Ruolo dei nutrienti per la salute delle orecchie e miglioramento degli Acufeni

Trattamenti alternativi dell’acufene: medicina alternativa

“Poiché la medicina occidentale è rimasta ampiamente infruttuosa nel trattamento dei sintomi dell’Acufene, molti medici e pazienti si sono rivolti a opzioni terapeutiche alternative per ridurre la sofferenza dei pazienti e migliorare la loro qualità di vita.

Sebbene la ricerca nella medicina complementare/integrativa continui ad essere scarsa e inconcludente , gli studi puntano verso gli effetti positivi dell’agopuntura, dei rimedi erboristici, degli integratori alimentari, degli antiossidanti, della melatonina e dell’ipnosi sull’acufene.

Sebbene l’efficacia di questi trattamenti sia incoerente e possa dipendere dalle circostanze specifiche del paziente, gli studi riconoscono che ogni trattamento vale la pena provare alla luce dei potenziali benefici essendo non invasivo e ben tollerato.”

Quindi abbiamo trovato alcuni studi sui seguenti integratori di vitamine, minerali ed amminoacidi:

  • Potassio
  • Magnesio
  • Zinco
  • Vitamina A (beta-carotene)
  • Vitamina B-12
  • Vitamina C
  • Vitamina D
  • Folati
  • Taurina

Consigliamo, per nostra esperienza, di non ricorrere ad integratori multivitaminici, specie se indirizzati proprio al disturbo degli Acufeni poiché non garantiscono i dosaggi di efficacia. Benché sembrino così comodi da assumere, è meglio usare integratori singoli per ciascun nutriente, a garanzia di maggiore efficacia e con migliori speranze di attenuare i disturbi dell’orecchio.

La serie di soluzioni nutraceutiche che andiamo a presentarvi sono già in parte vitamine e minerali che usiamo per mantenimento della salute in generale. Per chi si approccia per la prima volta alle integrazioni può sembrare una novità, ma è essenziale capire che più integratori lavorano meglio assieme. Quindi affidarsi solo ad una vitamina o un minerale per migliorare gli acufeni, non è una buona strategia.

È bene sapere che la carenza di vitamine e minerali colpisce in ogni distretto del corpo e proprio gli organi più piccoli con microcircolazione, sono i primi a risentirne.

Vitamite e integratori: i benefici per le orecchie

Tratto da Amplifon

Minerali per la salute delle orecchie

come la perdita dell’udito legata all’età, le infezioni dell’orecchio e il tinnito (ronzio nelle orecchie). Ecco uno sguardo più da vicino ad alcuni di questi minerali.

MAGNESIO

Il Magnesio previene i danni all’orecchio interno

Magnesio può svolgere un ruolo importante nel proteggere le nostre orecchie dagli effetti dannosi del rumore. I suoni forti stimolano la produzione di molecole di radicali liberi nel nostro orecchio, che danneggiano le delicate cellule ciliate dell’orecchio interno. Poiché queste cellule ciliate sono necessarie per trasmettere il suono dall’orecchio al cervello, questo danno può portare alla perdita dell’udito indotta dal rumore.

POTASSIO

Il Potassio aiuta a convertire il suono

ZINCO

Lo Zinco combatte i batteri e i virus

Nota: Controllate il vostro medico prima di aggiungere un supplemento di Zinco alla vostra routine, soprattutto se prendete antibiotici o diuretici, perché lo Zinco può interagire negativamente con questi tipi di farmaci.

Vitamine per la salute dell’orecchio

FOLATI

Folati per combattere i radicali liberi

tasso più lento di perdita dell’udito.

L’attività dei radicali liberi può ridurre il flusso di sangue all’orecchio interno e danneggiare le delicate cellule sensoriali del nostro orecchio, necessarie per un udito sano. E una volta che queste cellule sono distrutte, non possono ricrescere.

VITAMINA D

La vitamina D mantiene forti le ossa dell’orecchio

VITAMINA A e C

Il Magnesio con le vitamine A e C

aiutare a prevenire i danni all’udito indotti dal rumore.

Il legame tra il tinnito e le vitamine

carenza di vitamina B12 hanno sperimentato un miglioramento significativo dopo aver ricevuto iniezioni intra-muscolari della vitamina. Lo Zinco è un altro nutriente che a volte viene propagandato per migliorare i sintomi dell’acufene, ma gli studi non sono riusciti a dimostrare un legame significativo tra l’integrazione di Zinco e il sollievo dall’acufene.

Amminoacidi ed Acufeni

TAURINA

Parliamo della Taurina.

invertire la perdita dell’udito biologico. I danni alle orecchie si verificano nelle cellule nervose responsabili della conversione del suono in segnali elettrici che il cervello può interpretare. Queste cellule nervose dipendono dalla circolazione del calcio per funzionare bene. Quando questa circolazione di calcio si riduce, la Taurina aiuta a ripristinarla e a mantenerla a livelli ottimali.

  • – https://doi.org/10.1016/j.heares.2010.09.0

Altri studi sull’Acufene


Riuscire a dormire con Acufeni

Utilizzare erbe calmanti e sedative finche non riuscite a gestire l’Acufene o migliorarlo con itegratori e strategie proposte.

Quindi saranno utili: Valeriana, Biancospino, Passiflora, Tiglio ecc…


CHE COS'è L'ACUFENE

Dalla pagina Acufene.it (tutto quello che devi sapere sul fischio all’orecchio)

L’acufene viene scientificamente definito come la percezione di un suono in assenza di stimoli esterni. Circa il 20% della popolazione mondiale lo ha avvertito almeno una volta mentre il 2% ne soffre.  Le cause responsabili della genesi di tale fastidio possono essere molteplici e anche molto sfumate.

Diversi elementi sono chiamati in causa come possibili fattori scatenanti tra cui patologie occlusive dell’orecchio esterno, alcuni trattamenti farmacologici, esposizione a rumori intensi, disturbi dell’articolazione temporomandibolare, processi di invecchiamento delle strutture recettoriali dell’orecchio interno, alimentazione, probabilmente tutti coinvolti con importanze diverse, nella genesi dell’acufene, motivo per cui si parla di “patogenesi multifattoriale”.


VITAMINA B12

Acufene e vitamina B12

Come noto l’acufene è una percezione uditiva la cui esatta origine e natura è sconosciuta: può derivare da una sorgente o da un punto trigger nella coclea, nel tronco cerebrale o in altri centri e punti dove non è però presente alcun generatore acustico rilevabile.

Fra i modelli più accreditati c’è quello formulato dal neurofisiologico Jastreboff che considera l’acufene una percezione sottocorticale e il risultato dalla trasformazione di una debole attività neuronale.

17 persone sono risultate carenti di vitamina B12 (42,5%), considerando quali valori normali 250 pg/ml. Dall’analisi dei risultati è emerso che i pazienti carenti di vitamina B12 trattati con questa hanno registrato miglioramenti statisticamente significativi dei punteggi, sia di quello relativo al tinnito misurato con questionario, sia di quelli relativi alla gravità del disturbo misurato con scana analogica visiva (VAS).

I risultati di questo studio supportano l’ipotesi che la correzione di un’eventuale carenza di vitamina B12 può migliorare l’acufene.


STRATEGIE PER L'ACUFENE

Come Curare l’Acufene in Modo Naturale

Importanza di una Dieta Equilibrata

come curare l'acufene in modo naturale

Una dieta ben bilanciata non solo promuove la salute generale ma può anche influire sulle condizioni dell’acufene. L’alimentazione gioca un ruolo cruciale nel modulare il nostro stato di salute, e alcuni nutrienti specifici hanno mostrato la capacità di influenzare positivamente i sintomi dell’acufene.


CONSIGLI ALIMENTARI

Cosa non mangiare per gli acufeni?

Nella gestione dell’acufene, la dieta gioca un ruolo cruciale. Alcuni alimenti e sostanze possono, infatti, esacerbare i sintomi, rendendo fondamentale conoscerli e possibilmente evitarli. Tra questi, gli alimenti ricchi di sale sono in cima alla lista. Un’eccessiva assunzione di sale può portare ad un aumento della pressione sanguigna, che a sua volta può aggravare i sintomi dell’acufene. Allo stesso modo, alimenti contenenti alti livelli di zuccheri raffinati possono alterare i livelli di zucchero nel sangue e peggiorare i sintomi.

Altri stimolanti come la caffeina e l’alcol sono noti per influenzare negativamente l’acufene. La caffeina, in particolare, può stimolare l’attività nel cervello in modo che possa aumentare la percezione dei suoni dell’acufene. Analogamente, l’alcol, alterando il flusso sanguigno nell’orecchio interno, può intensificare i sintomi. È quindi consigliabile limitare il consumo di caffeina e alcol per coloro che cercano di gestire l’acufene in modo più efficace.

È inoltre importante considerare gli alimenti che possono innescare reazioni allergiche o sensibilità, poiché queste condizioni possono contribuire alla comparsa o all’aggravamento dell’acufene. Alimenti come i latticini o il glutine, per esempio, possono essere problematici per alcune persone. Monitorare la propria risposta a questi alimenti e regolare la dieta di conseguenza può offrire un certo sollievo dai sintomi dell’acufene.

Cosa bere per acufeni?

bere abbondante acqua durante il giorno può aiutare a ridurre i sintomi dell’acufene, mantenendo il corpo e le vie circolatorie ben idratate. Questo è particolarmente importante dato che anche una lieve disidratazione può peggiorare i sintomi.

Le tisane, in particolare quelle con proprietà rilassanti e anti-infiammatorie come la camomilla o lo zenzero, possono offrire sollievo. Queste bevande non solo promuovono il rilassamento, ma possono anche avere effetti positivi sulla circolazione, potenzialmente benefici per chi soffre di acufene.

Alcuni studi suggeriscono che il tè verde, ricco di antiossidanti, può avere effetti benefici. Gli antiossidanti nel tè verde possono proteggere le cellule dell’orecchio interno e migliorare la circolazione, possibilmente aiutando a ridurre i sintomi dell’acufene. Tuttavia, dato il contenuto di caffeina nel tè verde, il suo consumo dovrebbe essere moderato, specialmente per coloro sensibili agli stimolanti.

I frullati di frutta e verdura possono essere un ottimo modo per integrare la propria dieta con nutrienti essenziali che possono supportare la salute dell’udito e ridurre l’infiammazione, fattori chiave nella gestione dell’acufene. Scegliere ingredienti ricchi di magnesio, potassio e antiossidanti può fornire un contributo positivo alla riduzione dei sintomi.

Il Ruolo del Magnesio nella Dieta

Alimenti ricchi di magnesio, come verdure a foglia verde, noci e semi, sono stati collegati a una riduzione dei sintomi dell’acufene. Il magnesio, un minerale essenziale, svolge un ruolo vitale in numerosi processi corporei, compresa la funzione nervosa e la circolazione sanguigna. Integrare la propria dieta con cibi ricchi di magnesio può non solo contribuire a una salute generale ottimale ma anche offrire un sollievo specifico per chi soffre di acufene.


L’Impatto degli Stimolanti

Evitare stimolanti come caffeina e alcol può anche essere benefico, poiché possono aggravare i sintomi dell’acufene. Queste sostanze possono influire negativamente sulla qualità del sonno e aumentare i livelli di stress, creando un circolo vizioso che può peggiorare la percezione dell’acufene. Ridurre o eliminare questi stimolanti dalla propria dieta può contribuire significativamente a gestire i sintomi dell’acufene, portando a una migliore qualità della vita.

Uso di Integratori e Erbe Naturali

L’approccio alla cura dell’acufene attraverso integratori naturali ed erbe è una via esplorata con interesse crescente. Questo metodo si basa sulla premessa che alcuni supplementi possono influenzare positivamente la circolazione sanguigna e l’equilibrio nutrizionale del corpo, offrendo potenziali benefici per coloro che soffrono di acufene. Tra i più discussi vi sono il Ginkgo biloba e lo Zinco, entrambi noti per le loro proprietà uniche che potrebbero contribuire alla gestione dei sintomi dell’acufene.


GINKGO BILOBA

Ginkgo biloba

Il Ginkgo biloba è celebre per la sua capacità di migliorare la circolazione sanguigna, particolarmente verso il cervello e le estremità del corpo. Questa erba, usata per millenni nella medicina tradizionale cinese, si pensa abbia effetti positivi anche sulla circolazione nell’orecchio interno, luogo chiave nella percezione dell’acufene.

Alcuni studi suggeriscono che il Ginkgo biloba possa ridurre i sintomi in alcuni pazienti, anche se la ricerca è ancora in fase di approfondimento. Importante è consultare il proprio medico prima di iniziare qualsiasi integrazione, per assicurarsi che non ci siano interazioni con altri farmaci in uso.


ZINCO

Zinco

L’importanza dello Zinco nella salute dell’orecchio è ben documentata, con una carenza di questo minerale che può essere correlata a casi di acufene. Lo Zinco svolge un ruolo cruciale in molteplici processi cellulari, compresa la neurotrasmissione, e il suo apporto adeguato può contribuire al benessere dell’udito.

Integratori di Zinco possono quindi essere considerati come parte di un approccio di cura, specialmente per coloro la cui dieta potrebbe non fornire quantità sufficienti di questo nutriente essenziale. Come sempre, è vitale discutere di questa integrazione con un professionista della salute, per assicurarsi che gli integratori di Zinco siano una scelta sicura e appropriata basata sul proprio stato di salute e storia medica.


TERAPIE DEL SUONO

Terapie del Suono e Ambienti Acustici

La terapia del suono rappresenta una frontiera promettente nel trattamento dell’acufene, sfruttando il potere dei suoni esterni per modificare la percezione del disturbo o per mascherarlo completamente. Tale approccio, altamente personalizzabile, spazia dall’uso di apparecchi acustici a generatori di suono bianco, fino a includere app mobili specificamente sviluppate per chi soffre di acufene. Queste tecnologie non solo offrono un sollievo immediato dal ronzio costante ma possono anche, nel tempo, aiutare il cervello a “riconfigurarsi”, riducendo così la percezione dell’acufene.

  • Il ricorso a suoni di fondo, quali il rumore bianco o i suoni rilassanti della natura, emerge come una strategia efficace per mascherare l’acufene. Questo metodo si basa sul principio della distrazione sonora, che può aiutare a ridurre l’impatto del ronzio o del fischio all’interno dell’orecchio, migliorando la concentrazione e favorire il rilassamento. Suoni come il mormorio di un ruscello, il fruscio delle foglie o la pioggia delicata possono creare un ambiente acustico più piacevole, che aiuta a distogliere l’attenzione dai sintomi dell’acufene.
  • L’impiego di apparecchi acustici può rivelarsi particolarmente utile quando l’acufene è accompagnato da perdita dell’udito. Questi dispositivi non solo amplificano i suoni esterni, ma possono essere programmati per generare specifici suoni di mascheramento che aiutano a neutralizzare il suono dell’acufene. In questo modo, gli apparecchi acustici possono facilitare una doppia funzione: migliorare la capacità di udire l’ambiente circostante e contemporaneamente ridurre la percezione dell’acufene, offrendo un significativo sollievo ai pazienti.

Fonte articolo:

CONDROITINA, UNO STUDIO SPERIMENTALE

Supplementazione magnesio e condroitina solsfato: nuovo protocollo farmacologico per l’acufene




VITAMINA K: Lezioni dal passato

Dedico questo articolo alla memoria di WESTON A. PRICE

 

RIEPILOGO:

ANNO 2024: Nonostante le evidenze i medici attuali ancora temono la Vitamina K perché pensano che abbia attinenza solo con la coagulazione del sangue. I medici di oggi sono indietro di 60 anni.

Dr. Weston A. Price

Il dottor Weston A. Price (1870-1948), un dentista di Cleveland, è stato chiamato “Isaac Newton della nutrizione”. Nella sua ricerca delle cause della carie dentale e della degenerazione fisica che osservò nel suo studio dentistico, passò dalle provette e dai microscopi alle prove non studiate tra gli esseri umani.

Il dottor Price cercò i fattori responsabili dei denti fini tra le persone che li avevano: persone isolate e non industrializzate.

Il mondo divenne il suo laboratorio.

Durante il viaggio, le sue scoperte lo portarono a credere che la carie dentale e le arcate dentarie deformate con conseguente affollamento, denti storti e aspetto poco attraente fossero semplicemente un segno di degenerazione fisica, derivante da ciò che sospettava: carenze nutrizionali.

Price ha viaggiato in tutto il mondo per studiare gruppi umani isolati, inclusi remoti villaggi in Svizzera, comunità gaeliche nelle Ebridi Esterne, eschimesi e indiani del Nord America, isolani melanesiani e polinesiani dei Mari del Sud, tribù africane, aborigeni australiani, Maori neozelandesi e gli indiani del Sud America. Ovunque andasse, il dottor Price scoprì che bei denti dritti, libertà dalla carie, corpi robusti, resistenza alle malattie e caratteri eccellenti erano tipici dei nativi che seguivano la loro dieta tradizionale, ricca di fattori alimentari essenziali.

Per favore, goditi quello che ha da dire. Puoi anche leggere la sua biografia.

Principi senza tempo di diete tradizionali sane secondo Weston Price.

BIOGRAFIA WESTONE PRICE

Per oltre dieci anni viaggiò in parti isolate del globo per studiare la salute delle popolazioni non toccate dalla civiltà occidentale. Il suo obiettivo era scoprire i fattori responsabili di una buona salute dentale. I suoi studi hanno rivelato che la carie dentale e le arcate dentarie deformate che provocano denti affollati e storti sono il risultato di carenze nutrizionali, non di difetti genetici ereditari.

I gruppi studiati da Price includevano villaggi remoti in Svizzera, comunità gaeliche nelle Ebridi Esterne, popolazioni indigene del Nord e del Sud America, isolani melanesiani e polinesiani dei Mari del Sud, tribù africane, aborigeni australiani e Maori neozelandesi. Ovunque andasse, il dottor Price scoprì che bei denti dritti, assenza di carie, buon fisico, resistenza alle malattie e carattere eccellente erano tipici dei gruppi nativi che seguivano le loro diete tradizionali, ricche di nutrienti essenziali.

Quando il dottor Price analizzò gli alimenti utilizzati dai popoli isolati, scoprì che, rispetto alla dieta americana dei suoi tempi, essi fornivano almeno quattro volte più vitamine idrosolubili, calcio e altri minerali, e almeno DIECI volte più grassi. vitamine solubili, da alimenti di origine animale come burro, uova di pesce, crostacei, frattaglie, uova e grassi animali: gli stessi alimenti ricchi di colesterolo ora evitati dal pubblico americano in quanto poco salutari.

Questi popoli tradizionali e sani sapevano istintivamente ciò che gli scienziati dei tempi del dottor Price avevano recentemente scoperto: che queste vitamine liposolubili, le vitamine A e D, erano vitali per la salute perché agivano come catalizzatori per l’assorbimento dei minerali e l’utilizzo delle proteine. Senza di essi, non possiamo assorbire i minerali, non importa quanto abbondanti possano essere nel nostro cibo. Il dottor Price scoprì un ulteriore nutriente liposolubile, che chiamò Attivatore X, che è presente nel fegato dei pesci e nei crostacei, nelle carni degli organi e nel burro delle mucche che mangiano erba verde in rapida crescita in primavera e autunno.

Tutti i gruppi indigeni avevano una fonte di Attivatore X, ora ritenuto essere la vitamina K2, nella loro dieta.

Le persone isolate fotografate da Price – con i loro bei corpi, la facilità di riproduzione, la stabilità emotiva e la libertà da malattie degenerative – sono in netto contrasto con i moderni civilizzati che sopravvivono con i “cibi sostitutivi del commercio moderno”, tra cui zucchero, farina bianca, latte pastorizzato, alimenti a basso contenuto di grassi, oli vegetali e articoli pronti pieni di diluenti e additivi.

Le scoperte e le conclusioni del Dr. Price sono presentate nel suo classico volume, Nutrizione e degenerazione fisica. Il libro contiene fotografie sorprendenti di popoli indigeni belli e sani che illustrano in modo indimenticabile la degenerazione fisica che si verifica quando i gruppi umani abbandonano le diete tradizionali e nutrienti a favore dei moderni cibi pronti.

Le fotografie scattate dal dottor Weston Price illustrano la differenza nella struttura facciale tra quelli che seguono una dieta nativa e quelli i cui genitori avevano adottato le diete “civilizzate” di alimenti trasformati devitalizzati.

I Seminoles “primitivi” nella foto a sinistra hanno facce larghe e attraenti con molto spazio per le arcate dentarie. La ragazza Seminole “modernizzata” a destra, nata da genitori che avevano abbandonato la loro dieta tradizionale, ha un viso ristretto, denti affollati e una ridotta immunità alle malattie.


Vermeer C, Hamulyak K.
Vitamin K: lessons from the past. (Fonte)

VITAMINA K: LEZIONI DAL PASSATO

TRADUZIONE

La vitamina K fu scoperta agli inizi degli anni ’30 dallo scienziato danese Henrik Dam come fattore liposolubile necessario per la normale emostasi [1].

[2].

Si è scoperto che due attività enzimatiche sono associate alla formazione di Gla: la gammaglutamil carbossilasi, che è l’enzima responsabile della formazione di Gla e la concomitante ossidazione dell’idrochinone della vitamina K in epossido di vitamina K.(1980-Weston Price)[], così come il complesso enzimatico della vitamina K-epossido reduttasi mediante il quale l’epossido della vitamina K prodotto nella reazione di carbossilazione viene riconvertito in idrochinone della vitamina K (Baggio-2002-[]).

La scoperta della prima proteina contenente Gla non coinvolta nella coagulazione del sangue (proteina Gla ossea, nota anche come Osteocalcina) è stata una pietra miliare nel cambiamento dei nostri concetti (1959-[]), ma inizialmente l’importanza di questa scoperta fu riconosciuta solo da coloro che erano coinvolti nella ricerca fondamentale sulla vitamina K.

Ci sono voluti più di due decenni prima che ci si rendesse conto che “la vitamina K non serve più solo per la coagulazione”[].

Dopo la scoperta iniziale dell’Osteocalcina, furono scoperte altre proteine Gla, tra cui la proteina Gla della matrice (MGP, il più potente inibitore della calcificazione dei tessuti molli attualmente conosciuto). []) e la proteina 6 della sequenza di arresto della crescita (Gas6, un regolatore della proliferazione cellulare e dell’apoptosi []). Sorprendentemente, la presenza di proteine Gla non è stata limitata ai mammiferi o ai vertebrati, ma sono state identificate anche proteine Gla altamente specializzate come componenti delle neurotossine delle lumache dei coni [].

La conoscenza dettagliata del genoma umano ha portato all’identificazione di due nuove famiglie di proteine contenenti Gla con funzione sconosciuta, le proteine Gla ricche di prolina (PRGP) e le proteine Gla transmembrana (TMGP). Nei casi in cui conosciamo la loro funzione, la presenza di residui di Gla nelle rispettive proteine Gla è essenziale per la loro attività []. In questo numero Berkner e Runge descrivono la scoperta e il potenziale impatto delle proteine Gla extraepatiche in un’eccellente recensione [].

Dopo la scoperta di così tanti tessuti diversi che richiedono vitamina K e di così tante nuove ed entusiasmanti proteine Gla, ci si potrebbe aspettare che abbiamo imparato la lezione dal passato.

Tuttavia, il fegato (cioè il luogo in cui vengono sintetizzati i fattori della coagulazione contenenti Gla) è estremamente efficiente nell’estrarre la vitamina K dalla circolazione. È stato dimostrato che nella popolazione sana, con assunzioni di vitamina K adeguate per la completa carbossilazione di tutti i fattori della coagulazione del sangue, il 20-30% dell’Osteocalcina circolante rimane sotto-carbossilata. [].

Nella nostra esperienza basata su migliaia di soggetti, la completa carbossilazione dell’Osteocalcina circolante è estremamente rara nei soggetti senza integrazione (con vitamina K) [,]. È stato dimostrato che la sottocarbossilazione dell’Osteocalcina è comune anche nel tessuto osseo[]. Nuove prove basate su anticorpi specifici per conformazione hanno rivelato che lo stesso vale per MGP (SCHURGERS et al., dati non pubblicati).

L’implicazione di questi risultati è che la protezione contro la calcificazione cardiovascolare è probabilmente non ottimale nella maggior parte della popolazione e che tale protezione può essere migliorata con semplici misure dietetiche, ad esempio aumentando l’assunzione di vitamina K.

Coerentemente con questi risultati, diversi studi basati sulla popolazione suggeriscono che un basso apporto di vitamina K è associato

  • ad un aumento della calcificazione delle arterie,
  • ad un aumento del rischio di infarto miocardico
  • e ad un aumento della mortalità cardiovascolare [,].

La prova finale dell’effetto benefico di un’elevata assunzione di vitamina K sulla salute vascolare è arrivata da uno studio di intervento clinico randomizzato in cui si è scoperto che gli integratori contenenti vitamina K bloccavano completamente la calcificazione delle arterie correlata all’età [].

Prove sempre più numerose suggeriscono che un’elevata assunzione di vitamina K nella dieta contribuisce anche alla salute delle ossa. Quindi:

più vitamina k2 equivale a più salute delle ossa

Vit. K2 e SALUTE DELLE OSSA

Numerosi studi condotti da diversi gruppi hanno dimostrato che l’assunzione di vitamina K nella dieta è direttamente correlata alla massa ossea e inversamente correlata al rischio di frattura [,].

Bassi livelli sierici di vitamina K e alti livelli di Osteocalcina sottocarbossilata sono stati riscontrati in soggetti con ridotta massa ossea e fratture osteoporotiche (Rotterdam Study-il più grande studio sulle vitamine K, 2004[,]).

Inoltre, i dati di uno studio di intervento clinico randomizzato hanno mostrato che un integratore contenente 1 mg al giorno di vitamina K ha comportato una riduzione del 40% del tasso di perdita ossea in postmenopausa []. In questo studio l’effetto della vitamina K è stato misurato come effetto extra in una popolazione in studio già integrata con calcio e vitamina D.

Queste sono ragioni convincenti per aumentare il nostro apporto di vitamina K almeno fino al livello riscontrato nel quartile più alto della popolazione generale, che nei Paesi Bassi è di circa 250 µg al giorno per la vitamina K1 e 50 µg al giorno per la vitamina K2[].

Tuttavia, tutte le attuali linee guida si basano esclusivamente sul bassissimo fabbisogno di vitamina K per la sintesi dei fattori della coagulazione del sangue. Ancora una volta si commette l’errore di concentrarsi sul sistema emostatico.
Tuttavia, numerose evidenze suggeriscono che il fabbisogno di tessuti extraepatici è maggiore.

Un secondo esempio da cui dovremmo imparare dal passato è il campo del

trattamento anticoagulante orale.

Negli esperimenti sugli animali, è stato dimostrato che il warfarin induce calcificazione arteriosa entro 2-4 settimane [], e deformazioni ossee entro diversi mesi [].

  • Nell’uomo, è noto che i derivati cumarinici provocano la sindrome fetale da warfarin, caratterizzata da un’eccessiva calcificazione della cartilagine con conseguente sviluppo osseo anormale [].
  • Un gruppo ad alto rischio di calcificazione arteriosa è quello con insufficienza renale allo stadio terminale ed emodialisi. Tali pazienti possono richiedere una terapia antitrombotica per contrastare le complicanze della calcificazione cardiovascolare.

Dobbiamo tuttavia affrontare la questione se la cattiva salute vascolare possa essere peggiorata dagli anticoagulanti orali.

È interessante notare, a questo proposito, che l’emodialisi è stata menzionata come controindicazione al trattamento con cumarina e che la somministrazione di cumarina è stata identificata come un fattore di rischio per la calcifilassi nei pazienti sottoposti a dialisi [].

D’altra parte, è notevole che anche dopo 50 anni in cui il trattamento con cumarina è stato ampiamente utilizzato, il numero di effetti collaterali segnalati (ad eccezione delle complicanze emorragiche) è rimasto notevolmente basso.

Una spiegazione potrebbe essere che ci siano sistemi di riserva che assumono le funzioni delle proteine Gla extraepatiche una volta che la loro funzione viene eliminata dalle cumarine. In alternativa, queste proteine potrebbero essere coinvolte principalmente in processi fisiologici lenti, così che i loro potenziali effetti collaterali diventino evidenti solo dopo decenni anziché dopo mesi.

Ovviamente, la questione se un paziente abbia bisogno di un trattamento con cumarina deve essere decisa dal medico curante sulla base delle condizioni del paziente. È importante, tuttavia, che nel prendere questa decisione si considerino anche i potenziali effetti collaterali degli anticoagulanti orali.

diminuzione della massa ossea o l’aumento della calcificazione delle arterie non vengono monitorati.

BLIBLIOGRAFIA

REFERENCES

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WESTON PRICE ED IL FATTORE X

I primi studi di maggior rilevanza e pionieristici sulla vitamina K2 risalenti al 1945 sono opera del dr Weston Price  e lo leggiamo proprio sul sito della Weston Price Foundation:

TRADUZIONE

Nel 1945, il dottor Weston Price descrisse “un nuovo attivatore simile alla vitamina” che svolgeva un ruolo influente nell’utilizzo dei minerali, nella protezione dalla carie, nella crescita e nello sviluppo, nella riproduzione, nella protezione contro le malattie cardiache e nel funzionamento del cervello.

Un test chimico, determinò che questo composto, che chiamò Attivatore X, era presente nel grasso del burro, negli organi e nel grasso degli animali che consumavano erba verde a crescita rapida, e anche in alcuni frutti di mare come le uova di pesce.

Price morì prima che la ricerca degli scienziati russi diventasse nota in Occidente.

Questi scienziati hanno utilizzato lo stesso test chimico per misurare un composto simile alla vitamina K. La vitamina K2 è prodotta dai tessuti animali, comprese le ghiandole mammarie, dalla vitamina K1, che si trova nelle piante verdi a crescita rapida.

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Betacarotene e Vitamina A: integrazioni Riabilitate per i Fumatori (Diversi studi)

Basta ripetere una bugia, o un errore, 10, 100, 1000 volte che questa diventerà
talmente evidente agli occhi di tante persone, da essere scambiata per verità.

PREMESSA

La diffusione di notizie false avviene spesso sia per errore di comunicazione non voluta, che per aumentare visibilità nel diffondere qualcosa di allarmante, e certo che questo non è etico, soprattutto da parte di chi la salute dovrebbe tutelarla. Oggigiorno è molto facile far passare una bugia o un errore, per buono, a causa della velocità di propagazione che ha internet con tutti i social e con l’uso ed abuso del tasto della condivisione.

Parlando di vitamine, ed in contrapposizione a quanto emerso dagli studi del 1984, 1999 e fino al 2004, 2009 e 2010, che accusavano la Vitamina A e ancor di più il Beta-carotene di provocare cancro ai polmoni nei fumatori, e quindi non era raccomandata la sua integrazione, troviamo un grande studio del 2014 che va in controtendenza rispetto ai risultati precedenti, e che coinvolge anche la Vitamina D.

Ossia, la Vitamina A nella forma di Beta carotene vien completamente scagionata dall’essere responsabile di aumentato rischio di cancro ai polmoni specie nei fumatori, ex-fumatori e valutazione anche dei non-fumatori.

Tuttavia nell’ultimo decennio abbiamo sofferto della mancanza di questa informazione, soprattutto incutendo ai fumatori la paura di integrare, sia la vitamina A che il suo precursore, Betacarotene, maggiormente oggetto di studio.

Coloro che sono sempre pronti a lanciare allarmi sulla tossicità e pericolosità delle vitamine hanno fatto un buon lavoro, come sempre, del resto. Questo anche da parte delle scuole di Naturopatia, che alquanto superficialmente, mentre diffondevano la pericolosità della Vitamina A e Betacarotene, non si sono mai preoccupati di vedere se gli studi si fossero aggiornati, e mai è stato messo in dubbio qualcosa a riguardo.

(1984) Lo studio che incrimina la vitamina A

  • Vitamina A e cancro ai polmoni: una prospettiva
    ” Vengono esaminati criticamente sedici studi sulla relazione tra cancro del polmone e vitamina A negli esseri umani: otto studi sulla dieta e otto studi sul siero. Degli otto studi sulla dieta, solo cinque avevano campioni di casi abbastanza grandi da giustificare un’analisi statistica significativa. Tutti gli studi mettono in relazione il rapporto fra cancro ai polmoni e bassa concentrazione di vitamina A.”

(2014) Studio che scagiona la Vitamina A e i Betacaroteni

Il dubbio sui risultati dei primi studi che incolpavano la Vitamina A della maggiore incidenza di cancro al polmone non sono arrivati a nessuno nemmeno dopo questo studio a distanza di pochi anni dopo, il quale terminava concludendo:

Lack of effect of long-term supplementation with beta carotene on the incidence of malignant neoplasms and cardiovascular disease

Altro studio molto interessante del 2018 che afferma:

  • La rilevanza di questi risultati per le persone che non hanno mai fumato o per gli effetti del β-carotene o del retinolo contenuti negli alimenti o nei multivitaminici non è nota. Infatti, lo studio ATBC ha dimostrato che i soggetti che all’inizio dello studio avevano le più alte concentrazioni di β-carotene nel plasma avevano il tasso di cancro più basso tra tutti i partecipanti allo studio. L’aumento dell’incidenza o della morte del cancro al polmone a seguito dell’integrazione di β-carotene e/o vitamina A non sembra apparire in altri ampi studi randomizzati.” Vitamin A Deficiency and the Lung

Vedi anche “Ruolo del Beta-carotene nella prevenzione primaria del cancro ai polmoni “2022

Uso di Betacarotene sintetico in gran parte degli studi

Vale la pena ricordare che, in tutti gli studi sull’uomo, è stato somministrato beta-carotene sintetico (all-trans-β-carotene), mentre il β-carotene naturale contiene diversi isomeri (principalmente all-trans, 9-cis e 13-cis β-carotene) e sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere appieno i meccanismi benefici nella fisiologia dei β-carotenoidi [185]. 

E questo lo sappiamo già grazie a questo studio del 2000.

Altri risultati per le ricerche su vitamina A, Betacarotene in relazione a cancro ai polmoni, sia in fumatori che non fumatori, sono qui disponibili:

Avevo già cercato di tranquillizzare le persone con questo articolo che portava anche alcuni commenti e citazioni del dr. Claudio Sauro, ma non è bastato a far tacere le campane della falsa informazione, ripeto, non necessariamente fatte suonare in cattiva fede.

Beta-carotene a dosi normali Non è pericoloso per i fumatori (articolo del marzo 2023)
Finalmente trovato lo studio che scagiona la Vitamina A come Beta-carotene se assunto dai fumatori.

Raccomandazione:
non fumate, ma se lo fate, ricordatevi che dovreste assumere anche vitamina A e Betacarotene in forma naturale.


Elenco studi rilevanti per la tesi di questo articolo

  • Uno studio su oltre 10.000 adulti ha stabilito che i fumatori con più alti livelli ematici di alfa-carotene e beta-criptoxantina avevano un rischio rispettivamente inferiore del 46% e del 61% di morire di cancro ai polmoni, rispetto ai non fumatori con l’assunzione più bassa 13.
  • Tuttavia, 2 studi RCT hanno scoperto che gli integratori di β-carotene ad alte dosi aumentavano il rischio di cancro ai polmoni nei fumatori e negli ex lavoratori dell’amianto 14, 15, 16. (Rispettivamente Anni: 1996, 2004, 2009).
  • In studi osservazionali, l’assunzione di quantità maggiori di vitamina A nella dieta sotto forma di beta-carotene è stata collegata a un ridotto rischio di alcuni tipi di cancro, tra cui il linfoma di Hodgkin, nonché il cancro del collo dell’utero, del polmone e della vescica 17, 18, 19, 20. (rispettivamente Anni:2017, 2012, 2012, 2014)
  • Tuttavia, sebbene un elevato apporto di vitamina A da alimenti vegetali sia associato a un ridotto rischio di cancro, gli alimenti animali che contengono forme attive di vitamina A non sembrano fornire gli stessi benefici 21, 22. (Anni:2015, 1991)
  • Questo suggerisce che gli effetti dei carotenoidi alimentari sono coadiuvati e potenziati da altri nutrienti protettivi, sottolineando l’importanza di una dieta equilibrata.

E che le forme naturali di Betacarotene sono da preferire a quelle sintetiche (alfa-carotene)


Traduzione di parte dello studio che scagiona la Vitamina A ed il Beta-carotene naturale

Livelli di carotenoidi sierici e rischio di morte per cancro ai polmoni negli adulti statunitensi13
Astratto (2014)

TRADUZIONE

un minor rischio di morte per cancro al polmone.

minor rischio di morte per cancro al polmone negli adulti statunitensi.

Materiali e metodi
Studio della popolazione

I dati utilizzati in questo studio sono stati ottenuti dal database del Third Nutrition and Health Examination Survey (NHANES III) e dal NHANES III Linked Mortality File. Il NHANES III, condotto tra il 1988 e il 1994, era un campionamento stratificato e multistadio progettato per rappresentare la popolazione civile statunitense non istituzionalizzata,15 e consisteva in un colloquio, un esame fisico e test di laboratorio. Il NHANES III Linked Mortality File era uno studio di follow-up sulla mortalità che confrontava i registri NHANES III con i dati disponibili nel National Death Index al 31 dicembre 2006. La data di morte e la causa di morte nel National Death Index sono state derivate dai certificati di morte. .16

10.382 partecipanti NHANES III.

Raccolta dati di base

  • I partecipanti sono stati intervistati in NHANES III per ottenere informazioni sulle fasce di età (20–29, 30–39, 40–49, 50–59 o ≥60 anni), sesso (maschio o femmina), razza/etnia (bianco, nero, ispanico o altro), istruzione (meno di scuola superiore, diploma di scuola superiore o università o superiore) e consumo di alcol (bevitore o non bevitore).
  • L’attività fisica è stata valutata utilizzando la domanda: “Rispetto alla maggior parte (uomini/donne) della tua età, diresti che sei più attivo, meno attivo o più o meno la stessa cosa?” La risposta è stata classificata come più, meno o più o meno la stessa cosa.
  • I livelli di colesterolo totale sono stati divisi in tre gruppi (≤200 mg/dL, 220–239,9 mg/dL e ≥240 mg/dL).
  • Misurazioni dei carotenoidi sierici

    Follow-up sulla mortalità

    La classificazione internazionale delle malattie, nona revisione, è stata utilizzata per i decessi avvenuti dal 1988 al 1998, mentre la classificazione statistica internazionale delle malattie, decima revisione (ICD-10), è stata utilizzata per i decessi avvenuti dal 1999 al 2000.

    analisi statistica

    Innanzitutto, abbiamo effettuato aggiustamenti per età e sesso. In secondo luogo, ciascun modello è stato aggiustato per etnia, istruzione, consumo di alcol, esercizio fisico, abitudine al fumo, pacchetto annuo di fumo, obesità, colesterolo totale, assunzione giornaliera di grassi e consumo di frutta e verdura. Le analisi del rischio sono state condotte anche dopo aver stratificato per lo stato di fumatore (fumatori attuali e mai/ex fumatori) attraverso i quartili dei livelli di carotenoidi sierici. I rischi cumulativi di cancro al polmone basati sul quartile più basso (Q1) e sul quartile più alto (Q4) sono stati confrontati tra i fumatori attuali e quelli che non hanno mai fumato o che non hanno mai fumato.

    Le stime ponderate dei parametri della popolazione sono state calcolate dal Centro nazionale per le statistiche sanitarie per tenere conto del complesso disegno di campionamento. Tutte le analisi sono state eseguite utilizzando sas 9.2 (SAS Institute, Cary, NC, USA) e R (R Foundation for Statistical Computing, Vienna, Austria).

    Discussione

    In questo studio prospettico di coorte su un campione rappresentativo della popolazione statunitense, abbiamo scoperto che alti livelli sierici di alfa-carotene e beta-criptoxantina al basale erano significativamente associati a un minor rischio di morte per cancro al polmone dopo aggiustamento per il fumo di sigaretta e altre potenziali covariate .

    • non è stata osservata alcuna associazione tra gli ex fumatori e chi non ha mai fumato.

    I nostri risultati estendono le prove precedenti sul potenziale effetto antitumorale dei carotenoidi nel cancro del polmone (5) e suggeriscono che un’elevata assunzione di alimenti ricchi di alfa-carotene o beta-criptoxantina può prevenire lo sviluppo o il peggioramento del cancro del polmone, soprattutto nei fumatori.

    (3) e proteggono i sistemi biologici dal danno ossidativo.

    L’obiettivo principale degli studi, dagli studi osservazionali agli studi randomizzati, sui carotenoidi e sulla prevenzione del cancro è stato l’assunzione o gli integratori di beta-carotenoidi. Tuttavia, l’effetto protettivo dei beta-carotenoidi sul cancro del polmone non è confermato,,) e anche il presente studio non è riuscito a supportare tale associazione.

    Coerentemente con i nostri risultati, si stanno accumulando prove che l’assunzione o i livelli circolanti di alfa-carotene e beta-criptoxantina sono inversamente associati al rischio di cancro ai polmoni.,

    • ridotto rischio di cancro ai polmoni.,, 
    • un rischio significativo inferiore del 63% (rischio relativo [RR], 0,37; IC al 95%, 0,18-0,77) di cancro ai polmoni per il quintile più alto rispetto al quintile più basso di assunzione di alfa-carotene; non è stata osservata alcuna associazione tra i fumatori attuali.
    • non di alfa-carotene (quello sintetico), nei fumatori di sesso maschile.
    • ridotto significativamente il rischio di cancro ai polmoni (RR, 0,76; IC al 95%, 0,67-0,86; quintile più alto vs più basso).
    • Il Japan Collaborative Cohort Study ha dimostrato che gli uomini nel quartile più alto di assunzione sierica di alfa-carotene e beta-criptoxantina avevano un rischio significativamente più basso di morte per cancro al polmone rispetto agli uomini nei quartili più bassi.,
    • È interessante notare che abbiamo scoperto che l’effetto benefico dell’alfa-carotene e della beta-criptoxantina sulla morte per cancro ai polmoni era presente solo nei fumatori attuali.

      I fumatori hanno spesso livelli di antiossidanti circolanti più bassi rispetto ai non fumatori.

      Se il fenomeno è attribuito a una dieta povera assunzione di cibi ricchi di antiossidanti o alla maggiore degradazione degli antiossidanti circolanti dovuta all’aumento dello stress ossidativo associato al fumo rimane poco chiaro.

      Tuttavia, gli studi non hanno dimostrato differenze significative nell’assunzione di cibi ricchi di antiossidanti tra fumatori e non fumatori dopo aggiustamento per vari fattori.

      Gli studi sui meccanismi che sono alla base delle associazioni inverse tra rischio di mortalità per cancro del polmone e alfa-carotene e beta-criptoxantina sierici sono limitati. Tuttavia, poiché i carotenoidi hanno proprietà antiossidanti,4,5 un possibile meccanismo biologico potrebbe risiedere nella loro attività di promozione antitumorale e nella loro protezione contro lo stress ossidativo.

      gruppi trattati con beta-carotene,31,32 suggerendo la potente azione preventiva dell’alfa-carotene contro la carcinogenesi. La somministrazione di succo di mandarino, che è ricco di beta-criptoxantina, inibisce la tumorigenesi polmonare del topo indotta chimicamente.33

      Haegele et al. (2000) riportano anche significative associazioni inverse di beta-criptoxantina e/o luteina con 8-oxodGuo nel DNA. Uno studio recente su un modello di coltura cellulare suggerisce che la beta-criptoxantina protegge dall’ossidazione del DNA e migliora la riparazione del DNA, suggerendo che i carotenoidi hanno un ruolo protettivo contro il cancro.

      Importanti limitazioni del presente studio includono la misurazione singola dei livelli sierici di carotenoidi al basale e il lungo intervallo tra la misurazione e il periodo di follow-up. Di conseguenza, i carotenoidi sierici non sono stati misurati nel momento definito come “morte per cancro ai polmoni”. Non abbiamo affrontato l’influenza dei cambiamenti nei livelli sierici di carotenoidi, come gli integratori antiossidanti, sulla morte.

      Inoltre, diverse variabili dipendevano dai dati auto-riportati e, pertanto, non erano esenti da errori sistematici. A causa della natura osservativa di questa indagine, non possiamo escludere la possibilità di effetti confondenti residui da parte di confondenti non misurati.

      Infine, poiché il NHANES III Linked Mortality File è stato costruito in base alle cause di morte attraverso il National Death Index, esiste un potenziale errore nella classificazione della causa di morte.


In conclusione

I risultati del presente studio mostrano che elevati livelli sierici di alfa-carotene e beta-criptoxantina sono associati a un minor rischio di morte per cancro al polmone negli adulti statunitensi. La nostra scoperta suggerisce che un’elevata assunzione di alimenti ricchi di alfa-carotene e beta-criptoxantina ha il potenziale di ridurre la morte per cancro ai polmoni e di abbassare il rischio nei fumatori attuali.


Un altro studio su topi fumatori del 2023, sembra confermare quanto esposto sopra, ma ha una rilevanza inferiore perché fatto su animali.

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/36771049/

TRADUZIONE

La β-criptoxantina attenua le lesioni polmonari indotte dal fumo di sigaretta in assenza di enzimi di clivaggio dei carotenoidi (BCO1/BCO2) nei topi

Abbiamo studiato se BCX ha effetti protettivi contro il danno polmonare indotto dal fumo di sigaretta (CS), dipendente o indipendente da BCO1/BCO2 e dai loro metaboliti. Sia i topi BCO1-/-/BCO2-/- double knockout (DKO) che i compagni di figliata wild type (WT) sono stati integrati con BCX per 14 giorni e quindi esposti a CS per altri 14 giorni. L’esposizione al CS ha indotto significativamente l’infiltrazione di macrofagi e neutrofili nei tessuti polmonari dei topi, indipendentemente dai genotipi, rispetto ai compagni di cucciolata non esposti.

Il trattamento con BCX ha inibito significativamente l’infiltrazione di cellule infiammatorie indotte da CS, l’iperplasia nell’epitelio bronchiale e l’allargamento degli spazi aerei alveolari sia nei topi WT che DKO, indipendentemente dal sesso. Gli effetti protettivi del BCX erano associati a una minore espressione di IL-6, TNF-α e delle metalloproteinasi della matrice-2 e -9. Il trattamento con BCX ha portato ad un aumento significativo dei livelli epatici di BCX nei topi DKO, ma non nei topi WT, che hanno avuto un aumento significativo della concentrazione di retinolo epatico.

efficace agente protettivo contro le lesioni polmonari indotte da CS in assenza di enzimi di scissione dei carotenoidi.



Carenza di Vitamina A: come si scopre


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Carenza di Vitamina A: come si scopre

La carenza di vitamina A è spesso definita da concentrazioni sieriche di retinolo inferiori a 200 ug/dl.

Tuttavia il semplice dosaggio del retinolo plasmatico non sarà molto utile poiché il sangue è soltanto un mezzo di ridistribuzione tra la sede di utilizzo ed il luogo di stoccaggio (fegato).

Il fegato immagazzina circa il 90% della vitamina A cercando di bilanciare la concentrazione plasmatica tra i 40 e gli 80 ug/dl, fino alla deplezione delle riserve.
Inoltre, i livelli sierici di vitamina A variano in base ai pasti ingeriti ed al fabbisogno momentaneo.

Possiamo però scoprire se c’è una carenza di vitamina A ponendosi delle domande.
Quali?

Rispondi a queste domande:

  • Fate fatica a vedere in condizioni di scarsa
    illuminazione?
  • Evitate di guidare di notte perché non vedete bene
    o non sopportate la luce dei fari delle macchine?
  • Usate ogni tanto dei colliri
  • Portate gli occhiali da sole ovunque, non per
    imitare le star del cinema o nascondere le occhiaie,
    ma perché non tollerate più la luce forte?
  • Soffrite particolarmente di raffreddori o di infezioni?
  • Le mucose del naso sono spesso un po’ secche?
  •  Tendete alle allergie o alle intolleranze alimentari?
  • La vostra pelle si presenta secca e spenta, le unghie sono fragili, i capelli poco luminosi?
  • Notate degli indurimenti puntiformi a livello dei peli
    sulla parte posteriore delle braccia, delle cosce e
    sui glutei, la cosiddetta ipercheratosi follicolare?
  • La vostra memoria non è ai massimi livelli?
  • Soffrite di frequenti cistiti o di vaginite?

Altri articoli sulla Vitamina A apparsi su Vitamineral:


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Vitamina A – Proprietà e Benefici, Come Prenderla…

Cos’è la vitamina A?

In un quadro generale, le vitamine appartengono al campo dei micronutrienti, un insieme eterogeneo di sostanze che il corpo umano richiede in quantità enormemente basse senza le quali il metabolismo cellulare viene privato degli elementi essenziali per svolgere le reazioni chimiche che supportano tutte le funzioni organiche.

Tutte le vitamine hanno due punti in comune: la dipendenza dell’organismo a ricevere il loro contributo esterno a causa della mancanza di vie metaboliche per sintetizzarle e sviluppare una funzione, integrata negli enzimi, di catalizzatore (sinonimo congiunto di impulso e accelerazione) di queste reazioni biochimiche.

vitamine del complesso B e la vitamina C) e liposolubili nel secondo, appartenendo a questo la vitamina A.

I primi indizi della sua esistenza e successiva evoluzione

La vitamina A è nota anche come retinolo, nome che deve la sua origine alla conoscenza che si ebbe alla sua scoperta della sua capacità di generare i pigmenti necessari per il funzionamento della retina e, di conseguenza, della vista.

La scoperta della vitamina A è avvenuta sulla base di esperimenti su animali un poco alla cieca. Questa scoperta è avvenuta nella seconda decade del secolo scorso, quando un gruppo di ricercatori inglesi, guidato da Gowland Hopkins, scoprì che alcune specie animali interrompevano il loro sviluppo se l’unica fonte di grasso nella loro dieta era il lardo di maiale, quando questa fu sostituita dal burro di latte vaccino, senza interferire con gli altri elementi della dieta, gli animali si svilupparono ad un ritmo prevedibile.

Questa scoperta ha portato al primo battesimo di questa sostanza come “fattore del latte”. Un ulteriore lavoro con gli animali ha ampliato le informazioni sulle fonti alimentari che hanno mostrato simili virtù, come il tuorlo d’uovo e l’olio di fegato di merluzzo, raggiungendo la convinzione di condividere un nutriente che venne denominato vitamina A.

A titolo illustrativo e seguendo un criterio cronologico, vediamo la sequenza delle scoperte:

  • McCollum e Davis, nel 1913, del team di Hopkins, sostennero che la normale crescita degli animali da laboratorio richiedeva di integrare la loro dieta con un particolare lipide, che poteva essere ottenuto dal burro o dal tuorlo d’uovo.
  • Nel 1919, le possibili origini di questa vitamina, che poteva essere contenuta, oltre che nelle materie grasse tipiche, anche nelle piante di colore arancione, sono state ampliate.
  • Nel 1930, Moore notò un’importante relazione chimica tra carotene e vitamina A, dimostrando che una volta ingerito, all’interno del corpo subiva un processo di metabolizzazione convertendosi in vitamina A. Questa scoperta ha rappresentato un progresso straordinario nelle possibilità di prevenzione del deficit di questa vitamina sulla salute umana.

Tuttavia, è interessante notare che già ai tempi della civiltà egizia si conosceva il potere terapeutico di alcuni alimenti come il fegato per la prevenzione di alcune malattie, infatti si curava la cecità notturna con una dieta arricchita con queste interiora.

Quali sono le sue caratteristiche strutturali, fisiche e chimiche

Da questa struttura molecolare deriva che sia la vitamina A che i carotenoidi sono composti non polari e di conseguenza la loro solubilità nei grassi è ottimale. Per questo motivo, la vitamina A può essere immagazzinata nell’organismo in cellule adipose, il cui citoplasma è pieno di grassi, pronto per essere rilasciato quando l’organismo lo richiede per soddisfare le sue esigenze.

Questa capacità di immagazzinamento giustifica la mancanza di necessità di essere consumata quotidianamente, in quanto è sufficiente solo un’assunzione periodica per garantire l’esatto deposito. A questo proposito, va detto che la maggior parte della vitamina A è immagazzinata nel fegato, con alcuni resti che vanno ai polmoni, ai reni e al tessuto adiposo di riserva.

Il retinolo ci viene offerto all’interno della composizione chimica degli alimenti in due modalità: sotto forma di alcool libero ed esteri degli acidi grassi, in particolare l’acido palmitico, oltre alle molecole precursori, i carotenoidi. È interessante notare alcuni dati sul comportamento di questo tipo di sostanza una volta entrata nell’organismo: più di tre quarti degli esteri della retina vengono assorbiti e passano nel sangue, mentre solo circa la metà dei betacaroteni (tuttavia, la quantità di grassi coinvolti nella composizione della dieta condiziona abbastanza questo assorbimento). Già nel processo di digestione, degli enzimi specifici chiamati lipasi idrolizzano quegli esteri e la molecola di retinolo è libera di essere assorbita sotto forma di alcool e incorporata nelle vie metaboliche.

Sebbene il nome specifico della vitamina A corrisponda esclusivamente al retinolo, per gli effetti biologici esistono una serie di sostanze chimicamente derivate come il retinale, il 13-cis retinolo e il deidoretinolo, a cui viene assegnata in misura maggiore o minore la capacità di esercitare le proprie funzioni di coenzima che sviluppa il retinolo. Di queste, le prime due hanno un potere vitaminico equivalente rispettivamente al 90 e al 75% di retinolo, che si riduce al 40 % nel caso della deidroretinolo.

Molto più importanti di questi sono i carotenoidi, e soprattutto il beta-carotene. Anche se il suo valore vitaminico può essere calcolato come un sesto di quello dato al retinolo, la sua presenza nelle verdure è così diffusa, in alcuni di essi in modo abbondante, che viene catalogata come fonte fondamentale di vitamina A. Non a caso, ci sono paesi, come gli Stati Uniti, nella cui dieta le verdure sono scarse, per la cui popolazione un terzo dei contributi di vitamina A viene apportato dai carotenoidi.

Fonti alimentari di vitamina A

Ma va notato che dei 600 carotenoidi identificati, nemmeno un decimo mostra l’effetto biologico della vitamina A nell’organismo. Oltre al beta-carotene, sono importanti anche l’alfa-carotene e la beta-criptoxantina. Ma tra i più comuni, come il licopene (abbondante nei pomodori), la zeaxantina e la luteina, c’è chi non ha questo effetto.

Il retinolo è una sostanza caratterizzata da un’elevata biodisponibilità, anche in alimenti complessi, in qualsiasi forma, alcool ed estere. Grazie alla sua spiccata liposolubilità, viene normalmente disciolto nei grassi anche se a volte va unito alle proteine a struttura intracellulare o a quelle che effettuano il trasporto di sostanze nel sangue.

D’altra parte, i carotenoidi, che si possono trovare come costituenti di alcuni oli vegetali e persino di alcuni alimenti di origine animale (vedi tuorlo d’uovo o latte), sono per lo più disciolti in compartimenti di cellule vegetali specializzate nella conservazione di pigmenti chiamati cromoplasti, dove sono saldamente legati a specifiche proteine. Questa unione, da un lato, li preserva dai fenomeni di ossidazione, che è indubbiamente un vantaggio, ma dall’altro riduce la loro biodisponibilità, essendo necessario per il loro uso organico che le proteine di supporto siano denaturate attraverso il calore, il che è uno svantaggio.

Questa circostanza spiega che una carota cotta superi abbondantemente una cruda in quanto alla sua attitudine come fonte di vitamina A.

Una cosa a cui le molecole di carotenoidi sono abbastanza labili è l’azione della luce solare, poiché una notevole quantità di essa resta inutilizzata quando le foglie verdi e il cibo che li contiene vengono essiccate al sole. Questo è il motivo per cui la carenza di vitamina A è frequente nelle regioni aride, dove è consuetudine essiccare al sole foglie e verdure commestibili per una migliore conservazione e per preservarle dal marciume.

La struttura molecolare delle sostanze con attività di vitamina A ha un alto grado di insaturazione, che le rende molto suscettibili all’ossidazione (che si manifesta come rancidità) durante le fasi di trasformazione e conservazione degli alimenti.

Questa ossidazione potrebbe avvenire in combinazione con quella degli acidi grassi insaturi (componenti delle molecole di grasso) o addirittura indotta dai raggi ultravioletti dello spettro solare.

Un’altra possibile degradazione del retinolo (che è in forma trans) si trasforma, se riscaldato in un ambiente privo di ossigeno, in 13-cis retinolo, il cui potere vitaminico non raggiunge il 75% di quello del precedente. Possono essere utilizzati anche gli isomeri 11-cis e 9-cis, con un effetto vitaminico equivalente a circa il 25%.

La vitamina A e la vista

Carenza o Mancanza di vitamina A, cause e conseguenze

Possiamo risalire a civiltà antiche come l’Egitto o la Grecia classica per trovare riferimenti, in scritti che sono stati lasciati in eredità dai loro medici, sugli effetti clinici della carenza di questa vitamina e sul trattamento a base di fegato, per cui possiamo parlare di un’anomalia della nutrizione la cui conoscenza ha le sue radici nella remota antichità, citata anche nell’Antico Testamento della Bibbia.

Tutte queste allusioni, indirette naturalmente perché l’esistenza di questa sostanza era sconosciuta, facevano appello alla cecità notturna e alla xeroftalmia come conseguenze ripetute di una dieta povera di grassi.

Ci sono paesi in cui la manifestazione clinica di questa carenza nei bambini supera il 3%, raggiungendo il subclinico, cioè, senza sintomi, al 30%.

Il primo si traduce in una cifra enormemente rivelatrice:

ogni anno, in tutto il mondo, oltre 100.000 bambini perdono la vista a causa di questa causa, mentre il secondo è difficile da quantificare, ma è noto che la caduta dell’efficacia del sistema immunitario che innesca la casistica delle infezioni, soprattutto diarrea e polmonite.

Una carenza di vitamina A, che fortunatamente è un deficit nutrizionale molto raro nelle società avanzate di oggi, può diventare un vero e proprio stiletto all’interno del corpo, dal momento che ha diverse patologie associate tra cui, per la loro importanza, si evidenziano:

  • Alterazioni oculari: possono adottare la modalità della cosiddetta cecità crepuscolare, cioè una diminuzione dell’acuità visiva al tramonto; fotofobia o ipersensibilità alla luce solare, secchezza del bulbo oculare con mancanza di lacrimazione, xeroftalmia o opacità della cornea che è solitamente associata alla formazione di ulcere (che, con una certa frequenza, è un preludio alla cecità).
  • Alterazioni ossee: inibisce la crescita di queste strutture a partire dalle teste terminali della cartilagine, può causare difetti nell’anatomia dello scheletro (come cifosi, lordosi, ecc.) ed è un fattore predisponente per l’artrite e l’artrosi in quanto la rigenerazione ossea rallenta nelle articolazioni.
  • Alterazioni cutanee: una delle conseguenze immediate di una carenza di vitamina A è solitamente l’ipercheratinizzazione, un fenomeno per cui la pelle adotta una consistenza ruvida, secca e squamosa (nota come pelle di rospo), i capelli e le unghie diventano fragili e inconsistenti.
  • Altri sintomi più aspecifici come stanchezza generalizzata, perdita di appetito con conseguente perdita di peso, diminuzione della sensibilità uditiva, gustativa e olfattiva e persino disturbi della funzione riproduttiva.

E per concludere questo paragrafo dedicato alle carenze, un dato curioso:

la sua carenza aumenta i sintomi del morbillo, infatti, quando un bambino è carente di vitamina A, ammalarsi di morbillo può metterlo in un grave pericolo, dato che alcuni sintomi come febbre e diarrea peggiorano.

Fonti alimentari di Vitamina A

Non c’è dubbio che il modo migliore per soddisfare il fabbisogno quotidiano di vitamina A (e di tutte le vitamine in generale) è quello di introdurre nella dieta l’intera gamma di frutta, verdura, legumi, cereali integrali e prodotti animali (soprattutto pesci grassi, uova e latticini). La vitamina A si trova nella composizione naturale di molti alimenti e in alcuni alimenti arricchiti sinteticamente, come alcuni tipi di latte e cereali integrali:

  • Fegato, forse la fonte più ricca di questa sostanza, anche se il suo consumo dovrebbe essere limitato dato il suo alto contenuto di colesterolo. Per esempio, con una razione di cento grammi di fegato di maiale o di vitello soddisferemmo abbondantemente i 600-800 microgrammi al giorno di cui l’organismo ha bisogno di questa vitamina. Il fegato di pollo è escluso dalla lista, in quanto il suo contenuto di vitamina A è minimo. Per avere un’idea del loro contenuto:
  • Fegato di maiale: contiene 36 milligrammi per 100 grammi
  • Fegato di vitello: qualcosa in meno, con 20 milligrammi
  • Paté e foie-gras: il suo contenuto differisce in funzione di come e con cosa si preparino, ma oscilla intorno ai 5-8 milligrammi per 100 grammi
  • Olio di fegato di merluzzo
  • Alcuni pesci azzurri, tra i quali risalta il salmone
  • Ortaggi e verdure a foglia verde, arancione e gialle (caratteristica nella quale coincide con la vitamina K), come i broccoli, il cavolo verde, i cavoletti di Bruxelles, la carota, la patata dolce, gli spinaci, la lattuga, la zucca e la zucchina.
  • Alcuni frutti, come il melone, la papaya, l’albicocca, la ciliegia e il mango.
  • Prodotti caseari, naturali e arricchiti, che sono la principale fonte di vitamina A in alcuni paesi del mondo sviluppato come gli Stati Uniti.
  • Cereali integralei arricchiti

Proprietà biologiche e funzioni organiche importanti di questa vitamina

Alla vitamina A si assegnano numerose funzioni nell’organismo, e al loro interno la più nota è forse la più popolare è quella legata al funzionamento degli organi della vista.

Ma, come vedremo più avanti, le enormi virtù di questa sostanza, così indispensabile per gli esseri umani, non si esauriscono qui.

Il funzionamento della vista

Esaminiamo il percorso fisiologico seguito da questa sostanza una volta che entra nell’organismo e va a uno dei suoi organi bersaglio, il bulbo oculare.

Vitamina A: non solo per la salute della vista

Il retinolo viene convogliato alla retina, il tessuto sensibile dell’occhio che occupa una posizione nella parte posteriore di questo. Lì subisce un’ossidazione e diventa il composto retinico e si incanala alle cellule fotorecettoriali della retina, le canne, all’interno delle quali si lega all’opsina, una proteina funzionale, con la quale costituisce il pigmento chiamato rodopsina, una molecola complessa la cui presenza nelle canne permette loro di rilevare minime quantità di luce, caratteristica che le rende indispensabili per l’efficacia della visione notturna.

Un fotone di luce assorbita è in grado di innescare una reazione chimica della retina, innescando una cascata di reazioni il cui risultato è un segnale elettrico che viene lanciato al nervo ottico, una delle dodici coppie di nervi cranici la cui missione è quella di mettere questo segnale a disposizione del centro regolatore della visione cerebrale per la sua interpretazione come immagine del cervello. Da questa sequenza di eventi si può concludere che una carenza di retinolo nella retina porta ad un serio impedimento a vedere al buio.

Anche il retinale può essere ossidato in acido retinoico, e questo finisce per legarsi con alcuni recettori che lanciano o inibiscono l’espressione genica. Pertanto, nella forma chimica dell’acido retinoico svolge un ruolo importante nella regolazione dell’espressione dei tratti genetici, attraverso cui si ottiene la specializzazione delle cellule per svolgere compiti fisiologici ben definiti.

Non possiamo saltare la trama dedicata alla vista senza un’allusione alla capacità di questa vitamina di fermare un processo degenerativo che se supera una certa soglia diventa un serio problema per la vista: la degenerazione maculare legata all’età. Porta ad una perdita della vista frontale ed è considerata una delle principali cause di cecità negli anziani. Per evitare che questo processo progredisca rapidamente, si raccomanda che, nelle persone che presentano tracce dell’insorgenza della degenerazione, acquisiscano l’abitudine di ingerire un integratore contenente vitamina A, antiossidanti, zinco e rame.

Il sistema immunitario

Il corretto funzionamento del sistema immunitario dipende in gran parte dalla quantità di vitamina A disponibile nell’organismo. Sia il retinolo che i prodotti derivanti dalla sua metabolizzazione sono fondamentali per mantenere l’integrità e la salute della pelle e delle membrane mucose che rivestono un’enorme superficie del corpo (vie respiratorie, tratto digestivo, tratto urinario…). Questo tappeto onnipresente si comporta come una prima linea difensiva contro gli agenti esterni che causano infezioni, e per la sua efficacia è determinante la presenza di questa sostanza in quantità adeguate.

Non finisce qui il ruolo della vitamina A nell’integrità delle difese organiche e della prevenzione di malattie.

Lo sviluppo e la differenziazione per ceppo dei globuli bianchi è un altro processo fisiologico da esso protetto, in quanto la popolazione di linfociti, una delle più determinanti nel meccanismo di risposta immunitaria, ne ha bisogno per la sua formazione in quantità e qualità corrette.

Lo sviluppo embrionale e del feto

Nella gravidanza, buona parte dello sviluppo degli organi del feto dipende dal trasferimento di vitamina A dalla madre al feto attraverso la placenta, provocando carenze congenite nel neonato nel caso di non fornire l’apporto richiesto, che in situazioni gravi può portare alla morte prematura. Partecipa in modo decisivo alla formazione di arti, cuore, occhi e orecchie, e altri organi, in modo più marginale, come il tessuto nervoso, la matrice ossea e il sistema immunitario.

La formazione dei globuli rossi

La vitamina A è fondamentale per il corretto sviluppo nel midollo osseo delle cellule staminali precursori dei globuli rossi, chiamati emocitoblasti. È importante la sua presenza anche nel rilascio di ferro dai siti di deposito verso il midollo osseo rosso, dove i globuli rossi sono in fase iniziale (una emazie richiede circa due giorni per formarsi), essendo catturati da un componente essenziale, il gruppo eme della molecola di emoglobina, che è la proteina specializzata e insostituibile nel trasporto di ossigeno ai tessuti.

Può essere interessante puntualizzare le interrelazioni metaboliche che questa vitamina mantiene con due dei principali minerali, ferro e zinco.

Da un lato, è noto che una carenza di zinco provoca un danno nel trasporto del retinolo, il rilascio di questo nel fegato e la sua trasformazione ossidativa in retinica. D’altra parte, è noto anche che l’integrazione di vitamina A è efficace nel combattere la carenza di ferro che causa l’anemia sideropenica, migliorando lo stato nutrizionale in relazione a questo minerale, soprattutto nelle donne incinte e nei bambini piccoli.

A riguardo va detto anche che è stata dimostrata una maggiore efficacia della combinazione di vitamina A e ferro nella prevenzione dell’anemia sideropenica rispetto ad una integrazione separata con qualsiasi di questi.


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L’integrità dell’epitelio

Questo capitolo è stato suddiviso da quello sul sistema immunitario per concentrarsi qui, piuttosto che sulla trama difensiva sufficientemente descritta, sulle possibilità che offre la vitamina A nel fornire una pelle lucida e libera da infezioni di qualsiasi tipo. In sostanza si può dire che il retinolo è essenziale per il rinnovamento degli strati di cellule epiteliali e la riparazione delle cellule che compongono le mucose, le unghie e i capelli.

Parlando di questa funzione è impossibile non menzionare la vitamina C, indispensabile nella formazione del collagene che funziona come matrice congiuntiva di supporto e rinforza la protezione del corpo e la rapida cicatrizzazione delle ferite.

Azione anticancerogena e anti-invecchiamento

La sua funzione antiossidante si traduce in due manifestazioni concrete:

  • Ritardo nell’invecchiamento cellulare che si vede riflesso in un miglior aspetto globale della persona.
  • Prevenzione di alcuni tipi di cancro per mantenere il DNA al riparo dall’azione mutagea (che provoca cambi nella sua struttura) degli agenti nocivi.

Sono attualmente attive diverse linee di ricerca che stanno cercando di approfondire il grado di causalità realmente esistente tra un elevato consumo di cibo con vitamina A e la riduzione del rischio di contrarre alcuni tipi di cancro, in particolare quello del polmone e della prostata.

Corretto sviluppo del sistema nervoso

Qui si può parlare di un intervento focalizzato su una regione molto specifica del cervello, l’ippocampo, che regola i processi di apprendimento e informazione e la memoria a breve termine. Per questo motivo, la vitamina A sembra condizionare positivamente la funzione dei neuroni che compongono questa regione, favorendo una maggiore facilità di assimilazione mentale e una memoria molto fine.

Anche l’eccesso può essere nocivo: l’ipervitaminosi A

L’IMPORTANTE è NON ECCEDERE NELLE DOSI!

Come si è visto durante tutta l’esposizione, la vitamina A è un ottimo nutriente e può essere definita, senza timore di esagerare, indispensabile per la salute. Ma la natura fissa limiti, più permissivi o più ristretti, per qualsiasi sostanza biologicamente attiva che entra nell’organismo. Per questo motivo, tanto importante quanto descrivere i benefici dell’assunzione di vitamina A è mettere in guardia contro i pericoli di superamento delle soglie alle quali cessa di essere benefica e diventa dannosa.

La dottrina scientifica chiama l’intossicazione da un consumo eccessivo di questa vitamina, ipervitaminosi A. Si riferisce ad un deposito di grandi quantità di vitamina nel corpo, cosa che di solito avviene con un’assunzione incontrollata di integratori.

Vitamina A per lo sport

Per quanto riguarda i segni che possono avvisare di un quadro di intossicazione, non sono costanti ma tra i soliti si trovano anoressia, nausea, vomito, vista offuscata, ipereccitabilità, alcuni altri disturbi nervosi, epatomegalia (ingrossamento del fegato), la caduta di capelli, emicrania, insonnia, astenia o debolezza muscolare, amenorrea (interruzione del ciclo mestruale) e, nei bambini, idrocefalia e ipertensione cranica. Anche una diminuzione della densità minerale ossea può essere riscontrata in un test di densitometria. Ma in casi estremi potrebbe persino innescare il coma e la morte.

Per evitare di incorrere nel rischio di ipervitaminosi, è utile conoscere i livelli massimi di assunzione tollerabili (tolerable upper intake levels), che sono consolidati come dati di riferimento per prevenire il rischio di tossicità della vitamina A. Ovviamente, il suo campo di applicazione esclude le persone malnutrite che ricevono regolarmente integratori e coloro che sono in trattamento con la vitamina A per combattere la retinite pigmentosa o qualche altra patologia il cui superamento richiede questa vitamina in grandi quantità.

Tuttavia, l’ipervitaminosi A non va confusa con l’ipercarotenosi, che non è considerata patologica e che si manifesta con la comparsa di un colorito giallastro (simile all’ittero) sul palmo delle mani a causa dell’accumulo di caroteni. Può essere causata semplicemente dal consumo di troppe verdure che ne contengono in abbondanza, tornando la colorazione alla normalità quando questo consumo eccessivo viene eliminato.

Dosaggio: Quanta Vitamina A bisogna prendere, e come prenderla

Come gestire l’assunzione di vitamina A: l’integrazione

La quantità di vitamina A di cui ogni persona ha bisogno dipende dalla sua età e dalla fase riproduttiva nella quale si trovi. In generale, si può dire che le dosi raccomandate per le persone di età superiore ai 14 anni oscillano in una gamma compresa tra 700 e 900 microgrammi al giorno di un’unità di misura nota come equivalente di retinolo (ER). Per le donne che allattano fino a 1200-1300 ER e per i bambini sotto i 14 anni, il quantitativo diminuisce significativamente.

Il problema è che la conversione delle Unità Internazionali, che è come il contenuto di vitamina A viene espresso sulle etichette dei prodotti, in mcg ER, non è un compito facile. Illustreremo con l’esempio che una dieta varia con 900 mcg ER di vitamina A fornisce tra 3000 e 36 000 UI di questa a seconda degli alimenti da cui provenga.

Per le persone di età superiore ai 14 anni, la FDA (Food and Drug Administration degli Stati Uniti) ha fissato il parametro denominato valore giornaliero (DV) della vitamina A di 5000 UI, contando su una dieta mista di origine vegetale e animale. I DV non coincidono con le dosi raccomandate, tuttavia, seguire l’obiettivo di raggiungere il 100% di DV al giorno può essere pratico per garantire un sufficiente apporto di vitamina A.

Tuttavia, se si guardano le cifre indicate dalle diverse istituzioni che fanno luce sulla questione, si trovano alcuni disaccordi. Ad esempio, per la Fondazione Spagnola del Cuore, un’entità che può essere considerata una fonte autorevole, le quantità giornaliere raccomandate possono essere suddivise come segue:

  • 6 a 11 mesi: 350 microgrammi
  • da 1 a 6 anni: 400 microgrammi
  • 7 a 10 anni: 500 microgrammi
  • 11 a 14 anni: 600 microgrammi
  • Donne oltre i 14 anni: 600 microgrammi
  • Uomini oltre i 14 anni: 700 microgrammi
  • Donne incinta o in allattamento: 700 microgrammi
ATTENZIONE
Per conoscere la corrispondenza dei dosaggi da Microgrammi (mgc-ug) basta usare questo convertitore

Nel frattempo, sia la FAO che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomandano agli adulti di consumare 750 microgrammi di retinolo al giorno, una quantità che raccomandano di aumentare del 50% nelle madri che allattano e di ridurre significativamente nei bambini e nei neonati.

Ovviamente, occorre tenere conto della particolare situazione in cui si trovano alcune persone per cui le condizioni di salute possono richiedere un’integrazione supplementare. È questo il caso di:

    • Neonati prematuri durante i primi 12 mesi
    • Malati di fibrosi cistica, con l’obiettivo di recuperare dai disturbi intestinali che provoca
    • Celiaci, date le difficoltà aggiuntive che presentano nell’assorbimento dei grassi gli impediscono di assimilare la quantità necessaria

Un dettaglio da tenere in considerazione quando si interpretano le cifre è che sono pensate su diete che contengono contemporaneamente retinolo e caroteni per racchiudere una varietà alimentare. Ma nel caso di una dieta vegana, ad esempio, è necessario aumentare la quantità di carotene consumato perché la trasformazione metabolica del carotene in retinolo è solo relativamente efficace.

Le possibili interazioni con altre sostanze

Gli anticoncezionali orali esigono precauzione quando si consuma questa vitamina, dato che possono arrivare ad aumentare pericolosamente i suoi livelli.

Va evitata in combinazione con alcuni antibiotici, ma soprattutto con le tetracicline, in quanto questa miscela aumenta il rischio di tossicità. Il motivo è che interagisce con questi farmaci che vengono metabolizzati nel fegato dal sistema enzimatico del citocromo P450.

E attenzione ai possibili conati di emorragia quando è simultanea con l’acido acetilsalicilico o altri anticoagulanti, con farmaci antinfiammatori non steroidei come l’ibuprofene e con il ginkgo biloba (l’estratto delle cui foglie è usato come rimedio naturale per combattere i disturbi circolatori).

Tutte queste informazioni possono servire per evitare malattie e promuovere una salute idonea.

Informazioni sulle raccomandazioni legate a questa vitamina

  • La vitamina A è stabile alle normali temperature di conservazione e relativamente stabile alla luce e al calore, ma distrutta dall’ossidazione
  • Non è consigliabile friggere cibi ricchi di vitamina A, poiché sia i caroteni che il retinolo, essendo liposolubili, rimangono nell’olio
  • È preferibile mangiare verdure fresche, in quanto la loro essiccazione riduce la concentrazione di caroteni
  • La biodisponibilità della vitamina A aumenta in presenza di vitamina E e di altri antiossidanti naturali
  • I vegani, che non consumano latticini o uova, hanno bisogno di beta-carotene per soddisfare il loro fabbisogno di vitamina A. Ciò richiede che essi includano nella loro dieta quotidiana almeno cinque frutti e verdure considerati ricchi in carotenoidi
  • Non devono essere utilizzati contemporaneamente diversi integratori di vitamina A, poiché ciò aumenta il rischio di tossicità
  • E come per qualsiasi altro integratore alimentare, anche per i prodotti che non hanno bisogno di prescrizione medica, è altamente consigliabile informare il medico dell’intenzione di iniziare un’integrazione e, se questo è d’accordo, che specifichi la dose appropriata

da Hsn Store Blog



Vegan A - Integratore di Vitamina A


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Si possono fare cicli di 60-90 giorni per due volte l’anno al cambio di stagione

 


Ogni perla contiene 800 mcg (2.660 UI) di vitamina A + 200 UI di vitamina D

Può essere preso anche in modo continuativo o da alternare alla classica Vitamina D e vitamina A

 




Vitamina A — Retinolo e Beta-carotene

Da Orthomolecular org

 

Carenza di vitamina A nel mondo

 

La vitamina A è stata la prima vitamina nominata ufficialmente e con la lettera A.
Il retinolo, un altro nome della vitamina A, si riferisce alla sua importanza nella vista.
Diversi pigmenti di carotene presenti negli alimenti, principalmente verdure e frutta gialle e arancioni, possono essere convertiti in vitamina A. Il beta-carotene è il più disponibile e anche quello che produce la più alta quantità di A.

Una carenza di vitamina A può portare problemi agli occhi con secchezza della congiuntiva e della cornea, secchezza della pelle e dei capelli, cecità notturna e scarsa crescita.

Gli occhi secchi e pruriginosi che si stancano facilmente sono normalmente un avvertimento di carenza di vitamina A. Se la carenza diventa grave, la cornea può ulcerarsi e può seguire cecità permanente.

orecchio, sinusite, frequenti infezioni da raffreddore e respiratorie, nonché disturbi della pelle, come acne, foruncoli e pelle irregolare, nonché perdita di peso potrebbero essere indicativi della scarsità di vitamina A.

Insonnia, affaticamento e difficoltà riproduttive possono anche essere indicativi della carenza di vitamina.

Anche i capelli e il cuoio capelluto possono seccarsi con una carenza, soprattutto se mancano anche le proteine.

La vitamina A è essenziale per la vista, una crescita adeguata e la differenziazione dei tessuti.

L’assunzione insieme di vitamina A e FERRO aiuta a superare la carenza di ferro in modo più efficace rispetto ai soli integratori di ferro.

La vitamina A è essenziale nella conversione del colesterolo in estrogeni femminili e androgeni maschili. La tiroxina, un ormone tiroideo, stimola la conversione del carotene in un nutriente utilizzabile, gli enzimi che scindono i grassi ei sali biliari convertono il carotene. È necessario un apporto adeguato di zinco in modo che il fegato possa mobilitare la vitamina A dai suoi depositi di stoccaggio.

Dosaggi superiori a 15.000 UI al giorno devono essere assunti sotto controllo medico.

Pro-vitamina A – il beta-carotene non provoca tossicità.

Fai attenzione alla vitamina A in gravidanza.

La Vitamina A come retinolo, può essere fatta a cicli e non è indispensabile prenderla tutti i giorni per fare prevenzione perché il corpo ha la capacità di creare depositi di riserva nel fegato.

Questi depositi possono essere usati al bisogno e consumati anche velocemente in caso di intensa attività fisica, durante la crescita, in caso di gravidanza e allattamento, per sforzi fisici, infezioni e stress.

La vitamina A presa in forma di retinolo è migliore per tutti. Mentre prendere il Beta-carotene, suo precursore, richiede diversi requisiti e condizioni perché il fegato lo trasformi in vitamina A.

Occorre la presenza della cistifellea che produca bile, alimentazione ricca di grassi buoni. Il Beta-carotene raramente viene trasformato al 100% in vitamina A e quello che si trova in commenrcio negli integratori è per lo più sintetico.
Se si vuole avere più vit A di solito ci viene istintivo mangiare più carote, ma una julienne senza grassi non ci arricchirà di vitamina A.
Facendo poi il paragone con la Vitamina (retinolo) il betacarotene viene assorbito solo al 20-50%
Anzi, per qualche strano motivo più carotene consumiamo, più il suo assorbimento diminuisce. Lo rivelano due studi. (1-2)
Pare che le popolazioni che si affidano solo al beta-carotene come unica fonte di Vitamina A rischiano di diventarne carenti.

Dosaggio: Quanta Vitamina A bisogna prendere, e come prenderla

da Hsn Store Blog

Come gestire l’assunzione di vitamina A: l’integrazione

La quantità di vitamina A di cui ogni persona ha bisogno dipende dalla sua età e dalla fase riproduttiva nella quale si trovi. In generale, si può dire che le dosi raccomandate per le persone di età superiore ai 14 anni oscillano in una gamma compresa tra 700 e 900 microgrammi al giorno di un’unità di misura nota come equivalente di retinolo (ER). Per le donne che allattano fino a 1200-1300 ER e per i bambini sotto i 14 anni, il quantitativo diminuisce significativamente.

Il problema è che la conversione delle Unità Internazionali, che è come il contenuto di vitamina A viene espresso sulle etichette dei prodotti, in mcg ER, non è un compito facile. Illustreremo con l’esempio che una dieta varia con 900 mcg ER di vitamina A fornisce tra 3.000 e 36.000 UI di questa a seconda degli alimenti da cui provenga.

Ovviamente, occorre tenere conto della particolare situazione in cui si trovano alcune persone per cui le condizioni di salute possono richiedere un’integrazione supplementare. È questo il caso di:

  • Neonati prematuri durante i primi 12 mesi
  • Malati di fibrosi cistica, con l’obiettivo di recuperare dai disturbi intestinali che provoca
  • Celiaci, date le difficoltà aggiuntive che presentano nell’assorbimento dei grassi gli impediscono di assimilare la quantità necessaria

TABELLA INDICATIVA PER I DOSAGGI DELLA VITAMINA A:

    • 6 a 11 mesi: 350 microgrammi (1.167 U.I.)
    • Uno a 6 anni: 400 microgrammi (1333 U.I.)
    • 7 a 10 anni: 500 microgrammi (1667 U.I.)
    • 11 a 14 anni: 600 microgrammi  (2.000 U.I.)
    • Donne oltre i 14 anni: 600 microgrammi (2.000 U.I.)
    • Uomini oltre i 14 anni: 700 microgrammi  (2.333 U.I.)
    • Donne incinta o in allattamento: 700 microgrammi  (2.333 U.I.)

Le possibili interazioni con altre sostanze

Gli anticoncezionali orali esigono precauzione quando si consuma questa vitamina, dato che possono arrivare ad aumentare pericolosamente i suoi livelli.

Va evitata in combinazione con alcuni antibiotici, ma soprattutto con le tetracicline, in quanto questa miscela aumenta il rischio di tossicità. Il motivo è che interagisce con questi farmaci che vengono metabolizzati nel fegato dal sistema enzimatico del citocromo P450.

E attenzione ai possibili conati di emorragia quando è simultanea con l’acido acetilsalicilico o altri anticoagulanti, con farmaci antinfiammatori non steroidei come l’ibuprofene e con il ginkgo biloba (l’estratto delle cui foglie è usato come rimedio naturale per combattere i disturbi circolatori).

Tutte queste informazioni possono servire per evitare malattie e promuovere una salute idonea.

Informazioni sulle raccomandazioni legate a questa vitamina

  • La vitamina A è stabile alle normali temperature di conservazione e relativamente stabile alla luce e al calore, ma distrutta dall’ossidazione
  • Non è consigliabile friggere cibi ricchi di vitamina A, poiché sia i caroteni che il retinolo, essendo liposolubili, rimangono nell’olio
  • È preferibile mangiare verdure fresche, in quanto la loro essiccazione riduce la concentrazione di caroteni
  • La biodisponibilità della vitamina A aumenta in presenza di vitamina E e di altri antiossidanti naturali
  • I vegani, che non consumano latticini o uova, hanno bisogno di beta-carotene per soddisfare il loro fabbisogno di vitamina A. Ciò richiede che essi includano nella loro dieta quotidiana almeno cinque frutti e verdure considerati ricchi in carotenoidi
  • Non devono essere utilizzati contemporaneamente diversi integratori di vitamina A, poiché ciò aumenta il rischio di tossicità
  • E come per qualsiasi altro integratore alimentare, anche per i prodotti che non hanno bisogno di prescrizione medica, è altamente consigliabile informare il medico dell’intenzione di iniziare un’integrazione e, se questo è d’accordo, che specifichi la dose appropriata

Non tutto il Beta-Carotene si trasforma in Vitamina A

Vitamina A – Estratto dal Libro di Jerzy Zyeba

Beta-carotene a dosi normali Non è pericoloso per i fumatori




Degenerazione Maculare
Le vitamine che aiutano l’occhio

Cos’è la maculopatia

zona nell’occhio che si trova al centro della retina e la cui funzione è la visione distinta centrale. Viene erroneamente chiamata anche maculopatia retinica, ma in realtà non è la retina ad essere colpita, bensì i tessuti su cui la retina si appoggia, ovvero l’epitelio pigmentato e la coroide, e dai quali dipende il suo funzionamento.

La tipologia più diffusa è la maculopatia degenerativa che si distingue in due diverse forme:

  • maculopatia essudativa o umida, meno comune ma più aggressiva. Vede la formazione di vasi sanguigni retinici nella zona della macula che creano delle cicatrici sottoretiniche.

Cause

Lo sviluppo di una maculopatia presenta alcune cause comuni:

  • fumo.

fattori di rischio in grado di aumentare le probabilità di sviluppo della patologia sono:

  • obesità,
  • ipertensione e le malattie cardiovascolari in genere,
  • eccessiva esposizione alla luce solare nel corso della propria vita.

Sintomi

I sintomi principali, campanelli d’allarme della presenza di una maculopatia, sono:

  • la vista si abbassa, ad esempio durante la lettura;
  • le immagini vengono visualizzate distorte ed alterate;
  • i colori risultano meno nitidi e brillanti;
  • si visualizzano macchie grigie nel campo visivo;
  • vi è una perdita di visione centrale (scotoma) che rende impossibile vedere nel punto in cui si fissa lo sguardo.

Healthy Thewom

Gli Integratori per la Degenerazione Maculare aiutano a ridurre la perdita di salute oculare con l’età

Vitamine per la riduzione della degenerazione maculare

Conformemente con gli studi realizzati dagli studiosi dell’AREDS 2 per più di 10 anni, le principali vitamine associate alla riduzione della degenerazione maculare legata all’età sono:

Questi nutrienti possono essere usati per prevenire o far fronte alla degenerazione maculare, che, bisogna ricordare, una volta iniziata non ha cura.

In generale, i nutrienti che presentano un’attività antiossidante, specialmente quando questa attività capta specie reattive di ossigeno, possono potenzialmente contribuire a rallentare lo sviluppo dell’AMD.


OMEGA 3

L’Omega 3 protegge gli occhi e riduce le probabilità di soffrire degenerazione maculare

La concentrazione di DHA (acido docosaesaenoico), un acido grasso omega 3 a catena lunga, è un ingrediente che si trova nella retina, in una percentuale che può raggiungere il 65%.

Il DHA è un ingrediente importante della struttura della retina, questo acido grasso aumenta lo sviluppo dei fotorecettori, cellule speciali che sono essenziali per la vista.

Sono necessari alti livelli di DHA per consentire alla rodopsina, un pigmento situato nelle cellule del bastoncello fotorecettore, di rispondere alla luce e consentirne la vista in condizioni di scarsa illuminazione durante la notte. Le proprietà altamente insature del DHA hanno effetti unici sulle pareti cellulari della retina, consentendo di trasmettere segnali luminosi molto rapidamente.

La degenerazione maculare è una malattia dell’occhio che non ha cura, in cui i pazienti diventano gradualmente ciechi. Questa patologia è correlata all’infiammazione cronica e allo stress ossidativo.

Con l’età, la vista di solito peggiora. Ciò è dovuto a cambiamenti nella retina e in altre cellule degli occhi. Le pareti cellulari diventano meno permeabili, le strutture cellulari cambiano, si formano depositi nella retina e si verifica l’ossidazione, che danneggia le cellule fino alla morte. Questi cambiamenti causano una diminuzione della vista nella vecchiaia.

Nella degenerazione maculare legata all’età, i depositi giallastri (drusen) si accumulano nel centro della retina. Le cellule nell’area della macula non funzionano più correttamente, producendo una visione offuscata o distorta. Con il tempo, la persona che ne soffre può smettere di vedere.

Le drusen possono convertirsi in forme avanzate di degenerazione maculare legata all’età, potenzialmente pericolose per la vista. Il tipo più comune di degenerazione maculare è la cosiddetta degenerazione maculare secca. Man mano che la patologia progredisce, le macule smettono di funzionare. Quando smettono di funzionare completamente, la visione centrale viene seriamente disturbata o la persona smette di vedere in quella particolare area dell’occhio.

Studi clinici condotti a questo proposito hanno dimostrato che il consumo di integratori di Omega-3 o di alimenti ricchi nel loro contenuto, possono ritardare il processo di degenerazione maculare e migliorare la vista delle persone affette da questa malattia.
Lo studio clinico condotto ha dimostrato che i partecipanti che hanno assunto integratori di omega-3 sono riusciti a migliorare la loro vista.

Un secondo tipo di degenerazione maculare legata all’età è la cosiddetta degenerazione maculare umida o neovascolare, che è la responsabile del 90% di perdita della vista dovuta a questa malattia. Nella degenerazione maculare umida, i vasi sanguigni situati dietro gli occhi diventano molto fragili al punto da potersi rompere o sanguinare.

La degenerazione maculare senile avanzata può interessare uno o entrambi gli occhi, e sia il tipo umido che il tipo secco possono causare cecità.

 

Omega 3 e salute della vista
Immagine ed articolo da HSNStore Blog

Fonti:

 


OMEGA 3 PRINFIT

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INTEGRATORI PER L'OCCHIO

Integratori per rinforzare gli occhi

Oggi sempre più persone lamentano problemi alla vista: occhi gonfi, miopia, presbiopia, astigmatismo. Per prevenirli, ed evitare che si aggravino, è importante rinforzare gli occhi con integratori specifici.

Ecco i migliori integratori alimentari disponibili online, selezionati da Macrolibrarsi per la loro qualità e la loro naturalezza.

Integratori di Zinco

Integratori di Beta Carotene

Integratori mix utili per la vista


ESERCIZI UTILI PER MIOPIA

“Miopia e problemi alla vista”

Astratto
Sfondo: dati osservazionali e sperimentali suggeriscono che gli integratori di antiossidanti e/o zinco possono ritardare la progressione della degenerazione maculare legata all’età (AMD) e la perdita della vista.
Obiettivo: valutare l’effetto di vitamine C ed E ad alto dosaggio, beta carotene e supplementi di zinco sulla progressione dell’AMD e sull’acuità visiva.
Disegno:The Age-Related Eye Disease Study, uno studio clinico in doppio cieco di 11 centri, ha arruolato i partecipanti a uno studio sull’AMD se presentavano piccole drusen estese, drusen intermedie, grandi drusen, atrofia geografica non centrale o anomalie del pigmento in 1 o entrambi occhi, o AMD avanzata o perdita della vista dovuta a AMD in 1 occhio.
Almeno 1 occhio aveva un’acuità visiva corretta di 20/32 o migliore. I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere compresse orali giornaliere contenenti:
(1) antiossidanti (vitamina C, 500 mg; vitamina E, 400 UI; e beta carotene, 15 mg);
(2) zinco, 80 mg, come ossido di zinco e rame, 2 mg, come ossido rameico;
(3) antiossidanti più zinco;
o (4) placebo.
Principali misure di esito:
(1) Valutazione fotografica della progressione o del trattamento per l’AMD avanzata e (2) perdita almeno moderata dell’acuità visiva rispetto al basale (> o = 15 lettere).
Le analisi primarie hanno utilizzato la regressione logistica a misure ripetute con un livello di significatività di 0,01, non aggiustato per le covariate. Le misurazioni del livello sierico, le anamnesi e i tassi di mortalità sono stati utilizzati per il monitoraggio della sicurezza.
Risultati:
Il follow-up medio dei 3640 partecipanti allo studio arruolati, di età compresa tra 55 e 80 anni, è stato di 6,3 anni, con il 2,4% perso al follow-up.
Il confronto con il placebo ha dimostrato una riduzione degli odds statisticamente significativa per lo sviluppo di AMD avanzata con antiossidanti più zinco (odds ratio [OR], 0,72; 99% intervallo di confidenza [CI], 0,52-0,98). Gli OR per il solo zinco e per i soli antiossidanti sono 0,75 (99% CI, 0,55-1,03) e 0,80 (99% CI, 0,59-1,09), rispettivamente. I partecipanti con piccole drusen estese, drusen non estese di dimensioni intermedie o anomalie del pigmento avevano solo una probabilità a 5 anni dell’1,3% di progressione verso l’AMD avanzata.
Le stime di riduzione delle probabilità sono aumentate quando questi 1063 partecipanti sono stati esclusi (antiossidanti più zinco: OR, 0,66; 99% CI, 0,47-0,91; zinco: OR, 0,71; 99% CI, 0,52-0,99; antiossidanti: OR, 0,76; 99% CI , 0,55-1,05).
Sia lo zinco che gli antiossidanti più lo zinco hanno ridotto significativamente le probabilità di sviluppare AMD avanzata in questo gruppo ad alto rischio. L’unica riduzione statisticamente significativa dei tassi di almeno moderata perdita dell’acuità visiva si è verificata nelle persone assegnate a ricevere antiossidanti più zinco (OR, 0,73; 99% CI, 0,54-0,99). Nessun effetto avverso grave statisticamente significativo è stato associato a nessuna delle formulazioni.
Conclusioni:
le persone di età superiore ai 55 anni dovrebbero sottoporsi a esami oculistici dilatati per determinare il rischio di sviluppare AMD avanzata. Quelli con drusen estese di dimensioni intermedie, almeno 1 grande druse, atrofia geografica non centrale in 1 o entrambi gli occhi, o AMD avanzata o perdita della vista dovuta a AMD in 1 occhio e senza controindicazioni come il fumo, dovrebbero prendere in considerazione l’assunzione di un supplemento di antiossidanti più zinco come quello utilizzato in questo studio. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/11594942/
NOTA:

Stur M, Tittl M, Reitner A, Meisinger V.

Oral zinc and the second eye in age-related macular degenerationrale senile

Invest Ophthalmol Vis Sci 1996; 37: 1225-35. [ Estratto di PubMed ]

Zinco orale e il secondo occhio nella degenerazione maculare legata all’età

Astratto

BIBLIOGRAFIA


Integratori vitaminici e minerali antiossidanti per rallentare la progressione della degenerazione maculare senile

Astratto
Contesto:
è stato proposto che gli antiossidanti possano prevenire il danno cellulare nella retina reagendo con i radicali liberi prodotti nel processo di assorbimento della luce.
Obiettivi:
L’obiettivo di questa revisione era valutare gli effetti dell’integrazione di vitamine o minerali antiossidanti, o di entrambi, sulla progressione della degenerazione maculare legata all’età (AMD).
Strategia di ricerca:
abbiamo cercato il Cochrane Central Register of Controlled Trials (CENTRAL) in The Cochrane Library (2005, Numero 4); MEDLINE (dal 1966 al gennaio 2006); SIGLE (dal 1980 al marzo 2005); EMBASE (dal 1980 al gennaio 2005); NRR (2005, numero 4); AMED (dal 1985 al gennaio 2006); e PubMed (24 gennaio 2006 che copre gli ultimi 60 giorni), elenchi di riferimento di rapporti identificati e Science Citation Index. Abbiamo contattato ricercatori ed esperti del settore per i dettagli di studi non pubblicati.
Criteri di selezione:
sono stati inclusi studi randomizzati che confrontavano l’integrazione di vitamine o minerali antiossidanti (da soli o in combinazione) con un intervento di controllo nelle persone con AMD.
RACCOLTA E ANALISI DEI DATI:
L’autore ha estratto i dati e valutato la qualità degli studi. Ove appropriato, i dati sono stati raggruppati utilizzando un modello a effetti casuali a meno che non fossero disponibili tre o meno studi, nel qual caso è stato utilizzato un modello a effetti fissi.
Principali risultati:
otto prove sono state incluse in questa revisione. La maggior parte delle persone è stata randomizzata in uno studio (AREDS negli Stati Uniti) che ha riscontrato un effetto benefico dell’integrazione di antiossidanti (beta-carotene, vitamina C e vitamina E) e zinco sulla progressione verso l’AMD avanzata (odds ratio aggiustato 0,68, 99% di confidenza intervallo da 0,49 a 0,93).
Le persone che assumevano integratori avevano meno probabilità di perdere 15 o più lettere di acuità visiva (odds ratio aggiustato 0,77, intervallo di confidenza 99% da 0,58 a 1,03). Il ricovero per problemi genito-urinari era più comune nelle persone che assumevano zinco e l’ingiallimento della pelle era più comune nelle persone che assumevano antiossidanti. Gli altri studi erano, in generale, piccoli ei risultati erano incoerenti.
Conclusioni degli autori:
le prove sull’efficacia dell’integrazione di vitamine e minerali antiossidanti nell’arrestare la progressione dell’AMD provengono principalmente da un ampio studio condotto negli Stati Uniti. La generalizzabilità di questi risultati ad altre popolazioni con diverso stato nutrizionale non è nota. Sono necessari ulteriori studi controllati randomizzati ampi e ben condotti in altre popolazioni.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/16625532/


VITAMINA B12 ED OCCHI

CARENZA DI B 12 E PROBLEMI DI VISTA

Una paziente ventinovenne, per esempio, soffriva di emianopsia bitemporale. I risultati della risonanza magnetica e della TAC erano nella norma, cosi come i potenziali evocati visivi (PEV). Alla fine la carenza di B12 fu riconosciuta come causa del suo deficit visivo.

Con la somministrazione di vitamina B12 alcuni pazienti hanno riportato un miglioramento e un recupero parziale della vista.

un deficit vitaminico mai individuato.
Quante altre persone come Mary ci sono al mondo?

La maggior parte degli integratori alimentari prescritti per curare o prevenire la degenerazione maculare non contiene vitamina B12 di cui invece moli pazienti potrebbero avere bisogno.

Le vitamine e gli altri nutrienti normalmente contenuti negli integratori consigliati per la protezione della retina sono vitamine A, C ed E, zinco, rame e luteina.


FONTE ARTICOLO:


 




Le Vitamine e Minerali: cosa sono e a cosa servono?

Crediti immagine a MandalaBeauty

Non prescrivere mai un farmaco finché è possibile dare consigli alimentari.
(Ibn al-Nagis, medico arabo del XIII secolo)

In ogni alimento si distinguono macronutrienti e micronutrienti.

I micronutrienti formano la piccola parte rimanente costituita da vitamine, acidi grassi e amminoacidi essenziali, sali minerali.

Si tratta di sostanze indispensabili alla vita che vanno assunte con gli alimenti, poiché l’organismo non è in grado di produrle.

Storia

eliminazione di scorie e sostanze tossiche, migliorano i meccanismi difensivi del sistema immunitario, partecipano alla trasformazione di zuccheri, grassi e proteine, contribuiscono alla produzione dei neuromediatori.

(minerali, acidi grassi e amminoacidi essenziali). Essi contribuiscono a completare e potenziare l’attività delle vitamine secondo quello che è stato definito ‘principio dell’orchestra’.

enzimi (manganese, rame, zinco), fanno parte di ormoni (iodio tiroideo).

‘oligoelementi’.

L’identificazione

La storia della Medicina della prima metà del Novecento è caratterizzata da una sorta di gara intrapresa dagli scienziati per isolare e sintetizzare la struttura molecolare delle diverse vitamine. Ogni nuova scoperta veniva premiata con il Nobel nella disciplina della Chimica o della Medicina.

Le interazioni

Le vitamine e i minerali subiscono l’influenza favorevole o antagonista da parte di diversi fattori (altri micronutrienti, temperatura, luce, pH).

Il ‘principio dell’orchestra’

Cosa Sono le Vitamine

Le vitamine sono piccole molecole organiche, necessarie in modeste quantità per il normale funzionamento e la sopravvivenza dell’organismo.

Nella maggior parte dei casi, le vitamine devono essere assunte attraverso la dieta , o almeno dovremmo perché non possono essere sintetizzate dall’organismo, ma il cibo è meno nutriente di 50 anni fa.

sono indispensabili per la vita, e “ammina”, poiché in origine si riteneva fossero delle ammine.

ammina della vita“.

Caratteristiche

Le vitamine sono accumunate dalle seguenti caratteristiche:

  • ma funzionano meglio prese poco e spesso, che in una unica grande megadose.
  • per molte vitamine anche l’eccesso (ipervitaminosi) è pericoloso per la salute.
    (ma non quanto i farmaci, e appena si smette l’integrazione torna tutto a posto)

Vitamine Sintetizzabili dall’Organismo

Gli esseri umani sono in grado di sintetizzare in una certa misura solo alcune vitamine.

Ad esempio, la vitamina D viene prodotta nella pelle esposta alla luce solare, mentre la Niacina può essere sintetizzata dall’amminoacido triptofano.

Inoltre, la vitamina K e alcune vitamine del gruppo B vengono sintetizzate dai batteri intestinali. Tuttavia, molte di queste vitamine vengono utilizzate localmente nell’intestino, con uno scarso contributo al soddisfacimento delle richieste dell’organismo.

Quali Sono

Attualmente si conoscono 13 vitamine:

  • Vitamina A (retinoidi e carotenoidi)
  • Vitamina B1 (tiamina, aneurina, vitamina anti-beri-beri)
  • Vitamina B2 (riboflavina, vitamina G)
  • Vitamina B3 (niacina, acido nicotinico, vitamina PP)
  • Vitamina B5 (acido pantotenico)
  • Vitamina B6 (piridossina)
  • Vitamina B7 (biotina o vitamina H)
  • Vitamina B9 (acido folico, più correttamente folati)
  • Vitamina B12 (cobalamina)
  • Vitamina C (acido ascorbico e ascorbati)
  • Vitamina D (colecalciferolo ed ergocalciferolo)
  • Vitamina E (tocoferoli e tocotrienoli)
  • Vitamina K (vitamina K1 e K2)

Le “False” Vitamine

Il lettore più attento avrà notato che nell’elenco mancano alcuni numeri, come la vitamina B4 e la vitamina B8.

Queste lacune si devono al fatto che delle vitamine inizialmente considerate tali sono poi state “revocate”, in quanto prive dei requisiti necessari per essere considerate delle vere vitamine.

Per questo motivo vengono talvolta utilizzati impropriamente i termini:

  • vitamina B4 in riferimento alla colina;
  • vitamina B8 in riferimento all’inositolo;
  • vitamina B10 in riferimento all’acido 4-aminobenzoico (PABA);
  • vitamina B11 in riferimento all’acido pteril-epta-glutammico;
  • vitamina B13 in riferimento all’acido orotico;
  • vitamina F in riferimento agli acidi grassi essenziali acido linoleico e acido alfa-linolenico;
  • vitamina P in riferimento ai flavonoidi in generale o ad alcuni specifici, come la quercetina o l’esperidina;
  • vitamina J in riferimento alla colina.

Vitamine Idrosolubili e Liposolubili

Le tredici vitamine attualmente conosciute si possono dividere in due categorie, in base alla relativa solubilità in acqua e oli:

  • vitamine idrosolubili: sono solubili in acqua ma non nei grassi;
  • vitamine liposolubili: sono solubili nei grassi (e solventi organici) ma non in acqua.

La seguente immagine riporta l’elenco completo delle vitamine idrosolubili e di quelle liposolubili.

L’utilità della suddetta classificazione riguarda principalmente l’assorbimento e il destino metabolico delle vitamine assunte con la dieta.

La solubilità di una vitamina influenza infatti il modo in cui viene assorbita, trasportata, immagazzinata ed escreta dall’organismo.

La seguente tabella riassume le più importanti differenze tra vitamine liposolubili e vitamine idrosolubili.

Vitamine liposolubili

  • Le riserve corporee possono sopperire a periodi più o meno lunghi di privazione alimentare. Di conseguenza, non devono essere necessariamente assunte quotidianamente (a condizione che l’assunzione media nel tempo sia adeguata)
  • Poiché le vitamine liposolubili vengono immagazzinate, possono dare tossicità quando assunte a dosi molto elevate. Ciò è particolarmente preoccupante per le vitamine A e D, che possono essere tossiche se assunte in eccesso.
  • Le vitamine liposolubili si trovano in associazione con grassi e oli negli alimenti. Vengono anche assorbite meglio quanto assunte insieme a una fonte di grassi, per cui in caso di integrazione se ne consiglia l’assunzione ai pasti.
  • Resistono meglio al calore, ma anche alla luce e all’ossidazione

Vitamine idrosolubili

  • A causa della ridotta permanenza nell’organismo, è necessaria un’assunzione regolare di vitamine idrosolubili con la dieta per evitare carenze
  • Non vengono accumulate nell’organismo in modo apprezzabile (ad eccezione della vitamina B12) e sono facilmente escrete attraverso l’urina
  • Ad eccezione della vitamina B12, che viene fornita solo da alimenti di origine animale, le vitamine idrosolubili sono sintetizzate dalle piante e si trovano sia negli alimenti vegetali che in quelli animali.
  • In generale, le vitamine idrosolubili vengono distrutte più facilmente durante la cottura rispetto alle vitamine liposolubili.

Funzioni

A differenza dei macronutrienti (carboidrati, proteine e lipidi), le vitamine non servono come fonte di energia per il corpo e non hanno nemmeno una funzione strutturale (non partecipano direttamente alla costruzione dei tessuti).

Contribuiscono invece alle reazioni deputate alla produzione di energia e facilitano i processi metabolici e fisiologici in tutto il corpo.

Le vitamine sono essenziali per il metabolismo cellulare. In particolare, molte vitamine (soprattutto quelle del gruppo B) regolano centinaia di reazioni metaboliche agendo come coenzimi.

Ogni singola vitamina possiede una moltitudine di funzioni specifiche. Tuttavia, a livello generale possiamo affermare che:

  • le vitamine liposolubili sono invece necessarie per promuovere la crescita, la riproduzione e la salute.
  • Vitamina A: Supporta la crescita cellulare, la funzione immunitaria, lo sviluppo fetale e la vista. Più in generale, è coinvolta nella regolazione della crescita e della specializzazione (differenziazione) di quasi tutte le cellule del corpo umano.
  • Vitamina B2: Costituisce i coenzimi FAD e FMN che svolgono un ruolo importante nella produzione di energia, nel metabolismo di grassi, droghe e tossine, e nella protezione dai radicali liberi.
  • Vitamina B3 – Niacina: Costituisce il coenzima NAD+ e NADP+, che partecipa al metabolismo energetico, al mantenimento dell’integrità del genoma, al controllo dell’espressione genica e alla comunicazione cellulare. Può essere utilizzata per trattare la dislipidemia.
  • Vitamina B5: Costituisce il coenzima A, interviene nel metabolismo dei nutrienti per produrre energia e nella sintesi di grassi, colesterolo, ormoni steroidei, vitamine liposolubili, acetilcolina e melatonina.
  • Vitamina B6: Costituisce il coenzima di numerosi enzimi coinvolti nel metabolismo degli aminoacidi e nella sintesi di niacina, emoglobina e neurotrasmettitori (come serotonina, dopamina e GABA).
  • Vitamina H o B7: Costituisce il coenzima degli enzimi decarbossilasi e trans carbossilasi.
  • Vitamina D: Favorisce l’assorbimento intestinale di calcio e fosforo e influenza la mineralizzazione ossea. È molto importante per il normale funzionamento dei sistemi neuromuscolare e immunitario.
  • Vitamina E: Agisce come antiossidante proteggendo gli acidi grassi polinsaturi delle membrane cellulari dalla distruzione ossidativa.
  • Vitamina K: Necessaria per la sintesi epatica di diversi fattori di coagulazione del sangue. Svolge un ruolo importante anche nella salute delle ossa e del cuore

Per quanto riguarda Sali Minerali nella Dieta, Funzioni e relative carenze consulta il sito X115


Le mie raccolte sulle interazioni e sinergie fra vitamine e minerali


 




Guida Vitamina D – Parte 5
I cofattori

Cofattori della VITAMINA D, altre vitamine e minerali che concorrono ad una efficace e duratura integrazione di Vitamina D.

  1. PRINCIPALI  interazioni della Vitamina D
    ▶️ Vitamine liposolubili A, D e K2 in sinergia con Zinco e Magnesio
    ▶️La Vitamina D lavora in sinergia complessivamente con i seguenti nutrienti:
    Magnesio, Vitamina K2, Vitamina A, Boro, Omega 3, Vitamina B2 e Zinco.
  2. A che cosa serve il BORO? E perché è un cofattore di vitamina D?
    ▶️
    Informazioni sul, Boro importantissimo cofattore di Vitamina D
    ▶️ Perché assumere Boro e quanto? – Studi e ricerche
  3. Il ruolo della VITAMINA B2 (Riboflavina)
    La riboflavina (Vit B2) protegge dalla neurotossicità innalzando le concentrazioni di vitamina D
  4. Lo ZINCO
    ▶️ Zinco: Un minerale essenziale a tutte le età
    ▶️
    Zinco, proprietà, stati di carenza ed integrazione
  5. La vitamina A
    ▶️Informazioni sulla Vitamina A – Estratto dal libro di Jerzy Zieba (Terapie Occultate)

    ▶️ Effetti delle vitamine sul sistema immunitario: le vitamine A e D sono protagoniste
    ▶️ Vitamina A – Proprietà e Benefici, Come Prenderla
  6. Perché è importante il Magnesio quando si integra la Vitamina D?
    ▶️ l’Importanza di assumere Magnesio con Vitamina D
  7. Quanto Magnesio assumere se si assumono 10mila UI di vitamina D?
    ▶️ I dosaggi del Magnesio in milligrammi
    ▶️ L’integrazione adeguata di Magnesio favorisce l’attivazione la vitamina D
  8. A che cosa serve la Vitamina K2 nell’integrazione con vitamina D e perché è importante?
    ▶️ Vitamina k2 -mk7 (menakione) – Tutto quello che c’è da sapere e che i medici ignorano
    ▶️ VITAMINA K2 – 11 importanti benefici per la salute
    ▶️ La Vitamina D necessita della vitamina K2, la spazzina delle arterie
  9. Perché la Vitamina K2 va assunta lontano dalla Vitamina D?
    ▶️ Vitamina K2 e D3: perché è bene assumerle a distanza l’una dall’altra ?
  10. Quanta vitamina K2 assumere se prendo vitamina D 10mila Ui? C’è un rapporto?
    ▶️ Il dosaggio della Vitamina K2 non cambia secondo la quantità di vitamina D. Prenderne di più non fa male, ma è risultato superfluo e dispendioso.
  11. Omega 3 e le sinergie con Vitamina D
    ▶️
    Gli Omega 3, allungano la vita e diminuiscono i ricoveri
    ▶️ Vitamina D, acidi grassi omega-3 e serotonina: qual è la relazione?
    ▶️ L’Artrite Reumatoide Migliora con Vitamina D, Omega3, Magnesio, NAC ed Alimentazione
  12. Quando e come assumere Vitamina D, K2 e Magnesio?
    ▶️ UN PIANO DI CURA PER INTEGRARE – DOSAGGI ED ORARI – il Decalogo a cura di Tiziana Sala

Integratori di vitamine e minerali
Guida generale per iniziare




Vitamine liposolubili A, D e K2 in sinergia con Zinco e Magnesio

 

Articolo tratto dal sito del dr Mercola e  dalla Weston price Foundation

Punti salienti

  • Le vitamine A, D e K cooperano sinergicamente non solo l’una con l’altra, ma anche con minerali essenziali come il magnesio e lo zinco, con grassi dietetici e con fattori metabolici chiave come il biossido di carbonio e l’ormone tiroideo. Questo livello di complessità ci ricorda che è meglio cooperare con la saggezza della natura ottenendo vitamine attraverso cibi ricchi di sostanze nutritive
  • Le vitamine A, D e K2 interagiscono sinergicamente per supportare la salute immunitaria, fornire una crescita adeguata, sostenere ossa e denti forti e proteggere i tessuti molli dalla calcificazione. Il magnesio è richiesto per la produzione di tutte le proteine, comprese quelle che interagiscono con le vitamine A e D
  • Molte delle proteine ​​coinvolte nel metabolismo della vitamina A e i recettori per entrambe le vitamine A e D funzionano correttamente solo in presenza di zinco.
  • Il grasso alimentare è necessario per l’assorbimento delle vitamine liposolubili.

Storia della Vitamina K

La vitamina K2, presente nei grassi animali e negli alimenti fermentati, è presente in quantità molto minori nella maggior parte delle diete rispetto alla vitamina K1, che si trova nelle verdure a foglia verde.

Poiché i ricercatori nel corso del XX secolo videro che le due forme di vitamina erano intercambiabili, ignorarono la vitamina K2 come se la sua scarsità la rendesse meno rilevante.

le vitamine K1 e K2 non sono intercambiabili dopotutto: