Ci sono “solo” 96 studi che indicano la vitamina D come antivirale

In questo articolo analizziamo brevemente che cosa è un virus e poi alcuni dei tanti studi sulla vitamina D in relazione alla Sars-Cov2 fatti intorno al 2020.

Vedremo poi che già prima di questa data, la letteratura scientifica era piena zeppa di evidenze (centinaia di studi) le quali dimostravano che le infezioni virali, specie quelle da virus con involucro come lo è il coromnavirus potevano essere combattute anche con la vitamina D.

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Cos’è un Virus?

Un virus è un parassita intracellulare obbligato, cioè capace di vivere e riprodursi solo all’interno di cellule viventi. Si tratta, infatti, dell’entità biologica più diffusa sulla Terra.

I virus non sono in grado di effettuare in autonomia nessun processo metabolico: contengono solo parte dell’informazione genetica necessaria per la loro moltiplicazione. Il loro acido nucleico – il DNA o l’RNA virale – codifica solo le proteine strutturali (che costituiscono il rivestimento del virus) e alcuni enzimi necessari per la replicazione del materiale genetico. Tutte le altre funzioni (sintesi proteica, produzione di energia ecc.) sono fornite dalla cellula infettata.

Virus Definizione

Un virus è una particella infettiva formata da acido nucleico (materiale genetico) e da un rivestimento proteico (capside).

Per virione s’intende una particella virale completa.

I Virus Sono una Forma di Vita?

La domanda è da molto tempo oggetto di dibattito nella comunità scientifica. Partiamo dal presupposto che la definizione di “essere vivente” deve rispettare i seguenti criteri: è in grado di riprodursi, cresce e si sviluppa, si adatta all’ambiente, reagisce agli stimoli esterni ed è capace di trasformare l’energia.

I virus:

  • Non crescono e non si dividono – si assemblano da componenti preformate
  • Non reagiscono all’ambiente (fuori dalle cellule sono metabolicamente inerti)
  • Non respirano
  • Non si muovono
  • Non producono energia

MA:

  • Si riproducono
  • Possono adattarsi all’ospite

Inoltre, i virus evolvono mutando e presentano le stesse macromolecole biologiche (proteine e DNA o RNA) dei cellule viventi, ma necessitano di quest’ultime per replicarsi e diffondersi.

I virus potrebbero essere considerati, quindi, una forma ibrida tra il vivente e il non-vivente.


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Vitamina D, sistema immunitario e Covid-19. Nuove evidenze scientifiche

Di Dario Dongo – Andrea Adelmo Della Penna

La vitamina D si conferma essere un protagonista nello stimolo delle difese immuni, con peculiare efficacia nella prevenzione di influenze che riguardino il tratto respiratorio superiore. Ivi compreso COVID-19. (1)

Vitamina D, l’intuizione italiana e le dosi suggerite

L’Accademia della medicina di Torino, agli albori della pandemia, ha subito evidenziato il ruolo cruciale della vitamina D in prevenzione e trattamento del nuovo coronavirus. Grazie alla sua capacità di ridurre la replicazione del virus e mitigare le risposte infiammatorie eccessive nei polmoni (le quali, se pure volte a contrastare l’infezione, possono provocare lesioni). (3)

Le dosi giornaliere da ultimo raccomandate (Grant et al., 2020) – per ridurre il rischio d’infezioni nei soggetti più vulnerabili (over-65, comorbilità gravi) con gravi carenze (che è sempre utile verificare mediante analisi, ndr) sono pari a 10.000 UI, da dimezzare dopo che i livelli nel siero abbiano raggiunto i 40-60 ng/ml (4)

Sole, dieta ed esercizio fisico

Un ‘bagno di sole’ quotidiano è indispensabile. Almeno 20 minuti di esposizione diretta alla sua luce, con viso e braccia scoperti, sono la dose necessaria a sintetizzare la vitamina D. A maggior ragione in autunno e inverno, quando le giornate brevi e le temperature in declino inducono a trascorrere più tempo al chiuso.

Alimentazione equilibrata (con eventuale aggiunta di integratori) ed esercizio fisico completano la strategia di benessere e salute. (2) Per prevenire ogni tipo di malanno e vivere meglio, con un microbioma intestinale in ottima forma grazie alla dieta mediterranea.

Vitamina D, nuove evidenze

Il calcifediolo, la forma metabolica della vitamina D, ha mostrato promettenti risultati in uno dei primissimi trial clinici, condotto dall’Università di Navarra. La significativa riduzione delle terapie intensive registrata nei pazienti già ricoverati a seguito di contagio ha dato aperto la via a successivi studi clinici, di cui uno già programmato. (5)

L’associazione tra carenza di vitamina D, rischio di infezione del tratto respiratorio superiore e mortalità da COVID-19 è poi emersa in un recentissimo studio ove si mostra un sostanziale incremento (+54%) della possibilità di contrarre il virus negli individui con un valore di calcifediolo inferiore a 20 ng/ml, rispetto a quelli che dispongano almeno 30 ng/ml. (6)

Immunonutrizione

L’integrazione di vitamina D – insieme ad altre vitamine e minerali, nonché agli acidi grassi Omega 3, in una dieta possibilmente basata su alimenti biologici – contribuisce a modulare il sistema immunitario.

L’immunonutrizione si ottiene dunque con una buona dieta che comprenda uova, latticini e pesce, ovvero microalghe e cianobatteri (es. spirulina), canapa e semi di chia per offrire Omega3 a vegetariani. Con verdure e frutta in abbondanza, per i preziosi polifenoli e le fibre prebiotiche (7,8).

Note

  • (1) Martineau et al. (2017) Vitamin D supplementation to prevent acute respiratory tract infections: systematic review and meta-analysis of individual participant data. BMJ 356:i6583, doi:10.1136/bmj.i6583
  • (2) Orrù et al. (2020) Inhibitory effects of vitamin D on inflammation and IL-6 release. A further support for COVID-19 management? European Review for Medical and Pharmacological Sciences 24(15):8187-8193, doi:10.26355/eurrev_202008_22507
  • (3) Zabetakis et al. (2020) Covid-19: The inflammation link and the role of nutrition in potential mitigation. Nutrients 12:1466, doi:10.3390/nu12051466
  • (4) Grant et al. (2020) Evidence that vitamin D supplementation could reduce risk of influenza and COVID-19 infections and deaths. Nutrients 12:988, doi:10.3390/nu12040988
  • (5) Castillo et al. (2020) “Effect of calcifediol treatment and best available therapy versus best available therapy on intensive care unit admission and mortality among patients hospitalized for COVID-19: A pilot randomized clinical study”. Journal of Steroid Biochemistry and Molecular Biology 203:105751, https://doi.org/10.1016/j.jsbmb.2020.105751
  • (6) Kaufman et al. (2020) SARS-CoV-2 positivity rates with circulating 25-hydroxyvitamin D levels. PLoS ONE 15(9):e0239252, https://doi.org/10.1371/journal.pone.0239252
  • (7) Jovic et al. (2020) Could vitamins help in the fight against COVID-19? Nutrients 12:2550, doi:10.3390/nu12092550
  • (8) Alkhatib (2020) Antiviral functional foods and exercise lifestyle prevention of Coronavirus. Nutrients 12:2633, doi:10.3390/nu12092633
  • (9) Derbyshire et al. (2020) COVID-19: is there a role for immunonutrition, particularly in the over 65s? BMJ Nutrition, Prevention & Health 0:1-6, doi:10.1136/bmjnph-2020-000071
  • (10) Weir et al. (2020) Does vitamin D deficiency increase the severity of COVID-19? Clinical Medicine 20(4):e107-8, doi:10.7861/clinmed.2020-0301
  • (11) Galmés et al. (2020) Current state of evidence: Influence of nutritional and nutrigenetic factors on immunity in the COVID-19 pandemic framework. Nutrients 12:2738, doi:10.3390/nu12092738

https://www.vitamineral.it/integratori-di-vitamina-d-colecalciferolo-come-prodotto-biologico/


 

La vitamina D può inibire il virus con involucro
(Herpes, Zoster, Epstein, l’epatite, Ebola) Studi del Marzo 2011

La vitamina D e lo stato antivirale
Jeremy A Beard 1 , Allison Bearden, Rob Striker

PMID: 21242105 PMCID: PMC3308600 DOI: 10.1016/j.jcv.2010.12.006

Astratto

La vitamina D è stata a lungo riconosciuta come essenziale per il sistema scheletrico. Prove più recenti suggeriscono che svolge anche un ruolo importante nella regolazione del sistema immunitario, forse includendo le risposte immunitarie all’infezione virale.

Studi epidemiologici interventistici e osservazionali forniscono la prova che la carenza di vitamina D può conferire un aumento del rischio di influenza e infezione del tratto respiratorio. La carenza di vitamina D è anche prevalente tra i pazienti con infezione da HIV. Esperimenti su colture cellulari supportano la tesi secondo cui la vitamina D ha effetti antivirali diretti, in particolare contro i virus con involucro. Sebbene il meccanismo antivirale della vitamina D non sia stato completamente stabilito, potrebbe essere collegato alla capacità della vitamina D di aumentare la regolazione dei peptidi antimicrobici LL-37 e della beta defensina umana 2. Sono necessari ulteriori studi per chiarire completamente l’efficacia e il meccanismo di vitamina D come agente antivirale.

Segue la traduzione di alcuni Frammenti di sezione
(dove trovate 3 puntini vuol dire che finisce il frammento, purtroppo…) Se entrate da questo link potrete acquistare il PDF
dell’intero studio.

Introduzione e fisiologia generale

La vitamina D è nota per il suo ruolo tradizionale nella mineralizzazione ossea e nell’omeostasi del calcio. È una parte essenziale della dieta umana. Il corpo è in grado di gestire dosi fino a 10.000 UI (250 μg) al giorno per diversi mesi.1 Prove crescenti suggeriscono che svolge un ruolo importante nel mediare la risposta del sistema immunitario alle infezioni.2 Pertanto, la vitamina D rappresenta un intervento potenzialmente utile per combattere l’infezione virale. Ulteriori studi possono aiutare a comprendere il ruolo della vitamina D nel virale…

Meccanismi molecolari della vitamina D e modulazione immunitaria

Gli effetti della 1,25(OH)2D sono mediati dal suo legame con il recettore della vitamina D (VDR). VDR è un recettore nucleare e una volta che si lega al suo ligando, VDR si dimerizza con un’isoforma del recettore retinoide X. Questi eterodimeri VDR-RXR si legano agli elementi di risposta della vitamina D presenti sui geni bersaglio.31, 32, 33 Oltre all’attivazione trascrizionale, gli eterodimeri possono spostare i fattori nucleari delle cellule T attivate con conseguente repressione dei geni correlati alle citochine.34 1,25(OH)2D sopprime le cellule Th-1…

Prove per il ruolo della vitamina D nelle infezioni respiratorie virali

Un lavoro recente evidenzia il potenziale ruolo della vitamina D nella lotta contro le infezioni respiratorie virali. Le cellule epiteliali polmonari esprimono alti livelli basali di CYP27B1 e bassi livelli di CYP24A1, favorendo la conversione della vitamina D nella sua forma attiva.57
Quando trattate con vitamina D, queste cellule aumentano i livelli del co-recettore TLR CD-14 e della catelicidina.57
Nelle cellule epiteliali delle vie aeree, il trattamento con vitamina D induce IkBα, un inibitore di NF-kB con conseguente diminuzione dell’induzione virale dei geni infiammatori.58

Prove dell’influenza della vitamina D sull’infezione da HIV

Studi osservazionali hanno riportato livelli più bassi di vitamina D nelle popolazioni HIV. In uno studio tedesco, livelli di 25(OH)D inferiori a 20 ng/ml (50 nmol/l) sono stati trovati nel 47,6% dei soggetti affetti da AIDS.77
Un altro studio su 50 donne con HIV ha rilevato livelli significativamente inferiori di 1,25( Livelli di OH)2D nei pazienti confrontati con donne sane di controllo.78
In uno studio condotto negli Stati Uniti su adulti con infezione da HIV, i livelli sierici di 25(OH)D erano al di sotto dei valori normali solo nel 17% dei soggetti e l’1,25 I livelli sierici di (OH)2D erano…

Credti Immagine al sito “DoveMiCuro”

Prove dell’influenza della vitamina D sul virus di Epstein Barr

Gli studi hanno suggerito un legame tra la sclerosi multipla (SM) e il virus Epstein-Barr (EBV), quindi i livelli di vitamina D possono svolgere un ruolo nello sviluppo della SM.93,94 Questo argomento è stato esaminato da Trygve Holmoy in Medical Hypotheses.95 Holmoy osserva che il rischio di SM è associato a un basso stato di vitamina D e all’infezione da EBV. Propone che la vitamina D moduli la risposta immunitaria all’EBV e sopprima l’attivazione delle cellule T autoreattive che possono contribuire alla patologia della SM.

Altre prove dell’influenza della vitamina D sui virus con l’involucro

Sebbene pochi studi abbiano esaminato gli effetti della vitamina D sull’infezione da epatite B, uno studio del 2015 su pazienti affetti da tubercolosi del Gambia ha identificato un polimorfismo silente del cambiamento di base da T a C nel codone 352 del VDR che era correlato a tassi significativamente ridotti di infezione persistente da epatite B e tuberculosis, ma non la malaria.96
Questo polimorfismo influenza i livelli di vitamina D, la stabilità dell’mRNA del VDR e i livelli dell’mRNA del VDR.97, 98, 99, 100
La risposta anti-epatite B in questi pazienti può essere…

Potenziali meccanismi di effetti antivirali

Gli effetti antivirali della vitamina D potrebbero essere spiegati dalla catelicidina (sotto forma di LL-37), dalla beta defensina 2 umana e forse dal rilascio di specie reattive dell’ossigeno. Uno studio recente ha dimostrato che la riduzione della replicazione del replicone dell’epatite C nelle cellule dell’epatoma umano può essere mediata dallo stress ossidativo indotto dalla vitamina D.105 Dati gli effetti pleiotropici della vitamina D, sono possibili altri meccanismi.

L’effetto antibatterico di LL-37 è legato alla sua capacità di distruggere le membrane batteriche…

Indagine sperimentale sugli effetti antivirali della vitamina D

L’induzione della vitamina D di peptidi antimicrobici può avere effetti antivirali.43 L’incubazione diretta di LL-37 con HSV-1 ha mostrato una significativa riduzione dose-dipendente del titolo di HSV-1 rispetto ai controlli.50 Gli stessi ricercatori hanno anche dimostrato una riduzione meno pronunciata ma riduzione ancora significativa del titolo del sierotipo di adenovirus Ad19 se esposto a concentrazioni più elevate di LL-37, ma nessuna riduzione significativa del titolo degli altri sierotipi di adenovirus testati (Ad8, Ad5 e Ad3). Appare il virus del papilloma umano...

Conclusioni

Questi risultati supportano l’ipotesi che la vitamina D indotta da LL-37, e in misura minore la beta defensina 2 umana, possa svolgere un ruolo importante nell’inibizione dei virus. Tuttavia, questi esperimenti non modellano completamente i complessi effetti della vitamina D e potrebbero non rappresentare accuratamente la sua influenza sistemica. Sono necessari ulteriori esperimenti per chiarire completamente i meccanismi dei peptidi indotti dalla vitamina D e della vitamina D stessa.

Finanziamento: questa recensione è stata supportata dal premio numero I01CX000117 a R.S.


Trovato una versione più estesa ma di difficile traduzione

La vitamina D può inibire il virus con involucro (ad esempio Herpes, Zoster, Epstein, l’epatite, Ebola) – Marzo 2011

(traduzione google)

1. Introduzione e fisiologia generale

La vitamina D è nota per il suo ruolo tradizionale nella mineralizzazione delle ossa e l’omeostasi del calcio. Si tratta di una parte essenziale della dieta umana. Il corpo può gestire dosi fino a 10.000 UI (250 mcg) al giorno per diversi mesi.1
Prove crescenti suggeriscono che essa svolge un ruolo importante nel mediare la risposta del sistema immunitario contro le infezioni.2
Pertanto, la vitamina D rappresenta un intervento potenzialmente utile per la lotta contro l’infezione virale. Ulteriore studio può essere di aiuto nella comprensione del ruolo della vitamina D nella patogenesi virale.

La vasta letteratura sulla vitamina D comprende recensioni su molti argomenti, tra i suoi effetti sulla immunità innata, 3 la salute cardiovascolare, 4 e cancro.5 Questa recensione si concentra sul ruolo della vitamina D ruolo nella creazione di uno stato anti-virali preventiva e terapeutica.

Vitamina D presente in varie forme tra cui 25-idrossivitamina D [25 (OH) D], la forma circolante primaria, e 1,25-diidrossivitamina D [1,25 (OH) 2D], la forma attiva di vitamina D che si ottiene con l’esposizione della pelle alla luce solare (cioè trasformare il 7-deidrocolesterolo a colecalciferolo, vitamina D3), dagli alimenti, o attraverso integratori. Può essere ingerita sotto forma di vitamina D3 o vitamina D2 (ergocalciferolo). La vitamina D2 è derivato dalla irradiazione del ergosterol-steroide da funghi.

Dopo la digestione, vitamina D viene elaborato dal 25-idrossilasi presenti nel fegato e in altri tessuti per generare 25-idrossivitamina D [25 (OH) D] .7-9 Successivamente, 25-idrossivitamina D viene convertito in 1,25-diidrossivitamina D dall’enzima 25-idrossivitamina D-1-α-idrossilasi, CYP27B1.10,11

Siero 25 (OH) D correla con riserve di vitamina D è il biomarker più comunemente usato per valutare la deficienza di vitamina D.10-14 La carenza è spesso definita con 25(OH) D inferiore a 20 ng/ml (50 nmol/l ) .11,15,16
ma 30 ng/ml (75 nmol/L) 17,18 ed anche 40 ng/ml (100 nmol/l) sono talvolta sostenuti per specifici pazienti.19-21

1,25-Dihydroxvitamin D [1,25 (OH) 2D] è generato principalmente nei reni da un 1-α-idrossilasi, CYP27B1.10,11 CYP27B1 è anche presente in una varietà di tessuti extra renale comprese le cellule immunitarie, a differenza della forma renale dell’enzima, non è regolata da metabolismo del calcio.22-24 CYP27B1 nei cheratinociti è up-regolato in risposta al danno, e recettori toll-like (TLR) attivazione prodotti microbici.25,26
Inoltre , macrofagi attivati, cellule dendritiche, linfociti T e linfociti B esprimono CYP27B1.27-30 catabolismo della vitamina D si ottiene 24 idrossilasi compreso CYP24A1. Un anello di retroazione negativo esiste come enzimi catabolici sono indotti dalla 1,25 (OH) 2D.10

Dato che la 1,25 (OH) 2D è la forma attiva della vitamina D, si è tentati di utilizzare questo per la diagnosi e il monitoraggio dello stato della vitamina D. Tale approccio può essere problematico. A causa del maggiore emivita biologica ed altri fattori, 25 (OH) D è normalmente presente in concentrazioni più elevate rispetto al suo metabolita attivo. Tuttavia, la vitamina D deficit di risultati in aumento dell’ormone paratiroideo, inducendo idrossilazione renale di 25 (OH) D via renale CYP27B1.14 Questa ulteriore regolazione della vitamina D dal calcio e di ormone paratiroideo possono provocare 1,25 livelli normali o elevati (OH) 2D nonostante sistemica vitamina D deficiency.14,22,23

2. meccanismi molecolari della vitamina D e immunomodulazione

Gli effetti della 1,25 (OH) 2D sono mediati da essa legame al recettore della vitamina D (VDR). VDR è un recettore nucleare e una volta si lega il suo ligando, VDR dimerizza con un’isoforma del recettore retinoide X. Questi eterodimeri VDR-RXR si legano a elementi di risposta vitamina D presenti sul genes.31-33 bersaglio Oltre all’attivazione trascrizionale, gli eterodimeri possono spostare il fattori nucleari di cellule T attivate con conseguente repressione genes.34 correlati citochine

1,25 (OH) 2D inibisca la proliferazione Th-1 cellulare che porta alla produzione abbassata di interferone gamma e interleuchina-2.27,35,36 Bassi livelli di citochine circolanti porta a meno presentazione dell’antigene da parte delle cellule dendritiche, oltre a meno T linfociti reclutamento e Espressione proliferation.36 di Th-2 citochine associate, tra cui l’interleuchina-4 sono aumentati di 1,25 (OH) .37 Nel complesso, la vitamina D polarizza il sistema immunitario adattativo da Th-1 e verso il Th-2 risposte.

L’importanza di assumere una quantità sufficiente di magnesio con la vitamina D

La vitamina D svolge anche un ruolo nella modulazione della risposta immunitaria innata.

I recettori toll-like (TLR) in macrofagi, polimorfonucleati, monociti e cellule epiteliali sono al centro delle innate TLR response.38,39 immunitarie riconoscono pamp associati agents.39 infettiva Ad esempio, TLR2 riconosce i lipopolisaccaridi di batteri. TLR hanno anche dimostrato di riconoscere proteine ​​virali e acids.40 nucleico volta riconosciuto attivato TLR citochine rilascio che inducono l’espressione di peptidi antimicrobici e specie reattive dell’ossigeno.

Diversi TLR sia influenzano e sono influenzati dalla stimolazione VDR. Espressione dei CD-14, il co-recettore TLR4, è indotta dalla 1,25 (OH) 2D in monociti e epidermica keratinocytes.26,41 stimolazione di TLR2 in macrofagi di peptidi antimicrobici porta ad una maggiore espressione locale CYP27B1, conseguente conversione della vitamina D nella sua form.25 attiva Alcuni peptidi antimicrobici associati TLR hanno dimostrato effetti anti-virali, e la loro espressione è influenzata dalla vitamina D levels.42 beta umano defensin 2 è modestamente up-regolato da 1 , 25 (OH) 2D e possono contribuire agli effetti anti-virali come fattore chemiotattico per neutrofili e monocytes.38,43 Viceversa, nell’attivazione monociti da 1,25 (OH) 2D da solo non è sufficiente per l’induzione del gene umano expression.44 cathelicidin è un peptide antimicrobico indotta da / 2 attivazione TLR1. Cathelicidin è fortemente up-regolata dalla 1,25 (OH) 2D causa della risposta sua VDR element.44-46

Catelicidine sono una famiglia di proteine ​​con un dominio cationico antimicrobico C-terminale attivata mediante scissione dalla Cathelin domain.46 N-terminale Nell’uomo, la attiva cathelicidin antimicrobica peptide LL-37 viene scisso dalla propeptide, hCAP18.47 Sebbene la maggioranza dei cathelicidin è memorizzato in granuli neutrofili di immissione nei siti di infezione, diversi altri tipi di cellule immunitarie compresi monociti, cellule NK, cellule B e hCAP18.48 espressa si viene secreto nel sangue e gli epiteli della congiuntiva, cornea, tratto respiratorio, digerente, tratto epiteliale, intestino, del tratto urinario, e skin.49-52 a livello cellulare, espressione di CYP27B1 nei macrofagi e cheratinociti induce cathelicidin expression.14,25 Se non c’è 25 (OH) D, VDR o CYP27B1 presente, la capacità di questi tipi cellulari per indurre cathelicidin è significativamente impaired.25,26

In aggiunta agli effetti antibatterici inclusi disruption25,51-53 membrana, cathelicidin nella forma peptide LL-37, ha dimostrato effetti anti-virali come inibizione di tipo herpes simplex virus uno (HSV-1), la replicazione del virus vaccinia, replicazione retrovirale , e la replica di alcuni sierotipi di adenovirus in determinati concentrations.50,54-56 peptide

3. Prove per ruolo della vitamina D nelle infezioni respiratorie virali

Un recente lavoro mette in evidenza il ruolo potenziale della vitamina D’s per combattere le infezioni respiratorie virali. cellule epiteliali polmonari esprimono alti livelli basali di CYP27B1 e bassi livelli di CYP24A1, favorendo la conversione della vitamina D nella sua form.57 attivo Se trattati con vitamina D, queste cellule aumentano i livelli di co-recettore CD-14 e cathelicidin.57 TLR nelle cellule epiteliali delle vie aeree, il trattamento con vitamina D induce IkBα, un inibitore di NF-kB con una conseguente diminuzione di induzione virale genes.58 infiammatoria

Studi hanno identificato possibili collegamenti tra vitamina D e infezioni respiratorie esaminando polimorfismi VDR. polimorfismi a singolo nucleotide in VDR e geni correlati sono associati con esiti gravi a virus respiratorio sinciziale (RSV) relativi bronchiolite e abbassare infezione del tratto respiratorio acuto (RTI) probabilmente a causa dell’associazione con VDR immunity.59,60 innata

studi controllati hanno esaminato l’effetto della supplementazione di vitamina D in RTI riducenti hanno dato risultati contrastanti.

  • Uno studio del 1994 fatto in India ha mostrato una riduzione delle infezioni respiratorie di 27 bambini trattati per sei settimane con la vitamina D.61 Questi bambini avevano una precedente storia di RTI e di carenza di vitamina D.
  • Uno studio britannico di 1740 pazienti anziani somministrati 800 UI nel corso di un periodo di due anni non ha mostrato alcuna significativa riduzione delle infezioni rispetto al controls.62
  • studio A New York che coinvolge una popolazione in gran parte caucasica ha mostrato la somministrazione giornaliera di 2000 UI di vitamina D3 ha avuto alcun effetto significativo sulla riduzione l’incidenza o la gravità di infezioni delle vie respiratorie durante l’inverno.63
  • Nello studio di New York, il siero media di 25 (OH) D era di sopra dei livelli di carenza. Inoltre, i soggetti non hanno iniziato la supplementazione di vitamina D prima della stagione invernale.

Come notano gli autori, dato che può richiedere fino a tre mesi per i 25 (OH) D di raggiungere uno stato stazionario con la supplementazione, questo può aver influenzato i risultati dello studio.64,65 Questi risultati suggeriscono l’effetto è più pronunciato o solo presenti nei pazienti con deficienza di vitamina D. Le differenze tra le prove potrebbero derivare da sottostima del paziente di RTI. Molti si basava su questionari dei pazienti e non la diagnosi clinica.

Studi di trattamento a base di vitamina D controllata per la prevenzione delle infezioni del tratto respiratorio e l’influenza.

Studi osservazionali valutando il rapporto tra le concentrazioni di 25(OH)D sieriche e le infezioni respiratorie hanno dato risultati contrastanti.

Uno studio finlandese trovato un’associazione tra la concentrazione di 25(OH)D inferiore a 16 ng/ml (40 nmol/l) e di una aumentata incidenza di infezioni acute del tratto respiratorio.66 Uno studio di due mese di bambini Bangladesh trovato una correlazione significativa tra aumentati numero di RTI e significativamente più bassi livelli medi di 25(OH)D di 11,7 ng/ml (29.1 nmol/l) rispetto a 15,7 ng/ml per i controlli (39.1 nmol/l) .67 risultati simili sono stati trovati in studi di indiano e turco children.68,69 due studi canadesi di bambini hanno mostrato alcuna differenza significativa nella medi livelli di 25 (OH) D tra pazienti RTI e controls.70,71 un’analisi retrospettiva del terzo National Health and Nutrition Examination Survey of 18.883 pazienti ha mostrato che il 25(OH)D meno di 30 ng/ml (75 nmol/l) sono stati associati ad un aumentato rischio di malattie del tratto respiratorio superiore infection.72 pazienti con livelli inferiori a 10 ng /ml avevano un rischio 55% di infezione rispetto ai controlli. Ancora una volta, questo suggerisce che se un paziente non è carente di vitamina D, non è limitato il beneficio anti-virale acquisito con la supplementazione.

Mentre i ricercatori hanno suggerito un legame tra variazione stagionale dei livelli di vitamina D e l’influenza, 73 una prova supplementazione giapponese durante l’inverno e all’inizio della primavera ha mostrato solo una lieve riduzione delle infezioni dell’influenza nei bambini che assumono integratori di vitamina D3. Tuttavia, lo studio ha utilizzato solo ambulatoriali e non misurare concentrazioni sieriche di 25(OH)D o anticorpi sierici concentrazioni di influenza A. È possibile che le forme lievi di malattia e le forme estreme che richiedessero il ricovero non erano state registrate.74

La popolazione omogenea dello studio giapponese significa la correlazione tra lieve riduzione di influenza A e vitamina D non può facilmente essere generalizzato come impatti pigmentazione della pelle vitamina D production.73,75 Pertanto, scuri individui pelle possono ottenere più beneficio da un’integrazione. Per esempio, in uno studio di tre anni di post-menopausa le donne afro-americane che ricevono la supplementazione di vitamina D, i ricercatori hanno trovato una riduzione riportato freddo e influenza.76

4. La prova per la vitamina D influenza sulla infezione da HIV

Studi osservazionali hanno riportato livelli più bassi di vitamina D nella popolazione HIV. In uno studio tedesco, 25(OH)D livelli inferiori a 20 ng/ml (50 nmol/l) sono stati trovati in 47,6% dei soggetti con AIDS.77 altro studio di 50 donne con HIV pensano significativamente inferiore 1,25(OH) livelli 2D nei pazienti rispetto ai sani controls.78 femminile in uno studio su adulti con infezione da HIV dagli Stati Uniti, i livelli sierici di 25(OH)D erano al di sotto dei valori normali solo nel 17% dei soggetti ed il 1,25 (OH) livelli sierici 2D erano bassi nel 11% dei soggetti anche se le differenze erano di significance.79 statistica solo borderline

Uno studio norvegese di 53 pazienti anche trovato significativamente inferiore 1,25 (OH) 2D livelli sierici di controls.80 interessante, in questo studio norvegese le concentrazioni sieriche di 25 (OH) D non erano significativamente inferiore a quella dei controlli. Anche quando i pazienti trattati con stati esclusi farmaci noti per inibire CYP27B1, un’anomalia nella coorte persisted.80 Questo suggerisce un nuovo meccanismo.

Sebbene gli studi (riassunti nella Tabella 3) mostrano un’associazione tra i livelli di D inferiore vitaminici e l’infezione da HIV, non chiariscono la natura di tale rapporto. Come la forma attiva della vitamina D, 1,25 (OH) 2D è tipicamente più ridotto di 25 (OH) D, è improbabile che questo è solo a causa della dieta e esposizione alla luce solare. Tuttavia, in alcuni pazienti, i livelli pre-infezione vitamina D erano basse a causa di tale factors.81 Un possibile meccanismo stese per spiegare le carenze di vitamina D è che oltre l’attivazione di TNF-α in pazienti HIV potrebbe condurre ad un bloccaggio della stimolatorio effetto dell’ormone paratiroideo sulla renale 1-α-hydroxylase.82 Tabella 3

Studi osservazionali che esaminano le carenze di vitamina D e l’infezione da HIV.

Poiché alcuni farmaci anti-retrovirali, tra inibizioni proteasi, hanno dimostrato di interferire con vitamina metabolismo in vitro, 83 diversi studi hanno esaminato l’impatto potenziale di regimi HAART sui livelli di vitamina D in pazienti HIV. Questi studi hanno trovato associazioni tra livelli bassi di vitamina D e l’uso di inibitori della trascrittasi inversa non nucleosidici e proteasi inhibitors.84-88 Tuttavia, almeno uno studio sostenuto l’idea che se gli inibitori della proteasi sono associati con basso 1,25 (OH) livelli 2D, non erano la causa di vitamina D deficiency.89

A causa dei diversi effetti di antivirali sul metabolismo della vitamina D e gli effetti di coorte, l’implicazione clinica di bassi livelli di vitamina D nei pazienti affetti da HIV non è chiaro. Studi osservazionali di esseri umani hanno trovato correlazioni positive tra vitamina D e CD4 + levels.78,80,82,90,91 Almeno uno studio ha trovato una correlazione tra alti livelli di vitamina D e un aumento dei tempi di sopravvivenza di patients.80 sieropositivo Tuttavia, uno studio del 2004 da Madeddu et al. di 152 pazienti adulti in terapia antiretrovirale, ha trovato alcuna correlazione tra la vitamina D e cellule T CD4 + levels.89 Uno studio del 2001 di 19 perinatale infettato bambini di sesso femminile anche trovato alcuna correlazione tra la vitamina D e levels.92 cellule T CD4 +

5. La prova per la vitamina D influenza sul virus di Epstein Barr

Gli studi hanno suggerito un legame tra la sclerosi multipla (SM) e il virus di Epstein-Barr (EBV), in tal modo i livelli di vitamina D possono svolgere un ruolo nello sviluppo della MS.93,94 Questo argomento è stata valutata da Trygve Holmoy in medico Hypotheses.95 Holmoy osserva che il rischio di MS è associata con lo stato D bassi livelli di vitamina e l’infezione da EBV. Egli propone che la vitamina D modula la risposta immunitaria a EBV e inibisce l’attivazione delle cellule T auto-reattive che possono contribuire a MS patologia.
6. Altre prove per la vitamina D influenza sul virus con involucro

Sebbene pochi studi hanno esaminato gli effetti della vitamina D sulla infezione da epatite B, uno studio di 2015 pazienti tubercolosi gambiane individuato una T silenzioso C cambiamento di base polimorfismo in codone 352 della VDR che è stata correlata con tassi significativamente abbassato di persistente infezione da epatite B e tubercolosi, ma non malaria.96 Questo polimorfismo influenza i livelli di vitamina D, VDR stabilità dell’mRNA, e VDR mRNA levels.97-100 la risposta anti-epatite B in questi pazienti può essere cathelicidin mediata, molto simile alla risposta anti-tubercolosi cathelicidin mediata recentemente described.25

In uno studio dengue Vietnamita, lo stesso polimorfismo era associata con resistenza a grave dengue.101 Almeno uno studio ha dimostrato somministrazione di vitamina D3 orale riduce la severità e la durata della dengue, ma la piccola dimensione del campione (n = 5) rende difficile trarre qualsiasi conclusions.102 robusta

Uno studio condotto da Bitetto et al. hanno dimostrato che in pazienti immunocompetenti 25 (OH) D livelli inferiori a 10 ng / ml (25 nmol / l) sono significativamente associati con scarsa risposta allo standard antivirale terapia dell’epatite C di ribavirina e interferon.103 pegilata Uno studio precedente da Petta et al. rivelato un’associazione tra bassi livelli di vitamina D e mancata eliminazione del virus durante il trattamento dell’epatite C cronica patients.104 Lo stesso studio ha mostrato che bassi livelli di vitamina D sono stati anche associati con fibrosi epatica. Pertanto, questo rende difficile determinare se i livelli inferiori di vitamina D correlano con clearance virale inferiore o sono solo una conseguenza di fegati danneggiati.

7. I potenziali meccanismi di effetti anti-virali

Gli effetti anti-virali di vitamina D possono essere spiegati con cathelicidin (sotto forma di LL-37), beta umana defensin 2, e forse attraverso il rilascio di specie reattive dell’ossigeno. Un recente studio ha mostrato una riduzione di replica replicone dell’epatite C in cellule di epatoma umano possono essere mediati da vitamina D indotta ossidativo stress.105 vitamina Dato D’s effetti pleiotropici, altri meccanismi sono possibili.

Effetto antibatterico di LL-37 è legata alla sua capacità di distruggere le membrane batteriche attraverso una interazione elettrostatica 53 . Interazioni simili possono verificarsi con gli involucri lipidici dei virus. LL-37 può anche bloccare l’ingresso del virus in un modo simile a quello che si vede con gli altri peptides.106 antimicrobiche L’evidenza epidemiologica che descrive una vitamina D positivo relativo effetto immunitario include molti studi che dispongono di virus con involucro. Questo supporta l’idea che gli effetti anti-virali di LL-37 può essere parzialmente mediati da interruzioni della membrana che avvolge i microrganismi.

8. Indagine sperimentale degli effetti anti-virali di vitamina D

Vitamina D induzione di peptidi antimicrobici può avere antivirale effects.43 incubazione diretta di LL-37 con HSV-1 ha mostrato una significativa riduzione dose-dipendente di HSV-1 titolo rispetto al controls.50 Gli stessi ricercatori hanno anche dimostrato un meno pronunciato ma comunque significativa riduzione di adenovirus di sierotipo Ad19 titolo quando esposti ad alte concentrazioni LL-37, ma non significativa riduzione del titolo degli altri sierotipi di adenovirus testati (AD8, Ad5 e Ad3). Papilloma virus umano appare sensibile alle LL-37 inattivazione o l’inibizione di entrata a concentrazioni fisiologiche di LL-37, ma alcuni retrovirus sono anche sensibili ai LL-37 mediata riduzione del titolo a concentrazioni che potrebbe non essere fisiologicamente relevant.54,56,107 differenze metodologiche possono influenzare questi confronti.

Mentre i modelli di cavie non lo fanno perfettamente vitaminaD parallelo effetti sui peptidi antimicrobici umani, essi forniscono la prova che i peptidi antimicrobici possono avere un effetto contro i virus. Gli studi che coinvolgono incubazione di LL-37 o CRAMP, un omologo murino, con vaccinia hanno mostrato un’inibizione quasi completa, come misurato da titolo, del virus ad una concentrazione di 50 micromolar.54 Gli esperimenti vaccinia inoltre dimostrato che in topi knockout CRAMP inoculati con punture della pelle di vaccino, quattro dei sei animali knockout sviluppato vaccino vaiolo rispetto a solo uno dei quindici controlli. Mentre il beta defensina 2 era in grado di ridurre titolo vaccinia, 54 è in grado di inibire RSV nel polmone coltura delle cellule epiteliali. Microscopia elettronica a trasmissione ha mostrato la degradazione della membrana RSV dopo incubazione con beta defensine umane 2.108 topi infettati con RSV espresse aumento dei livelli di beta murino defensin 4, un analogo murino di beta umana defensina 2, suggerendo i risultati colture cellulari hanno in vivo rilevanza. Vai a:

9. Conclusioni

Questi risultati sostengono l’ipotesi che la vitamina D indotta LL-37, e in minor misura beta umana defensin 2, possono svolgere un ruolo importante nella inibizione del virus. Tuttavia, questi esperimenti non modellano completamente gli effetti complessi di vitamina D e non possono rappresentare accuratamente la sua influenza sistemica. Ulteriori esperimenti sono necessari per chiarire completamente i meccanismi di vitamina D peptidi indotte e vitamina D stessa.

Ringraziamenti Finanziamento: Questa recensione è stata sostenuta dal Premio Numero I01CX000117 alla RS del Clinical Science Service Sviluppo del Department of Veterans Affairs, Veterans Health Administration, Ufficio di Ricerca e Sviluppo e la UW-Madison scienze biologiche molecolari formazione di Grant a JB (NIH T32 GM07215 ).

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