Ruolo dei nutrienti per la salute delle orecchie e miglioramento degli Acufeni

Trattamenti alternativi dell’acufene: medicina alternativa

“Poiché la medicina occidentale è rimasta ampiamente infruttuosa nel trattamento dei sintomi dell’Acufene, molti medici e pazienti si sono rivolti a opzioni terapeutiche alternative per ridurre la sofferenza dei pazienti e migliorare la loro qualità di vita.

Sebbene la ricerca nella medicina complementare/integrativa continui ad essere scarsa e inconcludente , gli studi puntano verso gli effetti positivi dell’agopuntura, dei rimedi erboristici, degli integratori alimentari, degli antiossidanti, della melatonina e dell’ipnosi sull’acufene.

Sebbene l’efficacia di questi trattamenti sia incoerente e possa dipendere dalle circostanze specifiche del paziente, gli studi riconoscono che ogni trattamento vale la pena provare alla luce dei potenziali benefici essendo non invasivo e ben tollerato.”

Quindi abbiamo trovato alcuni studi sui seguenti integratori di vitamine, minerali ed amminoacidi:

  • Potassio
  • Magnesio
  • Zinco
  • Vitamina A (beta-carotene)
  • Vitamina B-12
  • Vitamina C
  • Vitamina D
  • Folati
  • Taurina

Consigliamo, per nostra esperienza, di non ricorrere ad integratori multivitaminici, specie se indirizzati proprio al disturbo degli Acufeni poiché non garantiscono i dosaggi di efficacia. Benché sembrino così comodi da assumere, è meglio usare integratori singoli per ciascun nutriente, a garanzia di maggiore efficacia e con migliori speranze di attenuare i disturbi dell’orecchio.

La serie di soluzioni nutraceutiche che andiamo a presentarvi sono già in parte vitamine e minerali che usiamo per mantenimento della salute in generale. Per chi si approccia per la prima volta alle integrazioni può sembrare una novità, ma è essenziale capire che più integratori lavorano meglio assieme. Quindi affidarsi solo ad una vitamina o un minerale per migliorare gli acufeni, non è una buona strategia.

È bene sapere che la carenza di vitamine e minerali colpisce in ogni distretto del corpo e proprio gli organi più piccoli con microcircolazione, sono i primi a risentirne.

Vitamite e integratori: i benefici per le orecchie

Tratto da Amplifon

Minerali per la salute delle orecchie

come la perdita dell’udito legata all’età, le infezioni dell’orecchio e il tinnito (ronzio nelle orecchie). Ecco uno sguardo più da vicino ad alcuni di questi minerali.

MAGNESIO

Il Magnesio previene i danni all’orecchio interno

Magnesio può svolgere un ruolo importante nel proteggere le nostre orecchie dagli effetti dannosi del rumore. I suoni forti stimolano la produzione di molecole di radicali liberi nel nostro orecchio, che danneggiano le delicate cellule ciliate dell’orecchio interno. Poiché queste cellule ciliate sono necessarie per trasmettere il suono dall’orecchio al cervello, questo danno può portare alla perdita dell’udito indotta dal rumore.

POTASSIO

Il Potassio aiuta a convertire il suono

ZINCO

Lo Zinco combatte i batteri e i virus

Nota: Controllate il vostro medico prima di aggiungere un supplemento di Zinco alla vostra routine, soprattutto se prendete antibiotici o diuretici, perché lo Zinco può interagire negativamente con questi tipi di farmaci.

Vitamine per la salute dell’orecchio

FOLATI

Folati per combattere i radicali liberi

tasso più lento di perdita dell’udito.

L’attività dei radicali liberi può ridurre il flusso di sangue all’orecchio interno e danneggiare le delicate cellule sensoriali del nostro orecchio, necessarie per un udito sano. E una volta che queste cellule sono distrutte, non possono ricrescere.

VITAMINA D

La vitamina D mantiene forti le ossa dell’orecchio

VITAMINA A e C

Il Magnesio con le vitamine A e C

aiutare a prevenire i danni all’udito indotti dal rumore.

Il legame tra il tinnito e le vitamine

carenza di vitamina B12 hanno sperimentato un miglioramento significativo dopo aver ricevuto iniezioni intra-muscolari della vitamina. Lo Zinco è un altro nutriente che a volte viene propagandato per migliorare i sintomi dell’acufene, ma gli studi non sono riusciti a dimostrare un legame significativo tra l’integrazione di Zinco e il sollievo dall’acufene.

Amminoacidi ed Acufeni

TAURINA

Parliamo della Taurina.

invertire la perdita dell’udito biologico. I danni alle orecchie si verificano nelle cellule nervose responsabili della conversione del suono in segnali elettrici che il cervello può interpretare. Queste cellule nervose dipendono dalla circolazione del calcio per funzionare bene. Quando questa circolazione di calcio si riduce, la Taurina aiuta a ripristinarla e a mantenerla a livelli ottimali.

  • – https://doi.org/10.1016/j.heares.2010.09.0

Altri studi sull’Acufene


Riuscire a dormire con Acufeni

Utilizzare erbe calmanti e sedative finche non riuscite a gestire l’Acufene o migliorarlo con itegratori e strategie proposte.

Quindi saranno utili: Valeriana, Biancospino, Passiflora, Tiglio ecc…


CHE COS'è L'ACUFENE

Dalla pagina Acufene.it (tutto quello che devi sapere sul fischio all’orecchio)

L’acufene viene scientificamente definito come la percezione di un suono in assenza di stimoli esterni. Circa il 20% della popolazione mondiale lo ha avvertito almeno una volta mentre il 2% ne soffre.  Le cause responsabili della genesi di tale fastidio possono essere molteplici e anche molto sfumate.

Diversi elementi sono chiamati in causa come possibili fattori scatenanti tra cui patologie occlusive dell’orecchio esterno, alcuni trattamenti farmacologici, esposizione a rumori intensi, disturbi dell’articolazione temporomandibolare, processi di invecchiamento delle strutture recettoriali dell’orecchio interno, alimentazione, probabilmente tutti coinvolti con importanze diverse, nella genesi dell’acufene, motivo per cui si parla di “patogenesi multifattoriale”.


VITAMINA B12

Acufene e vitamina B12

Come noto l’acufene è una percezione uditiva la cui esatta origine e natura è sconosciuta: può derivare da una sorgente o da un punto trigger nella coclea, nel tronco cerebrale o in altri centri e punti dove non è però presente alcun generatore acustico rilevabile.

Fra i modelli più accreditati c’è quello formulato dal neurofisiologico Jastreboff che considera l’acufene una percezione sottocorticale e il risultato dalla trasformazione di una debole attività neuronale.

17 persone sono risultate carenti di vitamina B12 (42,5%), considerando quali valori normali 250 pg/ml. Dall’analisi dei risultati è emerso che i pazienti carenti di vitamina B12 trattati con questa hanno registrato miglioramenti statisticamente significativi dei punteggi, sia di quello relativo al tinnito misurato con questionario, sia di quelli relativi alla gravità del disturbo misurato con scana analogica visiva (VAS).

I risultati di questo studio supportano l’ipotesi che la correzione di un’eventuale carenza di vitamina B12 può migliorare l’acufene.


STRATEGIE PER L'ACUFENE

Come Curare l’Acufene in Modo Naturale

Importanza di una Dieta Equilibrata

come curare l'acufene in modo naturale

Una dieta ben bilanciata non solo promuove la salute generale ma può anche influire sulle condizioni dell’acufene. L’alimentazione gioca un ruolo cruciale nel modulare il nostro stato di salute, e alcuni nutrienti specifici hanno mostrato la capacità di influenzare positivamente i sintomi dell’acufene.


CONSIGLI ALIMENTARI

Cosa non mangiare per gli acufeni?

Nella gestione dell’acufene, la dieta gioca un ruolo cruciale. Alcuni alimenti e sostanze possono, infatti, esacerbare i sintomi, rendendo fondamentale conoscerli e possibilmente evitarli. Tra questi, gli alimenti ricchi di sale sono in cima alla lista. Un’eccessiva assunzione di sale può portare ad un aumento della pressione sanguigna, che a sua volta può aggravare i sintomi dell’acufene. Allo stesso modo, alimenti contenenti alti livelli di zuccheri raffinati possono alterare i livelli di zucchero nel sangue e peggiorare i sintomi.

Altri stimolanti come la caffeina e l’alcol sono noti per influenzare negativamente l’acufene. La caffeina, in particolare, può stimolare l’attività nel cervello in modo che possa aumentare la percezione dei suoni dell’acufene. Analogamente, l’alcol, alterando il flusso sanguigno nell’orecchio interno, può intensificare i sintomi. È quindi consigliabile limitare il consumo di caffeina e alcol per coloro che cercano di gestire l’acufene in modo più efficace.

È inoltre importante considerare gli alimenti che possono innescare reazioni allergiche o sensibilità, poiché queste condizioni possono contribuire alla comparsa o all’aggravamento dell’acufene. Alimenti come i latticini o il glutine, per esempio, possono essere problematici per alcune persone. Monitorare la propria risposta a questi alimenti e regolare la dieta di conseguenza può offrire un certo sollievo dai sintomi dell’acufene.

Cosa bere per acufeni?

bere abbondante acqua durante il giorno può aiutare a ridurre i sintomi dell’acufene, mantenendo il corpo e le vie circolatorie ben idratate. Questo è particolarmente importante dato che anche una lieve disidratazione può peggiorare i sintomi.

Le tisane, in particolare quelle con proprietà rilassanti e anti-infiammatorie come la camomilla o lo zenzero, possono offrire sollievo. Queste bevande non solo promuovono il rilassamento, ma possono anche avere effetti positivi sulla circolazione, potenzialmente benefici per chi soffre di acufene.

Alcuni studi suggeriscono che il tè verde, ricco di antiossidanti, può avere effetti benefici. Gli antiossidanti nel tè verde possono proteggere le cellule dell’orecchio interno e migliorare la circolazione, possibilmente aiutando a ridurre i sintomi dell’acufene. Tuttavia, dato il contenuto di caffeina nel tè verde, il suo consumo dovrebbe essere moderato, specialmente per coloro sensibili agli stimolanti.

I frullati di frutta e verdura possono essere un ottimo modo per integrare la propria dieta con nutrienti essenziali che possono supportare la salute dell’udito e ridurre l’infiammazione, fattori chiave nella gestione dell’acufene. Scegliere ingredienti ricchi di magnesio, potassio e antiossidanti può fornire un contributo positivo alla riduzione dei sintomi.

Il Ruolo del Magnesio nella Dieta

Alimenti ricchi di magnesio, come verdure a foglia verde, noci e semi, sono stati collegati a una riduzione dei sintomi dell’acufene. Il magnesio, un minerale essenziale, svolge un ruolo vitale in numerosi processi corporei, compresa la funzione nervosa e la circolazione sanguigna. Integrare la propria dieta con cibi ricchi di magnesio può non solo contribuire a una salute generale ottimale ma anche offrire un sollievo specifico per chi soffre di acufene.


L’Impatto degli Stimolanti

Evitare stimolanti come caffeina e alcol può anche essere benefico, poiché possono aggravare i sintomi dell’acufene. Queste sostanze possono influire negativamente sulla qualità del sonno e aumentare i livelli di stress, creando un circolo vizioso che può peggiorare la percezione dell’acufene. Ridurre o eliminare questi stimolanti dalla propria dieta può contribuire significativamente a gestire i sintomi dell’acufene, portando a una migliore qualità della vita.

Uso di Integratori e Erbe Naturali

L’approccio alla cura dell’acufene attraverso integratori naturali ed erbe è una via esplorata con interesse crescente. Questo metodo si basa sulla premessa che alcuni supplementi possono influenzare positivamente la circolazione sanguigna e l’equilibrio nutrizionale del corpo, offrendo potenziali benefici per coloro che soffrono di acufene. Tra i più discussi vi sono il Ginkgo biloba e lo Zinco, entrambi noti per le loro proprietà uniche che potrebbero contribuire alla gestione dei sintomi dell’acufene.


GINKGO BILOBA

Ginkgo biloba

Il Ginkgo biloba è celebre per la sua capacità di migliorare la circolazione sanguigna, particolarmente verso il cervello e le estremità del corpo. Questa erba, usata per millenni nella medicina tradizionale cinese, si pensa abbia effetti positivi anche sulla circolazione nell’orecchio interno, luogo chiave nella percezione dell’acufene.

Alcuni studi suggeriscono che il Ginkgo biloba possa ridurre i sintomi in alcuni pazienti, anche se la ricerca è ancora in fase di approfondimento. Importante è consultare il proprio medico prima di iniziare qualsiasi integrazione, per assicurarsi che non ci siano interazioni con altri farmaci in uso.


ZINCO

Zinco

L’importanza dello Zinco nella salute dell’orecchio è ben documentata, con una carenza di questo minerale che può essere correlata a casi di acufene. Lo Zinco svolge un ruolo cruciale in molteplici processi cellulari, compresa la neurotrasmissione, e il suo apporto adeguato può contribuire al benessere dell’udito.

Integratori di Zinco possono quindi essere considerati come parte di un approccio di cura, specialmente per coloro la cui dieta potrebbe non fornire quantità sufficienti di questo nutriente essenziale. Come sempre, è vitale discutere di questa integrazione con un professionista della salute, per assicurarsi che gli integratori di Zinco siano una scelta sicura e appropriata basata sul proprio stato di salute e storia medica.


TERAPIE DEL SUONO

Terapie del Suono e Ambienti Acustici

La terapia del suono rappresenta una frontiera promettente nel trattamento dell’acufene, sfruttando il potere dei suoni esterni per modificare la percezione del disturbo o per mascherarlo completamente. Tale approccio, altamente personalizzabile, spazia dall’uso di apparecchi acustici a generatori di suono bianco, fino a includere app mobili specificamente sviluppate per chi soffre di acufene. Queste tecnologie non solo offrono un sollievo immediato dal ronzio costante ma possono anche, nel tempo, aiutare il cervello a “riconfigurarsi”, riducendo così la percezione dell’acufene.

  • Il ricorso a suoni di fondo, quali il rumore bianco o i suoni rilassanti della natura, emerge come una strategia efficace per mascherare l’acufene. Questo metodo si basa sul principio della distrazione sonora, che può aiutare a ridurre l’impatto del ronzio o del fischio all’interno dell’orecchio, migliorando la concentrazione e favorire il rilassamento. Suoni come il mormorio di un ruscello, il fruscio delle foglie o la pioggia delicata possono creare un ambiente acustico più piacevole, che aiuta a distogliere l’attenzione dai sintomi dell’acufene.
  • L’impiego di apparecchi acustici può rivelarsi particolarmente utile quando l’acufene è accompagnato da perdita dell’udito. Questi dispositivi non solo amplificano i suoni esterni, ma possono essere programmati per generare specifici suoni di mascheramento che aiutano a neutralizzare il suono dell’acufene. In questo modo, gli apparecchi acustici possono facilitare una doppia funzione: migliorare la capacità di udire l’ambiente circostante e contemporaneamente ridurre la percezione dell’acufene, offrendo un significativo sollievo ai pazienti.

Fonte articolo:

CONDROITINA, UNO STUDIO SPERIMENTALE

Supplementazione magnesio e condroitina solsfato: nuovo protocollo farmacologico per l’acufene




Amminoacidi e la loro importanza per l’Artrosi e l’Osteoporosi

In presenza di Artrosi ed Osteoporosi è consigliabile un’integrazione alimentare

Dal Portale scientifico degli Amminoacidi

Il Prof. Dr. Klaus Miehlke († 2009) era considerato il maggiore esperto tedesco nell’ambito delle malattie delle ossa. Nella sua pubblicazione del 2002 scrive:

«Nonostante l’incremento delle malattie delle ossa degli ultimi decenni, la ricerca scientifica ha portato poche innovazioni poiché fino ad ora ha riposto la sua attenzione soprattutto nella lotta ai sintomi tipici. La considerazione naturopatica delle malattie articolari come fenomeno parziale di una modificata regolazione di base e della degenerazione della matrice può portare considerevoli vantaggi per i futuri pazienti e per la comunità già nella fase iniziale poiché i provvedimenti dietetici, nel rispetto delle più recenti scoperte della ricerca sulle matrici, possono stabilizzare le funzioni delle articolazioni per un lungo periodo e impedire, nei limiti del possibile, la produzione abnorme di cartilagine/componenti della matrice. Il consiglio medico relativo all’assunzione di integratori alimentari è completamente giustificato sulla base degli studi clinici e preclinici già disponibili e della personale esperienza medica.»(1)

Il Prof. Miehlke sostanzialmente afferma che, in presenza di una malattia della cartilagine, è indispensabile mettere a disposizione dell’organismo umano una quantità sufficiente delle sostanze che stimolano la formazione della cartilagine. Ciò non è possibile semplicemente con un’alimentazione sana. Per questa ragione, gli studiosi raccomandano l’assunzione di integratori alimentari che includono le sostanze in grado di stimolare la formazione di cartilagine.

METIONINA

La Metionina è una sostanza importante per la formazione della cartilagine

L’amminoacido Metionina appartiene alle sostanze che stimolano la formazione di cartilagine. La Metionina è un amminoacido essenziale. Ciò significa che deve essere assunto tramite l’alimentazione perché l’organismo umano non è in grado di produrlo endogenamente.

La Metionina è considerata un importante «donatore di Zolfo» organico

Le cartilagini articolari per potersi formare hanno bisogno soprattutto di una cosa: lo Zolfo. Se lo Zolfo a disposizione dell’organismo è troppo poco, gli individui sani per un lungo periodo non percepiscono alcun influsso negativo.

Diverso è il caso dei malati di artrosi:

una carenza di Zolfo può rendere estremamente più difficile la guarigione del tessuto cartilagineo fin dall’inizio della malattia.

Gli studi effettuati hanno dimostrato che la quantità di Zolfo presente nella cartilagine degli individui sani è circa tre volte superiore rispetto a quella dei pazienti affetti da artrosi. Di conseguenza raccomandano a questi ultimi di stimolare la produzione endogena di Zolfo mediante l’assunzione supplementare di Metionina.

Un ulteriore problema:

molti farmaci si legano ai solfati, i sali dell’acido solforico. Per questo motivo il fabbisogno di Zolfo dei pazienti affetti da artrosi è particolarmente elevato.(2)

Tuttavia, lo «Zolfo» non può essere assunto facilmente sotto forma di integratore alimentare. È molto più adatto l’amminoacido Metionina perché da esso, soprattutto in combinazione con le vitamine B, possono essere creati quasi tutti i legami di Zolfo.

La Metionina è dunque particolarmente importante sotto tre aspetti, infatti:

  1. agisce da antinfiammatorio
  2. è un analgesico e

  3. stimola le cellule cartilaginee a produrre tessuto cartilagineo.


In molti studi si è potuto dimostrare che la Metionina ha questo effetto sui pazienti affetti da artrosi. E tutto ciò senza alcun effetto collaterale. (3)


S-Adenosil Metionina – SAM-e – 400mg – 30 compresse

1 compressa al giorno 400 mg di metionina, a stomaco vuoto.

 


 

SAMe 200 mg Now Foods

Assumere 1 capsula da 2 a 4 volte al giorno, preferibilmente a stomaco vuoto.

 

 


ARGININA

L’Arginina coadiuva la formazione delle ossa

L’osteoporosi è una delle classiche malattie della vecchiaia che colpisce soprattutto le donne. In presenza di questa malattia, definita anche «atrofia delle ossa», la consistenza delle ossa si riduce a causa della rapida distruzione della sostanza ossea. I pazienti sono esposti ad un maggiore rischio di fratture e ciò interessa tutto lo scheletro.

L’amminoacido Arginina è un elemento fondamentale per la formazione delle ossa, per es. perché stimola la produzione di collagene. Il collagene è una proteina, ed è la componente più elementare di diversi tessuti connettivi (come ad es. la cartilagine) e delle ossa. Inoltre, l’Arginina favorisce la crescita degli osteoblasti dai quali si forma la massa ossea. (4)

Uno studio dell’anno 2002 ha dimostrato che una carenza di Arginina può essere la causa della comparsa dell’osteoporosi soprattutto per le donne di una certa età. (5)

Uno studio italiano del 2003 (6) mostra inoltre che l’Arginina in combinazione con altri amminoacidi favorisce lo sviluppo degli osteoblasti e ne stimola anche la divisione. Per questo motivo gli esperti consigliano di includere in ogni terapia dell’osteoporosi anche la somministrazione di amminoacidi. Specialmente l’Arginina agisce da inibitore nei confronti delle cellule che distruggono le ossa.(7)

Integratori

Arginina Prinfit in capsule

da 3 a 5 capsule per 1-3 volte al giorno, a stomaco vuoto

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Arginina in polvere Prinfit

Mescolare 3 grammi di polvere in un bicchiere di acqua o altra bevanda, per 1-3 volte al giorno, a stomaco vuoto. 1 misurino corrisponde a 2 grammi.

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ALTRI NUTRIENTI

Anche le vitamine e i minerali sono importanti

Oltre agli amminoacidi, per le articolazioni sono importanti alcune vitamine e minerali.

La vitamina C ad esempio è coinvolta nella sintesi endogena del cortisolo. Il cortisolo ostacola i processi infiammatori nelle articolazioni tipici dell’artrosi ed inoltre è importante per la rigenerazione della sostanza cartilaginea.(8)
La vitamina C è anche coinvolta nella sintesi del collagene che rende le ossa elastiche e meno inclini a fratture.

La vitamina B6 ed il magnesio sono nutrienti importanti per le articolazioni perché offrono una protezione effettiva dai radicali liberi. I radicali liberi sono composti particolarmente aggressivi che si formano nel corpo in seguito a vari processi metabolici. Essi attaccano la cartilagine articolare e possono dunque accelerarne la distruzione. Questo influsso negativo dei radicali liberi può essere ridotto anche grazie ad altre sostanze in grado di catturare i radicali come la vitamina C, il selenio o lo zinco.

Il minerale calcio è un elemento fondamentale per tutte le ossa. Il latte ed i suoi derivati, come ad esempio il formaggio e lo yogurt, sono un’ottima fonte di calcio.

Raramente l’apporto di calcio è insufficiente, è fondamentale però che il calcio introdotto con l’alimentazione possa essere assimilato in maniera ottimale. Per far sì che ciò avvenga è necessaria la vitamina D. Il pericolo che si verifichi una carenza di quest’ultima è molto più elevato.

La vitamina D è importante per l’assorbimento del calcio

Durante l’estate, per coprire il fabbisogno di vitamina D basta stare 30 minuti al giorno all’aperto. I raggi solari e la luce UV attivano nella pelle la cosiddetta previtamina D3 – un precursore della vitamina D. È però indispensabile che il viso e le braccia siano scoperte e che sulla pelle non venga applicata la protezione solare. Nei mesi invernali invece la forza del sole non è sufficiente per produrre, in combinazione con l’alimentazione, una quantità sufficiente di vitamina D.

Per questo motivo è consigliabile un’integrazione alimentare di vitamina D da assumere sotto forma di compresse o di capsule. In passato è stata ritenuta sufficiente un’integrazione quotidiana di 5-10 µg.

Sui dosaggi di Vitamina D vedi appendice a fine articolo.

Ciò è particolarmente importante per le persone anziane e bisognose di assistenza poiché la loro pelle può produrre la previtamina D3 solo in scarsa quantità.

Inoltre, i reni e il fegato di queste categorie di persone generalmente hanno ancora più difficoltà ad assimilare il calcio. Per questa ragione hanno un fabbisogno di vitamina D particolarmente elevato. Lo ha dimostrato anche uno studio effettuato nel 2006. Per un periodo di 3 anni, ai partecipanti è stata somministrata regolarmente vitamina D3 (colecalciferolo). Il risultato è stato che in queste persone la probabilità di cadere accidentalmente si è ridotta fino al 65%.

Fonte articolo:


Gli Integratori di Vitamina D
  • Alle integrazioni di Minerali aggiungiamo anche il Boro ed il Silicio
  • Fra le integrazioni Vitaminiche leggiamo anche: Vitamina K2, Vitamina B12, Vitamina C

BIBLIOGRAFIA

Fonti

  1. Miehlke, K. & Inderst, R. (2002) Osteoarthrosen – Welche Möglichkeiten bietet die Ernährung zur Gesunderhaltung der Knorpel/Knochenmatrix?, Erfahrungsheilkunde, Volume 12, (pp. 838-844)
  2. Soeken, K.L., Lee, W.L., Bausell, R.B., Agelli, M. & Berman, B.M. (2002) Safety and efficacy of S-adenosylmethionine (SAMe) for osteoarthritis, Journal of Family Practice, Volume 51, (pp. 425-430)
  3. Ursini, F. & Pipicelli, G. (2009) Nutritional Supplementation for Osteoarthritis, Alternative and Complementary Therapies, Volume 15, issue 4, (pp. 173-177)
  4. Williams, J.Z., Abumrad, N. & Barbul, A. (2002) Effect of a Specialized Amino Acid Mixture on Human Collagen Deposition, Annals of Surgery, Volume 236, issue 3, (pp. 369–375)
  5. Ammann, P., Laib, A., Bonjour, J.-P., Meyer, J. M., Rüegsegger, P. & Rizzoli, R. (2002) Dietary essential aminoacid supplements increase the bone strength by influencing bone mass & bone microarchitecture in an isocaloric low-protein diet, Journal of Bone and Mineral Research, Volume 17, issue 7, (pp.1264-1272)
  6. Torricelli, P., Fini, M., Giavaresi, G., Giardino, R. (2003) Human Osteopenic Bone-Derived Osteoblasts: Essential Amino Acids Treatment Effects Artificial Cells, Blood Substitutes and Biotechnology, Volume 31, issue 1, (pp. 35-46)
  7. Visser, J.J. & Hoekman, K. (1994) Arginine supplementation in the prevention and treatment of osteoporosis, Med Hypotheses, Volume 43, (pp. 339-342)
  8. Kodama, M., Kodama, T., Murakami, M. & Kodama, M. (1994) Vitamin C infusion treatment enhances cortisol production of the adrenal via the pituitary ACTHroute, In vivo, Volume 8, (pp. 1079–1085)
  9. Bischoff-Ferrari, H.A., Orav, E.J. & Dawson-Hughes, B. (2006) Effect of Cholecalciferol Plus Calcium on Falling in Ambulatory Older Men and Women -A 3-Year Randomized Controlled Trial Arch, Intern Med., Volume 166, (pp. 424-430)
  10. Lavie, L., Hafetz, A., Luboshitzky, R. & Lavie, P. (2003) Plasma levels of nitric oxide and L-arginine in sleep apnea patients, Journal of Molecular Neuroscience, Volume 21, issue 1, (pp. 57-63)
  11. Merimee, T.J., Lillicrap, D.A. & Rabinowitz, D. (1965) Effect of arginine on serum-levels of human growth-hormone Lancet, Volume 2, issue 7414, (pp. 668-670)Wu, G.A.B., Meininger, C.J., Knabe, D.A., Baze, F.W.A. & Rhoads, J.M. (2000) Arginine nutrition in development, health and disease, Current Opinion in Clinical Nutrition & Metabolic Care, Volume 3, issue 1, (pp. 59-66)
  12. Piatti, P.M., Monti, L.D., Valsecchi, G., Magni, F., Setola, E., Marchesi, F., Galli-Kienle, M., Pozza, G. & Alberti, K.G.M.M. (2001) Long-term oral L-arginine administration improves peripheral and hepatic insulin sensitivity in type 2 diabetic patients, Diabetes Care, Volume 24, issue 5, (pp. 875-880)

APPENDICE VIT. D
COME SI FORMA IL TESSUTO OSSEO

Leggi come avviene il processo di ossificazione

L’ossificazione è il processo biologico attraverso il quale il tessuto osseo si forma e si rinnova nel corpo umano. Questo processo è fondamentale per la crescita, lo sviluppo e il mantenimento delle ossa. In questo articolo, esploreremo il processo di ossificazione, le sue fasi chiave e il suo ruolo cruciale nella salute scheletrica.

Il Processo di Ossificazione

Il processo di ossificazione si suddivide principalmente in due fasi:

1. Ossificazione Intramembranosa

Questa fase coinvolge la formazione diretta dell’osso all’interno del tessuto connettivo membranoso. È comunemente osservata nella formazione delle ossa del cranio e delle clavicole. Le fasi chiave includono la condensazione del tessuto connettivo, la calcificazione e la formazione delle cellule ossee.

2. Ossificazione Endocondrale

Questa fase coinvolge la formazione dell’osso all’interno di un modello di cartilagine preesistente. La maggior parte delle ossa del corpo segue questo processo. Le fasi includono la formazione del modello di cartilagine, l’ingresso delle cellule ossee e la sostituzione della cartilagine con tessuto osseo.

Ruolo delle Cellule Ossee

Le cellule ossee svolgono un ruolo cruciale nell’ossificazione. Le principali tipologie di cellule coinvolte sono:

  • Osteoblasti: Sono responsabili della sintesi e del deposito della matrice ossea.
  • Osteociti: Sono cellule ossee mature che mantengono e regolano la densità ossea.
  • Osteoclasti: Sono cellule che degradano e riassorbono il tessuto osseo quando è necessario.

Regolazione dell’Ossificazione

L’ossificazione è regolata da vari fattori, tra cui:

  • Ormoni: Gli ormoni come il calcitonina, il paratormone (PTH) e l’ormone della crescita giocano un ruolo importante nella regolazione dell’equilibrio tra formazione e riassorbimento osseo.
  • Vitamine e Minerali: La vitamina D e il calcio sono essenziali per la salute ossea e l’ossificazione.
  • Fattori di Crescita: Sono proteine che stimolano la formazione ossea.

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ALTRI ARTICOLI SU OSTEOPOROSI ed apparato Osteoarticolare



VITAMINA K: Lezioni dal passato

Dedico questo articolo alla memoria di WESTON A. PRICE

 

RIEPILOGO:

ANNO 2024: Nonostante le evidenze i medici attuali ancora temono la Vitamina K perché pensano che abbia attinenza solo con la coagulazione del sangue. I medici di oggi sono indietro di 60 anni.

Dr. Weston A. Price

Il dottor Weston A. Price (1870-1948), un dentista di Cleveland, è stato chiamato “Isaac Newton della nutrizione”. Nella sua ricerca delle cause della carie dentale e della degenerazione fisica che osservò nel suo studio dentistico, passò dalle provette e dai microscopi alle prove non studiate tra gli esseri umani.

Il dottor Price cercò i fattori responsabili dei denti fini tra le persone che li avevano: persone isolate e non industrializzate.

Il mondo divenne il suo laboratorio.

Durante il viaggio, le sue scoperte lo portarono a credere che la carie dentale e le arcate dentarie deformate con conseguente affollamento, denti storti e aspetto poco attraente fossero semplicemente un segno di degenerazione fisica, derivante da ciò che sospettava: carenze nutrizionali.

Price ha viaggiato in tutto il mondo per studiare gruppi umani isolati, inclusi remoti villaggi in Svizzera, comunità gaeliche nelle Ebridi Esterne, eschimesi e indiani del Nord America, isolani melanesiani e polinesiani dei Mari del Sud, tribù africane, aborigeni australiani, Maori neozelandesi e gli indiani del Sud America. Ovunque andasse, il dottor Price scoprì che bei denti dritti, libertà dalla carie, corpi robusti, resistenza alle malattie e caratteri eccellenti erano tipici dei nativi che seguivano la loro dieta tradizionale, ricca di fattori alimentari essenziali.

Per favore, goditi quello che ha da dire. Puoi anche leggere la sua biografia.

Principi senza tempo di diete tradizionali sane secondo Weston Price.

BIOGRAFIA WESTONE PRICE

Per oltre dieci anni viaggiò in parti isolate del globo per studiare la salute delle popolazioni non toccate dalla civiltà occidentale. Il suo obiettivo era scoprire i fattori responsabili di una buona salute dentale. I suoi studi hanno rivelato che la carie dentale e le arcate dentarie deformate che provocano denti affollati e storti sono il risultato di carenze nutrizionali, non di difetti genetici ereditari.

I gruppi studiati da Price includevano villaggi remoti in Svizzera, comunità gaeliche nelle Ebridi Esterne, popolazioni indigene del Nord e del Sud America, isolani melanesiani e polinesiani dei Mari del Sud, tribù africane, aborigeni australiani e Maori neozelandesi. Ovunque andasse, il dottor Price scoprì che bei denti dritti, assenza di carie, buon fisico, resistenza alle malattie e carattere eccellente erano tipici dei gruppi nativi che seguivano le loro diete tradizionali, ricche di nutrienti essenziali.

Quando il dottor Price analizzò gli alimenti utilizzati dai popoli isolati, scoprì che, rispetto alla dieta americana dei suoi tempi, essi fornivano almeno quattro volte più vitamine idrosolubili, calcio e altri minerali, e almeno DIECI volte più grassi. vitamine solubili, da alimenti di origine animale come burro, uova di pesce, crostacei, frattaglie, uova e grassi animali: gli stessi alimenti ricchi di colesterolo ora evitati dal pubblico americano in quanto poco salutari.

Questi popoli tradizionali e sani sapevano istintivamente ciò che gli scienziati dei tempi del dottor Price avevano recentemente scoperto: che queste vitamine liposolubili, le vitamine A e D, erano vitali per la salute perché agivano come catalizzatori per l’assorbimento dei minerali e l’utilizzo delle proteine. Senza di essi, non possiamo assorbire i minerali, non importa quanto abbondanti possano essere nel nostro cibo. Il dottor Price scoprì un ulteriore nutriente liposolubile, che chiamò Attivatore X, che è presente nel fegato dei pesci e nei crostacei, nelle carni degli organi e nel burro delle mucche che mangiano erba verde in rapida crescita in primavera e autunno.

Tutti i gruppi indigeni avevano una fonte di Attivatore X, ora ritenuto essere la vitamina K2, nella loro dieta.

Le persone isolate fotografate da Price – con i loro bei corpi, la facilità di riproduzione, la stabilità emotiva e la libertà da malattie degenerative – sono in netto contrasto con i moderni civilizzati che sopravvivono con i “cibi sostitutivi del commercio moderno”, tra cui zucchero, farina bianca, latte pastorizzato, alimenti a basso contenuto di grassi, oli vegetali e articoli pronti pieni di diluenti e additivi.

Le scoperte e le conclusioni del Dr. Price sono presentate nel suo classico volume, Nutrizione e degenerazione fisica. Il libro contiene fotografie sorprendenti di popoli indigeni belli e sani che illustrano in modo indimenticabile la degenerazione fisica che si verifica quando i gruppi umani abbandonano le diete tradizionali e nutrienti a favore dei moderni cibi pronti.

Le fotografie scattate dal dottor Weston Price illustrano la differenza nella struttura facciale tra quelli che seguono una dieta nativa e quelli i cui genitori avevano adottato le diete “civilizzate” di alimenti trasformati devitalizzati.

I Seminoles “primitivi” nella foto a sinistra hanno facce larghe e attraenti con molto spazio per le arcate dentarie. La ragazza Seminole “modernizzata” a destra, nata da genitori che avevano abbandonato la loro dieta tradizionale, ha un viso ristretto, denti affollati e una ridotta immunità alle malattie.


Vermeer C, Hamulyak K.
Vitamin K: lessons from the past. (Fonte)

VITAMINA K: LEZIONI DAL PASSATO

TRADUZIONE

La vitamina K fu scoperta agli inizi degli anni ’30 dallo scienziato danese Henrik Dam come fattore liposolubile necessario per la normale emostasi [1].

[2].

Si è scoperto che due attività enzimatiche sono associate alla formazione di Gla: la gammaglutamil carbossilasi, che è l’enzima responsabile della formazione di Gla e la concomitante ossidazione dell’idrochinone della vitamina K in epossido di vitamina K.(1980-Weston Price)[], così come il complesso enzimatico della vitamina K-epossido reduttasi mediante il quale l’epossido della vitamina K prodotto nella reazione di carbossilazione viene riconvertito in idrochinone della vitamina K (Baggio-2002-[]).

La scoperta della prima proteina contenente Gla non coinvolta nella coagulazione del sangue (proteina Gla ossea, nota anche come Osteocalcina) è stata una pietra miliare nel cambiamento dei nostri concetti (1959-[]), ma inizialmente l’importanza di questa scoperta fu riconosciuta solo da coloro che erano coinvolti nella ricerca fondamentale sulla vitamina K.

Ci sono voluti più di due decenni prima che ci si rendesse conto che “la vitamina K non serve più solo per la coagulazione”[].

Dopo la scoperta iniziale dell’Osteocalcina, furono scoperte altre proteine Gla, tra cui la proteina Gla della matrice (MGP, il più potente inibitore della calcificazione dei tessuti molli attualmente conosciuto). []) e la proteina 6 della sequenza di arresto della crescita (Gas6, un regolatore della proliferazione cellulare e dell’apoptosi []). Sorprendentemente, la presenza di proteine Gla non è stata limitata ai mammiferi o ai vertebrati, ma sono state identificate anche proteine Gla altamente specializzate come componenti delle neurotossine delle lumache dei coni [].

La conoscenza dettagliata del genoma umano ha portato all’identificazione di due nuove famiglie di proteine contenenti Gla con funzione sconosciuta, le proteine Gla ricche di prolina (PRGP) e le proteine Gla transmembrana (TMGP). Nei casi in cui conosciamo la loro funzione, la presenza di residui di Gla nelle rispettive proteine Gla è essenziale per la loro attività []. In questo numero Berkner e Runge descrivono la scoperta e il potenziale impatto delle proteine Gla extraepatiche in un’eccellente recensione [].

Dopo la scoperta di così tanti tessuti diversi che richiedono vitamina K e di così tante nuove ed entusiasmanti proteine Gla, ci si potrebbe aspettare che abbiamo imparato la lezione dal passato.

Tuttavia, il fegato (cioè il luogo in cui vengono sintetizzati i fattori della coagulazione contenenti Gla) è estremamente efficiente nell’estrarre la vitamina K dalla circolazione. È stato dimostrato che nella popolazione sana, con assunzioni di vitamina K adeguate per la completa carbossilazione di tutti i fattori della coagulazione del sangue, il 20-30% dell’Osteocalcina circolante rimane sotto-carbossilata. [].

Nella nostra esperienza basata su migliaia di soggetti, la completa carbossilazione dell’Osteocalcina circolante è estremamente rara nei soggetti senza integrazione (con vitamina K) [,]. È stato dimostrato che la sottocarbossilazione dell’Osteocalcina è comune anche nel tessuto osseo[]. Nuove prove basate su anticorpi specifici per conformazione hanno rivelato che lo stesso vale per MGP (SCHURGERS et al., dati non pubblicati).

L’implicazione di questi risultati è che la protezione contro la calcificazione cardiovascolare è probabilmente non ottimale nella maggior parte della popolazione e che tale protezione può essere migliorata con semplici misure dietetiche, ad esempio aumentando l’assunzione di vitamina K.

Coerentemente con questi risultati, diversi studi basati sulla popolazione suggeriscono che un basso apporto di vitamina K è associato

  • ad un aumento della calcificazione delle arterie,
  • ad un aumento del rischio di infarto miocardico
  • e ad un aumento della mortalità cardiovascolare [,].

La prova finale dell’effetto benefico di un’elevata assunzione di vitamina K sulla salute vascolare è arrivata da uno studio di intervento clinico randomizzato in cui si è scoperto che gli integratori contenenti vitamina K bloccavano completamente la calcificazione delle arterie correlata all’età [].

Prove sempre più numerose suggeriscono che un’elevata assunzione di vitamina K nella dieta contribuisce anche alla salute delle ossa. Quindi:

più vitamina k2 equivale a più salute delle ossa

Vit. K2 e SALUTE DELLE OSSA

Numerosi studi condotti da diversi gruppi hanno dimostrato che l’assunzione di vitamina K nella dieta è direttamente correlata alla massa ossea e inversamente correlata al rischio di frattura [,].

Bassi livelli sierici di vitamina K e alti livelli di Osteocalcina sottocarbossilata sono stati riscontrati in soggetti con ridotta massa ossea e fratture osteoporotiche (Rotterdam Study-il più grande studio sulle vitamine K, 2004[,]).

Inoltre, i dati di uno studio di intervento clinico randomizzato hanno mostrato che un integratore contenente 1 mg al giorno di vitamina K ha comportato una riduzione del 40% del tasso di perdita ossea in postmenopausa []. In questo studio l’effetto della vitamina K è stato misurato come effetto extra in una popolazione in studio già integrata con calcio e vitamina D.

Queste sono ragioni convincenti per aumentare il nostro apporto di vitamina K almeno fino al livello riscontrato nel quartile più alto della popolazione generale, che nei Paesi Bassi è di circa 250 µg al giorno per la vitamina K1 e 50 µg al giorno per la vitamina K2[].

Tuttavia, tutte le attuali linee guida si basano esclusivamente sul bassissimo fabbisogno di vitamina K per la sintesi dei fattori della coagulazione del sangue. Ancora una volta si commette l’errore di concentrarsi sul sistema emostatico.
Tuttavia, numerose evidenze suggeriscono che il fabbisogno di tessuti extraepatici è maggiore.

Un secondo esempio da cui dovremmo imparare dal passato è il campo del

trattamento anticoagulante orale.

Negli esperimenti sugli animali, è stato dimostrato che il warfarin induce calcificazione arteriosa entro 2-4 settimane [], e deformazioni ossee entro diversi mesi [].

  • Nell’uomo, è noto che i derivati cumarinici provocano la sindrome fetale da warfarin, caratterizzata da un’eccessiva calcificazione della cartilagine con conseguente sviluppo osseo anormale [].
  • Un gruppo ad alto rischio di calcificazione arteriosa è quello con insufficienza renale allo stadio terminale ed emodialisi. Tali pazienti possono richiedere una terapia antitrombotica per contrastare le complicanze della calcificazione cardiovascolare.

Dobbiamo tuttavia affrontare la questione se la cattiva salute vascolare possa essere peggiorata dagli anticoagulanti orali.

È interessante notare, a questo proposito, che l’emodialisi è stata menzionata come controindicazione al trattamento con cumarina e che la somministrazione di cumarina è stata identificata come un fattore di rischio per la calcifilassi nei pazienti sottoposti a dialisi [].

D’altra parte, è notevole che anche dopo 50 anni in cui il trattamento con cumarina è stato ampiamente utilizzato, il numero di effetti collaterali segnalati (ad eccezione delle complicanze emorragiche) è rimasto notevolmente basso.

Una spiegazione potrebbe essere che ci siano sistemi di riserva che assumono le funzioni delle proteine Gla extraepatiche una volta che la loro funzione viene eliminata dalle cumarine. In alternativa, queste proteine potrebbero essere coinvolte principalmente in processi fisiologici lenti, così che i loro potenziali effetti collaterali diventino evidenti solo dopo decenni anziché dopo mesi.

Ovviamente, la questione se un paziente abbia bisogno di un trattamento con cumarina deve essere decisa dal medico curante sulla base delle condizioni del paziente. È importante, tuttavia, che nel prendere questa decisione si considerino anche i potenziali effetti collaterali degli anticoagulanti orali.

diminuzione della massa ossea o l’aumento della calcificazione delle arterie non vengono monitorati.

BLIBLIOGRAFIA

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WESTON PRICE ED IL FATTORE X

I primi studi di maggior rilevanza e pionieristici sulla vitamina K2 risalenti al 1945 sono opera del dr Weston Price  e lo leggiamo proprio sul sito della Weston Price Foundation:

TRADUZIONE

Nel 1945, il dottor Weston Price descrisse “un nuovo attivatore simile alla vitamina” che svolgeva un ruolo influente nell’utilizzo dei minerali, nella protezione dalla carie, nella crescita e nello sviluppo, nella riproduzione, nella protezione contro le malattie cardiache e nel funzionamento del cervello.

Un test chimico, determinò che questo composto, che chiamò Attivatore X, era presente nel grasso del burro, negli organi e nel grasso degli animali che consumavano erba verde a crescita rapida, e anche in alcuni frutti di mare come le uova di pesce.

Price morì prima che la ricerca degli scienziati russi diventasse nota in Occidente.

Questi scienziati hanno utilizzato lo stesso test chimico per misurare un composto simile alla vitamina K. La vitamina K2 è prodotta dai tessuti animali, comprese le ghiandole mammarie, dalla vitamina K1, che si trova nelle piante verdi a crescita rapida.

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Con scarso Glutatione, la vitamina D non si alza

Per chi non riesce ad alzare la vit D potrebbe essere carenza di glutatione, la integrazione migliore consigliata da Grassrootshealth è NAC (N-Acetilcisteina)



Gli studi rilevano ulteriori benefici dall’integrazione combinata di vitamina D e L-cisteina per lo stato e l’attività della vitamina D rispetto alla sola integrazione di vitamina D

Punti chiave

  • Molti individui rispondono scarsamente alla supplementazione di vitamina D.

    Sebbene ciò possa essere dovuto a diversi fattori, inclusa la carenza di magnesio, diversi studi evidenziano l’importante influenza dei livelli di glutatione (GSH) sullo stato e sull’attività della vitamina D.
    Hanno anche scoperto che la co-integrazione con vitamina D e L-cisteina ha portato alla sovraregolazione dei geni regolatori della vitamina D e all’aumento dei livelli di vitamina D nel sangue, oltre a ridurre l’infiammazione e la resistenza all’insulina – ciascuno con un successo maggiore rispetto all’integrazione con sola vitamina D.
    Concludendo la pubblicazione,

    “L’integrazione con una combinazione di vitamina D e L-cisteina o precursore del glutatione, piuttosto che l’integrazione con la sola vitamina D, è benefica e aiuta a ottenere un’integrazione di vitamina D più efficace”.

    Come l’integrazione con L-cisteina può migliorare lo stato e l’attività della vitamina D

    Il vero “potere” del glutatione è lo zolfo facilmente disponibile in esso contenuto. Lo zolfo è appiccicoso e cattura i radicali liberi, le tossine e i metalli pesanti pericolosi, consentendo al corpo di espellere queste sostanze nocive.

    Uno studio di Alvarez et al. hanno esaminato gli esami del sangue di 693 adulti sani che misuravano i livelli di vitamina D, glutatione plasmatico, cisteina (un precursore del glutatione) e molteplici marcatori infiammatori per vedere quali relazioni esistevano.
    Hanno scoperto che i livelli di vitamina D [25(OH)D] erano associati positivamente al glutatione plasmatico (poiché i livelli di vitamina D aumentavano, aumentava anche il glutatione) e associati negativamente sia a GSSG che a cisteina (quando i livelli di vitamina D aumentavano, i livelli di GSSG e cisteina diminuivano ). Queste associazioni sono rimaste statisticamente significative anche dopo aggiustamento per altri fattori.

    Perché la supplementazione di N-acetilcisteina (NAC) potrebbe essere un’opzione migliore

    Aumentare la vitamina D potrebbe aiutare ad aumentare il glutatione e viceversa

    Altri modi per aumentare i livelli di glutatione intracellulare

    Correggere la carenza di vitamina D è importante per molti aspetti della salute e per la salute di ciascun sistema del corpo e, come discusso qui, è stato dimostrato che è importante per mantenere livelli più elevati di glutatione.
    Bassi livelli di glutatione sono anche associati all’esposizione cronica a tossine chimiche e alcol, all’esposizione al cadmio, al fumo, all’AIDS/HIV, alla degenerazione maculare, al morbo di Parkinson e ad altri disturbi neurodegenerativi.

    Ecco alcuni altri modi per contribuire ad aumentare i livelli di glutatione, oltre a fare attenzione a ottimizzare la vitamina D:

    1. limitare il consumo di alcol diminuire l’esposizione ai POP
    2. aumentare l’assunzione di altri antiossidanti per ridurre lo stress ossidativo complessivo
    3. SAMe
    4. assumere abbastanza magnesio e selenio nella dieta, o come integratori, poiché entrambi sono necessari per la produzione di glutatione
    5. È stato dimostrato che alimenti come mandorle, verdure crocifere e persino birra analcolica aumentano i livelli di glutatione, così come la meditazione!






Vitamina D, Curcuma e Probiotici nell’Uveite come coadiuvanti delle terapie oculistiche

 

Spunti di riflessione sulla Uveite

Benché l’Uveite sia una malattia rara dell’occhio, non sono da sottovalutare le implicazioni che ha con le malattie autoimmuni e quindi la relazione con la regina del sistema Immunitario: la Vitamina D.

Le uniche cure proposte dalla medicina ufficiale sono antibiotici e cortisonici. Si può curare e guarire se presa in tempo, o cronicizzare dando fotofobia e problemi di vista fino alla cecità.

Crediamo sia giusto ricorrere sia alle cure oculistiche classiche che prendere in considerazione la relazione con la carenza di vitamina D e con il Microbiota intestinale, nonché avvalersi anche dell’azione antifiammatoria della curcuma.

Leggiamo dal sito di IAPB Italia Onlus Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità

Carenza di Vitamina D: rivelato un doppio rischio di contrarre l’uveite non infettiva

Per i pazienti con livelli sotto la norma, l’integrazione della vitamina D potrebbe essere la chiave per la prevenzione contro l’uveite non infettiva

Negli anni è stato ampiamente discusso e studiato l’impatto dell’assunzione di vitamina D e della sua carenza, in quanto si è sempre ritenuto che potesse avere un ruolo fondamentale nel contrastare le infiammazioni e nell’influenzare la reattività del sistema immunitario.

Non sorprende che dati precedenti abbiano suggerito come la carenza di vitamina D potesse essere associata a un aumento considerevole del rischio di diverse malattie oculari.

“La supplementazione di vitamina D potrebbe rappresentare una possibile strategia terapeutica per prevenire o gestire l’uveite non infettiva, se dimostrata”, scrivono i ricercatori di diversi studi. “I medici dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di effettuare una campagna di screening e di affrontare la carenza di vitamina D nei pazienti a rischio di uveite”.

Spinti dall’interesse nell’approfondire ed esplorare l’argomento, un team di ricercatori guidato da William Rojas-Carabali, MD, della Nanyang Technological University, ha lanciato e progettato l’attuale ricerca, revisionando sistematicamente grandi quantità di dati provenienti da studi nei database Embase, PubMed e Lilacs.

Complessivamente, l’insieme dei dati ottenuti dai ricercatori comprendeva informazioni relative a 354 casi di uveite non infettiva su 5728 individui considerati come gruppo di controllo. La meta-analisi, che si basava su 5 studi inclusi, coinvolgeva un totale di 6082 individui affetti da uveite non infettiva.

Il team di ricerca, però, ha rilevato diverse limitazioni all’interno del loro studio che i medici devono considerare, come la dipendenza da dati osservazionali, una dimensione del campione relativamente piccola e l’eterogeneità intrinseca dei dati.

“I nostri risultati mostrano come i pazienti con ipovitaminosi D hanno una probabilità 2,04 volte maggiore di sviluppare uveite non infettiva rispetto ai soggetti con valori adeguati di vitamina D”, hanno aggiunto i ricercatori. “Tuttavia, queste conclusioni si basano su dati limitati provenienti da pochi studi e suggeriscono la necessità di ulteriori ricerche in questo campo. Nelle indagini future, gli autori dovrebbero standardizzare la tecnica di misurazione e i valori di cut-off della vitamina D sierica per ridurre l’eterogeneità nelle meta-analisi”.

Fonti:

  1. Rojas-Carabali W, Pineda-Sierra JS, Cifuentes-González C, et al. Carenza di vitamina D e uveite non infettiva: Una revisione sistematica e una meta-analisi. Autoimmun Rev. Pubblicato online il 3 dicembre 2023. doi:10.1016/j.autrev.2023.103497
  2. Pillar S, Amer R. L’associazione tra vitamina D e uveite: Una revisione completa. Surv Ophthalmol. 2022;67(2):321-330. doi:10.1016/j.survophthal.2021.07.006

Leggiamo dal sito Centro delle Uveiti

Che cosa è l’UVEITE

Il termine “UVEITE” è un termine generico che indica la presenza di una infiammazione all’interno dell’occhio, o meglio infiammazione dell’uvea.
L’infiammazione all’interno dell’occhio coinvolge uno strato intermedio chiamato “UVEA o TONACA UVEALE” che porta il supporto sanguigno alle altre strutture oculari.
L’uveite è una malattia oculare rara, ma che può potenzialmente, se non curata portare ad un calo visivo permanente.

Nonostante l’uveite sia una malattia rara, è comunque la terza causa di cecità prevenibile nei paesi industrializzati, ed è responsabile negli Stati Uniti del 10-15% dei casi di cecità.
L’uveite può colpire tutte le fasce di età (bambini, adulti ed anziani) e tutte le razze presenti nel mondo.
Il 5-10% di tutte le uveiti può colpire i bambini, fin dall’età giovanissima.

QUALI SONO I SINTOMI DI UVEITE?

L’uveite può colpire uno o due occhi, simultaneamente oppure in tempi diversi. L’infiammazione all’interno dell’occhio può colpire tutte le strutture oculari e quindi i sintomi dell’uveite dipendono da quale parte è stata colpita dall’infiammazione.
sintomi più frequenti sono:
– dolore
– occhio rosso
– fastidio alla luce (fotofobia)
– visione di puntini neri (miodesopsie)
– calo visivo (più o meno grave)

QUALI SONO LE CAUSE DI UVEITE?

Le uveiti possono essere causate da svariate malattie: infezioni, malattie autoimmuni, traumi, tumori.
Le uveiti non sono contagiose.

UVEITI INFETTIVE
Tutti i microrganismi infettivi possono potenzialmente causare l’uveite. Le più frequenti sono quelle causate da:
– virus: herpes (simplex, varicella, Epstein-barr)
– batteri: tubercolosi, sifilide, borrelia
– funghi: candida
– parassiti: toxoplasmosi, toxocariasi

UVEITI ASSOCIATE A PATOLOGIE SISTEMICHE O AUTOIMMUNI

In alcuni casi l’uveite si associa ad una patologia sistemica autoimmune. Le patologie autoimmuni che più frequentemente si associano all’uveite sono:
– sarcoidosi
– malattia di Behçet
– artrite reumatoide
– artrite idiopatica giovanile (nel bambino)
– spondiloartriti HLA-B27 positive
– lupus eritematoso sistemico

– granulomatosi di Wegener
– malattie infiammatorie croniche intestinali
– sclerosi multipla
– malattia di Vogt Koyanagi Harada


Spunti di ricerca

Uveite Autoimmune collegata al Microbiota

  • Efficacia della curcuma come antinfiammatorio nelle Uveiti
  • Uveite autoimmune: microbiota intestinale possibile target terapeutico

    Articolo uscito sul sito Microbioma.it

    Aumentare i livelli di acidi biliari

    Dai risultati ottenuti è emerso che il ripristino dei livelli di acidi biliari è in grado di ridurre la gravità dell’uveite. Inoltre, nutrire i topi con una dieta ricca di un acido biliare secondario, l’acido desossicolico (DCA), ne ha migliorato i sintomi. 

    Il DCA agisce regolando la funzione delle cellule dendritiche e riducendo la produzione di specifiche molecole immunitarie infiammatorie attraverso l’attivazione del recettore degli acidi biliari TGR5

    Sia il DCA sia il TGR5 sono risultati in grado di bloccare l’attivazione delle cellule dendritiche di derivazione umana, così come i composti che attivano il TGR5.

    Conclusioni

    «Gli acidi biliari secondari derivati ​​dal metabolismo del microbiota intestinale potrebbero rappresentare dei regolatori chiave nella patogenesi dell’uveite autoimmune», affermano gli autori. 

    «Il microbiota intestinale e la composizione degli acidi biliari secondari, così come il pathway di TGR5, possono fornire potenziali bersagli terapeutici per il trattamento delle malattie autoimmuni e infiammatorie, inclusa l’uveite».

    https://doi.org/10.1016/j.celrep.2021.109726


    La curcumina si confronta favorevolmente con la terapia con corticosteroidi nella gestione dell’uveite anteriore cronica.

    Articolo uscito su GreenMedInfo

    I pazienti di entrambi i gruppi hanno iniziato a migliorare dopo 2 settimane di trattamento.

    Tutti i pazienti che hanno ricevuto la sola curcumina sono migliorati, mentre il gruppo che ha ricevuto la terapia antitubercolare insieme alla curcumina ha avuto un tasso di risposta dell’86%. Il follow-up di tutti i pazienti per i successivi 3 anni ha indicato un tasso di recidiva del 55% nel primo gruppo e del 36% nel secondo gruppo.

    Quattro pazienti su 18 (22%) nel primo gruppo e 3 pazienti su 14 (21%) nel secondo gruppo hanno perso la vista nel periodo di follow-up a causa di varie complicazioni agli occhi, ad es. vitrite, edema maculare, blocco venoso centrale, formazione di cataratta, danno glaucomatoso al nervo ottico ecc. Nessuno dei pazienti ha riportato alcun effetto collaterale del farmaco.

    L’efficacia della curcumina e le recidive successive al trattamento sono paragonabili alla terapia con corticosteroidi che è attualmente l’unico trattamento standard disponibile per questa malattia. La mancanza di effetti collaterali della curcumina è il suo più grande vantaggio rispetto ai corticosteroidi. Uno studio clinico multicentrico in doppio cieco con questo farmaco nella CAU è altamente auspicabile per convalidare ulteriormente i risultati del presente studio.


     

     

     

     

     

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    Le vitamine utili per la memoria e la concentrazione

    Generalità

    Un buono stato nutrizionale è importante per il mantenimento della normale funzione cognitiva.

    Il cervello umano richiede infatti un apporto costante di nutrienti, necessari per il metabolismo energetico dei neuroni, la sintesi e l’azione dei neurotrasmettitori e la propagazione degli impulsi nervosi.

    Tra i nutrienti essenziali per il cervello rientrano anche diverse vitamine, che agiscono principalmente come cofattori nella produzione di energia dal glucosio.

    Di conseguenza, le carenze di questi micronutrienti, soprattutto delle vitamine del gruppo B, hanno effetti negativi sulla cognizione.

    Questo è il motivo per cui esiste un diffuso interesse dei consumatori nei confronti degli integratori di vitamine per la memoria e la concentrazione.

    Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per chiarire se l’integrazione vitaminica possa migliorare le funzioni cognitive legate alla memoria e alla concentrazione.

    Vitamine e Cervello

    Le vitamine del gruppo B – tra cui tiamina, riboflavina, niacina e acido pantotenico – insieme ai composti acido lipoico e coenzima Q10, partecipano a varie reazioni che metabolizzano il glucosio in ATP, anidride carbonica e acqua.

    A questi nutrienti, si aggiungono alcuni minerali, come magnesio, ferro e manganese, necessari per il completo metabolismo del glucosio con produzione di energia.

    La biotina è inoltre necessaria per un enzima chiave nella via gluconeogenica, mentre vitamina E e C proteggono il cervello dallo stress ossidativo.

    Oltre a vari amminoacidi, diverse vitamine del gruppo B, tra cui tiamina, riboflavina, niacina, vitamina B6, folati e vitamina B12, sono necessarie come cofattori per la sintesi di neurotrasmettitori. Anche la vitamina C è necessaria per la sintesi di noradrenalina.

    Infine, alcuni micronutrienti possono influenzare la velocità di propagazione degli impulsi nervosi. In particolare, un adeguato apporto di folati e vitamina B12 è importante per l’integrità della guaina mielinica, mentre la tiamina è necessaria per il mantenimento del potenziale di membrana del nervo e per una corretta conduttanza nervosa.

    Vitamine per la Concentrazione

    Gli studi clinici sull’effetto dell’integrazione di vitamine sulle prestazioni cognitive sono generalmente limitati e i loro risultati sono inconcludenti, perché discordanti (a volte positivi, altre negativi).

    Inoltre, per valutare gli effetti dell’integrazione, gli studi eseguiti hanno utilizzato diverse decine di compiti cognitivi differenti, rendendo così difficile il confronto e l’interpretazione complessiva dei risultati 1.

    È invece ben stabilito che le carenze di micronutrienti, in particolare le carenze di vitamine del gruppo B, hanno effetti negativi sulla cognizione. Seguire una buona dieta sana ed equilibrata è quindi importante per una salute ottimale e il normale funzionamento del sistema nervoso.

    Multivitaminici

    Uno studio in doppio cieco controllato con placebo della durata di un anno è stato condotto su 127 giovani adulti sani (di età compresa tra 17 e 27 anni), trattati con 9 vitamine a dosaggi pari a 10 volte la raccomandazione quotidiana 2.

    Rispetto alle misurazioni di base, l’integrazione vitaminica ha prodotto miglioramenti su due test dell’attenzione nelle donne ma non negli uomini. Tuttavia, le differenze con il placebo non erano statisticamente significative.

    Uno studio randomizzato di 12 settimane, in doppio cieco, controllato con placebo su 81 bambini (8-14 anni) residenti nel Regno Unito ha rilevato che l’uso quotidiano di un integratore multivitaminico/minerale, contenente la maggior parte delle vitamine, nonché ferro, rame, zinco, calcio e magnesio, è stato associato a un aumento della precisione su un compito di attenzione (test di Arrows Flankers) 3.

    L’assunzione di integratori multivitaminici/minerali sembra associata anche a cambiamenti favorevoli dello stato d’animo o al benessere psicologico. Questo può tradursi anche in maggiori energie mentali e in un conseguente miglioramento della concentrazione.

    Studi sui Benefici dei Multivitaminici per l’Umore

    Uno studio randomizzato, in doppio cieco contro placebo, su 129 giovani adulti sani ha scoperto che l’assunzione per un anno di un integratore contenente 9 vitamine (vitamina A, tiamina, riboflavina, niacina, vitamina B6, acido folico, vitamina B12, vitamina C e vitamina E, a dosaggi 10 volte superiori a quelli delle RDA) ha migliorato l’autovalutazione dell’umore 4.

    Similmente, un altro studio su 80 uomini sani, di età compresa tra 18 e 42 anni, ha rilevato che l’uso di un integratore multivitaminico/minerale per 28 giorni ha portato a riduzioni delle misure soggettive di ansia e stress percepito 5.

    Un altro studio su 215 uomini, di età compresa tra 35 e 55 anni, ha esaminato gli effetti delle vitamine del gruppo B (da 3 a 13 volte l’RDA, ad eccezione dell’acido folico che è stato incluso a una dose equivalente alla RDA), vitamina C (500 mg/giorno) e i minerali zinco (10 mg/giorno), calcio (100 mg/giorno) e magnesio (100 mg/giorno) sull’umore e sullo stress percepito 6.

    Rispetto al placebo, gli uomini che hanno assunto l’integratore multivitaminico-minerale per 33 giorni hanno ottenuto miglioramenti nei punteggi di vigore-attività, beneficiando anche di una riduzione dello stress e della stanchezza mentale prima e dopo una serie di compiti cognitivamente impegnativi.

    Infine, in uno studio di 30 giorni su 300 adulti (di età compresa tra 18 e 65 anni), l’integrazione con vitamine del gruppo B (a dosi da circa 3 a 13 volte la RDA, escluso l’acido folico assunto al 100% della RDA), vitamina C (1.000 mg/ giorno), calcio (100 mg/giorno) e magnesio (100 mg/giorno) ha prodotto miglioramenti significativi in vari punteggi di stress psicologico rispetto al placebo 7.

    Carenza di Vitamine del Gruppo B e Integrazione negli Anziani

    Gli studi dimostrano che livelli bassi o carenti di alcune vitamine del gruppo B possono portare a sintomi di nebbia cerebrale, con problemi di memoria, difficoltà di concentrazione e stress.

    Ad esempio, uno studio su 39.000 persone ha scoperto che bassi livelli di vitamina B12 erano associati a una minore attenzione e memoria 8. Anche le carenze di altre vitamine del gruppo B, tra cui vitamina B6 e folati, possono produrre difficoltà di concentrazione e memoria 9, 10.

    Nelle persone con bassi livelli di vitamine del gruppo B, come accade più spesso negli anziani, gli integratori possono quindi aiutare a ridurre questi sintomi.

    In uno studio su 202 persone con deterioramento cognitivo e livelli di vitamina B12 bassi o carenti, l’integrazione di vitamina B12 ha portato a un miglioramento della cognizione nell’84% dei partecipanti, e della memoria e attenzione nel 78% dei partecipanti 11.

    Un altro studio ha trovato che la vitamina B6 (20 mg/die di piridossina cloridrato) assunta per tre mesi ha prodotto un miglioramento della memoria, in particolare della memoria a lungo termine, in 38 uomini anziani sani (70-79 anni) rispetto al gruppo placebo 12.

    Inoltre, uno studio controllato con placebo su 211 donne adulte sane di età diverse ha trovato che l’integrazione di vitamine del gruppo B (750 mg/die di acido folico, 75 mg/die di vitamina B6, e 15 μg/die di vitamina B12) ha solo leggermente migliorato alcune funzioni mnemoniche 13.

    Tuttavia, non mancano studi dai risultati negativi.

    Ad esempio, uno studio in doppio cieco, controllato con placebo randomizzato su 162 anziani (≥ 70 anni) con lieve carenza di vitamina B12 ha trovato che l’integrazione di vitamina B12 per 24 settimane, da sola o in combinazione con l’acido folico, non ha migliorato le prestazioni di a memoria 14.

    Uno studio di un anno controllato con placebo in adulti di età pari o superiore a 65 anni ha rilevato che l’integrazione giornaliera con un multivitaminico/minerale non ha giovato alle prestazioni cognitive 15.

    Vitamina B12

    La vitamina B12 è una vitamina idrosolubile necessaria per la formazione dei globuli rossi, la funzione neurologica e la sintesi del DNA.

    La carenza di vitamina B12 è stata collegata a disturbi psichiatrici, inclusi disturbi della memoria, irritabilità, depressione e demenza 120.

    Ricerche recenti hanno dimostrato un legame tra le concentrazioni plasmatiche di vitamina B12 e la funzione cognitiva, oltre a un potenziale nel ridurre il tasso di atrofia cerebrale 121, 122.

    Negli Stati Uniti e nel Regno Unito, la carenza di vitamina B12 interessa circa il 6% della popolazione e fino a circa il 20% degli adulti di età superiore ai 60 anni 123.

    Poiché la vitamina B12 si trova solo negli alimenti di origine animale, una dieta vegana seguita per lunghi periodi può causare una carenza di vitamina B12. Gli studi indicano che fino all’80-90% dei vegetariani e dei vegani può esserne carente 124, 125.

    Vitamina D

    La vitamina D è nota per la sua importanza nel normale sviluppo e funzionamento del cervello 47. Di conseguenza, la carenza di vitamina D può compromettere le capacità cognitive.

    In effetti, alcuni studi sugli anziani hanno collegato livelli inferiori di 25-idrossivitamina D con scarse prestazioni cognitive 16, 17, 18, 19. Viceversa, livelli più elevati di 25-idrossivitamina D sono stati associati a misure migliori nelle prestazioni cognitive 20, 21.

    La carenza di vitamina D è inoltre associata a un aumentato rischio di sintomi depressivi. Pertanto, gli integratori di vitamina D possono aiutare ad aumentare i livelli di vitamina D e con essi migliorare anche i sintomi depressivi 22, 23 ,24, 25, 26.

    Altri studi mostrano che l’integrazione di vitamina D può migliorare la salute mentale generale, inclusi umore, pensieri negativi e sintomi di ansia e depressione 27, 28.

    Ad esempio, uno studio su 42 donne in postmenopausa carenti di vitamina D ha scoperto che coloro che hanno integrato con 2.000 UI di vitamina D al giorno per 1 anno hanno ottenuto risultati migliori nei test di apprendimento e memoria rispetto a coloro che hanno assunto dosi di 600 UI o 4.000 UI al giorno 29.

    Ciò suggerisce che l’integrazione con vitamina D può sostenere memoria e concentrazione. Sono tuttavia necessarie ulteriori ricerche, in particolare da studi randomizzati controllati, per determinare se l’integrazione di vitamina D possa avere effetti positivi sulla cognizione nella popolazione generale 30.

    Vitamina C

    Sebbene lo scorbuto sia raro nelle popolazioni occidentali, la carenza di vitamina C è la quarta carenza alimentare più diffusa negli Stati Uniti, coinvolgendo il 5-15% della popolazione 115.

    Una revisione di 50 studi sull’uomo ha rilevato che i soggetti con livelli ematici più elevati di vitamina C o con un’assunzione maggiore hanno punteggi di attenzione, memoria e linguaggio migliori rispetto a quelli con livelli ematici o di assunzione inferiori 116.

    Dall’analisi dei dati è emersa un’associazione significativa tra le concentrazioni plasmatiche di vitamina C e le prestazioni in compiti che coinvolgevano attenzione, concentrazione, memoria di lavoro, velocità decisionale, richiamo ritardato e totale e riconoscimento 117.

    Uno studio che ha incluso 80 adulti sani ha scoperto che le persone con adeguati livelli ematici di vitamina C hanno ottenuto – rispetto ai soggetti con bassi livelli della vitamina – risultati significativamente migliori nei test che valutavano la memoria, l’attenzione, il tempo di reazione e la concentrazione 31.

    Bassi livelli di vitamina C possono anche influenzare negativamente l’umore, tanto che la carenza di vitamina C è collegata alla depressione e al deterioramento cognitivo 32.

    Uno studio su 139 giovani ha invece scoperto che livelli più alti di vitamina C erano associati a un miglioramento dell’umore e a tassi più bassi di depressione e confusione 33.

    Inoltre, uno studio suggerisce che l’integrazione di vitamina C può migliorare l’umore nelle persone con depressione subclinica 34.

    Gli studi osservazionali hanno anche rilevato concentrazioni plasmatiche di vitamina C più basse nei pazienti con demenza o morbo di Alzheimer, rispetto a soggetti cognitivamente sani 35, 36, 37.

    Inoltre è stata riportata una migliore funzione cognitiva o un minor rischio di compromissione cognitiva nei soggetti anziani con una più alta concentrazione plasmatica di vitamina C 38, 39, 40, 41.

    Vitamina E

    Le vitamine C ed E sono due importanti vitamine antiossidanti

    Poiché il declino cognitivo legato all’età è stato collegato al danno ossidativo indotto dai radicali liberi nel cervello 42, 43, gli integratori antiossidanti potrebbero aiutare a proteggere il cervello dall’invecchiamento cognitivo.

    Alcuni studi osservazionali su persone anziane hanno anche scoperto che livelli ematici più bassi di vitamina C o vitamina E erano associati a prestazioni peggiori nei test cognitivi della memoria 44,45, 46.

    Un altro studio ha invece esaminato l’effetto dell’uso di integratori di vitamina E (per una media di 14 mesi) sulle prestazioni della memoria in pazienti con malattia di Parkinson precoce e non trattata. Tuttavia, non sono stati osservati benefici 47.

    Un altro studio ha valutato se la stessa dose di α-tocoferolo (2.000 UI/giorno), fornita per due anni, potesse trattare il morbo di Alzheimer moderatamente grave. Rispetto all’uso di un placebo (84 pazienti), l’uso di α-tocoferolo (85 pazienti) ha rallentato significativamente la progressione della malattia 48.

    Anche un altro studio ha scoperto che elevate quantità di vitamina E possono aiutare le persone con malattia di Alzheimer da lieve a moderata 49.

    50.

    Magazine X115


     




    È proprio necessario assumere vitamina K2 quando si integra Vitamina D?

    Sul Blog Myhdiet

    il Dr.Michael Donaldson, PhD scrive:

    La scienza della nutrizione può creare confusione e, come consumatori, siamo costantemente bombardati da messaggi provenienti da ogni parte. Ci sono così tanti blogger e punti di vista diversi sulla nutrizione. E ognuno ha diritto alla propria opinione e alcuni sono più bravi di altri a sembrare autorevoli.

    Di chi ti fidi?

    Ora la scienza ha dimostrato che la vitamina D e la vitamina K sono piuttosto correlate.

    Esaminiamo queste affermazioni per non utilizzare un integratore di vitamina K2 una alla volta per tutte:

    1. Assumiamo molta vitamina K nella nostra dieta.
    2. I nostri corpi producono vitamina K per noi.
    3. Nessuno è carente di vitamina K.
    4. La vitamina K è pericolosa.
    5. La vitamina D è sicura senza vitamina K.

    Quindi se mangiamo verdure a foglia verde, sì, c’è molta K1 nella nostra dieta, ma c’è pochissima vitamina K2 in una dieta a base vegetale. E la vitamina K1 e K2 sono diverse e non sono completamente intercambiabili. Questo è molto importante da capire.

    2. I nostri corpi producono abbastanza vitamina K per noi?

    Ci sono ancora poche prove che la vitamina K del nostro microbiota intestinale ci faccia molto bene. Un team investigativo del Centro di ricerca sulla nutrizione umana sull’invecchiamento della Tufts University, nel 2017, ha trovato una quantità significativa di menachinoni prodotti nell’intestino ma ha affermato:

    “I menachinoni (la forma della vitamina K2) non sono stati rilevati nel siero, e nemmeno le concentrazioni fecali di i singoli menachinoni né il gruppo menachinone erano associati ad alcun marcatore di infiammazione”.

    Non ci sarebbero problemi di mancata attivazione delle proteine dipendenti dalla vitamina K se i nostri corpi producessero veramente la vitamina K2 per noi. Ma questi problemi influiscono sulla salute delle ossa e contribuiscono alla calcificazione delle arterie cardiache e dei tessuti molli, oltre ad altri effetti di cui stiamo ancora imparando.

    3. Nessuno è carente di vitamina K2?

    L’osteocalcina attivata dalla vitamina K è il rinforzo delle ossa. Proprio come il cemento a base di calcio è fragile senza armatura, così le ossa senza osteocalcina attivata dalla vitamina K sono fragili e soggette a fratture, indipendentemente da quanto dense sembrino essere su una scansione DEXA.

    Ciò è stato dimostrato in uno studio condotto su oltre 7.500 donne anziane sane che vivono in modo indipendente. L’osteocalcina sottocarbossilata è un fattore di rischio accertato e spesso ricorrente per le fratture ossee osteoporotiche.

    Anche i bambini sono sensibili. Quando 20 bambini con fratture a bassa energia sono stati confrontati con un gruppo di controllo di bambini senza fratture, i bambini con bassi livelli di osteocalcina attivata dalla vitamina K avevano un rischio di frattura 78 volte maggiore. (Studio)

    Quindi, un basso livello di vitamina K2 è un enorme fattore di rischio sia per i giovani che per gli anziani.

    Uno studio condotto nei Paesi Bassi, PREVEND, ha dimostrato che circa il 30% della popolazione aveva livelli funzionali insufficienti di vitamina K. Ma era peggio se una persona era già malata. Circa il 50% delle persone che avevano malattie cardiovascolari, diabete o malattie renali croniche non avevano livelli sufficienti di vitamina K2.

    Quindi, concludiamo che l’insufficienza di vitamina K2 è più probabilmente la regola, non l’eccezione, tra coloro che sono anziani o affetti da malattie.

    4. La vitamina K è pericolosa?

    L’interazione tra farmaci anticoagulanti e vitamina K è stata fraintesa. I medici ci dicono di interrompere l’assunzione di vitamina K in modo che non interferisca con i loro farmaci. Ma in realtà sono i farmaci ad essere antagonisti della vitamina K. La vitamina K è ciò che appartiene al corpo e i farmaci interferiscono con tutta l’attività della vitamina K, non solo con la sua attività di coagulazione.

    5. La vitamina D è sicura senza vitamina K?

    Nel 2017 è stato ipotizzato che, poiché la vitamina D provoca un aumento della produzione di proteine dipendenti dalla vitamina K, questa interazione potrebbe portare a una relativa carenza di vitamina K2 in una persona, soprattutto quando si assumono grandi dosi di vitamina D. Ora nel 2019 abbiamo avere la prova. In uno studio randomizzato, controllato con placebo (RCT) su persone con sintomi depressivi, a 66 persone di età compresa tra 60 e 80 anni sono state somministrate 1200 UI di vitamina D3 al giorno per 6 mesi e confrontate con 65 persone che assumevano un placebo. Quando l’analisi ha preso in considerazione l’uso di multivitaminici e antagonisti della vitamina K, è stata riscontrata una differenza significativa nei livelli funzionali di vitamina K a 6 mesi. Il danno sarebbe probabilmente stato peggiore con una quantità utile di vitamina D, come 5000 UI al giorno. Così il gioco è fatto.

    In uno studio randomizzato è stato dimostrato che la vitamina D causa una relativa insufficienza di vitamina K2.
    In realtà non è sicuro assumere grandi dosi di vitamina D senza una buona fonte di vitamina K2.
    Anche se stai assumendo vitamina D per benefici non ossei, dovresti considerare di assumere insieme ad essa la vitamina K2. Quindi, riassumiamo ciò che abbiamo imparato qui:

    1. Assumiamo molta vitamina K nella nostra dieta?
      No. Otteniamo molta vitamina K1, ma non abbastanza vit.K2. E non sono la stessa cosa.
    2. I nostri corpi producono vitamina K per noi?
      La vitamina K del nostro microbiota intestinale non sembra aiutarci molto.
    3. Nessuno è carente di vitamina K2?
      Circa il 30% della popolazione adulta di una città dei Paesi Bassi aveva livelli insufficienti di vitamina K2. Se una persona aveva una malattia cronica, la percentuale era più vicina al 50%. L’insufficienza è molto comune.
    4. La vitamina K è pericolosa?
      I farmaci sono pericolosi e hanno effetti collaterali. La vitamina K è sicura e ha benefìci collaterali.
    5. La vitamina D è sicura senza vitamina K2?
      La vitamina D supplementare senza vitamina K2 provoca una carenza funzionale di vitamina K, dimostrata in un RCT.

    References:

    1. Karl JP, Meydani M, Barnett JB, Vanegas SM, Barger K, Fu X, et al. Fecal concentrations of bacterially derived vitamin K forms are associated with gut microbiota composition but not plasma or fecal cytokine concentrations in healthy adults. Am J Clin Nutr . 2017 Oct ;106(4):1052–61. Available from: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5611782/
    2. Vergnaud P, Garnero P, Meunier PJ, Breart G, Kamihagi K, Delmas PD. Undercarboxylated osteocalcin measured with a specific immunoassay predicts hip fracture in elderly women: the EPIDOS Study. J Clin Endocrinol Metab . 1997 Mar;82(3):719–24. Available from: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/9062471/
    3. Popko J, Karpiński M, Chojnowska S, Maresz K, Milewski R, Badmaev V, et al. Decreased Levels of Circulating Carboxylated Osteocalcin in Children with Low Energy Fractures: A Pilot Study. Nutrients . 2018 Jun 6 ;10(6):734. Available from: http://www.mdpi.com/2072-6643/10/6/734
    4. Riphagen IJ, Keyzer CA, Drummen NEA, De Borst MH, Beulens JWJ, Gansevoort RT, et al. Prevalence and Effects of Functional Vitamin K Insufficiency: The PREVEND Study. Nutrients . 2017 Dec ;9(12):1334. Available from: https://www.mdpi.com/2072-6643/9/12/1334
    5. van Ballegooijen AJ, Pilz S, Tomaschitz A, Grübler MR, Verheyen N. The Synergistic Interplay between Vitamins D and K for Bone and Cardiovascular Health: A Narrative Review. Int J Endocrinol . 2017;2017:7454376. Available from: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29138634
    6. van Ballegooijen AJ, Beulens JWJ, Schurgers LJ, de Koning EJ, Lips P, van Schoor NM, et al. Effect of 6-Month Vitamin D Supplementation on Plasma Matrix Gla Protein in Older Adults. Nutrients . 2019 Feb ;11(2):231. Available from: https://www.mdpi.com/2072-6643/11/2/231




    Come si attiva la Vitamina D?

    Mi è stato chiesto come mai la vitamina D che prendiamo per bocca deve essere attivata e se è il sole ad attivare la vitamina D

    In parole davvero molto povere, ma esatte.

    Che fa la vitamina D che assumiamo per bocca e che fa quella che si forma sulla pelle dopo esposizione al sole nelle ore e latitudini giuste?

    Questa vitamina D che assumiamo ha un nome in chimica, si chiama Colecalciferolo.

    Il nome della molecola di vitamina D che si forma sulla pelle grazie a colesterolo (visto che serve?), si chiama sempre Colecalciferolo e deve subire le stesse trasformazioni di quella che si prende per bocca, quindi al fegato e poi ai reni, qui prenderà altri due nomi, dopo la trasformazione:

    Quella che esce dal fegato è la prima forma di vitamina D attiva, ed è la 25(OH) D o Calcifediolo ed è quella che andiamo a misurare nel sangue, perché è quella che dura più tempo in circolo ed è ritenuta la migliore per fare il test di carenza.
    Quella che esce dai reni trasformata, si chiama 1,25 (OH) D o Calcitriolo ed è quella che viene utilizzata nelle centinaia di distretti del corpo captata dai recettori di vitamina D (VDR).

    Quindi non è vero come dice qualcuno mal informato, che la vitamina D che assumiamo come integratore va attivata al sole perché gli unici organi deputati a farlo sono il fegato ed i reni.
    Che cosa c’entra il sole?

    Poi vitamina D non è mai troppa quella che misuriamo, perché si va ad attivare ai reni in 1,25 (OH) solo quando il corpo lo richiede.
    Quindi guardate piuttosto il Paratormone che si abbassi e non preoccupatevi se si alza la vit D.

    (dr Citro, Dr Martelli, Holick, Garland, per citarne alcuni…)





    VITAMINA D: la Grande Guida in 8 punti

     

    Parlare della VITAMINA D in poche righe è molto difficile.

    Anni di raccolta dati e revisione delle guide per rendere chiaro a cosa serve, come si assume, e perché è così osteggiata dalla classe medica (non tutta)

    La presente Guida sulla VITAMINA D comprende i seguenti argomenti:

    1. Argomenti generali sulla VITAMINA D
    2. Esami del sangue
    3. Come integrare la VITAMINA D
    4. Integratori di VITAMINA D
    5. Cofattori della VITAMINA D
    6. Problemi ed obiezioni intorno alla VITAMINA D (prima e dopo)
    7. Malattie e disturbi da carenza di VITAMINA D
    8. ESPOSIZIONE SOLARE e VITAMINA D

    Cliccare sulle immagini o sui titoli relativi per accedere alle 8 guide specifiche per argomento.

     

    Guida VITAMINA D – Parte 1

    Argomenti generali sulla VITAMINA D  Che cosa è, a che cosa serve, è un ormone o una VITAMINA, i sintomi da carenza e le malattie correlate, le controindicazioni ad assumerla, le obiezioni sulla tossicità presunta.

     

    Guida VITAMINA D – Parte 2

    Le analisi del sangue

    Guida VITAMINA D – Parte 3

    Come si integra

    Guida VITAMINA D – Parte 4

    Gli Integratori di VITAMINA D

    Guida VITAMINA D – Parte 5

    I cofattori

    Cofattori della VITAMINA D, altre vitamine e minerali che concorrono ad una efficace integrazione e duraturo mantenimento della VITAMINA D lavorando in sinergia.

    Magnesio, VITAMINA K2, Boro, Zinco, VITAMINA A, Vitamine B2, Omega 3.

     

    Guida VITAMINA D – Parte 6

    Come risolvere i problemi relativi

    Come mai non sale la VITAMINA D, errori comuni.

     

    Guida VITAMINA D – Parte 7

    Malattie e disturbi con carenza di VITAMINA D

    Un elenco di disturbi e patologie correlate alla carenza di VITAMINA D: Ristabilire funzionalità integrandola.

     

     

    Guida VITAMINA D – Parte 8

    ESPOSIZIONE SOLARE e VITAMINA D

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    Osteoporosi. Il calcio non è l’unico minerale costituente delle ossa

    Credits Immage: CB- Creative Bloq

    Spesso si prende uno o due integratori e si pensa che magari riescano da soli a fare il lavoro, ma non è così semplice ripristinare il tessuto osseo perduto se ci sono delle condizioni che continuano a consumarlo. Ad esempio se si continua a fare una vita sedentaria o prendere farmaci, fumare, o prendere vitamina D senza tutti i cofattori.

    Il presente articolo mostra i principali nutrienti e strategie per il sostegno della struttura ossea, ma non si fa carico della personale diagnosi, cura e monitoraggio delle ossa. Pertanto, ogni integrazione qui consigliata potrebbe senza dubbio essere la base di discussione con il vostro medico.

    L’osteoporosi non è soltanto perdita di calcio. Nelle ossa troviamo almeno 12 minerali: