Anticoagulanti Naturali, prove scarsissime sulle interazioni con farmaci ed interventi

 

Premessa importante:

Vista l’inconsistenza degli studi e dei pochi casi report o delle prove basate solo su ipotesi o su studi in vitro, è solo a scopo cautelativo che si sconsigliano certi integratori in concomitanza con la terapia anticoagulante o in sede di intervento chirurgico per paura di raddoppiare il sanguinamento. Quindi nessuna paura o fondamentalismi.

D’altro canto, gli stessi integratori naturali descritti come “anticoagulanti” non vanno presi come realmente efficaci a sostituire in nessun modo le terapie anticoagulanti vere e proprie prescritte dai medici.

A scanso di equivoci, poiché trattasi di materia molto sensibile, la fibrillazione atriale è possibile prevenirla e non stiamo dicendo che gli integratori non servono, ma che siate seguiti a livello medico con analisi e diagnostica, è fondamentale.

Tuttavia ci riserviamo di lasciare uno spazio di riflessione sulla Vitamina C come potente mezzo per combattere problemi cardiovascolari mettendo a vostra disposizione qualche spunto in più da portare in visione ai vostri medici, spero sensibili a ripensare alla loro concezione di cura secondo Ippocrate: “Primo Non Nuocere”.

INDICE ARTICOLO

Generalità

I farmaci anticoagulanti vengono prescritti per ridurre il rischio che si formino dei coaguli anomali di sangue nel corpo. Poiché questi coaguli possono interrompere il flusso di sangue al cuore, ai polmoni o al cervello, i farmaci anticoagulanti vengono prescritti per prevenire eventi come ictus, embolia polmonare e infarto del miocardio nei pazienti a rischio.

Tali pazienti includono, ad esempio, soggetti con battito cardiaco irregolare (fibrillazione atriale) o sottoposti a interventi di sostituzione delle valvole cardiache.

Lista Anticoagulanti Naturali

È stato dimostrato che varie sostanze naturali possono interferire con la coagulazione del sangue e aumentare il rischio di sanguinamento quando assunte da sole o in associazione con farmaci anticoagulanti.

Nella lista dei potenziali anticoagulanti naturali rientrano ad esempio 1, 2, 3, 4:

  • acidi grassi omega-3;
  • aglio;
  • biancospino;
  • camomilla;
  • cardo mariano;
  • coenzima Q10;
  • condroitina e glucosamina;
  • cordyceps sinensis;
  • dong quai;
  • erba medica;
  • estratto di semi d’uva;
  • Ginkgo biloba;
  • iperico (erba di San Giovanni);
  • menta piperita;
  • mirtillo;
  • olio di enotera;
  • olio di pesce (incluso olio di fegato di merluzzo);
  • vitamina E;
  • zenzero.

Questi alimenti e integratori possono ridurre il rischio di formazione di coaguli nel corpo, migliorando la salute circolatoria.

Tuttavia, un effetto troppo marcato o la loro associazione a farmaci anticoagulanti possono portare a un aumentato rischio di sanguinamento.

Per questo motivo, salvo diverso consiglio medico, la loro assunzione andrebbe limitata o evitata nei pazienti in terapia con farmaci anticoagulanti. Per la stessa ragione, il medico potrebbe consigliare di sospenderne l’assunzione nei 7-14 giorni che precedono un intervento chirurgico.

Anticoagulanti o Antipiastrinici?

Sebbene nel linguaggio comune si tenda a utilizzare indistintamente il termine anticoagulante, sarebbe più corretto distinguere tra 4:

  • anticoagulanti: interagiscono con le proteine ​​del sangue allungando il tempo necessario per formare un coagulo di sangue;
    • i più comuni farmaci anticoagulanti includono:
      • warfarin;
      • enoxaparina;
      • eparina
      • dabigatran;
      • apixaban;
      • rivaroxaban;
    • esempi di anticoagulanti naturali includono:
      • anice;
      • dong quai;
  • antiaggreganti piastrinici: interagiscono con le piastrine, riducendo la loro tendenza ad aggregarsi per formare i coaguli;
    • i più comuni farmaci antiaggreganti piastrinici includono:
      • aspirina;
      • clopidogrel;
      • dipiridamolo;
      • ticlopidina;
    • esempi di antiaggreganti piastrinici naturali includono:
      • acidi grassi omega 3 e olio di pesce;
      • aglio;
      • estratto di semi d’uva;
      • ginko;
      • melatonina;
      • semi di lino;
      • vitamina E;
      • zenzero.
RISCHIO SANGUINAMENTO

Considerazioni sul rischio di sanguinamento

Secondo uno studio, 180 integratori alimentari hanno il potenziale di interagire con il warfarin e più di 120 possono interagire con l’aspirina, il clopidogrel e il dipiridamolo 5.

Queste evidenze si basano per lo più su singoli case report o su esperimenti in vitro e studi su animali; altre volte sono basate semplicemente su ipotesi meccanicistiche (quindi su base teorica, ad es. per il contenuto di determinate sostanze) 1.

Pertanto, nella maggior parte dei casi, il numero di studi è troppo limitato per dimostrare gli effetti anticoagulanti degli integratori alimentari 2.

Nonostante ciò, a scopo cautelativo, anche quando le prove sono scarse o poco chiare, si tende a sconsigliare l’uso di questi integratori ai pazienti in terapia anticoagulante o antipiastrinica.

La stessa cosa dicasi per i pazienti in procinto di sottoporsi a un intervento chirurgico

Una revisione del 2022 ha analizzato il rischio di sanguinamento relativo all’assunzione di vari potenziali anticoagulanti naturali. I risultati, molto utili nella pratica clinica, sono riassunti nella seguente tabella 4.

Integratori naturali Note
Elevato rischio di sanguinamento Aglio; Biancospino; Ginkgo biloba; Condroitina e glucosamina Alta qualità delle prove con evidenze di alto livello in ambito clinico: revisioni sistematiche, studi di coorte, studi randomizzati controllati e ampie serie di casi
Moderato rischio di sanguinamento Cordyceps sinensis; Echinacea; Aloe Vera Evidenza supportata da casi clinici
Melatonina; curcuma; mirtillo; camomilla; fieno greco; cardo mariano; menta piperita; cannella
Semi di lino; estratto di semi d’uva Evidenza supportata da studi sull’aggregazione piastrinica
Ashwagandha; Pepe nero; Dente di leone (tarassaco); Enotera; Partenio; Miele; Lavanda; Criniera di leone Evidenze supportate da ricerca scientifica di base (es. studi in vitro)
Erba di San Giovanni; zenzero; mirtillo; spirulina Evidenza supportata da prove poco chiare/conflittuali
Basso rischio di sanguinamento Acidophilus; aceto di mele; barbabietola; sambuco; idraste; Epimedium; tea tree oil; valeriana Non hanno riportato in letteratura rischio di sanguinamento
Cohosh nero; clorella vulgaris; tè verde; mentolo; propoli; riso rosso fermentato; isoflavoni Potenziali proprietà procoagulanti a vari livelli di evidenza
Nessun rischio di sanguinamento Olio di pesce; ginseng; serenoa repens Prove evidenti che non suggeriscono alcuna associazione clinica con il sanguinamento

Si consideri che il rischio di sanguinamento associato all’assunzione degli integratori riportati in tabella può essere dipendente o indipendente dall’uso in associazione a farmaci anticoagulanti.

INTEGRATORI E ANTICOAGULANTI

Integratori associati a sanguinamento correlato all’assunzione di anticoagulanti

Integratori Qualità delle prove
Ginkgo biloba Revisione della letteratura su larga scala
Condroitina-glucosamina Serie di casi, organismi di reporting governativo
Melatonina Sei casi clinici
Curcuma Due casi clinici
Mirtillo, camomilla, fieno greco, cardo mariano, menta piperita, cannella, zenzero Un caso clinico

INTEGRATORI E CHIRURGIA

Integratori associati a sanguinamento chirurgico indipendente dall’assunzione di anticoagulanti

Integratori Qualità delle prove
Aglio Revisione di studi randomizzati e controllati
Biancospino Studio di coorte
Cordyceps sinensis, echinacea, aloe vera Caso clinico
FIBRILLAZIONE ATRIALE

FIBRILLAZIONE ATRIALE CHE COS’È

Dal Manuale MSD

La fibrillazione atriale è un ritmo atriale rapido e irregolarmente irregolare. I sintomi comprendono palpitazioni e talvolta astenia, intolleranza allo sforzo, dispnea e presincope. Possono formarsi trombi atriali, che determinano un significativo aumento del rischio di ictus embolico. La diagnosi è basata sull’ECG. Il trattamento comprende il controllo della frequenza con i farmaci che agiscono sul nodo AV, la prevenzione del tromboembolismo con la terapia anticoagulante e talvolta il controllo del ritmo con farmaci antiaritmici o la cardioversione elettrica.

Si pensa che la fibrillazione atriale rifletta la presenza di molteplici onde che derivano da piccoli rientri caotici che si sostengono all’interno degli atri. Tuttavia, in molti casi, l’attivazione di un focus ectopico all’interno di strutture venose adiacenti agli atri (solitamente le vene polmonari) è responsabile sia dell’inizio che del mantenimento della fibrillazione atriale.

Nella fibrillazione atriale gli atri non si contraggono e il sistema di conduzione atrioventricolare è bombardato da molteplici stimoli elettrici, provocando un’incostante trasmissione dell’impulso dagli atri ai ventricoli e una frequenza ventricolare irregolarmente irregolare, che però solitamente ricade nel range della tachicardia.

La fibrillazione atriale è l’aritmia più comune riscontrata in clinica e colpisce da 3 a 6 milioni di adulti negli Stati Uniti. Gli uomini e i bianchi hanno un numero maggiore di probabilità di esserne affetti rispetto alle donne e ai neri. La prevalenza aumenta con l’età; quasi il 10% delle persone di età > 80 anni ne è affetto. La fibrillazione atriale tende a verificarsi in pazienti con disturbi cardiaci di base.

CAUSE

Le cause più frequenti di fibrillazione atriale sono:

  • Ipertensione
  • Coronaropatia
  • Cardiomiopatia
  • Patologie cardiache valvolari:
    • stenosi mitralica,
    • insufficienza mitralica,
    • insufficienza tricuspidale
  • Ipertiroidismo
  • Abuso d’assunzione di alcol (sindrome del cuore in vacanza)

Cause meno frequenti di fibrillazione atriale sono

  • Embolia polmonare
  • Difetti del setto atriale e altri difetti cardiaci congeniti
  • Broncopneumopatia cronica ostruttiva
  • Miocardite
  • Pericardite

La fibrillazione atriale isolata è la fibrillazione atriale senza causa identificabile, nei pazienti di età < 60 anni.

COMPLICAZIONI

Complicazioni di fibrillazione atriale

L’assenza di contrazioni atriali predispone alla formazione di trombi; il rischio annuale di un evento embolico cerebrovascolare è di circa il 7%. Il rischio di ictus è maggiore nei pazienti più anziani e nei pazienti con valvulopatia reumatica, valvola cardiaca meccanica, ipertiroidismo, ipertensione, diabete, disfunzione sistolica ventricolare sinistra o precedenti episodi tromboembolici. Gli emboli sistemici possono anche causare disfunzioni o necrosi di altri organi (p. es., cuore, rene, tratto gastrointestinale, occhi) o di un arto.

La fibrillazione atriale può anche alterare la gittata cardiaca; la perdita di contrazione atriale può abbassare la gittata cardiaca a frequenza cardiaca normale di circa il 10%. Tale diminuzione è generalmente ben tollerata, tranne quando la frequenza ventricolare diventa troppo veloce (p. es., > 140 battiti/min), o quando i pazienti hanno gittata cardiaca borderline o bassa dall’inizio. In questi casi, può svilupparsi una insufficienza cardiaca.

FATTORI DI RISCHIO

Fattori di rischio

da Medtronic

Per prevenire la fibrillazione atriale, è possibile controllare o modificare alcuni fattori di rischio.

Fattori di rischio controllabili

  • Colesterolo alto
  • pressione sanguigna alta
  • Cardiopatia
  • Fumo
  • Sovrappeso
  • Caffeina
  • Abuso di alcol
  • Sedentarietà
  • Alcuni farmaci
  • Apnea notturna
  • Reflusso gastroesofageo

Fattori di rischio non controllabili

  • Anamnesi familiare
  • Invecchiamento
  • Difetti cardiaci congeniti
DIAGNOSI

Diagnosi

Rilevare e quantificare la fibrillazione atriale può essere un’operazione complessa. Il medico può ricorrere ad uno o più degli esami che seguono per stabilire se il paziente presenta o meno fibrillazione atriale:

  • Elettrocardiogramma (ECG)
  • Prova da sforzo
  • Dispositivi di monitoraggio a lungo termine
    • Registratore di eventi
    • Holter
    • Monitor cardiaco impiantabile

REFLUSSO GERD E FIBRILLAZIONE

Quale relazione esiste tra reflusso e fibrillazione atriale?

Fibrillazione atriale nei pazienti con malattia da reflusso gastroesofageo: una revisione completa

World J Gastroenterol. 2014 Jul 28;20(28):9592-9. Atrial fibrillation in patients with gastroesophageal reflux disease: a comprehensive review.   Roman C. et al.

Al fine di analizzare la potenziale relazione fra la malattia da reflusso gastroesofageo e lo sviluppo di fibrillazione atriale, gli autori hanno utilizzato delle parole chiave (keywords) quali “fibrillazione atriale e reflusso gastroesofageo“, “fibrillazione atriale ed esofagite peptica“, “fibrillazione atriale ed ernia iatale” all’interno di alcuni database contenenti informazioni sulla letteratura scientifica biomedica (PubMed, EMBASE, Cochrane Library, OVIDSP, WILEY databases), al fine di reperire dati a tal riguardo, verificando articoli, sia in lingua inglese che francese, pubblicati nel periodo gennaio 1972-dicembre 2013, escludendo lavori scientifici riguardanti lo sviluppo di MRGE insorta dopo ablazione con radiofrequenza per FA.

Risultati dello studio

Sono stati reperiti 2161 riferimenti bibliografici, solo 8 riferibili ad articoli compatibili con i criteri di inclusione nello studio.

La presenza di fibrillazione atriale nei pazienti con MRGE è risultata presente in una percentuale variabile tra 0,62% -14%, più elevata rispetto ai pazienti non affetti da reflusso. I dati epidemiologici forniti da questi studi osservazionali hanno mostrato che i pazienti con malattia da reflusso gastroesofageo, in particolare quelli con sintomi MRGE-correlati più gravi, presentano un aumentato rischio di sviluppare fibrillazione atriale; purtroppo, però, questi studi non sono in grado di stabilire una relazione causale tra malattia da reflusso e fibrillazione atriale.

I meccanismi, attraverso i quali si svilupperebbe la FA in conseguenza di MRGE, sono in gran parte sconosciuti e/o solo ipotizzati:

  1. Iperstimolazione vagale indotta dal reflusso acido? (Si è visto che il trattamento con PPI, in tali casi, faciliterebbe la conversione a ritmo sinusale).
  2. Infiammazione distrettuale dell’atrio sinistro nei pazienti affetti da esofagite?
  3. Rilascio di sostanze pro-infiammatorie come 1β interleuchina, interleuchina 6, PCR (proteina C-reattiva)?
  4. Ischemia atriale cronica indotta dal ridotto flusso coronarico a causa del reflusso acido?
  5. Meccanismi autoimmunitari? (autoanticorpi contro la catena pesante della miosina)
  6. Fattori genetici? (al momento solo ipotizzati)
  7. Effetto meccanico o infiammatorio (legato ad esofagite distale) sull’atrio sinistro da parte di un’ernia iatale?

Conclusioni

Le cause alla base dell’insorgenza della fibrillazione atriale, in conseguenza della malattia da reflusso gastroesofageo, rimangono in gran parte sconosciute, con meccanismi legati a fenomeni infiammatori e di stimolazione vagale, i quali potrebbero giocare un possibile ruolo nello sviluppo di questi disturbi.



Ripensare al ruolo della vitamina C come antiaritmico

Un anticoagulante è per sempre.

da un post pubblico di Giandomenico Partipilo Autore del libro “Logicamente C”

Sapevate che chi è sottoposto ad una chirurgia cardiaca ha un’altissima probabilità di sviluppare entro pochi giorni una fibrillazione atriale, la più comune aritmia cardiaca che si caratterizza per un aumentato rischio di ischemie ed ictus?

E sapevate che numerosi studi clinici preliminari hanno dimostrato che una terapia profilattica pre e post-operatoria con vitamina C è in grado di ridurre notevolmente le probabilità d’insorgenza della fibrillazione atriale dopo una chirurgia cardiaca? [1, 2, 3, 4]

Inoltre, sapevate che l’attuale tendenza dei cardiologi – riassunte nelle famose “linee guida” – prevede l’instaurazione di una terapia anticoagulante a vita – si, a vita – per chi accusa un episodio, fosse anche il primo e di breve durata, di fibrillazione atriale?

E, per finire, sapevate che una terapia anticoagulante, sebbene in grado di ridurre il rischio di ischemie, aumenta il rischio di condizioni emorragiche, incluso il temibile ictus emorragico?

Sulla base complessiva di tali incontrovertibili dati, non sorprende che vi sia una forte opposizione alla progettazione di quegli studi clinici di ampio respiro che potrebbero validare definitivamente l’opzione vitamina C come profilassi della fibrillazione atriale post-chirurgia cardiaca, un’opzione che chiaramente ridurrebbe le prescrizioni degli anticoagulanti.

A breve, pubblicherò insieme ad uno scienziato di livello internazionale un lavoro scientifico che contiene prove consistenti di una relazione tra i livelli di vitamina C nel sangue e il rischio di fibrillazione atriale e dunque di una terapia anticoagulante perenne.

Uno degli obiettivi del lavoro è indurre la Comunità Scientifica a ripensare al ruolo della vitamina C come antiaritmico, proponendo un cambio di paradigma teso a prevenire, almeno quando possibile, il problema fibrillazione atriale alla radice con una soluzione semplice, non costosa e priva di tossicità, piuttosto che contenerne le complicanze attraverso un approccio non scevro da rischi ma dagli indubbi vantaggi per i colossi farmaceutici.

In attesa del nostro lavoro, chi vuole approfondire trova nel mio “Logicamente C” una intera parte dedicata alle implicazioni della vitamina C nella gestione della fibrillazione atriale.


 


Liberatoria (Disclaimer)

Dichiarazione di non responsabilità: questo articolo non è destinato a fornire consulenza medica, diagnosi o trattamento.
Vitamineral non si assume responsabilità per la scelta degli integratori proposti eventualmente nell’articolo.


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