Vitamina D, Curcuma e Probiotici nell’Uveite come coadiuvanti delle terapie oculistiche

 

Spunti di riflessione sulla Uveite

Benché l’Uveite sia una malattia rara dell’occhio, non sono da sottovalutare le implicazioni che ha con le malattie autoimmuni e quindi la relazione con la regina del sistema Immunitario: la Vitamina D.

Le uniche cure proposte dalla medicina ufficiale sono antibiotici e cortisonici. Si può curare e guarire se presa in tempo, o cronicizzare dando fotofobia e problemi di vista fino alla cecità.

Crediamo sia giusto ricorrere sia alle cure oculistiche classiche che prendere in considerazione la relazione con la carenza di vitamina D e con il Microbiota intestinale, nonché avvalersi anche dell’azione antifiammatoria della curcuma.

Leggiamo dal sito di IAPB Italia Onlus Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità

Carenza di Vitamina D: rivelato un doppio rischio di contrarre l’uveite non infettiva

Per i pazienti con livelli sotto la norma, l’integrazione della vitamina D potrebbe essere la chiave per la prevenzione contro l’uveite non infettiva

Negli anni è stato ampiamente discusso e studiato l’impatto dell’assunzione di vitamina D e della sua carenza, in quanto si è sempre ritenuto che potesse avere un ruolo fondamentale nel contrastare le infiammazioni e nell’influenzare la reattività del sistema immunitario.

Non sorprende che dati precedenti abbiano suggerito come la carenza di vitamina D potesse essere associata a un aumento considerevole del rischio di diverse malattie oculari.

“La supplementazione di vitamina D potrebbe rappresentare una possibile strategia terapeutica per prevenire o gestire l’uveite non infettiva, se dimostrata”, scrivono i ricercatori di diversi studi. “I medici dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di effettuare una campagna di screening e di affrontare la carenza di vitamina D nei pazienti a rischio di uveite”.

Spinti dall’interesse nell’approfondire ed esplorare l’argomento, un team di ricercatori guidato da William Rojas-Carabali, MD, della Nanyang Technological University, ha lanciato e progettato l’attuale ricerca, revisionando sistematicamente grandi quantità di dati provenienti da studi nei database Embase, PubMed e Lilacs.

Inizialmente eseguita il 25 gennaio 2022 e aggiornata poi l’8 maggio 2023, la ricerca ha restituito più di 900 articoli per lo screening, di questi, 11 sono stati inclusi nella revisione sistematica e 5 sono stati soggetti a metanalisi; tra gli 11 articoli inclusi, 6 erano studi caso-controllo, 2 erano studi di coorte e 3 erano studi trasversali.

Complessivamente, l’insieme dei dati ottenuti dai ricercatori comprendeva informazioni relative a 354 casi di uveite non infettiva su 5728 individui considerati come gruppo di controllo. La meta-analisi, che si basava su 5 studi inclusi, coinvolgeva un totale di 6082 individui affetti da uveite non infettiva.

Dall’analisi generale è emerso come i pazienti con uveite non infettiva avevano livelli di 25(OH)D nel siero significativamente più bassi rispetto ai controlli (SMD, -0,39; 95% Intervallo di Confidenza [CI], da -0,71 a -0,08; P =.0007). Tuttavia, i ricercatori hanno richiamato l’attenzione sulla sostanziale eterogeneità tra gli studi (I2=79%).

Esaminando solo le ricerche che hanno misurato i livelli di vitamina D in qualsiasi momento prima dell’insorgenza dell’uveite, i risultati recentemente riscontrati indicano nei soggetti con uveite sviluppata dei livelli significativamente ridotti di vitamina D rispetto al gruppo di controllo (SMD, -0,37; 95% CI, da -0,56 a -0,17).

Il team di ricerca, però, ha rilevato diverse limitazioni all’interno del loro studio che i medici devono considerare, come la dipendenza da dati osservazionali, una dimensione del campione relativamente piccola e l’eterogeneità intrinseca dei dati.

“I nostri risultati mostrano come i pazienti con ipovitaminosi D hanno una probabilità 2,04 volte maggiore di sviluppare uveite non infettiva rispetto ai soggetti con valori adeguati di vitamina D”, hanno aggiunto i ricercatori. “Tuttavia, queste conclusioni si basano su dati limitati provenienti da pochi studi e suggeriscono la necessità di ulteriori ricerche in questo campo. Nelle indagini future, gli autori dovrebbero standardizzare la tecnica di misurazione e i valori di cut-off della vitamina D sierica per ridurre l’eterogeneità nelle meta-analisi”.

Fonti:

  1. Rojas-Carabali W, Pineda-Sierra JS, Cifuentes-González C, et al. Carenza di vitamina D e uveite non infettiva: Una revisione sistematica e una meta-analisi. Autoimmun Rev. Pubblicato online il 3 dicembre 2023. doi:10.1016/j.autrev.2023.103497
  2. Pillar S, Amer R. L’associazione tra vitamina D e uveite: Una revisione completa. Surv Ophthalmol. 2022;67(2):321-330. doi:10.1016/j.survophthal.2021.07.006

Leggiamo dal sito Centro delle Uveiti

Che cosa è l’UVEITE

Il termine “UVEITE” è un termine generico che indica la presenza di una infiammazione all’interno dell’occhio, o meglio infiammazione dell’uvea.
L’infiammazione all’interno dell’occhio coinvolge uno strato intermedio chiamato “UVEA o TONACA UVEALE” che porta il supporto sanguigno alle altre strutture oculari.
L’uveite è una malattia oculare rara, ma che può potenzialmente, se non curata portare ad un calo visivo permanente.

Nonostante l’uveite sia una malattia rara, è comunque la terza causa di cecità prevenibile nei paesi industrializzati, ed è responsabile negli Stati Uniti del 10-15% dei casi di cecità.
L’uveite può colpire tutte le fasce di età (bambini, adulti ed anziani) e tutte le razze presenti nel mondo.
Il 5-10% di tutte le uveiti può colpire i bambini, fin dall’età giovanissima.

QUALI SONO I SINTOMI DI UVEITE?

L’uveite può colpire uno o due occhi, simultaneamente oppure in tempi diversi. L’infiammazione all’interno dell’occhio può colpire tutte le strutture oculari e quindi i sintomi dell’uveite dipendono da quale parte è stata colpita dall’infiammazione.
sintomi più frequenti sono:
– dolore
– occhio rosso
– fastidio alla luce (fotofobia)
– visione di puntini neri (miodesopsie)
– calo visivo (più o meno grave)

QUALI SONO LE CAUSE DI UVEITE?

Le uveiti possono essere causate da svariate malattie: infezioni, malattie autoimmuni, traumi, tumori.
Le uveiti non sono contagiose.

UVEITI INFETTIVE
Tutti i microrganismi infettivi possono potenzialmente causare l’uveite. Le più frequenti sono quelle causate da:
– virus: herpes (simplex, varicella, Epstein-barr)
– batteri: tubercolosi, sifilide, borrelia
– funghi: candida
– parassiti: toxoplasmosi, toxocariasi

UVEITI ASSOCIATE A PATOLOGIE SISTEMICHE O AUTOIMMUNI

In alcuni casi l’uveite si associa ad una patologia sistemica autoimmune. Le patologie autoimmuni che più frequentemente si associano all’uveite sono:
– sarcoidosi
– malattia di Behçet
– artrite reumatoide
– artrite idiopatica giovanile (nel bambino)
– spondiloartriti HLA-B27 positive
– lupus eritematoso sistemico

– granulomatosi di Wegener
– malattie infiammatorie croniche intestinali
– sclerosi multipla
– malattia di Vogt Koyanagi Harada


Spunti di ricerca

Oltre alla carenza di vitamina D, chiamata in causa all’inizio dell’articolo come condizione associata alla Uveite non infettiva ho trovato altre due possibilità per coadiuvare gli interventi con l’oculista ed integrare rimedi naturali.

Uveite autoimmune: microbiota intestinale possibile target terapeutico

Articolo uscito sul sito Microbioma.it

Il ripristino dei livelli di acidi biliari è in grado di ridurre la gravità dell’uveite. Secondo un recente studio pubblicato su Cell Reports, gli acidi biliari prodotti dal microbiota intestinale rappresentano un possibile target terapeutico nei pazienti con uveite autoimmune.

Aumentare i livelli di acidi biliari

Dai risultati ottenuti è emerso che il ripristino dei livelli di acidi biliari è in grado di ridurre la gravità dell’uveite. Inoltre, nutrire i topi con una dieta ricca di un acido biliare secondario, l’acido desossicolico (DCA), ne ha migliorato i sintomi. 

Il DCA agisce regolando la funzione delle cellule dendritiche e riducendo la produzione di specifiche molecole immunitarie infiammatorie attraverso l’attivazione del recettore degli acidi biliari TGR5

Sia il DCA sia il TGR5 sono risultati in grado di bloccare l’attivazione delle cellule dendritiche di derivazione umana, così come i composti che attivano il TGR5.

Conclusioni

«Gli acidi biliari secondari derivati ​​dal metabolismo del microbiota intestinale potrebbero rappresentare dei regolatori chiave nella patogenesi dell’uveite autoimmune», affermano gli autori. 

«Il microbiota intestinale e la composizione degli acidi biliari secondari, così come il pathway di TGR5, possono fornire potenziali bersagli terapeutici per il trattamento delle malattie autoimmuni e infiammatorie, inclusa l’uveite».

https://doi.org/10.1016/j.celrep.2021.109726


La curcumina si confronta favorevolmente con la terapia con corticosteroidi nella gestione dell’uveite anteriore cronica.

Articolo uscito su GreenMedInfo

Efficacia della curcumina nella gestione dell’uveite anteriore cronica. Phytother Ris. 1999 giugno;13(4):318-22. PMID: 10404539

La curcumina, ottenuta dai rizomi della Curcuma longa, è stata somministrata per via orale a pazienti affetti da uveite anteriore cronica (CAU) alla dose di 375 mg tre volte al giorno per 12 settimane. Dei 53 pazienti arruolati, 32 hanno completato lo studio di 12 settimane. Sono stati divisi in due gruppi: un gruppo di 18 pazienti ha ricevuto solo la curcumina, mentre l’altro gruppo di 14 pazienti, che hanno avuto una forte reazione PPD, hanno ricevuto anche un trattamento antitubercolare.

I pazienti di entrambi i gruppi hanno iniziato a migliorare dopo 2 settimane di trattamento.

Tutti i pazienti che hanno ricevuto la sola curcumina sono migliorati, mentre il gruppo che ha ricevuto la terapia antitubercolare insieme alla curcumina ha avuto un tasso di risposta dell’86%. Il follow-up di tutti i pazienti per i successivi 3 anni ha indicato un tasso di recidiva del 55% nel primo gruppo e del 36% nel secondo gruppo.

Quattro pazienti su 18 (22%) nel primo gruppo e 3 pazienti su 14 (21%) nel secondo gruppo hanno perso la vista nel periodo di follow-up a causa di varie complicazioni agli occhi, ad es. vitrite, edema maculare, blocco venoso centrale, formazione di cataratta, danno glaucomatoso al nervo ottico ecc. Nessuno dei pazienti ha riportato alcun effetto collaterale del farmaco.

L’efficacia della curcumina e le recidive successive al trattamento sono paragonabili alla terapia con corticosteroidi che è attualmente l’unico trattamento standard disponibile per questa malattia. La mancanza di effetti collaterali della curcumina è il suo più grande vantaggio rispetto ai corticosteroidi. Uno studio clinico multicentrico in doppio cieco con questo farmaco nella CAU è altamente auspicabile per convalidare ulteriormente i risultati del presente studio.


 

 

 

 

 

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Dichiarazione di non responsabilità: questo articolo non è destinato a fornire consulenza medica, diagnosi o trattamento.
Vitamineral non si assume responsabilità per la scelta degli integratori proposti eventualmente nell’articolo.


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