VITAMINA K: Lezioni dal passato

Dedico questo articolo alla memoria di WESTON A. PRICE

 

RIEPILOGO:

ANNO 2024: Nonostante le evidenze i medici attuali ancora temono la Vitamina K perché pensano che abbia attinenza solo con la coagulazione del sangue. I medici di oggi sono indietro di 60 anni.

Dr. Weston A. Price

Il dottor Weston A. Price (1870-1948), un dentista di Cleveland, è stato chiamato “Isaac Newton della nutrizione”. Nella sua ricerca delle cause della carie dentale e della degenerazione fisica che osservò nel suo studio dentistico, passò dalle provette e dai microscopi alle prove non studiate tra gli esseri umani.

Il dottor Price cercò i fattori responsabili dei denti fini tra le persone che li avevano: persone isolate e non industrializzate.

Il mondo divenne il suo laboratorio.

Durante il viaggio, le sue scoperte lo portarono a credere che la carie dentale e le arcate dentarie deformate con conseguente affollamento, denti storti e aspetto poco attraente fossero semplicemente un segno di degenerazione fisica, derivante da ciò che sospettava: carenze nutrizionali.

Price ha viaggiato in tutto il mondo per studiare gruppi umani isolati, inclusi remoti villaggi in Svizzera, comunità gaeliche nelle Ebridi Esterne, eschimesi e indiani del Nord America, isolani melanesiani e polinesiani dei Mari del Sud, tribù africane, aborigeni australiani, Maori neozelandesi e gli indiani del Sud America. Ovunque andasse, il dottor Price scoprì che bei denti dritti, libertà dalla carie, corpi robusti, resistenza alle malattie e caratteri eccellenti erano tipici dei nativi che seguivano la loro dieta tradizionale, ricca di fattori alimentari essenziali.

Per favore, goditi quello che ha da dire. Puoi anche leggere la sua biografia.

Principi senza tempo di diete tradizionali sane secondo Weston Price.

BIOGRAFIA WESTONE PRICE

All’inizio degli anni ’30, un dentista di Cleveland di nome Weston A. Price (1870-1948) iniziò una serie di indagini uniche. Il suo ritratto a sinistra è fornito per gentile concessione della Price-Pottenger Nutrition Foundation che ne detiene il copyright.

Per oltre dieci anni viaggiò in parti isolate del globo per studiare la salute delle popolazioni non toccate dalla civiltà occidentale. Il suo obiettivo era scoprire i fattori responsabili di una buona salute dentale. I suoi studi hanno rivelato che la carie dentale e le arcate dentarie deformate che provocano denti affollati e storti sono il risultato di carenze nutrizionali, non di difetti genetici ereditari.

I gruppi studiati da Price includevano villaggi remoti in Svizzera, comunità gaeliche nelle Ebridi Esterne, popolazioni indigene del Nord e del Sud America, isolani melanesiani e polinesiani dei Mari del Sud, tribù africane, aborigeni australiani e Maori neozelandesi. Ovunque andasse, il dottor Price scoprì che bei denti dritti, assenza di carie, buon fisico, resistenza alle malattie e carattere eccellente erano tipici dei gruppi nativi che seguivano le loro diete tradizionali, ricche di nutrienti essenziali.

Quando il dottor Price analizzò gli alimenti utilizzati dai popoli isolati, scoprì che, rispetto alla dieta americana dei suoi tempi, essi fornivano almeno quattro volte più vitamine idrosolubili, calcio e altri minerali, e almeno DIECI volte più grassi. vitamine solubili, da alimenti di origine animale come burro, uova di pesce, crostacei, frattaglie, uova e grassi animali: gli stessi alimenti ricchi di colesterolo ora evitati dal pubblico americano in quanto poco salutari.

Questi popoli tradizionali e sani sapevano istintivamente ciò che gli scienziati dei tempi del dottor Price avevano recentemente scoperto: che queste vitamine liposolubili, le vitamine A e D, erano vitali per la salute perché agivano come catalizzatori per l’assorbimento dei minerali e l’utilizzo delle proteine. Senza di essi, non possiamo assorbire i minerali, non importa quanto abbondanti possano essere nel nostro cibo. Il dottor Price scoprì un ulteriore nutriente liposolubile, che chiamò Attivatore X, che è presente nel fegato dei pesci e nei crostacei, nelle carni degli organi e nel burro delle mucche che mangiano erba verde in rapida crescita in primavera e autunno.

Tutti i gruppi indigeni avevano una fonte di Attivatore X, ora ritenuto essere la vitamina K2, nella loro dieta.

I gruppi isolati indagati dal Dr. Price comprendevano l’importanza della nutrizione preconcettuale per entrambi i genitori. Molte tribù richiedevano un periodo di alimentazione speciale prima del concepimento, in cui venivano somministrati cibi animali ricchi di nutrienti ai giovani uomini e donne. Questi stessi alimenti erano considerati importanti per le donne incinte e in allattamento e per i bambini in crescita. Price scoprì che erano particolarmente ricchi di minerali e di attivatori liposolubili presenti solo nei grassi animali.

Le persone isolate fotografate da Price – con i loro bei corpi, la facilità di riproduzione, la stabilità emotiva e la libertà da malattie degenerative – sono in netto contrasto con i moderni civilizzati che sopravvivono con i “cibi sostitutivi del commercio moderno”, tra cui zucchero, farina bianca, latte pastorizzato, alimenti a basso contenuto di grassi, oli vegetali e articoli pronti pieni di diluenti e additivi.

Le scoperte e le conclusioni del Dr. Price sono presentate nel suo classico volume, Nutrizione e degenerazione fisica. Il libro contiene fotografie sorprendenti di popoli indigeni belli e sani che illustrano in modo indimenticabile la degenerazione fisica che si verifica quando i gruppi umani abbandonano le diete tradizionali e nutrienti a favore dei moderni cibi pronti.

Le fotografie scattate dal dottor Weston Price illustrano la differenza nella struttura facciale tra quelli che seguono una dieta nativa e quelli i cui genitori avevano adottato le diete “civilizzate” di alimenti trasformati devitalizzati.

I Seminoles “primitivi” nella foto a sinistra hanno facce larghe e attraenti con molto spazio per le arcate dentarie. La ragazza Seminole “modernizzata” a destra, nata da genitori che avevano abbandonato la loro dieta tradizionale, ha un viso ristretto, denti affollati e una ridotta immunità alle malattie.

Foto per gentile concessione della Price-Pottenger Nutrition Foundation, che possiede i diritti d’autore. Tutti i diritti riservati.


Vermeer C, Hamulyak K.
Vitamin K: lessons from the past. (Fonte)

VITAMINA K: LEZIONI DAL PASSATO

TRADUZIONE

La vitamina K fu scoperta agli inizi degli anni ’30 dallo scienziato danese Henrik Dam come fattore liposolubile necessario per la normale emostasi [1].

Nel 1945 il Dr. Weston Price riprese gli studi e si accorse di un altra vitamina con proprietà differenti dalla coagulazione che chiamò “Fattore X”.

Nei successivi 50 anni, medici, scienziati e altri credevano che la coagulazione del sangue fosse l’unico processo fisiologico regolato dalla vitamina K. Durante questo periodo, si scoprì che la vitamina K funziona come coenzima durante la carbossilazione post-traduzionale dei residui di glutammato in gammacarbossi glutammato (Gla) [2].

Si è scoperto che due attività enzimatiche sono associate alla formazione di Gla: la gammaglutamil carbossilasi, che è l’enzima responsabile della formazione di Gla e la concomitante ossidazione dell’idrochinone della vitamina K in epossido di vitamina K.(1980-Weston Price)[], così come il complesso enzimatico della vitamina K-epossido reduttasi mediante il quale l’epossido della vitamina K prodotto nella reazione di carbossilazione viene riconvertito in idrochinone della vitamina K (Baggio-2002-[]).

È sorprendente che ci sia voluto più di mezzo secolo per rendersi conto e stabilire che questo complesso sistema enzimatico è necessario anche per il funzionamento di molte altre proteine non coinvolte nell’emostasi.

La scoperta della prima proteina contenente Gla non coinvolta nella coagulazione del sangue (proteina Gla ossea, nota anche come Osteocalcina) è stata una pietra miliare nel cambiamento dei nostri concetti (1959-[]), ma inizialmente l’importanza di questa scoperta fu riconosciuta solo da coloro che erano coinvolti nella ricerca fondamentale sulla vitamina K.

Ci sono voluti più di due decenni prima che ci si rendesse conto che “la vitamina K non serve più solo per la coagulazione”[].

Dopo la scoperta iniziale dell’Osteocalcina, furono scoperte altre proteine Gla, tra cui la proteina Gla della matrice (MGP, il più potente inibitore della calcificazione dei tessuti molli attualmente conosciuto). []) e la proteina 6 della sequenza di arresto della crescita (Gas6, un regolatore della proliferazione cellulare e dell’apoptosi []). Sorprendentemente, la presenza di proteine Gla non è stata limitata ai mammiferi o ai vertebrati, ma sono state identificate anche proteine Gla altamente specializzate come componenti delle neurotossine delle lumache dei coni [].

Ciò suggerisce che la gammaglutamil carbossilasi vitamina K-dipendente si è sviluppata precocemente nell’evoluzione e potrebbe essere ampiamente diffusa in natura. Negli esseri umani, le proteine Gla hanno dimostrato di funzionare come regolatori chiave di importanti processi fisiologici tra cui la coagulazione del sangue, la calcificazione dei tessuti molli (MGP), la formazione ossea (Osteocalcina), la crescita cellulare e l’apoptosi (Gas6).

La conoscenza dettagliata del genoma umano ha portato all’identificazione di due nuove famiglie di proteine contenenti Gla con funzione sconosciuta, le proteine Gla ricche di prolina (PRGP) e le proteine Gla transmembrana (TMGP). Nei casi in cui conosciamo la loro funzione, la presenza di residui di Gla nelle rispettive proteine Gla è essenziale per la loro attività []. In questo numero Berkner e Runge descrivono la scoperta e il potenziale impatto delle proteine Gla extraepatiche in un’eccellente recensione [].

Dopo la scoperta di così tanti tessuti diversi che richiedono vitamina K e di così tante nuove ed entusiasmanti proteine Gla, ci si potrebbe aspettare che abbiamo imparato la lezione dal passato.

Sfortunatamente, non è vero. In primo luogo, le autorità di regolamentazione producono linee guida per l’assunzione giornaliera raccomandata di vitamina K; nei paesi in cui esistono tali raccomandazioni, si basano sulla necessità umana di mantenere un’emostasi normale.

Tuttavia, il fegato (cioè il luogo in cui vengono sintetizzati i fattori della coagulazione contenenti Gla) è estremamente efficiente nell’estrarre la vitamina K dalla circolazione. È stato dimostrato che nella popolazione sana, con assunzioni di vitamina K adeguate per la completa carbossilazione di tutti i fattori della coagulazione del sangue, il 20-30% dell’Osteocalcina circolante rimane sotto-carbossilata. [].

Nella nostra esperienza basata su migliaia di soggetti, la completa carbossilazione dell’Osteocalcina circolante è estremamente rara nei soggetti senza integrazione (con vitamina K) [,]. È stato dimostrato che la sottocarbossilazione dell’Osteocalcina è comune anche nel tessuto osseo[]. Nuove prove basate su anticorpi specifici per conformazione hanno rivelato che lo stesso vale per MGP (SCHURGERS et al., dati non pubblicati).

L’implicazione di questi risultati è che la protezione contro la calcificazione cardiovascolare è probabilmente non ottimale nella maggior parte della popolazione e che tale protezione può essere migliorata con semplici misure dietetiche, ad esempio aumentando l’assunzione di vitamina K.

Coerentemente con questi risultati, diversi studi basati sulla popolazione suggeriscono che un basso apporto di vitamina K è associato

  • ad un aumento della calcificazione delle arterie,
  • ad un aumento del rischio di infarto miocardico
  • e ad un aumento della mortalità cardiovascolare [,].

La prova finale dell’effetto benefico di un’elevata assunzione di vitamina K sulla salute vascolare è arrivata da uno studio di intervento clinico randomizzato in cui si è scoperto che gli integratori contenenti vitamina K bloccavano completamente la calcificazione delle arterie correlata all’età [].

Prove sempre più numerose suggeriscono che un’elevata assunzione di vitamina K nella dieta contribuisce anche alla salute delle ossa. Quindi:

più vitamina k2 equivale a più salute delle ossa

Vit. K2 e SALUTE DELLE OSSA

Numerosi studi condotti da diversi gruppi hanno dimostrato che l’assunzione di vitamina K nella dieta è direttamente correlata alla massa ossea e inversamente correlata al rischio di frattura [,].

Bassi livelli sierici di vitamina K e alti livelli di Osteocalcina sottocarbossilata sono stati riscontrati in soggetti con ridotta massa ossea e fratture osteoporotiche (Rotterdam Study-il più grande studio sulle vitamine K, 2004[,]).

Inoltre, i dati di uno studio di intervento clinico randomizzato hanno mostrato che un integratore contenente 1 mg al giorno di vitamina K ha comportato una riduzione del 40% del tasso di perdita ossea in postmenopausa []. In questo studio l’effetto della vitamina K è stato misurato come effetto extra in una popolazione in studio già integrata con calcio e vitamina D.

Queste sono ragioni convincenti per aumentare il nostro apporto di vitamina K almeno fino al livello riscontrato nel quartile più alto della popolazione generale, che nei Paesi Bassi è di circa 250 µg al giorno per la vitamina K1 e 50 µg al giorno per la vitamina K2[].

Tuttavia, tutte le attuali linee guida si basano esclusivamente sul bassissimo fabbisogno di vitamina K per la sintesi dei fattori della coagulazione del sangue. Ancora una volta si commette l’errore di concentrarsi sul sistema emostatico.
Tuttavia, numerose evidenze suggeriscono che il fabbisogno di tessuti extraepatici è maggiore.

Un secondo esempio da cui dovremmo imparare dal passato è il campo del

trattamento anticoagulante orale.

Gli anticoagulanti orali come warfarin e acenocumarolo appartengono a una famiglia di farmaci noti come derivati della 4-idrossicumarina, che agiscono come antagonisti della vitamina K. Come spiegato da Berkner e Runge in questo numero (), questi composti inibiscono il riciclo dell’epossido di vitamina K nella sua forma di chinone. Ciò si traduce in una scarsa carbossilazione delle proteine della coagulazione vitamina K-dipendenti che è alla base del loro effetto anticoagulante e antitrombotico.

Gli anticoagulanti orali sono ampiamente utilizzati, ad es. per diminuire il rischio di trombosi e ridurre il reinfarto miocardico. Una questione interessante è se l’effetto dei derivati cumarinici rimanga limitato al fegato o se siano attivi anche in altri tessuti.

Negli esperimenti sugli animali, è stato dimostrato che il warfarin induce calcificazione arteriosa entro 2-4 settimane [], e deformazioni ossee entro diversi mesi [].

  • Nell’uomo, è noto che i derivati cumarinici provocano la sindrome fetale da warfarin, caratterizzata da un’eccessiva calcificazione della cartilagine con conseguente sviluppo osseo anormale [].
  • Negli adulti, il trattamento anticoagulante orale è risultato associato a una ridotta massa ossea e ad un aumento del rischio di fratture []. Recentemente, SCHURGERS et al. hanno dimostrato un significativo eccesso di calcificazione nelle valvole cardiache di soggetti che hanno ricevuto anticoagulanti per > 2 anni (SCHURGERS et al., dati non pubblicati).
  • Un gruppo ad alto rischio di calcificazione arteriosa è quello con insufficienza renale allo stadio terminale ed emodialisi. Tali pazienti possono richiedere una terapia antitrombotica per contrastare le complicanze della calcificazione cardiovascolare.

Dobbiamo tuttavia affrontare la questione se la cattiva salute vascolare possa essere peggiorata dagli anticoagulanti orali.

È interessante notare, a questo proposito, che l’emodialisi è stata menzionata come controindicazione al trattamento con cumarina e che la somministrazione di cumarina è stata identificata come un fattore di rischio per la calcifilassi nei pazienti sottoposti a dialisi [].

D’altra parte, è notevole che anche dopo 50 anni in cui il trattamento con cumarina è stato ampiamente utilizzato, il numero di effetti collaterali segnalati (ad eccezione delle complicanze emorragiche) è rimasto notevolmente basso.

Una spiegazione potrebbe essere che ci siano sistemi di riserva che assumono le funzioni delle proteine Gla extraepatiche una volta che la loro funzione viene eliminata dalle cumarine. In alternativa, queste proteine potrebbero essere coinvolte principalmente in processi fisiologici lenti, così che i loro potenziali effetti collaterali diventino evidenti solo dopo decenni anziché dopo mesi.

Ovviamente, la questione se un paziente abbia bisogno di un trattamento con cumarina deve essere decisa dal medico curante sulla base delle condizioni del paziente. È importante, tuttavia, che nel prendere questa decisione si considerino anche i potenziali effetti collaterali degli anticoagulanti orali.

Nella maggior parte degli ospedali il valore dell’International Normalized Ratio (INR) è il “gold standard” e, anche durante il trattamento anticoagulante orale a lungo termine, i potenziali effetti collaterali come la diminuzione della massa ossea o l’aumento della calcificazione delle arterie non vengono monitorati.

Ci auguriamo sinceramente che l’articolo di Berkner e Runge  () apre gli occhi e contribuirà a un uso più equilibrato degli anticoagulanti orali, degli inibitori dell’aggregazione piastrinica e di altre strategie per trattare l’aumento del rischio di trombosi.

BLIBLIOGRAFIA

REFERENCES

  1. Price, Weston A. Nutrition and Physical Degeneration. Self-published, 1945.
  2. Lee, Royal. “Butter, Vitamin E and the ‘X’ Factor of Dr. Price.” In The Dr. Royal Lee Historical Archive Collection from Selene River Press. Not Dated. http://www.seleneriverpress.com/media/pdf_docs/39_butter.pdf Accessed February 5, 2006.
  3. Bland, Jeffrey. “Combating Cardiovascular Disease: The Search for Dr. Weston Price’s Factor X.” Price-Pottenger Nutrition Foundation. 1980; 5(1).
  4. Baggio B. Fatty acids, calcium and bone metabolism. J Nephrol. 2002; 15: 601-604.
  5. Price Pottenger Nutrition Foundation, personal communication.
  6. Whitney NJ, Mortimore CG. Isolation of the antifungal substance, 6-methoxybenzoxazolinone, from field corn (Zeamays L.) in Canada. Nature. 1959; 184(Suppl 17): 1320.
  7. Sweat FW, Berger PJ. Uterotropic 6-methoxybenzoxazolinone is an adrenergic agonist and a melatonin analog. Moll Cell endocrinol. 1988; 57(1-2): 131-8.
  8. Yoder L. The relation between peroxidation and antirachitic vitamin. J Biol Chem. 1926; 70(1): 297-307.
  9. Mair RD, Graupner J. Determination of Organic Peroxides by Iodine Liberation Procedures. Anal Chem. 1964; 36(1): 194-203.
  10. Willstatter R, Majima R. Über die quantitative Bestimmung der Chinone. Zurch-Ber. 1910; 43: 1171-1175.
  11. Malyshev AI, Iofe II. Potentiometric titration of benzoquinone in maleic acid solutions. J Anal Chem USSR (Engl Trans). 1958; 13: 427-429.
  12. Glavind J. On the existence of lipid peroxides in rat tissue. Br J Nutr. 1972; 27: 19-26.
  13. Chitnis PR. Photosystem I: Function and Physiology. Annu Rev Plant Physiol Plant Mol Biol. 2001; 52: 593-626.
  14. Billeter M, Martius C. Über die Umwandlung von Phyllochinon (Vitamin K1) in Vitamin K2(20) im Tierkörper. Biochem Z. 1960; 333: 430-439.
  15. Thijssen HHW, Drittij-Reijnders MJ. Vitamin K distribution in rat tissues: dietary phylloquinone is a source of tissue menquinone-4. Br J Nutr. 1994; 72: 415-425.
  16. Ronden JE, Thijssen HHW, VERMEER C. Tissue distribution of K-vitamins under different nutritional regimens in the rat. Biochim Biophys Acta. 1998; 1379: 16-22.
  17. Thijssen HHW, Drittij M-J, VERMEER C, Schoffelen E. Menaquinone-4 in breast milk is derived from dietary phylloquinone. Br J Nutr. 2002; 87: 219-226.
  18. Morishita T, Natsuko T, Makino T, Kudo S. Production of Menaquinones by Lactic Acid Bacteria. J Dairy Sci. 1999; 82: 1897-1903.
  19. VERMEER C, Hamulyak K. Vitamin K: lessons from the past. J Thromb Haemost. 2004; 2(12): 2115-7.
  20. Geleijnse JM, VERMEER C, Grobbee DE, SCHURGERS LJ, Knapen MHJ, van der Meer IM, Hofman A, Witteman JCM. Dietary Intake of Menaquinone Is Associated with a Reduced Risk of Coronary Heart Disease: The Rotterdam Study. J Nutr. 2004; 134: 3100-3105.
  21. Spronk HMH, Soute BAM, SCHURGERS LJ, Thijssen HHW, De Mey JGR, VERMEER C. Tissue-Specific Utilization of Menaquinone-4 Results in the Prevention of Arterial Calcification in Warfarin-Treated Rats. J Vasc Res. 2003; 40: 531-537.
  22. Elder SJ, Haytowitz DB, Howe J, Peterson JW, Booth SL. Vitamin K Contents of Meat, Dairy, and Fast Food in the U.S. Diet. J Agric Food Chem. 2006; 54: 463-467.
  23. Buitenhuis HC, Soute BAM, VERMEER C. Comparison of the vitamins K1, K2 and K3 as cofactors for the hepatic vitamin K-dependent carboxylase. Biochim Biophys Acta. 1990; 1034: 170-175.
  24. McKeown NM, Jacques PF, Gundberg CM, Peterson JW, Tucker KL, Kiel KP, Wilson PWF, Booth SL. Dietary and nondietary determinants of vitamin K biochemical measures in men and women. J Nutr. 2002; 132(6): 1329-1334.
  25. Gijsbers BLMG, Jie K-SG, VERMEER C. Effect of food composition on vitamin K absorption in human volunteers. Br J Nutr. 1996; 76: 223-229.
  26. SCHURGERS LJ, VERMEER C. Determination of Phylloquinone and Menaquinones in Food. Haemostasis. 2000; 30: 298-307.
  27. Garber AK, Binkley NC, Krueger DC, Suttie JW. Comparison of Phylloquinone Bioavailability from Food Sources or a Supplement in Human Subjects. J Nutr. 1999; 129: 1201-1203.
  28. Binkley NC, Grueger DC, Kawahara TN, Engelke JA, Chappell RJ, Suttie JW. A high phylloquinone intake is required to achieve maximal osteocalcin gamma-carboxylation. Am J Clin Nutr. 2002; 76: 1055-60.
  29. Thijssen HHW, Vervoot LMT, SCHURGERS LJ, Shearer MJ. Menadione is a metabolite of oral vitamin K. Br J Nutr. 2006; 95: 266.
  30. SCHURGERS LJ, VERMEER C. Differential lipoprotein transport pathways of K-vitamins in healthy subjects. Biochim Biophys Acta. 2002; 1570: 27-32.
  31. VERMEER C, Shearer MJ, Zittermann A, Bolton-Smith C, Szulc P, Hodges S, Walter P, Rambeck W, Stocklin E, Weber P. Beyond deficiency: potential benefits of increased intakes of vitamin K for bone and vascular health. Eur J Nutr. 2004; 43: 325-335.
  32. SCHURGERS LJ, Teunissen KJF, Hamulyak K, Knapen MHJ, Hogne V, VERMEER C. Vitamin K-containing dietary supplements: comparison of synthetic vitamin K1 and natto-derived menaquinone-7. Blood. 2006; [Epub ahead of print].
  33. Berkner KL, Runge W. The physiology of vitamin K nutriture and vitamin K-dependent protein function in atherosclerosis. J Thromb Haemost. 2004; 2(12): 2118-32.
  34. Oliva A, Ragione FD, Fratta M, Marrone G, Palumbo R, Zappia V. Effect of retinoic acid on osteocalcin gene expression in human osteoblasts. Biochem Biophys Res Commun. 1993; 191(3): 908-14.
  35. Koshihara Y, Hoshi K. Vitamin K2 enhances osteocalcin accumulation in the extracellular matrix of human osteoblasts in vitro. J Bone Miner Res. 1997; 12(3): 431-8.
  36. Farzanheh-Far A, Weissberg PL, Proudfoot D, Shanahan CM. Transcriptional regulation of matrix gla protein. Z Kardiol. 2001; 90(Suppl. 3): 38-42.
  37. Kirfel J, Kelter M, Cancela LM, Price PA, Schule R. Identification of a novel negative retinoic acid responsive element in the promoter of the human matrix Gla protein gene. Proc Natl Acad Sci USA. 1997; 94(6): 2227-32.
  38. Luo G, Ducy P, McKee MD, Pinero GJ, Loyer E, Behringer RR, Karsenty G. Spontaneous calcification of arteries and cartilage in mice lacking matrix GLA protein. Nature. 1997; 386: 78-81.
  39. MASTERJOHN. Vitamin D toxicity redefined: Vitamin K and the molecular mechanism. Med Hypotheses. 2006; [Epub ahead of print].
  40. Berkner KL. The Vitamin K-Dependent Carboxylase. Annu Rev Nutr. 2005; 25: 127-49.
  41. Schori TR, Stungis GE. Long-term warfarin treatment may induce arterial calcification in humans: case report. Clin Invest Med. 2004; 27(2): 107-9.
  42. SCHURGERS LJ, Aebert H, VERMEER C, Bultmann B, Janzen J. Oral anticoagulant treatment: friend or foe in cardiovascular disease? Blood. 2004; 104: 3231-3232.
  43. Rishavy MA, Hallgren KW, Yakubenko AV, Zuerner RL, Runge KW, Berkner KL. The vitamin K-dependent carboxylase has been acquired by Leptospira pathogens and shows altered activity that suggests a role other than protein carboxylation. J Biol Chem. 2005; 280(41): 34870-7.
  44. Hoshi K, Kohi N, Yoshihisa S, Koshihara Y. Nuclear Vitamin K2 Binding Protein in Human Osteoblasts. Homologue to Glyceraldehyde-3-Phosphate Dehydrogenase. Biochem Pharmacol. 1999; 58: 1631-1638.
  45. Konishi T, Baba S. Intracellular and Intramitochondrial Distribution of Vitamin K: Biochemical and Electron Microscopic Radioautographic Study. Chem Pharm Bull. 1973; 21(1): 2479-2487.
  46. Denisova NA, Booth SL. Vitamin K and Sphingolipid Metabolism: Evidence to Date. Nutr Rev. 2005; 63(4): 110-121.
  47. Calandra JC, Fancher OE, Fosdick LS. The effect of synthetic vitamin K and related compounds on the rate of acid formation in saliva. J Dent Res. 1945; 24: 31-37.
  48. Armstrong WD, Knutson JW. Effect of Quinones on Acid Formation in Saliva. Proc Soc Exper Biol & Med. 1942; 52: 307-310.
  49. Burrill DY, Calandra JC, Tilden EB, Fosdick LS. The effect of 2-methyl-1,4-naphthoquinone on the incidence of dental caries. J Dent Res. 1945; 24: 273-282.
  50. Medical Department Professional Service Schools. Bull YS. Army Med Dept. 1946; 5: 265. As cited in Makila E. Salivary Vitamins. Internat. Z. Vit. Forschung. 1968; 38: 260-269.
  51. Gebauer H. Vitamin K als Cariesprophylaktikum. Dtsch Zahnarztl Z. 1955; 10(7): 555-6.
  52. Glavind J, Granados H, Hansen A, Schilling K, Kruse I, Dam H. The Presence of Vitamins in the Saliva. Internat Z Vit Forschung. 1948; 20: 234-237.
  53. Zacharski LR, Rosenstein R. Reduction of Salivary Tissue Factor (Thromboplastin) Activity by Warfarin Therapy. Blood. 1979; 53(3): 366-374.
  54. Huang GT-J, Shagramanova K, Chan SW. Formation of Odontoblast-Like Cells from Cultured Human Dental Pulp Cells on Dentin In Vitro. J Endod. 2006; 32: 1066-1073.
  55. Trueb B, Taeschler S, Schild C, Lang NP. Expression of phosphoproteins and amelotin in teeth. Int J Mol Med. 2007; 19: 49-54.
  56. Thaweboon S, Thaweboon B, Choonharuangdej S, Chunhabundit P, Suppakpatana P. Induction of type I collagen and osteocalcin in human dental pulp cells by retinoic acid. Southeast Asian J Trop Med Public Health. 2005; 36(4): 1066-9.
  57. Shiba H, Uchida Y, Kamihagi K, Sakata M, Fujita T, Nakamura S, Takemoto T, Kato Y, Kurihara H. Transforming Growth Factor-ß1 and Basic Fibroblast Growth Factor Modulate Osteocalcin and Osteonectin/SPARC Syntheses in Vitamin-D-activated pulp cells. J Dent Res. 2001; 80(7): 1653-1659.
  58. Rhode CM, DeLuca HF. All-trans Retinoic Acid Antagonizes the Action of Calciferol and Its Active Metabolite, 1,25-Dihydroxycholecalciferol, in Rats. J Nutr. 2005; 135: 1647-1652.
  59. Boskey AL, Gadaleta S, Gundberg C, Doty SB, Ducy P, Karsenty G. Fourier transform infrared microspectropic analysis of bones of osteocalcin-deficient mice provides insight into the function of osteocalcin. Bone. 1998; 23(3): 187-96.
  60. Luukinen H, Kakonen SM, Pettersson K, Koski K, Laippala P, Lovgren T, Kivela SL, Vaananen HK. Strong prediction of fractures among older adults by the ratio of carboxylated to total serum osteocalcin. J Bone Miner Res. 2000; 15(12): 2473-8.
  61. Cockayne S, Adamson J, Lanham-New S, Shearer MJ, Gilbody S, Torgerson DJ. Vitamin K and the Prevention of Fractures. Arch Intern Med. 2006; 166: 1256-1261.
  62. Konishi T, Baba S, Sone H. Whole-body Autoradiographic Study of Vitamin K Distribution in Rat. Chem Pharm Bull. 1973; 21(1): 220-224.
  63. SCHURGERS LJ, Teunissen KJF, Knapen MHJ, Kwaijtall M, van Diest R, Appels A, Reutelingsperger CP, Cleutjens JPM, VERMEER C. Novel Conformation-Specific Antibodies Against Matrix gamma-Carboxyglutamic Acid (Gla) Protein. Undercarboxylated Matrix Gla Protein as Marker for Vascular Calcification. Arterioscler Thromb Basc Biol. 2005; 25: 1629-1633.
  64. Thijssen HHW, Drittij-Reijnders MJ, Fischer MAJG. Phylloquinone and Menaquinone-4 Distribution in Rats: Synthesis rather than Uptake Determines Menaquinone-4 Organ Concentrations. J Nutr. 1996; 126: 537-543.
  65. SCHURGERS LJ, Spronk HMH, Soute BAM, Schiffers PM, DeMey JGR, VERMEER C. Regression of warfarin-induced medial elastocalcinosis by high intake of vitamin K in rats. Blood. 2006; [Epub ahead of print].
  66. Erkkila AT, Booth SL, Hu FB, Jacques PF, Manson JE, Rexrode KM, Stampfer MJ, Lichtenstein AH. Phylloquinone intake as a marker for coronary heart disease risk but not stroke in women. Eur J Clin Nutr. 2005; 59: 196-204.
  67. Erkkila AT, Booth SL, Hu FB, Jacques PF, Lichenstein AH. Phylloquinone intake and risk of cardiovascular diseases in men. Nutr Metab Cardiovasc Dis. 2007; 17: 58-62.
  68. Braam L, McKeown N, Jacques P, Lichtenstein A, VERMEER C, Wilson P, Booth S. Dietary Phylloquinone Intake as a Potential Marker for a Heart-Healthy Dietary Pattern in the Framingham Offspring Cohort. J Am Diet Assoc. 2004; 104: 1410-1414.
  69. Thijssen HHW, Drittij-Reijnders MJ. Vitamin K status in human tissues: tissue-specific accumulation of phylloquinone and menaquionone-4. Br J Nutr. 1996; 75: 121-127.
  70. Han X, M Holtzman D, McKeel DW Jr, Kelley J, Morris JC. Substantial sulfatide deficiency and ceramide elevation in very early Alzheimer’s disease: potential role in disease pathogenesis. J Neurochem. 2002; 82(4): 809-18.
  71. Cocchetto DM, Miller DB, Miller LL, Bjornsson TD. Behavioral perturbations in the vitamin K-deficient rat. Physiol Behav. 1985; 34(5): 727-34.
  72. Bosio A, Binzeck E, Stoffel W. Functional breakdown of the lipid bilayer of the myelin membrane in central and peripheral nervous system by disrupted galactocerebroside synthesis. Proc Natl Acad Sci USA. 1996; 93: 13280-13285.
  73. Carrie I, Portoukalian J, Vicaretti R, Rochford J, Potvin S, Ferland G. Menaquinone-4 Concentration is Correlated with Sphingolipid Concentrations in Rat Brain. J Nutr. 2004; 134: 167-172.
  74. Shankar SL, O’Guin K, Cammer M, McMorris FA, Stitt TN, Basch RS, Varnum B, Shafit-Zagardo B. The Growth Arrest-Specific Gene Product Gas6 Promotes the Survival of Human Oligodendrocytes via a Posphatidylinositol 3-Kinase-Dependent Pathway. J Neurosci. 2003; 23(10): 4208-4218.
  75. Li J, Lin JC, Wang H, Peterson JW, Furie BC, Furie B, Booth SL, Volpe JJ, Rosenberg PA. Novel Role of Vitamin K in Preventing Oxidative Injury to Developing Oligodendrocytes and Neurons. J Neurosci. 2003; 32(13): 5816-5826.
  76. Sakamoto N, Nishiike T, Iguchi H, Sakamoto K. Possible effects of one week vitamin K (menaquinone-4) tablets intake on glucose tolerance in healthy young male volunteers with different descarboxy prothrombin levels. Clin Nutr. 2000; 19(4): 259-263.
  77. VERMEER C, Soute BAM, Ulrich MMW, van de Loo PGF. Vitamin K and the Urogenital Tract. Haemostasis. 1986; 16: 246-257.
  78. Howe AM, Lipson AH, de Silva M, Ouvrier R, Webster WS. Severe Cervical Dysplasia and Nasal Cartilage Calcification Following Prenatal Warfarin Exposure. Am J Med Genet.1997; 71: 391-396.
  79. Tokita H, Tsuchida A, Miyazawa K, Ohyashiki K, Katayanaqi S, Sudo H, Enomoto M, Takaqi Y, Aoki T. Vitamin K2-induced antitumor effects via cell-cycle arrest and apoptosis in gastric cancer cell lines. Int J Mol Med. 2006; 17(2):2355-43.
  80. Unden G, Bongaerts J. Alternative respiratory pathways of Escherichia coli: energetics and transcriptional regulation in response to electron acceptors. Biochim Biophys Acta. 1997; 1320: 217-234.
  81. Suttie JW. The importance of menaquinones in human nutrition. Annu Rev Nutr. 1995; 15: 399-417.

WESTON PRICE ED IL FATTORE X

I primi studi di maggior rilevanza e pionieristici sulla vitamina K2 risalenti al 1945 sono opera del dr Weston Price  e lo leggiamo proprio sul sito della Weston Price Foundation:

Sulle tracce dell’inafferrabile X-Factor: un mistero vecchio di sessantadue anni finalmente risolto

TRADUZIONE

Riepilogo dell’articolo Nel 1945, il dottor Weston Price descrisse “un nuovo attivatore simile alla vitamina” che svolgeva un ruolo influente nell’utilizzo dei minerali, nella protezione dalla carie, nella crescita e nello sviluppo, nella riproduzione, nella protezione contro le malattie cardiache e nel funzionamento del cervello.

Un test chimico, determinò che questo composto, che chiamò Attivatore X, era presente nel grasso del burro, negli organi e nel grasso degli animali che consumavano erba verde a crescita rapida, e anche in alcuni frutti di mare come le uova di pesce.

Price morì prima che la ricerca degli scienziati russi diventasse nota in Occidente.

Questi scienziati hanno utilizzato lo stesso test chimico per misurare un composto simile alla vitamina K. La vitamina K2 è prodotta dai tessuti animali, comprese le ghiandole mammarie, dalla vitamina K1, che si trova nelle piante verdi a crescita rapida.

Un numero crescente di ricerche pubblicate conferma le teorie ed esperimenti del Dr. Price, cioè che la vitamina K2 è importante per l’utilizzo dei minerali, protegge dalla carie, sostiene la crescita e lo sviluppo, è coinvolta nella normale riproduzione, protegge dalla calcificazione delle arterie che porta alle malattie cardiache ed è un componente importante del cervello.

La vitamina K2 funziona in sinergia con gli altri due “attivatori liposolubili” studiati da Price, le vitamine A e D. Le vitamine A e D segnalano alle cellule di produrre determinate proteine e la vitamina K attiva quindi queste proteine.

La vitamina K2 svolge un ruolo cruciale nello sviluppo delle ossa facciali e la sua presenza nella dieta delle popolazioni non industrializzate spiega l’ampia struttura facciale e l’assenza di deformità dentali osservate da Weston Price.


Altri articoli inerenti pubblicati su Vitamineral


Liberatoria (Disclaimer)

Dichiarazione di non responsabilità: questo articolo non è destinato a fornire consulenza medica, diagnosi o trattamento.
Vitamineral non si assume responsabilità per la scelta degli integratori proposti eventualmente nell’articolo.


image_pdfsalva articolo in PDFimage_printstampa articolo o scarica contenuti