Colesterolo, il capro espiatorio delle malattie Cardiovascolari e l’Omocisteina ignorata

Sempre più spesso, all’aumentare degli iscritti nel gruppo Vitamineral, giungono domande del Tipo “come posso abbassare il colesterolo?”

Così si legge sui documenti pubblicati dal dr Giorgini:

100 anni di Guerra al Colesterolo!

Molte malattie cardiovascolari (attacchi di cuore e infarto) sono imputabili all’aterosclerosi, ovvero all’adesione e all’occlusione causata dalle placche formate da colesterolo alle pareti delle arterie, con altri grassi, minerali e rifiuti cellulari. Queste malattie causano circa il 35% delle morti.

Dunque, sembrerebbe importante ridurre il colesterolo entro certi limiti. Assumiamo parte del colesterolo dagli alimenti, ma l’organismo ne produce una quantità ancora maggiore nel fegato e nel tratto gastro-intestinale. Inoltre, il colesterolo viene prodotto da zuccheri, grassi e perfino dalle proteine, tanto è importante: è necessario per la sintesi degli ormoni sessuali, per la produzione della bile e per la composizione delle membrane cellulari.

Il capro espiatorio: acidi grassi insaturi e colesterolo

I medici, tuttavia, hanno individuato nei grassi saturi e soprattutto nel colesterolo il capro espiatorio, il “cattivo” della storia dell’aterosclerosi. Quindi, quando il colesterolo è definito alto niente uova, niente burro e, soprattutto, evitare i grassi animali, questo è l’avvertimento dietetico degli scienziati contro la trombosi.

Così, è stato notevolmente diminuito il consumo di grassi animali ma gli attacchi coronarici e ischemici sono aumentati e aumentano di numero di anno in anno. Invece di concentrarsi solo sul colesterolo come causa dell’aterosclerosi, bisogna guardare altri squilibri biochimici. Infatti, se le pareti dei vasi sanguigni sono elastiche, lisce, e non irruvidite il colesterolo non si attacca.

L’omocisteina irruvidisce i vasi sanguigni

È da oltre un secolo che è stata individuata la sostanza che irruvidisce le pareti interne dei vasi sanguigni: si tratta dell’OMOCISTEINA.

Attività fisica e dieta sana: non salvano nessuno

Il cuore può essere colpito anche se non fumate e non bevete, anche se vi allenate regolarmente e seguite una dieta a basso contenuto di colesterolo, perché ci sono altre cause scatenanti contro cuore e circolazione e tutte sono riconducibili a carenze di nutrimenti:

  • se è scarsa la produzione di enzimi digestivi (gastrici, pancreatici e intestinali) che scompongono gli alimenti nei loro singoli componenti assimilabili;
  • se è scarsa la secrezione di bile (50% della popolazione), necessaria per l’attività degli enzimi pancreatici e intestinali;
  • se l’alimentazione è povera (carente di nutrimenti), a causa dei metodi di coltivazione, allevamento, conservazione e lavorazione industriale.

Difficile sfuggire ad almeno una di queste situazioni, il corpo perciò può trovarsi privato di alcuni nutrimenti.
Quando viene a mancare un nutrimento che serve, ad esempio, ad attivare un enzima, questo lavora molto più lentamente di come dovrebbe o non lavora proprio. Se si tratta dell’enzima che attiva l’acido folico, il quale presiede una delle tre vie di eliminazione (trasformazione) della pericolosa Omocisteina, quella non trasformata passa in circolo nel sangue.

L’OMOCISTEINA CAUSA ARTERIOSCLEROSI E ATEROSCLEROSI

«L’Omocisteina se non viene eliminata, quando passa nel flusso sanguigno, (come si è detto), è pericolosa perché abrasiva. Gratta e raschia le delicate pareti arteriose, facendo indurire le arterie (arteriosclerosi). Inoltre, le aree irruvidite che essa lascia dietro di sé diventano punti di ancoraggio ideali per il colesterolo e i depositi minerali [placche aterosclerotiche]. Col passare del tempo le arterie perdono la loro elasticità, si ostruiscono e l’Omocisteina continua a circolare.»

L’Omocisteina non si può eliminare con un farmaco e non si può inibire la sua produzione senza causare un danno maggiore, l’Omocisteina va TRASFORMATA e per ottenere questo sono indispensabili dei nutrimenti: alcune vitamine, alcuni sali minerali e aminoacidi.

Questa trasformazione è talmente importante che la Natura per realizzarla ha previsto due modi diversi suddivisi in tre vie, come si può vedere nella
Fig. 1.

In breve: la Metionina, un aminoacido essenziale, cede un gruppo metile, (-CH3) e diventa Omocisteina.
L’Omocisteina, come metabolita intermedio, è situata in un crocevia metabolico che influenza, direttamente e indirettamente, l’intero metabolismo metilico e sulfureo che avviene nel nostro organismo.
Questa “donazione” di metile alimenta molte strade metaboliche, come si accennerà nel prosieguo per comprendere l’importanza fondamentale di questo crocevia metabolico.

La Fig. 1 mostra due strade chiamate di RI-METILAZIONE, dove l’omocisteina ridiventa metionina e una strada, detta di TRANS-SULFURAZIONE, dove l’Omocisteina diventa cisteina, taurina, glutatione e gruppi solfato.

Prima strada di ri-metilazione

La PRIMA STRADA DI RI-METILAZIONE avviene per mezzo della vitamina B12 attivata, la metil-cobalamina, che dona il metile (-CH3) all’omocisteina trasformandola in metionina.

Successivamente, la vitamina B12 viene di nuovo attivata dalla forma attiva dell’acido folico, il 5-metil tetraidrofolato che gli dona un metile (-CH3) e diventa tetraidrofolato (THF).

Il tetraidrofolato viene trasformato nell’intermedio 5,10 metilen-tetraidrofolato grazie alla serina e alla vitamina B6 attivata e viene poi rimetilato dalla SAMe che, per mezzo dell’enzima metil-tetraidrofolato reduttasi (MTHFR), trasforma il 5,10 metilen-tetraidrofolato di nuovo in 5-metil tetraidrofolato, necessarie le vitamine B1, B2, B3.

Attenzione: l’enzima (MTHFR) metil-tetraidrofolato reduttasi a causa di due mutazioni genetiche ereditabili (C677T e A1298C), viene prodotto male e ha poca o nessuna attività.
Si tratta di un difetto innato che esclude una delle tre vie di trasformazione dell’omocisteina, la ri-metilazione basata sull’attivazione dell’acido folico.
Si può ovviare a questa mutazione genetica assumendo l’acido folico già attivato (5-metil-tetraidrofolato) o addirittura la vitamina B12 attivata (metil-cobalamina).
La frequenza di questa mutazione genetica è del 3,7% in Europa, cioè una persona su 27.

Le persone con la carenza congenita dell’enzima metiltetraidrofolato reduttasi (MTHFR) presentano bassi livelli della SAMe nel fluido cerebro-spinale e mostrano demielinizzazione nel cervello e una degenerazione del midollo spinale.
Questo disturbo è causato dall’omocisteina che non viene trasformata in quantità sufficiente in metionina, precursore della solfo-adenosil-metionina, cioè della SAMe.

Seconda strada di ri-metilazione

È stato dimostrato che la Betaina (trimetilglicina) è in grado di ripristinare i livelli di SAMe e di prevenire la progressione dei sintomi neurologici in tutte le persone in cui è stata sperimentata.

Questo perché si sta parlando della SECONDA STRADA DI METILAZIONE dell’omocisteina a metionina (Fig. 1).
Questa seconda via è determinante per i mitocondri e dunque per la produzione di energia. Infatti, l’acido folico e i suoi derivati attraversano molto lentamente la membrana dei mitocondri per rimetilare l’omocisteina.

Perciò, nei mitocondri la rigenerazione di Metionina dall’omocisteina (rimetilazione) si basa principalmente sul recupero del gruppo metile dalla Betaina (trimetilglicina), disponibile velocemente. La Betaina, per mezzo dell’enzima betaina-omocisteina metil-transferasi (necessario lo zinco), dona il metile all’omocisteina e si trasforma in dimetilglicina (DMG), da questa viene prodotta la glicina e anche l’aminoacido serina, necessario alla terza strada di trasformazione dell’omocisteina.

Terza strada, la transulfurazione

La trans-sulfurazione è la TERZA STRADA DI TRASFORMAZIONE DELL’OMOCISTEINA (Fig. 1).
L’Omocisteina viene trasformata in Cistationina per mezzo dell’enzima cistationina beta-sintasi e necessita, oltre alla Serina, anche della vitamina B6 attivata, il piridossale-5 fosfato.

La Cistationina, per mezzo dell’enzima cistationina gamma-liasi diventa Cisteina,  necessaria la vitamina B6 attivata. La vitamina B6 (piridossale) viene attivata dalla vitamina B2. La betaina si forma dalla Colina, una vitamina del gruppo B (o vitamina-simile).

Questa strada trasforma l’omocisteina in preziosi nutrimenti: cisteina, taurina, gruppi solfato e glutatione.

Complessivamente, le 3 strade per funzionare richiedono:

  • vitamine:
    • Acido folico (nella forma attiva di 5-metil tetraidrofolato)
    • B1 (tiamina)
    • B2 (riboflavina)
    • B3 (niacina)
    • B6 (nella forma attivata di ) piridossal-5-fosfato
    • B12 (nella forma attivata di ) metilcobalamina
    • C (acido L-ascorbico)
  • aminoacidi:
    • Betaina (trimetilglicina)
    • Serina
    • SAMe (Solfo-adenosil-metionina: forma attivata della metionina)
  • Sali minerali:
    • Magnesio
    • Zinco

Tutti questi nutrimenti sono evidenziati in verde nella Fig. 1.

Finora abbiamo evidenziato quei nutrimenti che trasformano l’Omocisteina in aminoacidi utili (metionina, cisteina, taurina, glutatione) dando la spiegazione e, contemporaneamente, i rimedi a questa sfavorevole condizione comune a più di un terzo della popolazione.

Prendendo il ciclo dell’Omocisteina come esempio, è lecito pensare che altre carenze nutrizionali siano all’origine di altri disturbi, causati da carenze che rallentano o interrompono determinate strade metaboliche.

DANNI CAUSATI DIRETTAMENTE DALL’OMOCISTEINA

Bisogna ora dare uno sguardo veloce ai danni causati dall’Omocisteina, ricordando che piuttosto che continuare a pensare all’aterosclerosi come al risultato del colesterolo, dobbiamo invece constatare che è il risultato di talune carenze nutrizionali.

Molti dei disturbi che si presentano passati i 50 anni sono riconducibili all’azione dell’Omocisteina, il secondo difetto innato più comune del metabolismo degli aminoacidi. Le cause dell’innalzamento dell’Omocisteina nel sangue, come si è visto, possono essere sia genetiche, che nutrizionali.

La sua circolazione continua provoca anche un invecchiamento precoce che colpisce prima dell’età normale dell’invecchiamento. Più precisamente, si tratta di una lenta e progressiva sclerosi di organi e apparati, con un conseguente indurimento e disidratazione dei tessuti.
Tutto parte dalla sclerosi dei vasi sanguigni causata dall’Omocisteina, i quali all’inizio diventano meno elastici e col tempo, alle loro pareti, aderiscono anche placche di colesterolo.

Perciò, lo spazio per il passaggio del sangue diminuisce, le cellule diventano affamate, arriva anche meno ossigeno e non riescono a lavorare come prima. Allora la pressione del sangue aumenta per compensare, in primis, il rifornimento dell’ossigeno a tutte le cellule. Il cuore deve lavorare di più e più duramente, si stressa, si ingrossa e consuma gli antiossidanti disponibili, l’efficienza diminuisce e può arrivare un attacco di cuore o un altro disturbo per mancanza di antiossidanti.

L’Omocisteina facilita anche la produzione di un forte ossidante, il perossido di idrogeno, ovvero l’acqua ossigenata, che apporta un danno al colesterolo “cattivo” o LDL (perossidazione lipidica) che apre la strada all’aterosclerosi e danni alle membrane cellulari.
Negli ultimi anni i livelli alti di Omocisteina sono stati associati a molti disturbi.

Disturbi associati con livelli alti di Omocisteina:

  • aborto spontaneo
  • arteriopatia coronarica
  • arteriosclerosi
  • aterosclerosi
  • artrite reumatoide
  • disturbi cardiovascolari
  • cardiopatie
  • declino cognitivo delle persone anziane,
  • demenza senile
  • depressione
  • diabete non insulino-dipendente
  • difetti del tubo neurale
  • dislipidemia
  • disturbi neuro-psichiatrici, schizofrenia
  • emorragia accidentale
  • fattore di rischio indipendente per le malattie
  • ictus
  • infarto al miocardio
  • insufficienza renale
  • ipertensione
  • morbo di Alzheimer
  • morbo di Parkinson
  • obesità
  • occlusione vascolare periferica o cerebrale o vascolare retinica
  • osteoporosi
  • sclerosi multipla
  • teratogenicità
  • vasculopatia periferica

Livelli alti di Omocisteina accompagnano il diabete e la retinopatia proliferativa.
Livelli elevati di Omocisteina si osservano anche nell’artrite reumatoide, insufficienza renale, e nell’uricemia (acidi urici).

L’Adenosina in eccesso, che avrebbe dovuto reagire con la Metionina per attivarla a solfo adenosilmetionina (SAMe), viene degradata ad acido urico.
Livelli particolarmente elevati di Omocisteina si osservano con elevato consumo di caffè e di caffè unito al fumo.
Anche l’ingestione abituale di alcol è collegata a livelli elevati di Omocisteina.

IL LIVELLO DI OMOCISTEINA

Se non si controlla il livello di Omocisteina nel sangue si può instaurare uno squilibrio biochimico, lento ma inesorabilmente progressivo che può causare centinaia di disturbi e malattie anche croniche e mortali.

Nel Manuale di interpretazione degli esami di laboratorio si legge:

  • «Nota: l’Omocisteina è un aminoacido solforato che si forma in seguito a perdita di un gruppo metilico da parte della metionina. È considerato uno dei più importanti fattori di rischio cardiovascolare, infatti, livelli elevati aumentano il rischio di infarto cardiaco, di aterosclerosi e di trombosi venosa.
  • Indicazioni: valutazione del rischio cardiovascolare
  • Campione: sangue e urine.
  • Valori di riferimento: sangue < 12 µmol/l; urine < 32 mg/24h.
  • Dovrebbe essere un’analisi ordinaria da ricercare in ogni caso, invece non viene mai prescritta dal medico di base. Eppure, più del 30% delle morti sono legate a problemi cardio-circolatori probabilmente causati dall’Omocisteina.

    Un effetto collaterale della detossificazione di Fase II è la produzione di radicali liberi: per ciascuna tossina metabolizzata in Fase I si forma un radicale libero.
    L’antiossidante più importante per neutralizzare i radicali liberi generati dalla Fase I è il GLUTATIONE
    Poiché il Glutatione è necessario anche per uno dei processi più importanti di Fase II (coniugazione con glutatione), questo processo, se manca il Glutatione, non può avvenire.

    Ma le tossine trasformate dalla Fase I sono più reattive e se non vengono neutralizzate dalla Fase II possono causare danni molto seri, in particolare la carcinogenesi. Perciò la velocità con cui la Fase I genera intermedi delle tossine deve essere equilibrata dalla velocità con cui la Fase II termina la trasformazione (detossificazione).

    Gli enzimi di Fase I e II per funzionare necessitano dei seguenti nutrimenti:

    • Glutatione e i suoi precursori (componenti), gli aminoacidi:
    • glicina,
    • acido glutammico,
    • cisteina
    • Aminoacidi solforati contenenti zolfo :
      • cisteina/cistina,
      • metionina,
      • taurina,
      • SAMe (Solfo Adenosil-Metionina),
      • NAC (N-Acetil-Cisteina)
    • Aminoacidi
      • glicina,
      • glutammina,
      • arginina,
      • ornitina,
      • taurina
    • Vitamine:
      • B1,
      • B2,
      • B5,
      • B6,
      • C,
      • acido folico,
      • colina
    • Sali minerali:
      • magnesio
    • Oligoelementi:
      • zinco
      • rame,
      • molibdeno,
      • selenio

    CONCLUSIONI

    Tutti i disturbi e le malattie causate dall’Omocisteina, direttamente e indirettamente, sono provocati dalla carenza di alcuni nutrimenti (o della loro attivazione), o da mutazioni genetiche che  si possono superare con gli stessi nutrimenti.

    Articolo tratto dai documenti scaricabili dal sito del Dr. Giorgini dove potrete trovare una ricca Bibliografia.


     




Cosa ostacola il decollo di una Medicina Ortomolecolare per tutti

Considerazioni sulla non obiettività degli studi

Ci sono studi che sostengono la Medicina Ortomolecolare e studi che la sminuiscono dandola per inutile, se non addirittura rischiosa negli alti dosaggi di nutrienti.

L’esempio della Vitamina C e del Raffreddore

  • Per chi pratica la medicina ortomolecolare funziona nel raffreddore perché si assumono 2-3 grammi di vitamina C alle prime avvisaglie e prendendola ogni ora fino alla comparsa dell’indice di tolleranza (borbottio di pancia), che vuol dire saturazione di vitamina C, e la sintomatologia si riduce fino a risoluzione in poche ore.
  • per gli accademici ortodossi, non funziona usare la vitamina C per il raffreddore, perché ne danno solo 200 mg.

La vitamina C ha numerosi potenziali benefici per la salute, tra cui uno dei più noti è il supporto alla normale funzione immunitaria. Lo stesso Pauling studiò fortemente l’utilità di megadosi di vitamina C nella prevenzione e nel trattamento del raffreddore.

Tutti gli studi che seguono dopo la scoperta della Vitamina C e gli studi di Linus Pauling, Klenner, Hoffer, Irwin Stone (ed altri…) sono stati fatti usando dosi insufficienti di vitamina C e senza ripetere i dosaggi ogni 4 ore.

Ecco le considerazioni con gli studi che ostacolano il decollo di una Medicina Ortomolecolare per tutti

  • Nonostante i benefici rilevati da Pauling e da alcuni suoi predecessori, due importanti meta-analisi degli anni ’70 spensero l’interesse nei confronti di questa pratica, considerata pressoché inutile 23, 24.
  • Successive analisi segnalarono degli errori diretti o indiretti in tali studi, ma questo non fu sufficiente a invertire lo scetticismo generatosi verso questa pratica di medicina ortomolecolare 25.
  • Attualmente, secondo una recente revisione Cochrane, l’integrazione con almeno 200 mg di vitamina C al giorno non riduce il rischio di raffreddore negli adulti sani 25.
  • Tuttavia, dimezza il rischio di raffreddore (-51%) nelle persone esposte a un intenso stress fisico (ad esempio corridori di maratona, sciatori o soldati in condizioni subartiche).

Gli errori e i limiti della Ricerca “Scientifica”

I sostenitori della medicina ortomolecolare fanno tuttavia notare che negli studi sperimentali i benefici dell’integrazione di un determinato nutriente possono essere facilmente oscurati (volontariamente o involontariamente) agendo su numerosi elementi, come:

  • Protocolli non adeguati: ad esempio:
    • Negli studi osservazionali, inoltre, vi è un rischio di errore ancor più elevato. Ad esempio, nelle ricerche retrospettive è improbabile che una persona sia in grado di ricordare con precisione quanto cibo ha consumato durante l’ultima settimana, mese o anno.

      Magazine X115

Definizione di Medicina Ortomolecolare

La medicina ortomolecolare è una forma di medicina non convenzionale, o meglio conosciuta come “medicina alternativa” che ha l’obiettivo di mantenere o migliorare la salute umana attraverso l’integrazione nutrizionale.

In particolare, soprattutto agli esordi, la medicina ortomolecolare si basava prevalentemente sull’impiego di vitamine e minerali a dosaggi molte volte superiori all’assunzione alimentare raccomandata. Per questo motivo, è stata anche indicata come terapia megavitaminica.

Secondo i sostenitori della medicina ortomolecolare, molti disturbi e malattie deriverebbero da squilibri biochimici dovuti a uno stato nutrizionale non ottimale.

Tali squilibri potrebbero quindi essere corretti mediante l’uso personalizzato di integratori alimentari come vitamine, minerali, amminoacidi, oligoelementi, probiotici, fibre dietetiche e acidi grassi.

Originariamente definita nell’ambito del trattamento e della prevenzione delle malattie psichiatriche (es. niacina/niacinamide per la schizofrenia), la medicina ortomolecolare non è una terapia standard, ma viene personalizzata in base alle esigenze individuali.

Funziona?

Tuttavia, quando si parla di generalizzare l’uso degli integratori alimentari all’intera popolazione con finalità preventive, nel complesso mancano solide prove mediche per supportare i presunti benefici della medicina ortomolecolare.

Quindi, se a livello generale la medicina ortomolecolare appare poco o per niente efficace, a livello individuale, in specifici casi di patologie, polimorfismi genetici o esigenze nutrizionali, può avere un potere curativo vicino, pari o addirittura superiore ai farmaci di sintesi, con in più il vantaggio di avere meno effetti collaterali.

Fa bene o fa male?

Le vitamine e integratori fanno bene: Vero o falso nell’informazione

Storia

Nobel Linus Pauling, nel suo articolo seminale, Orthomolecular Psychiatry, pubblicato sulla rivista Science il 19 aprile 1968. molecola giusta.

niacinamide, vitamina C, tiamina e riboflavina.

Obiettivi

Il processo di invecchiamento è tipicamente accelerato dall’esposizione ai radicali liberi, dall’infiammazione frequente o cronica e dall’esposizione a sostanze tossiche (come metalli pesanti o idrocarburi industriali e agricoli). Invertire questo processo o rallentarlo è uno degli obiettivi della terapia ortomolecolare, insieme al trattamento dei problemi di salute.

L’approccio ortomolecolare ha informato lo sviluppo di diversi trattamenti, compreso l’uso di vitamina C per via endovenosa per il cancro e la sepsi, vitamina B6 per l’autismo, zinco per i disturbi alimentari, omega-3 per l’ADHD e molti altri.

Più che un modello di trattamento per la malattia, la medicina ortomolecolare si occupa essenzialmente di raggiungere e mantenere una salute e un benessere ottimali 1.

Esempi

Secondo i fautori della medicina ortomolecolare, con una conoscenza di base degli integratori, è possibile evitare i farmaci nel trattamento e nella prevenzione di molti problemi di salute.Inoltre, gli integratori dovrebbero far parte di un programma sanitario completo, che includa dieta, esercizio fisico e gestione dello stress.

Programma di trattamento ortomolecolare dell’IPERTENSIONE 2

Integratore Mattina Sera
Multivitaminico ad alto dosaggio ½ della dose giornaliera ½ della dose giornaliera
Vitamina C 1.000-2.000 mg 1.000-2.000 mg
Vitamina E 400 UI (possibilmente altri 400 UI)
Coenzima Q10 100-200 mg
Magnesio 200-300 mg 200-300 mg
Aglio, deodorato 500-1000 mg 500-1000 mg
Olio di pesce 600-1200 mg di Omega 3 600-1200 mg di Omega 3

Prove di efficacia

Secondo un’analisi di 29 studi sull’uomo, l’assunzione di un integratore di vitamina C (dose media 500mg) riduce la pressione sanguigna nei soggetti ipertesi di 3:

L’assunzione di integratori di magnesio può consentire riduzioni della pressione sanguigna fino a 12 mmHg 4, 5.

Una meta-analisi di 34 studi controllati randomizzati su un totale di 2.028 partecipanti ha scoperto che il magnesio supplementare, alla dose mediana di 368 mg/giorno (intervallo: 238-960 mg/giorno) per una durata media di 3 mesi (intervallo: 3 settimane-6 mesi), ha ridotto significativamente la pressione sistolica di 2,00 mm Hg e la pressione diastolica di 1,78 mm Hg 6.

In uno studio, 600-1.500 mg di estratto di aglio invecchiato si sono dimostrati efficaci quanto il farmaco atenololo nel ridurre la pressione arteriosa in un periodo di 24 settimane 7.

Il trattamento con coenzima Q10 può aiutare a ripristinare livelli ottimali di produzione di energia, ridurre il danno ossidativo e migliorare la funzione cardiaca 8.

Gli omega-3 possono ridurre i livelli di pressione sanguigna nelle persone con pressione alta 9, 10. Inoltre, possono mitigare il rischio cardiovascolare con un’azione antiaggregante piastrinica, antinfiammatoria e ipolipidemizzante 11, 12, 13, 14, 15.

Gestione dei LIVELLI LIPIDICI ELEVATI con integratori 2

Integratore Mattina Sera
Multivitaminico ad alto dosaggio ½ della dose giornaliera ½ della dose giornaliera
Vitamina C 1000-2000 mg 1000-2000 mg
Policosanoli 10 mg 10 mg
Cromo 200 mcg 200 mcg
L-Carnitina 500-1.000 mg 500-1.000 mg
Riso rosso fermentato 500-1.000 mg 500-1.000 mg

Prove di efficacia

Secondo una meta-analisi di 13 studi, l’assunzione di almeno 500 mg di vitamina C al giorno (da integratori) riduce significativamente il colesterolo LDL (cattivo) di circa 7,9 mg/dl e i trigliceridi di 20,1 mg/dl 16.

Un’analisi di 9 studi su un totale di 293.172 partecipanti ha rilevato che, dopo 10 anni, le persone che assumevano almeno 700 mg di vitamina C al giorno avevano un rischio di malattie cardiache del 25% inferiore rispetto a quelle che non assumevano un integratore di vitamina C 17.

Il riso rosso fermentato abbassa il colesterolo cattivo (LDL) ei trigliceridi, mentre aumenta il colesterolo buono (HDL) nel sangue 18, 19, 20.

In più studi su un totale di quasi 8.000 partecipanti, le persone che integravano con riso rosso fermentato hanno ridotto il colesterolo LDL e totale, senza danni alla funzionalità epatica o renale 21.

Una meta-analisi del 2013 di 17 studi su un totale di 1.625 partecipanti con insufficienza cardiaca ha rilevato che la L-carnitina orale (da 1,5 a 6 g al giorno) ha migliorato significativamente diverse misure della capacità funzionale cardiaca 22.


Futuri Sviluppi?

La scoperta delle numerosissime varianti genetiche, dovute ad esempio a polimorfismi a singolo nucleotide (SNP) nella popolazione, ha aperto le porte alla nutrigenomica. Questa scienza emergente sta alla base dell’evoluzione della nutrizione personalizzata che ha caratterizzato la medicina ortomolecolare.

In futuro, molto probabilmente, le raccomandazioni personalizzate diverranno sempre più specifiche e personalizzante, basandosi sul genoma e sulla biometria individuali 26.

Riferimenti


References

1. Pauling L. Vitamin C and the Common Cold. New York: W.H. Freeman & Co., 1970. []
2. Lemley KV. Thomas Addis and the Dietary Treatment of Kidney Disease. Journal of Orthomolecular Medicine. 1992:7(3):133-145. []
3. Lemley KV, Pauling L. Thomas Addis: July 17, 1881-June 4, 1949. Biogr Mem Natl Acad Sci. 1994;63:3-46. [PubMed] []
4. Thomas Addis: The Man Who Saved Pauling.” PaulingBlog. 11 March 2010, available at: https://paulingblog.wordpress.com/2010/03/11/thomas-addis-the-man-who-saved-pauling/




Acido Alfa Lipoico
Vitamina o acido grasso? Uso e dosaggi

Acido Alfa Lipoico (ALA)

  • Che cos’è L’Acido Alfa Lipoico
  • Concetti Chiave su Sintesi e Apporto Alimentare
  • Funzioni Importanti dell’Acido Lipoico
  • Benefici:
    • Antiossidante e deputato a produzione di energia
    • Neuropatie
    • Diabete
    • Dimagrimento
    • Invecchiamento della pelle
    • Salute del cuore
    • salute degli occhi
    • Ovaio Policistico
    • Bocca urente
  • Dosi e Modo d’uso
  • INTEGRATORI
  • BIBLIOGRAFIA

Che cosa è?

Era classificato fra le vitamine finché non si scoprì che veniva prodotto anche dal corpo attraverso altri alimenti (carne e pochi vegetali) e quindi ritenuto non essenziale da integrare, ma ha la peculiarità di stare bene sia in ambiente grasso (liposolubile) che acquoso (idrosolubile), tuttavia si predilige classificarlo come acido grasso, quindi è perfetto per la protezione del tessuto cerebrale.

Poiché l’acido lipoico è in grado di superare la barriera emato-encefalica, è uno dei pochi antiossidanti che possono impedire dall’interno danni cerebrali causati dai radicali liberi. Si ritiene inoltre che contribuisca a rafforzare i legami di connessione tra le cellule nervose e abbia un impatto positivo sulla sensibilità e sul tempo di risposta.

Concetti Chiave su Sintesi e Apporto Alimentare

  • Il corpo umano è naturalmente in grado di sintetizzare acido alfa-lipoico, che si trova anche in una varietà di alimenti ed è disponibile come integratore alimentare.
  • I prodotti di origine animale come carne rossa e frattaglie (rene, fegato, cuore) sono ottime fonti di acido alfa-lipoico, ma lo contengono anche alimenti vegetali come broccoli, pomodori, spinaci e cavoletti di Bruxelles.
  • Detto questo, gli integratori possono contenere fino a 1.000 volte più acido alfa-lipoico rispetto alle fonti alimentari 1.
  • L’acido lipoico supplementare risulta anche maggiormente biodisponibile rispetto a quello contenuto negli alimenti.
  • Tuttavia, diverse condizioni mediche sembrano essere accompagnate da bassi livelli di acido lipoico, in particolare diabete, cirrosi epatica e malattie cardiache 2.
  • Inoltre, l’acido lipoico prodotto nel corpo diminuisce con l’età, aumentando la suscettibilità dell’organismo ai danni indotti dai radicali liberi.

Funzioni Importanti dell’Acido Lipoico

  • Agisce come un potente antiossidante sia all’interno che all’esterno delle cellule 3, 2.
  • Elimina diverse specie reattive dell’ossigeno (ROS) 3.
  • Aiuta a rigenerare le vitamine antiossidanti liposolubili e idrosolubili (come le vitamine C ed E) 3, 2.
  • Promuove l’attività di altri antiossidanti, come il glutatione e il coenzima Q10, che sono due composti essenziali anti-invecchiamento che promuovono la salute 4.
  • Migliora il metabolismo degli zuccheri e dei grassi 2.
  • È un cofattore essenziale per gli enzimi respiratori mitocondriali 5. L’acido lipoico esercita un impatto “ringiovanente” sui mitocondri, proteggendoli dai livelli elevati di ROS che producono durante il processo di invecchiamento 6.
  • Ha anche un’azione antinfiammatoria, indipendentemente dalla sua attività antiossidante 2.

Benefici

La liposolubilità dell’acido lipoico rende efficace l’integrazione con questa molecola, grazie all’ottima biodisponibilità e alla possibilità di raggiungere e permeare agevolmente le membrane cellulari.

Al fine di ottimizzarne l’assorbimento intestinale, risulterebbe comunque importante evitare la contestuale assunzione con gli alimenti. Gli integratori di acido lipoico vanno quindi assunti a stomaco vuoto.

Ormai da tempo, l’integrazione con acido alfa lipoico è proposta per:

  • espletare una funzione neuroprotettiva, evidentemente sulla base del ruolo antiossidante, riducendo così il deterioramento della funzionalità nervosa in alcune patologie ad andamento cronico e degenerativo.

In alcune parti d’Europa, l’acido lipoico è stato approvato come farmaco per il trattamento della neuropatia diabetica. È stato dimostrato che migliora la sensibilità all’insulina e la microcircolazione degli arti, mentre riduce i sintomi neuropatici 3, 7.

Altri Benefici

In uno studio condotto su 44 uomini infertili, 600 mg/die di acido lipoico per 12 settimane hanno aumentato significativamente il numero totale, la concentrazione e la motilità degli spermatozoi 44. In un altro studio RCT, l’integrazione di acido alfa-lipoico (600 mg/die per 80 giorni) ha migliorato alcuni parametri della salute dello sperma, ma non ha migliorato i tassi di fertilità 44a.

In 44 pazienti con emicrania, l’acido lipoico ha ridotto la frequenza, la durata e l’intensità dell’emicrania 45.

L’integrazione di acido lipoico a breve termine ha protetto il DNA e le cellule dallo stress ossidativo indotto dall’esercizio fisico 46. Ha anche migliorato la rigenerazione muscolare in 16 uomini fisicamente attivi 47. Sono naturalmente necessari ulteriori studi clinici per determinare se gli integratori di acido alfa lipoico sono effettivamente utili nel trattamento di tutte queste condizioni.

ALA Antiossidante e deputato alla produzione di energia

L’acido lipoico è un composto chimico complesso, caratterizzato anche dalla presenza di atomi di zolfo. Tale complessità è strettamente legata alla sua funzione principale, che è quella antiossidante.

L’acido lipoico presenta una duplice funzione, orientata:

  • alla protezione dallo stress ossidativo da un lato;
  • all’ottimizzazione del normale flusso energetico cellulare dall’altro.

L’acido lipoico è infatti in grado di contribuire alle difese cellulari permettendo la rigenerazione di antiossidanti endogeni come la Vitamina E, la Vitamina C e il Glutatione.

In questo modo protegge le strutture cellulari, come membrane plasmatiche, proteine strutturali, enzimi e DNA, dal potenziale danno indotto dalle specie reattive dell’ossigeno.

Occorre poi ricordare la funzione metabolica dell’acido lipoico, che all’interno dei mitocondri interviene nel normale svolgimento di numerose reazioni cataboliche, come la decarbossilazione del piruvato, di derivati aminoacidici o l’avanzamento del ciclo di Krebs.


NEUROPATIE

Neuropatie

La neuropatia, o danno ai nervi, è una complicanza comune e potenzialmente grave del diabete. Il danno ai nervi è permanente e i suoi sintomi possono essere difficili da alleviare.

Gli studi dimostrano che l’acido lipoico migliora questi sintomi, come dolore lancinante e bruciore, intorpidimento e sensazioni di pizzicore 8, 9, 10, 11. Lo fa migliorando la vasodilatazione endotelio-dipendente mediata dall’ossido nitrico, con effetti benefici sulla microcircolazione 11a.

Benefici significativi dell’acido alfa-lipoico sui sintomi della neuropatia diabetica sono stati osservati già dopo poche (2-4) settimane dall’integrazione (a dosaggi di 300-600 mg/die) 11b. L’acido lipoico migliora anche la funzione dei nervi motori e riduce la glicemia 12.

Inoltre, rappresenta un possibile rimedio alternativo per altri tipi di neuropatia.

Rallenta la progressione della sindrome del tunnel carpale nelle sue prime fasi. Questa condizione è caratterizzata da intorpidimento o formicolio nella mano causato da un nervo pizzicato a livello del polso 13. L’assunzione di acido alfa-lipoico prima e dopo l’intervento chirurgico per la sindrome del tunnel carpale ha dimostrato di migliorare il recupero 14.

L’acido lipoico ha anche ridotto il dolore sciatico causato da un’ernia del disco. I pazienti trattati con acido lipoico hanno riferito una ridotta necessità di ricorrere all’analgesia 15.

L’acido lipoico ha migliorato la qualità della vita nei pazienti con neuropatie. Una riduzione significativa è stata osservata in una serie di parametri del dolore, come intensità, bruciore, disagio e dolore superficiale 16.


DIABETE

Diabete

L’acido alfa-lipoico ha dimostrato di:

  • ridurre la resistenza all’insulina,
  • migliorare il controllo della glicemia,
  • alleviare i sintomi di danni ai nervi
  • ridurre il rischio di retinopatia diabetica.

Nei pazienti con diabete di tipo 2, l’acido lipoico riduce la glicemia e migliora la sensibilità all’insulina 17, 18, 19, anche negli adulti in sovrappeso con diabete di tipo 2 20.

Nei pazienti diabetici di tipo 2, l’acido alfa-lipoico ha migliorato gli indici metabolici e la disfunzione erettile. La supplementazione di acido lipoico ha ridotto il BMI, l’emoglobina glicata, gli indici di infiammazione, il peso corporeo, la pressione diastolica, il colesterolo LDL e i trigliceridi 21, 21a

Tuttavia, nonostante confermi questi miglioramenti dei fattori di rischio cardiometabolico nei pazienti con diabete di tipo 2, una revisione e meta-analisi di 16 studi RCT (1.035 pazienti) li ha giudicati clinicamente non importanti 21a.

Secondo un altro lavoro di ricerca, l’acido alfa lipoico potrebbe dimezzare il rischio di insorgenza del diabete di tipo 2 22a.

L’integrazione di acido lipoico ha mostrato risultati promettenti per il controllo del diabete e delle complicanze diabetiche, comprese le complicanze cardiovascolari e neuropatiche.

DIMAGRIMENTO

Dimagrimento

La ricerca ha dimostrato che l’acido alfa-lipoico può influenzare la perdita di peso in diversi modi.

In diversi studi su soggetti in sovrappeso od obesi, l’acido lipoico è stato associato a una leggera perdita di peso, accompagnata da una riduzione della circonferenza della vita 23, 5, 24.

Un’analisi di 12 studi ha scoperto che le persone che hanno assunto un integratore di acido alfa-lipoico, per una media di 14 settimane, hanno perso in media 0,69 kg in più rispetto a quelle che assumevano un placebo 26. Nella stessa analisi, l’acido alfa-lipoico non ha influenzato significativamente la circonferenza della vita.

Nel complesso, l’acido lipoico può avere un ruolo nella gestione del peso, ma il suo effetto potrebbe non essere abbastanza forte da fare una grande differenza.


INVECCHIAMENTO PELLE

Invecchiamento della Pelle

La ricerca ha dimostrato che l’acido alfa-lipoico può aiutare a combattere i segni dell’invecchiamento cutaneo. Quando l’acido alfa-lipoico viene applicato sulla pelle, si incorpora negli strati interni della pelle e offre una protezione antiossidante contro le dannose radiazioni UV del sole 27, 28.

Inoltre, l’acido alfa-lipoico aumenta i livelli di altri antiossidanti, come il glutatione, che aiutano a proteggere dai danni della pelle e possono ridurre i segni dell’invecchiamento 29, 30.

Applicato direttamente sulla pelle, l’acido lipoico ha anche aumentato lo spessore 31 e diminuito la ruvidità e il danno solare della pelle di donne anziane 32.

48b.

48b.

L’acido lipoico topico ha anche invertito i danni alla pelle causati dal fumo di sigaretta 33.

Inoltre, lacido lipoico ha accelerato la riparazione delle ferite in pazienti affetti da ferite croniche sottoposti a terapia con ossigeno iperbarico (HBO) 34, 35, 36.


CUORE

Salute del Cuore

L’acido alfa-lipoico esibisce forti proprietà antiossidanti, che possono ridurre l’infiammazione e ridurre i fattori di rischio di malattie cardiache. Molti studi suggeriscono il suo ruolo potenziale nella prevenzione e nel trattamento dell’aterosclerosi (indurimento delle arterie) e delle relative malattie cardiovascolari 7.

In primo luogo, le proprietà antiossidanti consentono all’acido alfa-lipoico di neutralizzare i radicali liberi e ridurre lo stress ossidativo (che è collegato a danni che possono aumentare il rischio di malattie cardiache) 37.

In secondo luogo, è stato dimostrato che migliora la disfunzione endoteliale, una condizione in cui i vasi sanguigni non possono dilatarsi correttamente, aumentando i rischi di infarto e ictus 38, 37.

Una revisione degli studi ha scoperto che l’assunzione di un integratore di acido alfa-lipoico ha abbassato i livelli di trigliceridi e colesterolo LDL (cattivo) negli adulti con malattia metabolica 39.

Per quanto riguarda l’ipertensione, studi clinici hanno dimostrato che l’acido lipoico da solo non è molto efficace nel ridurre la pressione arteriosa. La sua efficacia senza l’uso di altre strategie è dunque limitata 6.

In una recente meta-analisi di 11 studi randomizzati e controllati (su un totale di 674 soggetti), l’integrazione di acido alfa lipoico (da 600 a 1.800 mg/die per 8-48 settimane) ha ridotto la pressione arteriosa sistolica in media di 5,5 mmHg (certezza dell’evidenza moderata) e quella diastolica in media di 3,4 mmHg (certezza dell’evidenza alta) 39a.


OCCHI

Salute degli Occhi

Lo stress ossidativo, che aumenta con l’invecchiamento e con malattie come il diabete, può avere effetti dannosi sulla vista. Secondo alcuni studi, l’acido lipoico può aiutare a contrastare lo stress ossidativo a livello degli occhi.

In uno studio, l’acido lipoico ha migliorato la vista e altri sintomi in 45 pazienti con glaucoma 40. Ha anche migliorato la qualità della vita correlata alla vista nei pazienti con degenerazione maculare legata all’età (AMD) 41.

L’acido lipoico ha inoltre inibito la formazione di cataratta diabetica negli animali 42, 43.

Ulteriori ricerche saranno necessarie per determinare il ruolo dell’acido lipoico nella salute dell’occhio umano.


OVAIO POLICISTICO

Ovaio policistico

Secondo una revisione di 7 studi RCT, l’integrazione di acido alfa lipoico ha prodotto riduzioni significative della glicemia a digiuno (moderata certezza dell’evidenza) e della resistenza all’insulina (bassa certezza dell’evidenza) rispetto al gruppo di controllo 44b.


BOCCA URENTE

Sindrome della bocca urente

La sindrome della bocca urente provoca sensazioni di bruciore o disagio nella cavità orale senza lesioni evidenti 44c.

Secondo una revisione di 9 studi RCT, 2/3 degli studi indicano che l’integrazione di ALA è più efficace rispetto al placebo nel trattamento del disturbo.


MODO D'USO

Dosi e Modo d’Uso

La supplementazione per via orale con acido lipoico si è generalmente rivelata sicura e priva di effetti collaterali a dosaggi normalmente consigliati, ossia compresi tra i 50 e i 600 mg giornalieri.

Una dose orale di 600 mg una volta al giorno sembra fornire il rapporto rischio-beneficio ottimale 48.

Per dosi superiori ai 1200 mg giornalieri si sono documentate reazioni avverse, quali parestesie (formicolii), diarree, crampi addominali, nausea, vomito e incremento delle transaminasi.

Per quanto riguarda il suo uso per periodi prolungati in modo continuativo, esistono studi di due anni di durata in cui non è stato riscontrato alcun effetto negativo significativo.

Tuttavia, nonostante gli indici di sicurezza finora esposti, si consiglia, in presenza di determinati stati patologici o in associazione a terapie farmacologiche, di consultare il medico prima dell’uso.

Alimentazione

L’acido alfa lipoico è prodotto in piccole quantità dal nostro organismo, a livello mitocondriale, partendo da:

  • L-cisteina.

Gli alimenti che possono apportare questo nutriente sono soprattutto le carni rossi e le frattaglie (come fegato e cuore).
In minore percentuale, l’acido alfa lipoico può essere introdotto con il consumo di cavoli, spinaci, broccoli, carote, patate, barbabietole e lievito di birra.
Ne consegue che una dieta sana, che includa carne e verdure, è un’ottima fonte di questo nutriente.


INTEGRATORI

Integratori Alimentari

Nel corpo umano, la sintesi di acido alfa lipoico diminuisce progressivamente con l’invecchiamento. Al fine di ottenere le giuste quantità necessarie per prevenire e gestire condizioni specifiche, è possibile integrare la dieta con prodotti specifici.

Un integratore alimentare che contenga acido lipoico nella sua formulazione rappresenta un’ottima strategia per tenere sotto controllo i radicali liberi.
Un simile supporto è indicato soprattutto nei periodi di maggiore affaticamento psicofisico.

L’acido alfa lipoico è conosciuto anche per suoi potenziali effetti sul dimagrimento. L’utilizzo di questa sostanza sembra correlare ad un aumento della sensibilità dei tessuti all’insulina, da cui consegue un abbassamento dei livelli ematici di glucosio.

Traducendo, l’acido alfa lipoico sarebbe in grado di promuovere l’uso dei carboidrati come fonte di energia.


Agisce favorevolmente sul funzionamento di alcuni enzimi coinvolti nei processi metabolici per la produzione di energia.

30 capsule da 450 mg


– Vegan

L’acido alfa lipoico di Now Foods è studiato appositamente per:

  • agire in fase acquosa e lipidica
  • rigenerare altri antiossidanti (in particolare vitamina A, C, E, coenzima Q10)
  • aumentare la produzione e la biodisponibilità del glutatione
  • supportare l’eliminazione dei radicali liberi

Studi clinici suggeriscono che l’acido alfa lipoico (ALA) può essere un valido supporto nel controllare i livelli di zucchero nel sangue, nel ridurre lo stato infiammatorio generale dell’organismo, e nel diminuire lo stress ossidativo naturalmente legato all’età, migliorando la memoria e la salute del cervello.

Assumere 1 capsula al giorno (fuori pasto)


  • Indicato anche per vegetariani e vegani
  • Antiossidante e distruttore di radicali liberi
  • Aiuta le funzioni pancreatiche e i normali livelli di zuccheri nel sangue
  • Supporta i nervi periferici e le funzioni endocrine
  • 2 cps al giorno (lontano dai pasti)


    BIBLIOGRAFIA

    Riferimenti bibliografici

    1. Golbidi S, Badran M, Laher I., “Diabetes and alpha lipoic Acid”, Front Pharmacol, 2011 Nov 17(vedi fonte)
    2. S. Saboori, E. Falahi, E. Eslampour, M. Zeinali Khosroshahi, E. Yousefi Rad, “Effects of alpha-lipoic acid supplementation on C-reactive protein level: A systematic review and meta-analysis of randomized controlled clinical trials”, Nutrition, Metabolism and Cardiovascular Diseases, ìAugust 2018ì(vedi fonte)
    3. Fava A, Pirritano D, Plastino M, “The Effect of Lipoic Acid Therapy on Cognitive Functioning in Patients with Alzheimer’s Disease”, Journal of neurodegenerative disease, 2013 Mar 30(vedi fonte)
    4. Gianturco V, Bellomo A, D’Ottavio E, Formosa V, Iori A, Mancinella M, Troisi G, Marigliano V., “Impact of therapy with alpha-lipoic acid (ALA) on the oxidative stress in the controlled NIDDM: a possible preventive way against the organ dysfunction?”, Arch Gerontol Geriatr. 2009(vedi fonte)
    5. Shay KP, Moreau RF, Smith EJ, Smith AR, Hagen TM.Alpha-lipoic acid as a dietary supplement: Molecular mechanisms and therapeutic potential. Biochimica et biophysica acta. 2009;1790(10):1149-1160. doi:10.1016/j.bbagen.2009.07.026.(vedi fonte)
    6. Gomes MB, Negrato CA.Alpha-lipoic acid as a pleiotropic compound with potential therapeutic use in diabetes and other chronic diseases. Diabetology & Metabolic Syndrome. 2014;6:80. doi:10.1186/1758-5996-6-80.(vedi fonte)
    7. Szeląg M, Mikulski D, Molski M.Quantum-chemical investigation of the structure and the antioxidant properties of -lipoic acid and its metabolites. Journal of Molecular Modeling. 2012;18(7):2907-2916. doi:10.1007/s00894-011-1306-y.(vedi fonte)

    Fonte articolo: Magazine X115





    Diventa medico di te stesso
    Il falso mito del colesterolo cattivo e la carenza di vitamina C

     

    Il dr Nacci scrive in un linguaggio molto semplice ed alla portata di tutti per arrivare a più persone ed in merito al colesterolo, ritiene importante sottolineare quanto segue.

    Ma tutto ciò non avviene mai.
    la carenza cronica di vitamina C nell’uomo e nella scimmia .


    LA MINACCIA DELLE STATINE

    TRATTO DAL LIBRO : DIVENTA MEDICO DI TE STESSO di Giuseppe Nacci


    Diventa Medico di Te Stesso — Libro

    Giuseppe Nacci

    Premio quale miglior libro a tema scientifico dell’anno 2006. Vedi attestato

     

    • Come rafforzare il proprio sistema immunitario,
    • quali cibi mangiare e quali invece evitare,
    • imparare a leggere le etichette apposte sugli alimenti,
    • porre la propria attenzione sulla provenienza dei cibi,
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    • sono questi alcuni dei temi trattati dall’Autore in questo suo lavoro.

    Un volume dedicato a quanti vogliano approfondire l’argomento salute, ponendosi l’Autore l’obbiettivo di fornire una guida alla conoscenza di quelli che sono gli elementi necessari all’organismo perché possa mantenersi in perfetta efficienza, ma una volume utile anche ai medici di base ed agli operatori sanitari, che debbono confrontarsi ogni giorno con i loro pazienti e con le loro rispettive patologie.

    Le conclusioni, cui l’Autore perviene, sono il frutto di anni di ricerca e di studio basato non solo su migliaia di studi scientifici – condotti, a livello mondiale e sin dall’inizio del XX secolo, da ricercatori di fama internazionale –, ma anche sui risultati di attente ricerche svolte in campo farmaceutico ed erboristico: l’Autore, puntuale nell’osservare finanche i rimedi utilizzati nelle tradizioni popolari di diverse culture – orientali ed occidentali –, si è prefissato lo scopo di cogliere quegli elementi d’unione tra scienza medica e medicina popolare che possano rappresentare una base dalla quale muovere al fine di ottenere un rimedio efficace anche contro il cancro.


    Siamo abituati a sentire solo le cose cattive sul colesterolo. Ma la verità è che il nostro corpo ha…

     

    Le statine, noti farmaci con diversi nomi commerciali, non abbassano i rischi di avere attacchi cardiaci ed ictus. Lo evidenziano…

     

     

    Per conoscere il rapporto tra Colesterolo Totale e Colesterolo HDL basta dividere il colesterolo totale per il valore del colesterolo…

     

    Colesterolo e suicidio articolo del Dr David Grimes La falsa idea che il colesterolo sia cattivo si è radicata nella…

     

    Gli effetti della supplementazione di vitamina C sui valori del colesterolo LDL sono stati ben indagati nel corso di una metanalisi già nel 2008.

    Confrontando i risultati di 13 studi clinici pubblicati tra il 1970 e il 2007 e condotti su persone con ipercolesterolemia, la ricerca ha dimostrato che la somministrazione di 500 milligrammi di acido ascorbico per un periodo minimo di 4 settimane produce una riduzione dei livelli di colesterolo LDL.

    ricerca apparsa su The American Journal of Clinical Nutrition che aveva verificato l’associazione di elevati livelli di vitamina C nel sangue ad alti valori di colesterolo HDL.

    La vitamina C riduce il colesterolo | Luca Avoledo – Salute, alimentazione e rimedi naturali

     


     




    Le vitamine utili per la memoria e la concentrazione

    Generalità

    Un buono stato nutrizionale è importante per il mantenimento della normale funzione cognitiva.

    Il cervello umano richiede infatti un apporto costante di nutrienti, necessari per il metabolismo energetico dei neuroni, la sintesi e l’azione dei neurotrasmettitori e la propagazione degli impulsi nervosi.

    Tra i nutrienti essenziali per il cervello rientrano anche diverse vitamine, che agiscono principalmente come cofattori nella produzione di energia dal glucosio.

    Di conseguenza, le carenze di questi micronutrienti, soprattutto delle vitamine del gruppo B, hanno effetti negativi sulla cognizione.

    Questo è il motivo per cui esiste un diffuso interesse dei consumatori nei confronti degli integratori di vitamine per la memoria e la concentrazione.

    Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per chiarire se l’integrazione vitaminica possa migliorare le funzioni cognitive legate alla memoria e alla concentrazione.

    Vitamine e Cervello

    Le vitamine del gruppo B – tra cui tiamina, riboflavina, niacina e acido pantotenico – insieme ai composti acido lipoico e coenzima Q10, partecipano a varie reazioni che metabolizzano il glucosio in ATP, anidride carbonica e acqua.

    A questi nutrienti, si aggiungono alcuni minerali, come magnesio, ferro e manganese, necessari per il completo metabolismo del glucosio con produzione di energia.

    La biotina è inoltre necessaria per un enzima chiave nella via gluconeogenica, mentre vitamina E e C proteggono il cervello dallo stress ossidativo.

    Oltre a vari amminoacidi, diverse vitamine del gruppo B, tra cui tiamina, riboflavina, niacina, vitamina B6, folati e vitamina B12, sono necessarie come cofattori per la sintesi di neurotrasmettitori. Anche la vitamina C è necessaria per la sintesi di noradrenalina.

    Infine, alcuni micronutrienti possono influenzare la velocità di propagazione degli impulsi nervosi. In particolare, un adeguato apporto di folati e vitamina B12 è importante per l’integrità della guaina mielinica, mentre la tiamina è necessaria per il mantenimento del potenziale di membrana del nervo e per una corretta conduttanza nervosa.

    Vitamine per la Concentrazione

    Gli studi clinici sull’effetto dell’integrazione di vitamine sulle prestazioni cognitive sono generalmente limitati e i loro risultati sono inconcludenti, perché discordanti (a volte positivi, altre negativi).

    Inoltre, per valutare gli effetti dell’integrazione, gli studi eseguiti hanno utilizzato diverse decine di compiti cognitivi differenti, rendendo così difficile il confronto e l’interpretazione complessiva dei risultati 1.

    È invece ben stabilito che le carenze di micronutrienti, in particolare le carenze di vitamine del gruppo B, hanno effetti negativi sulla cognizione. Seguire una buona dieta sana ed equilibrata è quindi importante per una salute ottimale e il normale funzionamento del sistema nervoso.

    Multivitaminici

    Uno studio in doppio cieco controllato con placebo della durata di un anno è stato condotto su 127 giovani adulti sani (di età compresa tra 17 e 27 anni), trattati con 9 vitamine a dosaggi pari a 10 volte la raccomandazione quotidiana 2.

    Rispetto alle misurazioni di base, l’integrazione vitaminica ha prodotto miglioramenti su due test dell’attenzione nelle donne ma non negli uomini. Tuttavia, le differenze con il placebo non erano statisticamente significative.

    Uno studio randomizzato di 12 settimane, in doppio cieco, controllato con placebo su 81 bambini (8-14 anni) residenti nel Regno Unito ha rilevato che l’uso quotidiano di un integratore multivitaminico/minerale, contenente la maggior parte delle vitamine, nonché ferro, rame, zinco, calcio e magnesio, è stato associato a un aumento della precisione su un compito di attenzione (test di Arrows Flankers) 3.

    L’assunzione di integratori multivitaminici/minerali sembra associata anche a cambiamenti favorevoli dello stato d’animo o al benessere psicologico. Questo può tradursi anche in maggiori energie mentali e in un conseguente miglioramento della concentrazione.

    Studi sui Benefici dei Multivitaminici per l’Umore

    Uno studio randomizzato, in doppio cieco contro placebo, su 129 giovani adulti sani ha scoperto che l’assunzione per un anno di un integratore contenente 9 vitamine (vitamina A, tiamina, riboflavina, niacina, vitamina B6, acido folico, vitamina B12, vitamina C e vitamina E, a dosaggi 10 volte superiori a quelli delle RDA) ha migliorato l’autovalutazione dell’umore 4.

    Similmente, un altro studio su 80 uomini sani, di età compresa tra 18 e 42 anni, ha rilevato che l’uso di un integratore multivitaminico/minerale per 28 giorni ha portato a riduzioni delle misure soggettive di ansia e stress percepito 5.

    Un altro studio su 215 uomini, di età compresa tra 35 e 55 anni, ha esaminato gli effetti delle vitamine del gruppo B (da 3 a 13 volte l’RDA, ad eccezione dell’acido folico che è stato incluso a una dose equivalente alla RDA), vitamina C (500 mg/giorno) e i minerali zinco (10 mg/giorno), calcio (100 mg/giorno) e magnesio (100 mg/giorno) sull’umore e sullo stress percepito 6.

    Rispetto al placebo, gli uomini che hanno assunto l’integratore multivitaminico-minerale per 33 giorni hanno ottenuto miglioramenti nei punteggi di vigore-attività, beneficiando anche di una riduzione dello stress e della stanchezza mentale prima e dopo una serie di compiti cognitivamente impegnativi.

    Infine, in uno studio di 30 giorni su 300 adulti (di età compresa tra 18 e 65 anni), l’integrazione con vitamine del gruppo B (a dosi da circa 3 a 13 volte la RDA, escluso l’acido folico assunto al 100% della RDA), vitamina C (1.000 mg/ giorno), calcio (100 mg/giorno) e magnesio (100 mg/giorno) ha prodotto miglioramenti significativi in vari punteggi di stress psicologico rispetto al placebo 7.

    Carenza di Vitamine del Gruppo B e Integrazione negli Anziani

    Gli studi dimostrano che livelli bassi o carenti di alcune vitamine del gruppo B possono portare a sintomi di nebbia cerebrale, con problemi di memoria, difficoltà di concentrazione e stress.

    Ad esempio, uno studio su 39.000 persone ha scoperto che bassi livelli di vitamina B12 erano associati a una minore attenzione e memoria 8. Anche le carenze di altre vitamine del gruppo B, tra cui vitamina B6 e folati, possono produrre difficoltà di concentrazione e memoria 9, 10.

    Nelle persone con bassi livelli di vitamine del gruppo B, come accade più spesso negli anziani, gli integratori possono quindi aiutare a ridurre questi sintomi.

    In uno studio su 202 persone con deterioramento cognitivo e livelli di vitamina B12 bassi o carenti, l’integrazione di vitamina B12 ha portato a un miglioramento della cognizione nell’84% dei partecipanti, e della memoria e attenzione nel 78% dei partecipanti 11.

    Un altro studio ha trovato che la vitamina B6 (20 mg/die di piridossina cloridrato) assunta per tre mesi ha prodotto un miglioramento della memoria, in particolare della memoria a lungo termine, in 38 uomini anziani sani (70-79 anni) rispetto al gruppo placebo 12.

    Inoltre, uno studio controllato con placebo su 211 donne adulte sane di età diverse ha trovato che l’integrazione di vitamine del gruppo B (750 mg/die di acido folico, 75 mg/die di vitamina B6, e 15 μg/die di vitamina B12) ha solo leggermente migliorato alcune funzioni mnemoniche 13.

    Tuttavia, non mancano studi dai risultati negativi.

    Ad esempio, uno studio in doppio cieco, controllato con placebo randomizzato su 162 anziani (≥ 70 anni) con lieve carenza di vitamina B12 ha trovato che l’integrazione di vitamina B12 per 24 settimane, da sola o in combinazione con l’acido folico, non ha migliorato le prestazioni di a memoria 14.

    Uno studio di un anno controllato con placebo in adulti di età pari o superiore a 65 anni ha rilevato che l’integrazione giornaliera con un multivitaminico/minerale non ha giovato alle prestazioni cognitive 15.

    Vitamina B12

    La vitamina B12 è una vitamina idrosolubile necessaria per la formazione dei globuli rossi, la funzione neurologica e la sintesi del DNA.

    La carenza di vitamina B12 è stata collegata a disturbi psichiatrici, inclusi disturbi della memoria, irritabilità, depressione e demenza 120.

    Ricerche recenti hanno dimostrato un legame tra le concentrazioni plasmatiche di vitamina B12 e la funzione cognitiva, oltre a un potenziale nel ridurre il tasso di atrofia cerebrale 121, 122.

    Negli Stati Uniti e nel Regno Unito, la carenza di vitamina B12 interessa circa il 6% della popolazione e fino a circa il 20% degli adulti di età superiore ai 60 anni 123.

    Poiché la vitamina B12 si trova solo negli alimenti di origine animale, una dieta vegana seguita per lunghi periodi può causare una carenza di vitamina B12. Gli studi indicano che fino all’80-90% dei vegetariani e dei vegani può esserne carente 124, 125.

    Vitamina D

    La vitamina D è nota per la sua importanza nel normale sviluppo e funzionamento del cervello 47. Di conseguenza, la carenza di vitamina D può compromettere le capacità cognitive.

    In effetti, alcuni studi sugli anziani hanno collegato livelli inferiori di 25-idrossivitamina D con scarse prestazioni cognitive 16, 17, 18, 19. Viceversa, livelli più elevati di 25-idrossivitamina D sono stati associati a misure migliori nelle prestazioni cognitive 20, 21.

    La carenza di vitamina D è inoltre associata a un aumentato rischio di sintomi depressivi. Pertanto, gli integratori di vitamina D possono aiutare ad aumentare i livelli di vitamina D e con essi migliorare anche i sintomi depressivi 22, 23 ,24, 25, 26.

    Altri studi mostrano che l’integrazione di vitamina D può migliorare la salute mentale generale, inclusi umore, pensieri negativi e sintomi di ansia e depressione 27, 28.

    Ad esempio, uno studio su 42 donne in postmenopausa carenti di vitamina D ha scoperto che coloro che hanno integrato con 2.000 UI di vitamina D al giorno per 1 anno hanno ottenuto risultati migliori nei test di apprendimento e memoria rispetto a coloro che hanno assunto dosi di 600 UI o 4.000 UI al giorno 29.

    Ciò suggerisce che l’integrazione con vitamina D può sostenere memoria e concentrazione. Sono tuttavia necessarie ulteriori ricerche, in particolare da studi randomizzati controllati, per determinare se l’integrazione di vitamina D possa avere effetti positivi sulla cognizione nella popolazione generale 30.

    Vitamina C

    Sebbene lo scorbuto sia raro nelle popolazioni occidentali, la carenza di vitamina C è la quarta carenza alimentare più diffusa negli Stati Uniti, coinvolgendo il 5-15% della popolazione 115.

    Una revisione di 50 studi sull’uomo ha rilevato che i soggetti con livelli ematici più elevati di vitamina C o con un’assunzione maggiore hanno punteggi di attenzione, memoria e linguaggio migliori rispetto a quelli con livelli ematici o di assunzione inferiori 116.

    Dall’analisi dei dati è emersa un’associazione significativa tra le concentrazioni plasmatiche di vitamina C e le prestazioni in compiti che coinvolgevano attenzione, concentrazione, memoria di lavoro, velocità decisionale, richiamo ritardato e totale e riconoscimento 117.

    Uno studio che ha incluso 80 adulti sani ha scoperto che le persone con adeguati livelli ematici di vitamina C hanno ottenuto – rispetto ai soggetti con bassi livelli della vitamina – risultati significativamente migliori nei test che valutavano la memoria, l’attenzione, il tempo di reazione e la concentrazione 31.

    Bassi livelli di vitamina C possono anche influenzare negativamente l’umore, tanto che la carenza di vitamina C è collegata alla depressione e al deterioramento cognitivo 32.

    Uno studio su 139 giovani ha invece scoperto che livelli più alti di vitamina C erano associati a un miglioramento dell’umore e a tassi più bassi di depressione e confusione 33.

    Inoltre, uno studio suggerisce che l’integrazione di vitamina C può migliorare l’umore nelle persone con depressione subclinica 34.

    Gli studi osservazionali hanno anche rilevato concentrazioni plasmatiche di vitamina C più basse nei pazienti con demenza o morbo di Alzheimer, rispetto a soggetti cognitivamente sani 35, 36, 37.

    Inoltre è stata riportata una migliore funzione cognitiva o un minor rischio di compromissione cognitiva nei soggetti anziani con una più alta concentrazione plasmatica di vitamina C 38, 39, 40, 41.

    Vitamina E

    Le vitamine C ed E sono due importanti vitamine antiossidanti

    Poiché il declino cognitivo legato all’età è stato collegato al danno ossidativo indotto dai radicali liberi nel cervello 42, 43, gli integratori antiossidanti potrebbero aiutare a proteggere il cervello dall’invecchiamento cognitivo.

    Alcuni studi osservazionali su persone anziane hanno anche scoperto che livelli ematici più bassi di vitamina C o vitamina E erano associati a prestazioni peggiori nei test cognitivi della memoria 44,45, 46.

    Un altro studio ha invece esaminato l’effetto dell’uso di integratori di vitamina E (per una media di 14 mesi) sulle prestazioni della memoria in pazienti con malattia di Parkinson precoce e non trattata. Tuttavia, non sono stati osservati benefici 47.

    Un altro studio ha valutato se la stessa dose di α-tocoferolo (2.000 UI/giorno), fornita per due anni, potesse trattare il morbo di Alzheimer moderatamente grave. Rispetto all’uso di un placebo (84 pazienti), l’uso di α-tocoferolo (85 pazienti) ha rallentato significativamente la progressione della malattia 48.

    Anche un altro studio ha scoperto che elevate quantità di vitamina E possono aiutare le persone con malattia di Alzheimer da lieve a moderata 49.

    50.

    Magazine X115


     




    Osteoporosi. Il calcio non è l’unico minerale costituente delle ossa

    Credits Immage: CB- Creative Bloq

    Spesso si prende uno o due integratori e si pensa che magari riescano da soli a fare il lavoro, ma non è così semplice ripristinare il tessuto osseo perduto se ci sono delle condizioni che continuano a consumarlo. Ad esempio se si continua a fare una vita sedentaria o prendere farmaci, fumare, o prendere vitamina D senza tutti i cofattori.

    Il presente articolo mostra i principali nutrienti e strategie per il sostegno della struttura ossea, ma non si fa carico della personale diagnosi, cura e monitoraggio delle ossa. Pertanto, ogni integrazione qui consigliata potrebbe senza dubbio essere la base di discussione con il vostro medico.

    L’osteoporosi non è soltanto perdita di calcio. Nelle ossa troviamo almeno 12 minerali:




    L’associazione di Acido Ascorbico con benzoati
    Un allarme immotivato

    Vogliamo occuparci oggi di un additivo usato nelle bevande e del suo presunto rischio di cancerogenicità in associazione ad acido ascorbico. Parliamo del Benzoato di sodio un conservante alimentare, tra i più usati a livello mondiale.

    Raramente ci occupiamo di elencare gli additivi che sono sempre da evitare a favore di un cibo naturale, ma siamo a contatto continuo di notizie allarmanti e oggi vogliamo tranquillizzare circa la presunta reazione di questo additivo con l’acido ascorbico. Cioè se piccole quantità di Benzoato di sodio possano trasformarsi in benzene in presenza di acido ascorbico. (Vitamina C)

    Rispondiamo quindi con forza a chi porta allarme immotivato o meglio sproporzionato e sfavorendo chi si accinge ad assumere vitamina C, ma facendo reclame del prodotto da lui consigliato.

    È successo sul sito di un noto nutrizionista molto seguito sui social, e con cui spesso mi trovo in accordo, ma questa volta proprio evidente come sia più importante per lui avere tanti click sul post che dare informazioni reali ed utili.

    Se da un lato non possiamo negare i rischi dovuti ad ingestione ed inalazione di Benzene e Benzoato di sodio, non possiamo che notare come non ci siano chiare prove di pericolosità nella combinazione con l’acido ascorbico. Pertanto riporto la risposta del mio amico Leonardo Fossi sulla pagina del suddetto nutrizionista.

    Gira sul web una notizia fuorviante, antiscientifica ma soprattutto terroristica.
    ACIDO ASCORBICO E BENZOATI.
    FACCIAMO UN PÒ DI CHIAREZZA

    L’acido benzoico e i suoi sali di sodio e potassio sono tra i conservanti più comuni utilizzati per inibire la crescita microbica a causa del loro rapporto costi-benefici.
    I benzoati controllano la crescita di alcuni batteri, funghi filamentosi e lieviti, prevenendo il deterioramento del prodotto e la crescita di specie patogene.
    Il benzene può formarsi in alimenti e bevande contenenti acido benzoico e ascorbico perché le condizioni simulate in diversi studi sono le più prevalenti durante la lavorazione e la conservazione.
    Le materie prime, come alcuni frutti e condimenti, possono contenere acido ascorbico, benzoato di sodio o antiossidanti naturali, che possono portare a concentrazioni variabili di benzene nel prodotto finale
    Tutti gli studi riguardanti la decarbossilazione (trasformazione in benzene tramite perdita di un gruppo carbossidico) dei benzoati in presenza di acido ascorbico e metalli di transizione (cationi di rame o ferrico) sono stati effettuati su BEVANDE, in determinate condizioni come l’esposizione a raggi UV, temperatura di 40° e Ph acido <4.5.

    Nel 1993 (30 anni fa) i ricercatori TP McNeal et al effettuarono una valutazione in dei campioni di bevande analcoliche.

    Sono state incubate a 3 temperature diverse (20°C, 45°C e 90°C) per 21 giorni prima della determinazione del benzene e ciò ha comportato un aumento significativo dei livelli di benzene nei campioni sottoposti a temperature di 45°C (da 5,5 ppb a 6,6 ppb) e 90°C (da 25 ppb a 55,1 ppb) rispetto ai campioni conservati a 25°C (da 0,7 ppb a 1,5 ppb dopo 21 GIORNI!)

    LA TEMPERATURA CORPOREA MEDIA È DI 36.1° E L’EMIVITA DELL’ ACIDO ASCORBICO È DI 180 MINUTI.😁
    Il limite secondo l’FDA riguardo la presenza di benzene nelle bottiglie di acqua è di 5ppb(parti per miliardo).
    MI SPIEGATE DOV’È LA PAURA?

    Tra l’altro il 99% di benzene introdotto nell’ organismo circa 200–450 μg avviene tramite INALAZIONE.
    Non esistono paper con prove sperimentali e cliniche, effettuate su organismi complessi tramite l’ introduzione di questi composti SEPARATAMENTE sia in modalità che tempistiche diverse.
    Non esiste una sola ricerca epidemiologica o retrospettiva in cui il benzene formatosi dall’ introduzione SEPARATA di acido ascorbico e benzoati sia in forma alimentare che farmaceutica abbia aumentato STATISTICAMENTE lo sviluppo di cancro.
    APRITE GLI OCCHI E VIVETE SERENAMENTE.


    (Commento di Leonardo Fossi studioso della biochimica dell’acido ascorbico)


    Lacido benzoico è un buon conservante e si trova naturalmente in molti cibi, come mirtilli, albicocche, funghi e cannella. Inoltre, alcuni batteri producono acido benzoico durante la fermentazione del latte, come nello yogurt 1.

    Il benzoato di sodio, invece, non è contenuto nel cibo, ma viene sintetizzato artificialmente e aggiunto dall’industria alimentare a bevande gassate e cibi acidi, come condimenti per insalata, sottaceti, succhi di frutta e condimenti.

    La salificazione dell’acido benzoico con idrossido di sodio migliora la capacità dell’acido benzoico di dissolversi nei prodotti alimentari.

    Grazie alle sue proprietà batteriostatiche e fungistatiche, il benzoato di sodio trova impiego come conservante in alimenti, integratori e formulazioni cosmetiche e farmaceutiche. Generalmente, lo si usa in associazione con altri agenti conservanti, come l’acido sorbico.

    Cosa molto importante, il sodio benzoato è attivo solo a pH acido (3-5). Quando utilizzato in soluzioni acide, il sodio benzoato si converte in acido benzoico.

    Uso in Farmaci e Alimenti

    Benzoato di Sodio negli Alimenti

    Il benzoato di sodio inibisce la crescita di batteri, muffe e altri microbi potenzialmente dannosi, prevenendo il deterioramento degli alimenti. È particolarmente efficace nei cibi acidi 2.

    Pertanto, viene spesso addizionato a cibi pronti, come soda, succo di limone in bottiglia, sottaceti, gelatina, condimenti per insalata, salsa di soia e altri condimenti.

    può essere indicato in etichetta con la sigla E311.

    Benzoato di Sodio in Farmaci e Integratori

    Il benzoato di sodio viene usato come conservante in alcuni farmaci e integratori, soprattutto nei prodotti in formulazione liquida, come gli integratori pronti da bere o gli sciroppi per la tosse (es. NeoBorocillina).

    Fa Male?

    Negli Stati Uniti, il benzoato di sodio è riconosciuto come generalmente sicuro dalla Food and Drug Administration.

    La FDA consente una concentrazione fino allo 0,1% di benzoato di sodio in peso in alimenti e bevande. Se utilizzato, dev’essere incluso nell’elenco degli ingredienti 3.

    L’OMS ha fissato per il sodio benzoato un livello accettabile di assunzione giornaliera (ADI) a 0-5 mg per kg di peso corporeo. Le persone generalmente non superano questo livello attraverso una dieta normale 4, 5, 6.

    Sodio Benzoato, Benzene e Cancro

    Se combinato con vitamina C, il benzoato di sodio può essere convertito in benzene, un composto che può essere associato allo sviluppo del cancro 7, 8.

    Le bevande gassate contenenti benzoato di sodio sono gli alimenti maggiormente a rischio per il contenuto di benzene. Inoltre, le bevande dietetiche o senza zucchero sono ancora più inclini alla formazione di benzene 7.

    La FDA ha comunque affermato che i bassi livelli di benzene presenti nelle bevande a causa della suddetta reazione non comportano rischi per la salute 9.


    Studio tradotto

    Il benzene come pericolo chimico negli alimenti trasformati

    Astratto

    Questo articolo presenta una revisione della letteratura sul benzene negli alimenti, compresi gli aspetti tossicologici, la presenza, i meccanismi di formazione e le misure di mitigazione e analizza i dati che riportano i livelli di benzene negli alimenti. 

    I dati disponibili sull’esposizione alimentare al benzene sono minimi dal punto di vista della salute pubblica


  • In conclusione

    Usa vitamina C tranquillamente

    Indicazioni, Controindicazioni e miti da sfatare

    Faq Vitamina C Tutte le risposte alle vostre domande frequenti




    Nessuno studio ha dimostrato che la vitamina C impedisca l’assorbimento della vitamina B12

     

    Vitamin B12 & Health

    • Vitamina B12 e vitamina C: la vitamina C distrugge la vitamina B12?
    • Le vitamine dovrebbero essere assunte insieme?
    • La vitamina C può compromettere l’assorbimento della vitamina B12?
    • La vitamina C distrugge la vitamina B12?

    Ad oggi, però, non è stato chiarito se questo effetto esista davvero. Sebbene la vitamina C possa decomporre la B12 in condizioni di laboratorio, non vi è accordo sul fatto che ciò possa avvenire anche nel corpo.
    Finora nessuno studio ha dimostrato che la vitamina C impedisca l’assorbimento della vitamina B12. Questo articolo fornisce una panoramica di tutti gli studi pubblicati finora.

    La vitamina C è incompatibile con la vitamina B12?


    Herbert e Jacob pubblicarono un altro studio nel 1978 in cui riferirono di aver riscontrato bassi livelli di B12 in pazienti che assumevano alte dosi di vitamina C (5).

    Questa ipotesi è stata confermata da un team di ricercatori in due studi nel 1980: l’apparente perdita di vitamina B12 nello studio iniziale di Herbert era il risultato della procedura di misurazione (6, 7).

    La vitamina C compromette l’assorbimento della vitamina B12?

    Uno studio del 1981 ha esaminato lo stato della vitamina B12 di 20 pazienti che avevano assunto alte dosi di vitamina C per molti anni e non ha riscontrato alcun effetto negativo sui loro livelli di vitamina B12 (9).

    Un altro studio sempre del 1982 potrebbe dimostrare che con gli integratori multivitaminici disciolti in acqua, parti della cobalamina possono essere distrutte dalla vitamina C e dal rame (11).


    Questi studi hanno dato i primi chiarimenti sull’argomento, che per molto tempo non è stato approfondito.

    La distruzione della vitamina B12 attraverso la vitamina C


    Questo studio suggerisce che, ad esempio, la produzione di integratori multivitaminici ad alte dosi potrebbe portare alla distruzione della vitamina B12 – una tesi emersa già negli anni ’80.
    La vitamina B12 contenuta negli alimenti, invece, è legata alle proteine che la proteggono dalla decomposizione. Nel corpo, la maggior parte della B12 è legata anche a varie proteine come il fattore intrinseco (IF) e la transcobalamina, ed è probabilmente immune agli effetti negativi della vitamina C.
    Quanto la vitamina C B12 abbia effetto nel corpo rimane quindi una domanda senza risposta.

    Conclusione: vitamina C e vitamina B12

    Anche se in condizioni di laboratorio la vitamina C può attaccare alcune forme di B12, non esiste finora alcuna prova che svolga un ruolo biologico:
    finora nessuno studio ha dimostrato un effetto negativo di alte dosi di vitamina C sull’assorbimento o sull’utilizzo della B12.
    D’altra parte, esistono prove evidenti che la vitamina C può distruggere la vitamina B12 isolata chimicamente in laboratorio. Ciò potrebbe essere rilevante per gli integratori multivitaminici, soprattutto se disponibili sotto forma di soluzioni acquose.

    Tuttavia, mancano ancora studi che lo dimostrino chiaramente e alcuni studi riportano addirittura che la vitamina C migliora l’assorbimento della vitamina B12.
    Finora non c’è quasi alcun motivo per supporre che tra le vitamine C e B12 avvenga un’interazione negativa di grande importanza.

    Fonti bibliografiche:

    1. Herbert V, Jacob E. Destruction of Vitamin B12 by Ascorbic Acid. JAMA. 1974;230(2):241-242.
    2. Frost DV et al L. Differential stability of various analogs of cobalamin to vitamin C. Science. 1952 Aug 1;116(3005):119-21.
    3. Hastings H. Hutchins, Patricia J. Cravioto, Thomas J. Macek, A Comparison of the Stability of Cyanocobalamin and Its Analogs in Ascorbate Solution. Journal of the American Pharmaceutical Association (Scientific ed.), Volume 45, Issue 12, 1956, Pages 806-808, ISSN 0095-9553
    4. Newmark HL, Scheiner MS, Marcus M, Prabhudesai M. Stability of vitamin B12 in the presence of ascorbic acid. Am J Clin Nutr. 1976 Jun;29(6):645-9.
    5. Herbert V, Jacob E, Wong KT, Scott J, Pfeffer RD. Low serum vitamin B12 levels in patients receiving ascorbic acid in megadoses: studies concerning the effect of ascorbate on radioisotope vitamin B12 assay. Am J Clin Nutr. 1978 Feb;31(2):253-8.
    6. Marcus M, Prabhudesai M, Wassef S. Stability of vitamin B12 in the presence of ascorbic acid in food and serum: restoration by cyanide of apparent loss. Am J Clin Nutr. 1980 Jan;33(1):137-43.
    7. Newmark HL, Scheiner JM, Marcus M, Prabhudesai M. Ascorbic acid and vitamin B12. JAMA. 1979 Nov 23;242(21):2319-20.
    8. Hogenkamp HP. The interaction between vitamin B12 and vitamin C. Am J Clin Nutr. 1980 Jan;33(1):1-3.
    9. Ekvall S, Chen IW, Bozian R. The effect of supplemental ascorbic acid on serum vitamin B12 levels in myelomeningocele patients. Am J Clin Nutr. 1981 Jul;34(7):1356-61.
    10. Watson WS, Vallance BD, Muir MM, Hume R. The effect of megadose ascorbic acid ingestion on the absorption and retention of vitamin B12 in man. Scott Med J. 1982 Jul;27(3):240-3.
    11. Kondo, H., Binder, M. J., Kolhouse, J. F., Smythe, W. R., Podell, E. R., & Allen, R. H. (1982). Presence and formation of cobalamin analogues in multivitamin-mineral pills. Journal of Clinical Investigation, 70(4), 889–898.
    12. Thenen SW. Megadose effects of vitamin C on vitamin B-12 status in the rat. J Nutr. 1989 Aug;119(8):1107-14. PubMed PMID: 2778537.
    13. Simon JA, Hudes ES. Relation of Serum Ascorbic Acid to Serum Vitamin B12, Serum Ferritin, and Kidney Stones in US Adults. Arch Intern Med. 1999;159(6):619-624.
    14. Ahmad I, Qadeer K, Zahid S, Sheraz MA, Ismail T, Hussain W, Ansari IA. Effect of ascorbic acid on the degradation of cyanocobalamin and hydroxocobalamin in aqueous solution: a kinetic study. AAPS PharmSciTech. 2014 Oct;15(5):1324-33.

     




    Dieta e vitiligine: la storia finora
    Traduzione di uno studio

    CANNES, FRANCE – MAY 25: Winnie Harlow . (Photo by Arnold Jerocki/Getty Images for Campari)

    La vitiligine è una di quelle malattie dermatologiche in cui si assiste al fallimento della farmacologia ed dei rimedi allopatici.

    Si esterna in superficie (pelle senza pigmento a chiazze) ma le cause sono più profonde e riguardano l’apparato immunitario, forse ereditata geneticamente.  Il primo problema è visivo nella immagine della persona e non ci sono sintomi particolari a carico della pelle, né prurito, ne esquamazione e non è contagiosa. Col tempo possono svilupparsi le vere cause della malattia dando disturbi più importanti a carico di altri apparati.

    La medicina cosa offre come terapie?

    Quasi nulla di veramente rispolutivo e come tutte le malattie dermatologiche c’è la tendenza a curare il sintomo con grandi dosi di cortisone che sembra essere l’unico rimedio universale usato dai dermatologi per tutte le affezioni.

    Vedi Link

    Una patologia autoimmune

    Quando è presente la vitiligine, significa che le cellule del sistema immunitario alterano le funzioni dei melanociti, che non producono più melanina. Ecco perché parti del rivestimento cutaneo rimangono bianche.

    Per una visita di controllo, affidati a esperti: contatta gli specialisti in dermatologia di IDE.

    Quali sono le cause della vitiligine?

    Anche se non esistono fattori scatenanti provati da studi e casi, possiamo affermare che l’ereditarietà (una predisposizione genetica) è una possibile causa della vitiligine.

    Altre possibili cause che possono favorire la vitiligine sono:

    • disfunzioni della tiroide
    • stress
    • diminuzione delle difese immunitarie
    • stress ossidativo
    • anomala presenza di perossido di idrogeno nelle cellule (una condizione che influenza negativamente la normale pigmentazione della pelle).

    Vitiligine: le cure possibili

    Diversi sono i rimedi per contrastare questa patologia della pelle.

    Innanzitutto è necessario che uno specialista identifichi la patologia e le sue caratteristiche, oltre a esaminare la condizione clinica del paziente. Dopo una prima visita dal dermatologo, è possibile procedere con:

    • la terapia PUVA, che agisce attraverso l’applicazione di sostanze fotosensibilizzanti e la somministrazione controllata dal medico di raggi UV, il tutto per riattivare la funzione dei melanociti
    • raggi UVB, che somministrati per il trattamento della vitiligine portano alla risoluzione parziale del disturbo in tempi più brevi rispetto alla terapia PUVA
    • i farmaci, come i corticosteroidi o gli immunosoppressori per via topica, favoriscono la ripigmentazione della pelle e generalmente svolgono una funzione di supporto alle terapie
    • il trapianto di melanociti è un trattamento suggerito per macchie piccole e quando le terapie non hanno portato a risultati significativi.

    vediamole insieme: dalla Fonte dello studio

    Astratto

    La maggior parte degli studi concorda sul fatto che la combinazione di

    • vitamina B12,
    • acido folico
    • Vitamina D
    • ed esposizione al sole è buona per indurre la ripigmentazione. 
    • L’integrazione di zinco e fenilalanina quando utilizzata in combinazione con steroidi topici o trattamento UV-B (ultravioletto B) mostra effetti terapeutici sulla vitiligine a causa del loro ruolo nel percorso di sintesi della melanina. 
    • Le indagini condotte sugli integratori a base di erbe hanno rivelato che la maggior parte di essi contiene antiossidanti, che aiutano nella ripigmentazione. 

    Lo scopo di questa recensione narrativa è discutere la funzione della nutrizione nelle malattie infiammatorie della pelle immuno-mediate dal punto di vista delle informazioni più recenti e affidabili disponibili. 

    Introduzione e sfondo

    malattia autoimmune connessa con influenze ormonali ed ereditarie oltre a disturbi che coinvolgono il metabolismo, lo stress ossidativo e la disintegrazione cellulare. S

    econdo nuove ipotesi, i fattori principali sono la melanocitorragia e la scarsa vitalità dei melanociti. La lesione caratteristica è una macula amelanotica, non squamosa, bianco gesso con bordi netti [1,2] . La pelle comunemente colpita è quella del viso, delle labbra, delle mani, delle braccia, dei piedi e dei genitali. Inoltre, le aree colpite hanno tipicamente i capelli bianchi. Tuttavia, il processo eziopatogeno alla base della vitiligine è ancora incerto[3] . 

    Riparando i pigmenti danneggiati o rimuovendo i pigmenti persistenti, la terapia della vitiligine mira a ridurne la gravità. 

    [5] . Secondo i medici, il focus degli studi futuri dovrebbe essere su nuove strategie come la qualità della vita (QOL) valutazioni che valutano la soddisfazione del paziente. 

    Revisione

    Epidemiologia

    [6] . Con un tasso di incidenza stimato dell’8,8%, Gujarat, India, ha di gran lunga la più alta incidenza a livello mondiale [7] . Sia gli uomini che le donne soffrono della condizione [8,9] , anche se è stato riscontrato che le donne hanno maggiori probabilità di cercare assistenza medica. Le giovani donne (fino a 30 anni di età) hanno una prevalenza di vitiligine molto più elevata rispetto ai giovani maschi [8,10] . Le donne raggiungono il picco nella prima adolescenza, mentre i maschi raggiungono il picco tra i 45 ei 60 anni [5] .

    Tipi di terapia

    Una delle preoccupazioni dermatologiche più impegnative è attualmente il trattamento della vitiligine. Tuttavia, gli ultimi anni hanno visto lo sviluppo di terapie sicure ed efficaci. Le terapie che possono rallentare la progressione della condizione, trasformare le chiazze depigmentate e promuovere la ripigmentazione includono fototerapia, agenti immunosoppressori sistemici e topici e procedure chirurgiche [11,12] . 

    [12]. La ripigmentazione si sviluppa prima ai bordi delle lesioni o secondo un tipo specifico di pattern noto come “perifollicolare”.

    almeno 2-3 mesi. Il tipo di trattamento più diffuso per la vitiligine prevede la radiazione UV e, quando accoppiato con altre terapie, è stato collegato a risultati migliori [13] .

    Vitamina B12 e acido folico

    La vitamina B12 (nota anche come cobalamina) costituisce una delle nove vitamine idrosolubili e uno degli otto tipi di vitamina B [14] . È una delle carenze più comuni e, se non trattata, potrebbe causare disturbi del sangue e dei nervi [15] . Una dieta non vegetariana, che includa carne, uova e latticini, è una buona fonte di vitamina B12. Il normale consumo di B12 è di 2,4 μg al giorno. Viene assorbito solo dal cinquanta al sessanta per cento [16,17]

    La vitamina B12 si è dimostrata utile per la ripigmentazione nei pazienti affetti da vitiligine

    acido folico (o vitamina B9) ha dimostrato di essere significativo per il trattamento della vitiligine. Deve essere incluso nella dieta poiché il corpo non può sintetizzarlo. 

    [14] . Sono necessarie ulteriori ricerche per identificare il dosaggio corretto di vitamina B12 e B9 e la durata per la quale la pelle dovrebbe essere esposta al sole  [18] .

    Vitamina C

    La vitamina C costituisce una delle vitamine idrosolubili. Principalmente presente negli agrumi come limone, kiwi, arance e verdure a foglia verde. La vitamina C dovrebbe far parte di una dieta equilibrata. È stato indicato che la vitamina C ha azione antiossidante e caratteristiche immunomodulatorie  [19,20] . La vitamina C non viene utilizzata ed è controindicata nel trattamento della vitiligine poiché interrompe i percorsi di produzione della melanina  [21] .

    Vitamina D

    La vitamina D è una vitamina liposolubile che assorbe sostanze come calcio e magnesio. La vitamina D agisce sui recettori della pelle e interrompe la crescita e lo sviluppo di melanociti e cheratinociti  [22,23] . La 25-idrossivitamina D₃ (calcifediolo) agisce sui recettori diidrossivitamina D3 sui melanociti per avviare la secrezione di melanina  [24]

    Secondo la ricerca, i livelli di vitamina D hanno un impatto sul sistema immunitario poiché il sistema immunitario ha enzimi/metaboliti che possono metabolizzare la vitamina D, indicando che il sistema immunitario contribuisce anche a convertire le forme inattive di vitamina in forme attive di calcitriolo. Ciò stabilisce una relazione tra il normale funzionamento del sistema immunitario del corpo e i livelli circolanti di vitamina D. 

    [25]. 

    Su 16, 14 pazienti hanno mostrato una ripigmentazione dal 25% al ​​75%, concludendo che l’integrazione di vitamina D potrebbe ridurre la progressione della malattia  [26] .

    Zinco

    [28] . Combinato con steroidi topici, lo zinco ha dimostrato di essere un vantaggio marginale nella gestione della vitiligine. Tuttavia, questo richiede ulteriori indagini. Tuttavia, gli effetti avversi gastrointestinali correlati al trattamento sono un fattore che limita l’integrazione di zinco [28] . In un esperimento di Yaghoobi et al., il 13,3% dei partecipanti che assumevano zinco ha riportato disturbi gastrici[29] . 

    DNA: acido desossiribonucleico

    Supplemento Proprietà Impatto sulla gestione della vitiligine
    Vitamina B12 e acido folico Sintesi, riparazione e metilazione del DNA Ripigmentazione indotta con l’integrazione insieme all’esposizione al sole, ripigmentazione completa dopo la terapia completa
    Vitamina C Funzione antiossidante e immunomodulante Controindicato in quanto provoca disturbi nella via di sintesi della melanina
    Vitamina D Funzione del sistema immunitario Diminuisce la progressione della malattia se integrato con la terapia standard
    Zinco Il cofattore per il normale funzionamento di ormoni ed enzimi inibisce la distruzione dei melanociti Fornisce un vantaggio marginale se combinato con steroidi topici



    Degenerazione Maculare
    Le vitamine che aiutano l’occhio

    Cos’è la maculopatia

    zona nell’occhio che si trova al centro della retina e la cui funzione è la visione distinta centrale. Viene erroneamente chiamata anche maculopatia retinica, ma in realtà non è la retina ad essere colpita, bensì i tessuti su cui la retina si appoggia, ovvero l’epitelio pigmentato e la coroide, e dai quali dipende il suo funzionamento.

    La tipologia più diffusa è la maculopatia degenerativa che si distingue in due diverse forme:

    Cause

    Lo sviluppo di una maculopatia presenta alcune cause comuni:

    fattori di rischio in grado di aumentare le probabilità di sviluppo della patologia sono:

    Sintomi

    I sintomi principali, campanelli d’allarme della presenza di una maculopatia, sono:

    Healthy Thewom

    Gli Integratori per la Degenerazione Maculare aiutano a ridurre la perdita di salute oculare con l’età

    Vitamine per la riduzione della degenerazione maculare

    Conformemente con gli studi realizzati dagli studiosi dell’AREDS 2 per più di 10 anni, le principali vitamine associate alla riduzione della degenerazione maculare legata all’età sono:

    Questi nutrienti possono essere usati per prevenire o far fronte alla degenerazione maculare, che, bisogna ricordare, una volta iniziata non ha cura.

    In generale, i nutrienti che presentano un’attività antiossidante, specialmente quando questa attività capta specie reattive di ossigeno, possono potenzialmente contribuire a rallentare lo sviluppo dell’AMD.


    OMEGA 3

    L’Omega 3 protegge gli occhi e riduce le probabilità di soffrire degenerazione maculare

    La concentrazione di DHA (acido docosaesaenoico), un acido grasso omega 3 a catena lunga, è un ingrediente che si trova nella retina, in una percentuale che può raggiungere il 65%.

    Il DHA è un ingrediente importante della struttura della retina, questo acido grasso aumenta lo sviluppo dei fotorecettori, cellule speciali che sono essenziali per la vista.

    Sono necessari alti livelli di DHA per consentire alla rodopsina, un pigmento situato nelle cellule del bastoncello fotorecettore, di rispondere alla luce e consentirne la vista in condizioni di scarsa illuminazione durante la notte. Le proprietà altamente insature del DHA hanno effetti unici sulle pareti cellulari della retina, consentendo di trasmettere segnali luminosi molto rapidamente.

    La degenerazione maculare è una malattia dell’occhio che non ha cura, in cui i pazienti diventano gradualmente ciechi. Questa patologia è correlata all’infiammazione cronica e allo stress ossidativo.

    Con l’età, la vista di solito peggiora. Ciò è dovuto a cambiamenti nella retina e in altre cellule degli occhi. Le pareti cellulari diventano meno permeabili, le strutture cellulari cambiano, si formano depositi nella retina e si verifica l’ossidazione, che danneggia le cellule fino alla morte. Questi cambiamenti causano una diminuzione della vista nella vecchiaia.

    Nella degenerazione maculare legata all’età, i depositi giallastri (drusen) si accumulano nel centro della retina. Le cellule nell’area della macula non funzionano più correttamente, producendo una visione offuscata o distorta. Con il tempo, la persona che ne soffre può smettere di vedere.

    Le drusen possono convertirsi in forme avanzate di degenerazione maculare legata all’età, potenzialmente pericolose per la vista. Il tipo più comune di degenerazione maculare è la cosiddetta degenerazione maculare secca. Man mano che la patologia progredisce, le macule smettono di funzionare. Quando smettono di funzionare completamente, la visione centrale viene seriamente disturbata o la persona smette di vedere in quella particolare area dell’occhio.

    Studi clinici condotti a questo proposito hanno dimostrato che il consumo di integratori di Omega-3 o di alimenti ricchi nel loro contenuto, possono ritardare il processo di degenerazione maculare e migliorare la vista delle persone affette da questa malattia.
    Lo studio clinico condotto ha dimostrato che i partecipanti che hanno assunto integratori di omega-3 sono riusciti a migliorare la loro vista.

    Un secondo tipo di degenerazione maculare legata all’età è la cosiddetta degenerazione maculare umida o neovascolare, che è la responsabile del 90% di perdita della vista dovuta a questa malattia. Nella degenerazione maculare umida, i vasi sanguigni situati dietro gli occhi diventano molto fragili al punto da potersi rompere o sanguinare.

    La degenerazione maculare senile avanzata può interessare uno o entrambi gli occhi, e sia il tipo umido che il tipo secco possono causare cecità.

     

    Omega 3 e salute della vista
    Immagine ed articolo da HSNStore Blog

    Fonti:

     


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    INTEGRATORI PER L'OCCHIO

    Integratori per rinforzare gli occhi

    Oggi sempre più persone lamentano problemi alla vista: occhi gonfi, miopia, presbiopia, astigmatismo. Per prevenirli, ed evitare che si aggravino, è importante rinforzare gli occhi con integratori specifici.

    Ecco i migliori integratori alimentari disponibili online, selezionati da Macrolibrarsi per la loro qualità e la loro naturalezza.

    Integratori di Zinco

    Integratori di Beta Carotene

    Integratori mix utili per la vista


    ESERCIZI UTILI PER MIOPIA

    “Miopia e problemi alla vista”

    Astratto
    Sfondo: dati osservazionali e sperimentali suggeriscono che gli integratori di antiossidanti e/o zinco possono ritardare la progressione della degenerazione maculare legata all’età (AMD) e la perdita della vista.
    Obiettivo: valutare l’effetto di vitamine C ed E ad alto dosaggio, beta carotene e supplementi di zinco sulla progressione dell’AMD e sull’acuità visiva.
    Disegno:The Age-Related Eye Disease Study, uno studio clinico in doppio cieco di 11 centri, ha arruolato i partecipanti a uno studio sull’AMD se presentavano piccole drusen estese, drusen intermedie, grandi drusen, atrofia geografica non centrale o anomalie del pigmento in 1 o entrambi occhi, o AMD avanzata o perdita della vista dovuta a AMD in 1 occhio.
    Almeno 1 occhio aveva un’acuità visiva corretta di 20/32 o migliore. I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere compresse orali giornaliere contenenti:
    (1) antiossidanti (vitamina C, 500 mg; vitamina E, 400 UI; e beta carotene, 15 mg);
    (2) zinco, 80 mg, come ossido di zinco e rame, 2 mg, come ossido rameico;
    (3) antiossidanti più zinco;
    o (4) placebo.
    Principali misure di esito:
    (1) Valutazione fotografica della progressione o del trattamento per l’AMD avanzata e (2) perdita almeno moderata dell’acuità visiva rispetto al basale (> o = 15 lettere).
    Le analisi primarie hanno utilizzato la regressione logistica a misure ripetute con un livello di significatività di 0,01, non aggiustato per le covariate. Le misurazioni del livello sierico, le anamnesi e i tassi di mortalità sono stati utilizzati per il monitoraggio della sicurezza.
    Risultati:
    Il follow-up medio dei 3640 partecipanti allo studio arruolati, di età compresa tra 55 e 80 anni, è stato di 6,3 anni, con il 2,4% perso al follow-up.
    Il confronto con il placebo ha dimostrato una riduzione degli odds statisticamente significativa per lo sviluppo di AMD avanzata con antiossidanti più zinco (odds ratio [OR], 0,72; 99% intervallo di confidenza [CI], 0,52-0,98). Gli OR per il solo zinco e per i soli antiossidanti sono 0,75 (99% CI, 0,55-1,03) e 0,80 (99% CI, 0,59-1,09), rispettivamente. I partecipanti con piccole drusen estese, drusen non estese di dimensioni intermedie o anomalie del pigmento avevano solo una probabilità a 5 anni dell’1,3% di progressione verso l’AMD avanzata.
    Le stime di riduzione delle probabilità sono aumentate quando questi 1063 partecipanti sono stati esclusi (antiossidanti più zinco: OR, 0,66; 99% CI, 0,47-0,91; zinco: OR, 0,71; 99% CI, 0,52-0,99; antiossidanti: OR, 0,76; 99% CI , 0,55-1,05).
    Sia lo zinco che gli antiossidanti più lo zinco hanno ridotto significativamente le probabilità di sviluppare AMD avanzata in questo gruppo ad alto rischio. L’unica riduzione statisticamente significativa dei tassi di almeno moderata perdita dell’acuità visiva si è verificata nelle persone assegnate a ricevere antiossidanti più zinco (OR, 0,73; 99% CI, 0,54-0,99). Nessun effetto avverso grave statisticamente significativo è stato associato a nessuna delle formulazioni.
    Conclusioni:
    le persone di età superiore ai 55 anni dovrebbero sottoporsi a esami oculistici dilatati per determinare il rischio di sviluppare AMD avanzata. Quelli con drusen estese di dimensioni intermedie, almeno 1 grande druse, atrofia geografica non centrale in 1 o entrambi gli occhi, o AMD avanzata o perdita della vista dovuta a AMD in 1 occhio e senza controindicazioni come il fumo, dovrebbero prendere in considerazione l’assunzione di un supplemento di antiossidanti più zinco come quello utilizzato in questo studio. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/11594942/
    NOTA:

    Stur M, Tittl M, Reitner A, Meisinger V.

    Oral zinc and the second eye in age-related macular degenerationrale senile

    Invest Ophthalmol Vis Sci 1996; 37: 1225-35. [ Estratto di PubMed ]

    Zinco orale e il secondo occhio nella degenerazione maculare legata all’età

    Astratto

    BIBLIOGRAFIA


    Integratori vitaminici e minerali antiossidanti per rallentare la progressione della degenerazione maculare senile

    Astratto
    Contesto:
    è stato proposto che gli antiossidanti possano prevenire il danno cellulare nella retina reagendo con i radicali liberi prodotti nel processo di assorbimento della luce.
    Obiettivi:
    L’obiettivo di questa revisione era valutare gli effetti dell’integrazione di vitamine o minerali antiossidanti, o di entrambi, sulla progressione della degenerazione maculare legata all’età (AMD).
    Strategia di ricerca:
    abbiamo cercato il Cochrane Central Register of Controlled Trials (CENTRAL) in The Cochrane Library (2005, Numero 4); MEDLINE (dal 1966 al gennaio 2006); SIGLE (dal 1980 al marzo 2005); EMBASE (dal 1980 al gennaio 2005); NRR (2005, numero 4); AMED (dal 1985 al gennaio 2006); e PubMed (24 gennaio 2006 che copre gli ultimi 60 giorni), elenchi di riferimento di rapporti identificati e Science Citation Index. Abbiamo contattato ricercatori ed esperti del settore per i dettagli di studi non pubblicati.
    Criteri di selezione:
    sono stati inclusi studi randomizzati che confrontavano l’integrazione di vitamine o minerali antiossidanti (da soli o in combinazione) con un intervento di controllo nelle persone con AMD.
    RACCOLTA E ANALISI DEI DATI:
    L’autore ha estratto i dati e valutato la qualità degli studi. Ove appropriato, i dati sono stati raggruppati utilizzando un modello a effetti casuali a meno che non fossero disponibili tre o meno studi, nel qual caso è stato utilizzato un modello a effetti fissi.
    Principali risultati:
    otto prove sono state incluse in questa revisione. La maggior parte delle persone è stata randomizzata in uno studio (AREDS negli Stati Uniti) che ha riscontrato un effetto benefico dell’integrazione di antiossidanti (beta-carotene, vitamina C e vitamina E) e zinco sulla progressione verso l’AMD avanzata (odds ratio aggiustato 0,68, 99% di confidenza intervallo da 0,49 a 0,93).
    Le persone che assumevano integratori avevano meno probabilità di perdere 15 o più lettere di acuità visiva (odds ratio aggiustato 0,77, intervallo di confidenza 99% da 0,58 a 1,03). Il ricovero per problemi genito-urinari era più comune nelle persone che assumevano zinco e l’ingiallimento della pelle era più comune nelle persone che assumevano antiossidanti. Gli altri studi erano, in generale, piccoli ei risultati erano incoerenti.
    Conclusioni degli autori:
    le prove sull’efficacia dell’integrazione di vitamine e minerali antiossidanti nell’arrestare la progressione dell’AMD provengono principalmente da un ampio studio condotto negli Stati Uniti. La generalizzabilità di questi risultati ad altre popolazioni con diverso stato nutrizionale non è nota. Sono necessari ulteriori studi controllati randomizzati ampi e ben condotti in altre popolazioni.
    https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/16625532/


    VITAMINA B12 ED OCCHI

    CARENZA DI B 12 E PROBLEMI DI VISTA

    Una paziente ventinovenne, per esempio, soffriva di emianopsia bitemporale. I risultati della risonanza magnetica e della TAC erano nella norma, cosi come i potenziali evocati visivi (PEV). Alla fine la carenza di B12 fu riconosciuta come causa del suo deficit visivo.

    Con la somministrazione di vitamina B12 alcuni pazienti hanno riportato un miglioramento e un recupero parziale della vista.

    un deficit vitaminico mai individuato.
    Quante altre persone come Mary ci sono al mondo?

    La maggior parte degli integratori alimentari prescritti per curare o prevenire la degenerazione maculare non contiene vitamina B12 di cui invece moli pazienti potrebbero avere bisogno.

    Le vitamine e gli altri nutrienti normalmente contenuti negli integratori consigliati per la protezione della retina sono vitamine A, C ed E, zinco, rame e luteina.


    FONTE ARTICOLO: