Niacina ed Omega3 per 12 settimane ha abbassato la Lipoproteina(a)

In esame oggi lo studio sugli effetti della Niacina a rilascio prolungato in combinazione con integratori di acidi grassi Omega 3 nel trattamento delle lipoproteine elevate (a)

Obbiettivo.
Sfondo.
La lipoproteina (a) si accumula nelle lesioni aterosclerotiche e promuove la crescita delle cellule muscolari lisce ed è sia aterogenica che trombogenica. Non sono stati precedentemente riportati studi clinici sulla terapia di combinazione per la riduzione della Lp(a).

Metodi.
Risultati.
Conclusioni.
Le Fasi del Metodo:

  • I pazienti hanno inizialmente iniziato il trattamento con niacina a rilascio prolungato (Niaspan) a 500 mg al giorno e titolato con incrementi di 500 mg a settimana fino al raggiungimento della dose target di 2 g.
  • Ai pazienti è stato chiesto di mangiare un piccolo spuntino a basso contenuto di grassi e di assumere aspirina con rivestimento enterico 325 mg 30-45 minuti prima di assumere niacina per contribuire a ridurre al minimo i sintomi delle vampate di calore.
  • Dopo aver titolato il niaspan a 2 g al giorno, ai soggetti è stato fornito materiale di lettura relativo alla dieta mediterranea e sono stati incoraggiati a implementare il più possibile lo stile alimentare mediterraneo.
  • omega 3FA, una compressa per via orale, tre volte al giorno. Le capsule di olio di pesce contenevano 600 mg di EPA e 240 mg di DHA per capsula. (totale 3.200 mg/giorno)
  • Dopo 12 settimane di terapia con 2 g di niacina a rilascio prolungato, integratori di omega 3FA e implementazione della dieta mediterranea, sono state ottenute le concentrazioni sieriche finali di Lp(a).
  • Discussione

    Questo studio serve come primo passo nella valutazione dell’efficacia della terapia combinata niacina/olio di pesce sulla riduzione dei valori di Lp(a). Abbiamo dimostrato una riduzione significativa della Lp(a) utilizzando un regime combinato di niacina a rilascio prolungato, omega-3FA e la dieta mediterranea. Sulla base del nostro studio pilota, potrebbe esserci una relazione lineare tra il livello basale di Lp(a) e il beneficio osservato nella terapia di combinazione, con livelli basali di Lp(a) superiori a 200 nmol/L che ottengono il beneficio maggiore.

    Inoltre, ci sono alcuni pazienti che non sono in grado di tollerare questa terapia, come evidenziato dal ritiro di due pazienti dallo studio. Nonostante queste limitazioni, lo studio ci ha fornito una visione dell’efficacia della terapia con olio di pesce con niacina nel trattamento della Lp(a) oltre i dati aneddotici.

    Conclusioni

    Il nostro studio pilota dimostra che una riduzione statisticamente significativa dei livelli di Lp(a) può essere ottenuta con la terapia di combinazione. Ciò funge da base per futuri studi prospettici randomizzati più ampi per affrontare in modo specifico la riproducibilità dei nostri dati e la correlazione di tale riduzione con gli esiti cardiovascolari.

    Fonte Hindawi Febbraio 2010


    Come agisce la Niacina per abbassare Trigliceridi e Colesterolo?

    inibisce la lipolisi, riducendo in questo modo la mobilizzazione degli acidi grassi liberi e il loro trasporto al fegato. Il tutto si traduce in una ridotta disponibilità degli acidi grassi necessari per la sintesi epatica di trigliceridi cui consegue una minor produzione di lipoproteine destinate al loro trasporto (le VLDL). Poiché le VLDL sono le precorritrici delle LDL (anche note come colesterolo cattivo), grazie alla riduzione della sintesi delle prime, la niacina porta ad una diminuzione della sintesi delle seconde.

    incremento dei livelli di queste lipoproteine cosiddette “colesterolo buono”.


    Niacina: Le Meravigliose Proprietà Curative della Vitamina B3

     

     


     




Magnesio Cloruro a confronto con altri tipi di magnesio

Che cosa è il Magnesio Cloruro

Dire Magnesio Cloruro o Cloruro di Magnesio è la stessa cosa.

È amaro ma si può diluire e mescolare con succo di limone o altra bevanda.

Il cloruro di magnesio (MgCl2 · 6H20) è un integratore formato dagli elementi Magnesio (Mg) e Cloro (Cl), in rapporto 1 a 2, in forma esaidrata (6 molecole di acqua per ogni molecola di MgCl2).
Ne deriva che ogni grammo di magnesio cloruro apporta circa 120 milligrammi di Magnesio elementare. 

Le dosi per i più esperti vanno dai 3 grammi ai 5-6 grammi al giorno senza avere problemi intestinali, per chi invece ha un intestino sensibilizzato da altri fattori, consiglio di iniziare gradualmente con pochi grammi a salire o cambiare tipo di magnesio. (il Bisglicinato, per esempio)

tipi di magnesio

Il cloruro di magnesio (MgCl2) è un composto chimico inorganico, costituito da un atomo di magnesio e due atomi di cloro.

Sottoforma di magnesio cloruro esaidrato [MgCl2(H2O)6], viene usato come integratore di magnesio nei casi di carenza o aumentato fabbisogno.

Il cloruro di magnesio è economico e vanta una buona biodisponibilità.

Ciò significa che viene ben assorbito nel tratto digestivo, rendendolo un ottimo integratore multiuso.

A causa del suo effetto lassativo naturale, il magnesio cloruro può anche essere usato occasionalmente a dosi più elevate per trattare la stitichezza.

A Cosa Serve

Funzioni del Magnesio

Il magnesio è un minerale essenziale per molte funzioni corporee.

Rappresenta un cofattore per oltre 600 reazioni enzimatiche: esempio, è necessario per la contrazione muscolare, la trasmissione nervosa e il normale funzionamento del sistema immunitario 1.

Un adeguato apporto di magnesio promuove la salute generale dell’organismo e aiuta a prevenire e trattare svariati disturbi, tra cui ipertensione, malattie cardiache, diabete, sindrome metabolica, iperlipidemia, asma, sindrome premestruale, depressione, emicrania, crampi e debolezza muscolare 2.

Usi del Cloruro di Magnesio

Uso Del Magnesio come Integratore

L’utilizzo primario del cloruro di magnesio in campo medico e salutistico è quello di integrare l’apporto alimentare di magnesio. In questo modo aiuta a:

  • compensare condizioni di aumentato fabbisogno.

Prove emergenti confermano che quasi due terzi della popolazione nel mondo occidentale non raggiunge l’assunzione giornaliera raccomandata di magnesio 2. (che va dai 300 a1 400 mg)
Alcune ricerche stimano che tra il 56% e il 68% degli americani non assume una quantità sufficiente di magnesio per coprire le dosi di assunzione raccomandate 3, 4.

La carenza di magnesio è comune tra le persone che seguono una tipica dieta occidentale, ricca di cibi trasformati e spesso povera di alimenti come verdure a foglia verde, legumi e cereali integrali 6, 7.

Uso del magnesio per integrare la carenza

Per l’assunzione orale:

Preparare il magnesio liquido in una bottiglia di vetro e mescolare 33g (5 cucchiai) con 1 litro di acqua. Conservare chiusa in luogo buio. Bere da 50 a 100ml di soluzione al giorno. È modo pratico per non preparare la soluzione di magnesio tutti i giorni, e questa dose può essere ulteriormente diluita in una bevanda a piacere. Con questo accorgimento è possibile quindi dividere in più volte la dose gionaliera permettendo una maggiore assimilazione del magnesio. Se preso in dosi maggiori può invece creare un effetto lassativo. Regolarsi di conseguenza.

Uso come Lassativo

Il cloruro di magnesio può anche essere usato ad alte dosi come lassativo. In questo caso, la quota non assorbita a livello intestinale richiama acqua per effetto osmotico, ammorbidendo le feci e facilitando la peristalsi.

usati come antiacidi, in grado di ridurre efficacemente l’acidità nello stomaco 5.

Altri usi del Magnesio Cloruro

Bagno: aggiungere nella vasca da bagno 125g di cloruro di magnesio nell’acqua calda e immergersi per 20 minuti.

Per l’olio di magnesio: mescolare 230ml di acqua distillata/demineralizzata con 345g di cloruro di magnesio fino a che non si dissolve. Conservare in una bottiglia ed erogare da 10 a 15 spruzzi su muscoli al giorno.

Conservazione del Magnesio Cloruro

Confronto con altri Integratori di Magnesio

Soprattutto a fini promozionali, viene posta molta attenzione al tipo di sale di magnesio utilizzato per l’integrazione.

I diversi sali di magnesio si possono dividere in due grandi gruppi:

  • “organici”, cioè legati a un composto organico (es. magnesio aspartato, magnesio lattato, magnesio citrato, magnesio bisglicinato, magnesio orotato, magnesio malato, ascorbato di magnesio ecc.)
  • “inorganici” legati a composti quali ossidi, idrossidi, solfati, cloruri e carbonati.

A livello generale, si ritiene che i sali di magnesio organici siano leggermente più disponibili, anche se i pochi studi sull’uomo hanno portato a risultati contrastanti.

Alcune indagini che hanno indagato l’escrezione urinaria di magnesio nell’uomo non hanno rilevato differenze significative tra i vari sali di magnesio, incluso il confronto dei sali organici con quelli inorganici 9.

Altri studi hanno osservato una biodisponibilità leggermente migliore dei sali organici di magnesio in condizioni standardizzate 10, 11, 12, 13, 14, 15.

Occorre comunque sottolineare che il cloruro di magnesio sembra avere una biodisponibilità comparabile ai sali organici 16, 17 18, 19, 20, 21 e comunque superiore a tutti gli altri sali di magnesio inorganici 20 (come il magnesio solfato e il magnesio ossido e idrossido).

https://magazine.x115.it/x115/cloruro-di-magnesio/


Traduzione di uno studio

In questo studio vedremo come non sia importante il tipo di magnesio, ma le dosi ed il tipo di somministrazione, piccole dosi ripetute durante la giornata, piuttosto che una singola volta.

Assorbimento intestinale e fattori che influenzano la biodisponibilità del magnesio-Un aggiornamento

Le informazioni sulla biodisponibilità del minerale essenziale Mg2+ sono scarse.

Obiettivo/metodo:

Risultati:

Mg2+ viene assorbito attraverso una via paracellulare passiva e una transcellulare attiva che coinvolge le proteine canale TRPM6/7. La biodisponibilità di Mg2+ varia entro un ampio intervallo, a seconda della dose, della matrice alimentare e dei fattori potenzianti e inibitori.

I fattori dietetici che compromettono l’assorbimento di Mg2+ includono:

  • alte dosi di altri minerali,
  • fibre parzialmente fermentabili (ad esempio emicellulosa),
  • fibre non fermentabili (ad esempio cellulosa, lignina),
  • fitati e ossalati,

Aumentano l’assorbimento di Mg2+

  • proteine,
  • trigliceridi a catena media e bassi
  • i carboidrati non digeribili (ad esempio amido resistente, oligosaccaridi, inulina, mannitolo e lattulosio).

La dose di Mg2+ è un fattore importante che controlla la quantità di Mg2+ assorbito.

In linea di principio, l’assorbimento relativo di Mg2+ è maggiore quando il minerale viene ingerito in dosi multiple e basse durante il giorno rispetto a un’unica  grande assunzione di Mg2+.

La tipologia del sale Mg2+ appare meno rilevante di quanto spesso si pensi. Alcuni studi hanno dimostrato una biodisponibilità leggermente superiore dei sali organici Mg2+ rispetto ai composti inorganici in condizioni standardizzate, mentre altri studi no.

Conclusione:

A causa della mancanza di test standardizzati per valutare lo stato del Mg2+ e l’assorbimento intestinale, non è chiaro quale forma di legame del Mg2+ produca la massima biodisponibilità. La dose di assunzione di Mg2+ combinata con lo stato di Mg2+ endogeno è più importante. Poiché il Mg2+ non può essere immagazzinato ma solo trattenuto per il fabbisogno attuale, un maggiore assorbimento è solitamente seguito da una maggiore escrezione del minerale.


  • Suggerimenti per gli integratori di MAGNESIO
  • I dosaggi del Magnesio in milligrammi
  • Opere selezionate del dottor Mildred Seelig, noto ricercatore e revisore del magnesio
  • Qualora l’intestino fosse molto irritato tanto da rendere difficile l’integrazione del magnesio si può procedere con l’applicazione di olio di magnesio sulla pelle poiché viene assorbito per via transcutanea.

    Ricordo che l’intestino sensibile va curato e che la reazione eccessiva al magnesio (qualsiasi sia il tipo) non è dovuta ad una azione irritante del magnesio, ma al dosaggio troppo alto usato che da il segnale all’intestino di avere reggiunto la saturazione. Per questo si consiglia di curare l’intestino tramite una dieta priva di cibo infiammante e prendere il magnesio a piccole dosi ripetute.

    Glutammina– Muscoli e benessere intestinale

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    Il Cloruro di Magnesio nella Prevenzione e Cura delle Malattie Infettive e Degenerative — Libro

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    Un aiuto naturale per contrastare le malattie infettive e degenerative: il Cloruro di Magnesio.

    profitto. Il “giro di denaro” sviluppato attorno a medicinali, apparecchi, vaccini, “ricerche” e “associazioni per la ricerca… (di soldi)” è impressionante.

    l’impiego del Cloruro di Magnesio.


    Consigli utili

    Se il magnesio Cloruro vi risultata troppo amaro aggiungevi un succo di metà limone o altri succhi. Lo trovo anche molto buono con il latte di mandorla, che anzi, secondo me ne esalta il sapore.

    Se vi crea subito il fenomeno di sensibilità intestinale, e da diarrea, non vuol dire che avete raggiunto la saturazione cellulare di magnesio, ma probabilmente avete una irritazione di base all’intestino, e che vi consiglio di indagare e scoprire quale cibo irrita, intanto se volete lo stesso assumere Magnesio cloruro, il mio consiglio è di suddividere la porzione in più dosi giornaliere. Leggi I dosaggi del Magnesio in milligrammi e troverai altri consigli utili.

    Fra tutti i tipi di magnesio che ho provato sono ritornata al Magnesio Cloruro perché è molto efficace ed è il più economico, un aspetto da non sottovalutare perché di magnesio abbiamo bisogno in modo costante adesso e per tutta la vita, finché un giorno (forse) non rivedremo di nuovo le nostre colture ritornare sane e ricche di nutrienti.

    leggi anche questo articolo-raccolta dal blog Vitamineral È proprio necessario integrare vitamine e minerali alla nostra alimentazione?


     




    Uso di colliri a base di N-acetilcisteina per affezioni oculari ed occhio secco

     

    Traduzione dello studio:

    Il ruolo della N-acetilcisteina topica nelle terapie oculari

    Astratto

    La N-acetilcisteina (NAC) è stata scoperta per la prima volta come agente mucolitico nel 1960.

    e disfunzione della ghiandola di Meibomio.

    I benefici clinici della NAC sono evidenti in un ampio intervallo di concentrazioni, la più comune è la NAC topica al 5-10% applicata quattro volte al giorno. Effetti avversi come la necrosi corneale sono rari, ma sono stati segnalati con dosi più elevate.

    La NAC ha anche potenziali applicazioni nella cheratomileusi epiteliale laser, nella malattia oculare diabetica, nella retinite pigmentosa, nella cataratta nucleare senile, nella degenerazione maculare e nel danno corneale indotto dal fumo di sigaretta.

    Recentemente, il chitosano-NAC è stato utilizzato come nanocarrier per la somministrazione topica di farmaci sulla superficie oculare. Grazie alle sue potenti proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e mucolitiche, la NAC topica ha avuto ampio uso nel trattamento della patologia oculare.

    La secchezza oculare

    occhio e della congiuntiva che, degenerando, provoca una progressiva cheratinizzazione superficiale, compromettendo quindi la visione. Nella xerosi oculare si osserva sia una mancata secrezione di muco da parte della congiuntiva, che una lacrimazione insufficiente, incapace pertanto di assicurare un giusto grado di umidità all’interno dell’occhio.

    Cause

    Brunac e Tirocular sono i nomi farmaceutici dei colliri a base di NAC in una soluzione al 4-5% che non sono da banco, anche se non richiedono prescrizione medica. Non si leggono avvertenze particolari o speciali controindicazioni né reazioni, tranne di fare attenzione se si usano le lenti a contatto.

    Tirocular in farmacia

    Brunac in farmacia

    Come mettere il collirio

     

     

     

     

     


    Uso della N-Acetilcisteina per via interna e curiosità


    NAC N-Acetilcisteina – Quale acquistare

    NAC si trova in polvere, pastiglie o capule ma avvrà sempre un odore di zolfo. Ve ne propongo alcune marche

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    Zenzero – Aiuta ad alleviare l’infiammazione articolare da Artrite Reumatoide

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    COME ASSORBIRE I BENEFICI EFFETTI ANTIDOLORIFICI DELLO ZENZERO

    • Aggiungere lo zenzero fresco tritato o lo zenzero in polvere nelle zuppe, stufati, fritti (al posto dell’aglio) e altre ricette. Lo zenzero è delizioso in molti piatti sia salati che dolci.
    • Se hai una centrifuga o un estrattore puoi fare dei succhi di zenzero fresco, un concentrato di benessere che si abbina bene con altre verdure e frutta, come carote o mele.
    • Capsule di Zenzero sono un modo semplice di assimilazione per chi è spesso fuori casa. Segui le indicazioni sulla confezione.
    • La Tisana di Zenzero fresco è un altro ottimo modo per assorbire tutte le proprietà dello zenzero. Tuttavia bisogna far bollire a lungo lo zenzero per far uscire tutti i principi attivi. Infatti è consigliato: prendi una radice di 5-6 centimetri ben lavata e tagliata a pezzettini, aggiungila ad un litro di acqua e fai bollire a fuoco bassa per 45 minuti o un’ora.
    • La Tintura di Zenzero permette di assorbire facilmente i principi attivi resi disponibili dalla macerazione idroalcolica. Una dose tipica è di 30 gocce tre volte al giorno.

    Lo zenzero, come molti altri composti della natura, ha curato l’uomo per migliaia di anni ed è per questo che ha fatto parte dell’alimentazione.

    Lo zenzero è una radice di una specie di pianta originaria dell’Asia, un rizoma che viene utilizzato in medicina e cucina tradizionale. Si tratta di una spezia ampiamente utilizzato in molte cucine asiatiche, soprattutto nella cucina indiana.

    In tutti i tempi e in tutte le culture, lo zenzero viene considerato afrodisiaco. In effetti è un ottimo tonico generale, ma oltre a ciò è particolarmente utile in caso di disturbi digestivi.

    Lo zenzero risulta essere un eccezionale antiossidante, addirittura resistente al calore tanto che in cottura aumenta la sua attività regolatoria dell’apparato intestinale. Il consumo di zenzero in associazione con aglio o cipolla creerebbe una sinergia tra i vari composti antiossidanti, con  un conseguente potenziamento dei loro effetti antiossidanti.

    Particolarmente indicato per alleviare il mal di mare, le nausee nelle donne in gravidanza e disturbi digestivi minori. Diversi studi hanno valutato l’effetto antiemetico (la capacità di prevenire o arrestare la nausea e il vomito) attribuito al zenzero. Tutti gli studi dimostrano che il consumo di polvere di zenzero può essere efficace nel trattamento di nausea e vomito.

    Ulteriori studi dimostrano come lo zenzero potrebbe stimolare la secrezione biliare e l’attività degli enzimi digestivi, producendo una digestione più veloce degli alimenti. 

    Le sue proprietà antinfiammatorie e antiossidanti potenziano la sua capacità antitumoraleNegli esseri umani, il consumo di zenzero mostra risultati promettenti per quanto riguarda la riduzione del dolore associato all’artrite e buoni effetti per ciò che riguarda l’Alzheimer.

    Lo zenzero è una fonte eccellente di manganese: questo agisce come cofattore di numerosi enzimi che facilitano un buon numero di processi metabolici. Esso contribuisce anche alla prevenzione dei danni provocati dai radicali liberi.

    Oltre a ciò, a crudo è una fonte di rame, come componente di numerosi enzimi, il rame è necessario per la formazione di emoglobina collagene (proteina per la struttura e la riparazione dei tessuti) nel corpo. 

    Zenzero, più efficace di alcuni farmaci nel trattamento dell’artrite

    da Ambiente Bio

    Abbiamo più volte parlato dello zenzero e in particolare delle proprietà possedute dal rizoma di questa pianta. Abbiamo visto come coltivarlo in casa e come possa essere un eccezionale antiossidante, le cui proprietà resistono anche alla cottura.
    Ottimo rimedio naturale, anche contro le nausee mattutine, risulta essere un antivirale, digestivo e antinfiammatorio.

    Qualche anno fa, alcuni ricercatori dell’Università della Georgia hanno svolto uno studio sul potere antidolorifico dello zenzero, evidenziando la sua capacità di bloccare lo stesso enzima che aspirina, ibuprofene e naprossene bloccano, ma senza i dannosi effetti collaterali che potrebbero avere i farmaci allopatici.
    Ma non è tutto. Lo zenzero è stato protagonista anche di un altro studio, riguardante i possibili benefici sull’artrite e i sintomi a essa collegati. Secondo questo studio, condotto qualche anno fa dall’Università di Copenaghen, questa magnifica spezia sarebbe anche più efficace dei farmaci cortisonici e dell’ibuprofene.

    Gli studiosi hanno esaminato in vitro la risposta delle cellule affette da artrite ad alcuni medicinali, come appunto ibuprofene e cortisone. In più, è stata esaminata la risposta data anche all’estratto di zenzero.
    I risultati hanno suscitato qualche sorpresa: sebbene infatti l’ibuprofene sia in genere utilizzato contro il dolore, lo studio avrebbe dimostrato che non ha effetto sulla produzione di citochine, molecole che possono scatenare effetti infiammatori e quindi dolore. Zenzero e cortisone si sono rivelati invece efficaci al pari merito nella loro funzione di antinfiammatori.

    Considerati i vari effetti collaterali che il cortisone può avere sull’organismo, potremmo dire che, in questo caso, lo zenzero si è dimostrato un rimedio più efficace dei farmaci tradizionali per ridurre le infiammazioni e alleviare il dolore.
    Ma non solo ricerche in vitro. Krishna C. Srivastava, tra i ricercatori della Odense University, ha evidenziato poi come la somministrazione di zenzero a pazienti affetti da artrite possa alleviare in maniera significativa il dolore.

    By Agnese Tondelli on 3 aprile 2015


    Il gonfiore delle articolazioni delle mani e dei piedi, spesso un caso di artrite reumatoide, può causare dolore significativo tra i malati
    GreenMedInfo.

    1. Hanno concluso:
      “Nell’AR come malattia autoimmune, il sistema immunitario è compromesso e sembra che lo zenzero possa migliorare la funzione immunitaria nei pazienti con questa malattia e altre malattie autoimmuni. I risultati hanno mostrato che lo zenzero ha ridotto significativamente l’espressione del gene T-bet”.


      Fonti


      Proposte per ZENZERO

      Lo Zenzero (Ginger) si acquista come tubero fresco in tutti i negozi e supermercati. Oppure in forma di infuso o in polvere, o aggiunto ad altri alimenti ed altre spezie specialmente la Curcuma altra tubero molto utile nelle infiammazioni.

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    Gli Effetti della Vitamina D sul Paratormone

     

    Riporto una serie di articoli e video per capire l’importanza di effettuare l’esame del Paratormone quando integriamo Vitamina D insieme a calcemia (calcio nel sangue) ed eventuale calciuria (calcio nelle urine).

    Anche per questo esame, come per quello della vitamina D, troverete il medico riluttante a prescriverlo poiché sottoposto a rigidi protocolli onde arginare le richieste eccessive di esami e contenere la spesa pubblica. Il Paratormone può essere richiesto dal medico se c’è sospetto di tumore benigno delle paratiroidi o per carenza di calcio nel sangue.

    Con la carenza di Vitamina D si ha di solito un aumento del Paratormone che essendo attore fondamentale nella regolazione del metabolismo del calcio all’interno del nostro organismo, cerca di mettere piu calcio in circolo.

    Integrando vitamina D a dosaggi giusti giornalmente (e non una volta al mese) i livelli di Paratormone e calcio dovrebbero tornare nella norma, ma questo va controllato ogni due-tre mesi anche per stabilire il dosaggio di mantenimento della vitamina D.

    A volte servono parecchi mesi di integrazione di vitamina D affinché i livelli di Paratormone si stabiliscano più vicino al range minimo.

    Per fare scendere il Paratormone bisogna continuare ad assumere vitamina D se i valori del calcio sono nei range. Un buon modo è anche assumere più magnesio ed anche il Boro aiuta molto a far scendere il Paratormone.

    Se il calcio è più alto del normale chiedere al medico altri esami (calciuria e fosforo per escludere problemi alle paratiroidi) e comunque il magnesio è un antagonista del calcio quindi conviene assumerne di più, anche per attivare la vit D. Se troppo complicato rivolgetevi ad un medico di fiducia. Oppure continuate a leggere l’articolo seguendo il video del dr. Martelli qui sotto per saperne di più.

    dott. Francesco Martelli

    Meccanismi di regolazione della calcemia
    (dal sito Bonehealth)

    Il livello ematico del calcio viene rialzato attraverso 3 meccanismi diversi, agenti su altrettanti sistemi:

    • l’induzione del riassorbimento del calcio a livello del tubulo renale
    • la mobilizzazione delle riserve ossee per aumentata attività osteoclastica
    • l’attivazione dell’enzima 1-alfa-idrossilasi, responsabile della conversione del 25-idrossicolecalciferolo a calcitriolo, forma attiva della vitamina D, che a sua volta facilita l’assorbimento intestinale del calcio. Tali processi vengono stimolati dal PTH, direttamente (i primi due) o indirettamente (l’ultimo).

    PARATORMONE (PTH) : che cosa è (dal sito Analisi del sangue.net)

    Il paratormone (PTH) è un ormone che viene sintetizzato dalle paratiroidi, quattro ghiandole endocrine situate nel collo, dietro la tiroide. Questo ormone, insieme alla calcitonina, svolge un ruolo fondamentale nel rimodellamento osseo.

    Più nello specifico, il paratormone:

    • stimola l’attivazione della vitamina D a livello renale, cosa che a sua volta migliora l’assorbimento intestinale del calcio introdotto con la dieta.

    In condizioni normali le paratiroidi secernono il paratormone nel sangue quando la calcemia è bassa, mentre quando la calcemia inizia ad aumentare il PTH tende normalmente a diminuire.

    In genere la valutazione dei livelli di paratormone nel sangue viene eseguita per confermare il sospetto di iperparatiroidismo oppure in presenza di anomalie importanti della calcemia.

    Paratormone e calcio: interpretazione dei valori

    I valori del paratormone vanno sempre interpretati in associazione alla concentrazione di calcio presente nel sangue. Quindi:

    • se i livelli di paratormone sono normali e quelli di calcio sono bassi o alti, il problema potrebbe non avere niente a che fare con le ghiandole paratiroidi.

    Infine se entrambi i valori di paratormone e calcio sono troppo alti o troppo bassi, sarà il medico a decidere se fare ulteriori accertamenti per stabilire la causa del problema.

    PARATORMONE BASSO : le possibili cause

    Più nello specifico, bassi livelli di paratormone potrebbero indicare:

    • una malattia autoimmune.

    PARATORMONE ALTO : le possibili cause

    Di solito alti livelli di paratormone possono essere causati da diversi fattori, quali ad esempio:

    • la gravidanza.

     

    Intervista alla Dott.ssa Maria Rosaria Ambrosio, Università di Ferrara.

    Trattamento dell’ipoparatiroidismo: paratormone – PTH (Tratto da Bonhealth)

    Il razionale del trattamento dell’ipoparatiroidismo consiste nella somministrazione di molecole analoghe dell’intero ormone (hPTH 1-84) o della porzione N-terminale biologicamente attiva del paratormone (PTH). Questo secondo peptide sintetico, ricombinante, denominato teriparatide, riprende i frammenti aminoacidici 1-34 (hPTH 1-34). Le due molecole, entrambe somministrabili per via sottocutanea, hanno la capacità di prolungare il legame al recettore e presentano emivita superiore. La ricerca attuale si sta concentrando sul perfezionamento del delivery dei farmaci.

    La stessa terapia sostitutiva del PTH, che per definizione può essere somministrata in maniera intermittente e non continua (ormone endogeno), ha mostrato un effetto anabolizzante sul tessuto osseo.

    Trattamento osteoporosi: il ruolo del PTH

    Il teriparatide trova indicazione nel trattamento dell’osteoporosi: somministrato per via sottocutanea nella posologia di 20 μg / die, è in grado di abbassare il rischio fratturativo del 65% a livello vertebrale e del 53% a livello non vertebrale. La dose terapeutica si è dimostrata ugualmente protettiva, in questo senso, rispetto a quella duplice ma, nel contempo, più sicura rispetto al rischio di un’ipercalcemia come reazione avversa. La prospettiva futura è quella di validare una somministrazione a cadenza settimanale: al momento sono arrivate indicazioni incoraggianti dalla sperimentazione dei dosaggi di 30 e 60 μg, dunque equivalenti a minidosaggi quotidiani da 4.3 and 8.6 μg.

    Letteratura di approfondimento sul PTH

    https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29049872

    In questo studio si ipotizza l’effetto benefico di un farmaco simile al paratormone sulla cura dell’osteoporosi e dell’Ipoparatiroidismo.
    Direi che la vitamina D è meglio. (N.d.a.)

    Dosaggio e consegna ottimali dell’ormone paratiroideo e dei suoi analoghi per l’osteoporosi e l’ipoparatiroidismo – traduzione della farmacologia
    Donovan Tay, Serge Cremers, John P Bilezikian

    PMID: 29049872 PMCID: PMC5777439 DOI: 10.1111/bcp.13455

    Articolo PMC gratuito

    Astratto

    Quando somministrato in modo intermittente, il PTH aumenta la massa ossea, ma quando è presente continuamente e in eccesso (ad es. PHPT), ne consegue la perdita ossea.

    © 2017 Società farmacologica britannica


    Lista Integratori vitamina D Guida all’acquisto

     




    Vitamina D, nuovi dati sui rischi associati al deficit

    Un nuovo studio rilancia il tema dei rischi legati al deficit di vitamina D e dell’opportunità di mettere in campo strategie di salute pubblica volte a limitare questi rischi. Un team di ricercatori australiani, utilizzando un grande database di popolazione (UK Biobank), ha trovato un’associazione fra carenza di vitamina D e un rischio maggiore di mortalità per tutte le cause, oltre che per cancro, eventi cardiovascolari e malattie polmonari.

    Utilizzando l’analisi genetica i ricercatori hanno superato alcuni ostacoli metodologici presenti in studi precedenti. Come ha spiegato a Medscape Elina Hyppӧnen direttrice dell’Australian Center for Precision Health dell’University of South Australia:

    La particolarità di questo nuovo studio è che siamo stati in grado di includere persone con livelli di vitamina D molto basse e valutare cosa accadrebbe se queste concentrazioni fossero un po’ più alte. La maggior parte degli studi randomizzati e controllati non mostra questi effetti, perché quasi tutti i soggetti arruolati hanno livelli sufficienti di vitamina D. Eticamente non è consentito fare studi su persone con livelli molto bassi di vitamina D senza trattarle.”

    Lo studio con i dati genetici

    I ricercatori dell’Università del Sud Australia di Adelaide (Aus) hanno arruolato 307.601 soggetti presenti nella UK Biobank di età compresa tra 37 e 73 anni, reclutati tra il 2006 e il 2010. Di tutti i partecipanti erano disponibili misurazioni di 25-idrossivitamina D (25-(OH)D) e dati genetici.

    La mortalità per tutte le cause e per cause specifiche (malattie cardiovascolari, cancro e patologie delle vie respiratorie) è stata registrata fino a giugno 2020. I risultati sono stati pubblicati su Annals of Internal Medicine

    I livelli di vitamina D geneticamente previsti sono stati stimati utilizzando 35 varianti confermate di 25-(OH)D. La concentrazione media di 25-(OH)D misurata all’inizio dello studio era 45,2 nmol/L e l’11,7% (n=36.009) dei partecipanti aveva livelli compresi tra 10,0 e 24,9 nmol/L. Il livello di vitamina D considerato sufficiente dalle line guida americane della  National Academy of Medicine (NAM) è di 50 nmol/L (corrispondente a circa 20 ng/ml).

    Il rapporto tra concentrazioni di vitamina D e rischio di mortalità

    Durante 14 anni di follow-up nella popolazione considerata ci sono stati 18.700 decessi (6,1%). Dopo aggiustamento per le variabili, il rischio relativo (odds ratio) di mortalità per tutte le cause risultava più alto tra le persone con livelli di 25-(OH)D inferiori a 25 nmol/L e si riduceva con l’aumento delle concentrazioni di vitamina D. Il rischio sembra stabilizzarsi tra 50 e 75 nmol/L, senza ulteriore riduzione della mortalità con valori da 75 a 125 nmol/L.

    Rispetto a una concentrazione misurata di 25-(OH)D di 50 nmol/L, i ricercatori hanno stimato che le probabilità geneticamente previste di mortalità per tutte le cause aumenterebbero di sei volte con 10 nmol/L e del 25% (OR, 1,25) per i soggetti con una concentrazione di vitamina D di 25 nmol/L.

    I soggetti con una concentrazione misurata di vitamina D di 25 nmol/L, rispetto alle 50 nmol/L, hanno un rischio relativo (OR) maggiore anche per mortalità cardiovascolare (1,25), mortalità per cancro (3,37) mortalità per cause respiratorie (12,44).

    Il primo autore dello studio Josh Sutherland, afferma:

    il nostro studio fornisce prove evidenti della connessione tra bassi livelli di vitamina D e mortalità, ed è il primo studio di questo tipo a includere anche l’outcome della mortalità correlata a malattie respiratorie”.

    E la professoressa Hyppӧnen conclude:

    il messaggio da portare a casa è semplice: la chiave è nella prevenzione. È molto importante insistere con politiche di salute pubblica per garantire che i più vulnerabili e gli anziani mantengano livelli sufficienti di vitamina D durante tutto l’anno”.

    Medicina News, Nutrizione


    Traduzione dello studio

    Sfondo:

    Lo stato di vitamina D basso è associato ad un aumento della mortalità, ma mancano studi randomizzati su partecipanti gravemente carenti.

    Obbiettivo:

    Valutare le prove genetiche per il ruolo causale del basso stato di vitamina D nella mortalità.

    Design:

    Analisi di randomizzazione mendeliana non lineari.

    Collocamento:

    Partecipanti:

    307 601 partecipanti a biobanca britannica non correlati di antenati europei bianchi (dai 37 ai 73 anni in reclutamento) con misurazioni disponibili di 25-idrossivitamina D (25- (OH) D) e dati genetici.

    Misurazioni:

    Il 25- (OH) geneticamente previsto è stato stimato usando 35 varianti confermate di 25- (OH) D. La mortalità per tutte le cause e la causa specifica (malattia cardiovascolare [CVD], cancro e respiratorio) è stata registrata fino a giugno 2020.

    Risultati:

    Limitazioni:

    Conclusione:

    Il nostro studio supporta una relazione causale tra carenza di vitamina D e mortalità. Ulteriori ricerche devono identificare strategie che soddisfano le linee guida della National Academy of Medicine superiori a 50 NMOL/L e che riducono il rischio prematuro di morte associato a bassi livelli di vitamina D.

    Fonte di finanziamento primario: Consiglio nazionale di ricerca sulla salute e medica.

    Fonte dello studio Annals of internal Medicine


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    Disclaimer Integratori di vitamine

    Le diverse marche proposte secondo un giudizio del tutto personale rappresentano quelle che sono maggiormente usate in questo gruppo.
    Ogni persona è responsabile della scelta e degli acquisti di integratori, pertanto ci solleviamo da qualsiasi tipo di responsabilità per averle indicate.
    La lista serve a dare una forma di orientamento nella ricerca degli integratori.
    La scelta è influenzata da fattori di diverso tipo, sia pratici che economici, ma anche di qualità, cosa di cui nessuno di noi qui può farsi garante.
    Ogni marca di azienda è responsabile di quello che produce e vende.


     




    I benefici del Magnesio sulla Tiroide ed altri rimedi non farmacologici

    È possibile sostenere un buon funzionamento della tiroide integrando minerali di magnesio, manganese, zinco e selenio.

    Può essere assurdo affermare che un elemento da integrare assolutamente sia il magnesio e adesso diciamo il perché.
    Questo non significa però che il magnesio è la cura universale ma se prendiamo in considerazioni le manifestazioni dell’ipotiroidismo, rallentamento del metabolismo, la stanchezza, la secchezza della pelle, la perdita dei capelli, l’aumento della massa corporea, la stitichezza, l’ipersensibilità al freddo, pallore, difficoltà nel respiro, problemi nelle mestruazioni ed infertilità, dolori muscolari e nelle articolazioni, anemia ed altri, capiamo immediatamente che la soluzione più immediata è assumere Magnesio.
    Dott.ssa Rita Muro.

    Benefici del Magnesio sulla tiroide

    di Gianfranco Ruggiero

    Il Magnesio e la tiroide.

    Il buon funzionamento della tiroide è uno dei fattori più importanti per una buona salute, fisica e mentale.

    ipotiroidismo.
    A questo punto, una volta effettuata la diagnosi (sia con il solo aumento del TSH, sia eventualmente con gli ormoni bassi), si tratta di stabilire la cura.
    La Medicina Convenzionale, che ragiona in chiave di terapia sostitutiva, prescrive sempre l’ormone tiroideo, senza cercare di ripristinare una normale funzione della ghiandola stessa.

    È possibile un approccio terapeutico diverso che parte dal presupposto che occorre soffermarsi sulla causa e non sul sintomo.

    Questo spiega il perché non è condivisibile un protocollo che prevede l’uso della stessa medicina (l’ormone tiroideo) , per giunta “per tutta la vita” , in tutte le patologie della tiroide, anche molto diverse l’una dall’altra: lo stesso ormone, infatti, viene prescritto indifferentemente sia in caso di “tiroidite”, sia in caso di “noduli”, sia in caso di “ipotiroidismo”, sia in moltissimi casi di “ipertiroidismo”. È un po’ quello che avviene, ad esempio per la cura del diabete, ci si limita a prescrivere un ormone sintetico, l’insulina, che ne sostituisce la funzione e non ci si pone l’obiettivo di “curare” l’organo impigrito e funzionalmente stanco.

    Nel caso dell’ipotiroidismo si ricorre alla tiroxina che però, con il tempo provoca un blocco funzionale della ghiandola, oltre ad effetti collaterali che non sono blandi: effetti sul cuore, sulle arterie, ansia, tachicardia, osteoporosi, oltre ad un blocco del metabolismo del paziente, che tenderà ancora più facilmente di prima a ingrassare.

    In realtà, come si è già detto, la vera cura della tiroide non può che essere basata su un “percorso terapeutico causale”, che cioè vada a rimuovere le cause (metaboliche, energetiche, nutrizionale e quant’altro) che hanno provocato la malattia della tiroide. È solo rimuovendo quelle cause che la tiroide potrà guarire realmente e per sempre. Quindi non è la tiroide il vero bersaglio di cura, ma l’eliminazione delle cause prime che hanno provocato la malattia: una volta eliminate le cause, la tiroide guarisce automaticamente.
    www.broussais.it/).

    Quindi la cura dell’ipotiroidismo passa attraverso una riabilitazione funzionale della tiroide, che si ottiene innanzitutto correggendo la tipologia metabolica e ossidativa del paziente attraverso un idoneo stile di vita e uno specifico piano nutrizionale. Infatti esistono alimenti che rallentano o stimolano la funzione tiroidea come pure integratori/ farmaci che interferiscono con la tiroide.

    Sono alimenti da evitare, in quanto fanno parte della categoria dei cibi goitrogenici:

    Sono da promuovere invece i seguenti alimenti:

    Alimenti che è sempre opportuno eliminare dalla dieta sono latte animale e suoi derivati, cereali mutati, essenzialmente grano e mais.

    Sono da preferire il riso, il saraceno e il sesamo.

    Leggi Alimentazione e Tiroide a cura del dr Antonio Stamegna (Endocrinologo)


    Per sostenere un buon funzionamento della tiroide è possibile integrare minerali di magnesio, manganese, zinco e selenio.

    Può essere assurdo affermare che un elemento da integrare assolutamente sia il magnesio e adesso diciamo il perché.
    Questo non significa però che il magnesio è la cura universale, ma se prendiamo in considerazioni le manifestazioni dell’ipotiroidismo, (rallentamento del metabolismo, la stanchezza, la secchezza della pelle, la perdita dei capelli, l’aumento della massa corporea, la stitichezza, l’ipersensibilità al freddo, pallore, difficoltà nel respiro, problemi nelle mestruazioni ed infertilità, dolori muscolari e nelle articolazioni, anemia ed altri), capiamo immediatamente che la soluzione più immediata è assumere Magnesio.

     


    Leggi altri articoli sulla tiroide


    Integratori utili alla funzione Tiroidea

    Vegamega ne puoi tovare di diversi tipi ad esempio:

    • Contribuisce alla normale produzione e funzione degli ormoni tiroidei
    • Aiuta a regolare la digestione
    • Aiuta a mantenere la salute della pelle
    • Riduce il senso di fame
    • Ripristina le energie psico-fisiche

    3 micronutrienti essenziali per la tiroide: selenio, zinco e vitamina C.

    Questo studio dimostra che:
    selenio (ma anche di vitamina C).
    Il selenio potrebbe avere un ruolo protettivo contro il gozzo.
    Una diminuzione dei livelli tissutali di zinco e selenio sembrano essere associati al cancro alla tiroide.
    Questi antiossidanti nutrizionali sono molto importanti per tutti noi: Selenio, zinco e vitamina C.

    Il ruolo del selenio, della vitamina c e dello zinco nelle malattie tiroidee benigne e del selenio nelle malattie della tiroide maligne: bassi livelli di selenio si trovano nelle tiroiditi subacute e silenti e nel carcinoma papillare e follicolare

    La fisiologia tiroidea è strettamente correlata ai cambiamenti ossidativi. Lo scopo di questo studio controllato era di valutare i livelli di antiossidanti nutrizionali come la vitamina C, lo zinco (Zn) e il selenio (Se), e di indagare su qualsiasi associazione di essi con parametri di funzionalità tiroidea e patologia tra cui tiroide benigna e maligna malattie.

    metodi


    risultati

    Tra i pazienti con malattia della tiroide, né la vitamina C, né Zn né Se correlavano con nessuno dei seguenti parametri: età, sesso, BMI, peso corporeo, scintigrafia tiroidea, ecografia, funzione tiroidea o anticorpi tiroidei.
    I livelli di Se erano significativamente diminuiti nei casi di tiroidite subacuta e silente (66,4 ± 23,1 μg / le 59,3 ± 20,1 μg / l, rispettivamente) e nel carcinoma tiroideo follicolare e papillare. Il livello medio di Se nel gruppo di controllo era 90,5 ± 20,8 μg / l.

    Conclusione

    Bassi livelli di vitamina C sono stati trovati in tutti i sottogruppi di pazienti.


    Ecco una selezione di Integratori che potrebbero essere utili


    Libri che parlano di Tiroide

    La Tiroide Felice

    Autore: Salvatore Simeone

    In Italia soffrono di patologie legate alla tiroide oltre sei milioni di persone, in prevalenza donne, e l’unica cura prevista è l’assunzione dell’ormone tiroideo.

    Ma esiste un modo alternativo e più ecologico per aiutare i pazienti, senza necessariamente prescrivere un potente farmaco per tutta la vita?

    L’esperienza trentennale dell’autore su migliaia di casi clinici dimostra che non solo questo è possibile, ma anche che è l’unico modo per guarire veramente.

     

     – Alimentazione specifica e rimedi naturali contro la tiroidite autoimmune, l’ipotiroidismo e l’ipertiroidismo

    La tiroide è un organo che ha un ruolo fondamentale in ogni momento della vita, dalla gestazione alla vecchiaia.

    Si stima però che in Italia più di 10 milioni di persone soffrano, spesso senza saperlo, di qualche patologia tiroidea. Questo problema ha assunto ormai, soprattutto nelle donne, le caratteristiche di una vera e propria epidemia.  Le malattie tiroidee sono in aumento soprattutto nei paesi industrializzati, complice la maggior esposizione a fattori scatenanti come virus, squilibri ormonali, errori nell’alimentazione, inquinamento e farmaci.

    Il dottor Ivo Bianchi esamina tutti gli aspetti delle patologie tiroidee e propone…

     

     – Come affrontare ipo e ipertiroidismo attraverso alimentazione, movimento, integrazione

    Luca Speciani

    Una dieta corretta, ma non solo!

    Siamo di fronte a una inspiegabile epidemia di ipotiroidismo, e sembra ormai impossibile non trovare qualcuno sotto terapia se si esce a cena con qualche amico.

    È un dato reale o siamo davanti ad un grave fenomeno di sovradiagnosi?

    Non appena un paziente presenti segni di stanchezza o affaticamento, il medico di base suggerisce di controllare gli esami della tiroide e qui – stranamente – quasi tutti presentano qualche valore fuori posto.

     

    – La verità sulle malattie di Hashimoto e Graves, su insonnia, ipotiroidismo, noduli e virus di Epstein-Barr

    Anthony William

    La verità sulle epidemie più discusse e meno comprese di oggi

    Di generazione in generazione ci sentiamo dire che la causa ultima dell’affaticamento cronico, dell’aumento di peso, dei problemi di memoria, di dolori e nevralgie, dell’insonnia e di molto altro è la tiroide. Eppure, malgrado l’attenzione medica rivolta a tutte queste condizioni, le persone non guariscono.

    Dare un nome ai vari disturbi come “sindrome di Hashimoto” o “ipotiroidismo” non guarisce dalla miriade di problemi di salute che le persone sperimentano. Questo perché c’è una verità più grande…

     

     – Trattamenti naturali per la tiroidite di Hashimoto, l’iper e l’ipotiroidismo

    Autore: Marianne Teitelbaum

    Chili di troppo, capelli che cadono, senso di spossatezza, disturbi intestinali, problemi di sonno, depressione: la tiroide è vittima di molti fattori che cospirano per creare problemi di salute, spesso non diagnosticati.

    Guarire la tiroide con l’ayurveda mette a fuoco l’argomento e anziché concentrarsi solo sul trattamento dei problemi e dei sintomi tiroidei, ci spiega che è necessario correggere gli squilibri che ne sono indirettamente la causa (infiammazione, tossine, fegato sovraccarico, sistema immunitario carente, ghiandole surrenali sotto stress).

    Descrivendo i principi di base dell’ayurveda e gli strumenti chiave per la diagnosi precoce, Marianne Teitelbaum illustra i protocolli terapeutici di successo che ha sviluppato in oltre trent’anni di pratica ayurvedica…


    Da Blog Cuoregreen

    Ashwagandha e tiroide: dall’Ayurveda il rimedio per stimolare l’attività tiroidea

    ipotiroidismo.

    Come vedremo è invece da escludere il suo utilizzo in persone affette dalla condizione clinica opposta, ovvero ipertiroidismo.

    ipotiroidismo.

    Quelli nel gruppo ashwagandha hanno mostrato aumenti significativi dei livelli di triiodotironina (T3) e tiroxina (T4) rispettivamente del 41,5% e del 19,6%. Inoltre, i livelli di ormone tireostimolante (TSH) sono diminuiti del 17,5%.

    Dopo 1 mese di trattamento con estratto di ashwgrandha gli studiosi hanno notato un netto miglioramento della funzione tiroidea, un aumento degli ormoni tiroidei T3 e T4 e una riduzione dello stress ossidativo.

    Un successivo studio condotto su persone con disturbo bipolare, ha evidenziato che gli integratori di ashwagandha somministrati ai partecipanti, sono stati in grado di aumentare i loro livelli di ormoni tiroidei T3 e T4.

    continua a leggere sul sito CuoreGreen


    La Riflessologia Plantare per far ritornare il buon umore!

    Crediti immagine Zone Riflesse

    Come e dove stimolare l’Ipofisi in Riflessologia Plantare

    Il punto dell’Ipofisi si trova nel dito alluce e esattamente si trova non al centro del polpastrello (come tanti testi dicono) bensì dove finiscono i centri concentrici della pelle (spesso coincidono con il centro del polpastrello del dito alluce, ma non sempre quindi tieni come riferimento le line concentriche della pelle)

    Stimola l’ipofisi per circa 2 minuti per piede e vedrai che si otterranno già dei grandi risultati. Fare questo trattamento (e tutto quello che troverai leggendo questo post) 1 volta a settimana è già un bel traguardo per avere grandi soddisfazioni da parte del clienti e da parte nostra.

    Attenzione che la stimolazione di questi punti sui polpastrelli è facilmente dolorosa quando si preme in profondità. Ti consiglio di aiutarti con un bastoncino apposito (lo trovi in offerta cliccando qui). Il dolore su una scala da 1 a 10 non dovrebbe superare livello 8 (che è già molto ma chiedi al tuo clienti un po’ di pazienza nel sopportare il dolore). Parti cauto e poi insisti premendo e facendo delle pressioni circolari in senso orario.

    Stimolare la Tiroide in riflessologia per avere un effetto a 360°

    La tiroide controlla tra le tante cose anche il nostro umore (oltre che il nostro metabolismo, sonno, mestruazioni, etc…).

    Dopo aver stimolato l’ipofisi come descritto qui sopra devi stimolare la Tiroide su tutti e due i piedi

    Volendo entrare nel dettaglio, ti voglio ricordare che essa ha due lobi (uno a destra e uno a sinistra) i quali si riflettono nel piedi. Rispettivamente il lobo destro lo ritrovi sul piede destro ed è quello addetto alla stimolazione e il lobo sinistro lo ritrovi sul piede sinistro ed è quello addetto alla sedazione. La tiroide quando è in equilibrio lavora con un alternanza tra stimolazione e sedazione, se prevale una di queste due funzioni nascono degli scompensi.

    Quello che consiglio è di lavorare tutti i due lobi nei piedi (la zona la trovi sotto il dito alluce come uno dei punti di appoggio del piede) per circa 2-3 minuti per punto. Anche qui i risultati sono ottimi unito a tutto il lavoro sull’ipofisi e sui testicoli-ovaie.

    Continua a leggere su sito Zone riflesse


    L’Asse Intestino-Cervello influisce anche sulla Tiroide

    Iodio e malattie della tiroide: lo scadimento della medicina contemporanea

    PFAS (Acido di Perfluorooctanesulfonico)interferisce con il recettore della vitamina D, favorendo l’osteoporosi, interferisce con la Tiroide

    TIROIDE e Paratiroide in relazione alla carenza di Vitamina D




    Il Deficit di magnesio è la causa trascurata di un basso livello di Vitamina D?

    uno studio tradotto

    Il Deficit di magnesio è la causa trascurata di un basso livello di vitamina D?

    Armin Zittermann autore

    Astratto

    Come il deficit di vitamina D, il deficit di magnesio è considerato un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari.
    Diverse fasi del metabolismo della vitamina D, come il legame della vitamina D con le sue proteine ​​di trasporto e la conversione della vitamina D nella forma ormonale 1,25-diidrossivitamina D mediante idrossilazione renale e epatica, dipendono dal magnesio come cofattore.

    Una nuova analisi di due insiemi di dati di National Health e Nutrition Examination Surveys, pubblicati su BMC Medicine, ha studiato le potenziali interazioni tra l’assunzione di magnesio, la 25-idrossivitamina D circolante, che è l’indicatore generalmente accettato dello stato di vitamina D e la mortalità.
    I dati indicano un rischio ridotto di insufficiente/carente stato di vitamina D ad alto apporto di magnesio e un’associazione inversa tra 25-idrossivitamina D circolante e mortalità, in particolare mortalità cardiovascolare, tra quelli con assunzione di magnesio sopra la mediana.
    Lo studio fornisce importanti risultati riguardanti le potenziali interazioni metaboliche tra magnesio e vitamina D e la sua rilevanza clinica. Tuttavia, i risultati dovrebbero essere considerati preliminari in quanto mancavano dati biochimici sullo stato di magnesio individuale, non è possibile escludere confondimenti e le domande sulla relazione dose-risposta devono ancora essere risolte.

    sfondo

    La vita dipende da una complessa interazione energetica di sostanze organiche e inorganiche per mantenere le strutture biologiche. Un’adeguata fornitura di energia e di nutrienti è un prerequisito per garantire il normale funzionamento dei percorsi metabolici e quindi una vita sana.
    Per diventare metabolicamente attivi, molti nutrienti richiedono altri nutrienti essenziali come cofattori. Ad esempio, il rame è necessario per l’ossidazione di Fe2 + Fe3 + assorbito, che è quindi legato alla transferrina, e sono necessari riboflavina (vitamina B2) e piridossina (vitamina B6) per produrre niacina (vitamina B3) dal triptofano alimentare. Pertanto, alcune malattie legate all’alimentazione, come l’anemia e la pellagra, possono essere causate da deficit di nutrienti multipli [1,2].

    Il magnesio (Mg) è un cofattore necessario per il legame della vitamina D con le sue proteine ​​di trasporto. Inoltre, la conversione della vitamina D per 25 idrossilazione epatica e l’1-idrossilazione renale nella forma ormonale attiva 1,25-diidrossivitamina D (1,25 (OH) 2D) è dipendente dal Mg [3,4]. Uno studio di Deng et al. [5], pubblicato su BMC Medicine, ha studiato le potenziali interazioni tra assunzione di Mg, stato di vitamina D e mortalità. Tuttavia, alcune domande rimangono aperte.

    Risultati dello studio

    Deng et al. [5] hanno utilizzato due ampi set di dati di National Health e Nutrition Examination Surveys per valutare le interazioni tra assunzione di Mg, stato di vitamina D ed esito.
    L’assunzione media di Mg totale aggiustata per l’energia (dietetica e supplementare) era chiaramente al di sotto della dose giornaliera raccomandata, che varia tra i 310 ei 420 mg a seconda dell’età e del sesso [7]. L’assunzione di Mg elevato era associata a un ridotto rischio di deficit o insufficienza di vitamina D.
    I dati indicano anche un’associazione inversa tra 25OHD circolante e mortalità, in particolare mortalità cardiovascolare, tra quelli con assunzione di Mg sopra la mediana.

    Stato della vitamina D e suoi predittori

    I dati attuali sono coerenti con il presupposto che i livelli di vitamina D carenti sono un importante problema di salute che può influenzare non solo la salute muscolo-scheletrica, ma anche una vasta gamma di malattie acute e croniche [8].
    Si ritiene che l’elevata prevalenza di livelli ematici di 25OHD carenti nella popolazione sia dovuta principalmente alla inadeguata sintesi di vitamina D nella pelle, insieme ad un apporto alimentare inadeguato [9].
    Tuttavia, i livelli circolanti di 25OHD dipendono anche dal peso corporeo e dai fattori genetici, e una parte significativa della varianza nella 25OHD circolante rimane non spiegata allo stato attuale. Pertanto, Deng et al. devono essere lodati per lo studio delle potenziali interazioni tra lo stato di Mg e di vitamina D. Soprattutto per quanto riguarda la vitamina D, è ancora in corso un dibattito sull’assunzione orale ottimale e sull’adeguato livello di 25OHD circolante. L’IOM raccomanda un’assunzione giornaliera di vitamina D di 600 unità internazionali e considera i livelli di 25OHD circolanti da 20 a 50 ng/ml come adeguati e i livelli di 25OHD superiori a 50 ng/ml come potenzialmente dannosi [6].
    Tuttavia, secondo la Società Endocrina [10], il livello di 25OHD circolante dovrebbe essere compreso tra 30 e 100 ng/ml. Per aumentare il livello di 25OHD costantemente sopra i 30 ng/ml, raccomandano un apporto giornaliero di vitamina D da 1.500 a 2.000 unità internazionali.

    Domande aperte

    Come il deficit di vitamina D [11], il deficit di Mg è considerato un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari [12]. Pertanto, le interazioni presentate tra Mg, vitamina D e mortalità cardiovascolare si adattano bene insieme. Tuttavia, per diversi motivi, i dati dovrebbero essere considerati preliminari. Innanzitutto, le associazioni si basano sull’assunzione orale di Mg.
    La valutazione dell’assunzione di Mg orale non tiene conto delle differenze interindividuali nell’assorbimento intestinale di Mg e nella perdita di Mg renale e cutanea.

    In secondo luogo, l’assunzione totale di Mg, lo stato di 25OHD e il livello di attività fisica erano chiaramente correlati [5]. L’assunzione di Mg elevato può quindi essere solo un indicatore di attività fisica elevata, che è noto per influenzare lo stato di 25OHD (e mortalità cardiovascolare).
    Anche l’aggiustamento per l’attività fisica potrebbe non risolvere completamente il problema del potenziale pregiudizio.

    Terzo, non sono stati presentati dati sui livelli circolanti della forma biologicamente attiva di vitamina D, 1,25 (OH) 2D. La circolazione di 1,25 (OH) 2D è probabilmente un migliore predittore della mortalità totale rispetto alla 25OHD circolante, almeno se viene valutata la mortalità a medio termine [14]. I declini circolanti 1,25 (OH) 2D diminuiscono significativamente (e i livelli di ormone paratiroideo aumentano sostanzialmente) a livelli di 25OHD inferiori a 10 ng/ml, mentre i livelli di entrambi gli ormoni sembrano stabilizzarsi a livelli di 25OHD di 20 ng/ml [15]. In particolare, tre delle quattro categorie 25OHD nell’analisi di mortalità della presente inchiesta erano superiori a 20 ng / ml e nessuna copriva il range che l’IOM ha classificato come carente.
    Sarebbe stato interessante vedere se la combinazione di un’insufficiente assunzione di Mg con livelli di 25OHD inferiori a 12 ng / ml è associata ad un ulteriore aumento della mortalità.

    Conclusione

    Il presente studio deve essere lodato per portare potenziali interazioni tra i singoli nutrienti al centro dell’interesse.
    Poiché l’assunzione di Mg è spesso inadeguata e molti altri fattori sono anche noti per alterare l’apporto di Mg (ad esempio, uso diuretico, diabete mellito, consumo cronico di alcol, fattori di stress) [16-18], in futuro si dovrà prestare maggiore attenzione a possibili conseguenze di un insufficiente o insufficiente apporto di Mg nella popolazione generale.
    Riferimenti

    1. Karthikeyan K, Thappa DM. Pellagra e pelleInt J Dermatol. 2002; 41 : 476–481. doi: 10.1046 / j.1365-4362.2002.01551.x. [ PubMed ]
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    La Tolleranza alla Vitamina C non è uguale per tutti – Quali dosaggi?

    Questo studio tradotto spiega perché nessuno può stabilire con esattezza qual è il vostro dosaggio di vitamina C giornaliera.

    Ci sono pochissime controindicazioni ad assumere vitamina C a dosi più elevate di 1 grammo o che indicano di farlo sotto controllo medico e sono:🌟 Insufficienza renale, Favismo, terapie con anticoagulanti, alcuni tipi di Mutazioni o condizioni di Ipercromatosi (ferro alto). In questi casi consultate il vostro medico, e non fai-da-te.

    Il consiglio è di iniziare con piccole dosi e proseguire gradualmente aumentando di 500 mg o 1 gr al giorno, e sempre distribuita in 4-5 volte durante la giornata. Appena sentirete disturbi intestinali, fermatevi a quella dose per qualche tempo e magari se volete provare ad aumentarla, riprovate dopo una o due settimane.

    La variazione genetica dell’uomo influenza l’omeostasi della vitamina C alterando il trasporto della vitamina C e la funzione degli enzimi antiossidanti

    ABSTRACT

    CONSEGUENZE DELLA VARIAZIONE GENETICA

    Una grave carenza di vitamina C è associata a sintomi clinici di scorbuto, come una ridotta guarigione delle ferite e gengiviti, mentre livelli plasmatici di ascorbato marginalmente carenti sono associati a segni precoci di scorbuto, inclusi malessere e affaticamento, infiammazione gengivale e anomalie ossee.

    In presenza di un polimorfismo genetico, il numero di individui nelle categorie di vitamina C marginalmente e gravemente carenti potrebbe essere aumentato rispetto ad altri membri della popolazione senza questo polimorfismo, come postulato per le variazioni GST.

    Numerosi studi epidemiologici hanno osservato che gli individui con i livelli plasmatici di ascorbato più alti mostrano un rischio ridotto di malattie cardiovascolari e cancro rispetto agli individui con i livelli plasmatici di ascorbato più bassi.

    Ad esempio, lo studio EPIC-Norfolk ha concluso che ogni aumento di 20 μM del livello di ascorbato plasmatico era associato a una riduzione del 20% del rischio di mortalità per tutte le cause e una riduzione relativa del 9% del rischio di insufficienza cardiaca. Per ottenere questi benefici, si raccomanda comunemente di aumentare il consumo alimentare di frutta e verdura ricca di vitamina C. Gli individui con varianti genetiche potrebbero richiedere assunzioni di vitamina C nella dieta ancora più elevate o integratori di vitamina C per raggiungere i livelli massimi di ascorbato nel plasma e nei tessuti, o potrebbero non essere in grado di raggiungere gli stessi livelli degli individui senza queste varianti genetiche, anche con assunzioni molto elevate di vitamina C.

    SINTESI
    Quando ci chiedete perchè ognuno di noi ha una diversa tolleranza o capacità di assunzione di ascorbato e reazione verso le infezioni, le mutazioni genetiche dei trasportatori della vitamina C potrebbero essere un motivo.
    Nessuno potrà mai dirvi quanto sarà la dose soggettiva di vitamina C per arrivare alla massima saturazione dei tessuti.
    FONTE

    https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4357493/




    L’integrazione di Magnesio SECONDO COIMBRA
    Per l’attivazione della vitamina D

    Secondo il dott. Cícero Coimbra:

    I Larn per quanto riguarda il magnesio, come per tutti gli altri nutrienti, si riferiscono sempre ad un fabbisogno dedicato alle persone sane, che non prendono farmaci e nemmeno hanno troppo stress.

    Sappiamo per certo, da ampia letteratura medico-scientifica, che durante le condizioni di stress e malattia, il fabbisogno di vitamine e minerali aumenta proporzionalmente e cambia da individuo a individuo anche secondo il tipo di alimentazione e condizioni.

    Ecco questa è una delle tante tabelle di riferimento per il Fabbisogno di Magnesio, ma sono dosaggi riferiti a persone sane.
    Per le persone che prendono farmaci, o assumono Vitamina D questi dosaggi possono essere superati.


     

     

    Uno dei minerali più importanti di cui si ha una perdita considerevole nel processo di raffinazione è il magnesio.

    Recenti indagini  indicano che la maggioranza delle persone non arriva ad assumere nemmeno un terzo del magnesio necessario al buon funzionamento del nostro organismo, non superando quotidianamente i 200 mg.

    Altro importante fattore che contribuisce alla carenza di questo importante minerale è lo stress, in quanto fa consumare al nostro organismo grandi quantità di magnesio.

    Magnesio e Vitamina D ricoprono importanti ruoli per la nostra salute: coinvolti in moltissimi processi biochimici.

    Il Magnesio


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    Per chi non vuole rinunciare ad una buona integrazione di magnesio, oltre alla via transdermica (massaggio di olio di magnesio SULLA PELLE), può usare il magnesio chelato.

    COME FUNZIONA IL Magnesio CHELATO

    Assumi 2 capsule al giorno per avere 375 mg di magnesio (dose minima).

    Magnesio puro legato all’aminoacido che offre la più alta bioattività dei minerali nell’organismo umano. L’aggiunta di vitamina B6 nella sua forma bioattiva P-5-P (fosfato piridossale) massimizza la capacità di assunzione di magnesio e ne favorisce l’assorbimento.

    La forma chelata dei minerali migliora significativamente l’assorbimento.
    I minerali consumati in questa forma sono molto più naturali per il corpo e vengono assorbiti meglio rispetto alle forme organiche e inorganiche comunemente vendute. Il corpo può godere di molti più benefici dalla forma chelata dei minerali.


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    Magnesio Bisglicinato

    Prendere 2 capsule come dose minima giornaliera

    • Con semi di zucca fonte naturale di zinco
    • Completo, puro, senza additivi ed eccipienti
    • Anche per vegani e vegetariani