OMEGA 3: gli Acidi Grassi Essenziali

Gli acidi grassi omega 3 fanno parte dei nutrienti più importanti per l’organismo e hanno un effetto molto positivo sulla salute.

Vedremo insieme benefici per l’organismo, conseguenze di una carenza di Omega 3 nell’organismo, dosi consigliate ed effetti collaterali.

Generalità

Che cosa Sono

Cosa sono gli acidi grassi essenziali omega- 3?

Gli acidi grassi omega-3 appartengono al gruppo degli acidi grassi essenziali. Questo significa che il nostro corpo non può produrli da solo, per cui dobbiamo apportarli all’organismo attraverso l’alimentazione, visto che contribuiscono alla prevenzione di diverse malattie.

  • Sono acidi grassi poliinsaturi che dobbiamo includere quotidianamente nella nostra dieta.
  • Sono indispensabili per avere un sistema cardiovascolare sano e conservare il metabolismo in ottimo stato.
  • Hanno molte proprietà benefiche per l’organismo, fra le quali si evidenziano i loro effetti sulla pelle, sul cervello, sul sistema muscoloscheletrico e sul sistema immunitario.
  • Riducono la formazione di sostanze pro-infiammatorie e rafforzano la vista e il cervello.
  • È di vitale importanza assicurarci di ingerire nella nostra alimentazione quantità sufficienti di omega-3, sia a partire da fonti naturali e/o integratori che contengano questi acidi grassi essenziali.

    Tuttavia, le fonti alimentari di omega 3 sono abbastanza limitate. Per questo motivo, le persone che seguono una dieta occidentale standard tendono a non assumere abbastanza omega 3 1.

    Uno studio che ha analizzato le abitudini alimentari di oltre 45.000 americani ha scoperto che l’assunzione di omega-3 era inferiore alle quantità raccomandate in tutti i gruppi di età. Ciò dimostra che l’insufficienza di omega-3 è comune negli Stati Uniti 9.

    I cibi ricchi di omega 3 includono pesce, olio di pesce, alghe e microalghe (es. spirulina, clorella), semi di lino, olio di lino, olio di perilla, olio di noci, olio di ribes nero, olio di kiwi e semi di chia.


QUALI SONO

Quali Sono

I tre principali acidi grassi omega-3 sono chiamati:

  • ALA: acido alfa-linolenico → presente in alcuni semi e oli vegetali;
  • EPA: acido eicosapentaenoico → presente nel pesce;
  • DHA: acido docosaesaenoico → presente nel pesce.

All’interno dell’organismo, l’ALA viene convertito in EPA e DHA 2.

Tuttavia, questa capacità di conversione è limitata. Uno studio ha rilevato che nell’organismo adulto 3:

  • solo il 5% dell’ALA assunto viene convertito in EPA
  • meno dello 0,5% dell’ALA assunto viene convertito in DHA.

In uno studio su 56 partecipanti con malattie croniche, un’integrazione giornaliera di 3 grammi di ALA (da olio di semi di lino) è comunque riuscita ad aumentare i livelli di EPA nel sangue del 60% dopo 12 settimane rispetto al placebo 50.

A Cosa Servono

  • L’ALA viene usato dall’organismo per produrre energia. Risulta pressoché privo di attività biologiche ma l’organismo può convertirlo in EPA e DHA 4.
  • L’EPA è utile soprattutto per la sintesi di molecole di segnalazione chiamate eicosanoidi, che possono ridurre l’infiammazione 5.
  • Il DHA funge da componente strutturale nelle membrane cellulari, in particolare nelle cellule nervose del cervello e degli occhi 6.

PROPRIETA'

Proprietà degli acidi grassi omega 3 sull’organismo

Gli acidi grassi omega 3 agiscono in molti modi, per cui hanno un esteso spettro di attività. Una delle loro proprietà consiste nel proteggere le cellule contro l’invecchiamento prematuro, questo è dovuto al fatto che sono potenti antiossidanti che possono attraversare anche la barriera ematoencefalica.

Perché gli acidi grassi omega-3 hanno un impatto così forte sugli acidi grassi poliinsaturi essenziali, il DHA e l’EPA?

L’acido eicosapentaenoico (EPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA) sono acidi grassi polinsaturi essenziali che sono presenti in tutte le membrane cellulari. Sono fondamentali per la comunicazione tra le cellule, ad esempio nel sistema nervoso, dove i messaggi devono raggiungere rapidamente tutte le parti del corpo. [3][4]

Gli omega 3 stimolano la produzione di prostaglandine, che sono ormoni che controllano molte funzioni fondamentali del corpo, come la risposta ai processi infiammatori e immunitari.[5]

Praticamente ogni parte del nostro corpo ha bisogno di un apporto adeguato di omega 3 per il suo corretto funzionamento. Ecco perché è così importante includere nella nostra dieta, in modo abituale, gli alimenti che li contengono e che proteggono le nostre membrane cellulari, poiché così le nostre funzioni corporee funzioneranno in modo ottimale.


Patologie come la pelle secca, asma e/o allergie sono comuni anche in bambini durante queste età. Livelli ottimali di EPA in questo momento possono aiutare a ridurre l’infiammazione associata con questi problemi.

CHE COSA FANNO acidi grassi omega-3 SUL NOSTRO organismo?

LEGGI QUI I BENEFICI
  • Riducono tutti i tipi di infiammazione. Pertanto, si consigliano per prevenire e alleviare le allergie l’asma e l’eczema.
  • Riducono i livelli di trigliceridi e aumentano i livelli di colesterolo buono o HDL, che riduce il pericolo di soffrire di infarto.
  • Riducono la probabilità di soffrire patologie cardiovascolari o infarti, meglio di qualsiasi altro farmaco con cui siano stati confrontati.
  • Prevengono contro la comparsa di infarti.[6]
  • Migliorano la salute della cartilagine e delle articolazioni.
  • Favoriscono la salute oculare e permettono di vedere meglio, sia in adulti, come nella crescita del feto dentro l’utero e nello sviluppo oculare dei bambini.
  • Svolgono un ruolo importante nello sviluppo del cervello. Uno studio clinico realizzato su bambini piccoli ha dimostrato che i bambini che prendono omega 3 aumentano la propria capacità mentale e visiva, che rende questi bambini più intelligenti rispetto a quelli che non li prendono.
  • Aiutano a trattare l’Alzheimer.
  • Aumentano il rendimento intellettuale, il quoziente intellettivo e aiutano le persone anziane a conservare la memoria in buono stato.
  • Aiutano le persone che soffrono di sclerosi multipla.
  • Riducono nei bambini i sintomi dell’ADHA (sindrome da deficit di attenzione).[7]
  • Preservano la permeabilità delle pareti cellulari.
  • Favoriscono l’equilibrio ormonale, che contribuisce ad avere un sonno profondo e riparatore e a svegliarsi riposati e con vitalità.
  • Diminuiscono la pressione arteriosa elevata. A differenza di altri medicinali che forzano la pressione sanguigna all’interno di un range normale, gli omega 3 riducono la pressione sanguigna in modo naturale e la mantengono ad un livello salutare. Sebbene ci voglia un po’ di più per regolare la pressione arteriosa, il vantaggio è che non hanno effetti collaterali, come avviene con i medicinali.
  • Prevengono la comparsa di problemi cardiovascolari, il deposito di grassi nelle arterie e la formazioni delle placchette nelle cellule endoteliali (il rivestimento delle arterie consiste in cellule endoteliali).
  • Riducono l’aderenza delle placchette e la probabilità di soffrire ictus causati dai coaguli di sangue nel cervello.
  • Riducono la produzione delle citochine, associate con le reazioni infiammatorie che aumentano le possibilità di soffrire arteriosclerosi.
  • Aumentano l’attività delle prostaglandine prodotte dalle cellule endoteliali e aiutano a rilassare e dilatare le arterie.
  • Aumentano la concentrazione degli eicosanoidi buoni (prostaglandina F2α e trombossano B2) e, allo stesso tempo, riducono i trigliceridi nocivi.[8]
  • Sono degli antiossidanti molto potenti e dei pochi che possono attraversare la barriera ematoencefalica.
  • Migliorano l’umore, aumentano l’ottimismo e riducono lo sviluppo delle malattie mentali.
  • Sono un antidepressivo naturale molto efficace.
  • Equilibrano il livello di testosterone.
  • Aiutano a ridurre la crescita delle cellule cancerogene e sono efficaci per trattare il cancro alla prostata[9], il cancro al seno e il cancro del colon-retto.
  • Sono l’integratore perfetto per prevenire contro l’invecchiamento, visto che migliorano il livello ormonale e la salute delle articolazioni. Inoltre, sono un fantastico complemento sportivo, dato che accelerano il recupero dopo il duro allenamento.
  • Riducono l’infiammazione nei polmoni e servono anche per trattare allergie, asma ed eczema. (studio)
  • Riducono l’obesità e migliorano la capacità delle cellule per rispondere all’insulina e stimolare l’espulsione di leptina. Questo ormone regola l’ingestione degli alimenti, il peso e il metabolismo corporeo, relazionato con la quantità di adipociti (cellule grasse).

CARENZA DI OMEGA 3

Quali patologie si producono per una carenza di acidi grassi Omega 3?

  • Sviluppo di malattie cardiovascolari
  • Depressione e altri disturbi neurologici
  • Maggior probabilità di soffrire di reumatismi e altre patologie infiammatorie
  • Pelle secca e squamosa
  • Alta pressione arteriosa
  • Diminuzione della vista
  • Sistema immunitario debilitato
  • Diminuzione del flusso sanguigno

Perché è importante assumere Omega 3

Aldilà della funzione energetica, il corpo utilizza l’EPA e il DHA per produrre molecole di segnalazione chiamate eicosanoidi.

riducono l’infiammazione 17.

Gli eicosanoidi vengono talvolta chiamatiresolvine“, proprio per questa loro capacità di “risolvere” l’infiammazione 18, 19.

  • Un ridotto consumo di alimenti ricchi di omega 3 – soprattutto se associato a una dieta ricca di zuccheri, grassi trans e cibi trasformati – potrebbe quindi instaurare uno stato di infiammazione cronica 20.
  • Numerosi studi suggeriscono che l’infiammazione cronica di basso livello svolge un ruolo importante nell’insorgenza e nella gravità di malattie cardiache, cancro, sindrome metabolica, obesità, morbo di Alzheimer e varie altre malattie degenerative 21, 22, 23, 20.

Dove sono gli OMEGA3

Quanto Omega-3 Assumere

Di seguito, riportiamo gli apporti di omega-3 consigliati da varie organizzazioni nazionali e internazionali. Poiché la loro lettura e applicazione può risultare complicata, risulta opportuno tradurre queste raccomandazioni in termini pratici:

è possibile soddisfare i fabbisogni di omega-3:

  • includendo nella propria dieta cibi ricchi di acido α-linolenico (ALA), come noci, semi di lino e olio di canola.
  • per i vegetariani esistono anche omega 3 di derivazione algale.
  • In gravidanza, sotto consiglio e controllo medico, può essere suggerita un’integrazione specifica di DHA, a dosi di 200 mg al giorno 7, 8
DOSAGGIO OMEGA 3

L’assunzione giornaliera consigliata di omega 3 è la seguente:

  • Adulti sani normali: Approssimativamente 650 milligrammi di EPA e DHA al giorno
  • Persone con alcune malattie cardiovascolari o con possibilità di soffrirne: 1 grammo al giorno
  • Persone che vogliano ridurre i propri livelli di trigliceridi: 2 grammi al giorno
  • Se desideri ridurre i livelli di colesterolo, è importante prendere una dose maggiore di omega 3, visto che una dose troppo bassa non produrrà l’effetto desiderato.

INTEGRATORI

INTEGRATORI di OMEGA 3:

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Altri articoli sugli OMEGA 3

BIBLIOGRAFIA

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    Niacina ed Omega3 per 12 settimane ha abbassato la Lipoproteina(a)

    In esame oggi lo studio sugli effetti della Niacina a rilascio prolungato in combinazione con integratori di acidi grassi Omega 3 nel trattamento delle lipoproteine elevate (a)

    Obbiettivo.
    Sfondo.
    La lipoproteina (a) si accumula nelle lesioni aterosclerotiche e promuove la crescita delle cellule muscolari lisce ed è sia aterogenica che trombogenica. Non sono stati precedentemente riportati studi clinici sulla terapia di combinazione per la riduzione della Lp(a).

    Metodi.
    Risultati.
    Conclusioni.
    Le Fasi del Metodo:

    • I pazienti hanno inizialmente iniziato il trattamento con niacina a rilascio prolungato (Niaspan) a 500 mg al giorno e titolato con incrementi di 500 mg a settimana fino al raggiungimento della dose target di 2 g.
    • Ai pazienti è stato chiesto di mangiare un piccolo spuntino a basso contenuto di grassi e di assumere aspirina con rivestimento enterico 325 mg 30-45 minuti prima di assumere niacina per contribuire a ridurre al minimo i sintomi delle vampate di calore.
    • Dopo aver titolato il niaspan a 2 g al giorno, ai soggetti è stato fornito materiale di lettura relativo alla dieta mediterranea e sono stati incoraggiati a implementare il più possibile lo stile alimentare mediterraneo.
    • omega 3FA, una compressa per via orale, tre volte al giorno. Le capsule di olio di pesce contenevano 600 mg di EPA e 240 mg di DHA per capsula. (totale 3.200 mg/giorno)
    • Dopo 12 settimane di terapia con 2 g di niacina a rilascio prolungato, integratori di omega 3FA e implementazione della dieta mediterranea, sono state ottenute le concentrazioni sieriche finali di Lp(a).
    • Discussione

      Questo studio serve come primo passo nella valutazione dell’efficacia della terapia combinata niacina/olio di pesce sulla riduzione dei valori di Lp(a). Abbiamo dimostrato una riduzione significativa della Lp(a) utilizzando un regime combinato di niacina a rilascio prolungato, omega-3FA e la dieta mediterranea. Sulla base del nostro studio pilota, potrebbe esserci una relazione lineare tra il livello basale di Lp(a) e il beneficio osservato nella terapia di combinazione, con livelli basali di Lp(a) superiori a 200 nmol/L che ottengono il beneficio maggiore.

      Inoltre, ci sono alcuni pazienti che non sono in grado di tollerare questa terapia, come evidenziato dal ritiro di due pazienti dallo studio. Nonostante queste limitazioni, lo studio ci ha fornito una visione dell’efficacia della terapia con olio di pesce con niacina nel trattamento della Lp(a) oltre i dati aneddotici.

      Conclusioni

      Il nostro studio pilota dimostra che una riduzione statisticamente significativa dei livelli di Lp(a) può essere ottenuta con la terapia di combinazione. Ciò funge da base per futuri studi prospettici randomizzati più ampi per affrontare in modo specifico la riproducibilità dei nostri dati e la correlazione di tale riduzione con gli esiti cardiovascolari.

      Fonte Hindawi Febbraio 2010


      Come agisce la Niacina per abbassare Trigliceridi e Colesterolo?

      inibisce la lipolisi, riducendo in questo modo la mobilizzazione degli acidi grassi liberi e il loro trasporto al fegato. Il tutto si traduce in una ridotta disponibilità degli acidi grassi necessari per la sintesi epatica di trigliceridi cui consegue una minor produzione di lipoproteine destinate al loro trasporto (le VLDL). Poiché le VLDL sono le precorritrici delle LDL (anche note come colesterolo cattivo), grazie alla riduzione della sintesi delle prime, la niacina porta ad una diminuzione della sintesi delle seconde.

      incremento dei livelli di queste lipoproteine cosiddette “colesterolo buono”.


      Niacina: Le Meravigliose Proprietà Curative della Vitamina B3

       

       


       




    Cosa fare con l’Omocisteina Alta

    Blackboard with the chemical formula of Homocysteine.  Crediti immagine Laboratorio Valsambro

    L’Omocisteina è un aminoacido contenente zolfo, non fornito dalla dieta.

    Viene sintetizzata nell’organismo durante il metabolismo della Metionina (un amminoacido essenziale introdotto attraverso gli alimenti).

    I cibi ricchi di Metionina includono carne, albumi e prodotti della pesca.

    Sebbene l’Omocisteina sia naturalmente presente nel nostro corpo, l’Omocisteina alta nel sangue è associata a un aumentato rischio di malattie cardiovascolari, tra cui trombosi venosa, aterosclerosi, ipertensione, malattia coronarica e ictus.

    A Cosa Serve

    L’Omocisteina rappresenta un intermedio metabolico nella sintesi della cisteina (un altro amminoacido) a partire dalla Metionina.

    La cisteina, a sua volta, è importante per la sintesi di glutatione e taurina.

    L’Omocisteina può essere convertita in cisteina o riciclata in Metionina con l’ausilio di specifiche vitamine del gruppo B.

    Metabolismo

    Il metabolismo dell’Omocisteina richiede specifici enzimi e adeguate quantità di alcune vitamine, in particolare vitamina B6, vitamina B12 e acido folico (vitamina B9).

    Di conseguenza, l’Omocisteina alta può dipendere da carenze vitaminiche, come quella di Folati e vitamine B6 e B12.

    Se il normale metabolismo dell’Omocisteina viene alterato, questo amminoacido si accumula nel sangue e l’Omocisteina alta può provocare danni alle pareti dei vasi sanguigni.

    Fa Male alla Salute?

    Un livello troppo alto di Omocisteina nel sangue è chiamato Iperomocisteinemia.

    Si tratta di una condizione sfavorevole per la salute, in quanto l’Omocisteina alta è stata ripetutamente collegata a un aumentato rischio di:

    • mortalità per qualsiasi causa 6, 7, 8, 9, 10, 11.

    Fa Davvero Male al Cuore?

    Gli studi osservazionali hanno dimostrato che livelli elevati di Omocisteina nel sangue sono collegati a un rischio maggiore di malattie cardiache e ictus 12, 13, 14.

    È stato ipotizzato che tale rischio derivi da un’attività predisponente dell’Omocisteina sullo sviluppo dell’aterosclerosi.

    A causa di queste controversie, l’American Heart Association non considera l’Omocisteina un fattore importante per le malattie cardiache 20, 21.

    Una meta-analisi di studi randomizzati controllati ha riportato che, su chi ha già avuto un ictus, l’integrazione di vitamine B (B6, B9 e B12) riduce del 13% il rischio di un nuovo ictus e del 17% il rischio di morte cardiovascolare 53.

    Fa Ingrassare

    Di per sé, l’Omocisteina alta non fa ingrassare. Tuttavia, le persone obese o sovrappreso tendono ad avere livelli di Omocisteina più alti rispetto alle persone normopeso 54, 55. Allo stesso tempo, tendono ad avere livelli ridotti di vitamina B12 e acido folico.

    Valori Normali

    L’Omocisteina viene comunemente dosata nel sangue.

    Di norma non si richiede il digiuno, ma un pasto ricco di proteine può aumentare significativamente i livelli di Omocisteina. Pertanto, alcuni medici raccomandano il digiuno durante la notte prima di un esame del sangue, per garantire risultati più accurati.

    In base alle fonti e al laboratorio, esistono classificazioni leggermente variabili degli intervalli di normalità ma in linea generale:

    il valore normale di Omocisteina è inferiore a 15 micromoli per litro (µmol/L).
    Nota bene:
    poiché ogni laboratorio usa diversi reagenti ed ottiene differenti range consultare il proprio referto.

    Un livello superiore viene definito iperomocisteinemia.

    A seconda della gravità, l’iperomocisteinemia può essere 22:

    • Lieve o Moderata: 15-30 µmol/l;
    • Intermedia: 30 – 100 µmol/l;
    • Grave o Severa: > 100 µmol/l.

    Secondo gli studi, l’iperomocisteinemia lieve interessa il 5-7% della popolazione generale 56.

    Cause

    Le più comuni cause di Omocisteina alta comprendono:

    • Stile di vita, soprattutto fattori come:
    • Determinati farmaci, tra cui:

    alimentazione come Causa di Omocisteina Alta

    L’Omocisteina alta può dipendere dalla carenza di alcune vitamine del gruppo B, in particolare di:

    • Folati (vitamina B9) 1, 23.

    Gli studi hanno osservato che l’Iperomocisteinemia è più comune tra chi segue una dieta vegetariana o vegana, probabilmente a causa dei livelli più bassi di vitamina B12.

    Anche una maggiore assunzione di caffè è stata associata a una più elevata concentrazione di Omocisteina nel sangue.
    Tuttavia, non sembra esserci alcuna associazione significativa tra il consumo moderato di caffè (da 3 a 4 tazze al giorno) e il rischio di malattia coronarica 23.

    Sintomi

    Alti livelli di Omocisteina di per sé non provocano sintomi.

    Tuttavia potrebbero manifestarsi i sintomi della sottostante condizione che ha causato l’innalzamento dell’Omocisteina.

    I sintomi di una carenza di Folati e vitamina B12, ad esempio, comprendono:

    • pelle pallida,
    • debolezza,
    • facile affaticamento,
    • lingua gonfia e piaghe in bocca,
    • cambiamenti d’umore,
    • parestesie (formicolii),
    • problemi di crescita nei bambini.

    Come Abbassare l’Omocisteina

    Dieta e Integratori

    Il modo migliore per prevenire l’aumento dell’Omocisteina è assicurarsi che la dieta contenga adeguate quantità di Folati (vitamina B9), vitamina B12 e vitamina B6.

    • Le stesse vitamine sono anche disponibili sottoforma di integratori. Un dosaggio indicativo potrebbe essere quello di 3,4mg/die di vitamina B6, 400 mcg/die di acido folico e 9mg/die di vitamina B12 46a.

      Pur risultando efficaci nel diminuire l’Omocisteina alta, questi integratori non sembrano prevenire le malattie e i disturbi associati all’Omocisteina alta, come le patologie cardiache, la disfunzione cognitiva, la demenza e l’osteoporosi 47, 17.

      La betaina (così come il suo precursore colina) è un altro integratore efficace per abbassare l’Omocisteina, così come l’N-Acetilcisteina (NAC).

      La N-acetilcisteina orale sembra anche ridurre l’omocisteina, che quando presente ad alti livelli rappresenta un fattore di rischio indipendente per le patologie cardiovascolari 51.

      In uno studio su 60 persone con malattie cardiache, l’integrazione di NAC (600mg/die) e acido folico (5mg/die) per 8 settimane ha abbassato i livelli di omocisteina e migliorato la salute dei vasi sanguigni 52.

      In un altro studio su quasi 100 pazienti che avevano avuto un infarto, la NAC ha accelerato il recupero, riducendo la durata delle degenze e quasi dimezzando il rischio di un nuovo infarto 53.

      Anche l’olio di pesce, ricco di omega-3, può diminuire i livelli di Omocisteina 47a.

      Consigli su Cosa Mangiare

      Secondo uno studio, il 45,4% di tutte le morti cardiometaboliche (per malattie cardiache, ictus e diabete di tipo 2) verificatesi negli USA nel 2012 era attribuibile a una dieta non ottimale, in particolare
      ai seguenti fattori di rischio53:

      • elevata assunzione di sodio (9,5%),
      • bassa assunzione di noci e semi (8,5%),
      • alta assunzione di carni lavorate (8,2%),
      • bassa assunzione di grassi omega-3 (7,8%),
      • basso apporto di verdure (7,6%) e frutta (7,5%),
      • alto consumo di bevande dolcificate artificialmente (7,4%).

      Attività Fisica

      Sebbene l’esercizio fisico aumenti l’Omocisteina nel breve periodo, a lungo termine si associa a livelli più bassi di Omocisteina e a un aumento del colesterolo HDL.

      Una revisione sistematica di 34 studi ha scoperto che un esercizio fisico regolare può essere in grado di ridurre i livelli di Omocisteina 48.

      Uno studio specifico sui pazienti con morbo di Parkinson ha scoperto che i pazienti che svolgevano attività fisica regolare mostravano livelli più bassi di Omocisteina 49.

      Smettere di Fumare

      Sia il fumo che l’esposizione al fumo passivo possono essere causa di Omocisteina alta 26, 27.

      Pertanto, smettere di fumare può aiutare a ridurre i livelli di Omocisteina 50.

      Gestione dello Stress

      Diversi studi hanno scoperto che lo stress può aumentare i livelli di Omocisteina.

      Pertanto, utilizzare delle tecniche per ridurre o gestire meglio lo stress può essere utile per abbassare l’Omocisteina, oltre a migliorare la salute in generale.

      Uno studio, ad esempio, ha dimostrato che lo yoga può aiutare a ridurre i livelli elevati di omocisteina51. Anche il Tai Chisi è dimostrato efficace in tal senso 52.

      Fonte: Magazine X115



    Omocisteina Stop MTHFR-T

    Con vitamine B6, B12 e acido folico

    Ingredienti: Betaina, magnesio glicerofosfato, cellulosa microcristallina°, gomma arabica°, SAMe (S-adenosil Metionina disolfato tosilato), vitamina C (acido ascorbico), colina tartrato, zinco gluconato, (L-)serina, vitamina B3 (niacina, nicotinamide), vitamina B5 (pantotenato di calcio), vitamina B6 attivata (piridossale-5-fosfato), vitamina B2 attivata (riboflavina 5-fosfato di sodio), vitamina B1 (tiamina cloridrato), acido folico attivato (L-metilfolato di calcio), biotina, vitamina B12 attivata (5-deossiadenosilcobalamina e metilcobalamina). °Agente di carica. °°Antiagglomerante.

    • Folato metabolicamente attivo
    • Elevata biodisponibilità
    • Fornisce 1.000 mcg di Folato per porzione

    l’acido folico ad alte dosi può mascherare la carenza di vitamina B-12. Consultare il medico in caso di gravidanza/allattamento, assunzione di farmaci (in particolare fenobarbital, fenitoina, primidone e metotrexato) o patologie mediche (in particolare qualsiasi condizione che coinvolga malassorbimento di nutrienti).


    Sifar Nutra B Active Trio

    30 Compresse Sublinguali

    Forme di Vitamina B12 attiva, cioè Metilcobalamina, Adenosilcobalamina, Idrossicobalamina.

    ad Alta concentrazione di forme attive 

    500 μg Adenosilcobalamina e 500 μg Metilcobalamina

    1000 μg per ogni capsula

    (Il simbolo μg è uguale a mcg ovvero microgrammi)


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    • 100 ml in forma liquida, 100 dosi,
    • 1 ml al giorno in qualunque momento, direttamente in bocca o diluito in acqua. Contagocce graduato incluso nella confezione.
    • Ogni dose contiene 1000 mcg di 5-deossiadenosilcobalamina, metilcobalamina

     


    Nutrisorb B 12 – Biocare – flacone da 15 ml

    • basso dosaggio (adatto a bambini e neonati)
    • contiene 25 ug idrossicobalamina (vit B 12 attivata)

     


    L’Importanza della Vitamina B12

    Una risorsa indispensabile per il nostro benessere – Come riconoscerne le carenze e porvi rimedio in modo naturale

    Simona Vignali

    Lo sapevi che anche chi non è vegetariano o vegano può soffrire di una carenza di vitamina B12?

    La cattiva alimentazione, lo stress, le alterazioni del tratto digerente e di quello intestinale, più frequenti di quanto si creda, possono impedire o ridurre notevolmente l’assimilazione di questa vitamina, con gravi conseguenze. La carenza di vitamina B12 provoca una serie di sintomi che possono ripercuotersi sul sistema nervoso, il sistema motorio, la produzione di energia, il metabolismo, gli stati dell’umore, perfino il grado di fertilità. E può colpire a tutte le età, con danni irreversibili al feto, se presente durante la gravidanza.

    Depressione, ansia, fatica cronica, ritardo dello sviluppo, autismo, sindrome di Asperger, disturbo da deficit di attenzione, sterilità, neuropatia, gambe irrequiete, perdita di appetito. E se fosse carenza di vitamina B12? Niente paura.

    Questa condizione può essere facilmente curata, purché la diagnosi sia precoce.

    Simona Vignali, naturopata di grande esperienza, ci insegna a conoscere questa vitamina indispensabile per il nostro benessere, a riconoscerne i segni di carenza a tutte le età e a capire qual è il dosaggio corretto per ogni condizione. Spiega inoltre quale forma di integratore di B12 è più efficace e dove trovarla negli alimenti.


     




    Omega 3 protegge il Cuore e riduce il Colesterolo

    Gli acidi grassi omega 3 hanno molti benefici sul cuore e prevengono il rischio di soffrire i seguenti disturbi:

    • Disturbi cardiovascolari
    • Infarto
    • Aritmia
    • Alti livelli di lipidi nel sangue
    • Alti livelli di colesterolo
    • Ipertensione
    • Trombosi e le placche ateriosclerotiche che possono provocare un attacco al cuore e un ictus cerebrale
    • Sindrome X cardiovascolare

    I farmaci non sono l’unico trattamento per prevenire le malattie cardiovascolari. Attualmente, milioni di persone stanno già ricorrendo all’assunzione di omega 3 per prevenire e trattare problemi cardiaci.

    Negli anni ’70, i ricercatori iniziarono a studiare le proprietà dell’olio di pesce quando si resero conto che gli eschimesi della Groenlandia avevano un numero inspiegabilmente basso di problemi cardiovascolari nonostante il consumo di quasi mezzo chilo di carne di balena, includendo l’olio e le interiora, una dieta che apparentemente dovrebbe innalzare il livello di colesterolo.

    Inoltre, è stato scoperto che gli eschimesi non solo non avevano praticamente alcuna malattia cardiaca, ma che non soffrivano neanche di artrite o malattie infiammatorie croniche come borsite, infiammazione delle articolazioni, degenerazione maculare e altri disturbi simili.

    Le autorità sanitarie hanno confermato gli effetti benefici che hanno gli omega 3 sulla salute del cuore

    Le autorità sanitarie e una moltitudine di studi clinici, hanno confermato i benefici che hanno gli omega 3 per ridurre le malattie cardiovascolari.

    L’infarto al miocardio è la principale causa di morte nei paesi industrializzati. Gli studi clinici[15] recenti hanno dimostrato che gli acidi grassi omega 3 proteggono il buon funzionamento del cuore a molti livelli, tanto per prevenire la comparsa delle malattie cardiovascolari come per il trattamento e recupero da questi tipi di patologie:

    • Riducono i lipidi nel sangue
    • Riducono i livelli di zuccheri nel sangue
    • Diminuiscono il livello di infiammazione nel corpo
    • Riducono la pressione arteriosa
    • Riducono la coagulazione del sangue e il rischio di soffrire una trombosi
    • Migliorano il funzionamento del flusso sanguigno

    Gli acidi grassi omega 3 prevengono contro la comparsa di malattie cardiovascolari

    Gli acidi grassi omega 3 sono stati oggetto di numerosi studi clinici grazie alla loro enorme capacità di ridurre e prevenire contro la comparsa di patologie cardiovascolari.

    In uno studio condotto su un numero di persone sopravvissute ad un attacco di cuore, è stato dimostrato che coloro che avevano assunto un grammo al giorno di omega 3, ebbero la metà del tasso di mortalità rispetto alle persone che non l’avevano assunto.[16]

    La ricerca ha dimostrato che nei paesi in cui si consuma molto pesce ogni giorno, come in Giappone, si soffrono meno malattie cardiovascolari. Per questo motivo, le autorità sanitarie raccomandano di mangiare pesce almeno due giorni alla settimana, in particolare pesci grassi, come il salmone, la trota, l’aringa, lo sgombro e le sardine.

    Nel caso di persone che hanno già problemi cardiaci, è molto importante che consumino abitualmente pesce, frutti di mare o integratori di omega 3.

    Omega 3 e salute cardiovascolare
    L’acido grasso omega-3 è molto importante per la salute cardiovascolare: secondo alcuni studi[17], per la protezione del cuore è consigliabile ingerire almeno 1g di EPA + DHA

    Effetti degli Omega 3 sulla salute cardiovascolare:

    Diminuzione del pericolo di soffrire una malattia cardiovascolare o di morire di infarto[6]

    Nei paesi occidentali, i disturbi cardiovascolari sono la principale causa di morte. Una forma naturale di prevenire la comparsa di una malattia cardiovascolare consiste nel mangiare pesce regolarmente o prendere acidi grassi omega 3.[18][19]

    Gli omega 3 prevengono contro la comparsa di aritmie e formazione di coaguli pericolosi nelle arterie, che sono due cause frequenti di soffrire un infarto. Il consumo abituale degli acidi omega 3 evita che, nel caso di soffrire un attacco cardiaco, questo risulti mortale.

    Migliora il ritmo cardiaco e riduce le aritmie

    Un ritmo cardiaco estremamente rapido o irregolare può causare la morte. Gli omega 3 contribuiscono a mantenere un ritmo cardiaco stabile e previene contro la comparsa di aritmie.

    Le aritmie o i ritmi cardiaci incontrollati sono la seconda causa di morte dopo l’infarto. Gli acidi omega 3 stabilizzano il ritmo cardiaco de evitano l’insorgenza di quest patologia.

    Migliorano la frequenza del ritmo cardiaco

    La frequenza cardiaca è la quantità di battiti del cuore al minuto ed è quella che causa la quantità di sangue per minuto che pompa il cuore. Questa frequenza cardiaca è lenta in persone che sono sane fisicamente e rapida in persone in sovrappeso. La frequenza cardiaca normale oscilla tra i 60 e gli 80 battiti al minuto e, in generale va aumentando con l’età.

    La frequenza cardiaca si adatta alle circostanze, quanto maggiore è l’adattabilità del cuore, in migliori condizioni si trova. Il consumo di acidi omega 3 contribuisce a mantenere una frequenza cardiaca bassa e salutare e fornisce una maggiore adattabilità del cuore alla frequenza cardiaca. Entrambi i fattori sono essenziali per mantenere la salute del cuore ed evitare un infarto.

    Riduce il rischio di soffrire un infarto[20]

    È dimostrato che le persone che non hanno precedenti di patologie cardiovascolari possono evitare un primo attacco di cuore se includono nella propria dieta, in modo abituale, pesce o acidi grassi omega 3.[21]

    Nel caso di quelle persone che hanno sofferto un attacco al cuore, prendere omega 3 riduce il pericolo di soffrirne un altro e la probabilità che si formino coaguli di sangue.

    Inoltre, l’omega 3 riduce anche l’infiammazione lieve collegata con le patologie cardiovascolari, equilibra il livello dei lipidi nel sangue.

    Riduce il rischio di soffrire un ictus

    L’attacco cerebrovascolare o ictus si produce a causa della formazione di un coagulo di sangue in una arteria del cervello. I coaguli possono svilupparsi direttamente nel cervello o essere trasportati da altre parti del corpo fino al cervello.

    Gli attacchi cerebrovascolari possono causare la morte o produrre una grave disabilità. Nella maggior parte dei paesi occidentali, gli attacchi cerebrovascolari ischemici sono molto frequenti e si producono per la formazione di coaguli di sangue o mancanza di ossigeno.

    Gli studi clinici realizzati sul tema, hanno dimostrato che le persone che mangiano pesce almeno una volta a settimana hanno un 30% in meno di probabilità di soffrire un ictus o un attacco cardiaco rispetto alle persone che lo mangiano una volta al mese.[15]

    Migliora i livelli di lipidi nel sangue

    Il sangue trasporta diversi tipi di lipidi, fra i quali si includono anche i grassi e il colesterolo. Gli alti livelli di lipidi nel sangue producono depositi nelle pareti arteriose che si denominano placche. Con il tempo, le placche ostruiscono le arterie e riducono il flusso sanguigno e la somministrazione di ossigeno al cuore.

    Possiamo somministrare al nostro organismo dosi di omega 3 prendendolo mediante un integratore dietetico (3-4g/giorno). Con ciò, si può migliorare il livello di lipidi nel sangue e ridurre i livelli di trigliceridi, di grassi, mentre allo stesso tempo aumenta il colesterolo buono, colesterolo HDL. Tuttavia, questo non diminuisce il colesterolo cattivo, LDL.

    La miglioria dei livelli di lipidi nel sangue è particolarmente importante per le persone che soffrono diabete di tipo 2, visto che hanno livelli alti di trigliceridi e bassi livelli di HDL.

    Diminuisce la coagulazione del sangue

    La coagulazione sanguignea è di importanza vitale, ma quando è eccessiva può aumentare la probabilità di soffrire una occlusione arteriosa che può causare la morte se un coagulo blocca completamente un vaso sanguigno nel cuore, nei polmoni o nel cervello.

    Gli omega 3 riducono l’aderenza delle placchette nelle arterie e riducono la possibilità che si formino coaguli di sangue. Gli acidi grassi omega 3 stimolano anche il flusso sanguigno e contribuiscono a che i globuli rossi siano più flessibili e fluiscano facilmente attraverso i vasi sanguigni.

    Gli acidi grassi omega 3 influenzano la coagulazione del sangue solamente quando si assumono in quantità estremamente grandi (circa 10 grammi al giorno), o se si stanno prendendo anticoagulanti.

    Riducono l’infiammazione

    L’infiammazione dei vasi sanguigni può sviluppare lentamente una malattia cardiovascolare e ostacolare il corretto funzionamento dei vasi sanguigni.

    I livelli elevati nel sangue della proteina PCR possono produrre processi infiammatori nell’organismo. Pertanto, un maggior livello di PCR significa una probabilità maggiore di sviluppare problemi cardiaci.

    Alcuni studi hanno dimostrato che consumare omega 3 riduce i livelli di PCR in persone con problemi cardiaci. Gli acidi grassi omega 3 cono conosciuti per le loro proprietà antinfiammatorie.[22]

    Prevengono la Trombosi e l’Aterogenesi

    Gli studi clinici[23] hanno dimostrato che una dieta ricca in pesce previene la comparsa della trombosi. Il consumo consigliato è di tre porzioni di pesce alla settimana. La trombosi si genera quando le vene non sono capaci di facilitare il flusso sanguigno. Quando includiamo nella nostra nutrizione Omega-3, in modo abituale, il rischio di soffrire una trombosi si riduce della metà. Questo si deve a che questi tipi di grassi hanno proprietà anticoagulanti e riducono la coagulazione del sangue e l’infiammazione cronica dei vasi sanguigni.

    Arterie ostruite e la soluzione con gli Omega 3
    Il consumo di Omega 3 può ridurre la formazione di placche nelle arterie (Aterogenesi), con il gravissimo rischio che rappresenta per la salute.[24]

    Omega 3 e colesterolo

    L’Omega 3 mantiene controllati i livelli di LDL (lipoproteina di bassa intensità). Il LDL viene chiamato “colesterolo cattivo” ed è l’incaricato di trasportare il colesterolo dal fegato verso diverse parti del corpo. Un livello elevato di LDL non è salutare visto che può provocare patologie cardiache.

    L’Omega 3 aumenta i livelli di HDL (lipoproteina di alta densità), o “colesterolo buono” ed elimina la placca dalle pareti arteriose. I bassi livelli di HDL producono più possibilità di soffrire patologie cardiovascolari.

    Riduce i trigliceridi

    I trigliceridi, insieme con HDL e LDL formano il colesterolo totale nell’organismo e sono una parte molto importante nel profilo sanguigno. Un livello elevato di trigliceridi è un sintomo di possibili problemi cardiaci. È dimostrato che l’Omega 3 riduce il livello di trigliceridi.

    Il rapporto tra gli Omega 3 e il colesterolo è stata analizzata in profondità. Gli studi clinici realizzati hanno scoperto che gli acidi grassi Omega 3 sono un integratore dietetico che controlla, in piena sicurezza, la salute del cuore.

    L’omega 3 favorisce la rilassatezza dei vasi sanguigni ed evita che si formino coaguli nelle arterie o che si producano battiti cardiaci irregolari (come aritmie cardiache, tachicardia ventricolare e fibrillazione).

    Inoltre, gli acidi grassi Omega 3 riducono la formazione della placca nelle arterie e la probabilità di soffrire un infarto, o un attacco cerebrovascolare come conseguenza di un coagulo di sangue.

    Possono far risparmiare molte spese sanitarie e in farmaci

    Gli studi clinici realizzati hanno dimostrato che gli integratori di Omega 3 possono aumentare la salute del consumatore.

    Secondo le investigazioni di questi studi, gli acidi grassi Omega 3 prevengono contro la malattia coronarica e possono rappresentare un considerevole risparmio in spese sanitarie.

    Il risparmio sanitario stimato dovuto alla diminuzione della malattia coronarica in persone oltre i 65 anni mediante l’assunzione giornaliera di 1800mg di acidi grassi omega 3 in un periodo di cinque anni potrà arrivare a superare i tre milioni di euro e potrà evitare il ricovero di circa 400 milioni di persone in cinque anni.

    Fonte

    HsnStoreBlog


    L’assunzione giornaliera consigliata di omega 3 è la seguente:


    INTEGRATORI di OMEGA 3:

    OMEGA 3 – PRINFIT

    Confezioni da 50, 100, 250, 500 perle softgel

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    Omega-3 EPA & DHA

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    60 capsule VEGAN

    2 capsule contengono 835 mg





    Degenerazione Maculare
    Le vitamine che aiutano l’occhio

    Cos’è la maculopatia

    zona nell’occhio che si trova al centro della retina e la cui funzione è la visione distinta centrale. Viene erroneamente chiamata anche maculopatia retinica, ma in realtà non è la retina ad essere colpita, bensì i tessuti su cui la retina si appoggia, ovvero l’epitelio pigmentato e la coroide, e dai quali dipende il suo funzionamento.

    La tipologia più diffusa è la maculopatia degenerativa che si distingue in due diverse forme:

    Cause

    Lo sviluppo di una maculopatia presenta alcune cause comuni:

    fattori di rischio in grado di aumentare le probabilità di sviluppo della patologia sono:

    Sintomi

    I sintomi principali, campanelli d’allarme della presenza di una maculopatia, sono:

    Healthy Thewom

    Gli Integratori per la Degenerazione Maculare aiutano a ridurre la perdita di salute oculare con l’età

    Vitamine per la riduzione della degenerazione maculare

    Conformemente con gli studi realizzati dagli studiosi dell’AREDS 2 per più di 10 anni, le principali vitamine associate alla riduzione della degenerazione maculare legata all’età sono:

    Questi nutrienti possono essere usati per prevenire o far fronte alla degenerazione maculare, che, bisogna ricordare, una volta iniziata non ha cura.

    In generale, i nutrienti che presentano un’attività antiossidante, specialmente quando questa attività capta specie reattive di ossigeno, possono potenzialmente contribuire a rallentare lo sviluppo dell’AMD.


    OMEGA 3

    L’Omega 3 protegge gli occhi e riduce le probabilità di soffrire degenerazione maculare

    La concentrazione di DHA (acido docosaesaenoico), un acido grasso omega 3 a catena lunga, è un ingrediente che si trova nella retina, in una percentuale che può raggiungere il 65%.

    Il DHA è un ingrediente importante della struttura della retina, questo acido grasso aumenta lo sviluppo dei fotorecettori, cellule speciali che sono essenziali per la vista.

    Sono necessari alti livelli di DHA per consentire alla rodopsina, un pigmento situato nelle cellule del bastoncello fotorecettore, di rispondere alla luce e consentirne la vista in condizioni di scarsa illuminazione durante la notte. Le proprietà altamente insature del DHA hanno effetti unici sulle pareti cellulari della retina, consentendo di trasmettere segnali luminosi molto rapidamente.

    La degenerazione maculare è una malattia dell’occhio che non ha cura, in cui i pazienti diventano gradualmente ciechi. Questa patologia è correlata all’infiammazione cronica e allo stress ossidativo.

    Con l’età, la vista di solito peggiora. Ciò è dovuto a cambiamenti nella retina e in altre cellule degli occhi. Le pareti cellulari diventano meno permeabili, le strutture cellulari cambiano, si formano depositi nella retina e si verifica l’ossidazione, che danneggia le cellule fino alla morte. Questi cambiamenti causano una diminuzione della vista nella vecchiaia.

    Nella degenerazione maculare legata all’età, i depositi giallastri (drusen) si accumulano nel centro della retina. Le cellule nell’area della macula non funzionano più correttamente, producendo una visione offuscata o distorta. Con il tempo, la persona che ne soffre può smettere di vedere.

    Le drusen possono convertirsi in forme avanzate di degenerazione maculare legata all’età, potenzialmente pericolose per la vista. Il tipo più comune di degenerazione maculare è la cosiddetta degenerazione maculare secca. Man mano che la patologia progredisce, le macule smettono di funzionare. Quando smettono di funzionare completamente, la visione centrale viene seriamente disturbata o la persona smette di vedere in quella particolare area dell’occhio.

    Studi clinici condotti a questo proposito hanno dimostrato che il consumo di integratori di Omega-3 o di alimenti ricchi nel loro contenuto, possono ritardare il processo di degenerazione maculare e migliorare la vista delle persone affette da questa malattia.
    Lo studio clinico condotto ha dimostrato che i partecipanti che hanno assunto integratori di omega-3 sono riusciti a migliorare la loro vista.

    Un secondo tipo di degenerazione maculare legata all’età è la cosiddetta degenerazione maculare umida o neovascolare, che è la responsabile del 90% di perdita della vista dovuta a questa malattia. Nella degenerazione maculare umida, i vasi sanguigni situati dietro gli occhi diventano molto fragili al punto da potersi rompere o sanguinare.

    La degenerazione maculare senile avanzata può interessare uno o entrambi gli occhi, e sia il tipo umido che il tipo secco possono causare cecità.

     

    Omega 3 e salute della vista
    Immagine ed articolo da HSNStore Blog

    Fonti:

     


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    INTEGRATORI PER L'OCCHIO

    Integratori per rinforzare gli occhi

    Oggi sempre più persone lamentano problemi alla vista: occhi gonfi, miopia, presbiopia, astigmatismo. Per prevenirli, ed evitare che si aggravino, è importante rinforzare gli occhi con integratori specifici.

    Ecco i migliori integratori alimentari disponibili online, selezionati da Macrolibrarsi per la loro qualità e la loro naturalezza.

    Integratori di Zinco

    Integratori di Beta Carotene

    Integratori mix utili per la vista


    ESERCIZI UTILI PER MIOPIA

    “Miopia e problemi alla vista”

    Astratto
    Sfondo: dati osservazionali e sperimentali suggeriscono che gli integratori di antiossidanti e/o zinco possono ritardare la progressione della degenerazione maculare legata all’età (AMD) e la perdita della vista.
    Obiettivo: valutare l’effetto di vitamine C ed E ad alto dosaggio, beta carotene e supplementi di zinco sulla progressione dell’AMD e sull’acuità visiva.
    Disegno:The Age-Related Eye Disease Study, uno studio clinico in doppio cieco di 11 centri, ha arruolato i partecipanti a uno studio sull’AMD se presentavano piccole drusen estese, drusen intermedie, grandi drusen, atrofia geografica non centrale o anomalie del pigmento in 1 o entrambi occhi, o AMD avanzata o perdita della vista dovuta a AMD in 1 occhio.
    Almeno 1 occhio aveva un’acuità visiva corretta di 20/32 o migliore. I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere compresse orali giornaliere contenenti:
    (1) antiossidanti (vitamina C, 500 mg; vitamina E, 400 UI; e beta carotene, 15 mg);
    (2) zinco, 80 mg, come ossido di zinco e rame, 2 mg, come ossido rameico;
    (3) antiossidanti più zinco;
    o (4) placebo.
    Principali misure di esito:
    (1) Valutazione fotografica della progressione o del trattamento per l’AMD avanzata e (2) perdita almeno moderata dell’acuità visiva rispetto al basale (> o = 15 lettere).
    Le analisi primarie hanno utilizzato la regressione logistica a misure ripetute con un livello di significatività di 0,01, non aggiustato per le covariate. Le misurazioni del livello sierico, le anamnesi e i tassi di mortalità sono stati utilizzati per il monitoraggio della sicurezza.
    Risultati:
    Il follow-up medio dei 3640 partecipanti allo studio arruolati, di età compresa tra 55 e 80 anni, è stato di 6,3 anni, con il 2,4% perso al follow-up.
    Il confronto con il placebo ha dimostrato una riduzione degli odds statisticamente significativa per lo sviluppo di AMD avanzata con antiossidanti più zinco (odds ratio [OR], 0,72; 99% intervallo di confidenza [CI], 0,52-0,98). Gli OR per il solo zinco e per i soli antiossidanti sono 0,75 (99% CI, 0,55-1,03) e 0,80 (99% CI, 0,59-1,09), rispettivamente. I partecipanti con piccole drusen estese, drusen non estese di dimensioni intermedie o anomalie del pigmento avevano solo una probabilità a 5 anni dell’1,3% di progressione verso l’AMD avanzata.
    Le stime di riduzione delle probabilità sono aumentate quando questi 1063 partecipanti sono stati esclusi (antiossidanti più zinco: OR, 0,66; 99% CI, 0,47-0,91; zinco: OR, 0,71; 99% CI, 0,52-0,99; antiossidanti: OR, 0,76; 99% CI , 0,55-1,05).
    Sia lo zinco che gli antiossidanti più lo zinco hanno ridotto significativamente le probabilità di sviluppare AMD avanzata in questo gruppo ad alto rischio. L’unica riduzione statisticamente significativa dei tassi di almeno moderata perdita dell’acuità visiva si è verificata nelle persone assegnate a ricevere antiossidanti più zinco (OR, 0,73; 99% CI, 0,54-0,99). Nessun effetto avverso grave statisticamente significativo è stato associato a nessuna delle formulazioni.
    Conclusioni:
    le persone di età superiore ai 55 anni dovrebbero sottoporsi a esami oculistici dilatati per determinare il rischio di sviluppare AMD avanzata. Quelli con drusen estese di dimensioni intermedie, almeno 1 grande druse, atrofia geografica non centrale in 1 o entrambi gli occhi, o AMD avanzata o perdita della vista dovuta a AMD in 1 occhio e senza controindicazioni come il fumo, dovrebbero prendere in considerazione l’assunzione di un supplemento di antiossidanti più zinco come quello utilizzato in questo studio. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/11594942/
    NOTA:

    Stur M, Tittl M, Reitner A, Meisinger V.

    Oral zinc and the second eye in age-related macular degenerationrale senile

    Invest Ophthalmol Vis Sci 1996; 37: 1225-35. [ Estratto di PubMed ]

    Zinco orale e il secondo occhio nella degenerazione maculare legata all’età

    Astratto

    BIBLIOGRAFIA


    Integratori vitaminici e minerali antiossidanti per rallentare la progressione della degenerazione maculare senile

    Astratto
    Contesto:
    è stato proposto che gli antiossidanti possano prevenire il danno cellulare nella retina reagendo con i radicali liberi prodotti nel processo di assorbimento della luce.
    Obiettivi:
    L’obiettivo di questa revisione era valutare gli effetti dell’integrazione di vitamine o minerali antiossidanti, o di entrambi, sulla progressione della degenerazione maculare legata all’età (AMD).
    Strategia di ricerca:
    abbiamo cercato il Cochrane Central Register of Controlled Trials (CENTRAL) in The Cochrane Library (2005, Numero 4); MEDLINE (dal 1966 al gennaio 2006); SIGLE (dal 1980 al marzo 2005); EMBASE (dal 1980 al gennaio 2005); NRR (2005, numero 4); AMED (dal 1985 al gennaio 2006); e PubMed (24 gennaio 2006 che copre gli ultimi 60 giorni), elenchi di riferimento di rapporti identificati e Science Citation Index. Abbiamo contattato ricercatori ed esperti del settore per i dettagli di studi non pubblicati.
    Criteri di selezione:
    sono stati inclusi studi randomizzati che confrontavano l’integrazione di vitamine o minerali antiossidanti (da soli o in combinazione) con un intervento di controllo nelle persone con AMD.
    RACCOLTA E ANALISI DEI DATI:
    L’autore ha estratto i dati e valutato la qualità degli studi. Ove appropriato, i dati sono stati raggruppati utilizzando un modello a effetti casuali a meno che non fossero disponibili tre o meno studi, nel qual caso è stato utilizzato un modello a effetti fissi.
    Principali risultati:
    otto prove sono state incluse in questa revisione. La maggior parte delle persone è stata randomizzata in uno studio (AREDS negli Stati Uniti) che ha riscontrato un effetto benefico dell’integrazione di antiossidanti (beta-carotene, vitamina C e vitamina E) e zinco sulla progressione verso l’AMD avanzata (odds ratio aggiustato 0,68, 99% di confidenza intervallo da 0,49 a 0,93).
    Le persone che assumevano integratori avevano meno probabilità di perdere 15 o più lettere di acuità visiva (odds ratio aggiustato 0,77, intervallo di confidenza 99% da 0,58 a 1,03). Il ricovero per problemi genito-urinari era più comune nelle persone che assumevano zinco e l’ingiallimento della pelle era più comune nelle persone che assumevano antiossidanti. Gli altri studi erano, in generale, piccoli ei risultati erano incoerenti.
    Conclusioni degli autori:
    le prove sull’efficacia dell’integrazione di vitamine e minerali antiossidanti nell’arrestare la progressione dell’AMD provengono principalmente da un ampio studio condotto negli Stati Uniti. La generalizzabilità di questi risultati ad altre popolazioni con diverso stato nutrizionale non è nota. Sono necessari ulteriori studi controllati randomizzati ampi e ben condotti in altre popolazioni.
    https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/16625532/


    VITAMINA B12 ED OCCHI

    CARENZA DI B 12 E PROBLEMI DI VISTA

    Una paziente ventinovenne, per esempio, soffriva di emianopsia bitemporale. I risultati della risonanza magnetica e della TAC erano nella norma, cosi come i potenziali evocati visivi (PEV). Alla fine la carenza di B12 fu riconosciuta come causa del suo deficit visivo.

    Con la somministrazione di vitamina B12 alcuni pazienti hanno riportato un miglioramento e un recupero parziale della vista.

    un deficit vitaminico mai individuato.
    Quante altre persone come Mary ci sono al mondo?

    La maggior parte degli integratori alimentari prescritti per curare o prevenire la degenerazione maculare non contiene vitamina B12 di cui invece moli pazienti potrebbero avere bisogno.

    Le vitamine e gli altri nutrienti normalmente contenuti negli integratori consigliati per la protezione della retina sono vitamine A, C ed E, zinco, rame e luteina.


    FONTE ARTICOLO:


     




    Guida Vitamina D – Parte 5
    I cofattori

    Cofattori della VITAMINA D, altre vitamine e minerali che concorrono ad una efficace e duratura integrazione di Vitamina D.

    1. PRINCIPALI  interazioni della Vitamina D
      ▶️ Vitamine liposolubili A, D e K2 in sinergia con Zinco e Magnesio
      ▶️La Vitamina D lavora in sinergia complessivamente con i seguenti nutrienti:
      Magnesio, Vitamina K2, Vitamina A, Boro, Omega 3, Vitamina B2 e Zinco.
    2. A che cosa serve il BORO? E perché è un cofattore di vitamina D?
      ▶️
      Informazioni sul, Boro importantissimo cofattore di Vitamina D
      ▶️ Perché assumere Boro e quanto? – Studi e ricerche
    3. Il ruolo della VITAMINA B2 (Riboflavina)
      La riboflavina (Vit B2) protegge dalla neurotossicità innalzando le concentrazioni di vitamina D
    4. Lo ZINCO
      ▶️ Zinco: Un minerale essenziale a tutte le età
      ▶️
      Zinco, proprietà, stati di carenza ed integrazione
    5. La vitamina A
      ▶️Informazioni sulla Vitamina A – Estratto dal libro di Jerzy Zieba (Terapie Occultate)

      ▶️ Effetti delle vitamine sul sistema immunitario: le vitamine A e D sono protagoniste
      ▶️ Vitamina A – Proprietà e Benefici, Come Prenderla
    6. Perché è importante il Magnesio quando si integra la Vitamina D?
      ▶️ l’Importanza di assumere Magnesio con Vitamina D
    7. Quanto Magnesio assumere se si assumono 10mila UI di vitamina D?
      ▶️ I dosaggi del Magnesio in milligrammi
      ▶️ L’integrazione adeguata di Magnesio favorisce l’attivazione la vitamina D
    8. A che cosa serve la Vitamina K2 nell’integrazione con vitamina D e perché è importante?
      ▶️ Vitamina k2 -mk7 (menakione) – Tutto quello che c’è da sapere e che i medici ignorano
      ▶️ VITAMINA K2 – 11 importanti benefici per la salute
      ▶️ La Vitamina D necessita della vitamina K2, la spazzina delle arterie
    9. Perché la Vitamina K2 va assunta lontano dalla Vitamina D?
      ▶️ Vitamina K2 e D3: perché è bene assumerle a distanza l’una dall’altra ?
    10. Quanta vitamina K2 assumere se prendo vitamina D 10mila Ui? C’è un rapporto?
      ▶️ Il dosaggio della Vitamina K2 non cambia secondo la quantità di vitamina D. Prenderne di più non fa male, ma è risultato superfluo e dispendioso.
    11. Omega 3 e le sinergie con Vitamina D
      ▶️
      Gli Omega 3, allungano la vita e diminuiscono i ricoveri
      ▶️ Vitamina D, acidi grassi omega-3 e serotonina: qual è la relazione?
      ▶️ L’Artrite Reumatoide Migliora con Vitamina D, Omega3, Magnesio, NAC ed Alimentazione
    12. Quando e come assumere Vitamina D, K2 e Magnesio?
      ▶️ UN PIANO DI CURA PER INTEGRARE – DOSAGGI ED ORARI – il Decalogo a cura di Tiziana Sala

    Integratori di vitamine e minerali
    Guida generale per iniziare




    L’Artrite Reumatoide
    Migliora con Vitamina D, Omega3, Magnesio, NAC ed Alimentazione

    L’artrite di qualsiasi origine è una condizione molto debilitante e tendente a cronicizzare ed avere fasi di riacutizzazione del dolore ed infiammazioni caratteristiche nelle diverse zone articolari.

    Vedremo in questa raccolta di ricerche come risolvere e/o migliorare attraverso l’ausilio di cure non farmacologiche.

    Innanzitutto vedremo come si presenta per definizione l’artrite, le cause, e come si diagnostica. Passeremo poi a trattare una serie di rimedi naturali e vedremo che ogni sito proporrà cure naturali diverse. La loro efficacia è dipendente da vari fattori, quindi si trovano in rete diverse soluzioni ma non definitive.

    Nella medicina ufficiale non vi sono rimedi duraturi contro il dolore se non cortisone ed antidolorifici, ma pare riscontrata anche da questa una forte correlazione fra l’artrite e l’alimentazione come agente infiammatorio. Ed ognuno avrà da proporre una dieta diversa con variabili sulla sensibilità ed efficacia  alla dieta scelta.

    Lo studio sulla relazione della artrite con la carenza della Vitamina D sembra poco preso in considerazione perché è stato fatto su un piccolo numero di soggetti, ma potrebbe comunque essere decisivo ad affrontare meglio il dolore nelle artriti, così come lo fa anche per altri tipi di dolore cronico. Tuttavia la vitamina D è stata riscontrata efficace nelle malattie autoimmuni (come lo è l’artrite reumatoide) attraverso l’uso di alti dosaggi di Vitamina D.

    Oltre all’uso della Vitamina D, Omega 3 e Magnesio, presentiamo infine dei siti medici che affrontano questa patologia con altri rimedi naturali, non invasivi come Curcuma, diversi rimedi fitoterapici e N-Acetilcisteina (NAC).


    Definizione di Artrite

    ArtriteLe articolazioni sono strutture anatomiche che mettono in reciproco contatto due o più ossa e che sono fondamentali per le funzioni di sostegno e mobilità dello scheletro umano.
    Cos’è l’artrite? Un’artrite è una qualsiasi condizione infiammatoria che coinvolge una o più articolazioni. 
    infiammazione a carico di una o più articolazioni.
    Esistono diversi tipi (o forme) di artrite, ognuno con cause e caratteristiche peculiari.
    Le cause che ne inducono la comparsa possono avere natura traumatica, metabolica, infettiva, autoimmune o idiopatica.
    osteoartrite e l’artrite reumatoide.
    Diagnosi

    fattore reumatoide (FR) e gli anticorpi anti peptidi ciclici citrullinati (anti-CCP).  Tali anticorpi non sono specifici ma la loro presenza, in soggetti che hanno un quadro clinico caratteristico, assume un ruolo importante non solo per la fase diagnostica ma anche per quella prognostica. Si è infatti visto che alti livelli di fattore reumatoide ed anticorpi anti-CCP durante le prime fasi della malattia sembrano associarsi ad un maggiore rischio di danno articolare severo. Va segnalato che questi anticorpi possono essere presenti anche in soggetti che hanno altre malattie ma anche in persone sane e che circa il 35% dei pazienti affetti da artrite reumatoide non presenta nel loro sangue questi anticorpi.

    Sintesi, assorbimento e metabolismo della Vitamina D I benefici sul Dolore

    Artrite reumatoide e Vitamina D

    Vivere quotidianamente senza dolore è qualcosa che viene facilmente dato per scontato da coloro che non hanno sperimentato dolore cronico. Oltre ai dolori e ai dolori quotidiani, convivere con il dolore cronico può devastare il proprio stato mentale, poiché nel tempo affrontarlo può causare esaurimento, disperazione e frustrazione.

    disfunzione del sistema immunitario, come l’artrite reumatoide (AR). L’artrite reumatoide è una condizione autoimmune in cui il sistema immunitario del corpo attacca erroneamente le articolazioni, provocando dolore, gonfiore e rigidità in queste aree.

    ruolo della vitamina D nelle condizioni autoimmuni, poiché è stato scoperto che svolge un ruolo nella regolazione del sistema immunitario e dell’infiammazione.

    Tutti gli individui sono stati testati per diversi valori clinici tra cui proteina C-reattiva, un marker di infiammazione, insulina nel sangue, glicemia, HOMA-IR, un marker di insulino-resistenza e livelli di 25(OH)D.

    Questo è ciò che hanno scoperto i ricercatori:

    sistema alimentare che spesso consigliamo ai nostri pazienti, a partire dalla ricca prima colazione, mira specificamente a controllare e orientare la produzione delle adipochine rilasciate dal tessuto adiposo.

    La relazione stratta tra obesità, allergie e artrite sta aiutando a comprendere perché la scelta di una prima colazione di solo pane e marmellata è peggiore di quella di un uovo sodo insieme ai cereali mischiati con qualche seme oleoso.

    prodotti come la Curcuma, con azione sull’infiammazione e sulla regolazione delle adipochine allo stesso tempo.

    Olio di Perilla come regolatore dell’infiammazione attraverso il suo apporto naturale di omega 3 vegetali.

    I benefici della Serrapeptasi scientificamente provati sulle infiammazioni

     


    Migliorare i sintomi dell’artrite reumatoide con la dieta

    da MSD Salute

    La dieta può essere un valido alleato per alleviare i sintomi dei pazienti affetti da artrite reumatoide. Questa è una malattia infiammatoria cronica sistemica che colpisce le articolazioni e le ossa, causando dolori che hanno un impatto negativo sulla qualità della vita.

    Gli approcci più comuni per ridurre le sofferenze dei pazienti includono l’adozione di uno stile di vita vegetariano o gluten free, della dieta elementare e, in alcuni casi, del digiuno. Si fa anche uso di supplementi alla dieta, come gli acidi grassi polinsaturi omega-3. Tuttavia, ancora non esistono delle linee guida specifiche da seguire.

    Al fine di comprendere quali siano gli approcci migliori che diano reali benefici alla vita dei soggetti affetti dalla malattia, i ricercatori dell’Università di Nicosia di Cipro e il King’s College di Londra hanno svolto una revisione sistematica di 70 studi clinici.

    L’articolo, pubblicato su “Nutrition reviews” il 9 marzo 2021, ha dimostrato che alcuni piani alimentari possono effettivamente migliorare i sintomi dell’artrite reumatoide.
    Ad esempio, la somministrazione di omega-3 ad alte dosi riduce l’infiammazione e il rischio di comorbilità.

    La dieta mediterranea, ben bilanciata, non restrittiva con proprietà anti-infiammatorie, antiossidanti e cardioprotettive, ha dimostrato apportare un discreto miglioramento in alcune misure relative alla malattia.

    Il digiuno, invece, sebbene sia utile nel migliorare i sintomi della malattia, non è un comportamento sostenibile e i benefici sono transitori.

    Per quanto riguarda gli studi sulla dieta proteica o dieta elementare, che comprende aminoacidi, grassi, zucchero, vitamine e minerali, i risultati suggeriscono che la risposta è molto individuale.

    La dieta vegetariana/vegana apporta dei vantaggi che potrebbero essere collegati al miglioramento della flora intestinale.

    In linea generale, migliorare i sintomi dell’artrite reumatoide si può: bisogna aumentare l’apporto di cibi anti-infiammatori e diminuire quelli pro-infiammatori. La stesura del piano alimentare dovrebbe essere sempre affidata ad un medico o ad un esperto dell’alimentazione.

    Fonte: Nutr Rev. 2021

    Curcuma

    Curcuma: un potente antinfiammatorio naturale contro i dolori articolari

    A Randomized, Pilot Study to Assess the Efficacy and Safety of Curcumin in Patients with Active Rheumatoid Arthritis

    Astratto

    I pazienti in tutti e tre i gruppi di trattamento hanno mostrato cambiamenti statisticamente significativi nei loro punteggi DAS. È interessante notare che il gruppo curcumina ha mostrato la più alta percentuale di miglioramento nei punteggi DAS e ACR complessivi (ACR 20, 50 e 70) e questi punteggi erano significativamente migliori rispetto ai pazienti nel gruppo diclofenac sodico.

    Ancora più importante, il trattamento con curcumina è risultato sicuro e non correlato ad alcun evento avverso.

    Il nostro studio fornisce la prima prova della sicurezza e della superiorità del trattamento con curcumina nei pazienti con AR attiva e sottolinea la necessità di futuri studi su larga scala per convalidare questi risultati nei pazienti con AR e altre condizioni artritiche. Copyright © 2012 John Wiley & Sons, Ltd.


    Su GreenMe, invece, propongono queste cure naturali:

    Artrite curata con la Fitoterapia

    dal sito Cure naturali

    I rimedi antinfiammatori per l’artrite:

    Tra i rimedi fitoterapici antinfiammatori più utilizzati per le artriti, principalmente di tipo cronico troviamo:

    • salicilato vegetale“, la pianta svolge azione antinfiammatoria, analgesica e antipiretica, perché inibisce la sintesi delle prostaglandine (PGE2), responsabili del dolore e del processo infiammatorio dei tessuti. Viene perciò utilizzata per alleviare gli stati dolorosi causati da artrosi, artrite reumatoide, dolori articolari, mal di denti, mal di schiena e cervicale. Tuttavia a differenza dei farmaci antinfiammatori di sintesi, la spirea non presenta azione ulcerogena (gastrite, ulcera), effetto collaterale di questa categoria di farmaci. La presenza delle mucillagini, infatti, conferisce alla spirea un’azione protettiva per le mucose, in grado di ridurre gli spasmi e i processi erosivi delle pareti gastriche. 
    • azione antiinfiammatoria e quella protettiva delle cartilagini. In generale, i fanghi svolgono un’azione drenante, analgesica e miorilassante, stimolante dei processi metabolici, e della resistenza verso agenti patogeni; aiutano a pulire e a disintossicare la pelle, perchè assorbono le tossine e scorie e ci restituiscono una cute levigata, morbida e purificata.

    MSM-MetilsulfonilmetanoIl minerale dalle molteplici proprietà

    Artrite reumatoide e N-Acetilcisteina (NAC)

    Astratto

    L’artrite reumatoide (AR) è considerata una condizione autoimmune in cui la sovrapproduzione di citochine pro-infiammatorie porta a una cascata infiammatoria. La N-acetilcisteina (NAC) è un potente agente antinfiammatorio e antiossidante. Abbiamo mirato a esplorare l’impatto della NAC orale sulle attività delle citochine e sugli indicatori clinici nei pazienti affetti da AR.

    In questo studio clinico randomizzato in doppio cieco controllato con placebo, 41 pazienti affetti da AR attiva sono stati assegnati al NAC (600 mg, due volte al giorno) o al gruppo placebo, come terapia aggiuntiva al regime di routine, per 8 settimane. Il punteggio dell’attività della malattia con una velocità di eritrosedimentazione (DAS28-ESR) e le concentrazioni sieriche di interleuchina (IL)-1β e IL-17 sono state valutate al basale e alla fine dello studio per tutti i partecipanti ai gruppi di test e di controllo.

    La riduzione del DAS28-ESR è stata considerevolmente maggiore nel gruppo NAC rispetto a quella del gruppo di controllo. Non sono state osservate differenze statisticamente significative nella riduzione delle citochine IL-1β e IL-17 tra il NAC e i gruppi di controllo. Inoltre, i miglioramenti nella valutazione globale del paziente, nel numero di articolazioni dolenti, nel numero di articolazioni gonfie e nei tassi di VES erano a favore del gruppo NAC. I nostri risultati rivelano che la NAC può avere un effetto benefico su tutte le caratteristiche cliniche dell’AR. Tuttavia, variazioni non significative nei livelli di IL-1β e IL-17 suggeriscono un modo alternativo di efficacia NAC senza influenzare le citochine misurate. Tuttavia, questi risultati devono essere confermati da ulteriori indagini.

    ALTRI ARTICOLI SULLA NAC pubblicati su Vitamineral


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    Vitamina D, acidi grassi omega-3 e serotonina: qual è la relazione?

    Crediti immagine a Vitamina D

    Tratto dal sito Vitamina D

    Vitamina D, acidi grassi omega-3 e serotonina: qual è la relazione?

    Nonostante sia acclarato da tempo il ruolo determinante della vitamina D e degli acidi grassi omega-3 nel migliorare sia le funzioni cognitive che quelle comportamentali nell’ambito di alcune patologie neuropsichiatriche, ancora oggi i meccanismi sottesi ai benefici sopra-menzionati non sono ancora stati completamente chiariti.

    Secondo un nuovo studio, pubblicato online ahead-of-print sulla rivista FASEB, sarebbe da individuare nella regolazione della serotonina a livello cerebrale l’anello mancante della catena di eventi responsabile del miglioramento della funzioni sopramenzionate e, quindi, del miglioramento della sintomatologia associata ad alcune patologie neuropsichiatriche quali la sindrome da deficit di attenzione e del comportamento (ADHD), la depressione bipolare, la schizophrenia e i disturbi da comportamento impulsivo. Tali risultati, pertanto suggerirebbero un razionale alla supplementazione vitaminica e a quella di acidi grassi omega-3 nel trattamento delle patologie sopra-menzionate, da confermare in trial clinici ad hoc.

    Focalizzando l’attenzione sui meccanismi proposti per il coinvolgimento dei livelli di vitamina D nella regolazione dei livelli cerebrali di serotonina, gli autori ricordano come, in uno studio precedentemente da loro condotto (2), era stato dimostrato come la vitamina D, che presiede al controllo di quasi un migliaio di geni, fosse un ormone regolatore chiave della sintesi di serotonina cerebrale mediata da TPH2, uno dei due geni responsabili della conversione di triptofano in serotonina a livello cerebrale. Il gene TPH2, infatti, contiene al suo interno una sequenza responsiva alla vitamina D (VDRE) che si attiva in sua presenza.

    Nel nuovo studio gli autori hanno proposto dei meccanismi integrati mediante i quali la sintesi, il rilascio e la funzione della serotonina a livello cerebrale sarebbero modulati dalla vitamina D e da due acidi grassi omega-3 di origine marina, l’acido eicosapentaenoico (EPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA).

    Premettendo che la presenza di livelli inadeguati di vitamina D è una condizione molto comune, che interessa il 70% della popolazione USA, al pari della presenza di livelli inadeguati di acidi grassi omega-3, gli autori ipotizzano che la supplementazione con EPA sarebbe in grado di aumentare il rilascio di serotonina dai neuroni presinaptici riducendo le molecole di trasduzione del segnale infiammatorio a livello cerebrale (prostaglandine E2), che inibiscono il rilascio di serotonina, a suggerire come l’infiammazione possa avere un impatto negativo sui livelli cerebrali di serotonina. I DHA, invece, influenzerebbero l’azione di alcune recettori serotoninergici, rendendoli più accessibili alla serotonina grazie all’aumento della fluidità delle membrane cellulari a livello dei neuroni post-sinaptici.

    La vitamina D, invece, oltre agli effetti noti sulla regolazione dei livelli di serotonina documentati nello studio precedente, avrebbe un ruolo importante nel modulare la severità della disfuzione cerebrale in combinazione con fattori genetici che influenzano i livelli cerebrali di serotonina.

    “I soggetti con polimorfismi dei geni legati alla serotonina – spiegano gli autori – sono già predisposti ad alterazione della sintesi o del metabolismo della serotonina. Pertanto, qualsiasi riduzione ulteriore della sintesi di serotonina come conseguenza della presenza di livelli inadeguati di vitamina D potrebbe esacerbare difetti di natura neuropsichiatrica.”

    “Infatti – continuano – bassi livelli ematici di colecalciferolo [25(OH)D3] sono stati associati ad un rischio elevato di ASD, ADHD, disturbo bipolare, schizofrenia, comportamento asociale o impulsivo”.

    Nel commentare i risultati, gli autori dello studio sottolineano come sia la vitamina D che gli acidi grassi omega-3 lavorino in sinergia tra di loro per migliorare la funzione cognitiva, lo stato di salute e il comportamento.

    “Tale sinergia – spiegano – è in parte spiegata dai loro effetti sul sistema serotoninergico: la vitamina D regola la sintesi di serotonina, EPA ne regola il rilascio mentra DHA migliora l’accessibilità ai recettori serotoninergici presenti sulla membrana cellulare”.

    Lo studio ha dimostrato anche come la cronologia della comparsa del deficit di vitamina D o di acidi grassi omega-3, in combinazione con i polimorfismi dei geni legati alla serotonina possa essere un fattore determinante di emersione della malattia neuropsichiatrica:

    “Infatti -spiegano gli autori – la presenza di alterazioni nella migrazione degli interneuroni GABAergici nel corso dello sviluppo cerebrale, che è regolata dalla serotonina, rappresenta un fattore chiave per la suscettibilità allo sviluppo di malattia neuropsichiatrica, come la schizofrenia e l’autismo. Ciò spiega in parte perchè lo status vitaminico neonatale sia legato al rischio di schizofrenia”.

    FONTI in Inglese

    1. La vitamina D e gli acidi grassi omega-3 controllano la sintesi e l’azione della serotonina, parte 2: rilevanza per ADHD, disturbo bipolare, schizofrenia e comportamento impulsivo.
    2. Ipertensione, come curarla senza farmaci

      Che cosa è la pressione arteriosa?

       Innanzitutto dobbiamo sapere che cosa è la pressione arteriosa, come si misura e quali sono i valori ottimali definiti normali.

      1. La pressione arteriosa è la forza esercitata dal sangue contro la parete delle arterie.
        aorta, e si diffonde a tutte le arterie. Quando il cuore si contrae e il sangue passa nelle arterie, si registra la pressione arteriosa più alta, detta ‘sistolica’ o ‘massima’; tra un battito e l’altro il cuore si riempie di sangue e all’interno delle arterie si registra la pressione arteriosa più bassa, detta ‘diastolica’ o ‘minima’. La misurazione della pressione si registra a livello delle arterie periferiche, utilizzando un manicotto che applica una pressione esterna, usualmente al braccio. Si ottengono due numeri che indicano la pressione arteriosa sistolica e la diastolica, misurate in millimetri di mercurio (es. 120/80 mmHg).
      2. Come misurarla ed in quale momento
        ink di infermieristica
      3. Quali erano i valori normali prima che li ritoccassero?
        Quando i valori di sistolica e/o di diastolica superavano i 140 (per la massima) o i 90 (per la minima), si parlava di ipertensione arteriosa.

      Personalmente resto convinta che nulla è cambiato per quanto riguarda la pressione normale di un essere umano, e che non c’è nulla di veramente nuovo che deve indurci a pensare che bisogna avere una pressione entro 120/80 così come accademicamente scritto sui nuovi scritti di medicina.

      Tabella Valori della pressione arteriosa oggi

      Qui di fianco i “nuovi” valori ritoccati per far crescere il numero di malati di Ipertensione e prescrivere subito la pillolina.

      Leggi dalla stampa dei giornali


      Apportando le opportune modifiche allo stile di vita, con buona probabilità si possono normalizzare i valori della pressione arteriosa.

      Riportare il livello di insulina nel corretto intervallo è di fondamentale importanza per normalizzare i valori della pressione sanguigna.

      La prescrizione di farmaci, è raramente la risposta.

      La pressione alta è in realtà una condizione facilmente curabile ma che può causare seri danni alla salute se viene ignorata. Ci sono nelle farmacie più di 100 farmaci ritenuti “sicuri ed efficaci” per il trattamento della ipertensione.

      Dal momento che la maggior parte dei pazienti che hanno la pressione arteriosa elevata assumono uno o più farmaci per curare la loro condizione, vi è una potenzialmente infinita quantità di farmaci e combinazioni di farmaci disponibili con il semplice movimento di una penna su un ricettario, non per il cambiamento dello stile di vita come sarebbe necessario.

      Questo nonostante il fatto che i cambiamenti dello stile di vita hanno dimostrato di normalizzare i livelli di pressione arteriosa in oltre l’85% dei malati !

      Il collegamento tra lo stress e la pressione alta è provata. Problemi di stress non risolti sono almeno altrettanto significativi per la salute generale, come la cattiva alimentazione e la mancanza di esercizio fisico. 

      Pressione alta: esistono alternative ai farmaci betabloccanti?

      Ecco cosa dice il dr Luca Speciani in un video


      Come normalizzare la pressione sanguigna naturalmente, per sempre

      Il resto di questo approfondimento mostrerà come è possibile normalizzare la pressione sanguigna per il resto della vita, senza farmaci pericolosi.

      Le informazioni che seguono non solo aiuteranno a riportare la pressione sanguigna sotto controllo, ma saranno importanti per ottimizzare la salute generale e la qualità della vita in innumerevoli altri modi:

      • Eliminare due tipi di alimenti che sono dannosi per la maggior parte delle persone, ma soprattutto per chi soffre di pressione alta
      • Bilanciare i grassi omega nella dieta
      • Normalizzare il peso
      • Gestire la propria vita emotiva
      • Adeguata esposizione solare
      • Provare con integratori o altri consigli alternativi per migliorare la pressione sanguigna anche se da soli raramente portano a risultati concreti.

      Eliminare i cereali e gli zuccheri dalla dieta

      Il ruolo che gioca l’insulina nell’ipertensione non è da sottovalutare.

      Il consumo di zuccheri e cereali, incluso qualsiasi tipo di pane, pasta, mais, patate, riso, mantiene i livelli di insulina elevati. Alti livelli di insulina sono molto tossici e possono portare a conseguenze devastanti per la salute.

      Altre considerazioni dietetiche:

      1. Alimentarsi in modo corretto per le proprie esigenze
        Mangiare secondo le proprie esigenze nutrizionali tende a normalizzare la pressione sanguigna nella stragrande maggioranza delle persone.
        Quando si modula la dieta in base alle proprie specifiche esigenze nutrizionali, alle esigenze biochimiche uniche che si basano sulla genetica individuale, i problemi di salute vengono affrontati alla radice e si hanno molte più probabilità di raggiungere una soluzione permanente per riguadagnare la piena salute.
      2. Normalizzare il rapporto di omega 6 e omega 3
        (vedere: https://www.nutrizionenaturale.org/alimentazione/pesce-pescato-o-di-allevamento/)
      3. Eliminare la caffeina
        Il collegamento tra il consumo di caffeina e la pressione alta non è ben conosciuto, ma ci sono ampie prove da sconsigliare chi soffre di ipertensione il caffè e le altre bevande contenenti caffeina.
        La caffeina, abitualmente consumata, può avere un potente effetto sulla fisiologia individuale.
        Se si decide di eliminarla dalla dieta, provare a farlo gradualmente in un periodo di giorni o addirittura settimane per evitare i sintomi da astinenza come il mal di testa.
      4. Normalizzare il peso corporeo
        Il modo migliore per ottimizzare il peso e riacquistare o migliorare la salute è quella di capire la profonda influenza che cibi che si mangiano esercitano sulla fisiologia del proprio corpo
        Due sono le cose da tenere a mente

        1. Il cibo è un carburante
        2. Ognuno è unico in termini di tipo di carburante che il proprio corpo necessita per raggiungere una salute ottimale

      La semplice verità è che qualsiasi tipo di dieta per la diminuzione del peso non funziona per tutti. Ed è il motivo per cui alcune persone ottengono risultati, per esempio, da un regime a basso contenuto di carboidrati e ricco di proteine, mentre altri in tal modo si ammalano.

      • Non esiste una dieta perfetta per tutti.
      • La sfida è quella di comprendere quali sono i cibi più adatti alle proprie necessità.
      • Con una dieta “taglia dolci”, si è inclini a soffrire in ogni momento la privazione, forse anche ad ammalarsi perché la dieta potrebbe essere del tutto sbagliata in base alle esigenze nutrizionali individuali.
      • Consumare il carburante giusto per le esigenze del proprio corpo, può avere un impatto immediato e positivo sul modo di come ci si sente, di come ci si guarda, e sulla propria salute in generale.
      • Il cambiamento per uno stile di vita sano non è una “soluzione rapida”, si badi, ma si noterà un sensibile miglioramento non appena si iniziano a mangiare i cibi appropriati per il proprio metabolismo individuale.

      Imparare a gestire lo stress emotivo

      Non sono gli eventi stressanti che sono nocivi, ma la mancanza di capacità di farvi fronte.  La buona notizia è che esiste la tecnica per trasformare in modo rapido ed efficace le emozioni negative represse e alleviare lo stress.

      Strumenti di psicologia energetica come la Emotional Freedom Technique (EFT) sono a disposizione per un efficace aiuto a ottimizzare la salute emotiva (per approfondire la tecnica: 

      http://www.eft-italia.it/accesso-video-e-documento-gratuito/

      Utilizzare l’esercizio fisico come medicina

      Non è un segreto che una regolare motivata attività fisica rappresenta una medicina molto migliore di qualsiasi altra cosa che una società farmaceutica sia in grado di produrre. Indipendentemente dal motivo principale per cui si inizia un programma di esercizi, gli sforzi saranno premiati in innumerevoli modi.

      Un rigoroso programma di attività fisica completo risulta molto importante per i benefici a lungo termine che produce nelle persone con pressione alta. Quando ci si impegna in un programma di esercizi fisici, è bene consultare un professionista preparato che può fare la differenza nel ridurre i livelli di insulina.

      Come regola generale, gli esercizi di carico come camminare, fare jogging e la corsa sono i migliori. Gli studi indicano che le attività aerobiche come queste sono le più utili per ridurre la pressione sanguigna.

      Ciclismo e nuoto richiedono più tempo per produrre gli stessi risultati ma, se si preferiscono, si possono includere nella personale routine. Nuotare nel mare è altamente preferibile al nuoto in una piscina clorata, considerato che i prodotti chimici utilizzati per la piscina presentano una serie di problemi per la salute.

      Quasi ogni programma deve incorporare una equa misura di sprint anaerobico in quanto questi esercizi hanno dimostrato di essere ancora più efficaci di quelli aerobici nel ridurre il rischio di morte per un attacco cardiaco.

      Assumere una dose giornaliera di sole

      La luce del sole in realtà influenza la pressione arteriosa in diversi modi: 

      I supplementi e le altre alternative

      Anche se alcuni integratori vengono di seguito elencati per completezza, è bene tenere presente che essi non sono in alcun modo o forma mai da considerare come alternativa alle raccomandazioni primarie sopra esposte per trattare le vere cause del problema.

      Utilizzando solo i supplementi senza osservare le indicazioni sullo di stile di vita di cui sopra, è come scegliere un approccio allopatico non molto diverso dall’uso di farmaci.

      Magnesio. La supplementazione di magnesio giornaliera può essere utile per ridurre la pressione sanguigna, soprattutto quando i valori sono attestati sulla fascia alta. Tuttavia, se si evitano gli zuccheri e i cereali, è improbabile che gli integratori di magnesio siano necessari.

      La vitamina C influisce sulla pressione arteriosa e migliora l’endotelio delle pareti vasali

      Estratto di foglie di ulivo. Uno studio recente ha dimostrato che l’integrazione con 1.000 mg di estratto di foglie di ulivo al giorno per otto settimane provoca, nelle persone con ipertensione al limite, un calo significativo sia della pressione arteriosa che del colesterolo LDL (‘cattivo’)

      Se si decide di incorporare le foglie di ulivo come un complemento naturale in una dieta nutrizionalmente sana, per ottenere la massima potenza sinergica, si dovrebbero cercare gli estratti liquidi di foglia fresca.

      Si può anche preparare il tè di foglie di ulivo ponendo un grande cucchiaino di foglie di ulivo secche in una sfera da tè alle erbe o in un sacchetto. Immergerla in circa due litri di acqua bollente e lasciare in infusione da tre a 10 minuti. Il tè quando è pronto deve essere di un colore ambrato medio.

      Vitis Vinifera e BIANCOSPINO

      BLOOD PRESSURE HEALTH INTEGRATORE – 90 capsule

      Blood Pressure Health di Now Foods è un prodotto pensato per aiutare a mantenere la pressione sanguigna all’interno del range salutare.

      Al suo interno combina due sostanze botanicamente note per supportare una sana funzione cardiovascolare:

      Il biancospino (Crataegus monogyna) è noto per le sue proprietà regolatrici dell’apparato cardiovascolare e della pressione arteriosa, antiossidanti, e di rilassamento mentale. [1-2]
      Riferimenti bibliografici

      1. (vedi fonte)
      2. (vedi fonte)
      3. (vedi fonte)

      Un approccio naturale per prevenire la malattia e per curarsi è sempre la scelta migliore. Nel caso di pressione alta, i cambiamenti dello stile di vita con particolare attenzione alla normalizzazione dei livelli di insulina può anche favorire una salute generale ottimale in modo naturale e senza alcun farmaco.

      • Agopuntura elettrica. E’ stato dimostrato come l’agopuntura combinata con stimolazione elettrica abbia provocato livelli inferiori del 50% della pressione sanguigna in animali dal laboratorio. Attualmente è in fase di sperimentazione sull’uomo e potrebbe diventare un trattamento alternativo promettente per il controllo della pressione.
      • L’allattamento al seno. Gli studi hanno dimostrato che i bambini che sono allattati al seno per più di 12 mesi hanno un rischio notevolmente più basso di sviluppare ipertensione. I ricercatori ritengono che gli acidi grassi polinsaturi a lunga catena (gli stessi che si trovano nel grasso di pesce) presenti nel latte materno forniscono un effetto protettivo per i neonati.
      • Trucchi rapidi. Aumentare il monossido di azoto nel sangue può aprire i vasi sanguigni ristretti e abbassare la pressione sanguigna. I metodi per aumentare questo composto includono fare un bagno caldo, inspirare ed espirare attraverso una narice sola (chiudendo l’altra e la bocca), mangiare melone amaro, che è ricco di aminoacidi e vitamina C.

      I probiotici aiutano a normalizzare la pressione sanguigna

      In media, la loro pressione sanguigna sistolica  era di 3,6 millimetri di mercurio (mm Hg) inferiore e la pressione diastolica era inferiore di 2,4 mm Hg. Il beneficio più significativo si riscontrava fra coloro la cui pressione arteriosa era superiore a 130/85, e che i probiotici che contenevano una varietà di batteri abbassavano la pressione sanguigna in misura maggiore rispetto a quelli che ne contenevano un solo tipo.

      Effetti sulla pressione sanguigna del Kefir

      I risultati presentati alla Experimental Biology Conference del 2018 hanno riportato effetti simili sulla pressione arteriosa utilizzando il kefir. Nello studio i ratti erano divisi in tre gruppi. Il primo gruppo, costituito da ratti ipertesi, ha ricevuto kefir su base regolare per nove settimane. Il secondo gruppo, che era anche iperteso, non ha ricevuto il kefir. Il terzo gruppo di controllo aveva una pressione sanguigna normale e gli era stato data una alimentazione normale.

      Rispetto ai gruppi due e tre, il gruppo di trattamento che ha ricevuto kefir aveva:

      • Pressione sanguigna bassa
      • Struttura intestinale migliore con diminuzione della permeabilità intestinale
      • Minori livelli di infiammazione nel sistema nervoso centrale

      Secondo gli autori:

      Fonti e riferimenti:




    L’azione della Vitamina C sui Muscoli

    La vitamina C riduce l’indolenzimento muscolare

    L’indolenzimento muscolare ad insorgenza ritardata (Delayed Onset Muscle Soreness) è causato da danni alle fibre muscolari e all’infiammazione secondaria che ne consegue. Alcuni ricercatori ritengono che i danni siano causati dai radicali liberi: essi sono elementi chimici estremamente reattivi prodotti naturalmente dal metabolismo e si crede contribuiscano all’invecchiamento, alla distruzione del DNA, alla soppressione del sistema immunitario e, appunto, ai danni muscolari. La vitamina C è considerata un potente antiossidante che aiuta a neutralizzare i radicali liberi pericolosi.

    Alcuni ricercatori della University of North Carolina di Greensboro riportano, in uno studio pubblicato sulla rivista International Journal of Sports Nutrition and Exercise Metabolism, che integratori di vitamina C (3 grammi al giorno per due settimane) permettono di diminuire l’indolenzimento muscolare dovuto ad esercizi eccentrici (ad esempio “negative” eseguite durante l’estensione del gomito) e riducono i marcatori di danneggiamento muscolare e l’impatto dei radicali liberi. Non vi sono effetti sulla forza muscolare post-esercizio: la vitamina C fa diminuire il dolore e alcuni danni muscolari associati all’indolenzimento, ma non incide sulle prestazioni.


    Rapporto vitamina C e massa muscolare: nuove scoperte

    Una recente ricerca della East Anglia University ha scoperto che tra i benefici della vitamina C, c’è anche la capacità di aiutare le persone di mezza età a mantenere una massa muscolare tonica e dinamica.

    sarcopenia.

    Perché? Procediamo con ordine.

    COS’È LA VITAMINA C, E COSA SONO I MICRONUTRIENTI

    Abbiamo già avuto modo di parlare, in altri articoli del nostro InBody Magazine, dei micronutrienti necessari a una corretta alimentazione, specialmente se si perseguono fini di dieta.

    Rivediamoli rapidamente:

    • ossa e i denti e riduce le infiammazioni.
    • Omega 3 (salmone, merluzzo, tonno, pollo, semi di lino, noci ect.) essenziali a regolare i lipidi nel sangue, la coagulazione e la vasodilatazione. Migliorano inoltre la sensibilità dell’insulina e contribuiscono a efficientare i carboidrati per fornire energia ai muscoli.
    • Vitamina E (noci, semi, verdure a foglia verde) essenziale nella funzione immunitaria e riparazione dei muscoli, e nella produzione di prostaglandine che regolano pressione sanguigna e contrazione muscolare.
    • Magnesio (spinaci, bietole, mandorle, anacardi, sesamo, pesce, fagioli ect.) essenziale nel controllo della pressione sanguigna e della glicemia, oltre a controllare l’attività muscolare e nervosa.
    • Vitamina A (carne, salmone, verdure a foglia verde, peperoni, carote, melone, zucca ect.) essenziale a supportare la vista, il sistema immunitario, la riproduzione e lo sviluppo del feto.

    La Vitamina C, o acido ascorbico o ascorbato, è una vitamina idrosolubile, non può essere pertanto accumulata nell’organismo (l’assorbimento gastrointestinale è circa l’80% per un’assunzione di 100mg/giorno), ma si può assumere quotidianamente attraverso alimenti di origine vegetale e negli agrumi.

    Sono alimenti ricchi di vitamina C: prugne, ribes nero, cavolo nero, kiwi, broccoli, peperoni, arancia, limone, ananas, melone, pompelmo, spinaci ect.

    È anche un nutriente di difficile conservazione, che tende a deperire in fretta soprattutto se esposto all’ossigeno (tagliandolo) oppure se cotto.

    È conosciuta soprattutto per la sua proprietà antiossidante, e per:

    • ossa, dei denti, delle gengive e della pelle;
    • protegge le cellule dallo stress ossidativo.

    La sua totale assenza nell’alimentazione, o una sua assunzione sotto valori minimi di soglia, è causa di una malattia denominata scorbuto, i cui principali sintomi sono:

    • Emorragie gengivali,
    • perdita di denti,
    • perdita di appetito,
    • affaticabilità,
    • ritardo nella guarigione di ferite,
    • depressione,
    • pallore,
    • scarsa attività motoria,
    • anomalie ossee,
    • morte.

    Cosa centra dunque la vitamina C con la sarcopenia?

    COS’È LA SARCOPENIA

    A partire dai 25 anni il nostro corpo tende a perdere di anno in anno dallo 0,5% all’1% di massa muscolare. Soprattutto i muscoli scheletrici, con l’invecchiamento perdono di forza e mobilità.

    sarcopenia, di cui soffrono più di 50 milioni di over 50 nel mondo.

    Ne abbiamo già parlato in un precedente articolo del nostro InBody Magazine, ma è bene ricordare che in un paese longevo come l’Italia, questo non è un problema da sottovalutare.

    Secondo gli indici demografici, nel 2019 su 60 milioni di abitanti gli over 65 erano 13,8 milioni, mentre gli over 85 erano 2,2 milioni. Entro il 2065 è previsto che la sopravvivenza media aumenterà di circa 5 anni, soprattutto con un incremento degli over 65 dal 22,3% della popolazione nel 2017, al 33,3% nel 2065.

    È proprio nella fascia di età compresa tra i 60 e i 70 anni, che può verificarsi una perdita di muscolo che va dal 5% al 13%. Dato che aumenta notevolmente negli over 80, dove la percentuale sale fino al 50%.

    Questi dati preoccupano, perché con l’invecchiamento c’è già una normale propensione a ridurre le azioni che riguardano la persona (ADL), come l’igiene personale, e quelle di svolgimento delle attività domestiche (IADL).

    Quali sono, dunque, le cause principali della sarcopenia?

    • l’età,
    • proteine,
    • i cambiamenti ormonali,
    • proteine pro-infiammatorie,
    • la scarsa attività fisica,
    • le malattie cardiovascolari,
    • ect.

    Tra i problemi più gravi causati dalla sarcopenia ci sono:

    • cadute ricorrenti con conseguenti fratture,
    • difficoltà di deambulazione,
    • allettamento prolungato.

    “In particolar modo, lo sviluppo di sarcopenia (nei pazienti di sesso femminile con frattura osteoporotica) è maggiormente correlato alle fratture d’anca con una prevalenza del 41,5%, seguito dalle fratture vertebrali e dell’estremo distale del radio (35% e 29,6% rispettivamente)”.

    Non si tratta dunque, solo di perdita di massa, ma anche di forza muscolare, soprattutto per quanto concerne le fratture da fragilità.

    PERCHÉ È IMPORTANTE PREVENIRE LA RIDUZIONE DI FORZA MUSCOLARE

    Diamo uno sguardo allo studio prospettico “Contribution of Quadriceps Weakness to Fragility Fracture: A Prospective Study“ che ha analizzato il rapporto tra debolezza muscolare e rischio di frattura del quadricipite femorale. Più nello specifico ha studiato la correlazione tra il cambiamento della forza muscolare, e il rischio di frattura nelle persone anziane.

    La ricerca ha seguito per 11 anni una corte di persone composta da 595 uomini e 1.066 donne, di età superiore ai 60 anni.

    La densità minerale dell’osso del collo femorale (FNBMD) è stata misurata utilizzando un’apparecchiatura DXA, e alla fine del periodo d’indagine è stato riscontrato quanto segue:

     


    La diminuzione della vitamina C nella dieta e nella circolazione negli uomini e nelle donne di età media e avanzata è associata a una massa muscolare scheletrica stimata inferiore

    ASTRATTO

    sfondo

    obiettivi

    metodi

    Risultati

    Conclusioni