La N-acetilcisteina è associata al miglioramento dopaminergico nella malattia di Parkinson.

Credits immagine Eurfisioterapia

Studio Luglio 2019

La N-acetilcisteina (NAC), molecola ad azione antiossidante presente nell’organismo, mostra ora un potenziale beneficio come parte di un ciclo standard di trattamento per pazienti con malattia di Parkinson (PD), secondo uno studio pubblicato online su “Clinical Pharmacology & Therapeutics”.
La N-acetilcisteina (NAC), molecola ad azione antiossidante presente nell’organismo, mostra ora un potenziale beneficio come parte di un ciclo standard di trattamento per pazienti con malattia di Parkinson (PD), secondo uno studio pubblicato online su “Clinical Pharmacology & Therapeutics“.

In tale studio – condotto dal Dipartimento di Medicina Integrativa e Scienze Nutrizionali, insieme ai Dipartimenti di Neurologia e Radiologia della Thomas Jefferson University di Philadelphia – sono stati riscontrati miglioramenti nei livelli di dopamina, il neurotrasmettitore primario che è specificamente diminuito nel PD, nonché nelle valutazioni cliniche delle capacità mentali e fisiche dei pazienti.

Gli attuali trattamenti per il PD sono generalmente limitati alla sostituzione temporanea della dopamina nel cervello insieme a farmaci progettati per rallentare la progressione della malattia.

Il ruolo dei livelli di glutatione nel cervello

La distruzione delle cellule nervose dopaminergiche nel PD sembra derivare in gran parte dallo stress ossidativo che abbassa i livelli di glutatione, sostanza chimica prodotta dal cervello per contrastare appunto lo stress ossidativo.

Il NAC è un integratore orale ed è disponibile anche in una formulazione endovenosa che viene utilizzata per proteggere il fegato nel sovradosaggio da paracetamolo. Diversi studi iniziali hanno dimostrato che la somministrazione di NAC aumenta i livelli di glutatione nel cervello, ma non era stato testato se tale effetto aumentasse i livelli di dopamina quando i neuroni recuperano la funzione.

L’attuale ricerca ha valutato questo aspetto, rilevando il ricaptatore della dopamina tramite imaging cerebrale medico-nucleare.

Pazienti sottoposti a 123I-DaTSCAN SPECT e valutati clinicamente con UPDRS
«Questo studio è un passo importante nella comprensione di come il NAC possa funzionare quale modalità potenzialmente nuova per la gestione dei pazienti affetti da PD» scrivono gli autori, coordinati da Daniel Monti, Direttore del Dipartimento di Medicina Integrativa e Scienze Nutrizionali e Direttore del Marcus Institute of Integrative Health presso la Thomas Jefferson University.

«Il NAC sembra consentire ai neuroni dopaminergici di recuperare parte della loro funzione» aggiungono.

Questo studio, in particolare, ha sviluppato precedenti scoperte relative al fatto che la NAC può aumentare la funzione della dopamina in pazienti con PD.

Nello studio, 42 pazienti con PD hanno continuato il trattamento in corso e sono stati inseriti in due gruppi: il primo ha ricevuto una combinazione di NAC orale ed endovenoso (IV) per tre mesi (oltre al loro attuale programma di trattamento); il secondo gruppo, costituito dai pazienti controllo, ha ricevuto solo il trattamento standard per il PD per tre mesi.

I pazienti nel gruppo attivo hanno ricevuto 50 mg/kg di NAC IV (endovena) una volta alla settimana e 500 mg di NAC per via orale 2 volte al giorno nei giorni senza somministrazione IV. I soggetti sono stati valutati clinicamente utilizzando l’Unified Parkinson’s Disease Rating Scale (UPDRS), che testa una varietà di sintomi che includono sia la funzione cognitiva che quella motoria.

I pazienti sono stati inoltre sottoposti a scansione cerebrale utilizzando l’imaging SPECT (tomografia a emissione di fotone singolo) con 123I-DaTSCAN, radiotracciante che misura la quantità di trasportatore della dopamina nei gangli della base, l’area più colpita dal processo del PD.

Questa indagine è stata utilizzata per determinare il livello di recupero neuronale. I pazienti sono stati valutati inizialmente e dopo tre mesi di trattamento con NAC o terapia standard.

Gli esiti dello studio e le prospettive aperte

Rispetto ai controlli, i pazienti trattati con NAC presentavano miglioramenti del 4-9% in termini di legame del tracciante radioattivo al trasportatore della dopamina e mostravano anche miglioramenti nel loro punteggio UPDRS di circa il 14%.

Questo studio appare dunque interessante perché suggerisce come una molecola naturale come il NAC possa aiutare a migliorare la funzione e i sintomi dopaminergici nei pazienti con PD. Monti e colleghi, in effetti, sperano che questa ricerca possa aprire nuove strade per il trattamento dei malati di PD.

FONTI



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Dichiarazione di non responsabilità: questo articolo non è destinato a fornire consulenza medica, diagnosi o trattamento.
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