Rame, un importante minerale traccia

Che Cos’è il Rame

Il rame è un minerale traccia, essenziale per l’organismo umano. Questo significa che – nonostante sia necessario in piccolissime quantità (ne basta un millesimo di grammo al giorno) – il corpo ha bisogno di rame per rimanere in salute.

Il corpo di un individuo adulto di 70 kg contiene circa 110 mg di rame, di cui il 50% si trova nelle ossa e nei muscoli, il 15% nella pelle, il 15% nel midollo osseo, il 10% nel fegato e l’8% nel cervello 1.

L’apporto nutrizionale consigliato per il rame è di circa 1 mg al giorno per gli adulti. Tale quantità viene facilmente soddisfatta attraverso una dieta varia ed equilibrata. Frattaglie, crostacei, noci, semi e cereali integrali rientrano tra le fonti più ricche di questo minerale.

Sia l’eccesso che la carenza di rame hanno un impatto negativo sulla salute. Fortunatamente, sono entrambe rare.

Il rame è parte integrante (cofattore) di un gruppo di enzimi importanti per il metabolismo del ferro, la produzione di energia, la funzione antiossidante e la sintesi e il mantenimento del tessuto connettivo 2.

Non potendolo sintetizzare autonomamente, il nostro organismo ottiene il rame di cui ha bisogno attraverso la dieta.

Tra gli alimenti ricchi di rame ricordiamo ostriche, noci, semi, aragoste, fegato, verdure a foglia verde e cioccolato fondente. Il rame si trova in un’ampia varietà di alimenti e abbonda nelle frattaglie, nei molluschi, nei crostacei, nelle noci e nei semi. Anche i cereali integrali sono buone fonti di rame.

La maggior parte degli adulti dei paesi sviluppati ottiene quantità adeguate di rame attraverso la dieta, gli integratori e l’acqua potabile 1.

A Cosa Serve il Rame

Il corpo umano ha bisogno di rame per la normale crescita, la forza ossea, la funzione immunitaria e la salute cardiovascolare.

Nel dettaglio, il rame partecipa:

  • alla sintesi di melanina, partecipando all’attività del cuproenzima tirosinasi, necessario per la formazione del pigmento melanina (responsabile del colore di capelli, pelle e occhi) 3.

Carenza di Rame

Considerando la presenza abbastanza ubiquitaria del rame nei vari alimenti, è fortunatamente facile soddisfare il fabbisogno giornaliero di questo oligoelemento. Pertanto, le carenze dietetiche di rame sono rare.

L’assunzione alimentare media di rame negli Stati Uniti è di circa 1,0-1,1 mg al giorno per le donne adulte e da 1,2 a 1,6 mg al giorno per gli uomini adulti 5. Tuttavia, le persone carenti di rame vengono identificate sempre più spesso, per cui la carenza sembra oggi più comune rispetto al passato 5, 6, 7.

7.

  • L’aumento del consumo di alimenti ultra-trasformati, così come un generale evitamento dei cibi ricchi di rame, possono svolgere un ruolo nella diffusa insufficienza di questo oligoelemento.
  • Ad esempio, l’elevata assunzione di fruttosio (un componente dello zucchero da tavola) induce negli animali una carenza di rame per alterato assorbimento intestinale 93.
  • Si segnala inoltre una riduzione media del contenuto di rame negli alimenti osservata negli ultimi decenni 7.

Soggetti a rischio

  • persone che assumono alte dosi di integratori di zinco, che possono interferire con la capacità di assorbire il rame.
  • Sintomi e conseguenze

    I sintomi della carenza di rame includono:

    • Convulsioni (in casi gravi).

    Il morbo di Alzheimer, la cardiopatia ischemica e l’osteoporosi sono le malattie umane più probabili dovute a basse assunzioni di rame 1.

    Proprietà e Benefici

    Le numerose attività biologiche del rame lo rendono potenzialmente utile nel controllo dell’invecchiamento e delle sue conseguenze.

    Soprattutto in caso di carenza, l’integrazione di rame può contribuire al:

    • mantenimento della normale attività del sistema immunitario.

    A completare l’azione antiaging del rame, concorrono le attività:

    • neuroprotettive, come osservato in diversi studi nei quali carenze di questo minerale sono state associate a condizioni demielinizzanti, a un incremento dell’incidenza di sintomi neurologici e cognitivi o a vere e proprie patologie ad andamento cronico-degenerativo come l’Alzheimer 6, 7.

    Fonte

    Magazine X115

    Leggi anche su:

    Magazine X115

    HSN Store Blog

     


    Esempi di Integrazione con Rame

    Per uso interno ed uso esterno

    Uso INTERNO:

    Oligoelementi in soluzione acquosa (sublinguali)

     

    Uso Esterno

    Cerotto in Rame Anti-Dolore

    Cerotto in Rame Anti-Dolore

    Contro le tensioni muscolari – proprietà auto-riscaldanti

    Può essere utile trovare forme di integrazione associata ad altri oligolementi e minerali traccia visto che la quantità di Rame richiesta dal fabbisogno è veramente esigua, onde evitare troppi integratori da assumere.


    Integrazioni che si trovano più spesso sono quelle associando Rame ad altri oligoelementi

    Oligoelementi in soluzione acquosa


    Chelato di Selenio, Rame e Zinco

    EFFETTI E FUNZIONALITA’ SPECIFICHE

    Lo Zinco:

    • Contribuisce alla normale funzione del sistema immunitario
    • Aiuta a proteggere le cellule dallo stress ossidativo
    • Aiuta a mantenere la normale condizione delle ossa
    • Aiuta a mantenere la salute di capelli, unghie e pelle.

    Il Selenio:

    • Contribuisce alla normale funzione del sistema immunitario
    • Aiuta a proteggere le cellule dallo stress ossidativo
    • Aiuta a mantenere la normale funzione tiroidea
    • Contribuisce alla normale spermatogenesi
    • Aiuta a mantenere la salute di capelli e unghie.

    Il Rame:

    • Contribuisce alla normale funzione del sistema immunitario
    • Aiuta a proteggere le cellule dallo stress ossidativo
    • Contribuisce al mantenimento della normale condizione dei tessuti connettivi
    • Supporta il metabolismo
    • Contribuisce al normale funzionamento del sistema nervoso
    • Contribuisce alla normale pigmentazione dei capelli e della pelle.

     




    Osteoporosi. Il calcio non è l’unico minerale costituente delle ossa

    Credits Immage: CB- Creative Bloq

    Spesso si prende uno o due integratori e si pensa che magari riescano da soli a fare il lavoro, ma non è così semplice ripristinare il tessuto osseo perduto se ci sono delle condizioni che continuano a consumarlo. Ad esempio se si continua a fare una vita sedentaria o prendere farmaci, fumare, o prendere vitamina D senza tutti i cofattori.

    Il presente articolo mostra i principali nutrienti e strategie per il sostegno della struttura ossea, ma non si fa carico della personale diagnosi, cura e monitoraggio delle ossa. Pertanto, ogni integrazione qui consigliata potrebbe senza dubbio essere la base di discussione con il vostro medico.

    L’osteoporosi non è soltanto perdita di calcio. Nelle ossa troviamo almeno 12 minerali:




    Selenio – Un antiossidante per prevenire la degenerazione cellulare

    Cos’è il selenio?

    Il selenio è un oligoelemento essenziale che non puó essere prodotti dal corpo umano, per cui ha bisogno di essere assunto dall’organismo attraverso la dieta.

    Si trova principalmente nei muscoli, nei reni e nel fegato. La quantità totale di selenio nel corpo umano è approssimativamente 10-15 mg. I livelli di selenio possono essere valutati con un esame del sangue.

    Funziona come un potente antiossidante che combatte i radicali liberi e previene la degenerazione cellulare.

    Attiva e stabilizza il sistema immunitario, favorendo e velocizzando la guarigione dalle malattie. Il selenio genera gli anticorpi che difendono l’organismo da qualsiasi attacco. Gli studi clinici hanno dimostrato che il selenio inibisce la comparsa di cellule tumorali.

    Il selenio è basilare per il corpo umano: interviene nel metabolismo cellulare, proporziona l’energia, aiuta a prevenire la comparsa delle malatte, e protegge l’organismo dai danni causati dai radicali liberi.

    Proprietà del selenio

    Protegge le cellule dagli effetti nocivi causati dai radicali liberi e dai raggi UV, che possono danneggiare le pareti cellulari e il genotipo. Il selenio blocca anche lo stress ossidativo e la carica negativa dei metalli pesanti tossici, come il piombo e il mercurio.

    Inoltre, fortifica il sistema immunitario grazie ai suoi effetti antinfiammatori e interviene nel funzionamento ottimale della ghiandola tiroidea.

    Integratori di Selenio e Salute

    Gli integratori di selenio possono aiutare a rafforzare il sistema immunitario, come dimostrato nelle persone con influenza, tubercolosi ed epatite C 3.

    Una revisione di 69 studi su oltre 350.000 persone ha scoperto che avere un livello ematico elevato di selenio era associato a un minor rischio di alcuni tipi di tumore, inclusi tumori al seno, ai polmoni, al colon e alla prostata 4.

    È importante notare che questo effetto era associato solo al selenio ottenuto attraverso gli alimenti, non agli integratori. La mancanza di un effetto benefico della supplementazione di selenio è stata supportata in una meta-analisi di studi randomizzati controllati 5.

    In un’analisi di 25 studi osservazionali, un aumento del 50% dei livelli ematici di selenio è stato associato a una riduzione del 24% del rischio di malattie cardiache 6.

    Una revisione di 16 studi controllati su oltre 43.000 persone con malattie cardiache ha mostrato che l’assunzione di integratori di selenio ha ridotto gli indici di infiammazione (i livelli della proteina C-reattiva). Inoltre, ha aumentato i livelli di glutatione perossidasi, un potente antiossidante 7.

    Uno studio ha scoperto che somministrare alle persone con asma 200 mcg di selenio al giorno riduceva l’uso dei farmaci corticosteroidi usati per controllare i loro sintomi 8.

    Prove preliminari da studi controllati randomizzati suggeriscono che l’integrazione di selenio può prevenire la progressione della carica virale e aumentare il conteggio delle cellule immunitarie nei pazienti positivi all’HIV 9, 10.

    Fabbisogno

    Le quantità di selenio di cui l’organismo ha bisogno dipendono dall’età. L’apporto giornaliero raccomandato (55 µg/giorno per l’adulto), si basa sulla quantità necessaria per massimizzare l’attività del glutatione, un importantissimo enzima antiossidante dipendente dal selenio.

    Carenza di Selenio

    Nonostante il deficit di Selenio, legato a carenze nutrizionali, sia fortunatamente raro, esistono alcune patologie caratterizzate da un aumentato rischio di tale deficit.

    Le categorie più a rischio per una carenza di selenio sarebbero:

    • pazienti sottoposti a nutrizione parenterale totale;
    • pazienti dializzati;
    • pazienti con HIV;
    • pazienti affetti da patologie infiammatorie intestinali;
    • pazienti sottoposti a regimi dietetici particolari, come nel caso della fenilchetonuria;
    • individui esposti a un deficit ambientale e dietetico di Selenio, come gli abitanti di particolari territori montuosi.

    La carenza di selenio potrebbe quindi contribuire all’insorgenza di evidenti manifestazioni cliniche, come stanchezza muscolare, affaticabilità, problemi  articolari e problemi cardiovascolari.

    La carenza di selenio può causare seri problemi di salute, inclusa la malattia di Keshan, un estremo indebolimento del cuore che può causare insufficienza cardiaca. D’altra parte, l’eccesso di selenio nel sangue è associato a diabete e iperglicemia.

    Deficit di selenio

    La mancanza di selenio può manifestarsi tramite i seguenti sintomi:

    • Debolezza muscolare, difficoltà a deambulare
    • Aumento della suscettibilità alle infezioni, come i raffreddori
    • Squame sulla pelle
    • Stress
    • Affaticamento
    • Debolezza e cattivo aspetto del capello e delle unghie

    Selenio negli alimenti

    Il selenio si trova specialmente negli alimenti di origine animale, come la carne (specialmente fegato e reni), pesce, frutti di mare e latte. Tra gli alimenti vegetali ricchi di selenio troviamo le noci, le noci del Brasile e le verdure.

    La quantità di questo minerale assunto tramite la dieta varia considerabilmente a seconda di ogni zona o regione, per questo si raccomanda di assumere integratori alimentari di selenio per evitare la sua carenza nell’organismo.

    Raccomandazioni sull’assunzione

    Le necessità di selenio possono essere maggiori in determinati gruppi di persone, in funzione del loro stato di salute o delle malattie di cui soffrono. L’assunzione aggiuntiva di vitamine A, C ed E può migliorare gli effetti del selenio sull’organismo.

    Un buon metodo per rafforzare il sistema immunitario e aumentare le difese consiste nell’assumere selenio combinato con lo zinco.

    Il Selenio è disponible in varie forme:

    • Selenato
    • Selenocisteina
    • Selenometionina
    • Seleniuro di dimetilo
    • Ion trimetilselenium
    • Selenoetere
    • Selenobetaina

    Per chi è necessaria l’assunzione di selenio?

    In determinate situazioni, o per alcune persone in particolare, ci possono essere più necessità di assumere una maggior quantità di selenio. Gli studi clinici hanno dimostrato che è un aiuto importante per il trattamento di diverse malattie.

    In funzione di ciò, l’assunzione aggiuntiva di selenio è fondamentale nei seguenti casi:

    • Donne incinte o madri in periodo di allattamento
    • Persone con un sistema immunitario debole
    • Vegani, che assumono solo proteine di origine vegetale
    • Pazienti con tumori
    • Uomini con scarsa mobilità di spermatozoi o astenozoospermia
    • Donne con mestruazioni abbondanti
    • Pazienti in dialisi
    • Pazienti con diabete mellitus
    • Persone con malattie al cuore
    • Persone con malattie intestinali croniche
    • Soggetti che consumano elevate quantità di alcool
    • Persone che seguono un’alimentazione poco variata o poco salutare
    • Come protezione allo stress ossidativo
    • Come protezione contro le radiazioni solari
    • Per i fumatori

    Reazioni avverse e interazioni

    L’eccessivo uso di integratori a base di selenio potrebbe contribuire all’insorgenza di manifestazioni clinicamente rilevanti.

    La cosiddetta selenosi, ossia un’intossicazione cronica da selenio, potrebbe infatti determinare la perdita di capelli e più in generale una maggiore fragilità degli annessi cutanei. Noti sono anche gli effetti collaterali a livello del tratto gastroenterico, nonché l’astenia, l’irritabilità, i rashes cutani ed infine i disturbi neuropsichiatrici.

    I sintomi dell’eccesso di selenio possono includere:

    • Alito con odre di aglio
    • Nausea
    • Diarrea
    • Eruzioni cutanee
    • Irritabilità
    • Sapore metallico in bocca
    • Capelli fragili o unghie
    • Perdita di capelli o unghie
    • Denti scoloriti
    • Problemi al sistema nervoso

    Assunzioni estremamente elevate di selenio possono causare gravi problemi, tra cui difficoltà respiratorie, tremori, insufficienza renale, attacchi di cuore e insufficienza cardiaca.

    Inoltre, non sarebbero da escludere interazioni farmacologiche o ripercussioni biologiche in pazienti sottoposti a terapia con statine o anticoagulanti orali.

    Poiché alcune evidenze suggeriscono che alte concentrazioni sieriche di selenio possono avere effetti negativi sul controllo glicemico, gli individui con un elevato stato di selenio e/o quelli a rischio di diabete mellito di tipo 2 dovrebbero evitare di assumere integratori di selenio 11, 12, 13.

    La seguente tabella riporta gli apporti massimi quotidiani di selenio che verosimilmente non causano problemi nella popolazione sana (UL).

    Opinione di nutrizionisti ed esperti

    Rafforza il sistema immunitario

    L’assunzione adeguata di selenio, combinata con una dieta equilibrata e la pratica regolare di esercizio fisico è un fattore importante per la produzione degli anticorpi di cui l’organismo ha bisogno. Il selenio aumenta le difese e riduce le infiammazioni, proteggendo il corpo dalla comparsa di malattie.

    Previene la degenerazione cellulare

    Gli studi clinici hanno dimostrato che ha un effetto positivo sulla tolleranza alle medicine e radioterapie usate per trattare il cancro. Tuttavia, ha anche un effetto preventivo contro le apparizioni del cancro, grazie alle difese che proporziona contro i radicali liberi. Nel concreto, si è dimostrato che mantenere livelli sufficienti di selenio riduce considerabilmente il rischio di sviluppare cancro della prostata.

    Fonti dell’Articolo

    Fonti Bibliografiche

    • Hasani M, Djalalinia S, Sharifi F, Varmaghani M, Zarei M, Abdar ME, Asayesh H, Noroozi M, Kasaeian A, Gorabi AM, Qorbani M. Effect of Selenium Supplementation on Lipid Profile: A Systematic Review and Meta-Analysis. Horm Metab Res. 2018 Oct;50(10):715-727. doi: 10.1055/a-0749-6655. Epub 2018 Oct 12.
    • The role of selenium in thyroid gland pathophysiology
    • The Epidemiology of Selenium and Human Cancer
    • Selenium in the environment, metabolism and involvement in body functions.

    Altri 42.000 risultati
    per la ricerca sul Selenio
    li trovi sulla
    National Library of Medicine

     


    Alcune proposte di Integratori di SELENIO


    AGGIORNAMENTO DEGLI STUDI SU SELENIO E PROSTATA

    Il selenio Previene la degenerazione cellulare

    Gli studi clinici hanno dimostrato che ha un effetto positivo sulla tolleranza alle medicine e radioterapie usate per trattare il cancro. Tuttavia, ha anche un effetto preventivo contro le apparizioni del cancro, grazie alle difese che proporziona contro i radicali liberi. Nel concreto, si è dimostrato che mantenere livelli sufficienti di selenio riduce considerabilmente il rischio di sviluppare cancro della prostata.

    In un altro studio, invece più vecchio, si dice:

    Il cancro alla prostata è il quarto tumore più comune negli uomini in tutto il mondo e il cancro più comune negli uomini negli Stati Uniti, con tassi di incidenza segnalati per i neri statunitensi che sono i più alti al mondo. L’eziologia del cancro alla prostata e una spiegazione per la disparità razziale nell’incidenza negli Stati Uniti rimangono sfuggenti.

    Studi epidemiologici suggeriscono che il selenio, un oligoelemento essenziale, può proteggere dalla malattia.

    Per esplorare ulteriormente questa ipotesi, abbiamo misurato il selenio sierico in 212 casi e 233 controlli partecipanti a uno studio caso-controllo multicentrico basato sulla popolazione che includeva numeri comparabili di uomini bianchi e neri statunitensi di età compresa tra 40 e 79 anni.
    In conclusione, i nostri risultati suggeriscono un rischio moderatamente ridotto di cancro alla prostata a concentrazioni sieriche di selenio più elevate, una scoperta che ora può essere estesa per includere i neri statunitensi. Poiché l’esposizione al selenio varia ampiamente nel mondo, sono giustificate ulteriori ricerche sulle concentrazioni ottimali per la prevenzione del cancro.


    Questo studio, un anno dopo da quello sopra è più tranquillizzante:

    Sono stati analizzati i risultati completi di 13 anni della sperimentazione sulla prevenzione nutrizionale del cancro, provocando alcune speculazioni sulla robustezza dei risultati precedentemente riportati sulla riduzione dei rischi di cancro mediante integratori di selenio (Se) in una coorte di americani più anziani.
    Queste analisi hanno confermato che la supplementazione di Se è stata associata a marcate riduzioni dei rischi di carcinomi totali (tutti i siti tranne la pelle) e di tumori della prostata e del colon-retto.

    Di questi effetti del trattamento in profondità, il più robusto è stato quello per il cancro alla prostata, che era più frequente ed è stato confermato dal livello sierico dell’antigene prostatico specifico.

    Recenti analisi di sottogruppi hanno mostrato che l’integrazione di Se ha ridotto il rischio di cancro soprattutto tra i soggetti che sono entrati nello studio con livelli plasmatici di Se nel terzile inferiore della coorte.

    Altre scoperte recenti hanno dimostrato che il trattamento con Se può promuovere l’apoptosi nelle cellule tumorali della prostata e, possibilmente, comprometterne la proliferazione attraverso effetti antiangiogenici.
    Pertanto, si sta sviluppando un corpus di conoscenze di base grazie al quale è possibile comprendere e valutare i risultati della prevenzione nutrizionale del cancro e dei futuri studi clinici.

    Questa comprensione richiede anche l’inclusione dei meccanismi di trasporto del Se e dell’assorbimento cellulare, in modo che si possano fare inferenze appropriate dai risultati dei sistemi di coltura cellulare, che tendevano a utilizzare dosi efficaci di Se molto più grandi di quelle rilevanti per le cellule in vivo.
    Sono inoltre necessarie informazioni sulla speciazione chimica del Se negli alimenti, in modo che la distribuzione del Se possa essere ottenuta in modi efficaci nel ridurre il rischio di cancro e che siano anche sicuri, accessibili e sostenibili.

    Altro grande studio del 2016 conclude così:

    Una revisione di 69 studi su oltre 350.000 persone ha scoperto che avere un livello ematico elevato di selenio era associato a un minor rischio di alcuni tipi di tumore, inclusi tumori al seno, ai polmoni, al colon e alla prostata.


    SELENIO E TIROIDE

    Integratori di Selenio e Malattie della Tiroide

    Gli integratori di selenio potrebbero essere utili per le persone con determinate malattie della tiroide.

    La supplementazione può ad esempio essere utile per i pazienti con tiroidite di Hashimoto o ipotiroidismo autoimmune. In una revisione di quattro studi clinici, il selenio ha migliorato l’umore, il benessere generale e gli anticorpi anti-perossidasi tiroidea nelle persone con questa malattia 1.

    I benefici della supplementazione di selenio per la malattia di Graves-Basedow (ipertiroidismo con gozzo) possono essere limitati ai soggetti con carenza di selenio. In uno studio su 38 pazienti con deficit di selenio con malattia di Graves, l’integrazione ha ridotto significativamente i livelli degli ormoni tiroidei 2.

    3 micronutrienti essenziali per la tiroide: selenio, zinco e vitamina C.

    Questo studio dimostra che:

    L’ipertiroidismo di Graves è associato a ridotti livelli di selenio (ma anche di vitamina C).
    Il selenio potrebbe avere un ruolo protettivo contro il gozzo.
    Una diminuzione dei livelli tissutali di zinco e selenio sembrano essere associati al cancro alla tiroide.
    È stato dimostrato che il selenio è “diminuito” nei pazienti tireopatici.
    Questi antiossidanti nutrizionali sono molto importanti per tutti noi: Selenio, zinco e vitamina C.

    Roy Moncayo, Alexander Kroiss, […] e Helga Moncayo

    La fisiologia tiroidea è strettamente correlata ai cambiamenti ossidativi. Lo scopo di questo studio controllato era di valutare i livelli di antiossidanti nutrizionali come la vitamina C, lo zinco (Zn) e il selenio (Se), e di indagare su qualsiasi associazione di essi con parametri di funzionalità tiroidea e patologia tra cui tiroide benigna e maligna malattie.

    metodi

    La valutazione clinica dei pazienti con malattia tiroidea benigna comprendeva l’ecografia, la scintigrafia e la determinazione di fT3, fT4, TSH, livelli di anticorpi tiroidei, Se, Zn e vitamina C.
    Oltre ai parametri oncologici di routine (TG, TSH, fT4, ecografia ) Se è stato determinato anche nei casi di malattia maligna. I gruppi di controllo locali per la valutazione dei livelli di Se sono stati presi da una pratica generale (WOMED) così come da atleti attivi sani. Campioni di sangue sono stati raccolti tra le 8:00 e le 10:30. Tutti i pazienti vivevano a Innsbruck. L’analisi statistica è stata eseguita utilizzando SPSS 14.0. The Ho ha dichiarato che non dovrebbero esserci differenze nei livelli di antiossidanti tra i controlli e i pazienti con malattia della tiroide.

    risultati

    Tra i pazienti con malattia della tiroide, né la vitamina C, né Zn né Se correlavano con nessuno dei seguenti parametri: età, sesso, BMI, peso corporeo, scintigrafia tiroidea, ecografia, funzione tiroidea o anticorpi tiroidei.
    I livelli di Se erano significativamente diminuiti nei casi di tiroidite subacuta e silente (66,4 ± 23,1 μg / le 59,3 ± 20,1 μg / l, rispettivamente) e nel carcinoma tiroideo follicolare e papillare. Il livello medio di Se nel gruppo di controllo era 90,5 ± 20,8 μg / l.

    Conclusione

    L’H0 può essere accettato per i livelli di vitamina C e zinco mentre deve essere rifiutato per Se. I pazienti con malattie tiroidee benigne o maligne possono presentare bassi livelli di Selenio rispetto ai controlli.
    Bassi livelli di vitamina C sono stati trovati in tutti i sottogruppi di pazienti.





    Lisozima e sistema immunitario: cos’è e dove si trova

    MOLECOLA DI LISOZIMA crediti immagine Giubilesiassociati

    l lisozima è un enzima biologico privo di tossicità (peptidoglicano N-acetilmuramoilidrolasi) presente in buona parte dei liquidi del nostro corpo. I livelli presenti in via naturale nel nostro organismo possono essere sostenuti con integratori e alimenti specifici.

    Nel corpo lo troviamo nella saliva, nelle lacrime, nel sangue, nei succhi gastrici, nello sperma, nel latte materno e nel liquido amniotico.

    Questa molecola si trova nel bianco dell’uovo e in alimenti come il latte d’asina, è inoltre ampiamente utilizzata come conservante nell’industria alimentare.

    Assumendolo rinforziamo il sistema immunitario e proteggiamo l’organismo dalle infezioni batteriche dell’apparato respiratorio.

    Oltre a rafforzare il sistema immunitario il Lisozima è un coadiuvante naturale utile per diverse condizioni, come:

    • Cefalea
    • Raffreddore
    • Infezioni della gola e del cavo orale
    • Disturbi intestinali
    • Acne

    Assumerlo dai giusti alimenti o come integratore può favorire il trattamento dei sintomi influenzali, di malattie polmonari croniche, e problematiche legate a deficit immunitari.

    La storia del Lisozima prima del Dr. Di Bella

    La peptidoglicano N-acetilmuramoilidrolasi é stata osservata nel 1922 da Alexander Fleming, il medico biologo scozzese che prese il premio Nobel per la scoperta della penicillina nel 1928.

    La scoperta avvenne in modo del tutto casuale. Fleming osservò la sua azione battericida dopo aver messo il suo muco nasale su una piastra per osservare la crescita delle colture cellulari.

    Dopo qualche settimana, il biologo ebbe modo di constatare che questo enzima possedeva delle forti proprietà antibatteriche. Questa scoperta gettò le basi per la successiva indagine scientifica sulle proprietà della molecola.

    Proprietà del Lisozima per il sistema immunitario

    Oggi sappiamo che questa molecola biologica ha proprietà antivirali, immunomodulanti, antinfiammatorie e battericide. Svolge una funzione difensiva contro microbi ed agenti patogeni, in questo modo contrasta influenza, infezioni virali e raffreddamento.

    Potenzia le difese dell’organismo, per questo lo consigliamo nei cambi di stagione e per sostenere la risposta immunitaria a tutte le età. Il lisozima è consigliato per favorire la normale funzione immunitaria degli over 65, insieme ad uno stile di vita sano ed equilibrato.

    Recenti studi scientifici hanno dimostrato l’efficacia del lisozima come integratore alimentare per bambini e neonati al fine di rinforzare le difese immunitarie e prevenire fenomeni diarroici.

    Lisozima negli alimenti: dove si trova oltre che nell’albume delle uova

    Grandi quantità di lisozima sono contenute nell’albume d’uovo di gallina. Si trova naturalmente anche nel latte d’asina, e nel latte munto. In quantità inferiore lo troviamo nel pesce e nella carne.

    Grazie alla forte attività antibiotica, viene utilizzato nei formaggi stagionati, come il Grana Padano, ma anche in alimenti fermentati come la birra e il vino.

    Uno studio scientifico ha inoltre evidenziato la capacità del lisozima di coadiuvare alcuni batteri che potrebbero essere utilizzati come terapia contro i batteri gram negativi.

    Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

    Lisozima da Uovo ed Altri Alimenti

    In generale però, la fonte alimentare più ricca di lisozima è l’albume d’uovo, da cui spesso viene estratto il lisozima per altri impieghi: si parla per questo di lisozima da uovo.

    Il lisozima è una molecola termosensibile e ciò significa che in tutte le matrici alimentari i processi termici industriali, quali blanching, pastorizzazione o sterilizzazione, denaturano tale enzima facendogli perdere la sua funzione “antibiotica”. Proprio in virtù delle sue caratteristiche antimicrobiche naturali sono oggi molteplici gli usi del lisozima come conservante alimentare (E1105) nelle tecnologie di produzione di diversi alimenti, soprattutto dei formaggi stagionati ed altri prodotti caseari. Nel formaggio Grana Padano, ad esempio, il lisozima è utilizzato per evitare gonfiori indesiderati causati dai gas derivanti dalle fermentazioni da Clostridium spp.

    Ricerche scientifiche sulla molecola di lisozima

    Il lisozima è un enzima costituito da 129 amminoacidi con un’azione idrolizzante nei confronti dei “peptidoglicani” che compongono la parte cellulare di alcune famiglie di batteri.

    I batteri sono composti da un rivestimento di catene di carboidrati legate in maniera trasversale da piccole catene peptidiche. Il lisozima è in grado di rompere queste catene di carboidrati andando a distruggere l’integrità strutturale della parete cellulare batterica.

    Una recente ricerca scientifica condotta dalle Università di Birmingham e Nottingham ha studiato il bdellovibrio batteriovorus. Si tratta di un batterio “predatore” ovvero un batterio che infetta altri microrganismi e altri batteri.

    Il bdellovibrio batteriovorus è conosciuto per la sua capacità di predare altri batteri e “mangiarli” rimanendo per ore all’interno della loro cellula. Una volta consumato il suo pasto, questo batterio fuoriesce dalla cellula senza danneggiare la propria parete cellulare che è simile a quella del batterio preda.

    La capacità del batterio di uscire dalle cellule – senza danneggiare la propria cellula – è stata studiata poiché potrebbe essere utilizzata come terapia contro alcuni batteri gram-negativi.

    Il lisozima contenuto nei batteri predatori è in grado di distruggere la parete cellulare del batterio preda per favorire la fuga del batterio predatore.

    Questa funzione del lisozima è promettente e potrebbe aprire le porte a terapie più evolute.

    Integratore alimentare di lisozima

    Lisozima

    Il lisozima è un enzima ampiamente diffuso in natura, presente anche in diverse secrezioni biologiche umane come il muco nasale, la saliva, le lacrime o il latte materno, nelle quali costituisce una delle più importanti “sostanze barriera” contro l’invasione di batteri e virus.

    I virus erpetici, gli adenovirus, i virus influenzali e numerosi altri virus, vengono nettamente inibiti dal Lisozima. In molte affezioni si può dimostrare un deficit di Lisozima, espressione di un abbassamento del potere immunitario e difensivo dell’organismo.

    È documentato il suo ruolo nella resistenza alle flogosi batteriche e virali e la sua carenza è spesso associata a fragilità degli epiteli aerodigestivi superiori e alla frequenza ed intensità di recidive.

    L’azione antibatterica si esplica tramite lisi della parete dei batteri attraverso la scissione delle strutture mucopolisaccaridiche delle membrane cellulari e la liberazione di molecole ad attività immunitaria e antitumorale.

    L’attività antivirale del lisozima si esplica attraverso la sua capacità di legarsi con gli acidi nucleinici (DNA, RNA) e con le lipoproteine, elementi costitutivi di tutti i virus, ed essenziali per la loro vita.

    Il lisozima stimola l’immunità innata, ha azione antiflogistica ed interviene anche a livello dell’ecosistema batterico intestinale dove stimola la proliferazione della flora acidofila e favorisce il riequilibrio tra processi fermentativi e putrefattivi.

    Un’azione di grande interesse ed importanza è svolta dal lisozima nel passaggio dall’alimentazione al seno e quella vaccina o artificiale.

    Il latte materno contiene il Lactobacillus bifidus, assente nel latte vaccino ed in quello artificiale. Dopo il periodo di svezzamento fisiologico da parte della mamma, la flora batterica del bambino subisce notevoli modifiche non positive. La vegetazione gram-positiva diventa gram-negativa, favorendo inoltre lo sviluppo della Candida.

    L’assunzione del lisozima ostacola questo processo.

    Questo enzima, inoltre migliora la digestione del latte vaccino in quanto favorisce l’azione dei fermenti proteolitici, determinando così un incremento dell’assorbimento intestinale delle proteine.


    Lisozima e Farmaci

    Dati bibliografici mostrano che il lisozima “in vitro” è in grado di potenziare l’attività antibatterica di numerosi antibiotici, in particolare penicilline e cefalosporine.

    I principali effetti farmacologici del lisozima sono rappresentati dalle azioni antibatteriche, antivirali ed immunomodulanti. Dotato di molteplici e complesse azioni, enzimatiche e non, ha rivelato sorprendenti e nuove proprietà terapeutiche in molteplici affezioni, grazie alle sue proprietà antinfettive ed immunostimolanti. Inoltre presenta un ampio spettro d’azione ed elevata efficacia. Queste caratteristiche, insieme al basso costo, all’assenza di tossicità e alla facile maneggevolezza, ne hanno favorito l’utilizzo come principio attivo sotto forma di compresse. Il lisozima cloridrato viene impiegato per uso sistemico contro batteri e virus che possono essere dannosi per l’apparato orale e respiratorio, oltre che quello gastroenterico, soprattutto in situazioni di virosi recidivanti e condizioni di immunodepressione. L’assunzione di lisozima viene dunque consigliata in caso di infezioni, a soggetti immunodepressi, anziani o soggetti a rischio affetti da problemi respiratori o cardiovascolari e ai bambini e neonati, per rafforzare il sistema immunitario.

    dai 500 mg fino ai 3 grammi giornalieri.

    Si può assumere lisozima in diverse forme, come polvere o compresse, per ripristinare o aumentare i livelli della proteina enzimatica naturalmente presenti nell’organismo, e per stimolare il sistema immunitario. In posologie significative, assumere 3 o più grammi di lisozima intervallati nel corso della giornata, somministrati in modo continuativo fino alla scomparsa dei sintomi, offre positivo riscontro negli stati influenzali, a condizione che ad esso si uniscano vitamina A e vitamina C. (tratto da Vitalprogram)

    Bibliografia


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    IMMUNO ed è un mix con altri elementi per proteggersi dall’influenza proposto da Fitosofia, da cui ho preso in prestito l’articolo sul Lisozima, ho fatto ricerche e trovato diverse altre forme di integrazione per il Lisozima, sia puro che in formulazioni mix.

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      • Vital Program(sito online)
        • Ipertiroidismo in relazione a Vitamina D, Vitamina C, Zinco e Selenio
          Due studi tradotti

          In questo nuovo articolo sulla Tiroide vediamo due studi.

          Si parla di Ipertiroidismo, morbo di Graves, cancro follicolare benigno e maligno della tiroide.

          Quello che hanno in comune questi studi è la carenza vitaminica e minerale di certi elementi:

          Vitamina D, Vitamina C, Zinco e Selenio.


          Effect of Vitamin D3 on Untreated Graves’ Disease with Vitamin D Deficiency

          Effetto della vitamina D3 sulla malattia di Graves non trattata con carenza di vitamina D

          Astratto
          OBBIETTIVO

          METODO

          RISULTATI

          CONCLUSIONE

          Parole chiave: Malattie autoimmuni, morbo di Graves, carenza di vitamina D, vitamina D3

          introduzione

          Presentazione del caso

          Discussione


          Conclusione

          The role of selenium, vitamin C, and zinc in benign thyroid diseases and of selenium in malignant thyroid diseases: Low selenium levels are found in subacute and silent thyroiditis and in papillary and follicular carcinoma

          Il ruolo del selenio, della vitamina C e dello zinco nelle malattie tiroidee benigne e del selenio nelle malattie tiroidee maligne: bassi livelli di selenio si riscontrano nella tiroidite subacuta e silente e nel carcinoma papillare e follicolare

          selenio, zinco e vitamina C.
          Questo studio dimostra che:

          Il selenio potrebbe avere un ruolo protettivo contro il gozzo.
          Una diminuzione dei livelli tissutali di zinco e selenio sembrano essere associati al cancro alla tiroide.
          Questi antiossidanti nutrizionali sono molto importanti per tutti noi: Selenio, zinco e vitamina C.

          Il ruolo del selenio, della vitamina C e dello zinco nelle malattie tiroidee benigne e del selenio nelle malattie della tiroide maligne: bassi livelli di selenio si trovano nelle tiroiditi subacute e silenti e nel carcinoma papillare e follicolare

          La fisiologia tiroidea è strettamente correlata ai cambiamenti ossidativi. Lo scopo di questo studio controllato era di valutare i livelli di antiossidanti nutrizionali come la vitamina C, lo zinco (Zn) e il selenio (Se), e di indagare su qualsiasi associazione di essi con parametri di funzionalità tiroidea e patologia tra cui tiroide benigna e maligna malattie.
          metodi

          risultati
          Tra i pazienti con malattia della tiroide, né la vitamina C, né Zn né Se correlavano con nessuno dei seguenti parametri: età, sesso, BMI, peso corporeo, scintigrafia tiroidea, ecografia, funzione tiroidea o anticorpi tiroidei.
          I livelli di Se erano significativamente diminuiti nei casi di tiroidite subacuta e silente (66,4 ± 23,1 μg / le 59,3 ± 20,1 μg / l, rispettivamente) e nel carcinoma tiroideo follicolare e papillare. Il livello medio di Se nel gruppo di controllo era 90,5 ± 20,8 μg / l.
          Conclusione
          Bassi livelli di vitamina C sono stati trovati in tutti i sottogruppi di pazienti.


          Ipertiroidismo: cause, sintomi e terapie

          L’ipertiroidismo o tireotossicosi è una patologia legata, nella maggior parte dei casi, a una eccessiva produzione ormonale da parte della tiroide, con conseguente esposizione dei tessuti periferici a livelli elevati di ormoni tiroidei.
          L’ipertiroidismo è uno dei disturbi endocrini più frequenti e può manifestarsi a qualsiasi età, ma interessa soprattutto le donne in età fertile, a causa – pare – di una generale maggior predisposizione del sesso femminile alle malattie autoimmuni.

          Le cause dell’Ipertiroidismo

          Le principali cause cliniche responsabili di ipertiroidismo sono in ordine di frequenza – nelle aree iodio-sufficienti – il gozzo diffuso tossico (morbo di Basedow), il gozzo multinodulare tossico e il gozzo uninodulare tossico (morbo di Plummer).
          Nelle aree iodio-carenti, dove esiste una elevata prevalenza di gozzi multinodulari, il gozzo multinodulare tossico è più frequente del gozzo diffuso tossico. Altre cause rilevanti, meno frequenti ma di una certa importanza, sono le forme associate a tiroiditi e quelle farmacologiche, con eccessiva assunzione di ormoni tiroidei, ad esempio per un trattamento non corretto dell’ipotiroidismo.

          I sintomi dell’Ipertiroidismo

          I sintomi dell’ipertiroidismo possono comprendere numerosi disturbi, tutti legati a un aumento dell’attività metabolica, tra cui:
          1. un sensibile aumento di volume della tiroide,
          2. perdita di peso,
          3. intolleranza al calore,
          4. alterazioni della cute e dei capelli,
          5. insonnia,
          6. aumento delle contrazioni cardiache.
          Nel caso del morbo di Basedow tra i sintomi più evidenti si ha anche l’esoftalmo, ovvero la sporgenza dei bulbi oculari.
          1. Le terapie

            La terapia dell’ipertiroidismo dipende essenzialmente dalla sua causa. Al momento sono tre le vie a disposizione: terapia con farmaci anti-tiroidei, che riducono cioè la velocità di sintesi degli ormoni tiroidei, e in caso della sua inefficacia, asportazione chirurgica totale o parziale della ghiandola o trattamento con iodio radioattivo.
            Riferimenti
            • Effetto della vitamina D3 su Morbo di Basedow Graves con carenza di vitamina D
              https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4133032/
            • Quindici rimedi naturali (e non) per gestire l’ESOFTALMO
              tratto dal sito Grave Deasese cure – http://gravesdiseasecure.com/thyroid-eye-disease-improvement/

              https://thyroidlife.it/quindici-rimedi-naturali-e-non-esoftalmo/

          Vedi articoli sulle altre malattie della Tiroide

          La SIBO potrebbe impedire la remissione dall’Hashimoto? Dr. Izabella Wentz

          TIROIDE e Paratiroide in relazione alla carenza di Vitamina D

          I benefici del Magnesio sulla Tiroide ed altri rimedi non farmacologici

          PFAS (Acido di Perfluorooctanesulfonico)interferisce con il recettore della vitamina D, favorendo l’osteoporosi, interferisce con la Tiroide

           

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    I benefici del Magnesio sulla Tiroide ed altri rimedi non farmacologici

    È possibile sostenere un buon funzionamento della tiroide integrando minerali di magnesio, manganese, zinco e selenio.

    Può essere assurdo affermare che un elemento da integrare assolutamente sia il magnesio e adesso diciamo il perché.
    Questo non significa però che il magnesio è la cura universale ma se prendiamo in considerazioni le manifestazioni dell’ipotiroidismo, rallentamento del metabolismo, la stanchezza, la secchezza della pelle, la perdita dei capelli, l’aumento della massa corporea, la stitichezza, l’ipersensibilità al freddo, pallore, difficoltà nel respiro, problemi nelle mestruazioni ed infertilità, dolori muscolari e nelle articolazioni, anemia ed altri, capiamo immediatamente che la soluzione più immediata è assumere Magnesio.
    Dott.ssa Rita Muro.

    Benefici del Magnesio sulla tiroide

    di Gianfranco Ruggiero

    Il Magnesio e la tiroide.

    Il buon funzionamento della tiroide è uno dei fattori più importanti per una buona salute, fisica e mentale.

    ipotiroidismo.
    A questo punto, una volta effettuata la diagnosi (sia con il solo aumento del TSH, sia eventualmente con gli ormoni bassi), si tratta di stabilire la cura.
    La Medicina Convenzionale, che ragiona in chiave di terapia sostitutiva, prescrive sempre l’ormone tiroideo, senza cercare di ripristinare una normale funzione della ghiandola stessa.

    È possibile un approccio terapeutico diverso che parte dal presupposto che occorre soffermarsi sulla causa e non sul sintomo.

    Questo spiega il perché non è condivisibile un protocollo che prevede l’uso della stessa medicina (l’ormone tiroideo) , per giunta “per tutta la vita” , in tutte le patologie della tiroide, anche molto diverse l’una dall’altra: lo stesso ormone, infatti, viene prescritto indifferentemente sia in caso di “tiroidite”, sia in caso di “noduli”, sia in caso di “ipotiroidismo”, sia in moltissimi casi di “ipertiroidismo”. È un po’ quello che avviene, ad esempio per la cura del diabete, ci si limita a prescrivere un ormone sintetico, l’insulina, che ne sostituisce la funzione e non ci si pone l’obiettivo di “curare” l’organo impigrito e funzionalmente stanco.

    Nel caso dell’ipotiroidismo si ricorre alla tiroxina che però, con il tempo provoca un blocco funzionale della ghiandola, oltre ad effetti collaterali che non sono blandi: effetti sul cuore, sulle arterie, ansia, tachicardia, osteoporosi, oltre ad un blocco del metabolismo del paziente, che tenderà ancora più facilmente di prima a ingrassare.

    In realtà, come si è già detto, la vera cura della tiroide non può che essere basata su un “percorso terapeutico causale”, che cioè vada a rimuovere le cause (metaboliche, energetiche, nutrizionale e quant’altro) che hanno provocato la malattia della tiroide. È solo rimuovendo quelle cause che la tiroide potrà guarire realmente e per sempre. Quindi non è la tiroide il vero bersaglio di cura, ma l’eliminazione delle cause prime che hanno provocato la malattia: una volta eliminate le cause, la tiroide guarisce automaticamente.
    www.broussais.it/).

    Quindi la cura dell’ipotiroidismo passa attraverso una riabilitazione funzionale della tiroide, che si ottiene innanzitutto correggendo la tipologia metabolica e ossidativa del paziente attraverso un idoneo stile di vita e uno specifico piano nutrizionale. Infatti esistono alimenti che rallentano o stimolano la funzione tiroidea come pure integratori/ farmaci che interferiscono con la tiroide.

    Sono alimenti da evitare, in quanto fanno parte della categoria dei cibi goitrogenici:

    • soia,
    • semi di rapa,
    • cavolo,
    • cavolini di Bruxelles,
    • broccoli,
    • cavolfiori,
    • patate dolci,
    • maizena (o amido di mais),
    • fagioli di lima,
    • miglio perlato.

    Sono da promuovere invece i seguenti alimenti:

    • alghe,
    • banane,
    • patate,
    • pesce,
    • radicchio,
    • barbabietola,
    • semolino,
    • prezzemolo.

    Alimenti che è sempre opportuno eliminare dalla dieta sono latte animale e suoi derivati, cereali mutati, essenzialmente grano e mais.

    Sono da preferire il riso, il saraceno e il sesamo.

    Leggi Alimentazione e Tiroide a cura del dr Antonio Stamegna (Endocrinologo)


    Per sostenere un buon funzionamento della tiroide è possibile integrare minerali di magnesio, manganese, zinco e selenio.

    Può essere assurdo affermare che un elemento da integrare assolutamente sia il magnesio e adesso diciamo il perché.
    Questo non significa però che il magnesio è la cura universale, ma se prendiamo in considerazioni le manifestazioni dell’ipotiroidismo, (rallentamento del metabolismo, la stanchezza, la secchezza della pelle, la perdita dei capelli, l’aumento della massa corporea, la stitichezza, l’ipersensibilità al freddo, pallore, difficoltà nel respiro, problemi nelle mestruazioni ed infertilità, dolori muscolari e nelle articolazioni, anemia ed altri), capiamo immediatamente che la soluzione più immediata è assumere Magnesio.

    • Contribuisce alla normale produzione e funzione degli ormoni tiroidei
    • Aiuta a regolare la digestione
    • Aiuta a mantenere la salute della pelle
    • Riduce il senso di fame
    • Ripristina le energie psico-fisiche

    3 micronutrienti essenziali per la tiroide: selenio, zinco e vitamina C.

    Questo studio dimostra che:
    selenio (ma anche di vitamina C).
    Il selenio potrebbe avere un ruolo protettivo contro il gozzo.
    Una diminuzione dei livelli tissutali di zinco e selenio sembrano essere associati al cancro alla tiroide.
    Questi antiossidanti nutrizionali sono molto importanti per tutti noi: Selenio, zinco e vitamina C.

    Il ruolo del selenio, della vitamina c e dello zinco nelle malattie tiroidee benigne e del selenio nelle malattie della tiroide maligne: bassi livelli di selenio si trovano nelle tiroiditi subacute e silenti e nel carcinoma papillare e follicolare

    La fisiologia tiroidea è strettamente correlata ai cambiamenti ossidativi. Lo scopo di questo studio controllato era di valutare i livelli di antiossidanti nutrizionali come la vitamina C, lo zinco (Zn) e il selenio (Se), e di indagare su qualsiasi associazione di essi con parametri di funzionalità tiroidea e patologia tra cui tiroide benigna e maligna malattie.

    metodi


    risultati

    Tra i pazienti con malattia della tiroide, né la vitamina C, né Zn né Se correlavano con nessuno dei seguenti parametri: età, sesso, BMI, peso corporeo, scintigrafia tiroidea, ecografia, funzione tiroidea o anticorpi tiroidei.
    I livelli di Se erano significativamente diminuiti nei casi di tiroidite subacuta e silente (66,4 ± 23,1 μg / le 59,3 ± 20,1 μg / l, rispettivamente) e nel carcinoma tiroideo follicolare e papillare. Il livello medio di Se nel gruppo di controllo era 90,5 ± 20,8 μg / l.

    Conclusione

    Bassi livelli di vitamina C sono stati trovati in tutti i sottogruppi di pazienti.


    Ecco una selezione di Integratori che potrebbero essere utili


    Libri che parlano di Tiroide

    La Tiroide Felice

    Autore: Salvatore Simeone

    In Italia soffrono di patologie legate alla tiroide oltre sei milioni di persone, in prevalenza donne, e l’unica cura prevista è l’assunzione dell’ormone tiroideo.

    Ma esiste un modo alternativo e più ecologico per aiutare i pazienti, senza necessariamente prescrivere un potente farmaco per tutta la vita?

    L’esperienza trentennale dell’autore su migliaia di casi clinici dimostra che non solo questo è possibile, ma anche che è l’unico modo per guarire veramente.

     

     – Alimentazione specifica e rimedi naturali contro la tiroidite autoimmune, l’ipotiroidismo e l’ipertiroidismo

    La tiroide è un organo che ha un ruolo fondamentale in ogni momento della vita, dalla gestazione alla vecchiaia.

    Si stima però che in Italia più di 10 milioni di persone soffrano, spesso senza saperlo, di qualche patologia tiroidea. Questo problema ha assunto ormai, soprattutto nelle donne, le caratteristiche di una vera e propria epidemia.  Le malattie tiroidee sono in aumento soprattutto nei paesi industrializzati, complice la maggior esposizione a fattori scatenanti come virus, squilibri ormonali, errori nell’alimentazione, inquinamento e farmaci.

    Il dottor Ivo Bianchi esamina tutti gli aspetti delle patologie tiroidee e propone…

     

     – Come affrontare ipo e ipertiroidismo attraverso alimentazione, movimento, integrazione

    Luca Speciani

    Una dieta corretta, ma non solo!

    Siamo di fronte a una inspiegabile epidemia di ipotiroidismo, e sembra ormai impossibile non trovare qualcuno sotto terapia se si esce a cena con qualche amico.

    È un dato reale o siamo davanti ad un grave fenomeno di sovradiagnosi?

    Non appena un paziente presenti segni di stanchezza o affaticamento, il medico di base suggerisce di controllare gli esami della tiroide e qui – stranamente – quasi tutti presentano qualche valore fuori posto.

     

    – La verità sulle malattie di Hashimoto e Graves, su insonnia, ipotiroidismo, noduli e virus di Epstein-Barr

    Anthony William

    La verità sulle epidemie più discusse e meno comprese di oggi

    Di generazione in generazione ci sentiamo dire che la causa ultima dell’affaticamento cronico, dell’aumento di peso, dei problemi di memoria, di dolori e nevralgie, dell’insonnia e di molto altro è la tiroide. Eppure, malgrado l’attenzione medica rivolta a tutte queste condizioni, le persone non guariscono.

    Dare un nome ai vari disturbi come “sindrome di Hashimoto” o “ipotiroidismo” non guarisce dalla miriade di problemi di salute che le persone sperimentano. Questo perché c’è una verità più grande…

     

     – Trattamenti naturali per la tiroidite di Hashimoto, l’iper e l’ipotiroidismo

    Autore: Marianne Teitelbaum

    Chili di troppo, capelli che cadono, senso di spossatezza, disturbi intestinali, problemi di sonno, depressione: la tiroide è vittima di molti fattori che cospirano per creare problemi di salute, spesso non diagnosticati.

    Guarire la tiroide con l’ayurveda mette a fuoco l’argomento e anziché concentrarsi solo sul trattamento dei problemi e dei sintomi tiroidei, ci spiega che è necessario correggere gli squilibri che ne sono indirettamente la causa (infiammazione, tossine, fegato sovraccarico, sistema immunitario carente, ghiandole surrenali sotto stress).

    Descrivendo i principi di base dell’ayurveda e gli strumenti chiave per la diagnosi precoce, Marianne Teitelbaum illustra i protocolli terapeutici di successo che ha sviluppato in oltre trent’anni di pratica ayurvedica…


    Da Blog Cuoregreen

    Ashwagandha e tiroide: dall’Ayurveda il rimedio per stimolare l’attività tiroidea

    ipotiroidismo.

    Come vedremo è invece da escludere il suo utilizzo in persone affette dalla condizione clinica opposta, ovvero ipertiroidismo.

    ipotiroidismo.

    Quelli nel gruppo ashwagandha hanno mostrato aumenti significativi dei livelli di triiodotironina (T3) e tiroxina (T4) rispettivamente del 41,5% e del 19,6%. Inoltre, i livelli di ormone tireostimolante (TSH) sono diminuiti del 17,5%.

    Dopo 1 mese di trattamento con estratto di ashwgrandha gli studiosi hanno notato un netto miglioramento della funzione tiroidea, un aumento degli ormoni tiroidei T3 e T4 e una riduzione dello stress ossidativo.

    Un successivo studio condotto su persone con disturbo bipolare, ha evidenziato che gli integratori di ashwagandha somministrati ai partecipanti, sono stati in grado di aumentare i loro livelli di ormoni tiroidei T3 e T4.

    continua a leggere sul sito CuoreGreen


    La Riflessologia Plantare per far ritornare il buon umore!

    Crediti immagine Zone Riflesse

    Come e dove stimolare l’Ipofisi in Riflessologia Plantare

    Il punto dell’Ipofisi si trova nel dito alluce e esattamente si trova non al centro del polpastrello (come tanti testi dicono) bensì dove finiscono i centri concentrici della pelle (spesso coincidono con il centro del polpastrello del dito alluce, ma non sempre quindi tieni come riferimento le line concentriche della pelle)

    Stimola l’ipofisi per circa 2 minuti per piede e vedrai che si otterranno già dei grandi risultati. Fare questo trattamento (e tutto quello che troverai leggendo questo post) 1 volta a settimana è già un bel traguardo per avere grandi soddisfazioni da parte del clienti e da parte nostra.

    Attenzione che la stimolazione di questi punti sui polpastrelli è facilmente dolorosa quando si preme in profondità. Ti consiglio di aiutarti con un bastoncino apposito (lo trovi in offerta cliccando qui). Il dolore su una scala da 1 a 10 non dovrebbe superare livello 8 (che è già molto ma chiedi al tuo clienti un po’ di pazienza nel sopportare il dolore). Parti cauto e poi insisti premendo e facendo delle pressioni circolari in senso orario.

    Stimolare la Tiroide in riflessologia per avere un effetto a 360°

    La tiroide controlla tra le tante cose anche il nostro umore (oltre che il nostro metabolismo, sonno, mestruazioni, etc…).

    Dopo aver stimolato l’ipofisi come descritto qui sopra devi stimolare la Tiroide su tutti e due i piedi

    Volendo entrare nel dettaglio, ti voglio ricordare che essa ha due lobi (uno a destra e uno a sinistra) i quali si riflettono nel piedi. Rispettivamente il lobo destro lo ritrovi sul piede destro ed è quello addetto alla stimolazione e il lobo sinistro lo ritrovi sul piede sinistro ed è quello addetto alla sedazione. La tiroide quando è in equilibrio lavora con un alternanza tra stimolazione e sedazione, se prevale una di queste due funzioni nascono degli scompensi.

    Quello che consiglio è di lavorare tutti i due lobi nei piedi (la zona la trovi sotto il dito alluce come uno dei punti di appoggio del piede) per circa 2-3 minuti per punto. Anche qui i risultati sono ottimi unito a tutto il lavoro sull’ipofisi e sui testicoli-ovaie.

    Continua a leggere su sito Zone riflesse


    L’Asse Intestino-Cervello influisce anche sulla Tiroide

    Iodio e malattie della tiroide: lo scadimento della medicina contemporanea

    PFAS (Acido di Perfluorooctanesulfonico)interferisce con il recettore della vitamina D, favorendo l’osteoporosi, interferisce con la Tiroide

    TIROIDE e Paratiroide in relazione alla carenza di Vitamina D




    Magnesio, un minerale trascurato ma indispensabile

     

    Motivi principali per dare priorità al magnesio

    BREVE RIASSUNTO

    • Il magnesio è necessario per il buon funzionamento della maggior parte delle cellule, in particolare del cuore, dei reni e dei muscoli
    • Un livello di magnesio basso è un potente segnale di malattie cardiache e ricerche recenti dimostrano che anche una carenza subclinica possa compromettere la salute cardiovascolare
    • Il magnesio è anche importante per la prevenzione di danni ai reni e al fegato, infezioni batteriche e fungine, impotenza, sclerosi multipla, malattia di Alzheimer, sindrome premestruale, osteoporosi, crampi muscolari, diabete di tipo 2 e mortalità per tutte le cause

    Del Dott. Mercola

    Il magnesio è il quarto minerale più abbondante nel tuo corpo e il secondo catione (ione a carica positiva) intracellulare più comune dopo il potassio. Il magnesio è necessario per il buon funzionamento della maggior parte delle cellule, in particolare del cuore, dei reni e dei muscoli.

    Secondo una revisione scientifica, che includeva studi risalenti al 1937, un livello di magnesio basso sembra effettivamente essere il più grande predittore di malattie cardiache e altre ricerche recenti mostrano che anche la carenza subclinica di magnesio può compromettere la salute cardiovascolare.

    Anche se i motivi per dare la priorità al magnesio potrebbero riempire diversi libri, qui parlerò di come può giovare ad alcuni problemi e condizioni di salute davvero comuni, a partire dalla sua influenza sulla vitamina D.

    Il magnesio attiva e regola la vitamina D

    Due studi pubblicati lo scorso anno hanno gettato nuova luce sulle interazioni tra magnesio e vitamina D, avvertendo che livelli bassi di magnesio ostacolano la capacità del corpo di utilizzare correttamente la vitamina D, anche quando è presente.

    Il magnesio è necessario per centinaia di reazioni biochimiche

    Nella creazione di adenosina trifosfato (ATP), la valuta energetica del tuo corpo

  • Nel metabolismo di calcio, potassio, zinco, fosforo, ferro, sodio, acido cloridrico, acetilcolina e ossido nitrico, nonché 300 enzimi e attivazione della tiamina
  • Nella normalizzazione della pressione sanguigna
  • Nella disintossicazione, inclusa la sintesi del glutatione, considerato da molti il più potente antiossidante del tuo corpo
  • campi elettromagnetici (EMF) bloccando i canali del calcio con voltaggio controllato
  • Nel favorire una funzione del cervello sana. Il magnesio funge da cuscinetto tra le sinapsi neuronali, in particolare quelle coinvolte nelle funzioni cognitive (apprendimento e memoria)
  • Nel fornire rilassamento mentale e fisico, considerato un importante antidoto allo stress
  • Nel prevenire il mal di testa rilassando i vasi sanguigni nel cervello e agendo come un bloccante dei canali del calcio
  • Altri problemi di salute associati alla carenza di magnesio

    Danni ai reni e al fegato

  • Infezioni fungine dovute a una funzione immunitaria depressa
  • Impotenza (associata anche a bassi livelli di ossido nitrico)
  • Condizioni associate al danno da perossinitrito, come sclerosi multipla, glaucoma e morbo di Alzheimer
  • Problemi di udito
  • Osteoporosi
  • Crampi e debolezza muscolare
  • Soffri di carenza di magnesio?

    Può essere utile anche controllare i livelli di potassio e calcio, perché bassi livelli di potassio e calcio sono segnali di laboratorio comuni di carenza di magnesio.

    Tra i segni e sintomi più comuni dell’insufficienza di magnesio ci sono:

    • Convulsioni, spasmi muscolari, in particolare crampi alle gambe o spasmi nel muscolo del polpaccio che si verificano quando allunghi la gamba e/o contrazioni agli occhi
    • Intorpidimento o formicolio delle estremità
    • Insulino resistenza
    • Pressione alta, aritmie cardiache e/o spasmi coronarici
    • Aumento del numero di mal di testa e/o emicranie
    • Bassa energia, affaticamento e/o perdita di appetito

     

    Se mangi spesso cibi lavorati, il tuo rischio di carenza aumenta. Anche se mangi molta verdura (il magnesio è in realtà parte della molecola di clorofilla responsabile del colore verde della pianta), è però improbabile che tu ne ottenga abbastanza, a causa del fatto che la maggior parte degli alimenti viene coltivata in terreni impoveriti di minerali.

    • Sperimenti sintomi di insufficienza o carenza
    • Hai ipertensione
    • Hai subito o dovrai subire un trapianto di cuore o un intervento chirurgico a cuore aperto
    • Sei a rischio o hai avuto un attacco di cuore o se si verifica aritmia ventricolare
    • Soffri di insufficienza cardiaca congestizia

    Come migliorare i tuoi livelli di magnesio

    Quando si tratta di integrazione orale, la mia preferenza personale è il magnesio treonato, in quanto sembra essere il più efficiente a penetrare le membrane cellulari, compresi i mitocondri e la barriera emato-encefalica. Altri modi efficaci per aumentare il tuo livello di magnesio includono:

    • Fare bagni con sale di Epsom (magnesio solfato), perché il magnesio si assorbirà efficacemente attraverso la pelle.
    • Usare una soluzione topica — io preparo una soluzione sovrasatura di sale Epsom sciogliendo 7 cucchiai di sale in 180 ml di acqua e riscaldando fino a quando tutto il sale si è sciolto. La verso in un flacone contagocce, poi la applico sulla pelle e ci strofino sopra delle foglie fresche di aloe per scioglierla. Questo è un modo semplice ed economico per aumentare i tuoi livelli di magnesio e ti permetterà di ottenere livelli più elevati nel tuo organismo senza dover affrontare i suoi effetti lassativi.

    Mangia più cibi ricchi di magnesio

    Spinaci Bietole Cime di rapa Foglie di barbabietola Cavoli neri Broccoli Cavoletti di Bruxelles Kale Bok Choy Lattuga romana

    Altri alimenti particolarmente ricchi di magnesio includono:

    • Granella di cacao crudo e/o cacao in polvere non zuccherato — 28 grammi o fave di cacao crudo contengono circa 65 mg di magnesio.
    • Avocado — 150 grammi di avocado in media (i valori variano a seconda che provengano dalla California o dalla Florida) contengono circa 44 mg di magnesio. Gli avocado sono anche una buona fonte di potassio, che aiuta a compensare gli effetti ipertensivi del sodio.
    • Erbe e spezie — erbe e spezie contengono molte sostanze nutritive in piccoli pacchetti e questo include il magnesio. Alcune delle varietà più ricche di magnesio sono coriandolo, erba cipollina, semi di cumino, prezzemolo, semi di senape, finocchio, basilico e chiodi di garofano.
    • natto contengono 201 mg di magnesio.

    una lista)

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    Misure preventive antivirali non farmacologiche

     

    Le pratiche ed i trattamenti che andremo ad esporre non rappresentano terapie per il covid 19, ma sono citati come rimedi interessanti ed efficaci per mantenere la salute in generale e possono essere usati associati o da soli nella vita quotidiana come rimedi per la prevenzione.

    Vediamo quali sono le loro prorietà specifiche.

    Il seguente articolo pubblicato il 24 gennaio 2020 sul sito del dr Sircus tratta anche come agenti antivirali i seguenti nutrienti:

    • Bicarbonato di Sodio,
    • Cloruro di Magnesio,
    • Vitamina D
    • Vitamina C,
    • Selenio
    • Iodio .
      Dottor Mark SircusAC., OMD, DM (P), Professore di Oncologia Naturale, Istituto Da Vinci di Medicina Olistica, Dottore in Medicina Orientale e Pastorale, Fondatore di Medicina Allopatica Naturale.

    Trattamenti per infezione virale

    bicarbonato di sodio, cloruro di magnesio, selenio e iodio, tutti i quali possono essere applicati ad alti dosaggi per scongiurare i virus  prima che prendano piede e si aggravino. Tutti questi rimedi possono essere somministrati a casa in modo sicuro e legale e non è necessaria una prescrizione perché sono di natura nutrizionale, non farmaceutica.
    La suscettibilità alle malattie infettive è comune nelle popolazioni umane malnutrite e tossiche . Questo è stato tradizionalmente considerato semplicemente una conseguenza del fatto che il sistema immunitario deve essere mantenuto da un’alimentazione adeguata per funzionare in modo ottimale. Solo di recente i dati hanno iniziato ad accumularsi a sostegno dell’idea che i fattori nutrizionali possono talvolta avere un effetto diretto sui patogeni e che il passaggio attraverso ospiti nutrizionalmente carenti può facilitare i cambiamenti evolutivi degli agenti infettivi.

    Combattere le infezioni virali con il Bicarbonato di Sodio

    “virus dipendenti dal pH”.

    fusione dipende dall’acidificazione del compartimento endosomiale. La fusione a livello dell’endosoma è innescata dai cambiamenti conformazionali delle glicoproteine ​​virali indotti dal basso pH di questo compartimento cellulare “. [1]

    bicarbonato di sodio avrebbe contratto la malattia e coloro che l’avessero contratta, se alcalinizzati precocemente, avrebbero avuto invariabilmente attacchi lievi. Da allora ho trattato tutti i casi di ‘raffreddore’ e influenza somministrando subito dosi generose di bicarbonato di sodio, e in molti, molti casi entro 36 ore i sintomi sarebbero completamente diminuiti “, ha scritto il  dott. Volney S. Cheney  alla  Arm & Hammer Company.

    Non dimenticare mai lo Iodio

    Dosi estremamente  elevate di iodio  possono avere gravi effetti collaterali, ma solo una  piccola frazione di tali dosi estreme è necessaria per uccidere i virus dell’influenza ” , scrive il Dr. David Derry del Canada. Nel 1945, si verificò una svolta quando JD Stone e Sir McFarland Burnet (che in seguito vinse un premio Nobel per la sua teoria della selezione clonale) esposero i topi agli effetti letali delle nebbie virali influenzali. La patologia è stata prevenuta applicando una soluzione di iodio sul muso dei topi appena prima di metterli in camere contenenti virus influenzali.  Il dottor Derry ci ricorda anche che molto tempo fa gli studenti nelle aule erano protetti dall’influenza con la terapia aerosol di iodio. L’aerosol di iodio è anche efficace contro il virus dell’influenza appena spruzzato.

    Il dottor Gabriel Cousens ha  scritto: “Storicamente, già nel 1911, le persone normalmente assumevano tra 300.000-900.000 microgrammi di iodio al giorno senza incidenti. Altri ricercatori hanno usato tra 3.000 e 6.000 microgrammi / giorno per prevenire il gozzo “. 

    Le carenze di iodio hanno un grande effetto sul sistema immunitario.

    Vitamina D, la perfetta compagna della Vitamina C.

    Magnesio per malattie acute

    terapia transdermica con  magnesio .  La seconda edizione della terapia transdermica con magnesio è disponibile anche in formato cartaceo su Amazon.com.

    Selenio

    La carenza di selenio può consentire ai virus invasori di mutare e causare malattie più gravi e di lunga durata. La ricerca sugli animali ha dimostrato che il selenio e la vitamina E hanno effetti sinergici, migliorando la risposta del corpo alle infezioni batteriche e parassitarie.

    Questi pazienti affetti da AIDS che hanno assunto il selenio sono stati in grado di sopprimere il virus mortale nei loro corpi e rafforzare il loro fragile sistema immunitario, aggiungendo alla prova che il selenio ha poteri curativi che dovrebbero essere impiegati per tutte le minacce virali.

    Le indagini cliniche negli studi sulla sepsi indicano che dosi più elevate di selenio sono ben tollerate come infusioni continue di selenio come selenito di sodio (4.000 μg di selenio come selenito di sodio pentaidrato il primo giorno, 1.000 μg di selenio / giorno nei nove giorni successivi) e non ha avuto segnalati problemi di tossicità. Alla luce di queste nuove informazioni,  Biosyn ha  introdotto le fiale con dose di 1.000 µg per un uso clinico così elevato del selenio.

    Utilizzo della luce solare per aumentare la risposta immunitaria


    https://drsircus.com/general/treatment-recommendations-for-new-virus-that-is-shutting-down-entire-cities/

    Dottor Mark SircusAC., OMD, DM (P)

    Professore di Oncologia Naturale, Istituto Da Vinci di Medicina Olistica
    Dottore in Medicina Orientale e Pastorale
    Fondatore di Medicina Allopatica Naturale