Febbre che cosa è
Uso di vitamina C e i danni del Paracetamolo

La febbre è un evento protettivo per il corpo umano e non bisogna ricorrere subito agli antipirettici. I danni da febbre troppo alta si verificano a carico del cervello con temperature superiori a 40 gradi, soprattutto per neonati ed infanti.
Uno dei migliori rimedi per combattere le infezioni di qualsiasi origine è l’uso di alti dosaggi di vitamina C fino alla tolleranza intestinale. La febbre si abbasserà di conseguenza ma in modo causale agendo sul microrganismo responsabile e non abbassandola in modo sintomatico.
Alcune persone per paura della febbre che non scende subito prende sia la Tachipirina che la Vitamina C a dosaggi bassi.
Non ha senso usare la tachipirina prendendo vitamina C.
Come non ha senso abbassare la febbre chimicamente con la tachipirina.
C’è da chiedersi come mai un farmaco venga ritenuto piu’ sicuro di una Vitamina.
Se le febbre è arrivata è perché il corpo sta combattendo una infezione e serve una alta temperatura per combattere gli agenti patogeni.
Mentre l’effetto della Vitamina C sulla febbre, a seconda del caso variano i dosaggi, agisce andando alla causa, ammazza il batterio, virus o fungo e la febbre alta al corpo non serve piu’, di conseguenza si abbassa.
Ma con la tachipirina (paracetamiolo) l’intervento sulla febbre è solo sintomatico ed è tossica per il fegato.
Non abbiate paura della febbre, è un meccanismo di difesa utilissimo, vuole dire che il corpo reagisce, abbiate piu’ paura degli effetti collaterali della tachipirina.
Per sapere come usare la Vitamina C a tolerranza intestinale guardate la tabella di Cathcart per ogni patologia un dosaggio minimo ed uno massimo per combattere virus e batteri.
Guardiamo che cosa è la febbre e poi i danni della Tachipirina, ovvero come consuma il Glutatione, il piu’ potente alleato del corpo umano contro l’ossidazione.
Il rimedio per eccellenza nell’intossicazione da paracetamolo è l’Acetilcisteina, precursore del Glutatione.
Paracetamolo – su 1.329 casi analizzati in cura con paracetamolo o tachipirina 237 casi clinici avversi

Acetilcisteina per contrastare le Sostanze Chimiche Tossiche dr Ivo Bianchi

Leggi anche

Il sistema immunitario e il suo valoroso e caloroso cavaliere: la febbre

Quelle che seguono sono osservazioni riferite ad organismi sani:

1) la febbre attiva l’intero compartimento immunitario come per esempio le cellule killer (=cellule immunitarie che spazzano via gli invasori; virus e batteri – avete notato come siamo sempre “bellici” nel linguaggio medico? andrebbe modulato questo vizio!);

2) ricerche del prof. Zeisberger dell’Università di Giessen hanno evidenziato che la febbre attiva specifiche proteine che tolgono temporaneamente il ferro dal sangue, perché i batteri non riescono a moltiplicarsi in assenza di ferro (sotto questa luce sarebbe interessante rivedere l’anemia delle donne gravide, e se questa, ovviamente entro un certo limite, non possa far parte della logica immunitaria che è specificamente modulata in gravidanza);

3) aumenta la circolazione periferica e si abbassa la pressione (così magari ci si reca finalmente a letto); per far sì che questo accada aumenta leggermente la frequenza cardiaca, e finalmente l’intero organismo viene inondato dal benefico calore che in teoria e in pratica può raggiungere 41 Gradi (e voi sarete già svenuti dalla paura);

4) lo stato generale del malato può cambiare notevolmente; bambini sani giocano e girano per casa tranquillamente con 39-39.5 gradi. Chi è debole di energia tende a fermarsi invece molto prima;

5) con la febbre molto alta è facile che compaiano stati simil-onirici che non sono pericolosi;

6) la febbre compare/sale spesso significativamente nel tardo pomeriggio, quando inizia il cosiddetto Vagotono o Parasimpatico, cioè quella funzione corporea che gestisce praticamente il sistema immunitario (=il nostro medico-interno);

7) inizialmente compaiono brividi e senso di freddo; mani e piedi a volte diventano ghiacciati; tutto ciò significa che la febbre sta crescendo. Una volta raggiunta la temperatura desiderata, il corpo si assesta sulla temperatura da viaggio, ovviamente in base alla gravità dell’affezione;

8) un dato curioso che merita l’attenzione: se la temperatura corporea normale è poco più di 36 gradi la febbre può salire fino a 41 gradi; quindi 5 gradi!… ora provate scendere 5 gradi (36 – 5 = 31; decisamente una temperatura incompatibile con la vita!). In giù possiamo quindi scendere 1-1,5 gradi, poi scattano seri problemi di ossigenazione dei tessuti, molti sistemi enzimatici si bloccano e si rischia la vita.
Per questo motivo ci svegliamo durante la notte quando abbiamo freddo: per provvedere ad una fonte di calore migliore e sopravvivere. Meditate bene su questo dato per favore!

9) la temperatura ascellare è mezzo grado sotto quella presa per via anale. La temperatura reale (interna nel corpo) è quindi il valore anale;

10) è importante comprendere che lo stato di prostrazione ha unicamente la funzione di costringerci a riposare (per non perdere inutilmente preziosa energia). Per il medesimo motivo sparisce spesso l’appetito, sempre per non perdere energia nella digestione. Quindi il nostro sistema corporeo viaggia semplicemente e furbamente con le sue riserve energetiche.

11) un’ultimo aspetto mi sembra meritevole di essere menzionato per la febbre dei bambini; dopo ogni febbre importante (specie quellle relative alle malattie infantili) il bambino è cambiato profondamente, ha fatto un importante salto di crescita: inizia ad esempio a gattonare o a camminare, o finalmente parla, o finalmente dorme tutta la notte; succede perfino nei grandicelli, che magari all’improvviso comprendono meglio la matematica. Questi dati derivano da generazioni di osservazioni attente e curiose. In natura non esite crescità graduale; tutto procede a salti quantici. La primavera non arriva gradualmente: uno, poi due, poi tre margherite: vi alzate una mattina e la primavera è arrivata. Così è la crescità umana, irrompente, a volte violenta.
Anche da adulti succede cosi; la vita vi mette nella “lavatrice dei problemi”, e quando ne uscite siete profondamente maturati.

Le regole per gestire la febbre al meglio:

a) controllare *sempre* le gambe e i piedi; sono caldi?
Non poche volte sono addirittura ghiacciati, quindi vanno scaldati al più presto con i mezzi a disposizione; coperta di lana, borsa dell’acqua calda, pediluvio caldo, bagno intero a 37 gradi.

Per essere veramente chiari vi faccio un esempio; se fate sedere un bambino in acqua calda (36/37 gradi) e il bimbo ha la febbre (per esempio a 39 gradi), chi scalda l’altro? L’acqua scalda il bambino ulteriormente o il bambino scalda l’acqua (cedendo il bambino appunto temperatura) fermatevi e ragionate un’attimo.
Ovviamente la risposta giusta è la seconda (eh eh… la legge di termodiffusione)!

Dall’esperienza pratica attenta sappiamo che le convulsioni avvengono nella stramaggior parte dei casi quando c’è una notevole differenza di temperatura tra il torace e l’addome: testa, torace, braccia e mani bollenti, e al contrario pancia, gambe e piedi ghiacciati; situazione pericolosa soprattutto nel bambini piccoli che va *subito* corretta con adeguate misure. Con questo semplicissimo controllo si abbatte praticamente il rischio delle convulsioni.
Un vecchio detto popolare descrive la salute con queste parole semplici e incisive: “testa fresca-piedi caldi”: infatti durante le malattie abbiamo spesso i due poli invertiti, testa bollente e piedi ghiacciati, e nel bimbo piccolo e predisposto questo può generare appunto una convulsione.

b) se il bambino è piccolo tenetelo pure in braccio; il vostro corpo ha ca 36.5 gradi, quindi non lo scalderete ulteriormente; essere coccolati fra le braccia è un calmante insostituibile con altri sistemi; un vecchissimo detto pediatrico diceva; “la prima medicina è la mamma (calma, calmina… e non agitata ovviamente);

c) l’idratazione, lo sappiamo tutti, è importantissima; se è gradita può bastare l’acqua, ma spesso soprattutto il bambino la rifiuta; allora preparate la seguente pozione super efficiente; un quarto di litro di acqua (a temperatura ambiente) + il succo di un limone bio + un pizzico di sale marino integrale + zucchero di canna (quello vero) o succo d’acero o malto di riso o d’orzo (circa 1-2 cucchiaini).
Questa bibita è una sorta di tiramisù per gli stati febbrili e sostiene il sistema idro-salino e la glicemia.

Nota; non va usato il miele, se non al limite in piccola parte: lo zucchero è più adatto nel caso di febbre. Se state bene invece leggetevi la bella ricetta di izn sul pasto nudo.

d) come è messo l’intestino? Se il malato non è andato di corpo, magari addirittura da 2 o 3 giorni, urge un clistere. La medicina popolare usava i clisteri anche nel caso di intestino regolare, perché comunque hanno un’effetto raffreddante sul corpo. Forse ricordate il freddo che ci viene quando abbiamo la diarrea; questo succede perché si perdono tante unità di calore dall’intestino. In certi casi basta anche una supposta, pur di svuotare bene il colon. L’intestino pieno e non scaricato produce molte tossine (putrefascine) che pesano soprattutto sulle capacità epatiche.

e) quali cibi sono indicati: la febbre è una situazione catabolica, cioè produce molte tossine: per questo motivo sceglierete piatti leggerissimi e senza proteine. Perfetta è la frutta, la più digeribile è la frutta cotta, e la regina in questo campo è la mela: quindi mele cotte a dadini nel tegamino (cottura con poca acqua per 7-8 minuti) volendo si aggiunge uvetta sultanina (remineralizzante e zuccherina), senza dimenticare la presina di sale marino (tonico). Vanno bene anche le pere, bene anche le pesche sciroppate della nonna.

Se invece il paziente ha fame va bene un risotto con verdure tipo zucchine, carote, zucca, dipende dalla stagione – lasciatevi guidare dall’istinto (non vanno bene però le solanacee: pomodoro-melanzana-peperoni). La cipolla è sempre indicata (disinfettante-antivirale-fluidificante). Eviterei accuratamente tutti formaggi; per dare sapore usate il sale marino integrale. La voglia di dolci invece si soddisfa bene con fette biscottate e marmellata. Ovviamente niente cioccolato, né dolci industriali.


La Febbre

da un articolo della drssa Fabiola Menon

    Non c’è fenomeno, che il nostro povero corpo sviluppi, più osteggiato della febbre. Da chi viene annientato sul divano da due linee a chi si mette a letto solo se ha almeno un dignitoso 41°, tutti sono concordi nell’affermare che la febbre non va bene. Pertanto deve essere fatta SPARIRE. Non ce n’è, la febbre è il sintomo più combattuto in assoluto. Per la febbre c’è un vero e proprio rifiuto.

     Lo definirei meglio come accanimento. Tanto più grave quanto più si ignora il significato profondo, e salvifico aggiungo, di questo fenomeno che il nostro organismo ci sottopone. Se conoscessimo il significato dell’innalzamento della temperatura del nostro corpo, ci guarderemmo bene dall’ostacolarlo. Ottenendo certamente uno stato di salute superiore. Occupiamoci di capire perché.

     Innanzi tutto, da dove origina la febbre? C’è un luogo, nel nostro corpo, in cui si auto-genera? Certamente si: il tessuto connettivo. Luogo per lo più sconosciuto alla medicina classica, il connettivo è il tessuto più importante del nostro corpo. E, per estensione, il tessuto più importante che gli esseri viventi abbiano a disposizione. Talmente importante che, per noi che ci occupiamo di medicina “allargata”, assume la rilevanza di un organo.

     Al cui interno si verificano le funzioni determinanti per la sopravvivenza, quali:
• tutte le funzioni immunitarie, una sorta di campo di battaglia dove si svolgono le funzioni di difesa del nostro organismo
• tutte le funzioni di nutrizione, scambio e raccolta delle sostanze di rifiuto, prodotte dalle cellule stesse (anche le cellule hanno le immondizie da smaltire…)

     Insomma, all’interno di questo organo si decreta lo stato di salute o di malattia. Ma dove si trova e quali sono le sue caratteristiche?

     Il tessuto connettivo è una sorta di fluido, di liquido denso, che circonda tutte le nostre cellule. Possiamo anche dire, rendendo la cosa più comprensibile, che tutte le cellule sono immerse in questo fluido, che possiamo considerare come una sorta di liquido amniotico. E, con lui, stabiliscono un rapporto dinamico di scambio continuo. Di cosa? Di informazioni chimiche.

     Come noi non potremmo vivere se non fossimo circondati da un’atmosfera di aria, che ci permette di respirare e relazionarci col mondo, allo stesso modo le cellule non sopravvivrebbero se non fossero circondate da questo “mezzo” di sostentamento.

Ed è all’interno di questa matrice fondamentale che si sviluppano i fenomeni infiammatori e, di conseguenza, la febbre.

     Ed ora entriamo nel vivo della questione raccontando che questo fluido ha una caratteristica peculiare: una sorta di doppia vita, un duplice modo di presentarsi nell’arco delle 24 ore. In particolare:
     1. Dalle 3.00 alle 15.00, circa, si presenta particolarmente liquido (stato di sol). In questa fase avviene la demolizione, la raccolta e lo smaltimento delle scorie prodotte dalle cellule. Una vera e propria fase disintossicante e di drenaggio. Questo è anche il momento di grande attività del sistema immunitario. Le “battaglie” avvengono in questa fase.
     2. Dalle 15.00 alle 3.00, circa, si presenta denso, come gelatinoso (stato di gel). In questa fase avviene la ricostruzione cellulare, la fase di nutrizione vera e propria delle cellule.

     Questo duplice modo di presentarsi dipende da una sorta di termostato interno, tarato da millenni di evoluzione, che permette il perfetto scambio di nutrienti/rifiuti.

     Quando noi non ci sentiamo bene subentra, normalmente, uno stato febbrile che ha l’obiettivo di alzare la temperatura generale del corpo, permettendo uno stato perenne di sol (lo stato liquido). È questa la fase in cui il nostro sistema immunitario ci difende da qualsivoglia aggressione. E la temperatura ideale a cui si deve l’ottimizzazione di quest’opera imponente di riconoscimento – attacco – demolizione va dai 38.4 ai 39.0°C.

     Non è un caso che gli stati febbrili si inneschino, per la maggior parte, verso sera. Comunque dopo le 15.00. L’obiettivo, intelligente (ma la natura non potrebbe essere diversa), è quello di mantenere il connettivo nello stato di liquido (sol) più possibile. Condizione necessaria per permettere al nostro reggimento interno di difenderci. Questa fase continua fino a quando non viene ottenuta una pulizia profonda e completa dell’ ambiente, cioè del connettivo.

     Provate a immaginare cosa significa assumere un antipiretico nel bel mezzo di questa fase…… Significa “raffreddare” repentinamente il sistema ottenendo quanto segue:
• Intrappolare, imprigionare, nel connettivo, molecole di scarto. Residui proteici senza un connotato informativo preciso. “Pezzi” di molecole non ben identificate e, quindi attaccabili.
• Generare, di conseguenza, una risposta immunitaria molto forte nei confronti di queste molecole non ben identificate. A lungo andare si pongono le basi per le malattie autoimmuni.

     Meno male che il nostro corpo è molto più saggio di noi e, spesso, se ne infischia dell’antipiretico. Tant’è che dopo poco tempo dall’assunzione, la temperatura torna su come se niente fosse. In barba alle dosi da cavallo di antipiretico. Se prima non capivate questo fenomeno e lo interpretavate come il manifestarsi della “forza” del bacillo (virus? battere?), adesso sapete che il bacillo non c’entra.

     Adesso sapete che il nostro sistema immunitario è più forte di qualsivoglia bacillo, visto che è lì giusto per combatterlo, ma non è più forte della nostra caparbietà di somministrazione di antipiretico. E, giorno dopo giorno, si indebolirà, schiacciato da una montagna di farmaci che lo snervano nel pieno della sua attività principe.

     Ricordiamoci che la febbre è solo un segno, non una malattia. Chiediamoci sempre che cosa c’è dietro.


Attenzione all’uso dei farmaci antipiretici Di Roberto Gava / 22 Marzo 2021 / Medicina

Come ridurre i danni della Tachipirina (paracetamolo)?

Articolo aggiornato al 1 marzo 2021

Tempo fa, è uscita la notizia che svela un altro effetto indesiderato del paracetamolo (principio attivo della famosa Tachipirina® o dell’Efferalgan®):
“Il ruolo del paracetamolo nella patogenesi dell’asma” (1).
La scoperta principale – ha spiegato Julian Crane, lo scienziato che ha coordinato lo studio – è che i bambini che hanno utilizzato il paracetamolo prima di aver compiuto 15 mesi (il 90% di quelli analizzati) hanno il triplo di probabilità in più di diventare sensibili agli allergeni e il doppio di probabilità in più di sviluppare disturbi come l’asma a sei anni rispetto ai bambini che non hanno utilizzato il paracetamolo”.

Indice
  • C’è associazione tra paracetamolo e asma/broncospasmo?
  • Alcuni effetti indesiderati del paracetamolo
  • Il legame tra il paracetamolo e il glutatione
  • 5 consigli per ridurre i danni del paracetamolo
  • Bibliografia

C’è associazione tra paracetamolo e asma/broncospasmo?

In realtà, la notizia è tutt’altro che nuova e non solo per lo studio del The New Zealand Asthma and Allergy Cohort Study Group pubblicato da Wickens e Colleghi nel 2010 (2) e neppure per lo studio del prof. Beasley e Colleghi del Medical Research Institute (sempre Nuova Zelanda) pubblicato nel 2008 (3).
Infatti, gli effetti tossici del paracetamolo (che comunque non è un antinfiammatorio, ma solo un antipiretico-analgesico) sono ampiamente noti da decenni.

Nel 2017, alcuni Autori spagnoli hanno scritto (4):

“L’esposizione al paracetamolo durante la gravidanza è stata analizzata in diversi studi di coorte, mostrando un’associazione tra l’esposizione prenatale al paracetamolo e sviluppo di asma o di broncospasmo durante l’infanzia, soprattutto per un respiro sibilante persistente. […] Diversi studi hanno anche associato l’esposizione al paracetamolo nei primi anni di vita con lo sviluppo dell’asma giovanile. Sono noti diversi meccanismi fisiopatologici che potrebbero spiegare questa reazione avversa del paracetamolo:

  • il blocco della produzione di glutatione,
  • la diminuzione del rilascio di citochine Th1 (protettive), che vengono normalmente prodotte durante la febbre, e che porterebbe poi ad una predominanza delle citochine Th2 (facilitanti le allergie),
  • l’effetto citotossico del paracetamolo sugli pneumociti (cellule che costituiscono l’epitelio degli alveoli polmonari),
  • un effetto modulatore sull’attività della mieloperossidasi (enzima dei globuli bianchi che produce radicali liberi dell’ossigeno per distruggere particelle estranee),
  • il possibile effetto antigenico del paracetamolo mediato dalle IgE (anticorpi prodotti in condizioni allergiche)”.

Già da tutti questi effetti negativi si dovrebbe intuire che meno paracetamolo somministriamo ai bambini meglio è!

Alcuni effetti indesiderati del paracetamolo

Nel libro di farmacologia “L’Annuario dei Farmaci“ che ho scritto più di 30 anni fa (un libro di più di 2000 pagine che raccoglie gli effetti farmacologici di tutti i principi attivi in commercio nel nostro Paese), riportavo:
“Alle dosi terapeutiche, i più comuni effetti del paracetamolo sono: alterazioni ematologiche, vertigini, sonnolenza, difficoltà di accomodazione, secchezza orale, nausea, vomito, … fenomeni allergici (glossite, orticaria, prurito, arrossamento cutaneo, porpora trombocitopenica, broncospasmo) … Il paracetamolo possiede anche un’elevata tossicità acuta dose-dipendente. I danni sono principalmente epatici … con ittero ed emorragie, ma si può avere anche la progressione verso l’encefalopatia, il coma e la morte. … Ci possono essere pure insufficienza renale con necrosi tubulare acuta, aritmie cardiache, agranulocitosi, anemia emolitica, pancitopenia, …”.

Quello che è più importante, però, è un altro punto. Poco più avanti, in quello stesso libro ho infatti scritto:
L’effetto epatotossico è esplicato da un metabolita del paracetamolo (l’N-acetil-p-benzochinone) che viene neutralizzato da un sistema epatico glutatione-dipendente. Dopo che le scorte intraepatotocitarie di glutatione si sono esaurite, il metabolita del paracetamolo si lega con le proteine del citosol epatocitario (circa 10 ore dopo l’assunzione del farmaco) e svolge la sua azione epatotossica“.

La terapia consta della somministrazione (entro le 10 ore) di acetilcisteina endovena, metionina per bocca o, meglio, glutatione per via parenterale (im o ev). Ebbene, la letteratura che riporta questi dati è addirittura del 1967 (cfr Journal of Pharmacology and Experimental Therapeutics 156: 285; 1967).
Sono passati 44 anni da allora e il paracetamolo continua non solo ad essere sintetizzato e diffuso in quantità inimmaginabili, ma anche ad essere somministrato a qualsiasi età: è consigliato addirittura nei neonati!

Il legame tra il paracetamolo e il glutatione

Il problema è che il paracetamolo è un potente farmaco ossidante e consuma le scorte del nostro più importante antiossidante: IL GLUTATIONE! E per di più, quando il glutatione scarseggia, il paracetamolo svolge la sua potente azione epatotossica … ma non solo questa.

Ebbene, pensate che:

  • Il paracetamolo viene consigliato anche ai bambini piccoli e ai neonati, pur sapendo che i bambini (e i neonati in particolare) sono poveri di sostanze antiossidanti (come il glutatione).
  • Sappiamo che la cisteina (aminoacido essenziale per permettere la produzione di glutatione da parte del fegato e del cervello) viene sintetizzata per azione dell’enzima metionina-sintetasi e sappiamo che il mercurio (che è un inquinante presente purtroppo in alcuni cibi, nell’ambiente e anche in alcuni farmaci) blocca l’attivazione di questo enzima con la conseguenza che è più facile che si alteri lo sviluppo cerebrale e si incrementi l’incidenza di autismo e del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), due patologie che oggi, ancora inspiegabilmente e verosimilmente per molteplici motivi, stanno diventando molto comuni.
  • È dimostrato che i bambini autistici hanno il 20% di livelli più bassi di cisteina e il 54% di livelli più bassi di glutatione e questo compromette la loro capacità di detossificarsi e di espellere i metalli come il mercurio o altri . La prudenza consiglierebbe di non somministrare paracetamolo a questi bambini, almeno nei primi anni di vita … ma chi sa individuare questi bambini senza eseguire esami adeguati?
  • Uno studio statunitense del maggio 2018 (5), iniziato per valutare se il paracetamolo (raccomandato come trattamento “sicuro” per il dolore e la febbre durante la gravidanza) è realmente “sicuro” dato che numerosi studi recenti suggeriscono una possibile associazione tra l’uso di questo farmaco in gravidanza e danni del neurosviluppo della prole, ha raccolto i dati disponibili nella letteratura scientifica e ha concluso con le seguenti parole: “Gli studi esaminati suggeriscono un aumento del rischio di danni dello sviluppo neurologico pediatrico a seguito dell’esposizione pre-natale al paracetamolo. Sono urgentemente necessari ulteriori studi con indicazione precisa dell’uso di questo farmaco e valutazione dell’esposizione sia in utero che nei primi anni di vita. Dati i risultati attuali, le donne incinte dovrebbero essere ammonite contro l’uso indiscriminato del paracetamolo. Questi risultati hanno notevoli implicazioni per la salute pubblica”.

Nonostante queste chiarissime evidenze scientifiche, il paracetamolo viene consigliato tutt’oggi come farmaco SICURO dai Servizi di Igiene Pubblica subito dopo ogni vaccinazione dei neonati, addirittura prima che possano sviluppare la febbre o qualche malessere e consigliato per qualsiasi forma febbrile o dolorosa …

Non ci si rende conto che agendo in questo modo si impoverisce l’organismo di glutatione e si facilitano ancor di più i danni da stress ossidativo, i danni dei farmaci (vaccini compresi) e i danni epatici (secondo i dati statunitensi, il paracetamolo è la prima causa di morte per insufficienza epatica tossica).

A buon intenditore poche parole!

5 consigli per ridurre i danni del paracetamolo

1) IL PRIMO CONSIGLIO è quello di non somministrare paracetamolo (almeno abitualmente o come prima scelta) a bambini piccoli, specie se nati immaturi, se hanno assunto farmaci in modo prolungato e se sono stati vaccinati da meno di un mese.

2) IL SECONDO CONSIGLIO è quello di non usare mai il paracetamolo prima o durante una vaccinazione (preferire eventualmente l’ibuprofene a piccole dosi).

3) IL TERZO CONSIGLIO è di cercare di usare medicamenti naturali (fitoterapici, omeopatici o naturopatici) in caso di febbre, specie nei primi due giorni di aumento termico.

4) IL QUARTO CONSIGLIO è di cercare un Medico aperto alle Medicine Naturali (omeopatia in particolare), dotato di molta Sapienza e Buon Senso, che sappia aiutare i genitori ad aumentare le difese immunitarie aspecifiche di loro figlio e che sappia eventualmente gestire le patologie dei primi anni di vita prima di tutto con trattamenti naturali, tra i quali l’Omeopatia è sicuramente la regina, e poi, se proprio serve, con dosi personalizzate di farmaci chimici.

5) COME QUINTO CONSIGLIO raccomando ai genitori di approfondire le loro conoscenze per migliorare lo stile di Vita e in particolare per quanto riguarda il fattore alimentare: non potete immaginare quante patologie e quanti problemi infantili e adolescenziali si risolverebbero se i nostri bambini mangiassero meglio e vivessero un clima sereno in casa!

Le conoscenze per decidere di cambiare il nostro comportamento le abbiamo, ma non possiamo più attendere che siano lo Stato o la Medicina Ufficiale a comunicarcele: oggi ognuno deve darsi da fare e cercare di proteggere la salute propria e quella dei suoi cari.
Spesso, nelle relazioni che tengo a qualche convegno sono solito proiettare alla fine questa frase:

“La salute è un prezioso patrimonio, nostro e dei nostri figli:
non possiamo metterla esclusivamente nelle mani degli altri …
molto probabilmente, chi lo farà la perderà!”.

Bibliografia

  1. 1arquhar, H. et al. The role of paracetamol in the pathogenesis of asthma. Clinical and experimental allergy : journal of the British Society for Allergy and Clinical Immunology 40, 32–41; 10.1111/j.1365-2222.2009.03378.x (2010).
  2. Wickens, K. et al. The effects of early and late paracetamol exposure on asthma and atopy: a birth cohort. Clinical and experimental allergy : journal of the British Society for Allergy and Clinical Immunology 41, 399–406; 10.1111/j.1365-2222.2010.03610.x (2011).
  3. Beasley, R. et al. Association between paracetamol use in infancy and childhood, and risk of asthma, rhinoconjunctivitis, and eczema in children aged 6-7 years: analysis from Phase Three of the ISAAC programme. Lancet (London, England) 372, 1039–1048; 10.1016/S0140-6736(08)61445-2 (2008).
  4. Lourido-Cebreiro, T., Salgado, F.-J., Valdes, L. & Gonzalez-Barcala, F.-J. The association between paracetamol and asthma is still under debate. The Journal of asthma : official journal of the Association for the Care of Asthma 54, 32–38; 10.1080/02770903.2016.1194431 (2017).
  5. Bauer, A. Z., Kriebel, D., Herbert, M. R., Bornehag, C.-G. & Swan, S. H. Prenatal paracetamol exposure and child neurodevelopment: A review. Hormones and behavior 101, 125–147; 10.1016/j.yhbeh.2018.01.003 (2018).  

Altre letture correlate

Tachipirina, Paracetamolo e altri Farmaci per Abbassare la Febbre: Sì o No? — Libro di Stefano Montanari e Antonietta Gatti

Descrizione

Scopri gli effetti dannosi di uno dei farmaci più usati e come usarlo più consapevolmente.

Perché acquistare questo libro

  • Per scoprire benefici e controindicazioni del paracetamolo
  • Per capire quando è bene prendere la tachipirina, e quando invece è meglio evitare
  • Per non dare le medicine per scontate, ma usarle in maniera corretta e consapevole

Dalla quarta di copertina

Che cosa sono la tachipirina® e gli altri farmaci contro la febbre a base di paracetamolo? Cosa contengono? Hanno delle controindicazioni? Come usarli correttamente?

Gli scienziati Stefano Montanari e Antonietta Gatti rispondono a queste a tante altre domande facendo chiarezza su questi farmaci diventati di larghissimo consumo e non sempre utilizzati a proposito. Gli autori ci illustrano la loro azione chimica e gli effetti che essi inducono nel nostro corpo, tenendo conto dell’unicità biologica dell’essere umano e quindi degli effetti diversificati su ognuno di noi.

L’utilizzo di queste medicine, spesso, rappresentano un ostacolo al superamento della malattia per cui viene assunto. La febbre, infatti, svolge un ruolo naturale di antagonismo delle infezioni.

L’opera presenta preziose informazioni per:

  • valutare se e quando somministrare i farmaci a base di paracetamolo, tenendo conto dell’età del paziente, del peso, della presenza di eventuali altre azioni farmacologiche già in atto (ad esempio vaccinazioni);
  • ridurre al minimo la possibilità degli effetti collaterali del farmaco o per evitare di nascondere sintomatologie indicative di processi patologici in atto che, mimetizzate dall’azione febbrifuga del paracetamolo, sfuggirebbero all’osservazione con grave pregiudizio per il paziente;
  • sapere quali sono gli eccipienti e gli effetti dannosi del farmaco; conoscere i rimedi naturali per abbassare la febbre.

In più una sezione speciale sull’analisi al microscopio elettronico delle compresse di paracetamolo e ritrovati metallici in nanoparticelle in esso rinvenuti.



Liberatoria (Disclaimer)

Dichiarazione di non responsabilità: questo articolo non è destinato a fornire consulenza medica, diagnosi o trattamento.
Vitamineral non si assume responsabilità per la scelta degli integratori proposti eventualmente nell’articolo.


image_pdfsalva articolo in PDFimage_printstampa articolo o scarica contenuti