Le mie tristi ricorrenze. 13 Dicembre 1982. Ad Ancona frana una collina.

 

32 ANNI FA IO C’ERO. Stavo facendo il turno di notte proprio su uno degli ospedali del quartire Posatora di Ancona. Un Ospedale insieme al Geriatrico INRCA, che non doveva proprio essere costruito lì, ed è stato un pò shockante vedersi scivolare via il posto di lavoro…

Che cosa sarebbe successo se la frana avesse iniziato di giorno durante le cure antitumorali, ovvero quando la bomba al cobalto per le radioterapie era accesa? Saremmo saltati tutti in aria…

Ma ero nel turno di notte e quindi io sarei stata comunque qui, per dirlo, ma sarebbe stata una strage di giorno ben più grave.
Eravamo 4 infermieri in terapia intensiva della Neurochirurgia, un turno simpatico, tanto che scherzavamo sempre insieme. Ad un certo punto, una paziente dell’altro reparto Neurologia si alza alle 22.00 e ci chiama per dirci che sente strani rumori dalle pareti, ma nessuno ci crede, perché alla Neuro queste chiamate sono abituali.

Così vado in cucina a preparare il caffè per tutti e dalla finestra del secondo piano vedo l’ala del palazzo nosocomiale sgretolarsi l’intonaco, e cadere il cornicione.
ALLARME immediato! Ho telefonato ai responsabili del reparto e vigili del fuoco e il primario, l’unico che ci ha creduti, gli altri medici si sono messi a ridere. Poi un rumore assordante di sirene e via vai di vigili e persone accorse, malati e infermieri.

Il primario, per facilitare il trasporto in zona sicura dei malati incoscienti e che avremmo dovuto fare usando le scale dal 3°piano, ci ordina di scollegare i comatosi dai respiratori e continuare la respirazione assistita in manuale.
Erano 4 pazienti sotto respiratore, ma gli Ambu, attrezzo tipo pallone per fare respirare in manuale, erano solo 2 e niente ossigeno, ascensori rotti, solo le scale ed abbiamo caricato sulle spalle decine di pazienti per due piani… flebo e cateteri staccati per facilitare il trasporto… e molte ambulanze a portarci via tutti.

Io ricordo che ero nel panico, perchéanche la mia casa si trovava a due passi dall’ospedale, ma non mi lasciarono andare a casa poiché c’è il penale per abbandono dei soccorsi, così sono restata dalle 22 alle 6 di mattina finché non siamo stati portati ospedale civile con alcuni pazienti nostri più gravi, non è morto nessuno, ma una volta dato i pazienti in consegna alla rianimazione, la cattiveria del direttore sanitario è stata tale da non permetterci ancora di andare a casa stremati e shockati… ci ha fatto stare lì altre due ore.
Il segno del rispetto che i dirigenti hanno per l’essere umano, sano o malato, lo si vede da come tratta il personale…

fine — presso Posatora Ancona.

 


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