissime preparazioni alimentari con la sigla E300 ed è un conservante importantissimo per evitare l’ossidazione degli alimenti.
La vitamina C sintetica deriva dal glucosio per azione di un’enzima: L-Gulonolactone Ossidase ed è una polverina bianca molto economica e soprattutto è rappresentata al 100% da acido L-ascorbico.

La vitamina C naturale invece è estratta da piante o frutti probabilmente con solventi chimici (non mi verrete a dire che la natura è così gentile da donarci la molecola soffiandoci sopra) magari resta miscelata ad altre sostanze e soprattutto non è pura (a meno che non venga riportato in etichetta).

Morale della favola:

le grandi e cattive industrie chimiche producono vitamina C sintetica (ma pura) e le piccole e buone aziende di integratori producono quella “naturale” magari più impura e con mille trattamenti, però è naturale, è presa dalla natura e non sintetizzata.
Ma che vi credete: piante e animali come se la producono questa vitamina C?
Comunque morale della favola come al solito purtroppo tutti i pesci abboccano nella rete.
Spero questo articolo serva ad aprire gli occhi a qualcuno.


Riporto le obiezioni a questo articolo con altre risposte

La maggior parte delle fonti equiparano la vitamina C all’acido ascorbico, come se fossero la stessa cosa. Non lo sono. L’acido ascorbico è un componente isolato, una frazione, un distillato della vitamina C naturale. Oltre all’acido ascorbico, la vitamina C deve includere rutina, bioflavonoidi, Fattore K, Fattore J, Fattore P, Tirosinasi, Ascorbinogeno, e altri componenti come indicato nella la lista seguente:

Vitamina C

    • ascorbinogeno
    • bioflavonoidi
    • rutina
    • tirosinasi
    • Fattore J
    • Fattore K
    • Fattore P
    • in aggiunta, i co-fattori minerali devono essere disponibili in quantità adeguata.

Se una qualsiasi di queste parti e mancante, non c’è alcuna vitamina C, nessuna attività vitaminica Quando solo alcune di queste parti sono presenti, il corpo prenderà gli elementi mancanti dalle sue riserve per compensare le differenze, in modo da completare la vitamina. Solo allora l’attività vitamina avrà luogo, a condizione che tutte le altre condizioni e co-fattori siano presenti. L’acido ascorbico è descritto semplicemente come “involucro antiossidante” – porzione di vitamina C; l’acido ascorbico protegge le parti funzionali della vitamina da ossidazione rapida o decadimento.
(Somer p 58 “Vitamin C: A Lesson in Keeping An Open Mind” The Nutrition Report)


La nostra Replica

La parola sintetico significa una cosa: Artificiale, cioè non si trova da nessuna parte in natura. Pertanto l’acido ascorbico derivato da fermentazioni è una molecola che troviamo in natura.

Considerare il processo biochimico vitamina C – insieme delle reazioni e interazioni biochimiche – può portare fuori strada. Fu proprio il fattore carenza di L-acido ascorbico (come dice il nome a-scorbico) ad essere identificato come causa dello scorbuto. Non è una coincidenza che il nome sia stato appositamente cambiato da hexuronico ad ascorbico. È questa una specifica carenza del genere umano. Il primo grosso problema che resta un curioso nodo focale. Curiosamente il gene per produrre L-Gulonolactone Ossidase c’è nel nostro corredo ma non si attiva come accade nella maggioranza degli altri animali. Che usano dunque acido ascorbico di origine propria, indubbiamente animale. E producono mediamente 10 gr di acido L-ascorbico al giorno per ogni 70 kg di peso corporeo… Quantità che si avvicina molto alle dosi di Pauling. Difficili da eguagliare nutrendosi di vegetali… Oddio con 3-4 etti di Terminalia Ferdinandiana al giorno forse ci si riuscirebbe.

Conclusioni

Vitamina C naturale e sintetica sono la stessa cosa?
In un mondo ideale in cui fosse ancora possibile alimentarsi con tutti gli elementi vitali contenuti nei cibi non ci sarebbe bisogno di porsi queste domande

detto, ciò guardiamo alla realtà

Il Cibo è povero, c’è la necessità di integrare vitamine, ma qual è il modo migliore per assumerle?

Sicuramente il modo migliore per avvicinarsi alla natura è prendere buoni dosaggi di AA con aggiunta dei cofattori per poter far lavorare in sinergia tutto il complesso vitaminico C.

Per buoni dosaggi si intendono tra 5 e 10 grammi per adulti e secondo Linus Pauling 1 gr per ogni kilo di peso corporeo fino ai 10 anni, nei bambini,

Questo significa assumere troppe pastiglie e non esistono che da 1 grammo.

L’Acido Ascorbico non è poi così artificiale e sintetico se proviene da fermentazione di mais.

C’è da indagare sui processi di estrazione di vitamina C dalle piante se usano solventi che rimangono nei prodotti dei cosìdetti integratori naturali.

Se è vero che usano solventi allora è meglio assumere l’Acido Ascorbico con aggiunta di altre vitamine e minerali, oppure assumere i cofattori della vit C dalla frutta.


Vitamina C Naturale

La vitamina C (acido ascorbico) si trova naturalmente in numerosi alimenti. Tuttavia, la sua sintesi chimica a partire da zuccheri come il glucosio o il sorbitolo risulta più conveniente rispetto all’estrazione da fonti naturali.

Si parla generalmente di vitamina C naturale per identificare l’acido ascorbico presente in alimenti ed estratti vegetali, e distinguerlo da quello di origine sintetica.

All’inizio degli anni ’30 del secolo scorso, la vitamina C veniva isolata da frutta e verdura e dalla corteccia surrenale, e veniva chiamata “acido esuronico“. Poiché dimostrò di curare lo scorbuto nelle cavie, venne successivamente ribattezzata acido ascorbico.

La vitamina C venne sintetizzata chimicamente per la prima volta nel 1933.

Oggi, gran parte della vitamina C presente negli integratori alimentari è di origine sintetica.

Tuttavia, alcuni estratti naturali particolarmente ricchi di acido ascorbico – come quelli di acerola e rosa canina – rappresentano una ricca fonte di vitamina C naturale sfruttabile per l’integrazione alimentare.

Vitamina C: Meglio Naturale o Sintetica?

Dal punto di vista strutturale, la vitamina C naturale è identica a quella sintetica.

Di conseguenza, anche le proprietà biologiche, farmacocinetiche e farmacodinamiche sono identiche. Semplificando, il nostro corpo non fa alcuna distinzione tra vitamina C naturale e sintetica.

La frutta e la verdura sono ricche di numerosi micronutrienti (vitamine e minerali), fibre e sostanze fitochimiche (ad es. bioflavonoidi), la cui presenza può influenzare la biodisponibilità della vitamina C.

Nonostante queste differenze, diversi studi hanno messo a confronto analoghe quantità di vitamina C naturale e sintetica dimostrando che non esistono differenze sostanziali in termini di capacità di assorbimento e biodisponibilità 10.

Pertanto, i vari nutrienti e sostanze fitochimiche presenti negli alimenti vegetali non migliorano né inibiscono la biodisponibilità della vitamina C nell’uomo.

La biodisponibilità della vitamina C rappresenta la frazione della quota ingerita che viene assorbita dall’intestino e resa disponibile per i processi metabolici all’interno del corpo.

Alcuni studi di farmacocinetica sull’uomo hanno mostrato differenze comparative transitorie e piccole tra vitamina C sintetica e naturale, che probabilmente hanno un impatto fisiologico minimo.

Svantaggi della Vitamina C Naturale

Nel mondo degli integratori alimentari, l’uso di vitamina C naturale presenta due svantaggi che sono il maggiore costo e il maggiore peso di estratto necessario.

Ad esempio, utilizzando un estratto di rosa canina o acerola titolato al 10% in acido ascorbico, si rendono necessari 10 grammi di estratto per raggiungere il grammo di vitamina C naturale. Questo rende scomodo l’utilizzo delle compresse (ne servirebbero una ventina) e impone l’uso di quantità importanti di polvere da sciogliere in acqua.

Importanza della Dose

Dosi di vitamina C fino a 2.000 mg/die sono considerate sicure per il consumo generale 20.

Tuttavia, studi di farmacocinetica indicano che l’ingestione di dosi singole di vitamina C superiori a 200 mg presenta una biodisponibilità relativa inferiore, suggerendo che l’assunzione di piccole dosi multiple durante la giornata è preferibile a una singola dose elevata 21.

Fonte

https://magazine.x115.it/x115/vitamina-c-naturale-o-sintetica-quale-migliore/

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Vitamina C sintetica o di origine alimentare: sono ugualmente biodisponibili?

Astratto

La vitamina C (ascorbato) è un micronutriente idrosolubile essenziale nell’uomo e si ottiene attraverso la dieta, principalmente da frutta e verdura.

In vivo, la vitamina C agisce come cofattore per numerosi enzimi biosintetici necessari per la sintesi di macromolecole derivate da aminoacidi, neurotrasmettitori e ormoni neuropeptidici ed è anche un cofattore per varie idrossilasi coinvolte nella regolazione della trascrizione genica e dell’epigenetica.

La vitamina C è stata sintetizzata chimicamente per la prima volta all’inizio degli anni ’30 e da allora i ricercatori hanno studiato la biodisponibilità comparativa della vitamina C sintetica rispetto a quella naturale di origine alimentare. Sebbene la vitamina C sintetica e quella di origine alimentare siano chimicamente identiche, la frutta e la verdura sono ricche di numerose nutrienti e sostanze fitochimiche che possono influenzare la sua biodisponibilità.

Le interazioni fisiologiche della vitamina C con vari bioflavonoidi sono state le più intensamente studiate fino ad oggi. Qui, esaminiamo gli studi sugli animali e sull’uomo, comprendenti sia i disegni farmacocinetici che quelli allo stato stazionario, che sono stati condotti per studiare la biodisponibilità comparativa della vitamina C sintetica e di origine alimentare, o vitamina C in presenza di bioflavonoidi isolati.

Nel complesso, la maggior parte degli studi sugli animali ha mostrato differenze nella biodisponibilità comparativa della vitamina C sintetica rispetto a quella naturale, sebbene i risultati variassero a seconda del modello animale, del disegno dello studio e dei compartimenti corporei misurati. Al contrario, tutti gli studi di biodisponibilità comparativa allo stato stazionario negli esseri umani non hanno mostrato differenze tra vitamina C sintetica e naturale, indipendentemente dalla popolazione del soggetto, dal disegno dello studio o dall’intervento utilizzato.

Alcuni studi di farmacocinetica sugli esseri umani hanno mostrato differenze comparative transitorie e piccole tra vitamina C sintetica e naturale, sebbene queste differenze abbiano probabilmente un impatto fisiologico minimo. Vengono discussi i problemi di progettazione dello studio e le future direzioni di ricerca.

Conclusioni

Nel complesso, la maggior parte degli studi sugli animali ha mostrato differenze nella biodisponibilità comparativa della vitamina C sintetica rispetto a quella di origine alimentare, o vitamina C in presenza di bioflavonoidi isolati, sebbene i risultati variassero a seconda del modello animale, del disegno dello studio e dei compartimenti corporei misurati.

Al contrario, tutti gli studi di biodisponibilità comparativa allo stato stazionario negli esseri umani non hanno mostrato differenze tra vitamina C sintetica e naturale, indipendentemente dalla popolazione del soggetto, dal disegno dello studio o dall’intervento utilizzato. Alcuni studi di farmacocinetica sugli esseri umani hanno mostrato differenze comparative transitorie e piccole tra vitamina C sintetica e naturale, sebbene queste differenze abbiano probabilmente un impatto fisiologico minimo. Pertanto, non solo gli studi esaminati ribadiscono l’ingiunzione che i risultati degli studi sugli animali non dovrebbero essere applicati direttamente all’uomo [98,99], ma è anche evidente che ulteriori studi comparativi sulla biodisponibilità nell’uomo sono ingiustificati.

Sebbene la vitamina C sintetica e di origine alimentare sembri essere ugualmente biodisponibile nell’uomo, l’ingestione di vitamina C come parte di un alimento intero è considerata preferibile a causa del consumo concomitante di numerosi altri macro e micronutrienti e sostanze fitochimiche, che conferiranno ulteriori benefici per la salute. Numerosi studi epidemiologici hanno indicato che una maggiore assunzione di frutta e verdura è associata a una ridotta incidenza di ictus [100], malattia coronarica [101] e tumori in vari siti [102,103].

Lo stato della vitamina C è uno dei migliori marcatori per l’assunzione di frutta e verdura [104] e la vitamina C di origine alimentare è associata a una ridotta incidenza di numerose malattie croniche [1], tuttavia, se gli effetti sulla salute osservati dell’ingestione di frutta e verdura sono dovuto alla vitamina C e/o ad altri componenti di origine vegetale è attualmente sconosciuto. Per quanto riguarda la malattia coronarica, esistono forti prove di un effetto protettivo delle verdure, prove moderate di frutta e vitamina C nella dieta e prove insufficienti di vitamina C supplementare [105]. Alcune meta-analisi supportano la premessa secondo cui la vitamina C nella dieta è più protettiva rispetto agli integratori [106], mentre altre mostrano una ridotta incidenza della malattia con vitamina C supplementare ma non nella dieta [107].

Uno dei principali limiti degli studi epidemiologici è che mostrano solo un’associazione tra l’assunzione di vitamina C nella dieta e il rischio di malattia e non possono accertare se diverse fonti di vitamina C (cioè, di origine alimentare rispetto a integratori) siano una causa, una conseguenza o semplicemente un correlato di il particolare punto finale misurato. Le interpretazioni possono anche variare in modo significativo a seconda dell’input di diversi elementi confondenti [108]. Inoltre, gli studi epidemiologici si basano prevalentemente su questionari sulla frequenza alimentare [109,110] e richiami dietetici di 24 ore [111] per accertare l’assunzione di vitamina C da alimenti e/o integratori [112]. Questa metodologia ha numerosi limiti [113] e le correlazioni con lo stato della vitamina C possono variare a seconda dei metodi impiegati e di numerosi altri fattori esterni [114]. Le analisi aggregate o meta-analisi di studi epidemiologici sono particolarmente problematiche a causa della combinazione di disegni di studio variabili, coorti ed endpoint, che spesso si traducono in una diluizione o in un’errata interpretazione dei risultati degli studi.

Il gold standard per determinare la causalità è la sperimentazione clinica controllata con placebo randomizzata in doppio cieco. Sebbene questo tipo di disegno dello studio funzioni bene per confrontare gli effetti dei farmaci rispetto a un placebo, non funziona per i nutrienti, come la vitamina C, che sono già nella catena alimentare e sono necessari per la vita, cioè non esiste un vero placebo .

Numerosi altri problemi metodologici sono stati identificati con la progettazione di molti studi clinici che studiano gli effetti sulla salute della vitamina C [115].

Ad esempio, uno dei principali difetti di molti studi di intervento sulla vitamina C è l’uso di popolazioni di studio con livelli di vitamina C già adeguati o addirittura saturanti, il che riduce significativamente la probabilità di osservare eventuali effetti dell’intervento. Pertanto, si raccomanda che le popolazioni dello studio siano composte da individui con uno stato di vitamina C sub-ottimale (cioè <50 μmol/L di vitamina C plasmatica) o che l’analisi di sottogruppo sia condotta sulle sottopopolazioni con basso contenuto di vitamina C [116 ].

Con gli studi di farmacocinetica, possono essere utilizzati sia individui insaturi che saturi, ma studi comparativi di biodisponibilità hanno dimostrato che i risultati possono variare a seconda dello stato di vitamina C al basale dei soggetti dello studio. Inoltre, le dosi di vitamina C scelte per l’intervento sono fondamentali poiché dosi superiori a 200 mg hanno ridotto l’assorbimento intestinale [78], indicando che se sono giustificate dosi più elevate, queste dovrebbero essere fornite come dosi multiple di ~ 200 mg ciascuna per garantire la completa biodisponibilità.

Gli effetti comparativi sulla salute della vitamina C supplementare rispetto a quella di origine alimentare saranno determinati solo attraverso l’uso di studi appropriati e ben progettati. La determinazione degli effetti fisiologici o dei risultati sulla salute dell’intervento con vitamina C sintetica rispetto a quella naturale dipenderà in gran parte dagli endpoint misurati. Sono stati condotti solo pochi studi di intervento comparativo per valutare specifici endpoint fisiologici o di salute.

Guarnieri et al. [89] hanno studiato la potenziale protezione dei leucociti mononucleati da individui integrati contro il danno ossidativo del DNA ex vivo. Sebbene abbiano trovato una biodisponibilità di vitamina C paragonabile tra una singola porzione di succo d’arancia (contenente 150 mg di vitamina C) e una bevanda sintetica a base di vitamina C dello stesso dosaggio, hanno dimostrato che solo il succo d’arancia proteggeva i leucociti dal danno ossidativo del DNA ex vivo [89 ].

Tuttavia, è discutibile quanto l’ossidazione ex vivo del DNA assomigli agli eventi che si verificano in vivo e i risultati potrebbero anche variare in modo significativo a seconda del tipo di stress ossidativo.

Johnstone et al. [76] hanno confrontato la perossidazione lipidica plasmatica in individui che erano stati integrati con succo d’arancia o vitamina C sintetica (~70 mg/giorno) per due settimane. Hanno trovato una biodisponibilità paragonabile della vitamina C e una simile riduzione della perossidazione lipidica con entrambi gli interventi [76].

Diversi studi hanno valutato gli effetti della vitamina C sintetica e naturale, o della vitamina C in presenza di bioflavonoidi, sul comune raffreddore. Due studi precedenti hanno mostrato la mancanza di un effetto della vitamina C (~200 mg/die), con e senza bioflavonoidi purificati, sulla prevenzione e cura del comune raffreddore [117,118].

Un altro studio ha indicato che la vitamina C sintetica (80 mg/giorno) e il succo d’arancia hanno entrambi ridotto i sintomi del comune raffreddore rispetto al placebo, ma non vi sono state differenze tra i due interventi [119].

Come accennato nell’introduzione, è noto che la vitamina C migliora la biodisponibilità di altri nutrienti, come la vitamina E [30] e il ferro non eme [31,32], che possono aumentare gli effetti sulla salute degli alimenti contenenti vitamina C. I bioflavonoidi sono anche noti per avere numerose attività biologiche [120]. Recentemente è stato dimostrato che la vitamina C modula attività biologiche specifiche della quercetina e dei polifenoli del tè [121,122]. Pertanto, studi futuri potrebbero chiarire la rilevanza fisiologica di queste interazioni.

Fonte – https://www.mdpi.com/2072-6643/5/11/4284/htm


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Liberatoria (Disclaimer)

Dichiarazione di non responsabilità: questo articolo non è destinato a fornire consulenza medica, diagnosi o trattamento.
Vitamineral non si assume responsabilità per la scelta degli integratori proposti eventualmente nell’articolo.


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